Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: GReina    02/01/2021    2 recensioni
[Iwaoi | Kuroken | Daisuga | Tsukkiyama | Bokuaka | Sakuatsu + accenni di Kagehina | Tanakiyo].
Haikyuu ad Hogwarts: segue le vicende dei nostri protagonisti per un anno (quinto per Hinata e co; settimo per Daichi e co).
Daichi è il papà di tutti i Grifondoro e Suga la mamma dei Corvonero; Kenma nasconde un segreto; Oikawa è paranoico; Tsukishima è irritato (be', non è una sorpresa!); Sakusa vuole liberarsi di Atsumu; Osamu e il suo amore per il cibo sono l'unica certezza. Venite a scoprire il resto!
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts' Series'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sakusa
Se c’era una cosa che poteva dire di apprezzare nei suoi compagni di dormitorio, quella era che ognuno di loro bramava la tranquillità. In genere – lo aveva imparato a proprie spese – gli studenti di Hogwarts erano irruenti e troppo spesso invadevano lo spazio personale altrui, ma non nella camera maschile del sesto anno Corvonero. Lì – nonostante fossero il dormitorio più numeroso della scuola – Sakusa, Ennoshita, Kenma, Akaashi, Shirabu e Osamu potevano rimanere tranquilli, insieme ma in totale silenzio. Si contavano sulle dita di una mano le volte in cui in quella stanza si era urlato, almeno tra loro – e questo era motivo di vanto – le discussioni, se proprio dovevano essercene, avvenivano il più pacatamente possibile. Per cui, si disse Sakusa entrando in dormitorio, in cambio di tutta quella tranquillità poteva accettare quelle rare volte di baccano.
Sulle prime tentò di ignorare i suoi compagni di Casa; si diresse verso il proprio letto e tirò le tende del baldacchino. Solo allora rimosse l’incantesimo testa-bolla che l’accompagnava ovunque proteggendolo dai germi che veleggiavano invisibili nell’aria.
“Ti dico che è una grandissima scocciatura!” sentiva nel frattempo discutere gli altri “Non fa altro che seguirmi ovunque vada e poi quando finalmente mi ritiro in Sala Comune, lui rimane lì, con quello sguardo da cane bastonato davanti all’entrata perché non è in grado di superare l’indovinello dell’ingresso! Ci credo che poi Suga si infastidisca! E la colpa sarebbe mia?”
“E pensi che Kuroo sia meglio?” aveva risposto Kenma ad Akaashi. Non bisognava essere dei geni per capire di chi stessero parlando: i due scalmanati Grifondoro erano iperattivi tra i corridoi tanto quanto lo erano sul Campo di Quidditch, ed ancora una volta Sakusa si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo al pensiero che non fossero nella sua stessa squadra.
“Non sta solo progettando di comprare un collarino! Sta costruendo una cuccia e preparando un piano per catturarmi attirandomi con dei biscotti per animali!” Sakusa sentì Osamu ridere alle parole di Kenma, poi ancora questi aggiunse: “Almeno nella nostra Torre possiamo avere un attimo di pausa dalle loro urla.” dopodiché fu Miya a sbuffare.
“Vorrei poter dire lo stesso di Tsumu. Detesto quello là!” a quel nome, Sakusa trattenne una smorfia.
