LE
ALI DELLA FARFALLA*
Capitolo 5 – Padre e figlio
*
Lady Bug, Chat Noir e Rena Rouge,
rimasero un’oretta buona a pattugliare i tetti e le strade di Parigi, ma di
Volpina non vi era più traccia, sembrava essersi dissolta come accade per le
sue illusioni, quando venivano stanate.
“Mannaggia a Volpina” Grugnì Chat Noir,
che se l’avesse avuta sotto le sue zampe, le avrebbe sicuramente scatenato uno
dei suoi cataclismi, solo per aver interrotto sul più bello lui e Marinette.
“Non te la prendere, la troveremo, anche
se a questo punto credo sia scappata” Disse Rena Rouge sospirando, pensando di
non essere stata in grado di fare abbastanza.
Lady Bug, atterrò sul luogo dove si
erano dati appuntamento “Niente?”.
“Niente” Risposero all’unisono i due
super eroi.
“Direi che è meglio ritornare a casa.”
Si stava facendo buio “…accompagno Rena a casa, così mi potrà restituire il miraculous” Si rivolse alla volpe che d’istinto si coprì la
collana che portava al collo.
“Non potresti fare un eccezione questa
volta?” Piagnucolò.
Lady Bug increspò un labbro “Sai che non
posso”.
“Uffa” Sospirò “…a presto Chat Noir” Lo
salutò, ed insieme a Lady Bug si diressero a casa di Alya, dove lei avrebbe
sciolto la trasformazione, salutato Trixx e
restituito la collana a Lady Bug.
“Mi chiamerai ancora, se Volpina si
dovesse ripresentare?”
“Certo! Non potrei chiedere a nessun
altro di portare questo miraculous”.
“Grazie, Lady Bug” L’abbracciò
amichevolmente.
“Ciao, Alya! A presto” Si lanciò dalla
finestra, e la ragazza castana, la guardò sognante, mentre si ricongiungeva con
Chat Noir, nel tetto difronte.
“Lo sapevo che quei due hanno una
storia, devo dirlo a Marinette”.
*
Volpina era tornata a casa, come
Papillon le aveva ordinato, una volta che l’avrebbe aggiornato sulla
situazione, avrebbe richiamato la sua akuma.
“Papillon, oggi ho scoperto una cosa,
non ne sono certa, ma forse so chi si cela dietro la maschera di Lady Bug”.
“Stupendo”.
“MarinetteDupain-Cheng”.
“MarinetteDupain-Cheng?”
Ripeté sorpreso, e per una frazione di secondo, ebbe l’impressione che la
mascella si staccasse dal volto, fece cadere persino il bastone, quell’oggetto
che gli conferiva un’aria più snob, com’era la sua personalità “Ne sei
sicura?”.
“L’ho vista entrare nella casa di Marinette oggi”.
“L’hai vista ritrasformarsi?”
“No, è entrata ed è uscita dopo poco”.
Papillon scosse la testa, questo non
provava che Marinette e Lady Bug fossero la stessa
persona, l’unico che poteva saperlo era suo figlio, visto che, da quanto sa,
sono molto amici, però non è detto che Adrien, sia a conoscenza della sua
identità di super eroina, doveva assolutamente indagare.
“Grazie, Volpina, sei stata molto
d’aiuto.”
“Per servirti, Papillon”.
Richiamò poco dopo la sua akuma, facendola dissolvere, quando si posò sulla sua mano.
Azionò l’ascensore e una volta arrivato
allo studio, chiamò la sua assistente Nathalie.
“Si, Gabriel’” Si presentò con la solita
posa impostata al suo cospetto.
“Come sono messo domani pomeriggio? Ho
bisogno di parlare con mio figlio”.
“Gabriel, se posso permettermi, per
parlare con Adrien, non ha bisogno di un appuntamento”.
“Lo so benissimo, ma Adrien, non deve
sospettare di nulla”.
“Non capisco”.
“Forse grazie a Volpina, ho scoperto chi
può essere Lady Bug, e sono sicuro che Adrien lo sappia”. Si grattò il mento.
Nathalie controllò subito l’agenda, e
comunicò che dopo domani, avrebbe avuto il pomeriggio libero.
“Perfetto, puoi avvisare mio figlio,
allora”.
*
Le occasioni per stare assieme a suo
figlio, erano diminuite drasticamente da quando sua moglie Emilie, era venuta a
mancare, complice, la doppia vita che conduceva.
Essere Papillon, e alla ricerca dei miraculos di Lady Bug e Chat Noir, gli portava via molto
tempo, tempo che sperava di recuperare una volta fatta ritornare sua moglie tra
i mortali.
