Capitolo 7
Il Bacio Che Aspettavo
“Vanessa,
parlo con te, mi senti?” esclamò Alice scocciata per la terza volta.
Ritornai
alla realtà con un piccolo balzello, guardando stranita lo stand di gonne che
mi stava vicino, quasi come se avessi dimenticato di essere nel centro
commerciale di Seattle con Alice e Rosalie.
“Oh,
dimmi” dissi, quando in realtà avrei preferito ritornare a casa, chiudermi
nella mia stanza e ripensare ai quei fatidici minuti che la sera prima avevo
trascorso tra le braccia di Edward.
“Ho
detto che da stamattina ho avuto cinque visioni su di te e mi sa che domani
dovrai rendere pubblico il fatto che andrai alla festa di Angela con Edward”
spiegò con finta nonchalance.
“Eh?
Cosa? Cosa hai visto? E poi Edward non
mi ha invitata in quel senso…” dissi
tutto d’un fiato, facendola ridere.
“Ho
visto che Mark Brown ti inviterà domani, dopo Mike Newton… Che dopo il tuo
rifiuto lo chiederà a Gabriella, ovviamente” sghignazzò divertita, leggendo la
mia espressione confusa.
“Mark
Brown?” domandai, senza riuscire ad associare quel nome ad un volto.
“Si,
quello palestrato e montato che segue il tuo stesso corso di trigonometria!” mi
spiegò , mentre facevo mente locale.
Feci
mente locale, dato che trigonometria era uno dei pochi corsi che non
frequentavo con Edward, e di conseguenza mi risultava più facile notare gli
altri volti non essendo distratta dalla sua presenza.
“Ah!”
dissi infine, ricordando un tizio tutto muscoli con i capelli scuri che qualche giorno prima mi aveva chiesto di
aiutarlo con un problema. “Non mi interessa proprio”.
“La
prenderà davvero male, dopotutto crede di essere chissà chi! Mi sa che poi deciderà di prendersela con Edward…”.
Mi
zittii,conscia del fatto che Edward non mi aveva invitata nel senso amoroso
della cosa,bensì in quello amichevole. Nessuno ci avrebbe mai creduto,
pensandoci bene.
Così,
la mattina dopo mi preparai più distrattamente del solito, sapendo che avrei
trascorso una giornata movimentata da sotto i punti di vista. Indossai dei
jeans con una camicia rosa, e nel frattempo pensavo a cosa rispondere a Mark e
Mike.
Quando
uscii di casa mi ritrovai davanti agli occhi Edward appoggiato alla sua Volvo metallizzata che mi
scrutava pensieroso.
“Ciao”
dissi, cercando di sorridere.
“Ehi,Vanessa!
Sali, stamattina ti accompagno io” disse cordiale e disinvolto.
Lo
guardai senza capire. “Guarda che devo andare con Rosalie”.
“Ci
ho già parlato, è tutto ok. Dai,sali, devo parlarti!” insistette, facendomi
segno di salire.
“Ok”
dissi semplicemente, avvicinandomi. Lui aprì la portiera del passeggero con
eleganza e mi invitò ad entrare, e un secondo dopo me lo ritrovai seduto dietro
la postazione di giuda.
“Alice mi ha detto di Mark Brown” iniziò,
facendomi comprendere immediatamente le
sue intenzioni. Cosa avrebbe fatto? Mi avrebbe scaricata, dicendo che dopotutto
avremmo potuto parlare in qualche altra occasione? Tremai alla sola idea. “E mi
ha anche detto che di lui non t’importa nulla, proprio come non ti importa
nulla di Mike”.
“Giustissimo” asserii.
“E quindi mi è sorta un’altra domanda…” continuò,
questa volta stranamente serio mentre guidava.
“Sarebbe?” domandai, senza sapere se essere curiosa o
preoccupata.
“Beh… Ti importa di me?” chiese.
Il modo in cui lo disse fu strano, non era scherzoso,
ironico o eccessivamente serio, no, era… Vellutato, dolce, come quello di
qualcuno che ci tiene ad avere una risposta definita senza nascondere un
certo…. Sentimento? Si potrebbe definire così?
Non lo sapevo, fatto sta che per il minuto che seguì
non respirai affatto, conscia di star dando un bello spettacolo.
“Vanessa? Allora?” domandò impaziente e quasi
angosciato.
