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Autore: Efesia    03/01/2021    0 recensioni
L'uomo le afferrò un braccio e senza una parola la condusse via, via da quella stanza di morte, via dall'odore del sangue altrui.
Avrebbe voluto che la portasse via anche dalle paure nella sua testa. Ma questo, lo sapeva bene, non sarebbe stato possibile mai.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Severus Piton, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Cap 4

 

Un mago. Quell’uomo aveva veramente detto di essere un mago.

Efesia rimase immobile, lo sguardo fisso nel punto in cui Piton era scomparso. Come poteva essere sparito nel nulla? 

Aveva assistito ad alcuni spettacoli di magia da ragazzina, passava intere giornate a studiare i trucchi per provare a replicarli e per spiegare come un uomo potesse estrarre dal cilindro conigli e brocche d’acqua, adorava la magia ma non riusciva veramente a capire come lui fosse riuscito a sparire in un battito di ciglia.

La ragazza rimase immersa nei suoi pensieri ancora qualche secondo, l’espressione del viso rendeva palese la difficoltà che stava provando ad accettare la realtà. Aveva sempre amato il mondo incantato dei libri che le leggeva sua madre quando la metteva a letto e spesso aveva finto di essere una fatina o una strega giocando al parco con gli amici. A dieci anni i suoi genitori le avevano organizzato una bellissima festa a tema magia e c’era persino un castello con un drago di cartone. Perché allora il suo cervello faticava così tanto adesso ad accettare l’idea che qualcosa di vero potesse esserci in tutte le storie e le leggende sulla magia che aveva studiato per anni?

Era stata quasi un’ossessione la sua, a quindici anni aveva semplicemente smesso di parlarne dopo essersi resa conto che i ragazzini a scuola parlavano di lei come della ragazza strana, “la strema”. Avevano iniziato a chiamarla così dopo che quell’idiota di Emile l’aveva vista leggere un manuale di stregoneria per principianti, un libro per bambini preso nella biblioteca scolastica, da quel giorno era diventata “Efisia la strega scema” che poi si era accorciato in quello stupido soprannome. Oltre che bulli erano anche pigri. 

L’inarrestabile flusso di pensieri della ragazza venne interrotto da un leggero tossicchiare, lo strano esserino che era rimasto con lei nella stanza aveva aspettato pazientemente che si risvegliasse da quello stato di trance in cui sembrava essere caduta ma adesso esigeva la sua attenzione. 

-Padroncina io sono Jilly, padron Severus mi ha detto di prendermi cura di lei e rispondere a tutte le sue domande. Padron Severus molto buono, finalmente l’ha convinta a mangiare. Il cibo di Jilly non era abbastanza buono per la signorina? Jilly può punirsi molto per questo, Jilly può cucinare tutto quello che la signorina desidera se la signorina promette di mangiare!

Gli occhi della giovane divennero ogni secondo più sgranati

-Chi o cosa sei Jilly?

La giovane elfa era stata avvertita del fatto che quella ragazza babbana non sapeva nulla del mondo della magia ma questo non le impedì di indignarsi un po', gonfiò il petto rispondendo con fierezza.

-Io non sono cosa, io sono Jilly! Fedele elfo domestico della famiglia Piton! Gli elfi domestici si prendono cura delle famiglie di maghi per intere generazioni, solo grazie a noi i maghi vivono puliti e mangiano bene. Le più grandi famiglie di maghi hanno elfi che li accudiscono per intere generazioni, è un grande onore per noi vivere al loro servizio.

Io mi prendo cura di Padron Severus da, beh da pochi anni in realtà.

Le gigantesche orecchie si afflosciarono mentre sul viso della piccola creatura compariva un'espressione di terrore, le manine strette a pugno a coprirsi la bocca come a volersi zittire.

-Mi scusi padroncina, io parlato troppo, io stupida, stupida elfa. 

Efisia era rimasta immobile, sconcertata dal monologo dell'elfa, ma si rianimò velocemente quando la bestiolina iniziò a colpire ripetutamente con la testa lo spigolo del comodino. 

