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Autore: Greywolf    01/01/2021    6 recensioni
Una giornata di pioggia come non si vedeva da tempo. Una corsa sfrenata. Un amico in difficoltà. L'inizio di un dramma...un lento cambiamento...fino ad un nuovo inizio.
""-Si può sapere dove mi porti?- gli domandai mentre cercavo goffamente di coprirmi la testa con il braccio libero.
Lui non era infastidito da nulla di quello che lo circondava. Era concentrato solo a correre. L’acqua e il vento sembravano l’ultimo dei suoi problemi.
-Da Naruto!- mi disse.
-Da Naruto? Gli è successo qualcosa?! Dov’è ora?- domandai senza sapere che altro dire.
Rispose dopo un attimo:
-In ospedale…-""
E' la mia prima storia a capitoli e aggiungerei che è una storia delicata. Sperò vi possa interessare e piacere alla fine. Pubblicherò il nuovo capitolo di giovedì e di sabato. Qualsiasi appunto che avete, critiche, apprezzamenti, qualsiasi cosa, fatemi sapere e recensite per dirmi cosa ne pensate. Ci terrei molto! Buona lettura! :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Shikamaru Nara, Tenten | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Extra Kurama e Sora: la scelta giusta da fare.


“Volpe! Fermati!”

Sora iniziava a non sentirsi più il fiato in gola. Gridare strenuamente e allo stesso tempo cercare di tenere il passo con un gigantesco demone concentrato nella sua corsa sfrenata, si stava rivelando una sfida destinata a fallire. Aveva perso la cognizione del tempo ma era certo di essere a un passo dal cedimento.
Al contrario l’enorme creatura sembrava inarrestabile. Non percepiva provenirne alcuna esitazione mentre le lunghe zampe scavavano buche nel terreno e devastavano qualsiasi cosa osasse porsi sul loro cammino. Le code scattavano come fendenti quando c’era da farsi spazio oppure quando serviva maggiore slancio per saltare oltre fossi o fiumi.

Nessuno avrebbe potuto fermarlo contro la sua volontà. Nonostante la consapevolezza di ciò il giovane monaco si ostinava nel tentativo. Il desiderio di chiarimenti incoraggiava il suo animo tenace in quella sfida nonostante fosse umanamente persa in partenza. Infatti non appena lo aveva notato in lontananza, sulla soglia del Tempio del Fuoco pronto a partire, non aveva dubitato nemmeno per un momento che la sua apparizione fosse frutto di una semplice coincidenza.
 
Nel corso degli ultimi mesi aveva ricevuto gli echi di emozioni cupe distanti dalle proprie. Non ne aveva trovato una spiegazione logica, ne percepiva la presenza ma non la provenienza. Un paio era stati intensi e riuscire a distaccarsene era stato veramente difficile. Poi svanivano e sembrava come se nulla fosse accaduto.
Ma ecco, era accaduto quasi due settimane prima ormai. Improvviso e letale. Un dolore così intenso che provare a immaginarlo prima di sperimentarlo sulla propria pelle, non sarebbe stato possibile. Quelle sensazioni lontane di colpo lo avevano investito con forza e finalmente lo avevano collegato direttamente alla loro origine.
Una supplica accorata e disperata, piena di amarezza.

“Sono..qui…”

Aveva riconosciuto la sua voce, il suo chakra. Quella stessa solitudine con cui aveva convissuto tutta la vita.
Era servita tutta la sua forza di volontà per non perdere i sensi. Per trovare il modo di mandare il suo messaggio. Per fortuna non era solo e qualcuno era stato abbastanza perspicace da assecondare le sue richieste senza fare domande. Poi buio. Per tre giorni.

Una volta sveglio sembrava che nulla fosse mai successo. Nessuna ferita, sano come un pesce. Non poteva dire lo stesso di Naruto. Lo aveva riconosciuto ed era logico ipotizzare che il loro tramite doveva essere stato il chakra della Volpe a nove code. Ciò che li legava prima ancora di conoscersi. Su come potesse essere attivo dopo che il demone era stato liberato e dopo che per anni non lo aveva più percepito invece nemmeno una mezza risposta. A quel punto c’era un’unica cosa da fare. Trovare Naruto, assicurarsi che stesse bene e poi riempirlo di botte. Per avergli fatto passare quell’orribile esperienza e soprattutto per essersi ridotto a viverla sulla sua pelle in quel modo.

Poi gli avrebbe chiesto spiegazioni e ci avrebbero ragionato insieme ovviamente.
 
Che il loro “legame fisico” quindi si trovasse ad attraversare quella zona dopo questi fatti, doveva avere il suo perché. Senza rifletterci quindi si era buttato all’inseguimento, ansioso di riuscire a discutere con il demone di cui lui stesso custodiva una parte di chakra.
Arrivato a quel punto si rese conto che doveva ribaltare la situazione al più presto o questa sua chance sarebbe svanita nel nulla. La sua voce non lo avrebbe raggiunto. Tanto meno sarebbe potuto arrivare tanto vicino da riuscire a richiamare la sua attenzione. Qual era l’alternativa se non provare a fare un tentativo disperato?