“Ecco un altro giocatore con cui non vorrei mai stare in squadra!” si disse. Era il fratello gemello di Osamu ed in quanto suo coetaneo vi aveva speso molto tempo insieme durante le lezioni. Al loro primo anno, Corvonero e Serpeverde condividevano l’ora di Erbologia, e sebbene quella lezione non fosse stata la prima a passare insieme a lui, sicuramente era stata l’ultima in cui Sakusa poteva dirsi tranquillo con Atsumu nella stessa stanza, e se poi a questi si aggiungeva il suo fratello gemello nelle vicinanze, Sakusa iniziava a tremare. Stavano estraendo la linfapuzza dalla Mimbulus Mimbletonia, e già quello era bastato per far sbiancare l’undicenne Kiyoomi. Il corvonero ricordò con sgomento di come stesse cercando di fare i conti con il proprio compito senza svenire, ed era talmente tanto concentrato da non accorgersi – se ne rammaricò in seguito – del litigio dei due gemelli poco distanti da lui. Alla fine, Atsumu aveva provato a sommergere di linfapuzza suo fratello, Osamu aveva schivato il colpo ed il tutto era finito addosso a lui. Atsumu, da quei pochi ricordi confusi che Sakusa conservava degli eventi immediatamente successivi, aveva riso, ma subito dopo – forse sentendosi in colpa per lo stato asmatico del compagno di scuola, o più probabilmente per saltarsi il resto della lezione – aveva chiesto al professor Takeda di poterlo accompagnare in infermeria. Sakusa, però, si era rifiutato categoricamente, e da quel giorno non aveva fatto altro che evitare il più possibile il serpeverde.
“Riesce a risolvere tutti gli indovinelli dell’aquila.” si stava nel frattempo lamentando Osamu “Eh certo che voi potreste anche accorgervi che non sono io, quando si spaccia per me!” si lamentò con Kenma e Akaashi, ma Sakusa lo capiva e come quando c’era Atsumu in quella stanza. Osamu era tranquillo, principalmente pensava al cibo e si faceva i fatti suoi, mentre Atsumu – sebbene fosse più che abile nell’imitare il fratello, quando serviva – non riusciva a nascondere del tutto il proprio carattere provocatorio e sfacciato. I suoi erano impercettibili movimenti, rapidi sguardi ambigui, ma a Sakusa bastavano quelli. Il serpeverde aveva presto capito quanto Kiyoomi soffrisse nello stargli accanto; che la sua semplice compagnia gli provocava brividi e gli portava a galla incubi ad occhi aperti. Quindi, ovviamente, il suo unico obiettivo era diventato quello di perseguitarlo. Sakusa, lo sapeva bene, comportandosi in quel modo faceva solo il suo gioco, eppure non ne poteva fare a meno: tutti gli sguardi languidi, gli occhiolini lanciati di nascosto e le carezze apparentemente casuali quando passava vicino al suo banco, non facevano altro che riportare il corvonero al fatidico giorno, e se rabbrividiva non era – come ad Atsumu piaceva ripetere – perché era felice di vederlo. A quei ricordi, come troppo spesso gli succedeva, un brivido lo percorse da capo a piedi e s’impunto di riportare l’attenzione sui propri compagni per riuscire quanto meno a smettere di pensare al brutto ghigno di Atsumu Miya.
“Mi dispiace, Miya, ma siete identici! Aiuterebbe se non indossasse i colori Corvonero quando è qui…”
“Purtroppo, non è una cosa che gli si può impedire.” aggiunse Kenma “Solo al quarto anno era in grado di eseguire perfettamente la trasfigurazione umana. Credete che il colore di un bavero o di una cravatta possa fermarlo?” a quel punto Osamu rise.
“Ha imparato a trasfigurarsi i capelli solo per poter entrare indisturbato qui!” disse con stizza “Che ci troverà mai, poi, di tanto bello in questa Torre?” e Sakusa conosceva bene la risposta:
“In questa Torre ci sono io da tormentare”.
 
***
Tsukishima
Mancavano ormai solo venti minuti all’appuntamento che Tsukishima aveva con Yamaguchi al portone d’ingresso della scuola. Entrambi avevano finito i propri compiti e – in assenza di lezioni pomeridiane – avevano deciso di andare al Campo ad allenarsi insieme.
