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Autore: Dharkja    05/01/2021    1 recensioni
È una calda sera di Luglio del 2008, i Tokio Hotel arrivano a Modena il giorno prima della loro l'esibizione. Bill non aveva mai creduto nel colpo di fulmine, ma l'incontro del tutto casuale con Giulia sarà in seguito, una piacevole e lenta scoperta di sentimenti inaspettati. Gli impegni con la band lo porteranno in giro per il mondo, ma lui non scorderà quella ragazza che diventerà pian piano una dolce ossessione portandolo all'irrefrenabile desiderio di volerla incontrare nuovamente.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì.”

 

 

 

Bologna
Maggio 2009

 

 

 

 

Guardate le mie foglie dentellate,
soffiate le lancette del soffione
guardate, fra le siepi, le mie ondate,
guardate il prato, il sentiero,
guardatemi in giardino, allegro e fiero!
Raccoglietemi pure: io cresco ancora,
senza chieder permesso né scusarmi,
che fate con le vostre zappe, allora?
Non riuscirete mai ad estirparmi!
Nessuno mi può fare impressione,
perché io sono il Dente di Leone!” 1

 

 

 

Narra, un'antica leggenda irlandese, che tantissimo tempo fa, le fate, libere e gioiose si aggirassero per la natura; l'arrivo dell'uomo però, finì col condizionare la loro vita, che le costrinse a trovare dimora presso i boschi, ma avendo abiti appariscenti, vistosi, furono obbligate ad assumere le sembianze del dente di leone.

 

Prese tutto il fiato possibile e lo lasciò andare su quella sfera piumosa che teneva stretta per lo stelo, riaprendo subito gli occhi per guardare i piccoli semini che, come graziosi paracaduti, andavano a disperdersi contro luce sul prato di margheritine gialle.

 

“Brava tesoro!” disse saltando come una matta Elena “Allora il tuo desiderio si avvererà”.

 

“Ma davvero ci credi?” disse ridendo Giulia.

 

“Ma certo, ne sono sicura, hai fatto volare tutto il ciuffo! Con Mirko ha funzionato” rispose convinta.

 

Lei scosse la testa divertita, però, a dir la verità, un po' volle crederci. “Non sarà stato certamento il soffione a cambiare il corso degli eventi”.

 

“Forse, ma una mano me l'ha data sicuramente”.

 

“Senti, ma perchè siamo venute qui così presto? Mi hai letteralmente buttato dal letto stamattina”.

 

“Volevo che trovassi il dente di leone” disse prendendola in giro “E per una volta che i nostri giorni liberi coincidono non volevo farli passare in totale pigrizia, oggi poi...” .

 

“Tanto lo so che non me la racconti giusta! ” disse tirandole i capelli e mettendosi davanti a lei con passo svelto “Capuccino straschiumoso, una fetta di torta alle mele ed una frittella alla crema per me e tu?”.

 

“Una fetta di crostata al cioccolato ed un bignè alla crema per me, con una mega cioccolata con panna”.

 

“Cellulite?”.

 

“Sì e chi se ne importa! Tra un po' si va al mare lo stesso, con o senza quella tesoro!” disse urlando Elena e a braccetto dell'amica, si misero a ridere a squarciagola, tanto nessuno da quel punto della valle del Meloncello le avrebbe sentite.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non riesco ad aprire la porta” disse provando a girare inutilmente la chiave nella toppa.

 

“Riprova” .

 

Giulia insistette per un po' quando il portone parve spalancarsi da solo.

 

“Auguri amore, auguri tesoro” urlarono all'unisono i genitori andandole incontro per abbracciarla; lei si mise le mani in bocca per la sorpresa e gli occhi iniziarono ad inumidirsi.

 

“Ma cosa mi avete fatto?!” riuscì a malapena a dire tra le braccia dei suoi che la stavano divorando di baci; si voltò a guardare l'amica e scosse il capo rassegnata “Sei incorreggibile, ti voglio bene”. Diede una rapida occhiata per rendersi conto che il salotto era stato trasformato alla stregua di una sala di ricevimento: i due tavoli erano pieni di ogni ben di Dio, bibite e pacchi di regali accatastati nell' angolo vicino alla portafinestra che dava sul terrazzo. La madre la trascinò fuori e si sedettero nelle sedie in ferro battuto.

