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Autore: missgenius    31/12/2020    1 recensioni
Shota è disposto a tutto pur di tenere Eri con sé. Anche a chiedere aiuto a LEI.
EraserJoke
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eri, Fukukado Emi, Shōta Aizawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quei momenti insieme a Joke gli erano piaciuti. Si svegliò impaziente pronto a rivederla e passare la giornata con lei. La sua dichiarazione lo aveva lasciato quantomeno stranito. Quando entrò in soggiorno non la vide, il divano era ordinatamente sistemato e nessuna traccia della sera prima. Un vuoto inspiegabile gli artigliò il petto, prima che un paio di risate fin troppo familiari lo fecero ritornare a respirare. Emi era nella cameretta di Eri ad aiutarla a prepararsi per la sua memorabile giornata fuori.  

“Papà!” Eri si infilò velocemente il vestito smanicato arancione che Emi le stava tenendo sulla testa e corse ad abbracciarlo.  

“Buongiorno raggio di sole!” Emi lo canzonò mettendosi le mani in fianco. 

“Sono così emozionata per oggi, non vedo l’ora di andare a scuola! Emi è rimasta a dormire qui! È stato bellissimo stamattina essere svegliata dai suoi baci, dovrebbe dormire qui più spesso. Pensi che questo vestito piacerà alla mamma di Mimi? Voglio fare bella figura.” 

Aizawa fissò la bambina e la donna dietro di lei che lo guardava di nuovo con quel sorriso. E poi capì. Quella era Emi, non era Joke. E lui con Emi si trovava bene. Forse anche qualcosa di più. 

“Stai benissimo, sono sicuro che ti divertirai un sacco con le tue amiche. Mentre finisci di preparare la borsa con Emi io vado a preparare la colazione, ok?” 

“Okay!” 

Cercò di non soffermarsi troppo sulla gioia che provava nel pensare che tra poco avrebbe accompagnato Eri a scuola e lui sarebbe rimasto solo tutta la giornata con Emi dopo le loro lezioni. No, no, lui amava la sua bambina, ma aveva bisogno di continuare la chiacchierata a quattr’occhi che avevano iniziato la sera prima. Ne andava della sua salute mentale. Per tutto quel tempo lei non aveva scherzato con lui? Doveva capire. 

Consumarono la colazione tra le chiacchiere ininterrotte di Eri intervallate dai commenti di Emi, in cui mischiava gioia, ansia e tutte le emozioni che una bambina di sette anni poteva avere nei confronti della sua prima esperienza positiva nel mondo fuori. 

Emi si vestì veloce e uscì prima che ci fossero troppe persone nei dormitori. Un “Ci vediamo dopo” sussurrato e un occhiolino fu tutto quello che riuscì a condividere con lei prima che sparisse. 

La giornata passò lenta, pesante e monotona. Continuava a guardare l’orologio sperando che il tempo passasse più fretta, ma non accadde.  

Stava iniziando a perdere le speranze quando finalmente la campanella suonò. Tornò al suo appartamento. Avrebbe dovuto aspettarla lì? Sarebbe dovuto andare da lei? E poi il loro era tipo un...appuntamento? Un attimo di panico lo invase.  

No, non era un appuntamento. Erano solo due amici che dovevano parlare. Basta.  

Si tolse il costume, vestendosi con il solito jeans scuro e la maglia nera con scollo a v. Per l’occasione (“non c’è nessuna occasione, l’avrei dovuto fare comunque”) si rase e si legò i capelli in un bun morbido.  

Era ancora indeciso se andare o meno quando un familiare rumore di chiavi nella serratura lo colse.  

Emi entrò e tutta la stanza si colorò. Aveva solo dei jeans rosa e un maglione arancione col solito smiley sorridente eppure gli sembrò meravigliosa. 

Aspetta, Joke non è meravigliosa, non può esserlo. 

Ma Emi sì. 

