14.
Per un lungo istante, rimase a fissare lo schermo blu del proiettore in
stand-by, prima che lo stesso entrasse in modalità risparmio energia immergendo
la stanza nel buio, tagliato solo dalle piccole strisce di luce che filtravano dalle
imposte chiuse.
A quel punto tirò fuori l’accendino e con la fiamma si fece strada fino al tavolino del computer, dove c’era
l’ultimo DVD disponibile, datato ventinove novembre.
Lo inserì nel lettore CD
del portatile, e si preparò alla visione.
La macchina della signora C-18 stavolta era parcheggiata in mezzo a
tante altre macchine, nel parcheggio di un ospedale. Bulma
era accanto a un albero, che camminava nervosamente avanti e indietro.
- Bulma! Bulma!
– gridò una voce. L’obiettivo inquadrò sua moglie mentre si voltava
verso il doppio battente dell’ingresso dell’ospedale. Yamcha
stava accorrendo con il lungo camice medico e un referto simile a quello che
sua moglie gli aveva lasciato nel filmato precedente.
- Yamcha! Allora? Che notizie hai?
–
- Notizie meravigliose – disse lui, eccitato –
Guarda, guarda qui. –
- Che cosa? – domandò fiaccamente Vegeta, come se fosse stato lui
nel filmato, e non sua moglie, che stava guardando le lastre senza capire.
- Cos’hai scoperto? –
- Guarda, il codice sulle lastre che ti hanno dato non
corrisponde a quello assegnato al referto di tuo marito! C’è stato un errore,
uno scambio di lastre, hai capito? –
Vegeta spalancò gli occhi e la bocca - Un errore? Un errore?! Ma allora… -
- Questo vuol dire che Vegeta… -
Il giovane medico le sorrise: - Sì, vuol dire che tuo marito sta
bene, è sano come un pesce! –
- Oh mio dio! – esclamò Bulma,
al colmo della felicità. Si portò le lastre al petto e le coccolò come se
fossero state un biglietto vincente della lotteria.
- Allora non devo morire! –
esclamò Vegeta – Sono vivo! Sono ancora vivo! – si alzò dalla
poltrona, togliendosi la giacca – Sento caldo, posso
tornare in banca! Sono tornato alla vita! –
Mentre scorrevano le immagini del giubilo di Bulma,
lui continuò: - Non sto più nella pelle. Questo giovanotto, questo Yamcha, che mi stava anche antipatico, ha compiuto il
miracolo: mi ha restituito alla vita! Come potrò mai ringraziarti,
mio benefattore…! Bulma, amore mio! Scusami per aver
dubitato di te, ma non sapevo. Grazie! Grazie! – concluse, mandando baci
alle immagini proiettate.
- Un telefono! Ho bisogno di un telefono, presto! – disse poi Bulma, mentre Vegeta si sedeva nuovamente in poltrona,
sorridente come non mai, ignaro che il suo sorriso da lì a poco si sarebbe
nuovamente spento.
Nel filmato, l’obiettivo seguì Bulma che
entrava in una cabina telefonica, prendeva fuori il portamonete dalla borsetta
e ne inseriva qualcuna nella fessura mentre si portava la cornetta
all’orecchio.
Dall’altro capo del telefono, rispose
una voce femminile: la voce di Laura.
- Banca Nazionale,
buonasera. –
- Il dottor Vegeta,
la prego! -
– Sì certo,
glielo passo - disse Laura, poi, più in tono più
basso: – E’ per te, tua moglie. –
- Pronto? –
- Vegeta! Vegeta,
amore mio, sono felicissima! –
- Ehi, che succede?
Hai trovato per caso un vestito nuovo? –
- No, no! No, amore
mio. Ho capito una cosa. Ho capito che ti amo, che è una giornata bellissima, e
che voglio… voglio fare l’amore con te! –
- E mi chiami in
ufficio per farmi certe proposte?! Guarda che non sono
solo… -
- Ma che t’importa!
