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Autore: lapacechenonho    04/01/2021    4 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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33- 020: Things you said when se were the happiest we ever were (Le cose che hai detto quando eravamo più felici di quanto non fossimo mai stati).
 
Se tra la fine del 2001 e l'inizio del 2002 avessero chiesto ad Harry Potter di parlare del momento più bello della sua vita, avrebbe parlato certamente di quel periodo. Lui e Ginny avevano deciso di sposarsi senza fretta, le nozze erano programmate per ottobre del 2002, Ron ed Hermione si sarebbero sposati in estate e sembrava che tutto fosse al suo posto. Era innamorato e felice, non poteva chiedere di meglio dalla vita.
Anche Ginny sembrava piuttosto contenta del periodo che stavano vivendo, improvvisamente anche il trasloco era diventato più leggero, il lavoro era meno pesante e più gestibile: in poche parole, Harry si sentiva in una fiaba di quelle Babbane dove tutto andava alla perfezione. Una parte di lui lo invitava a fare attenzione perchè la sua vita gli aveva insegnato che c'era sempre una fregatura, ma Harry era così felice che decise di non dare adito alla parte pessimista.
Tornando a casa dopo il turno al Ministero, trovò Ginny seduta dietro al tavolo della cucina (uno vero, fortunatamente) intenta a scrivere qualcosa su delle pergamene.
«Abbiamo deciso di farli a mano?» chiese facendola sussultare. Era così assorta a scrivere che non si era accorta del suo arrivo. Le mise le mani sulle spalle lasciandole brevi carezze e le baciò la testa. Dall'alto aveva notato che erano gli inviti delle nozze. «Credevo che avessimo deciso di farli fare ad una stamperia» aggiunse confuso.
«È vero» confermò «ma ho pensato fosse più romantico scritto da noi».
«Romantico?» ripeté cercando di capire se quello che aveva sentito era davvero giusto o se si fosse immaginato tutto.
«Be', sì» rispose lei.
«Ginny, ma noi non siamo romantici» appuntò Harry ricordando la prima volta che si erano detti "ti amo" o la loro proposta non molto tempo prima. Tuttavia Ginny non sembrò gradire quella risposta, perché impilò i fogli di pergamena e si alzò di scatto facendo indietreggiare Harry. Uscì dalla cucina brontolando un «Devo andare agli allenamenti, ci vediamo più tardi» lasciandolo da solo a rimuginare sul danno che aveva appena fatto.
Eccola qui la fregatura che Harry aveva tanto atteso, solo che in questo caso si era auto-sabotato. Sapeva di avere ragione, la loro storia fino a quel momento era stata tutto fuorché romantica, lui non ci trovava niente di male, preferiva di gran lunga una relazione come la loro che una fatta di cuoricini e Madama Piediburro. E fino a quel momento aveva creduto che anche a Ginny andasse bene, solo che apparentemente non aveva capito nulla della futura moglie.
Sospirò, era affossato sul divano leggermente disperato cercando di capire cosa fare per rimediare al suo errore. Doveva fare un gesto di eccessivamente romantico, tipo una serenata alla finestra? Oppure un qualcosa più nelle sue corde, come una sfida di Quidditch in giardino? Di norma avrebbe scelto la seconda opzione ma adesso non sapeva più dove mettere le mani. E per di più si stava facendo buio, quindi la partita di Quidditch era esclusa a priori.
La porta di casa si aprì rivelando la figura di Ginny, aveva i capelli raccolti in una coda disordinata forse dal vento. «Tutto bene?» chiese cauto. Non sapeva se fosse ancora arrabbiata o se tirare una Pluffa fosse stato abbastanza terapeutico da farla sbollire. Annuì.
«Vado a fare una doccia» disse con un sospiro dopo aver poggiato il borsone all'entrata.
Una lampadina si accese nella testa di Harry, sorrise malandrino sapendo cosa doveva fare per farsi perdonare.
 