Si fermò.
Dall’ultima volta che aveva percepito il chakra della Volpe a nove code sulla sua pelle erano passati anni eppure non aveva certo dimenticato la sensazione di sentirsi bruciare vivo. L’energia era scaturita dall’interno del suo corpo e poi si era propagata verso l’esterno come una fiammella che viene alimentata dal vento fino a diventare un incendio. Era esattamente come la ricordava, quella sensazione di sentirsi completamente in balia di qualcosa di più grande e distruttivo. Non solo per gli altri quanto per sé stesso.

La lucidità era fondamentale, il cercoterio era così vicino che la probabilità di perdere il controllo non era da sottovalutare. Doveva isolare ogni sentimento negativo e concentrarsi esclusivamente sul proprio obiettivo. Doveva farsi notare, diventare un faro la cui luce avrebbe attirato l’attenzione della creatura senza possibilità di essere ignorata. La pelle iniziava bruciare e tutto il suo corpo tremava per il dolore mentre la sua mente era concentrata nello spingere tutto il proprio chakra nel palmo della mano per sottomettere e assimilare quello rosso del demone. Arrivato al proprio limite, sbarrò gli occhi e urlò con tutto sé stesso:

“PALMO DELL’ONDA VIOLENTA DELLA BESTIA!”

Un gigantesco artiglio di chakra illuminò il cielo, nonostante fosse pieno giorno ed esplose in aria. Sora crollò in ginocchio tenendosi stretto il braccio destro al ventre. Era mutato trasformandosi nell’arto di un demone e bruciava molto più intensamente del resto del suo corpo. Sembrava animato di vita propria, cercava un modo di rilasciare altra energia ma lui non poteva permetterlo. Cercò di respirare a fondo e reprimere quella forza mostruosa ma come temeva, una volta rilasciata questa non si sarebbe arresa facilmente e tanto meno si sarebbe fatta rimettere a dormire. Cosa poteva inventarsi a quel punto?

“Devi crederti davvero un fenomeno se pensi di poter scherzare in questo modo con il fuoco, ragazzino.”

Non riuscì a sollevare nemmeno la testa, tanto era concentrato a trattenere il proprio braccio. Ma dopo aver udito quelle parole, sentì il chakra rosso drenare rapidamente e allontanarsi dal suo corpo. Sì sentì sollevato da un peso enorme e quando finalmente riuscì a guardare chi aveva di fronte, osservò l’imponente demone intento a inspirare con la bocca il chakra che straripava dal suo corpo.

Quando ebbe finito si leccò le labbra scure mentre Sora collassò letteralmente a terra, ansimante.

“Tutta questa messa in mostra di potere e poi cedi così? Tsk, si vede che sei solo un mero contenitore incapace di gestire il mio potere.”

“Vedi di chiudere quella dannata fogna che ti ritrovi, Volpe” sbraitò con quanta voce poteva “Non hai idea da quanto tempo ti sono stato alle calcagna, dammi un attimo di tempo per riprendermi e dopo vedrai come ti infliggerò il giudizio finale!”

“AHAHAH, ora come ora non riusciresti nemmeno a muovere un dito contro di me, Mezza Sega!”

Inaspettatamente però, alla luce di quelle parole, Kurama sollevò Sora con una delle enormi zampe per appoggiarlo seduto su una sporgenza così  da poterlo avere un po' meglio a portata d’occhio. Dopodiché si accucciò di fronte a lui, e chiese:

“Immagino tu abbia qualcosa da dirmi, quindi muoviti. Ho abbastanza fretta.”

Sora ancora cercava di riprendersi ma intanto era rimasto sorpreso da quell’atteggiamento. Ne studiò l’espressione un po' scocciata ma tutto sommato più tranquilla di quanto si sarebbe mai potuto immaginare. Decisamente non da quello che avrebbe dovuto essere il demone più potente di tutti.

“Che cosa ti guardi eh?!” ringhiò a quel punto dopo che si era fermato a fissarlo a lungo.

“Oh che ti pretendi? Sei un mostro gigantesco ed è la prima volta che ti vedo da così vicino, avrò il diritto di stare a guardarti per un po’, ti pare?”

“Sei davvero una rottura di palle, quasi quanto Na-…” si interruppe di colpo, scuotendo il capo e mormorando un altro “Tsk” con fare seccato.

“Allora non mi ero sbagliato…se sei qui è per colpa di quel cretino, giusto?” chiese subito.

“A quanto pare non sono stato l’unico,” ribatté il demone “anche tu sei ricomparso in questa zona solamente di recente o mi sbaglio?”

“Come diamine fai a saperlo?!”

“Forse per risonanza, genio?”

“Piantala! Mi rimangio di aver pensato che magari non eri così pessimo come ti avevo immaginato!”

Si aspettava uno scoppio d’ira, invece l’orgoglioso demone distolse lo sguardo come se la sua affermazione avessero avuto su di lui un impatto veramente forte. Davvero non riusciva a capirlo, sembrava seriamente in lotta con sé stesso.

“Senti, lasciamo perdere” riprese “Dimmi di Naruto, quello mi interessa. Io mi stavo dirigendo al Villaggio della Foglia ma tu venivi da quella direzione, giusto? Cosa sai?”
“Che il Moccioso è duro a morire, non c’è di che preoccuparsi. Tutto qui?”