Tsukishima uscì dalla Sala Comune Serpeverde, ma decise di fermarsi ancora un momento nel bagno che si trovava nei sotterai per accertarsi di essere perfettamente in ordine. Lo imbarazzava pensare che lui, Kei Tsukishima, si preoccupasse dell’aspetto alla stregua della più imbarazzante delle ragazzine, ma la storia con Yamaguchi era iniziata solo da poche settimane e – sebbene si conoscessero ormai da anni – voleva fare colpo.
Mentre si guardava allo specchio, ripensò alla scorsa estate: Yamaguchi era un natobabbano, e nonostante fosse ormai da cinque anni a conoscenza del Mondo Magico, Tsukishima si divertiva ancora a fargli scoprire cose nuove. Mancavano solo tre giorni al loro ritorno a scuola, non avrebbero avuto altre occasioni d’uscire da soli e in totale tranquillità, quindi il serpeverde aveva deciso di portarlo in uno dei suoi posti preferiti: l’osservatorio di Macclesfield.
“Ci sono venuto la prima volta con mia madre.” aveva raccontato a Yamaguchi “Ci eravamo appena trasferiti ed io ero triste perché non saremmo più potuti andare al museo giurassico della mia vecchia città. Così lei mi ha portato qui.” il tassorosso gli aveva sorriso, poi era tornato a guardare il soffitto incantato. Quello, infatti, non era un semplice osservatorio babbano: tutto, lì, urlava “magia!” e l’atmosfera che se ne creava non poteva essere più adatta per rivelare finalmente a Yamaguchi cosa provava. Prima di farlo, però, Kei si era preso del tempo. Era rimasto minuti interi ad ammirare il ragazzo che a sua volta, rapito, fissava la volta stellata. A quella visione, Tsukishima aveva sorriso: Yamaguchi non era mai stato così bello, e fu solo quando questi tornò a guardarlo che l’incantesimo che teneva legato il serpeverde sembrò spezzarsi.
“È davvero bellissimo qui, Tsukki!” gli aveva detto, allora lui gli si era avvicinato.
“È bellissimo perché ci sei tu.” ricordò di come si fosse congratulato con sé stesso per essere riuscito a non arrossire ed anche di come avesse esultato internamente per aver fatto arrossire invece l’altro. Dopodiché, aveva raccolto tutto il proprio coraggio e si era dichiarato: “Mi piaci, Tadashi”.
Improvvisamente, fu riportato alla realtà dagli schiamazzi di un suo compagno di Casa:
“Tsukki-Tsukki!” Atsumu Miya aveva appena fatto il proprio ingresso in bagno “Ti fai bello per qualcuno?” Tsukishima sapeva bene quanto al compagno piacesse stuzzicare la gente, quindi lo ignorò.
“Indossi la divisa sbagliata.” gli disse invece, noncurante. Atsumu si guardò allo specchio e – visti i colori Corvonero – rise.
“Ops!” rispose “Scappatella alla torre ovest.” spiegò facendo l’occhiolino. Aveva appena alzato la bacchetta per colorare il bavero della propria toga di verde, quando una terza figura apparve sullo stipite della porta.
“Sempre a correre dietro a Omi-Omi, vedo.” ghignò Oikawa cercando chiaramente di infastidire l’altro usando quel nomignolo per il corvonero, Miya abbassò la bacchetta, completamente dimentico della propria divisa.
“Ho scoperto una nuova tattica per farlo impazzire.” Atsumu ignorò la provocazione e ghignò di rimando “Il povero ingenuo credeva di essere al sicuro dentro la Torre di Corvonero!” rise “Si credono tanto intelligenti e poi per entrare in Sala Comune mettono un semplice indovinello che chiunque potrebbe risolvere.” rise ancora, ma il ghigno sul volto di Oikawa fece capire a Tsukishima che molto presto avrebbe smesso.
“Non sarà che in realtà usi la scusa di infastidirlo solo per stargli sempre appiccicato? Non so tu, Tsukki, ma a me sembra tanto che il nostro caro Miya sia cotto.” Kei non aveva nessuna voglia di essere tirato in ballo, quindi iniziò a dirigersi verso la porta.