-Ma che fai? Fermati!

-Jilly si punisce signorina, Jilly è stata scortese. Jilly sa di essere superiore ai babbani ma Jilly non voleva fare torto a signorina. 

-Va tutto bene Jilly, ora sediamoci e raccontami per bene cosa diavolo sono i babbani. 

Non era sicura di cosa avesse fatto per fare scoppiare a piangere l'elfa ma le sembrò di averci messo una vita per riuscire a calmarla e a farla sedere. Tutta la situazione la confondeva molto, era prigioniera in una camera da letto, nella casa di un uomo che diceva di essere un mago, sapeva di non essere più nella lussuosa villa in cui era stata torturata ma non aveva idea di come avessero fatto a spostarla, si era addormentata in un letto e svegliata in un altro, eppure era straordinariamente calma ed ora aveva a che fare con questa piccola creatura isterica, una manifestazione del fatto che forse la magia esiste davvero. 

-Jilly, come posso essere così calma? Mi state drogando?

Quel sospetto lo aveva avuto sin dal primo momento, aveva controllato scrupolosamente ogni centimetro del suo corpo mentre cercava di sfregarsi via i segni degli abusi subiti ma non aveva trovato nessuna puntura e non avendo toccato cibo per una settimana non aveva idea di come potessero averla drogata.

-Drogarla? No signorina! Padron Severus non drogherebbe mai nessuno! Padron Severus fa aggiungere solo poche gocce di pozione calmante al pasto della signorina. Pozione calmante molto buona!

Efesia non vedeva dove stesse la differenza. Quindi oltre a tenerla prigioniera la drogavano. Avrebbe voluto incazzarsi, urlare e spaccare tutto, ma la calma non riusciva a abbandonare il suo corpo, doveva essere davvero roba buona quella che avevano messo nel suo piatto.  Rassegnata decise di rivolgere tutte le sue attenzioni e domande a quella strana creatura servile.

Fu così che la ragazza venne a sapere tutto, il mondo magico esisteva ed era in guerra. L'uomo che la teneva imprigionata era un mago, molto potente secondo Jilly, faceva il professore di pozioni in una scuola di magia di cui non era riuscita ad afferrare il nome ed era il servo del mago più potente del mondo, Voldequalcosa una specie di Hitler dei maghi. Insieme volevano sterminare i babbani, cioè i non maghi, cioè quelli come lei. 

Ancora non riusciva a capire cosa volesse Voldecoso da lei e perché l'avesse affidata a quel pozioni sta. Forse voleva che lo aiutasse a tagliare gli ingredienti? Era sempre stata una schiappa in chimica! 

Non le sembrava l'ipotesi giusta. Quell'uomo le aveva detto qualcosa sul frugarle nella testa. Si era dimenticata di chiedere cosa volesse dire all'elfa, ma ormai si era fatto veramente tardi e la creatura era sparita borbottando qualcosa sulla perdita di tempo prezioso e sulle pulizie. Jilly aveva la convinzione che i babbani fossero la peggior specie senziente sulla terra, inferiore anche alle acromantule (qualsiasi cosa fossero) e durante la conversazione non aveva perso l'occasione di fare notare la superiorità degli elfi su di essi, salvo successivamente punirsi severamente per aver mancato di rispetto, ancora e ancora. 

Il pomeriggio era stato estenuante ed Efisia decise di stendersi a letto, per ripensare con calma alla mole di informazioni che aveva ottenuto. Presto fu vinta dal sonno.




Vorrei ringraziarvi tutti per aver letto fin qui, in particolare chi ha messo la mia storia tra le seguite e le preferite =) grazie davvero! 
Spero di riuscire ad aggiornare con maggiore costanza da adesso in poi. 
Se notaste errori di grammatic  di battitura vi prego di segnalarmeli, non avendo una beta e lavorando sulla storia nei ritagli di tempo del lavoro non riesco a essere precisa come vorrei. 
A presto con un nuovo capitolo 
E.

 
   
 
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