“Cazzo, cerca di essere un po' più specifico! Hai idea di cosa diamine sia successo?” insistette nervoso Sora.

La Volpe ruotò gli occhi, come a valutare cosa dirgli. Poi sospirò e rispose:

“Diciamo di sì. Ho compreso cosa ha mosso le sue azioni anche se non riesco a capacitarmene. Come se non bastasse sono all’oscuro di dettagli importanti che quel maledetto si è rifiutato di raccontarmi. Non hai idea di quanto mi sarebbe piaciuto tirargli fuori tutto con la forza…ma non sarebbe servito. Purtroppo, sa essere veramente testardo…ma non è una novità per te, vero? Anche tu lo avrai inquadrato a dovere ormai…”

“Da quel punto di vista, non posso darti torto” convenne anche lui.


“Ti basti sapere che fisicamente si sta riprendendo, il resto pesa solo sulle sue spalle ormai. Io, gli altri del Villaggio abbiamo fatto quanto abbiamo potuto. Se non si convince lui stesso a iniziare a stare meglio, la situazione non cambierà.”

“Aspetta un attimo…vuoi forse dirmi quindi che qualunque malsana idea abbia avuto per cui entrambi abbiamo sentito quel dolore insopportabile, non gli è passata del tutto?”

“Come ti ho appena spiegato, ormai è una decisione che può prendere soltanto lui. Mi sei stato a sentire o facevi finta?!”

“Ho sentito benissimo. Anzi ho capito proprio tutto!” rispose deciso il giovane monaco, alzandosi lentamente in piedi “Mi parlavi come se entrambi lo conoscessimo bene ma a quanto pare quella era solo una tua convinzione. A me sembra che tu non lo conosca affatto.”

“Che cazzo vai blaterando?” ruggì sommessamente Kurama “Io lo conosco dal giorno in cui è nato, non c’è nulla di quel ragazzino che io non conosca. Sei tu che chiaramente hai una convinzione sbagliata su di lui.”

“Sei un demone…per quanto tu possa aver condiviso determinate esperienze con lui, non sei in grado di comprenderle veramente,” commentò Sora con tranquillità, ignorando alla grande il tono omicida dell’altro “può consolarti però una cosa…nemmeno gli esseri umani ci riescono. A meno che non la vivano sulla propria pelle.”

“Ti sono grato Volpe” aggiunse poi saltando giù dalla sporgenza e sgranchendosi appena “dopo aver parlato con te so esattamente dove andare a parare con Naruto per farlo rinsavire! Ci si vede in giro!”

Fece per andarsene ma Kurama non era decisamente della stessa opinione.

“Non azzardarti a fare un passo!” ringhiò mentre si alzava e gli girava intorno per ritrovarselo nuovamente davanti “Non pensare di cavartela così, non permetto a nessuno di parlarmi in questo modo! Come puoi avere la presunzione di dire che io non lo capisco mentre tu…tsk, addirittura pensi di poter fare la differenza viste le circostanze? Ci avrai avuto a che fare sì e no qualche settimana, da allora non vi siete più visti! Come puoi…”

“Che c’è Volpe? Stai forse iniziando a dubitare di te stessa?”

Gli occhi del demone si spalancarono e il ragazzo non ebbe più il benché minimo dubbio. Le domande che non aveva posto finalmente iniziarono a trovare risposta ed era sempre più certo di quello che avrebbe dovuto fare una volta al Villaggio della Foglia.

“Non osare più ripeterlo…altrimenti…”

“Mi ucciderai eh? Non risolverà nulla, te lo garantisco” rispose Sora, sollevando la testa e guardandolo negli occhi. Invece del solito sorriso beffardo, la sua espressione era seria “Se sei frustrato di non essere riuscito a fare qualcosa per lui, non dovresti essere qui a perdere tempo.”

“Ne ho le palle piene di chi si crede di sapere cosa mi passa per la testa,” ruggì Kurama “ho preso la mia decisione e non la rimpiango affatto. Quel Vecchio, adesso anche tu… siete davvero convinti di sapere qual è la cosa migliore da fare per me eh?! Siete solo degli umani presuntuosi e nient’altro!”

“Credimi sei tu a rendere ogni cosa chiara e limpida,” rise il giovane monaco “sono sicuro che non sei sempre stato così. Non avresti la fama che ti ritrovi altrimenti.”
Il cercoterio tirò indietro le orecchie e inarcò un sopracciglio.

“Così…come?”

“Confuso” rispose “e prima che mi sbraiti contro un’altra volta, mi spiegherò meglio. Puoi negarlo qui davanti a me, di fronte a chiunque altro, anche a te stesso…ma non credi veramente in quello che stai facendo. Mi riferisco al fatto che ti stia allontanando da lui senza avere la certezza che sia tutto apposto. Senza aver effettivamente capito che cosa gli sta succedendo. Non ho idea dei motivi che ti abbiano spinto a prendere questa decisione ma è evidente che non è ciò che vuoi davvero.”

“Insisti eh? INSISTI ANCORA CON QUESTA STORIA?!”