“E se anche fosse?” sentì Atsumu rispondere strafottente e derisorio mentre usciva “Almeno io non esco con un grifondoro”. Tsukishima non seppe mai quale fu la risposta di Oikawa; non sapeva se le accuse di Atsumu fossero vere e non gli interessava. Mancavano ormai solo dieci minuti all’appuntamento con Tadashi e tanto bastava per fargli dimenticare il resto.
 
Arrivò in anticipo all’appuntamento ma, scoprì immediatamente, non era stato il solo. Aveva appena varcato la porta d’ingresso quando il sorriso di Yamaguchi lo raggiunse.
“Tsukki! Sei in anticipo!” lui sorrise.
“Anche tu.” rispose, il tassorosso arrossì.
“Non potevo aspettare.” a quelle parole, Tsukishima distolse lo sguardo e sperò che nessuno l’avesse visto arrossire a sua volta.
“Andiamo?” chiese invece.
Parlarono molto, mentre camminavano verso il Campo. In particolare parlò Yamaguchi e Tsukishima – come sempre – lo ascoltava rapito. Sin da quando si conoscevano, Tadashi era sempre stato solare ed estroverso; era sempre lui a guidare la conversazione, tra i due, e a Tsukishima andava più che bene così. La maggior parte delle volte – ammise tuttavia a sé stesso – a Tsukishima non importava nulla dei pettegolezzi che gli riportava Yamaguchi che invece, al contrario, sembrava interessarsi di tutti.
“Aveva provato ad entrare in squadra anche l’anno scorso ed aveva fallito,” gli stava ad esempio dicendo riguardo la nuova cercatrice della sua squadra “ma al banchetto di inizio anno mi ha raccontato di aver passato tutta l’estate ad allenarsi con la ragazza che le piace, e quell’allenamento ha dato i suoi frutti!” la passione con cui lo vedeva parlare di Hitoka Yachi lo intenerì ed ammirò insieme. Poi vide i suoi occhi illuminarsi “Sai che aveva una cotta per la senpai Shimizu? Ma dice che le è passata subito quando ha incontrato la sua attuale ragazza! Si sono messe insieme proprio durante un allenamento!” sospirò sognante “Dev’essere proprio bello” disse “volare al tramonto accanto al proprio ragazzo.” Tsukishima sorrise di sbieco per rimanere poi interdetto quando lo sguardo di Yamaguchi sembrava voler dire che era serio.
“È quello che stiamo per fare noi due!” pensò, ma non lo disse. Fu allora che iniziò a pensare: “Possibile che Yamaguchi non se ne sia reso conto?” quel giorno, all’osservatorio, Tsukishima non l’aveva baciato. C’erano troppi turisti di mezzo e – sebbene l’atmosfera fosse letteralmente magica –, Kei non aveva sentito quel momento come veramente loro.
“Non ha importanza.” pensò tra sé e sé “Perché oggi gli toglierò ogni dubbio.” in quel momento, bello com’era, avrebbe voluto afferrarlo, fermarlo e poi baciarlo, ma si costrinse a non farlo. “Ho aspettato tanto.” si disse “Posso aspettare qualche altro minuto.” e con quel pensiero in testa, accelerò il passo. Avrebbero inforcato le proprie scope per volare liberi e spensierati; la brezza tra i capelli, il sole calante che tingeva le nuvole di rosa e d’oro. Sarebbe stato quello il loro momento, e Yamaguchi non avrebbe più invidiato gli appuntamenti della sua amica Yachi e della sua ragazza.
Arrivati al Campo di Quidditch, Tsukishima non poté impedirsi di sorridere mentre pregustava già le labbra del tassorosso.