 

 

Le previsioni avevano avuto ragione e dopo la tempesta della sera prima, quel pomeriggio l’aria era limpida e pulita, persino lui aveva voglia di andare a fare una passeggiata al parco. Avevano preso un caffè da portare via al bar dell’angolo e adesso erano seduti nella panchina più lontana dai sentieri più frequentati. Emi era stata silenziosa, troppo silenziosa e calma, e la cosa lo spaventava. 

Emi iniziò a sorseggiare il suo caffè guardando in lontananza i bambini che giocavano. “Il tuo thè è più buono.” 

“Cosa?” 

Si girò a guardarlo negli occhi per la prima volta in quella giornata. 

“Il tuo thè. Preferisco il tuo thè rispetto a questa brodaglia che hanno spacciato per caffè.” 

“Oh, beh, grazie.”  

Ritornò quel silenzio e per la prima volta nella sua vita ad Aizawa non piaceva. 

“Va tutto bene? Sei piuttosto sottotono oggi.” 

“Solo nervosa.” mormorò nel suo bicchiere, i suoi occhi verdi che lo fissarono mentre il suo sorriso cresceva. “In pratica stasera mi stai costringendo a dichiararmi.” 

“Non lo fai ogni volta che ci vediamo?” 

“In un certo senso sì. Ma come hai sempre detto tu, principalmente scherzavo. Certo, se mi avessi detto di sì avrei iniziato ad arrossire e a balbettare come una adolescente, e poi mi sarei chiesta chi fossi e cosa avessi fatto al vero Eraser.” Bevve un altro sorso di caffè, gli occhi fissi nel liquido scuro. “Ma i miei sentimenti non sono uno scherzo. Come ho detto ieri, tu mi piaci davvero Shota.” 

Rimase in silenzio non sapendo che dire, l’effetto non era diverso anche se era la seconda volta che glielo sentiva dire. Allungò un braccio sullo schienale della panchina tenendo gli occhi fissi nei suoi. Non poteva capire come facesse a piacerle. Sin da quando si erano visti la prima volta era sempre stato infastidito da lei e dal suo modo di fare e non le aveva nascosto il suo peggiore comportamento scostante. Allora, perché le piaceva? Aveva bisogno di sapere. “Ma perché?” 

Emi scrollò le spalle con un leggero sospiro che sentì a malapena. Poi si girò e recuperò il sorriso. “Ti ricordi quando abbiamo iniziato a lavorare insieme per la stessa agenzia?” 

“Sì, è stato quando ci siamo incontrati la prima volta, la signora Setsuki ci metteva sempre in pattuglia insieme.” Quel periodo era durato poco perché poi lui era diventato solista specializzandosi in lavori notturni. Avevano lavorato comunque in molte missioni sotto copertura perché erano novellini e nessuno li conosceva. 

“Esatto, quelle sono tra i miei ricordi più divertenti di quel periodo. Ma ti ricordi quando siamo dovuti andare a quella festa per riuscire a rintracciare il Villain con quel quirk di manipolazione della materia?” si mosse nervosa, accavallando le gambe sulla panchina. 

Strinse gli occhi cercando di ricordare quella notte.  

Poi la memoria tornò come un flash. Erano quasi stati beccati prima di trovare il loro bersaglio, aveva fatto a pugni con dei tipi piuttosto grossi ed era stato quasi catturato durante l’uscita da quel locale. Ma alla fine avevano avuto successo e avevano preso il villain. “Sì, siamo stati quasi scoperti e tu indossavi... un papillon?” 
“Esatto! Quella sera.” Schioccò le dita verso di lui, il solito sorriso che le illuminava il volto. “E ti ricordi perché non siamo stati scoperti?” 

“Ora pretendi troppo, sono passati quasi dieci anni.” 

Il suo sorriso svanì e si lasciò sfuggire un gemito. 