Sei un uomo sano, pieno di vita. Dai, ti prego, andiamo nella nostra casa in
campagna! –
- La casa di
campagna? Bisogna ripristinare il riscaldamento, come minimo ci saranno i
pinguini, a quest’ora. –
- Dai,
amore, non dirmi di no. –
- Anche volendo, non
posso. –
Il volto di
sua moglie si rabbuiò: - Perché? –
- Perché stasera c’è
la partita. –
Come in un dejà-vu, Vegeta comprese ciò che aveva
fatto, e si diede dell’imbecille.
- La partita…?
–
- E certo, la
partita! Ogni volta tu t’inventi una scusa per non farmela vedere…! –
- Ma che m’invento…
tu non capisci, Vegeta… -
- Senti Bulma, io stasera ho la partita, tu fai un po’ quello che
vuoi, va bene? Ci vediamo a casa stasera, ok? Ciao… ciao,
ciao. –
- Che
imbecille, testa di cazzo, Vegeta – si auto-insultò, bisbigliando tra i
denti.
Quel pomeriggio aveva preferito la partita a sua moglie, che adesso,
nel filmato, reggeva la cornetta con aria stanca e un’espressione triste…
mentre Yamcha la guardava attraverso il vetro.
Quando lei si girò, riagganciando la cornetta, lui le sorrise
dolcemente.
Poco dopo, il filmato successivo si apriva con un interminabile tratto
di buio durante il quale Vegeta vide soltanto il tentativo di messa a fuoco
dell’obiettivo.
Dopo circa due minuti, si accese una luce, che agì sul meccanismo di autofocus
della videocamera, rendendo immediatamente tutto più chiaro.
La luce che si era accesa era di un’abat-jour,
per la precisione quella della stanza da letto al piano superiore della casa di
campagna, dove, qualche filmato prima, suo figlio si era fatto iniettare una
dose di eroina dal suo ragazzo.
Questa volta, al posto di suo figlio c’era Bulma,
sotto le coperte.
Nuda.
Vegeta aprì la bocca, facendo per dire qualcosa, ma non gli uscì nulla.
Sua moglie guardò alla sua destra. Come per magia, si accese l’altra abat-jour, illuminando il volto e le braccia
di Yamcha appoggiate alle coperte.
Bulma ora guardava un punto
imprecisato nel vuoto alla sua sinistra, scuotendo impercettibilmente la testa:
Vegeta conosceva quella posa, tipica di quando la consorte era preoccupata.
Accanto a lei, Yamcha prese un pacchetto di
sigarette dal comodino, ne fece uscire una e se l’accese con un fiammifero, che
poi infilò nello stesso pacchetto… poi accese la radiosveglia.
La sintonizzò, e alzò leggermente il volume.
- …posso dire che quello che ho sentito durante questa
partita è stata una grande emozione e voglia di partecipazione da parte dei
ragazzi… però mi rammarico che sia finita così, in pareggio. Va beh, andrà meglio la prossima volta… -
Yamcha storse un po’ il naso
a quel commento, poi disse: - Che stronzi. Hanno pareggiato… -
dopodiché, guardò accanto a sé la ragazza che si era portato
a letto.
Sempre guardando nel vuoto, Bulma allungò una
mano e fece per dire qualcosa, ma il suo sguardo era sconvolto. Fece spallucce, sospirò e si portò una mano alla bocca, alzando
gli occhi al cielo…
In tutto questo, Vegeta iniziò a torturarsi le mani, guardando in basso
con lo sguardo contrito.
A un certo punto, la sua mano destra andò lentamente alla fondina
ascellare, traendone fuori la pistola, e contemporaneamente alzandosi dalla
poltrona.
Come prima, camminò lentamente verso il corridoio, arrivando fino al
mobile con la specchiera dell’ingresso. Si specchiò: era un uomo di mezza età, con
i capelli lunghi e la barba appena fatta.
Un uomo di mezza età con un impiego in banca, non ricco ma benestante.
Un uomo di mezza età che amava sua moglie… che però era andata a letto
con un altro.
Senza che se ne accorgesse, la sua mano destra si sollevò fino a che la
bocca della pistola non incontrò la sua tempia, mentre gli occhi si riempivano
di lacrime.
L’indice sul grilletto cominciò ad aumentare gradualmente la pressione,
così come la stessa mano che impugnava il calcio della pistola, finché…
…BANG!!!