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Autore: Vedova_Black    29/12/2020    1 recensioni
Ambientata in un sesto anno ad Hogwarts alternativo, in cui Sirius Black non è mai morto ed ora vive alla scuola di magia, dove collabora con gli Auror per la protezione dei ragazzi. Fa il suo ingresso una nuova affascinante insegnante, da me inventata, la cui vita si intreccerà con quella di professori e studenti, oltre che con quella dello stesso Black. Negli ultimi mesi prima della Seconda Guerra Magica, l’intervento di lei sarà vitale nella lotta contro Voldemort e per la salvezza di un Serpeverde da un destino più grande di lui. Ma custodire i segreti di Silente rischia di ostacolare un grande amore.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Credits to: Arthur Rimbaud (poesia “Sensazione”)
 
CAPITOLO SETTE: Gli ultimi mesi
 
Quelli di cui stiamo per narrare passarono alla storia come gli ultimi mesi: prima della morte di Silente, prima della salita al potere di Voldemort, degli Horcrux. Gli ultimi mesi prima della Seconda Guerra Magica.
Il preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, prossimo al suo ampiamente premeditato decesso, aveva messo in moto l’imponente marchingegno da lui creato che avrebbe, infine, portato alla sconfitta di Lord Voldemort, e quel pomeriggio, lo passò ripensando a tutto. Sperò di non aver tralasciato nulla, mentre attendeva l’arrivo del giovane Harry Potter, per uno dei loro abitudinali incontri. Il suo studente gli aveva rivelato che aveva intenzione di usare la Felix che aveva vinto alla sua prima lezione di pozioni di quell’anno per strappare al Professor Lumacorno quel suo ricordo, in un ultimo disperato tentativo. E a Silente, che già da tempo sospettava quale fosse l’esatto contenuto di quell’istante di vita, la creazione degli Horcrux, e che sperava che Harry sarebbe stato in grado di lottare anche senza di lui, non rimaneva che aspettare. Pregò intensamente che le lezioni di Oclumanzia che il ragazzo aveva seguito fossero servite a qualcosa, anche se il Professor Piton gli aveva riferito che il signor Potter probabilmente non si era applicato come avrebbe dovuto. Senza contare che giocare con le menti delle sue vittime era lo sport preferito di Voldemort dal 1926.
Ricordò quando, tempo prima, era riuscito ad entrare persino in quella della Professoressa McGranitt: all’iniziò Silente pensò ci fosse un motivo, magari tentare di scoprire qualcosa, ma infine sembrò che lo avesse fatto solo ed unicamente per torturarla, per puro sadico divertimento. Quella sera di una settimana prima, infatti, Tom Riddle aveva immesso nella mente di Minerva la visione dell’uomo babbano che aveva sperato di sposare in gioventù, Dougal McGregor, accuratamente invecchiato, che si presentava alla sua porta, ad Hogwarts, dicendole che aveva scoperto tutto, della magia e della sua natura di strega, e che la perdonava per averglielo nascosto e per averlo allontanato, perché tutto ciò che desiderava era passare il resto della vita con lei. La saggia professoressa, che all’inizio aveva vacillato di fronte all’illusione, si era presto resa conto della falsità di tutto ciò che stava vedendo, e l’aveva respinta, anche se con una certa difficoltà. Col cuore pugnalato da mille lame, si recò dall’amico di una vita, l’unica persona ad Hogwarts che sapeva di Dougal: Silente.
Albus non la vedeva in lacrime dalla notte in cui avevano saputo dell’uccisione di James e Lily Potter, ma la consolò, tra le stoffe di un pigiama, i capelli scompigliati di lei e un po’ di cioccolata calda preparata sul momento. Ripensò alla prima volta in cui lei gli aveva rivelato la causa del suo cuore infranto, quando erano ancora così giovani, quando lui non era il preside di Hogwarts, ma una povera anima innamorata della persona sbagliata. Anzi, forse proprio dell’ultima persona su questa terra di cui si sarebbe dovuto innamorare.
Quando lui e Minerva erano ancora nel pieno di una conversazione tra vecchi sciocchi dal cuore perso nel passato, fece il suo ingresso dello studio del preside una terza persona, la quale non si rese conto di aver interrotto il loro momento fino a quando non concluse, a voce piuttosto alta, la frase con cui si era presentato.
“Sono tornato, ora le racconto tutto, Professore”, aveva detto Sirius, relativamente allegro. “Oh, scusatemi”, aggiunse, rendendosi conto di essere fuori posto.
“Torno più tardi.”
“Sì, suppongo sia opportuno”, disse Silente calmo. Black annuii e fece per andarsene.
“Ah, Sirius”, disse la McGranitt. Lui si voltò. Era raro che lo chiamasse per nome, per lei era ancora il Grifondoro ribelle di vent’anni prima.
“Sì?”, chiese cauto.
“Dalle un’altra possibilità”, disse senza giri di parole. “Dopotutto è stata anche colpa nostra”. Lo guardò triste. “Non lasciarti sfuggire l’amore per così poco.”
 