“Yamaguchi!!” la voce di Shoyo Hinata lo raggelò “Tsukishima! Anche voi qui ad allenarvi?” l’esaltato grifondoro aveva coperto in poco tempo il tratto d’aria che lo separava dal centro del Campo a loro. “Alleniamoci insieme!” esclamò, e Bokuto, Kuroo, Tanaka, Noya e Yamamoto assentirono.
“Possibile che i Grifondoro non facciano altro che giocare a Quidditch??” si chiese mesto Tsukishima mentre decisamente irritato metteva da parte tutti i sogni ad occhi aperti sulle labbra del proprio ragazzo.
 
***
Oikawa
“Almeno io non esco con un grifondoro.” alle parole di Atsumu, gli occhi di Oikawa corsero a Tsukishima che stava lasciando il bagno. Questi non diede segno di aver sentito il compagno, quindi tornò a concentrarsi sull’altro.
“Non so di che cosa tu stia parlando.” rispose con l’atteggiamento più noncurante che riuscì a tirar fuori. Atsumu ghignò, ma non serviva quello per far capire ad Oikawa di non averlo convinto. Sentendo il suo tono di voce chiunque avrebbe capito che si trovava con le spalle al muro.
“Ah, no?” gli chiese infatti derisorio “Allora immagino non fossi tu quello che ho visto appartato con Hajime Iwaizumi nella Foresta.” Oikawa, se possibile, si irrigidì ancora di più. Era paralizzato, in trappola, senza possibilità di uscirne. Atsumu Miya sapeva; li aveva visti.
Gli ci vollero diversi attimi per riprendersi, il loro rifugio sicuro era stato violato, ma una volta capito che non c’era modo di negare, Oikawa riuscì a farsene una ragione, razionalizzare e cambiare strategia.
“Io esco con un grifondoro.” ammise, e nel farlo il suo cuore accelerò. Dirlo ad alta voce faceva un certo effetto: era gratificante e terrificante insieme “Il mio ragazzo si chiama Hajime Iwaizumi, e tu non dirai ad anima viva o morta di tutto questo.” Atsumu rise sprezzante.
“E perché non dovrei? Il donnaiolo Tooru Oikawa se la fa con un ragazzo Grifondoro.” canzonò “Fai tante prediche perché solo pensi che io vada dietro a Sakusa… che cosa direbbero i nostri compagni se sapessero?” Oikawa assottigliò lo sguardo, minaccioso, poi si impose di rimanere calmo e di continuare con la propria strategia. Ghignò.
“Sai, giocare come cacciatore non mi piace proprio.” disse, e Miya non riuscì a nascondere la propria confusione, ma prima che potesse chiedergli cosa c’entrasse adesso il suo ruolo in squadra, Oikawa continuò: “Ho detto a Wakatoshi che avrei lasciato la squadra e lui era così dispiaciuto.” raccontò “Ha insistito tanto per farmi rimanere. Al punto da concedermi diversi privilegi. Ci crederesti?” ghignò sprezzante. Atsumu dovette aver capito dove voleva andare a parare, perché ogni traccia di divertimento sul suo volto era sparita. Era Oikawa, adesso, ad avere il coltello dalla parte del manico.
“Se dicessi… non so… che non riesco a giocare- anzi! che non voglio giocare con te in squadra, chi pensi terrebbe Ushiwaka nel team?” l’espressione di Atsumu era a metà tra l’infuriato e l’atterrito il che fece ridere Oikawa “Con tutto quello che ha fatto per avermi!” continuò “In tutta sincerità: chi credi sia il miglior cacciatore, tra noi due?” gli chiese innocente, come se avesse davvero bisogno di sentire una risposta. Questa, ovviamente, non venne. Quindi Oikawa gli si avvicinò.
“Non dirai a nessuno della mia relazione con Iwaizumi. In cambio, conserverai il tuo posto in squadra.” non era un mistero che Wakatoshi considerasse nel gioco Oikawa più di chiunque altro, quindi quella non era del tutto una bugia. Sicuramente, visto l’atteggiamento del loro Capitano e le abilità di volo di Oikawa, la minaccia era più che credibile.