“Otto, in realtà. Avrei dovuto immaginare che non lo avresti nemmeno registrato. Cioè, l’hai fatto in maniera così spontanea.” 

“Fatto cosa?” 

“Baciarmi.” 

“Ti ho baciato?!” 

“Sì.” 
“Quando?” 

“Durante la missione.” 

Perché?” 

Emi gemette e alzò gli occhi al cielo. “Seriamente, non ne ho idea. Dovevi aver guardato qualche film di spionaggio o qualcosa del genere, perché stavamo per essere scoperti quando all’improvviso mi hai afferrato il viso e in pratica hai detto che le persone sono a disagio con le manifestazioni pubbliche di affetto, e prima che potessi capire cosa stava succedendo la tua lingua stava usando le mie tonsille come sacco da boxe.” 

“Oh.” 

Ora ricordava. Pensava che facesse soltanto parte della missione. Non ci aveva prestato attenzione più di tanto. 

“Mi dispiace, era...” 

“Non scusarti.” si morse il labbro arrossendo profondamente e alzò le spalle. “Capii perché l’avevi fatto una volta superato lo stordimento iniziale. Ma non riuscivo a togliermi quel bacio dalla mente. Non riesco ancora. Ho sentito una scintilla e prima che me ne rendessi conto ho iniziato a provare qualcosa per te.” 

“Allora ti piaccio perché ti ho baciato a caso durante una missione come copertura?” chiese, soprattutto a  stesso. 

“Sì, cioè, in realtà, mi piacevi anche prima, cioè sei sempre stato un ottimo partner e ammiravo le tue qualità e come sei in battaglia, e poi adoro, cioè no questo non lo posso dire... cioè, sì, insomma...” Emi diventò rossa e si coprì la faccia con le mani non riuscendo a dire altro. 

Non poteva farci niente. Emi non stava usando il suo quirk, ma aveva voglia di ridere. Non per lei, o per quello che stava dicendo (anzi la trovava adorabile) ma ridere di sé stesso. Per la sua stupidità nel non avere realizzato quello che aveva fatto con quel bacio. E per non averne mai parlato con Emi. La sua risata finì dopo pochi istanti. 

“Wow.” Emi gli sorrise, uno sguardo strano in volto. “Capisco perché non ridi mai, potresti far innamorare qualsiasi ragazza di te.” 

Strano, una battuta del genere lo avrebbe infastidito settimane fa. Ma ora lo faceva sorridere, lo metteva a suo agio e lo faceva sentire felice. Gli piaceva la sua vita com’era adesso, con Emi. E forse avrebbe potuto averne di più. Renderla ancora più bella. 

Una parte di lui aveva accettato quello che inevitabilmente sarebbe successo, ma anche così le parole che sentì uscire dalla sua bocca lo sorpresero. 

“Vorresti provare a baciarmi di nuovo?” chiese fissando intensamente il suo bicchiere di caffè ormai freddo. 

“Cosa hai detto?” Gli chiese guardandolo con gli occhi spalancati e un sorriso ancora più ampio. Si spinse un po’ di capelli dietro l’orecchio. “Non sento molto bene, potresti ripeterlo?” 

“Hai detto di aver sentito qualcosa durante quel bacio.” lui respirò e la guardò. Lei si morse il labbro lasciando il bicchiere per terra. “Voglio vedere se riesco a sentirlo.” 

“Ma siamo in un luogo pubblico.” 

“Le persone si sentono a disagio con le manifestazioni pubbliche di affetto.” 

Lei sorrise. “Va bene, stai fermo.” 

Si sporse sulla panchina lentamente. Era come vedere un predatore che si avvicina alla sua preda. Le sue mani erano calde quando lo toccò, i suoi occhi che non sbattevano per quanto erano fissi nei suoi. Il viso era a un respiro di distanza. 

Poi chiuse gli occhi. 

E sentì le sue labbra toccare le sue. 