Severus Piton passò le ultime settimane prima della morte di Silente nella totale consapevolezza di ciò che stava per accadere, di ciò che stava per fare. Perciò, tentò di assicurarsi che almeno ne valesse la pena, in qualche modo. Gli era sempre piaciuto tenere sotto controllo cose e persone, e mai era stato importante come in quel momento, ma aveva l’impressione che più ci provasse più il controllo scivolava tra le sue mani. Ogni volta che Potter tornava da un incontro con quell’altro idiota di Lumacorno senza le informazioni che gli servivano, a lui si stringeva lo stomaco con la violenza degna di un Mangiamorte. Nemmeno l’avvelenamento di Weasley per via del vino di Lumacorno era servito ad aiutare Harry nel suo compito. Severus era sempre più terrorizzato all’idea che, una volta morto Silente, il ragazzo non avrebbe saputo cosa fare. E di certo non avrebbe dato retta a lui, né in quel momento né tanto meno dopo che avesse ucciso Albus.
Altra cosa che lo preoccupava incredibilmente era Draco Malfoy: la parte pessimista di lui temeva che il Serpeverde non avrebbe esitato tanto quanto supponeva Silente, che alla fine lo avrebbe ucciso, vanificando tutti gli sforzi dei suoi insegnanti per aiutarlo. In quel caso sarebbe stato a tutti gli effetti un Mangiamorte, e non ci sarebbe stato ritorno. Non che lo credesse davvero capace di un atto simile, era più che altro preoccupazione: anche se faticava ad ammetterlo, teneva immensamente a quel ragazzo, desiderava vederlo diventare un grande mago, un grande uomo. In lui vedeva molto di sé stesso da giovane, anche se, per essere uguali, a Malfoy mancava un amore sconsiderato ed eterno nei confronti di donna meravigliosa, una che lo considerava migliore di quello che realmente era. Ma, forse, Draco si stava avvicinando pericolosamente a questa condizione, e quella era un’idea che logorava Severus nel profondo dell’anima.
In quelle settimane, Rosamund aveva passato molto tempo col giovane Malfoy, di nascosto, naturalmente. Nessun Sepeverde si era azzardato a parlare del loro tête-à-tête nel dormitorio, molto probabilmente perché il signor Malfoy aveva preferito eliminare il problema alla radice, obliviando i suoi compagni di Casa, che ora non ricordavano nulla di ciò che avevano visto.
Seppur col cuore spezzato, la donna aveva colto ogni occasione per ricordare a Draco l’esistenza di quella parte buona di lui, quella che pochi conoscevano, e per fargli intuire che per lui c’era ancora speranza, che qualcuno avrebbe lottato per lui. E cercando di negarsi il più possibile, forse aveva iniziato a fare realmente breccia nel cuore del ragazzo.
“Ė per qualcosa che ho fatto?” o “Ho sbagliato qualcosa?”, le chiedeva ogni volta che si scostava di fronte alla possibilità di un altro bacio, ma nonostante ciò, non aveva ancora mai accennato ad una possibile unione di Rosie ai ranghi del Signore Oscuro, ed aveva lentamente smesso di recarsi a controllare l’armadio svanitore.
“Mi sembra che il mondo mi stia crollando addosso”, le rivelò il ragazzo, tra un mare di lacrime represse, una delle volte che erano insieme. “I miei amici, loro non possono capire, nessuno può, io…”
“Ho paura che tra poco esploderò. Ho paura”, aveva ammesso, alla fine.
Anche Severus ne aveva. Iniziava a pensare che Silente avesse ragione: Draco si stava, a modo suo, innamorando. E Rosie, dal canto suo, da quando Black era partito, si sentiva infinitamente triste, e se c’era una cosa che sapeva di lei era che quando si sentiva triste tendeva ad affezionarsi più facilmente alle persone e si dimostrava stranamente dolce. In sostanza, avrebbe fatto di tutto affinché nessun altro dovesse soffrire, anche rischiare tutto. E ciò impensieriva Severus.
Non che lui la preferisse vicina a Black, certo che no. Lo detestava. Ma, come aveva detto a lei, da quando si conoscevano lei sembrava essere estremamente felice. Persino Black sembrava migliorato come uomo. Più o meno.
Ma restava il fatto che Silente avesse approfittato del fatto che i due innamorati non si rivolgessero nemmeno un timido sguardo, per mandare Sirius in una lontana prigione straniera per far visita a niente popò di meno che Gellert Grindelward, uno dei più grandi maghi oscuri dopo Voldemort. Non aveva idea di cosa c’entrasse con i loro piani, ma Silente gli aveva chiesto di andare da lui ed essendo più minaccioso possibile, cosa che a Sirius non sarebbe risultata difficile, chiedergli cosa ne avesse fatto della bacchetta rubata al fabbricante Gregorowich.
“Minaccialo pure di maledirlo se ti va”, aveva detto Albus. “Mi serve sapere cosa dice se è terrorizzato”. Ancora confuso, Black aveva acconsentito.
“Ah, Sirius, non strapazzarlo troppo. Ė pur sempre un vecchietto ormai”, aveva aggiunto prima che uscisse.
Severus, in quel caso, non era minimamente interessato a capire cosa passasse per la mente a Silente, aveva già abbastanza cose a cui pensare per conto suo. Tra cui il fatto che al ritorno di Black, la sua Rosie, presa da un attimo di entusiasmo nel rivederlo dopo tre settimane di assenza, gli era corsa incontro, abbracciandolo, dimenticando per un attimo fatale il loro litigio.
“Scu…scusa”, aveva detto, staccandosi dal suo collo, quando se ne era resa conto. “Ben tornato”, balbettò. Lui era di pietra. Ultimante sembrava essere diventata un’abitudine.
“Grazie”, disse timidamente. E deglutì. Poi tornarono a non parlarsi.
 