 

“Non ci posso credere, siete tutti impazziti, ma si può sapere che vi è preso?” disse ammirando la balaustra piena di vasi di surfinie e petunie “Vi siete pure presi la briga di far venire il fioriere!” .

 

“Come se fosse il primo compleanno che festeggi” osservò felice di vederla così contenta.

 

“Papà” disse mentre si avvicinava a scompigliarle i capelli .

 

“Dobbiamo scendere giù per aiutare Mirko a prendere delle buste”.

 

“Giulia” disse Elena prendendola a braccetto rallentando il passo dietro ai genitori “C'è anche Max, lo sai che poi ...”.

 

“Lo so, non preoccuparti, va tutto bene” disse rassicurandola “E' acqua passata”.

 

Scesero per le scale facendo una specie di gara a chi sarebbe arrivata prima nel portone del palazzo, anticipando di molto i genitori che avevano preso l'ascensore.

 

“Ti sei preso la macchina nuova Max?” chiese ammirando una 500 nera fiammante parcheggiata davanti a loro.

 

“Neanche ci saluta ora che sta crescendo, sorella ingrata” osservò Mirko attirandola a sé e schioccandole un bacio sulla guancia, quando tutti si misero a ridere.

 

“Ma ti piace almeno?” chiese la madre che si era messa dietro di lei.

 

“Caspita, l'avrei voluta io, prendete spunto per il prossimo compleanno”.

 

“Non credo ce ne sia bisogno, prego signorina” disse il fratello porgendole le chiavi.

 

“Co..cosa?” chiese stupita.

 

“Auguri Giulia, questo è il tuo regalo” disse divertito Massimiliano, godendosi quella espressione di sorpresa dipinta su quel bellissimo volto.

 

Non riuscì a dire nulla e a fatica riuscì a trattenere le lacrime che inevitabilmente scesero.

 

“Dai sù” disse il padre abbracciandola forte “Pensavo che il periodo dei pianti fosse passato da un pò”.

 

“Che tutti scarichino la macchina tranne Giulia, ovviamente. E dopo pranzo tutti a fare un giro su questa Ferrarina” disse schernendo la sorella ed avviandosi con i genitori ed Elena verso l'entrata del palazzo.

 

Fu un istante quello in cui Giulia e Massimiliano si scambiarono un'intenso sguardo: lei sentì nuovamente quella specie di scompiglio nello stomaco, ma fu solo un attimo perchè svanì quasi subito; la guardò raggiungere gli altri e ci fu un attimo di pericolosa lucidità che gli mostrò con tutta chiarezza ciò che aveva avuto sempre innanzi ai suoi occhi ma che per orgoglio si era ostinato a non voler vedere: ne prese atto, chinò il capo e si mise a sorridere, arrendendosi proprio in quell'istante, lì, in mezzo ad un marciapiede pieno di gente e con un sole che sembrava dirgli che si doveva essere felici ad ogni costo, nonostante tutto.

 

 

 

 

“Tesoro, di chi è quello splendido mazzo di fiori?” chiese la madre sfogliando il giornale sul divano.

 

“Quale mazzo di fiori?” chiese curiosa guardandosi intorno.

 

“Pensavo fossi entrata in camera. Stamattina quando non c'eri, l'ha portato il corriere, dev'essere da parte dei tuoi colleghi”.

 

“Non me ne avete dato il tempo di entrare” disse con una smorfia, quando sentì suonare il citofono.

 

“Mirko, rispondi” gli urlò “Corro a vedere”.