“Dannazione, ti pare che debba farti io la predica? Eh?” ribatté stavolta con nervosismo “Non hai da dimostrare nulla a nessuno, se non a te stesso! Cazzo, dicono di te che sei il demone che è odio allo stato puro! Dovrebbe fregarti altamente di quello che dice un ragazzino così come chiunque altro! E invece stai andando su tutte le furie! Secondo te perché?!”

“Io non-…”

“Sii sincera per un solo momento, Volpe. Stai facendo tutto di testa tua?!” lo interruppe “E’ evidente di no. Allora se questa decisione che sembra esserti stata imposta ti rende così vulnerabile, non ci arrivi al fatto che possa essere sbagliata?!”

Sora doveva decisamente riprendere fiato, tossì un paio di volte per via della foga con cui aveva alzato la voce. Era pronto a rispondere a qualsiasi cosa gli sarebbe stata ribattuta. Si era scocciato di dover subire quell’atteggiamento da parte del demone.

La sua sorpresa di qualche secondo dopo, non avrebbe saputo come descriverla.

Lo sguardo di Kurama si era fatto basso e distante…e poi si era seduto. A vederlo così, gli venne da pensare a un bambino che finalmente ha riconosciuto il proprio errore dopo essere stato rimproverato e messo in punizione. Un bambino gigantesco, con zanne e artigli che fosse stato più lucido lo avrebbe fatto a pezzi solo per aver pensato a quel paragone.

“Se non lo faccio…resterò per sempre vulnerabile.”

Okay quel tipo di risposta non se l’aspettava proprio. Voleva proseguire sullo stesso tono della predica precedente ma sentire quella sorta di confessione, lo spinse verso un approccio più “delicato”.

“Idiota,” lo schernì con un sorriso “è esattamente quello che succederà se non ti decidi a rinsavire!”

“Che diamine vai blaterando?!” grugnì il demone “E’ colpa di quel ragazzino, se io…Non sopporto di sentirmi così coinvolto! Non sopporto che i miei fratelli pensino che mi sia rammollito! Che chiunque lo pensi! Odio profondamente sentirmi così…debole!”  Pestò le zampe così profondamente da lasciarne l’impronta.

“Di che parli? Ma non avete vinto la guerra sconfiggendo quel tipo fortissimo perché avete lavorato insieme?”

Kurama rimase a bocca aperta. Gli occhi si sgranarono a dismisura, tanto che Sora ebbe una visione estremamente nitida della sua iride allungata. Non capiva perché sembrasse così sconvolto da quella domanda, avrebbe dovuto saperlo perfettamente.

“Mi sbaglio io? Tu e Naruto siete sempre stati lì a combattere per avere la supremazia uno sull’altro. Ma per fronteggiare quel tizio, lo stesso che ti aveva anche sopraffatto in passato e costretto ad attaccare la Foglia, avete iniziato a collaborare e siete riusciti a tenergli testa. Così ho sentito dai resoconti di fine conflitto. La vostra unione è stata determinante per la vittoria. Com’è fai a dire che sei diventato debole per colpa di Naruto?”

“Possibile che…?”

“Senti Volpe, lasciamo perdere mi sono davvero stufato” si arrese il giovane sospirando “a quanto pare non c’è modo di capirci. Fa quello che ti pare, a me dopotutto non interessa. So quello che ho intenzione di fare io a riguardo e tanto mi basta.”

Per lui il discorso era chiuso quindi cominciò a camminare intorno al demone per superarlo e dirigersi verso il Villaggio. Stavolta l’altro non provò a fermarlo. Rimase lì con la testa china, perso nei suoi pensieri. Sora rifletté sul fatto che quella era probabilmente l’ultima volta che lo vedeva. Prima di andarsene c’era qualcosa che voleva dirgli.

“Sai una cosa?”

Quello tese un orecchio in ascolto ma senza voltarsi.

“Quando ero piccolo incolpavo sempre gli altri perché mi lasciavano da solo e mi guardavano con disprezzo. Non sapevo che quella forza devastante che tenevo dentro di me ti appartenesse quindi attribuivo sempre la colpa agli altri prima di scoprirlo. Naruto nonostante abbia vissuto la mia stessa esperienza, se non peggiore…alla fine è diventato tuo amico. Io non penso ci sarei riuscito sinceramente. Non so se proseguirai con la decisione che ti sei imposto ma prima di lasciare indietro una persona come lui… ci penserei bene. Ma sta a te.

Per quel che mi riguarda posso solo dirti che mi ha fatto piacere vedere quel tuo brutto muso almeno una volta. Addio, Volpe a nove code.”

Non volle nemmeno vedere la sua reazione o aspettare la sua risposta. Partì di corsa, ansioso di raggiungere la sua meta incurante di quello che Kurama avrebbe deciso di fare. Non gliene importava. Era lui quello che voleva fare la differenza per Naruto in quel momento, allo stesso modo in cui lui lo era stato anni prima.

Si morse appena il labbro. Quella piccola incertezza era tornata.
Ne sarebbe stato all’altezza?




Extra Sora: Questo non dimenticarlo mai!

Camminavano fianco a fianco da qualche minuto in un silenzio alquanto imbarazzante, per non dire strano. Forse era la prima volta che riuscivano a stare vicini senza tentare di assalirsi non solo con le mani ma anche con le parole. Del resto, erano due teste calde pronte a mettersi in competizione alla prima occasione con l’irruenza che gli bruciava dentro. Quella situazione li stava decisamente mettendo entrambi a disagio.