I due serpeverde rimasero alcuni secondi l’uno ad appena un palmo di distanza dall’altro, a studiarsi e a sfidarsi a vicenda, e fu solo quando Oikawa seppe per certo che Miya avrebbe mantenuto il segreto che si voltò e lasciò il bagno e poi i sotterranei.
 
Dovette arrivare fino al cortile per rendersi conto che si stava di nuovo inconsciamente dirigendo verso la radura nella Foresta. “Quello non è più il nostro posto sicuro.” si disse stringendo i pugni, e cambiò direzione. Alla fine, decise di sedersi in riva al Lago Nero e lì, lontano da tutti, pensò a quello che era appena successo.
Lui e Iwaizumi stavano insieme ormai da diversi anni; si conoscevano sin da bambini grazie al legame d’amicizia dei loro genitori e sin da quando avesse memoria Iwaizumi era l’unico che Oikawa ascoltasse. Persino sua madre e suo padre avevano meno influenza sul figlio rispetto ad Hajime; i due avevano da sempre un rapporto speciale, eppure mai nessuno dei due si era definito il migliore amico dell’altro, perché loro erano qualcosa di più.
Oikawa vagò con i ricordi fino al loro primo anno di scuola. Allora – ricordò con nostalgia – nessuno dei due si creava problemi a camminare apertamente per i corridoi in compagnia dell’altro, a studiare insieme, a giocare, ridere e scherzare. Erano inseparabili lì come a casa e Oikawa non poteva essere più felice. Poi, però, la rivalità tra le loro Case li aveva costretti ad una scelta.
I ragazzini, si sa, sanno essere molto crudeli, e Grifondoro e Serpeverde sicuramente esibivano tra le proprie fila i più tremendi ed infantili soggetti del Castello. Oikawa ed Iwaizumi iniziarono ad essere presi di mira: insulti, scherzi di cattivo gusto. Soprattutto, Oikawa veniva escluso da ogni attività collettiva Serpeverde allo stesso modo in cui Iwaizumi veniva escluso da quelle Grifondoro. Era la fine del loro primo anno quando un senpai di Oikawa aveva sentito una parte della loro conversazione.
“E credi davvero che il Capitano ti farà entrare in squadra?” aveva risposto derisorio ad Oikawa che aveva appena detto ad Iwaizumi di come fosse eccitato all’idea di fare le selezioni di Quidditch dopo l’estate “Fraternizzi con un Grifondoro.” aveva continuato il più grande con il tono più sprezzante che potesse esistere “Nessuno di voi due potrà mai giocare a Quidditch.”
Era stato allora, con la morte nel cuore, che entrambi avevano deciso di porre fine alla loro amicizia. Almeno alla luce del sole.
Tre anni più tardi, tutti coloro che li avevano minacciati e reclusi durante il loro primo anno si erano diplomati. Nel frattempo, Oikawa e Iwaizumi si erano messi insieme, ma anche con i bulli fuori dai piedi non osavano uscire allo scoperto.
“Se lo facessimo” pensò adesso come allora Oikawa “Iwaizumi passerebbe guai con i Grifondoro e i Serpeverde lo prenderebbero di mira a causa mia.” quella paura lo rendeva cieco e sordo a tutto il resto. Erano ormai studenti dell’ultimo anno, erano loro a dettare legge nel Castello, ma – si ripeté per l’ennesima volta – non poteva rischiare. “Sono disposto a vivere nella menzogna per sempre se questo solo servisse a rendergli la vita più facile, ma non sarà necessario.” pensò “Un anno.” era da quando aveva dodici anni che faceva quel conto alla rovescia e non avrebbe mollato adesso che mancavano solo pochi mesi “Un anno e poi potremo vivere la nostra relazione allo scoperto”
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: GReina