 

Quando entrò nella stanza pensò che quello che aveva davanti ai suoi occhi fosse il classico quadro con dipinto un grande mazzo di fiori variopinti, dalla forma e grandezza più disparate: fresia, ibisco, lillà, sancarlino,zinnia, rose, amaryllis; era incantevole guardarlo sotto quel raggio di sole che ne fendeva un solo lato; si avvicinò ad annusarne il profumo, staccò la piccola bustina sigillata pinzata alla carta e l'aprì.

 

 

-Forse non dovevo, dovrai essere tu a dirmelo, ma non potevo stare con le mani in mano sapendo che era il tuo compleanno. Niente e nessuno mi ha fermato dal farti questo piccolo pensiero, anche se non ci siamo mai incontrati. Sono quì ad immaginare l'espressione del tuo viso, ma non credo che, nonostante la mia ferivida immaginazione, possa riuscire a farlo anche se è la cosa che più avrei desiderato in questo momento.

Ti auguro tutta la felicità che desideri.

Auguri per un felicissimo compleanno con le persone che ami e che ti amano, con affetto Willhiam-

 

“Willy?!?” esclamò tra sè “Oh mio Dio! Sei matto!” pensò con una gioia che stava iniziando a montarle dentro. “E' pazzo, completamente pazzo. Oh Willy!”. Si avvicinò per guardare nuovamente quella tavolozza di colori, accorgendosi che al centro del mazzo erano stati messi dei fiorellini apparentemente di campo, giallo paglierino, ma in realtà erano fiori di taràssaco; si accorse che vi era un'altra bustina sigillata e l'aprì.

 

-Conosci la leggenda del Dente di Leone? Quando si seccherà, soffia sui suoi semini ed esprimi il tuo desiderio. Dicono che si avveri- Si morse le labbra e per poco non iniziò a piangere.

 

“Giulia?” sentì chiamare dalla sala. Ripose i bigliettini nella tasca del suo jeans ed asciugandosi gli occhi umidi, si avviò per raggiungere gli altri col cuore gonfio di una felicità inspiegabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, mi dici cosa mi stai nascondendo?” chiese Elena prendendola per la mano e portandola in un angolo del terrazzo. Giulia la guardò col sorriso stampato sul volto.

 

“Massimiliano?” provò ad indovinare.

 

“Oh Elena, ti prego!” quando aprì il bigliettino e glielo mostrò.

 

“Questo è pazzo!” disse guardandola schioccata “Pensavo che quei fiori fossero da parte dei colleghi! Ma come ha fatto a sapere l'indirizzo esatto?”

 

“Non lo so, gli avevo accennato la zona, forse la via, ma non ne sono così sicura, oh sono in stato confusionale!”.

 

“Senti, è un bel pensiero, ma questa confidenza non mi piace molto. Stai attenta ti prego. Questo è pazzo o è un pazzo stracotto di te, il problema è che non possiamo sapere quale delle due sia la risposta e quello che mi preoccupa è vederti così felice per questo”.

 

“Non mi ha chiesto nulla, te lo giuro. Non è un buon segno nonostante sia passato tutto questo tempo da quando ci sentiamo? Io penso a questo, sempre”.

 

“Ok, diamogli una chance, ma solo per adesso, perchè confido nel tuo buon senso, sempre che te ne sia rimasto un pò. Sai che penso sinceramente? Che ti conosca, te l'ho sempre detto o no? E' qualcuno che ti conosce e magari che conosci anche tu. Dai su e poi, non ti lancia frecciatine allusive, non è così forse? Non fare l'ingenua, sai quando uno ci prova anche velatamente. Scusa, ma quando uno ti dice che aveva bisogno di sentirti, come lo interpreti? Che è felice di sentirti? Dai, ci siamo date la risposta, ma non sappiamo se sia pazzo, malato e questo non è un dettaglio da poco”.

 

“Ho voglia di conoscerlo per davvero, sto iniziando a pensare spesso a questa cosa”.

 

“Cerca di tenere a freno questa voglia, cerca di controllarti, non farmi preoccupare. Torna in te, per favore, anzi, ti supplico! Mi dispiace solo che a Mirko stia nascondendo tutto quanto”.

 

“Ci manca solo che vai a raccontargli una cosa simile”.