Quando arrivò il fatidico giorno in cui Potter ebbe successo con Lumacorno, Rosamund Bane lo vide passare di corsa per i corridoi - mentre andava da Silente-, sovraeccitato e con gli occhi spiritati, pensando che avesse assunto qualche droga babbana. Aveva tutto l’aspetto di un drogato. Nonostante ciò non disse nulla.
“Lui è il Prescelto, non puoi accusarlo di certe cose”, ghignò a bassa voce, facendo il verso ai suoi colleghi. Fece altri due passi, osservando la luce del sole che calava fuori dall’alta finestra sopra di lei.
Armata di un libro, come sempre, si mise a sedere su una sedia in corridoio vicino alla porta d’ingresso, si mise a leggere sfruttando quella poca luce naturale che rimaneva. Da quando lei e Sirius non stavano più insieme evitava di stare nella sua camera più che poteva. Troppi ricordi, pensava.
“Ma prima o poi passerà”, si disse. Stava leggendo da circa un’ora quando una voce alle sue spalle si rivolse a lei.
“Anche tu qui?”, disse. Sirius stava in piedi davanti a lei, con l’aspetto impeccabile e lo sguardo imbarazzato. “Io… Io sono di turno qui”, si giustificò.
“Oh, sì, certo, non preoccuparti”, balbettò lei, altrettanto imbarazzata. Non aveva scampo, andarsene sarebbe stato scortese, ma restare le avrebbe straziato il cuore.
“Che… Che cosa leggi?”, chiese lui.
“Oh, Rimbaud”, rispose.
“Chi?”
Lei rise. “Ė un poeta.”
“Babbano?”
“Sì, sì lo è. Ma credo che sia magico lo stesso”, ammise lei. Dato che Sirius era sforzato molto fino a quel punto, decise di fare anche lei qualcosa per smorzare la tensione. Si alzò e gli si avvicinò, col libro ancora aperto, ritrovando la pagina su cui aveva fatto una piega per tenere il segno.
“Questa è la mia preferita”, disse porgendogli il libro. Lui lesse ad alta voce, lentamente e con un tono caldo che lei amava, anche se non glie l’aveva mai detto.
Le sere azzurre d'estate, andrò per i sentieri,
Punzecchiato dal grano, a calpestare erba fina:
Trasognato, ne sentirò la freschezza ai piedi.
Lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.
Non parlerò, non penserò a niente:
Ma l'amore infinito mi salirà nell'anima,
E andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro,
Nella Natura, - felice come con una donna.”
 