Era costretto a dare degli appuntamenti
in orari specifici ad Adrien, per assicurarsi di mantenere la promessa, sarebbe
stato sicuramente deluso se suo figlio si aspettasse di cenare con lui, ed
invece all’ultimo non si presentava.
Le loro conversazioni si limitavano
all’aggiornamento sull’andamento scolastico, e se Adrien
osava chiedergli qualcosa sul suo lavoro, questo si indispettiva e non
rispondeva, sui suoi modelli, vigeva il più rigido silenzio, non poteva
permettersi che, anche solo parlando, Adrien potesse rovinare ore di duro
lavoro.
“Il prossimo appuntamento con suo padre,
sarà mercoledì pomeriggio dalle 16.00 alle 16.45” Esordì Nathalie mentre
appuntava qualcosa sul suo palmare.
Il biondo prese il vassoio con il piatto
vuoto, con l’intento di portalo in cucina “Grazie”.
“Non è necessario che sparecchi tu, ci
sono i camerieri apposita”.
“Lo so, ma fare questo mi darà
l’illusione che il tempo passi più velocemente”. Uscì dalla stanza con la
solita espressione triste e sconsolata impressa sul volto.
Quanto avrebbe voluto abbracciarlo,
avere una parola di conforto per lui, fare conversazione mentre pranzava o
cenava, non pretendeva di sostituirsi ad Emilie, ma da donna, sapeva che a quel
ragazzino, gli serviva una figura materna, oppure paterna, ma che fosse più
presente nella sua vita.
Non pretendeva nemmeno di cambiare
Gabriel.
*
Sulle rive della Senna, su una panchina
appartata e lontana da occhi indiscreti, Adrien e suo padre, si stavano
gustando un gelato di Andrè.
Il biondo, si era meravigliato che suo padre
gli avesse fatto saltare l’allenamento di scherma per poter passare un intero
pomeriggio assieme a lui, si sarebbe aspettato mezz’ora, massimo un’ora, ma un
intero pomeriggio, questo non gli era mai e poi mai passato per l’anticamera
del cervello.
Quando aveva dato la notizia a Marinette, lei era contentissime fu entusiasta, sapeva cosa
significa suo padre per lui, e quella era un’occasione irripetibile, e se la
loro relazione l’avessero potuta vivere alla luce del giorno, sicuramente
gliela avrebbe presentata ufficialmente.
“Ci saranno altre occasioni” L’aveva
liquidata lei “…intanto goditi questo pomeriggio”.
“Tu che farai?” Le aveva chiesto.
“Mmm…qualcosa
mi inventerò”
Il sole splendeva e i suoi raggi si
riflettevano sulle acque del fiume, facendolo sembrare coperto da tanti piccoli
diamanti.
“Venivo sempre con tua madre qui” Fu lo
stilista a proferire parola per primo.
“Ti manca tanto?”
“Più di quanto immagini” Mise in bocca
un po’ di gelato che si sciolse immediatamente con il calore della sua lingua.
“Manca molto anche a me, a volte mi
siedo sugli scalini dell’ingresso e aspetto che da un momento all’altro apra la
porta, come se stesse ritornando da uno dei suoi viaggi di lavoro”.
“Se ci fosse un modo per riportarla
indietro, lo faresti?” Da quella risposta, sarebbe dipeso il rivelargli o no
quello che stava facendo.
“Ovvio che risponderei di sì, ma so che
un modo per farla ritornare, purtroppo non c’è”. Sospirò.
Un modo invece c’era, solo che ne lui e
ne Marinette, avevano mai pensato di unire i loro miraculous ed usarli per esprimere un desiderio, sapeva
benissimo che sarebbe stato pericoloso.
“Anch’io” Non ebbe il coraggio di dirgli
niente di più, forse non era il luogo adatto per fargli quella confessione
“…visto che siamo in argomento, che mi dici ti te? C’è una persona speciale nel
tuo cuore?” Era meglio cambiare discorso.
Adrien arrossì, non si aspettava di
certo una domanda del genere da suo padre “S-si” Balbettò tenendo lo sguardo
basso ed avvampando.
“La conosco?”
Suo figlio annuì con il capo, avrebbe
voluto tanto dirgli che la ragazza che amava era Marinette,
ma non era ancora arrivato il momento di confessarglielo, meglio non dirgli che
ci usciva anche, avrebbe rischiato di venire segregato in casa per il resto dei
suoi giorni, e sapeva che ne era più che capace.
“E’ Kagami?”
Chiese “…lo vedo come le brillano gli occhi quando è in tua compagnia. E’ una
brava ragazza e un ottimo partito”.
Si stava già facendo dei film mentali,
quando suo figlio gli disse che non era lei la ragazza dei suoi sogni.
