REALTA’ PARALLELA
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Capitolo
11 – Lady Bug e Chat Noir
*
Il
rumore del gong, echeggiò nella stanza, facendo aprire un occhio al Maestro Fu,
che si trovava nella posizione di meditazione: seduto su un cuscino di velluto
rosso, con gambe incrociate, braccia aperte e i pollici e gli indici di
entrambe le mani, uniti a formare la lettera O.
Fu
colpito da una strana sensazione, e vibrazione, sufficiente per fargli andare
in subbuglio lo stomaco.
Il
piccolo kwami dalle sembianze di una tartaruga,
volteggiava accanto a lui, ed avvertì lo stesso disagio.
“Maestro”
Richiamò la sua attenzione.
“Si Wayzz, l’ho percepito anch’io, qualcuno deve aver evocato Nooro”
“Questo
significa che Papillon, è qui a Parigi”. Disse rammaricato il kwami della tartaruga volteggiando davanti il volto del suo
mentore.
“Si,
a dire il vero lo sospettavo già da un po’”. Il vecchio saggio, si alzò a
fatica, raddrizzò la schiena e prese due scatoline nere, con incise sulla
superficie degli ideogrammi rossi.
“E’
il momento di consegnare questi due miraculous”.
“A
chi le darà maestro? Ha già qualcuno in mente?”
“Certo!”
Annuì con il capo “Ti ricordi la ragazza con i codini, che è venuta la scorsa
volta?”
Anche
il kwami asserì.
“Nell’altra
dimensione l’ho dato a lei, mentre l’altro lo porterò direttamente ad Adrien Agreste”.
“Ne
è sicuro maestro? Non conosce né uno e né l’altro”. Tentò di farlo ragionare la
tartaruga.
Il
vecchio saggio si accarezzò con una mano il pizzetto “Se non saranno all’altezza,
me li farò restituire”.
*
“Marinette, mi vuoi spiegare che cosa sta succedendo?” Luka
visibilmente indispettito, le chiese chiarimenti su quella situazione bizzarra,
e del perché continuava ad invocare il nome di Adrien.
La
ragazza non sapeva da dove cominciare, ma una cosa era certa, doveva essere del
tutto sincera con lui, lo meritava.
“Ecco
vedi…io non sono la Marinette che conosci. Provengo
da un’altra dimensione e non so come sia finita qui. Dalla realtà da cui
arrivo, ho avuto un’incidente, ed eccomi qui. Adrien mi sta solo aiutando a
ritornare a casa”. Spiegò il più conciso possibile, in modo di dargli la
possibilità di capire quella strana situazione.
Luka
inarcò un sopracciglio e si portò una mano sul volto “Tu pensi che creda a
questa assurda storia? Non esistono altre dimensioni, Marinette”.
“Devi
credermi Luka, io non ti mentirei mai”.
“Lo
hai appena fatto” Disse con il solito tono calmo che lo caratterizzava.
“E’
una situazione assurda anche per me. Sto vivendo in un contesto che non è il
mio, e non è facile farci i conti.”
“Senti,
Marinette.” Le mise le mani sulle spalle “…se vuoi
lasciarmi, basta che me lo dici, non serve inventare cose strane o fare giri di
parole inutili”.
“Come
posso lasciarti, se non stiamo nemmeno insieme!”
“Cosa?”
“Nella
mia realtà non siamo fidanzati, tu non sei un musicista famoso, io non voglio
diventare una pasticcera, e non sono nemmeno la migliore amica di Chloè”. Quest’ultima frase la urlò arrabbiata, le dava
sicuramente più fastidio quest’ultima cosa, che il non conoscere affatto Adrien
Agreste.
“Oh,
è tutto più chiaro” Sospirò “…sei ancora arrabbiata perché sono andato a letto
con Chloè, ma te l’ho detto, è successo una volta
sola, ed è stato uno sbaglio”.
“Eh?????”
Marinette si sentì mancare la terra sotto i piedi ed
ebbe quasi un mancamento, poi iniziò a ridere, a ridere istericamente.
“Ahahahah…cioè tu e….Chloè…ahahah…siete…stati a letto
insieme???” Si trattenne la pancia perché gli addominali iniziarono ad
intorpidirsi.
“Perché
ridi? Ti eri disperata quando ci hai scoperto” Aprì le braccia in segno di
resa.