Lui sorrise per un attimo, guardandola intensamente senza che lei trovasse il coraggio di incrociare il suo sguardo. Ma non fece mai in tempo. Un rumore sordo ed anomalo interruppe il momento, allarmando entrambi. Veniva dal piano superiore. Corsero insieme, salendo gli scalini di due in due, sentendo le grida di chi lanciava incantesimi e di chi ne veniva colpito. Urla di dolore.
Quando arrivarono, la Stanza delle Necessità era aperta e ne erano usciti…
“I Mangiamorte!”, urlò Sirius, riconoscendoli. Lanciò il primo incantesimo per aiutare uno degli Auror di guardia, ormai in difficoltà. Poi il suo sguardo si posò su sua cugina, Ninfadora Tonks, che, come loro, era appena arrivata.
“Avverti l’Ordine!”, le disse Sirius. Lei obbedì, mentre il mago si faceva strada fra quei Mangiamorte che erano rimasti a combatterlo. Rosamund si fiondò su quelli che tentavano di andarsene: ovunque si volessero recare, lei glie lo doveva impedire. Lanciò un incantesimo di schianto senza usare la bacchetta per potersi difendere mentre la afferrava, per poi lanciare loro una serie di dolorose magie.
Lei e Sirius combatterono valorosamente, spalleggiandosi a vicenda numerose volte fino all’arrivo degli altri membri dell’Ordine della Fenice.
Si guardarono e si scambiarono un sorriso malizioso quando arrivarono i rinforzi, riprendendo poi a combattere con più forza di prima.
Dopo un paio di minuti, Rosamund stava per essere sovrastata da uno di Mangiamorte, il quale stava iniziando a pronunciare le parole per lanciare l’anatema che uccide, quando Sirius lo intercettò.
“Non ti azzardare! Reducto!”, urlò. Lo colpì al braccio, il quale si disintegrò completamente. Lo fece apposta: non aveva alcuna voglia di diventare un assassino finché non era necessario, anche se si trattava di un Mangiamorte. La sua vittima si accasciò a terra, urlando di dolore, mentre Rosie tirava un sospiro di sollievo.
Si guardarono per un istante eterno, scambiandosi sogni, preoccupazioni ed un sorriso, finché Sirius non distolse lo sguardo per difendersi dall’ennesimo attacco.
“Draco”, pensò lei, rendendosi conto che doveva cercarlo, e fermarlo, se ci riusciva. Corse nella direzione in cui aveva visto andare i Mangiamorte che erano fuggiti, sperando che la conducessero da lui. Dopo un paio di minuti di ricerca, non trovò il gruppo di maghi oscuri, ma trovò lui.
“Dove stai andando?”, gli chiese mentre era ancora voltato di spalle. Lui si bloccò, facendo tremare leggermente la mano e cercando di non farglielo notare. Si voltò.
“Credo che tu lo sappia”, rispose.
“Draco, ascoltami, non sei costretto a farlo, tutto quello che mi hai dotto…”
“Non ho scelta invece”, ribatté il ragazzo. “Lui ucciderà me e la mia famiglia se non lo faccio.”
Rosie fece un profondo respiro. “Ascoltami Draco, tu sei buono. Io lo so”, iniziò.
“Se pensi che possa aiutarti a salvare la tua famiglia, allora vai, vai da loro, fagli credere che farai quello che vogliono, ma non farlo! Non sei fatto per uccidere!”
“E tu come fai a saperlo?”, urlò lui, con gli occhi lucidi. Lei gli si avvicinò, camminando lentamente. Gli pose la mano sul viso, facendogli una delicata carezza.
“Credo che tu lo sappia”, rispose. Anche lei aveva le lacrime agli occhi.
Draco mise la sua mano su quella di lei, piegando la testa per godersi ulteriormente quell’ultimo momento di dolcezza.
“Prova a prendere tempo, almeno, magari uno dei Mangiamorte perderà la calma e lo farà al posto tuo”. Anche se non poteva dirglielo, sapeva che qualcun altro avrebbe preso il suo posto. Anche se l’idea la uccideva, era consapevole che sarebbe stato Severus a salvare Draco dal suo destino e a consegnare Silente al suo.
“Allora non ti importa che lui muoia?”, le chiese, portando le loro mani al cuore.
“Credo che lui morirà in ogni caso”, disse, con sempre più difficoltà a trattenere le lacrime. “Mi importa che tu non diventi un assassino.”
Draco lasciò la sua mano, le si avvicinò e, quasi ne avesse paura, le diede un tenero bacio sulla guancia. Era spaventato da tutto quello che provava in quel momento.
“Mi mancherai”, le disse prima di andarsene, lasciandola sola, nella disperazione dell’attesa.
E fu così che i Mangiamorte raggiunsero Malfoy nella torre di astronomia, dove Silente esalò i suoi ultimi respiri, dopo aver aiutato Harry, ora nascosto alla vista degli intrusi, a trovare il primo di tanti Horcrux. Fu così che il giovane Sepeverde prese tempo, come gli era stato chiesto di fare, aggrappandosi a quell’unico barlume di speranza. Ed infine, avvenne così che Severus Piton si guadagnò la fiducia del Signore Oscuro ed evitò che l’anima di Draco di spaccasse per sempre. Fu Severus ad uccidere Silente, immolando sé stesso all’altare degli eroi, ma senza che nessuno glie ne rendesse merito, o che quantomeno lo sapesse. Nessuno eccetto un uomo morto ed una donna che avrebbe dovuto fingere di odiarlo fino al suo ultimo respiro.
 