Una scintilla lo attraversò. Se si poteva chiamare scintilla. Era più come un treno in corsa che gli attraversava le viscere, come l’adrenalina che aveva quando riusciva a catturare un villain, ma potente, più potente. Il suo cuore era fuori controllo e non riusciva ad avere più il controllo dei suoi pensieri. 

Il bacio si interruppe e lui aprì gli occhi trovando Emi che lo guardava, con le labbra socchiuse. Chiuse la distanza tra loro prendendole il viso a coppa, baciandola di nuovo, questa volta con più forza e impazienza. E lei ricambiò facilmente l’entusiasmo mettendosi a sedere su di lui in un movimento fluido. Stettero a baciarsi ancora così per qualche minuto staccandosi solo il tempo di respirare incurante dei lontani passanti che li ignoravano. 

Il loro baciò finì di nuovo ed Emi si alzò da quella posizione rendendosi improvvisamente conto di come era messa.  

“L’hai sentito?” 

“Lo sento ancora.” mormorò basso, le sue lunghe dita che sfioravano le sue labbra. Poteva ancora sentire il loro sapore. “È stato... incredibile.” 

“La scintilla era ancora lì per me, ma penso che sia diventata ancora più intensa.” Rise, tirando su un ginocchio e appoggiandoci la testa. “Credi che... potremmo tornare a casa? Vorrei vedere se questa cosa rimane o sparisce dopo un po’.” un sorriso malizioso si affacciò sulle sue labbra. 

“Credo che sia un’ottima idea.” 

In quel preciso istante il suo telefono squillò. Non la solita suoneria, ma quella delle emergenze. Quando vide il chiamante si rabbuiò. 

“Pronto Hizashi, che succede?” 

Emi stette a guardarlo preoccupata, mentre annuiva serio. 

“Va bene, arrivo subito.” chiuse la chiamata. 

“Devo andare. C’è stato un attacco di un villain molto potente, tiene in ostaggio dei civili, hanno bisogno di me.” maledisse chiunque fosse per aver interrotto una delle giornate più importanti della sua vita. 

“Vai, non ti preoccupare, possiamo finire il discorso delle scintille stasera appena torni nel tuo appartamento. Ti aspetterò lì. A letto.” 

 

******************************** 

Aizawa entrò cercando di fare il più piano possibile. Era notte fonda, era stanco, livido e dolorante. Il combattimento era risultato più duro del previsto. Le capacità di quel villain avevano messo in difficoltà gli Heros, e dopo diverse ore erano riusciti a far liberare tutti i civili e metterlo fuori combattimento. Era dovuto andare in ospedale per un brutto colpo al ginocchio, dove Recovery Girl gli aveva sistemato il legamento rotto. Risultato, riusciva a malapena a reggersi in piedi, figurarsi pensare di fare altro. Quando entrò in camera sua Emi era lì, proprio come aveva promesso, addormentata sul suo letto con indosso un pigiama di seta estremamente sexy. Avrebbe voluto avere la forza di svegliarla e continuare da dove avevano iniziato ma riuscì solo a farsi una doccia veloce. Poi si accoccolò accanto a lei. Istintivamente lei gli si strinse addosso. La circondò col braccio, inspirando il suo profumo a pieni polmoni. Ebbe solo il tempo di pensare che quel contatto non gli dispiaceva affatto, prima di scivolare nel sonno profondo. 

 

 

 

Angolo dell’autrice 

Allora devo ammettere che qui solo una piccola parte è della storia originale, la maggior parte della storia è tutta farina del mio sacco, semplicemente perché credo che questa parte meriti un approfondimento migliore. Mi spiace se qualcuno lo trovi sbagliato, but I don’t regret nothing. In seguito a questa modifica dovrò modificare anche il capitolo successivo. Spero che vi piaccia. Ci terrei tanto se lasciaste una recensione. Ringrazio sempre l’autrice e di seguito l’originale. 

  
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