 

“Ma se la cosa dovesse andare fuori controllo...”.

 

“Cosa andrà fuori controllo? Non sono una stupida ingenua, non sono una bambina, mi sembra di aver fatto sempre tutto con responsabilità, o vorresti dire il contrario?” disse iniziando ad innervosirsi.

 

“Certo, però mi dispiace vederti già così presa da questa assurdità. Cerca di guardare la questione da un'altra prospettiva e non solo quella del 'che bello, che carino, che gentile e oh, guarda che bel mazzo di fiori che mi ha mandato'!”.

 

“Perchè sei così acida? Lo sai che pondero tutto nonostante abbia solo diciannove anni”.

 

“Non sono acida, sto cercando di dirti che a volte queste storie possono essere molto pericolose. Dai sù, non farmi ripetere le stesse cose”.

 

“Di nuovo con questa storia? Ti ricordo che è stato lui a propormi un ipotetico incontro, ma senza forzare nulla, tra l'altro in presenza di altre persone, incluse i miei. Ti dice qualcosa questo?”.

 

“Quanta ingenuità! Certo che mi dice qualcosa: il suo scopo è ottenere la sua fiducia ì e poi una volta che l'ha avuta, potrebbe rivelarsi un mostro, peccato che per te potrebbe essere troppo tardi. Ma Giulia, non senti storie simili tutti i giorni nei telegiornali? ” la riprese l'amica stizzita.

 

“Abbassa la voce per cortesia e non essere tragica” la riprese irritata Giulia “Tu stai fantasticando troppo e ripeto, so diffendermi da sola, non sono una sprovveduta”.

 

“Io sto fantasticando?!” la schernì con una smorfia “Io sto solo commentando ciò che vedo e sento da te, sono una tua amica ed ho il compito di farti ragionare se non ci riesci da sola. Sei già partita per la tangente amica mia ed ho capito che se non arriverai a fare quello che in fondo il tuo cuore già ti sta chiedendo, non avrai pace. Tu lo vuoi incontrare e basta, è questa la verità”.

 

“Sì è vero, ma con tutte le precauzioni del caso”.

 

“Una potrebbe essere quella di dirlo a tuo fratello”.

 

“Ma non ci penso nemmeno”.

 

“Cosa?! E allora di che cavolo di precauzioni mi vieni a parlare? Dovresti invece!” rispose risentita.

 

“Perchè dovrei dirglielo? E se lo farai tu, con me avrai chiuso” disse con tono minaccioso.

 

Elena sbarrò gli occhi incredula “Siamo già a questo punto? Non ci posso credere Giulia! Quel tizio ti ha fatto un bel lavaggio di cervello! Non ho parole” disse amareggiata.

 

“Perchè non dici una volta per tutte quello che pensi veramente? ” chiese aizzandola.

 

“Sveglia! Non sappiamo chi sia e da dove venga” disse scuotendo la testa.

 

“Allora” chiese Mirko avvicinandosi con l'amico “Posso sapere quando ci portate a fare un giro ma sopratutto, di cosa state parlando per vedervi così infervorate? ” .

 

“Di lavoro.” replicò seccata la sorella allontanandosi, ma la risposta non lo convinse e Massimiliano parve trovare conferma negli occhi di Elena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Statisch- Mechanisch- So automatisch- quì Bill, su Automat-i-sch, prolunga la 'i' un po' di più, riprova” disse Tom al microfono guardando Bill che dalla sala di registrazione gli faceva il segno ok. Riagganciò la stroffa sul punto da correggere, ma i suoi occhi furono attratti dal display del suo cellulare che si era illuminato, perso tra i fogli sul tavolino poco distante; perse la concentrazione sbagliando nuovamente, quando chiese di fare una breve pausa. Tolse le cuffie e corse a prendere il telefonino.

 

“Dove vai? Perchè ti sei fermato?”.

 

“Giulia”.

 

“Aspetta!” Disse Tom, temendo che si sarebbe soffermato in telefonate interminabili “David ci vuole in ufficio”.