Per quanto Sora avesse simulato la loro conversazione almeno un centinaio di volte, in quel momento non sapeva da dove cominciare.  All’inizio era stato semplice...mentre uscivano dal cimitero, l’amico aveva risposto alle sue provocazioni e con quei battibecchi gli era sembrato di tornare alle litigate di due anni prima.
Poi d’un tratto Naruto aveva abbassato lo sguardo e l’espressione che aveva assunto lo aveva paralizzato. Aveva avuto la sensazione di trovarsi davanti a un’altra persona, qualcuno con cui non sapeva come comportarsi. L’incertezza aveva cominciato a dilagare, spingendolo verso la convinzione di non avere le qualità adatte per poter fare quel tipo di predica. Dopotutto era lui quello che ne riceveva sempre di così lunghe e noiose che gli ribadivano tutto ciò che già sapeva. Aveva davvero pensato di essere in grado di formulare un discorso coerente e capace di risolvere la situazione?

Dopo aver percepito quel dolore indescrivibile ed essersi imbattuto in un certo demone lungo la strada, ci aveva messo relativamente poco ad arrivare al Villaggio perché non si era mai fermato. Ciò che aveva previsto di fare una volta raggiunto Naruto, era semplice. Prenderlo a pugni senza sosta finché non avesse ammesso di aver fatto un’enorme cazzata e ancora e ancora finché non fosse stato certo che fosse rinsavito. Gli avrebbe fatto rimpiangere l’accaduto a suon di botte per poi fargli il fantomatico discorso e riprendere il suo viaggio. Questa era stata l’idea perlomeno.

Prima di affrontare quella situazione però andare a trovare il maestro Asuma era stato un obbligo morale per lui. Aveva saputo della sua scomparsa al suo ritorno al Tempio del Fuoco. Come se non fosse bastata la notizia della morte del maestro Chiriku a provarlo profondamente.

Ed era andato vicino a perdere anche Naruto. Per giunta con un dolore così profondo e lancinante da riuscire a turbarlo ogni volta che ci ripensava. Anche se la consapevolezza peggiore l’aveva avuta nelle ore successive perché una miriade di spiacevolissime emozioni gli erano piombate addosso. Le aveva ricollegate a quell’inquietudine che ogni tanto si affacciava nel suo animo senza un motivo apparente. Poi era cambiato qualcosa e un’ulteriore tristezza si era aggiunta, portandolo a un’amara consapevolezza. Convincersi di quello che era successo era stato quasi impossibile e proprio perché Sora lo trovava inaccettabile, si era convinto di imporgli un castigo adeguato.

L’unico punto a difesa del suo amico biondo che avrebbe potuto risparmiargli qualche pugno sarebbe stata una certa “risposta”. Non avrebbe posto una domanda diretta ma sarebbe arrivato a quel discorso, che necessitava di una risposta specifica. A seconda di quale sarebbe stata, avrebbe stabilito quanto il suo Castigo Finale sarebbe stato intenso.

Si sentiva pronto ma le cose avevano preso una piega diversa da programma quando lo aveva incrociato al cimitero per caso. L’approccio era andato più che bene ed era rimasto molto soddisfatto di aver ricevuto il permesso di portarselo in giro, senza troppe storie. Ora però si trovavano in quella situazione di stallo e lui stava perdendo sicurezza. Come poteva picchiare qualcuno che non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi?

“Improvvisamente sei a corto di parole? Questo silenzio comincia ad essere pesante.”

Naruto da parte sua preferiva arrivare subito al sodo. Superata l’enorme sorpresa di ritrovarsi davanti proprio quel vecchio rivale, aveva deciso di seguirlo ben consapevole di ciò a cui stava andando incontro. Se in un primo momento si erano comportati come ai vecchi tempi, inevitabilmente poi si erano trovati senza altro da dire. A quel punto tanto valeva non tergiversare oltre e chiudere la questione anche con Sora.

“Se hai qualcosa da dire, fallo in fretta” aggiunse “Non voglio mettere Kaiza nuovamente in difficoltà con l’Hokage.”

“Idiota, ho intenzione di prendermi tutto il tempo che mi serve! Dopo quello che mi hai fatto passare, direi che è il minimo!” gli diede una leggera spallata, indicando la loro destra “Giriamo di qua, so esattamente dove portarti.”

“Anche tu eh?” mormorò Naruto “Colpa mia che ho accettato di seguirti, per oggi ne ho già avute abbastanza…”

“Oh credimi, ne avrai avuto abbastanza solo dopo che-…”

“È stato… così intenso?”

La bocca di Sora si chiuse di scatto a sentire quella domanda, capendo subito a cosa si riferisse. Non aveva sollevato lo sguardo, quelle parole erano state sussurrate quasi con timore. Camminava a testa bassa, le spalle curve e un’espressione cupa in volto.