“Edward…. Dipende dal senso che…” iniziai, quando
invece avrei voluto dire che mi importava al 100% ed era grazie a lui se
riuscivo a sopravvivere in quei giorni nella monotonia di Forks.
Inaspettatamente, lui fermò l’auto e la parcheggiò
vicino quella che sembrava essere un’officina e si voltò verso di me.
“Quale senso, Vanessa? Da quando sei qui non facciamo
che starcene sempre insieme, stiamo progettando la futura uscita di Jasper e
Gabriella per Halloween, Daniele mi odia per tutto questo e tu… Tu mi domandi
ancora in che senso? Pensavo avessi capito che provo un certo interesse che va
oltre l’amicizia per te” annunciò, prendendo le mie mani tra le sue e
stringendole con enfasi.
Dal canto mio avrei voluto morire. Quante volte avevo
segretamente immaginato una scena simile? Mi persi nei suoi occhi color miele,
le sue labbra perfette come tutto il resto, e, senza sapere come, alzai la mano
sul suo viso, accarezzandoglielo lentamente.
“Quindi mi hai invitato alla festa non solo per un
puro scopo amichevole…” dissi, parlando quasi a
fatica.
“No. Credevo lo avessi capito…” disse con un tono di
scusa.
Scossi il capo. “No, e più che altro…. Non volevo
crederci, mi sembrava troppo bello per poter succedere a me” ammisi, abbassando
lo sguardo, ma lui mi costrinse a guardarlo negli occhi sollevando il mio mento
con la mano destra.
Sorrideva in un modo gioioso, come non l’avevo mai
visto in più di un mese. “Ed ora che te l’ho detto esplicitamente….?”.
“Io ti dico esplicitamente che mi interessi nello
stesso senso che intendi tu, che mi farà piacere venire alla festa con te e che
sono più sollevata nell’avere una vera scusa da dire a quei due” dissi
velocemente, dato che lo stavo ancora guardando negli occhi.
Probabilmente se fossi stata ancora umana sarei svenuta
per tutte quelle emozioni.
“Tranquilla, ci parlerò io con quei due” mi promise,
prima di sporgersi verso di me e baciarmi con dolcezza una guancia per la prima
volta.
Era una sensazione strana sentire le sue labbra sulla
mia pelle, ricordavo quel tipo di baci ricevuti da un ragazzo molto diversi,
semplici, brevi, invece sentii una scossa lungo la schiena. Ed era solo uno
stupido bacio sulla guancia. Che diamine.
“Bene, allora è deciso” borbottai mentre rimetteva in
moto, solare come non lo era mai stato.
“Ovvio” rispose facendo l’occhiolino, e sospirai,
accasciandomi sul sedile.
Quando arrivammo a scuola, decine di occhiate erano
puntate su di noi e vidi Mike più rabbuiato che mai.
“Allora, ha intenzione di chiedertelo alla terza ora,
dopo trigonometria visto che io non ci sarò, e lo stesso cercherà di fare Mark”
mi sussurrò mentre ci sedevamo su una panchina dato che mancavano ancora dieci
minuti all’inizio delle lezioni. Ovviamente gli stava leggendo nel pensiero.
“Ok…” mormorai.
“Ma Mike sta pensando che se ha una minima prova del
fatto che ci verrai con me non te lo chiederà per evitare la figuraccia”
aggiunse.
Lo guardai interrogativo e lui sorrise, prima di farmi
segno alle mie spalle e farmi capire che c’era Mike.
“Allora, Vanessa, ti va di venire alla festa di Angela
con me?” domandò, con l’aria perfetta di quei ragazzi che si vedono nei
telefilm.
Comprendendo ciò che voleva fare, mi finsi stupita.
“Oh, Edward! certo che voglio venirci con te!” dissi
con enfasi.
“Perfetto, allora. Che ne dici se ci vediamo verso le
nove da te?” continuò.
“Si, va benissimo”.
Sentii i passi pesanti e rapidi di Mike superarci, e
mi sentii un bel po’ in colpa, ma purtroppo era inevitabile.
Nel giro di pochissimo, tutti sapevano del fatto che
io e Edward saremmo andati alla festa insieme, e ciò mi portò anche ad una
conseguente rimproverata da parte delle mie amiche.