 

“Sai perchè?”.

 

“Credo che ad Agosto dovremmo iniziare con i photoshoots, mi ha accennato una cosa simile”.

 

 

Il lungo corridoio che portava all'ufficio di Jost, non era dei soliti che si potevano vedere sui restanti piani dell'edificio, seppur accuratamente tenuti: il pavimento di marmo chiaro rifletteva le luci neon del soffitto e grandi vasi quadrati di ficus benjamin di un verde brillante troneggiavano ad intervalli lungo le pareti bianco ghiaccio. A Bill piaceva particolarmente quell'arredo minimal, sapeva di ordine, pulito ed essenzialità. Quando bussò alla porta inseme a Tom lo trovarono al telefono, neanche a farlo apposta, pensò Bill.

 

“Allora, sono le dieci non siete in sala? Non avevate quella registrazione...” disse, senza alzare lo sguardo, sfogliando una cartella.

 

“Sì, ma stavamo cercando di fare una piccola correzione vocalica alla stroffa. Che ci devi dire?”.

 

“Stiamo iniziando a calendarizzare gli eventi: i photoshoots inizieranno quasi sicuramente ad Agosto, per Bravo, East ed uno anche a Parigi, per gli altri devo ancora perfezionare le date. Riguardo alle esibizioni, è sicura quella di Colonia e di Parigi, fine Agosto. Il resto è tutto in stand by. Con molta probabilità riusciremo a lanciare la pubblicazione dell'album per Ottobre. In questi giorni decideremo i singoli da estrarre per il suo lancio”

 

“Wow!” sentenziò felice Tom.

 

“Oh David” esclamò Bill raggiante, stringendo il cellulare tra le mani “Non ci posso credere, non vedo l'ora di iniziare nuovamente”.

 

“Credo di essere già stanco” scherzò Tom “Vorrei il 5 per cento della tua energia Bill”.

 

David si mise a ridere, quando bussò alla porta la sua segretaria.

 

“Tieni, puoi portarli a Paul, è tutto nel faldone”.

 

“Mi ha detto di darti questi” disse la ragazza bionda porgendogli due fogli “E' la rendicontazione in sintesi”.

 

Bill guardò il gemello che la stava puntando trasognato ed alzò gli occhi al cielo.

 

“Eccoli firmati”.

 

“Grazie Jost, ciao ragazzi” disse strizzando l'occhio a Tom, che prontamente ricambiò con un sorriso da ebete.

 

“Bella vero Tom?” osservò divertito David “Le piaci, ma è stra fidanzata, non è sul mercato. Ma tu sei perverso e pericoloso”.

 

Bill scoppiò in una risata vedendo Tom arrossire ma sorridente.

 

“Non è un problema il fidanzato Jost ed una menage a trois ci può stare, mi basta che lui guardi solamente, ben inteso, d'altronde non è il primo che sperimento.”

 

“Ah ci siamo, ora inizia il lungo elenco...” ironizzò il gemello.

 

“Che vuoi fare Bill, è tuo fratello, gemello per giunta, te lo devi subire”

 

“Forse sono nato per cercare di contenere i suoi eccessi, ma sto iniziando a stufarmi”

 

“Ho saputo che il tribunale ha formalizzato la condanna per l'aggressione. Cerchiamo di dare una parvenza accettabile a tutta questa storia. Non deve intaccare l'uscita dell'album e la vostra e nostra professionalità” disse poi ritornando serio.

 

Bill si rabbuiò, quei giorni di intenso impegno in sala di registrazione e la presenza costante al telefono con Giulia, gli avevano fatto quasi scordare quella triste vicenda, ma era lì che pendeva come una spada di Damocle; Tom percepì subito il cambio di umore del fratello ed allungò la mano per sfiorargli la gamba.

 

“Allora” disse divertito a David “Quando possiamo combinare un incontro?”.

 

David alzò il sopracciglio non avendo capito.

 

“Gisele, intendo”.

 

“Oh, ma la vuoi smettere?” disse Bill riprendendosi.