“Oddio…sento
che sto per vomitare! Vi avrei anche trovati che facevate cose…spero non nel
mio letto”.
“No,
quello no.” Scosse il capo “…ma che ti succede Marinette,
sembra ti sia stata resettata la memoria”.
“Ovvio
che sembra così, non ho mai vissuto nessuna situazione che mi stai descrivendo”
Poi si portò due dita sul mento “…e sinceramente spero di dimenticare questa
cosa, perché quando tornerò nel mio tempo, non potrò nemmeno guardarti negli
occhi, senza scoppiare a ridere”.
“Basta,
io me ne vado” Luka era visibilmente scosso ed infastidito, prese la sua giacca
e la sua chitarra, e se ne andò.
Marinette lo seguì, gli
doveva chiedere scusa, non era stato giusto il modo in cui lo aveva trattato,
doveva convincerlo che non stava mentendo, e che stava dicendo la verità.
“Aspetta,
Luka” Lo raggiunse a pochi metri dalla pasticceria, riuscì a fermarlo
prendendolo per un braccio, mentre stava togliendo la catena alla bici.
“Che
vuoi ancora?” Chiese acido.
“Scusa
se ti ho ferito, non era mia intenzione. Ma sto dicendo la verità.”
“Quindi
significa che mi stai lasciando?”
“Io
non sono la Marinette che conosci”.
“Questo
è poco, ma sicuro” Si infilò il casco giallo in testa.
“Fammi
finire” Lo bloccò di nuovo “…la Marinette che ti sta
lasciando, non è la tua Marinette, quella di questo mondo”.
“E’
tutto così assurdo”.
“Si,
lo è” Gli diede un tenero bacio sulla guancia.
“Spero
riuscirai a tornare da dove provieni” Le augurò prima di salire in sella alla
sua bici, ferito e amareggiato.
*
Papillon
nel suo covo, stava quasi per cedere per riprovarci l’indomani, quando avvertì
l’aura di una persona delusa e abbattuta.
“Che
cos’è questa sensazione? Rabbia, frustrazione, delusione…non è Adrien…perfetto!
Il mio primo seguace” Aprì il palmo della mano guantata di nero, richiamando
una candida farfalla, che al suo contatto, divenne nera “Vola da lui, mia
piccola akuma ed oscura il suo cuore spezzato”.
L’insetto si librò in aria, ed uscì dalla finestra, alla ricerca della vittima designata.
Lo
trovò lì, a disperarsi per una delusione d’amore.
Luka
non aveva creduto ad una sola parola di Marinette, ma
doveva ammettere che quella scusa per mollarlo, era stata una trovata geniale,
proprio degna di lei.
Era
ovvio che la sua scappatella con Chloè, non gliela
avrebbe fatta passare liscia, ora gli restava capire dove avesse potuto
incontrare Adrien Agreste, il rampollo che odia così tanto, da definirlo ricco
figlio di papà.
Alzò
per caso lo sguardo al cielo azzurro, quando vide una farfalla nera, dai
riflessi violacei, svolazzargli accanto.
D’istinto
le allungò un dito, ma questa andò a posarsi sul casco giallo che teneva in
testa, scomparendo ed infettandolo.
“Bikers,
io sono Papillon. Ti darò la possibilità di vendicarti della ragazza che ti ha
spezzato il cuore, ma prima mi dovrai portare i miraculous
di Lady Bug e Chat Noir, sono rispettivamente degli orecchini e un anello.
Posso contare su di te?” Disse in tono mellifluo.
Luka
increspò un labbro “Che dovrei fare?” Chiese curioso.
“Giusto,
giusto. Devi seminare il panico tra le vie di Parigi, e i due supereroi
compariranno, quando percepiranno la tua minaccia”.
“Ai
tuoi ordini, Papillon” Accettò, e una strana nuvola nera, lo avvolse,
trasformandolo nel mostro chiamato Bikers.
*
Marinette iniziò a parlare
da sola, in questi casi qua, avrebbe avuto la sua fidata kwami
Tikki a consigliarla, ma questa volta non c’era e
doveva cavarsela da sola.
Si
rese conto, che quell’esserino le mancava tanto e che in certe situazioni, i
suoi consigli erano più che preziosi.