“Se non è lei, allora chi? Marinette?” Osò dire.
Colpito e affondato, Adrien si morse la
lingua e dalla sua espressione, lo stilista capì che tra i due ci fosse più di
un’amicizia.
“E’ un’amica, una buona amica” Aggiunse
quasi balbettando.
“Per quanto la posso conoscere, mi
sembra una ragazza apposto, un po’ timida, se vuole intraprendere la carriera
di stilista, deve aprirsi un po’ di più. Questo è un mondo spietato, che ti
divora se non rispondi a modo, e non puoi mostrare a nessuno le tue debolezze”.
Da quelle parole, il biondo, forse
iniziava a capire un po’ di più suo padre, ecco perché era sempre così rigido
con tutti, perché non rideva mai.
“A volte devi anche saper mostrare
qualche debolezza, giusto perché gli altri capiscono che sei umano”.
“Non in questo mondo Adrien,
le useranno contro di te”
“Lo so papà, vedrai che Marinette lo capirà da sola, e saprà cavarsela, come
sempre”.
“Hai proprio fiducia in lei”.
“Le affiderei la mia vita” Lo disse ad
alta voce, come se non stesse parlando con un genitore, come se volesse far
intendere al suo interlocutore, i suoi sentimenti.
Gabriel si sistemò gli occhiali sul naso
“Si vede che ci tieni a lei”.
Adrien arrossì per l’ennesima volta e
sperava di non aver fatto un casino parlandogli di Marinette,
ma era così liberatorio, così bello poter parlare apertamente e naturalmente
con suo padre di certe cose, e poi aveva comunque mantenuto la promessa, non
gli aveva confessato che stavano insieme, ma solo che ci teneva molto a lei,
sperando che questo non avrebbe comportato un trasferimento in qualche città
lontana.
“E dimmi…secondo te, nasconde qualcosa?”.
Adrien inarcò un sopracciglio “In che
senso?”.
“Non saprei, qualche segreto…”
“Tutti abbiamo dei segreti papà, ma sono
sicuro che Marinette, non mi nasconde niente”.
“Ho notato una certa somiglianza tra lei
e Lady Bug”. Disse mellifluo.
Adrien scoppiò a ridere così forte e ad
agitarsi, che una pallina di gelato andò a finire dritta sul marciapiede e poi
dentro lo stomaco di alcuni piccioni, che alla vista di quella merenda gratis,
si precipitarono a beccarla.
“Tu pensi che Marinette
sia in realtà Lady Bug?” Ahahahaha…ma dai papà…sono due mondi agli antipodi…ahahahah…Marinette
ha sempre la testa tra le nuvole, inciampa su sé stessa, Lady Bug, è tutta
un’altra cosa. E poi scusa, hai avuto modo anche te di parlare con Marinette…avrai notato il suo carattere introverso”.
Gabriel increspò un labbro di dissenso,
non ne era convinto, ma non credergli, significava non avere fiducia in lui.
Forse si era sbagliato, Adrien magari
non era a conoscenza della doppia identità della ragazza, se mai fosse stato
così, se Lila non si fosse sbagliata.
L’avrebbe tenuta d’occhio anche a scuola
e lo avrebbe avvisato se avesse scoperto qualcosa.
Ma di Lila non poteva fidarsi
totalmente, per quel poco che la conosceva, l’aveva già inquadrata, per lavoro
ha e aveva avuto a che fare con persone subdole e meschine come Lila Rossi,
persone che gli avevano messo molte volte i bastoni tra le ruote, cercando di
infangare il suo nome, ma per fortuna ne era sempre uscito a testa alta.
“Comunque perché me lo hai chiesto,
papà?”
“Ecco vedi, Lady Bug e Chat Noir fanno
molto per la città di Parigi e mi sono sempre chiesto chi c’è dietro la
maschera, a dire la verità tutti i parigini se lo stanno chiedendo.” Si salvò
con quella risposta.
“Già, è vero…chissà chi si cela dietro
quei travestimenti, soprattutto dietro a quello di Papillon”. Gli volse uno
sguardo, ma non di malizia.
*
Continua
*
Angolo
dell’autrice:
Ciao a tutti miei cari affezionati lettori, innanzitutto vi ringrazio per
essere arrivati a leggere fino qui, grazie anche a chi mi lascia sempre un
commento, (fanno sempre piacere) , a chi ha inserito questa storia tra le preferite,
seguite e ricordate.
GRAZIE GRAZIE e ancora GRAZIE.
Con questa breve
postilla, e visto che è l’ultimo capitolo per quanto riguarda il 2020, vi
volevo augurare un BUON ANNO!