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Autore: Tale Vivo    05/01/2021    3 recensioni
Gli anni sono passati, ma Ron è ancora sbadato e, nonostante Hermione e Ginny lo spingano a esserlo di meno, a lui non pare un grande problema. Alla fine, basta berci su.
«Aaaaaaah!» urlò una vocina da dentro la casa. La piccola Rose era affacciata alla grande finestra che dava sul giardino davanti alla casa e quel grido era il suo modo per esprimere la gioia di vedere gli zii e il cugino e, allo stesso tempo, per chiamare i suoi genitori. Fu Hermione ad aprire la porta e far accomodare gli amici.
[Questa storia partecipa a due challenge: "Solo i fiori sanno" di Pampa 313 e "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" di Soly Dea]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, James Sirius Potter, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Prestiti perpetui


La nuova casa di Ron e Hermione era una villetta a schiera alla fine della loro via. Vivere in città con la piccola Rose era stato abbastanza semplice, ma con l’arrivo di Hugo avevano deciso di trasferirsi in periferia, così da avere una vita più tranquilla con i bambini e anche per avvicinarsi agli amici di sempre. Dopo mesi di ritardo, finalmente il trasloco era finito e Ginny e Harry potevano far loro visita nella casa finita. 
«Mamma, guardami!»
Il piccolo James, che stava correndo goffamente poco davanti ai genitori, si era fermato e cercava di prendere con la lingua i primi fiocchi di neve di dicembre.
«Vieni, James. Siamo arrivati», lo chiamò il padre, prendendolo in braccio quando li raggiunse, così che potesse suonare lui il campanello.
«Aaaaaaah!» urlò una vocina da dentro la casa. La piccola Rose era affacciata alla grande finestra che dava sul giardino davanti alla casa e quel grido era il suo modo per esprimere la gioia di vedere gli zii e il cugino e, allo stesso tempo, per chiamare i suoi genitori. Fu Hermione ad aprire la porta e far accomodare gli amici.
«Vi abbiamo portato un piccolo pensiero», disse Ginny porgendole una stella di Natale.
«È splendida!», ringraziò la padrona di casa, appoggiandolo poi a terra per aiutare i suoi ospiti con le giacche.
«A detta del fiorista, è di buon auspicio», spiegò la rossa, mentre si toglieva guanti e cappotto e li porgeva all’amica.
«Meglio ancora. Entrate», li invitò Hermione, «Ron, ci sono i ragazzi!». Raccolse il fiore e fece loro strada verso la cucina e il salotto, in un ampio open space. 
«Guarda che bella stella di Natale ci hanno portato. Starà benissimo accanto alla libreria», asserì la donna, mostrando il regalo a Ron, il quale, ridendo, chiese:«Quale libreria, Herm?». La moglie sorrise e i due amici risero: non avevano ancora visto la casa, ma sapevano quanti libri aveva Hermione ed erano certi avrebbero trovato varie librerie in varie stanze, oltre a una possibile piccola biblioteca. Nel frattempo, Rose e James stavano giocando sul tappeto davanti ai divani del salotto, quando il bambino chiamò la madre.
«Vaso come il nostro!» disse, indicando uno splendido vaso di vetro soffiato rosso sulla mensola di legno del camino.
«Quello è il nostro», replicò Ginny, voltandosi poi verso l’amica prima e il fratello poi.
«Ron, lo hai fatto di nuovo?», quel tono e quello sguardo gli incutevano ancora un certo timore, nonostante gli anni di matrimonio.
«Harry me l’ha prestato per vedere come stava un vaso simile nel mio ufficio, ma io mi sono scordato di ridarglielo e lui di chiedermelo. Dopo quattro mesi in ufficio non ricordavo nemmeno più non fosse nostro!» si giustificò Ron, ricordando quanti oggetti aveva dovuto restituire nel momento del trasloco, perché Hermione li aveva trovati e si era accorta non fossero loro. 
Nel corso della loro amicizia, Ron aveva preso in prestito da Harry svariate cose, scordandosi poi di chi fossero e, quindi, di restituirle. I rispettivi matrimoni non avevano cambiato questo mutuo e inconsapevole accordo, ma l’introduzione di Ginny e Hermione aveva portato una nuova variabile: la restituzione. A volte era sua sorella ad accorgersi di oggetti mancanti in casa Potter e a chiedere a Hermione se Ronald avesse preso l’ennesimo oggetto in prestito; altre volte sua moglie trovava cose mai viste prima e chiedeva alla cognata se le mancasse qualcosa. Il risultato, però, era sempre lo stesso: una delle due urlava il suo nome completo, dal vivo nel caso di Hermione o al telefono se a urlare era Ginny, e lui doveva riconsegnare l’oggetto preso in prestito e involontariamente fatto proprio.
Quel pomeriggio il suo nome fu urlato da entrambe le donne, il suo amico si nascose fingendo di leggere la Gazzetta del Profeta e i due bambini si presero gioco di lui. Ronald Weasley sapeva che sarebbe successo ancora e che, anche volendo, non avrebbe potuto evitarlo. Per questo motivo ascoltò mestamente l’ennesima strigliata di capo. Quando Ginny e Hermione ebbero finito, si diresse verso il frigorifero, lo aprì, ne tolse una caraffa colma di una bevanda rossa e, alzandola, guardò gli amici.
«Punch?»






















 

 


Questa storia partecipa a due challenge:

  • Challenge delle Parole Quasi Intraducibili di Soly Dea con la parola tingo: l’atto di prendere in prestito oggetti dalla casa di un amico senza mai restituire nessuno di essi.

  • Challenge Solo i fiori sanno di Pampa313 con il fiore stella di Natale: buon auspicio, augurio sincero.


 
   
 
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