Infatti, prima dell’ora di ginnastica mi fermarono in
bagno e mi circondarono.
“Ragazze…” dissi, sorpresa.
“E poi Edward
non mi ha invitata in quel senso…” mi scimmiottò Alice, guardandomi acida.
“Perché non ce lo hai detto che tu ed Edward andavate
alla festa insieme nel vero senso della parola?” domandò Gabriella offesa.
“Forse perché me lo ha detto stamattina e ancora
abbiamo avuto occasione di parlare!” le ricordai, ma fatto sta che tutte
scoppiarono a ridere e si buttarono addosso a me, abbracciandomi con forza e
iniziando a scompigliarmi i capelli.
“Lo sapevo che Edward te lo avrebbe chiesto in modo
più ufficiale, si vede che è stracotto di te” disse Rosalie in seguito,
trionfante.
“Rosalie…”.
“E’ vero, non negare!” continuò lei.
“E poi c’è un’altra cosa che devi sapere” si insinuò
Cristina, con il suo magico sorriso a diecimila denti.
“E sarebbe?” chiesi.
“Io ci vado con Emmett!” esclamò.
Non resati sorpresa più di tanto, era da aspettarselo
da loro due che erano sempre inseparabili.
“Ed io ho deciso con il cosiddetto “Charming vampire”
che ci incontreremo alla festa per la prima volta” annunciò Gabriella con gli
occhi che quasi le brillavano.
Cavoli, il mio piano aveva fatto effetto in nemmeno
dodici ore.
“Davvero?” domandai, abbracciandola.
“Si! Avevi ragione nel dire che dovevo buttarmi,
Vanessa!” sussurrò, con aria di gratitudine. Le sorrisi, e poi tutte ci
avviammo alle rispettive lezioni.
Anche Mark Brown seppe della cosa e a trigonometria mi
passò davanti con aria superiore, iniziando a fare lo scemo con un’altra
ragazza.
“Aver avuto la meglio su Mark Brown mi fa montare la
testa sai?” disse Edward quella sera, mentre me ne stavo sul tetto di casa mia
a guardare il cielo, persa nelle emozioni di quella giornata emozionante.
Mi voltai e vide che stava esibendo il suo fatidico
sorriso sghembo.
“Non montarti troppo, potrei sempre cambiare idea”
risposi.
In un primo momento parve spiazzato, quasi intimorito,
poi si rasserenò comprendendo che era una battuta e prese le mie mani tra le
sue.
“Mi ci hai quasi fatto cascare” mi rimproverò.
“Che onore, aver fatto quasi cascare Edward Cullen!
Cosa posso desiderare di più dalla vita?” chiesi retorica, alzando gli occhi al
cielo.
Mi guardò esitante e scrollò le spalle.
“Forse questo…” sussurrò, avvicinando il suo volto al
mio e prendendolo tra le sue mani.
I nostri nasi si sfiorarono e mi parve di rivivere un
flashback, come se avessi capito cosa stava per succedere ma dieci volte più
emozionante di quello che ero abituata a vivere. Da quand’era che non baciavo
qualcuno? Era ancora di più il tempo che qualcuno non baciava me.
Cercando di non risultare goffa portai la mano destra
tra i suoi capelli e sentivo il suo respiro fresco a pochi centimetri da me,
finchè non sentii le sue labbra perfette accarezzare le mie.
Ma durò troppo poco per i miei gusti, si staccò subito
e mi guardò intimorito, come se avesse paura di aver sbagliato qualcosa.
“Scusa, forse non…”.
Gli sorrisi e parve rincuorato. “Rifallo, che aspetti?”
lo invitai, gettandogli le braccia al collo, e lui ubbidì, stringendomi a sé con
una sicurezza più marcata e baciandomi, questa volta regalandomi un vero bacio.
Le sue labbra si schiusero sulle mie ed io feci lo
stesso, sentendomi totalmente persa ed elettrizzata, ricambiando quel bacio infinito
che attendevo, anche se inconsciamente, da più di un mese.
Chiedo umilmente perdono, so che non aggiorno da mesi
e mesi, ma spero comunque che mi facciate sapere cosa ve ne sembra! Grazie a
_New_Moon_, _Vampire_Cullen_ e ely4890 che hanno recensito lo scorso cap e
coloro che hanno messo questa fic tra i preferiti e le seguite.
Un bacio!
milly92