Pur con il dolore nella voce e nello sguardo, Naruto aveva sempre tenuto la testa alta. Non lo riconosceva davvero, sembrava un’altra persona.
Ma quel pensiero lo smosse. Un sorriso involontario gli nacque spontaneo man mano che la sua determinazione si rinnovava e i pensieri a lungo studiati ed imparati a memoria riaffioravano con chiarezza.

“Certo che ti sei rammollito parecchio eh? Comunque, la risposta è sì. Ma sai, ho avuto una conversazione interessante ultimamente che mi ha fatto rendere conto che la parte peggiore di tutta questa storia non è stata il dolore. Intendiamoci, percepirlo in quel modo è stato uno shock ma è stato ancora peggio rendersi conto di quanto tu sia stato stronzo a non curarti minimamente delle conseguenze delle tue azioni.”

“Non puoi credere che io-!”

Il senso di pericolo aveva dato a Naruto come una scossa. Il suono del bastone caduto a terra era rimbombato nel silenzio che si era creato tra lui e Sora. Senza essersene reso conto, si era ritrovato a braccia incrociate a contrastare il pugno di Sora che vi aveva impattato con violenza. Alla sorpresa stava subentrando la razionalizzazione quindi non fu abbastanza reattivo da respingere il gancio che arrivò l’istante dopo. Pur potendo aspettarsi benissimo una reazione simile da un tipo come Sora, non pensava a un colpo così improvviso. E a differenza di quanto era accaduto nello scontro con Kiba in cui si era rifiutato di combattere e aveva accettato i suoi colpi, quel singolo pugno aveva avuto un impatto diverso. Bruciava al punto da non poter fare a meno di trattenerci forte la mano sopra nel tentativo di far scemare il dolore. Forse perché aveva cercato di difendersi stavolta?

“Come stavo dicendo,” fece l’altro perfettamente calmo “ho razionalizzato dopo che la cosa peggiore è stata scoprire che non stavo impazzendo. Mi sarei dovuto sentire sollevato, non ti pare? Invece no, nel modo più assoluto. Perché il pensiero che tu avessi fatto una cosa del genere…non curandoti delle conseguenze che avrebbe avuto… era a dir poco imperdonabile.”

“NON PENSAVO SAREBBE SUCCESSA UNA COSA SIMILE!” strepitò Naruto, mettendosi a stento a sedere “Continuate ad insistere! Se solo avessi immaginato…”

“Cosa? Non lo avresti fatto? Guardami negli occhi e dimmi la verità.”

Naruto stava per rispondere ma all’ultimo esitò, come se quel qualcosa gli fosse rimasto in gola. Strinse i pugni con rabbia, abbassando poi lo sguardo arrendendosi a quello di Sora.

“Direi che ho la mia risposta…” commentò lui compiaciuto.

“Sai la cosa che mi fa più incazzare?” sussurrò però poco dopo Naruto “Che mi ripetete tutti quanti la stessa cosa…che nessuno di voi crede a quello che pensate sia successo eppure…eppure… mi state tutti dimostrando che invece ci credete sul serio. Non sai la rabbia che mi suscita in corpo…la delusione che mi fa provare…” gli occhi azzurri si sollevarono stavolta con severità “…SE SOLO avessi immaginato che ci sarebbe potuta essere una risonanza su di te e Kurama…se solo avessi avuto il più piccolo sospetto di come si sarebbero messe le cose con tutti…Io…”

“Stai mentendo.”

“Cosa…?”

“Adesso voglio che tu sia estremamente sincero…” si chinò su di lui, afferrandolo per la maglietta e tirandolo a sé “…ammetti di essere stato un emerito egoista…che i tuoi cosiddetti “amici” a confronto di te stesso non valgono così tanto…”

La testata fu veramente inaspettata e abbastanza forte da far perdere l’equilibrio a Sora, facendolo sbilanciare indietro. Venne spinto con forza e si ritrovò bloccato a terra, con un braccio tremante sotto la gola e due occhi azzurri che lo guardavano furenti.

“L’unica scelta egoistica che ho fatto è stata quella di chiedere aiuto,” disse con voce ferma “ed essere stato grato per…”

“Continui a sparare cazzate, l’ho visto il tuo sguardo di prima…” gli rispose Sora “non ti vergogni dopo che ti ho chiesto di essere sincero?”

“Ma cosa credi di saperne tu?” chiese Naruto “Anche tu come tutti…no, ma la colpa è anche mia. Accidenti…” si morse il labbro mentre non lo stava nemmeno più guardando veramente per poi iniziare a ridere sottovoce. Lo guardò di nuovo poi con un’ombra di tristezza nello sguardo e aggiunse: “E’ stato anche peggio di quanto avessi immaginato…è stato un errore…un altro errore…”

Senza lasciarlo finire di parlare, Sora gli mollò un pugno su un fianco che sortì l’effetto desiderato di fargli allentare appena la presa. Si slanciò in avanti, riuscendo a scrollarselo di dosso per poi colpirlo di nuovo in pieno viso.

“L’errore è stato venire qui perché non sopporti che ti si dica la verità, vero? Anche codardo oltre che egoista!” gli disse, rialzandosi.