 
“Il Professor Silente è morto”, aveva annunciato la McGranitt, in tono greve, fra i corridoi della scuola, ormai liberi dai Mangiamorte. Un silenzio di tomba cadde su tutti i presenti.
“Chi è stato?”, aveva chiesto Rosamund.
“Ė stato Piton!”, aveva urlato Harry, in piedi davanti alla McGranitt. Sentiva più rabbia che dolore. “Malfoy, lui… stava per farlo lui ma… ha abbassato la bacchetta. E poi Piton…Ė stato lui! Se n’è andato con loro”
Delle grida di sconforto e di tradimento si levarono timide dalla folla di studenti ed insegnanti, a cui si erano uniti Auror e membri dell’Ordine della Fenice. In quelle ore, molti ragazzi si strinsero tra loro, mentre Remus consolava il pianto della donna che si era appena concesso di amare, Tonks. Luna Lovegood si fece rassicurare dalla sua insegnante preferita, che mentre la abbracciava e le accarezzava la testa, pensava che, in tutta quella desolazione, almeno Draco era salvo.
Sirius Black arrivò solo in quel momento, reduce dal combattimento, cercando di calmare il suo figlioccio, ancora scosso da ciò che aveva visto da sotto le travi della torre di astronomia. Un attimo dopo il suo sguardo incrociò quello di Rosie, ancora tra le braccia di Luna. Lei non era mai stata così felice di vederlo: era vivo e sembrava star bene.
“Vai”, disse Harry quando notò dove volgeva lo sguardo del suo padrino. “Va da lei”
“Sei sicuro, Harry?”. Lui annuì. Sirius lo lasciò alle cure di Ron, Hermione e Ginny, mentre Luna faceva un cenno di comprensione alla Professoressa Bane e la lasciva andare. I due si corsero incontro, abbracciandosi e stringendosi quasi fino a soffocare, in un miscuglio di lacrime e risa.
“Stai bene?”, gli chiese lei, appena ebbero il coraggio di staccarsi l’uno dall’altra.
“Sì, sì”, disse lui, non troppo allegro. “E tu?”
“Sì, bene”. Entrambi pensavano ancora a Silente, che ormai li aveva lasciati per sempre, ma che aveva anche donato a tutti loro così tanto.
Sirius e Rosamund si guardarono per un attimo negli occhi e si baciarono, senza riflettere sugli errori del passato o sulla paura che faceva quel futuro. Lei gli posò la mano sul viso e lui la cinse a sé con le braccia. Rosie non tratteneva le lacrime, senza nemmeno comprendere il motivo per cui scorrevano.
“Ehi, ehi”, le disse lui. “Va tutto bene, siamo insieme ora”. Lei annuii velocemente e lui la baciò sotto gli occhi, asciugando le lacrime con le labbra, che poi incontrarono di nuovo quelle di lei, con un filo di passione in più di prima. Stavolta lei posò la mano lui petto di Sirius, coperto -non troppo bene- da una delle sue solite camicie, per colpa delle quali sembrava che non sentisse mai freddo. Rosie sentì sotto il palmo la sensazione data da una catenella legata al collo di lui. La attorcigliò fra le dita, tirando su l’oggetto legato alla catenella, che prima era nascosto sotto gli indumenti. Era un anello: d’argento, con incastonato un diamante non troppo grande ma nemmeno piccolo.
“Cosa…Cos’è?”, balbettò lei, spostando lo sguardo da Sirius all’anello.
“Ehm, beh… In realtà lo avevo preso tempo fa, ma poi io e te abbiamo, sai… litigato, ecco. E così ho iniziato a portarlo al collo. Non ho avuto il coraggio di venderlo. E lo so, lo so che non ci conosciamo nemmeno da un anno e che è da pazzi ma…”
“Ma mi sembrava più da pazzi rischiare di morire ucciso ogni giorno senza che tu sia mia moglie”, le disse lui. Rosamund si mise una mano sulla bocca per lo stupore, sicura di star per diventare una fontana di nuovo.
“Se la cosa ti interessa io…”, balbettò Sirius. Lei annuii con la testa in maniera decisamente evidente.
“Beh, in tal caso…”, disse, mettendosi in ginocchio. “Rosamund Bane, vorresti farmi l’onore di diventare mia moglie?”
“Sì”, esclamò lei, ridendo. “E mille volte sì”, concluse, saltandogli in braccio, tra le risa di gioia di Sirius.
 
