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Autore: Aliceisoverit    29/12/2020    0 recensioni
Dal testo:
«Crawling back to you»
I due ragazzi si guardarono di nuovo con avidità perché c’era tanta verità in quel testo: era il loro ritratto degli ultimi mesi, senza imbrogli o inganni.
Derek non era completamente sicuro di cosa passasse per il cuore o la testa di Alexis, ma quelle parole, in quel momento, erano unicamente per lei. Perché era sempre e solo lei.

Alexis e Derek hanno una vita condivisa insieme, dalla loro infanzia fino alla loro travagliata adolescenza. Nonostante quasi un anno sia ormai passato dalla fine del liceo, i sentimenti segreti che li uniscono non li hanno mai abbandonati.
Ed è ora che entrambi ci facciano i conti.
Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Era buio pesto nella stanza quando la sveglia sul comodino segnò le tre del mattino.
Alexis però non dormiva quella notte: era seduta sul bordo del letto, una mano tra i capelli scompigliati ed il letto sfatto alle spalle. Quelle lenzuola sembravano raccontare una storia, una che Alexis non era disposta ad accettare né tanto meno ad ammettere a sé stessa: andava tutto bene, si ripeteva come un mantra consolatorio.
Era tutto okay, sussurrava al soffitto durante le notti insonni, stringendo forte il cuscino al petto, consumata da un calore improbabile a metà dicembre.
Quel letto scomposto era testimone di quanto nell’ultima settimana la ragazza fosse stata privata del sonno. Non le veniva facile e, quando accadeva, anche i suoi sogni erano occupati da un riff di chitarra familiare che si ripeteva in loop, quasi a volerla deridere.
Alexis si passò una mano su entrambe le guance, trovandole accaldate e rigate di lacrime che non ricordava di aver pianto.
La parte peggiore era che non erano dovute alla tristezza, oh no, tutt’altro: avevano origine da un fattore molto più impuro che le faceva stringere il copripiumino con intensità. Non a caso era stata svegliata di soprassalto da un sogno particolarmente vivido, il fantasma di un paio di labbra bollenti che pareva aleggiare ancora lungo il suo collo, come un marchio. Alexis si sfiorò la gola, tremando.
Era consapevole da un bel po’ di essere tremendamente attratta da Derek e poteva fare pace con quel tipo di sentimento: era puro e semplice desiderio carnale, non c’era niente di profondo in tutto ciò.
Poteva gestirlo e continuare la sua vita con rassicurante serenità, o quasi.
Eppure Alexis sapeva già da un po’ che le cose avevano superato lo status quo, evolvendosi in un modo quasi ingestibile. Non aveva più il controllo delle sue emozioni e i segreti urlavano per venire a galla. Lo sentiva ogni volta che beveva qualche bicchiere più del solito durante un sabato sera: le parole pretendevano di scorrere a briglia sciolta e mettere fine alle sue pene.
Alexis, dal canto suo, era fermamente convinta che quello sarebbe stato l’equivalente di gettarla giù da un dirupo più che una liberazione da quella sensazione di soffocamento che la prendeva alla sprovvista se pensava a lui nel momento e nel modo sbagliato. Ogni volta era cauta e attenta a costruire con meticolosità un muro di cinta attorno di sé.
Era stancante, era frustrante.
Era schiacciante.
Non era sicura del perché se la stesse prendendo così male: mai nella sua vita era rimasta paralizzata davanti ad una cotta.
Alexis si ritrovò a ridacchiare senza allegria, portandosi entrambe le mani a coprire la bocca: definirla cotta era un’offesa bella e buona alla sua intelligenza.
Non era mai stata “solo una cotta” con Derek.
I sentimenti che provava erano di natura profonda e non le lasciavano scampo, era una falena condannata ad essere attratta dalla luce in modo ineluttabile.
Si massaggiò gli occhi stanchi con i palmi delle mani, deridendo quel suo essere melodrammatica: era forse tornata ad essere la ragazzina spaventata del primo anno?
Così terrorizzata dal fatto di essersi innamorata di una persona inaspettata- del suo migliore amico? Paralizzata dalla paura di non essere ricambiata e di rovinare uno dei rapporti cardine della sua vita, andando a scatenare un effetto domino che l’avrebbe fatta tornare sola?
Oh, Leighton l’avrebbe presa verbalmente a calci nel sedere se avesse potuto sentire quei pensieri e a buona ragione. E che avrebbe detto della sua insonnia da una settimana a quella parte?
O di come fosse scappata dal locale con la coda tra le gambe dopo aver sentito Derek cantare quella canzone in particolare?
Che l’avesse fatto inconsapevolmente o meno, il ragazzo aveva colpito e fatto un centro perfetto su un nervo scoperto.
Ad essere onesta, Alexis sospettava- era quasi certa- che niente di quella sera fosse stato casuale, dalla scelta della serata a quella dei brani. La ragazza si mise le mani sul capo, lasciandole scivolare sui ricci resi crespi dall’umidità. Li appiattì con movimenti nervosi.