La percepì come una scossa. La sua rabbia, così come a suo tempo ne aveva percepito la sofferenza. Glielo lesse anche nello sguardo, nell’atteggiamento quando il dolore per il pugno invece di scoraggiarlo era riuscito ad accendergli qualcosa dentro. Naruto si era rialzato e aveva cercato di colpirlo nuovamente. Fu facile per Sora riuscire a contrastarlo, era più che evidente era fisicamente debilitato ma quel briciolo di volontà che aveva tirato fuori finalmente, lo faceva bene sperare. Era l’occasione giusta, così fece in modo di fargli passare la fantasia di muoversi ancora reagendo a un ennesimo assalto con un calcio al petto che lo fece cadere rovinosamente a terra.

Fu più forte del previsto ma gli era venuto d’impulso. Cerco di ignorare il fatto che l’altro boccheggiasse per il dolore per non farsi sviare dal proprio proposito. Se avesse ceduto, non sarebbe riuscito ad andare avanti. Si rialzò tranquillamente mentre Naruto si riprendeva dal colpo.

“Stai superando ogni limite, Sora…” biascicò Naruto dopo qualche momento, mettendosi a sedere a fatica “…lasciami in pace e basta…”

“Così puoi smettere di sentirti come dovresti? È facile dire di voler essere lasciato da solo così il peso delle nostre azioni sugli altri non ci può sfiorare. Invece no…meriti di sentire questo dolore!

Adesso, domani e ancora. Non devi dimenticartelo! Perché non ci sei solo tu nel momento in cui prendi quella decisione! Non venirmi a dire che non avresti mai immaginato che ci sarebbe stata una risonanza su di me o Kurama o che non hai pensato a quello che sarebbe successo con gli altri perché è una cazzata! Ci hai ignorati deliberatamente e per questo che ti sei meritato quel pugno, quel calcio e per cui ti meriterai anche il Castigo Finale!

E pensa che non lo sto dicendo perché la sofferenza di quel giorno è stata a dir poco devastante…ma perché il pensiero di poter perdere qualcun altro è stato così spaventoso che non riesco a dimenticarlo…”

Sora si fermò a riprendere fiato mentre osservava Naruto, in attesa della sua reazione. Quest’ultimo lo guardava con gli occhi sgranati, sorpresi e limpidi. Quella era decisamente una reazione dal vecchio lui che ricordava. Ma non si sentiva tranquillo… quello era il momento della risposta decisiva.

Aveva parlato. Lo aveva colpito anche più duramente del previsto prendendosi una piccola rivincita per lo spavento preso, anche se resistere al rimorso provato per il colpo che lo aveva quasi tramortito non era stato semplice. Ma le sole parole non avrebbero sortito lo stesso effetto. Come la Volpe aveva detto, ora stava a lui scegliere se e come reagire. A differenza del demone però lui non se ne sarebbe andato. Sarebbe rimasto lì tutto il tempo necessario, a costo di doverlo prendere ancora a pugni o anche di dovergli fare una nuova e più lunga predica. Non si sarebbe lasciato convincere che non c’era altro da fare che aspettare che decidesse da solo quando riprendere in mano la sua vita ed andare avanti.

Sarebbe rimasto lì. Allo stesso modo in cui lo ricordava vicino a sé, mentre soffriva da solo in preda a un potere che non poteva controllare. Naruto non lo aveva abbandonato e gli aveva dato tutto: il suo aiuto, la sua forza e i suoi stessi amici. Non avrebbe fatto nulla di meno per lui.

“Mi dispiace Sora…” mormorò Naruto mentre si asciugava velocemente gli occhi e traeva respiri profondi “…ma credimi, quel dolore è qualcosa che non voglio assolutamente dimenticare.”

Sora riprese a respirare, sollevato. Le sensazioni che sentiva venire da lui erano cambiate ancora. Percepì quiete, consapevolezza…

“Non solo quello che ho provato ma anche quello che ho causato. Non lo farò, quello che è successo non deve assolutamente ripetersi…” continuò lui, mentre un’emozione che non comprendeva a fondo si aggiungeva alle altre “Solo sai…il fatto che tutti abbiate dubitato di me in quel modo, per quanto sia grave quello che ho fatto…mi ha ferito. In un modo che con il dolore che avevo dentro, non credevo possibile. E proprio perché mi sono sentito così…che ho sbagliato a mia volta. Voglio cercare di rimediare, davvero…ma…” si batté forte la mano sul petto “…se non faccio pace con me stesso, con…io non posso…”

Si interruppe quando Sora gli strinse forte la spalla.

“Non hai bisogno di dire altro,” gli disse con un sorriso sereno “perché sto percependo i sentimenti che stai provando in questo momento e non sono come quelli che ho sentito prima che beh…lo sai. E poi mi hai dato esattamente la risposta che avevo bisogno di sentire per credere a quello che dici.”

“Aaah” aggiunse poi ad alta voce il giovane monaco, stirandosi spingendo le braccia verso l’alto “un pochino mi dispiace perché qualche altro pugno te lo avrei dato volentieri ma sono contento di non essere costretto a farti un’altra mega ramanzina, ti garantisco che è qualcosa di che non auguro di fare a nessuno! È una cosa così…da vecchi!”

“Ti accontenti di poco, a quanto pare…” commentò Naruto con un leggero sorriso. Poi fece con tono più serio “Posso chiederti che cosa pensi di preciso?”