Si
ripromise, una volta terminata questa assurda faccenda, che l’avrebbe trattata
ancora meglio.
Gettò
un sassolino sul fiume, ed osservava le increspature che si erano formate,
quando sentì delle urla provenire dalla strada vicina.
D’istinto,
volle andare a vedere che cosa stava succedendo, e con circospezione tentò
anche di nascondersi.
Arrivata
a destinazione, vide le persone che camminavano in maniera claudicante e lenta,
con un’ espressione triste dipinta sul volto,
continuavano a ripetere sussurrando appunto, la parole triste.
“Ma
che sta succedendo…che sia…” Marinette spalancò la
bocca, conosceva quel modus operandi, ma era anche convinta che Papillon, non
appartenesse a quella realtà, stando alle parole del maestro Fu.
Doveva
assolutamente vederci chiaro ed andare da lui.
Svoltando
vicoli e stradine semi nascoste, cercando di non destare sospetti, Marinette cercò di raggiungere l’appartamento del vecchio saggio.
“Psss, psss” Si sentì chiamare
dall’oscurità, si voltò in quella direzione e ne riconobbe la sagoma, era lui,
il saggio.
“Maestro,
stavo giusto venendo da lei, credo che Papillon abbia akumizzato
qualcuno, e spero tanto non sia la persona che credo”.
“Chi?”
“Adrien
Agreste, lui era triste per la perdita di sua madre…”
“Non
è stato akumizzato, stai tranquilla” La interruppe.
“E
come lo sa?”
“Gli
ho appena consegnato il miraculous del gatto nero,
tieni, questa appartiene a te” Gli porse la scatolina, che non vedeva l’ora di
aprire.
Da
un bagliore rosso ne uscì Tikki “Ciao, io sono…”
“Tikki!!” Urlò, e per quanto riusciva, cercò di abbracciarla
“…mi sei mancata tanto”.
Il kwami inarcò un sopracciglio “Ci conosciamo?”.
“Marinette ti spiegherà tutto più tardi, ora ha bisogno del
tuo aiuto” Intervenne Fu “…una cosa, non rivelare a Chat Noir chi sei”. Successivamente
sparì nell’ombra.
“Quindi
non serve che ti spieghi niente”.
“Esatto”
Marinette si infilò velocemente gli orecchini, le
tremavano le mani dall’emozione e dalla felicità, con lei al suo fianco, nulla
sarebbe stato impossibile.
“Tikki, trasformami” La sensazione del potere che cresceva
in lei, quel travestimento che l’avvolgeva come un guanto e la consapevolezza
che tra un po’ avrebbe rivisto Chat Noir, non pensava che quelle cose le
sarebbero mancate tanto, eppure nella sua realtà, era sul punto di mollare un
sacco di volte, non credendosi all’altezza della situazione.
Prese
lo yo-yo dal suo fianco e lo lancio in aria, aggrappandosi al primo comignolo.
*
Adrien
entrò in camera sua, era appena ritornato da una lezione di scherma.
Sul
comodino accanto al letto, notò una scatolina nera, non c’era nessun biglietto
ad accompagnarla.
“Chissà
di chi sarà” La guardò con non curanza e la gettò sul letto, così, senza
nemmeno aprirla.
“Ehi,
ehi, giovanotto. Bada a come mi tratti sai?”
Si
voltò di scatto non appena udì quelle parole, impossibile che un oggetto
inanimato potesse parlare, o stava diventando pazzo, oppure quella scatola
nascondeva qualcosa.
L’aprì
e dal bagliore verde brillante, che accecò momentaneamente il giovane, che lo
costrinse a schermarsi gli occhi con un braccio, uscì una piccola creatura nera,
simile ad un gatto, con occhi verdi e grandi.
Sbadigliò.
“E
tu chi sei?”
“Chi
sei tu!” Fece di rimando il kwami.
“Sono
Adrien!” Si presentò sorridendo e non temendo quell’esserino.
“Plagg, e sarò il tuo kwami.
Grazie ai miei poteri, ti trasformerai nel super eroe chiamato Chat Noir. Ti
basterà dire Plagg, trasformami”.
“Plagg, trasformami” Disse dopo aver indossato l’anello e non
aspettando la fine della spiegazione.
“Aspettaaaaaa”.
*
continua