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Autore: Slytherin_Divergent    04/01/2021    1 recensioni
Kenjirou non ha mai visto un essere umano. È convinto del fatto che siano creature mostruose e senza scupoli, pronte a sacrificare tutto per dei pezzi di carta e di metallo.
Eita non ha mai visto una sirena. È sempre stato affascinato dalle leggende e ha passato tutta la vita a sognare di volerne incontrare una.
Kenjirou si rende conto del fatto che la sua vita cambia radicalmente quando viene catturato dagli umani durante una tempesta. Mentre si trova sulla nave dove viene tenuto prigioniero non riesce a pensare ad altro che al fatto che sta per morire. Eita, invece, disperso durante la tempesta, non vede l'ora di potergli parlare.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eita Semi, Kenjiro Shirabu, Shiratorizawa
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Yuushou adorava salire sull'albero maestro e osservare in silenzio il buio completo che lo circondava durante la notte quando tutti ormai erano andati a dormire. Gli piaceva appoggiarsi alla ringhiera e osservare le costellazioni luminose sopra la sua testa mentre metri e metri più in basso il lume del timone tremolava fioco e agitato dalla brezza marina. Ancora di più gli piaceva quando, dopo il turno in cucina, poteva salire a far da vedetta al fianco di Kai. Solitamente a far da vedetta per tutto il giorno c'era Tsutomu ma quella sera fu ben lieto di cedere il posto a loro due mentre si scusava per dover andare a sistemare le sue cose nella nuova cabina – Yuushou gli aveva letto negli occhi la scintilla d'eccitazione quando aveva detto che il suo nuovo compagno di stanza era Taichi, ma dopotutto il fatto che il corvino fosse innamorato non era per il castano un mistero, così come per Tsutomu non era un segreto il fatto che Yuushou volesse frequentare Kai.
«E quella è la costellazione di Orione.» Yuushou indicò con un dito una serie di stelle luminose in cielo mentre stava seduto con la schiena appoggiata alla punta dell'albero maestro e con un braccio attorno alla vita di Kai, appollaiato con la schiena contro al suo petto.
«Quale?» il corvino levò il viso al cielo e scrutò i punti luminosi.
«Vedi quelle tre stelle più luminose, là? Quelle circondate dalle altre quattro?» Kai annuì. «Quelle tre stelle sono la cintura della costellazione di Orione.»
«E perché la costellazione si chiama "di Orione"?» Kai alzò lo sguardo per osservare Yuushou. Non era la prima volta che si ritrovavano di notte sul ponte della nave o sull'albero maestro e in realtà Kai aveva sentito quella storia almeno dieci volte, ma non voleva che Yuushou si zittisse perché gli piaceva ascoltarlo parlare e raccontare miti di personaggi inesistenti che erano stati messi a guardia del cielo, dipinti con luci che quando il sole scompariva oltre l'orizzonte prendevano vita e sembravano aver così tante cose da raccontare da far girare la testa.
«Si racconta che tanto tempo fa visse un uomo che si dicesse essere il più bello e importante tra gli uomini, di nome Orione.» Yuushou portò anche l'altro bracco attorno alla vita di Kai e lo strinse di più a sé. «Era il figlio del dio del mare e di una principessa e si raccontava essere il miglior cacciatore in circolazione. La storia più famosa racconta che fosse innamorato di una principessa ma che lei non fosse interessata, così lui cercò di violentarla ma venne punito con la cecità.»
Kai si morse un labbro e trattenne il fiato, in attesa che Yuushou continuasse il racconto. Il castano aveva la grande capacità di riuscir a creare un'atmosfera e un'ansia nei suoi ascoltatori nonostante questi conoscessero già la storia. «Allora Orione si recò dal dio del fuoco e lui gli disse che se si fosse recato dove nasceva il sole avrebbe riacquistato la sua vista. Orione così fece e riebbe la sua vista, ma non perse la sua ambizione e la sua arroganza.»
«E cosa fece dopo?» Yuushou appoggiò il mento tra le cortissime ciocche di capelli di Kai e inspirò il suo profumo. Sapeva di rose e di sale marino, una combinazione che ogni volta gli dava alla testa. Chiuse gli occhi.