“Che mi hai impegnato meno tempo del previsto e sono contento di questo,” rispose “temevo chissà quanto ci avrei messo a farti rinsavire. Da come ne parlava la Volpe, sembravi un caso disperato invece probabilmente era troppo presa dai suoi problemi personali per arrivare a capirti come avrebbe dovuto.”

“Aspetta, quindi lo hai incontrato?”

“Sì, decisamente un pessimo soggetto. E anche un pessimo amico aggiungerei, dato che se ne è andato via e per giunta senza esserne minimamente convinto…”

“Lui…ha fatto quello che ha potuto, in qualche modo ho tenuto lontano anche lui…” sospirò il biondo “…ma è riuscito a darmi una bella smossa prima di andarsene via. Non poteva fare altrimenti comunque…ho capito che aveva bisogno di andarsene. Trattenendolo, avrei solo peggiorato le cose.”

“Se vuoi la mia, quella dannata Volpe è solo troppo egocentrica per riuscire a pensare a dovere al quadro d’insieme. Tutto mi aspettavo dal nostro primo incontro tranne che sarebbe stata a tal punto in preda a una crisi esistenziale da farsi zittire persino da uno come me.”

“Cosa…? Ma parli proprio dello stesso Kurama?”

“Insomma ha deluso largamente le mie aspettative,” concluse, poi aggiunse “però mi chiedo se alla fine…”

“Alla fine?”

“Nulla di che, tranquillo” si affrettò a dire. Non voleva creargli false speranze nel caso si stesse sbagliando ma aveva un buon presentimento in merito. Magari c’era qualche speranza per quei due. Sollevò lo sguardo verso il cielo e riprese a parlare: “Direi che si è fatta l’ora…le mie visite le ho fatte e abbiamo risolto anche questa situazione alquanto seccante. Penso che sia un buon momento per riprendere il mio viaggio.”

“Vuoi andartene adesso? Così?”

“Già, credimi le mura del Villaggio sono limitanti. C’è così tanto da vedere là fuori, sapessi…E in ogni caso parto tranquillo del fatto che ti sia tornato quel poco di sale in zucca che basta e quindi non ho motivi per trattenermi oltre. Poi hai detto di non poter fare rischiare a quel Kaiza di avere problemi con l’Hokage no? Ti conviene rientrare, non vorrei mai che quella donna terribile venisse a darmi la caccia…anzi visto come ti ho conciato penso sia il caso che metta quanto più terreno possibile tra me e questo Villaggio prima che lo scopra…brr, ho i brividi al solo pensiero...”

“Non è un problema, anzi tutt’altro” lo tranquillizzò Naruto mentre si strofinava un po' le ferite e la guancia leggermente gonfia. Poi ricordò il motivo di tutto quel timore dell’amico e si mise a ridere “Tu pure che sei andato a chiamare Anziana quella volta…eheheh”

“Mai commessa imprudenza più grande, lo devo ammettere ahahah”

Mentre il tramonto si tingeva di colori sempre più intensi, loro due erano lì a farsi una risata sincera e Sora tornò con il pensiero a un paio di anni prima quando dopo aver dichiarato ostilità a praticamente tutti gli amici di Naruto, erano rimasti delle ore a darsele dimenticandosi di tutto e di tutto. Finché il maestro Asuma assieme a Shikamaru non li aveva fermati e dopo la solita noiosa ramanzina li aveva portati tutti a cena fuori. Il valore di certe piccole cose si apprezza solo con il tempo e dopo aver conosciuto il dolore della perdita…avere la possibilità di un solo momento in più di spensieratezza era un dono in quel mondo.

“Ti serve la scorta oppure riesci a stare sulle tue gambe senza bisogno della balia?”

“Ho scoperto di riuscire a cavarmela bene anche da solo, ce la faccio” rispose Naruto alzandosi lentamente e andando a recuperare il bastone. Non gli piacque quell’ultimo commento ma non gli sembrò nulla di cui preoccuparsi. Sapeva l’essenziale.

“Pensi passeranno altri due anni prima di rivederci?”

“Tranquillo Idiota, ho capito che ogni tanto sarà il caso che mi faccia rivedere. Qua se ti si lascia troppo per i fatti tuoi, non si sa quello che può succedere…” poi si fece serio e gli tese la mano “…in ogni caso, la prossima volta chiedi aiuto prima…non ci sono solo io e per quanto gli altri siano imbranati, stai certo che non te lo negheranno…”

Naruto gli rivolse una smorfia un po' triste ma annuì e gli strinse la mano con forza senza aggiungere nulla. Lo salutò e poi si voltò per riprendere la strada verso la propria abitazione.

“Che stai facendo?”

“Te l’ho detto, parto per un nuovo viaggio.”

“Il cancello è dalla parte opposta.”

“Idiota, lo so anche io. Zitto o ti infliggo il Castigo Finale!”

“Non sia mai il contrario eh…” rise ancora “…grazie Sora.”





 




Note finali: E' tempo che mi decida a mantenere la mia promessa. Dopo anni ma lo avevo promesso. Ho perso la mano, lo avrete notato ma farò del mio meglio per recuperare promesso, a chi sarà ancora qui la prossima volta.

 
 
 
 
  
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