***
 
Rosamund Bane e Sirius Black si sposarono circa tre mesi dopo, lo stesso giorno di Ninfadora Tonks e Remus Lupin. Sirius disse che sarebbe stato onorato fare una cerimonia unica col suo migliore amico, ma Remus disse che era impossibile, perché lui si sarebbe ritrovato senza testimone di nozze. Anche Black volle Lupin come testimone, insieme ad Harry, mentre Rosie lo chiese a Minerva McGranitt e a Luna.
 
Sirius e Rosie Black morirono durante la battaglia di Hogwarts, poco dopo che Harry Potter si era incamminato verso la foresta oscura per affrontare Lord Voldemort, dopo aver convinto Draco Malfoy a tornare dalla sua famiglia e a scappare, quando sarebbe venuto il momento, ignorando ciò che avrebbero detto gli altri di lui.
Il ragazzo, dopo la fine della guerra, riferì che prima di andar via suo zio lo aveva abbracciato, ma senza trattenersi dal dirgli: “Di a tuo padre da parte mia che se esco vivo di qui mi deve prestare il suo shampoo”.
Andandosene, Draco li aveva guardati per l’ultima volta, mentre si scambiavano un bacio, dopo aver sbaragliato i nemici di fronte a loro.
 
I loro corpi vennero trovati l’uno accanto all’altro davanti alla porta d’ingresso della scuola. Sirius Black venne colpito da un anatema che uccide da uno dei dieci maghi al servizio di Lord Voldemort contro cui stavano combattendo. I dieci Mangiamorte morirono a causa della magia dell’Obscuriale che lì colpì in pieno quando Rosamund si rese conto che l’uomo della sia vita le era appena stato portato via per sempre. Quell’incontrollato potere infine uccise anche lei.
 
Rosamund e Sirius Black morirono nel coraggio e nell’amore, combattendo per ciò in cui credevano: un mondo migliore.
Severus Piton venne sepolto accanto a Rosie, lo stesso valse per Remus Lupin e Tonks con Sirius Black.
Draco Malfoy ha recato visita alle loro tombe per il resto della sua vita, a volte in compagnia di Harry Potter.
   
 
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