Alex Turner doveva essersi trovato in una bella situazione del cazzo per trovare l’ispirazione per quella dannatissima canzone. Oppure no, niente era sicuro.
Si tirò piano i capelli: stava sragionando. Era sicura che la mancanza di sonno perturbasse la sua lucidità e le facesse galoppare i pensieri a braccia aperte incontro all’incoerenza. Bevve un sorso d’acqua dalla bottiglia poggiata sul tappeto, lasciandosi scivolare a terra, la schiena poggiata al telaio del letto.
Sospirò, la testa contro il bordo del materasso, occhieggiando il soffitto, con la sconfitta nello sguardo. Era così presa ad insultarsi e a canticchiare “Do I Wanna Know?” degli Arctic Monkeys sottovoce che sussultò, impaurita dalla vibrazione del suo stesso cellulare.
Si portò una mano al petto per calmare il cuore impazzito mentre si allungò ad afferrare il telefono, borbottando un sonoro «Dannate notifiche».
Sbloccò lo schermo con noncuranza, convinta che fosse una qualche notifica di Instagram.
Non appena scorse verso il basso il menu a tendina le scivolò il cellulare dalle dita, finendo a terra con un tonfo sordo, attutito appena dal tappeto.
Il cuore aveva ripreso a galoppare impazzito, mentre la luce violacea lampeggiava come a schernirla, segnando l’arrivo di un nuovo messaggio.
Erano quasi le tre del mattino di un giovedì’, chi poteva essere così pazzo da essere in piedi, oltre a lei? Il cuore perse un battito, tamburellando ancora più forsennato per ricordarle che conosceva perfettamente la risposta. Aveva solo intravisto l’iniziale del nome del mittente e le era bastato per capire.
Picchiettò le dita sulle ginocchia ansiosa, fulminando il cellulare come se da un momento all’altro si fosse potuto avventare su di lei ed azzannarla.
L’aggeggio vibrò un’altra volta, prima che comparisse la schermata di chiamata. Durò qualche secondo appena e presto la stanza ripiombò nell’oscurità.
Con respiro tremante, agguantò il telefono come se fosse una bomba a mano.
C’erano due messaggi di Derek.
Il ragazzo aveva messo in chiaro che non aveva sbagliato mittente: il secondo recitava qualcosa come “So che sei ancora sveglia, Lexi, me lo sento. Possiamo parlare? A meno che non ti stia disturbando”. Difficile capire se fosse ubriaco o semplicemente uscito di senno.
Le arrivò un terzo messaggio mentre giocherellava senza sosta con la cover.
Ad Alexis si azzerò la salivazione.
Prima ancora di poterlo leggere, il cellulare prese a vibrare nuovamente, una chiamata in entrata proprio da parte di Derek. Ci furono diversi squilli a vuoto prima che Alexis riuscisse a premere con dito tremante il tasto verde.
«Hey, ciao» rispose la ragazza con tono esitante.
Si sentì un sospiro profondo dall’altra parte, seguito da una pausa carica di emozioni a malapena trattenute. Alexis non poté fare a meno di mordersi le labbra con ferocia, il fuoco dell’impazienza che minacciava di bruciarla viva.
«Non voglio suonare come un pervertito o uno stalker, anche se sarà inevitabile» iniziò a dire Derek con tono grave, quasi rassegnato, prima di fermarsi ancora. «Ma… Sono nel parcheggio vicino casa tua, ho due birre. Ti va di scendere?»
Fu il turno di Alexis di sospirare e sospettò che quel primo, fatidico sospiro sarebbe stato il primo di tanti quella notte. Il cuore riprese il suo ritmo forsennato con urgenza al solo pensiero di Derek, notte e sospiri nello stesso spazio. Alexis chiuse gli occhi, scuotendo il capo per castigarsi, le unghie premute con insistenza nel palmo della mano, cercando invano di scacciare dalla sua mente qualsiasi possibile scenario che quelle tre semplici parole potessero evocare.
I secondi si estesero pigri tra di loro, ma la mente di Alexis non riusciva a riprendere il controllo, le emozioni crude si facevano spazio nel suo petto reclamando a squarciagola la sua attenzione.
Un ricordo in particolare stava scorrendo come un film sotto le sue palpebre chiuse: il concerto della settimana scorsa al Cherry’s Beat.
Alexis non avrebbe creduto nemmeno nei suoi più vividi incubi che la serata sarebbe finita con una fuga da vigliacca dal locale, le sue difese assassinate e sanguinanti sul pavimento del loro pub preferito.
 




Footnotes:
Poteva venire fuori una OS corta ed invece, come al solito, il dono della sintesi non mi appartiene.
Questa dunque sarà la prima parte di tre, questa piccola follia mi girava in testa da luglio dello scorso anno, nonostante il fatto da cui prenda ispirazione sia avvenuto ancora prima.
Vi siete mai chiesti "E se...?" ripensando ad un fatto che, col senno di poi, aveva tutte le carte in regola per diventare qualcosa di meraviglioso? Questa piccola storia è per tutti voi.

   
 
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