«Si racconta che disse alla dea della caccia e a sua madre che lui poteva cacciare qualunque animale e che la Terra, per punirlo, si aprì in due e fece uscire dalla voragine uno scorpione che lo punse mortalmente.» seguì un momento di silenzio. «In un'altra versione si racconta invece che Orione fosse innamorato della dea della caccia e che tentò di rapirla e per questo fu lei a far aprire la voragine da cui uscì lo scorpione.»
«E tu quale versione preferisci?» sussurrò Kai, alzando lo sguardo per osservare il viso di Yuushou illuminato dalla luce della luna.
«A me piace la terza versione.» rispose quello, continuando a fissare le stelle.
«E cosa dice la terza versione?»
«La terza versione racconta che in realtà la dea della caccia fosse innamorata di Orione e che per sposarlo fosse pronta a rinunciare ai propri voti di verginità. Il dio del sole, suo fratello gemello, non era d'accordo e mentre Orione si stava facendo il bagno in mare lui la sfidò ad una gara di tiro con l'arco.» Yuushou abbassò lo sguardo e puntò gli occhi in quelli scuri di Kai. «La dea colpì il bersaglio al primo colpo e scoprì con orrore che quello che suo fratello aveva scelto come obiettivo in realtà era Orione, quindi decise di porlo tra le costellazioni.»
Kai appoggiò la testa sulla spalla di Yuushou, sussurrando: «È molto romantico.»
«Lo so.» Yuushou annuì e si sporse in avanti alla ricerca delle labbra del corvino, che non si fece desiderare. Gli lanciò un piccolo bacio a stampo sulle labbra e gli sorrise dolcemente, stringendolo ancora di più a  sé. «Hai freddo?»
«Solo un po'.» mormorò Kai, accoccolandosi meglio tra le sue braccia. «Più che altro ho sonno.»
Sagae annuì. «Dormi un po', allora, ti va?»
«Svegliami se vuoi.» e Akakura si addormentò. Sagae rimase in silenzio per parecchi minuti, lo sguardo volto verso il cielo mentre osservava le stelle luminose che si andavano a riflettere nell'acqua. Sorrise quando in lontananza vide una stella comparire e brillare più delle altre, all'orizzonte. La osservò silenziosamente per parecchi minuti e non poté però far a meno di pensare che non aveva mai visto una stelle del genere, tanto luminosa, gialla e grande. Soprattutto, si muoveva molto più velocemente rispetto alle altre.
Poi al suo fianco comparve all'improvviso un'altra stella, più in alto, che illuminò all'improvviso una bandiera tricolore rossa, bianca e nera, e Yuushou scattò in piedi svegliando di soprassalto Kai e gridando con tutto il fiato che aveva in gola: «NAVE PIRATA A ORE UNDICI!»

Quando la porta della sua cabina fu spalancata, Eita non era sicuro del fatto che fosse già mattina, ma nonostante ciò rotolò con gli occhi ancora chiusi giù dal letto e lasciò un confuso e ancora mezzo assopito Kenjirou disteso sul materasso. Salì sul ponte mentre ancora si svegliava e quando finalmente si rese conto di star all'aria aperta si voltò verso Hayato, ancora al timone. I suoi compagni, buttati brutalmente giù dai loro letti al suo stesso modo, non parevano meno confusi.
«Yamagata, che succede?» domandò, avvicinandosi. Il castano puntò un dito verso la cima dell'albero maestro.
«Sagae ha dato l'allarme. Dice che le due luci là in fondo sono una nave pirata. Una scialuppa di salvataggio, crede. Ha controllato con il binocolo e sembra portare la bandiera della Nekoma.» rispose sbrigativo, mentre anche Kenjirou si affacciava sul ponte. Il castano si avvicinò al biondo stropicciandosi un occhio.
«Che succede?» mormorò ed Eita poté sentire chiaramente la sua voce impastata di sonno. Lo guardò mortificato.
«Scusa, non volevo svegliarti.» mormorò, afferrandolo per le spalle le mani e puntando preoccupato lo sguardo verso le due luci in lontananza.
«Magari è solamente una scialuppa alla deriva.» provò a proporre Yuu, sporgendosi dal parapetto. Kai scese in quel momento dall'albero maestro e scosse la testa.