Poco più tardi erano sdraiati nel letto matrimoniale della loro stanza, avevano entrambi il respiro affannato dagli amplessi appena consumati. Harry si girò verso di lei accarezzandole i capelli. «Passata la rabbia?» chiese. Ginny sorrise.
«Non ero arrabbiata, ero...confusa» rispose. Un principio di panico nacque in Harry. Non troppo tempo prima Ginny aveva detto che si sentiva troppo giovane per sposarsi, poi poco dopo aveva accettato la proposta e ora era confusa.
«Ginny, possiamo aspettare se non vuoi sposarti ad ottobre. Possiamo sposarci l'estate prossima o quella dopo ancora...» contrattò ma Ginny scuoteva la testa.
«Non è per quello» rispose sicura. «Voglio sposarti e fosse per me ti sposerei anche adesso su questo letto e senza vestiti» aggiunse. Harry si sentì lusingato da quella risposta ma cercò di non darlo a vedere. «Ero confusa sulla nostra lista degli invitati». Ora anche Harry si sentiva turbato.
«Gli invitati?» domandò con le sopracciglia aggrottate. Lei annuì e lo guardò negli occhi.
«Io ho tutti quei parenti, zia Muriel, tutti quei cugini, i miei fratelli, i nipoti e dal tuo lato non c'è nessuno» osservò. Lo disse quasi a bassa voce, come se avesse paura di ferirlo in qualche modo. Ma aveva ragione, quasi tutte le persone a cui lui teneva erano morte, non c'erano dei genitori o un padrino da invitare, non c'erano gli amici di suo padre o sua madre, non c'era manco un parente lontano.
«Be' ci sono i miei compagni di dormitorio e Hagrid e la McGranitt e un po' di professori di Hogwarts che sono stati come la mia famiglia» rispose. Ginny si morse un labbro come se volesse reprimere un pensiero.
«Quello che volevo dirti, Harry, è che forse dovresti invitare i tuoi zii o tuo cugino» disse. La voce aveva un tocco delicato ma fu l'equivalente di uno schiaffo in pieno viso. I suoi parenti più prossimi erano i Dursley, ma come poteva anche solo pensare di invitare, in un momento così bello della sua vita, chi per anni lo aveva chiuso in un sottoscala nutrendolo di pane e formaggio?  Harry si sollevò sedendosi sul letto a gambe incrociate. Il freddo gli fece venire la pelle d'oca ma decise di non farci troppo caso. Anche Ginny si sollevò ma si appoggiò con la schiena alla testiera del letto.
«Mi hanno chiuso in un sottoscala per undici anni, Ginny» cominciò. «Mi lasciavano a digiuno, mi hanno odiato per la maggior parte del tempo, Dudley a scuola mi picchiava e non mi ricordo quanto altro ho dovuto subire» la voce era alterata dalla rabbia nel ricordare tutto ciò che aveva vissuto finché non era arrivato ad Hogwarts.   «E per di più i miei zii odiano la magia!»
Ginny lo guardava con un velo di tristezza negli occhi, non sapeva se per la sua storia o per la reazione che aveva avuto.
«Tua zia ha perso una sorella» commentò con la voce leggermente strozzata. «Sei l'unica cosa che le rimane di lei».
D'improvviso Harry si sentì orribile, capì perché aveva avanzato quella proposta. Lei era riuscita a capire il dolore di Petunia, sapeva cosa aveva passato sia zia, lo sapeva forse meglio di lui.
«Mia zia odiava mia madre» rispose lapidario. «E quando hanno deciso di trattarmi come mi hanno trattato, hanno perso anche un nipote». Ginny annuì.
Harry la guardò mentre nessuno dei due osava proferire parola. Era il periodo più felice della loro vita, ne erano certi entrambi, non sapeva perché le cose erano andate in quel verso, perché una lista degli invitati era capace di fare nascere una lite simile.
«Ginny» la richiamò. Lei alzò la testa. Sorrideva ma si intravedeva un filo di tristezza. «Io non sono mai stato più felice di così. Sento di poter toccare il cielo con un dito accanto a te, non permettere ai miei zii di rovinare anche questo momento» disse.
Ginny annuì.
«Scusami se te l'ho chiesto» mormorò ancora provata da quella conversazione. «Anche io sono contentissima di quello che stiamo vivendo. Fai finta che io non ti abbia chiesto niente, ti prego» disse in un sussurro.
Harry si avvicinò a lei e prendendole il viso fra le mani la baciò lentamente per imprimersi le sue labbra nella memoria. «Non è successo niente» rispose a voce bassa quando finì di baciarla. Si guardarono negli occhi e poi Harry chiese: «Quindi gli inviti li facciamo a mano?»
Ginny gli tirò una cuscinata ed Harry per vendicarsi iniziò a farle il solletico facendola ridere e implorare pietà. La discussione di poco prima era soltanto una nuvola di passaggio in una giornata calda e soleggiata e ad Harry andava bene così. Sentiva ancora di toccare il cielo con un dito, lo sentiva ogni volta che aveva lei al suo fianco.
 
«Ho avuto così poco tatto quella volta» commentò disgustata da sé stessa Ginny.
Harry alzò le spalle lasciandole una carezza gentile sulla schiena. «Avevi empatizzato con mia zia, può succedere. L'importante è riprendersi» rispose facendole l'occhiolino. Poi prese un profondo respiro. «Alla fine glieli ho spedito gli inviti» rivelò. Aveva sempre omesso quel piccolo dettaglio. Lo aveva custodito fino a quel momento.
«Cosa? Ma non c'erano!» rifletté Ginny confusa.

«Non sono venuti. Cioè Dudley sì, mi ha detto George di averlo visto in lontananza ma poi non si è avvicinato e non si è fermato manco al rinfresco» spiegò mentre ancora faceva fatica a comprendere perché suo cugino non si fosse avvicinato anche solo per fargli gli auguri di sfuggita.
«Almeno è venuto» sospirò lei. Stavolta era disgustata dalla famiglia Dursley.
«Miss Scriviamo-Gli-Inviti-A-Mano-Perchè-È-Romantico» la canzonò «ti ricordi i tuoi voti matrimoniali?» Ginny soffocò una risata.
«Certo, ma forse è meglio se prima ti rinfresco la memoria con un piccolo dettaglio».
Si tuffarono in un’altra notte di settembre di molto tempo prima, quando ancora non erano sposati e mancavano solo pochi giorni e Ginny scoprì che Harry Potter da ubriaco proponeva idee piuttosto bizzarre per il loro matrimonio.
   
 
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