«No, abbiamo controllato con il cannocchiale. Sembra esserci una persona a bordo e poi Yuushou ha visto la luce della bandiera accendersi.» rispose con tono preoccupato. Reon afferrò un cannocchiale da una delle casse e osservò la scialuppa in lontananza.
«Magari è naufragato o lo hanno buttato fuori.» provò Tsutomu, al fianco di Hayato. «O magari è un prigioniero. Insomma, dai, una scialuppa di salvataggio non ha cannoni e il massimo che può fare contro di noi è spararci due colpi di proiettile. È uno contro quanti? Venti?»
«O magari è solo un diversivo.» si intromise di scatto Taichi, guardando male il corvino. «Chi ci assicura che non ci sia la sua nave dietro? Stiamo pur sempre parlando di una nave il cui equipaggio ha al comando uno dei più intelligenti e disprezzabili capitani.»
Jin, Wakatoshi e Satori raggiunsero il ponte in quel momento. «Che succede?»
«C'è una scialuppa della Nekoma che si avvicina.» Yunohama si voltò verso Soekawa. «Cosa facciamo?»
Wakatoshi si fece passare il cannocchiale da Reon e osservò per qualche secondo la scialuppa. «Spegnete tutte le luci.» sentenziò infine.
Umeda e Yuu scesero sottocoperta per soffiare sulle candele e Hayato agitò una mano davanti al lume che dava luce al timone. Improvvisamente, calò l'oscurità su di loro. Kenjirou appoggiò una mano su quelle di Eita, ancora posate sulle sue spalle. Il biondo gliele strinse e si guardò intorno.
«E ora?» Tsutomu afferrò a tentoni il corrimano del parapetto.
«Aspettiamo.» rispose il capitano, raggiungendo il timone dopo aver riconsegnato il cannocchiale a Reon.
«Aspettiamo?» Kenjirou si voltò verso di lui e parlò prima di poter ragionare. «Se fossero veramente lì dietro ci avrebbero già visti e di certo non è restando al buio che gli impediremo di attaccarci!»
«E tu cosa proponi di fare?» Jin si voltò verso Shirabu – o almeno, nella direzione in cui pensava si trovasse. «Di attaccar briga con una delle navi più forti in circolazione?! Tu non hai idea di chi siano loro, quindi lascia far a noi.»
Kenjirou aprì la bocca per ribattere, ma Eita lo afferrò per i polsi e lo trascinò sottocoperta proprio mentre Umeda e Yuu tornavano sul ponte e il capitano sentenziava: «Armate i cannoni. Voglio tutti pronti ad un possibile attacco.»
Eita trascinò Shirabu fin dentro la loro cabina e gli puntò il dito contro. «Tu resta qui.»
Il castano spalancò la bocca per la sorpresa e scosse la testa anche se Eita non poteva vederlo. «Cosa?! Scordatelo!»
«E invece ci resti.» sbottò Semi. «Se ci attaccano allora è probabile che colpiscano da sinistra e non voglio che una palla di cannone ti faccia saltare la testa.»
«Non sono un bambino e posso badare a me stesso, Eita!» sibilò Kenjirou, afferrando i polsi del biondo. «Non lascerò che tu mi rinchiuda in una stanza mentre voi... Mentre tu... Rischi la vita là fuori!»
Eita deglutì. «Non posso rischiare che tu venga coinvolto in un combattimento a fuoco. Lo capisci, vero?» il biondo afferrò Kenjirou per le spalle e il castano percepì la sua presenza solo quando sentì il suo fiato caldo sul viso. «Non sai come si spara e non ti potrai difendere.»
«Me lo hai spiegato, come si spara.» ribatté l'altro, ma senza il tono irritato di poco prima questa volta, perché sapeva che in fondo Eita aveva ragione.
«E tu te lo ricordi? Lo hai mai fatto contro una persona?» Kenjirou abbassò lo sguardo e rimase in silenzio. Semi sospirò. «Appunto. Resta qui.»
Gli lanciò un bacio a fior di labbra che lasciò profondamente insoddisfatto il castano. Kenjirou allungò una mano e afferrò la manica della maglia di Eita tra le dita. «Voglio un bacio vero.»
Eita ridacchiò e strattonò la manica. «È una promessa. Quando tornerò lo avrai.»
E sparì di sopra lasciando Shirabu con la voglia di prenderlo a testate per l'ennesima volta.

 

   
 
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