 

“Sei incorreggibile Tom” osservò accompagnandoli alla porta. “Piuttosto Bill, qualcosa si vocifera sul tuo conto nei corridoi di Matrix. Aspetto ansioso che me la presenti”.

 

Bill si voltò rosso in volto e con lo sguardo sorpreso; non potè fare a meno di percepire la risatina che il fratello si fece scappare di spalle.

 

“Cosa si vocifererebbe in giro?” chiese scandendo le frasi, col cuore che sentiva martellargli il petto.

 

“Ma davvero lo vuoi sapere?”.

 

Bill fece per aprir bocca ma lui l'anticipò.

 

“Scherzo, ma ricordati che io sono più grande di te e se vuoi che sia sincero, è proprio uno schianto”.

 

“Oh David!” esclamò imbarazzato mentre con lo sguardo intercettò il gemello che aveva raggiunto l'ascensore in fondo al corridoio, desideroso di trovarsi già lì.

 

“Posso unirmi a questa conversazione?” l'interruppe una voce pacata da dietro le loro spalle “Ha tutta l'aria di essere davvero molto interessante”.

 

David e Bill si voltarono e si trovarono davanti ai loro occhi un ragazzo alto e longilineo avvolto da un cappotto nero estremamente elegante.

 

“Matt!” esclamò raggiante Bill mentre gli andava incontro ad abbracciarlo .

 

“Non mi dire che mi stavi chiamando ed il telefono era sempre occupato” disse ironico David stringendogli la mano.

 

“Cosa te lo fa pensare?” rispose quello ridendo.

 

“Allora” disse David appoggiando le mani sulle loro spalle “Si va a bere un caffè oppure no?”.

 

“Volentieri, ma prima voglio essere aggiornato su tutto” disse Matthias notando che Bill posava in continuazione lo sguardo sul telefonino che teneva nervosamente tra le mani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora?” chiese impaziente prima di innestare la prima marcia della sua Panda 4x4.

 

“Eccola quì” disse Elena mostrando un contenitore avvolto da un canovaccio rosso e bianco.

 

“Allacciati le cinture dolcezza che si decolla” rispose raggiante Mirko calcando il pedale sull'acceleratore e facendo sgommare l'utilitaria.

 

L'aria calda che entrava dal finestrino leggermente abbassato, era segno inequivocabile che l'estate stava arrivando: nei campi svettavano olivastri e carrubi rigogliosi ed i prati ancora verdi non attendevano altro che raggiungere il color oro per essere mietuti.

 

Mirko scalò le marce fino a fermare l'auto in un parcheggio di sosta della strada.

 

“Adesso però mi dici cosa sta succendo” disse prendedole la mano sinistra tra le sue.

 

Lei lo guardò meravigliata, ma forse era consapevole di non esserlo abbastanza.

 

“Cioè?”

 

Lui la guardò dolcemente e le sorrise.

 

“Non prendermi in giro e sai di farlo se mi rispondi così. Non vi siete riappacificate dunque?”.

 

Elena abbassò lo sguardo per posarlo sul quel collo virile che tanto le piaceva.

 

“No, non ancora”.

 

“Ti sei organizzata in modo tale da rientrare ogni volta a Modena, con tutto lo stresso che questo ti comporti, pur di evitare di stare con lei a Bologna. Dunque?”.

 

“Non ti devi preoccupare, è tutto sotto controllo”.

 

“Cosa è sotto controllo? E poi non siete mai rimaste così tanto tempo lontane l'una dall'altra, per cui non dire le bugie, le saprei riconoscere da lontno un miglio. Allora avanti, inizia a dirmi tutto”.

 

Elena sospirò lievemente e distolse lo sguardo da lui. Sapeva che sarebbe accaduto primo o poi e tutti, amici, parenti e colleghe se n'erano accorti di questo allontanamento di Giulia nei suoi confronti. Il punto è che non voleva tradire la sua amicizia, nonostante tutto; ricordava benissimo la sua promessa a riguardo, ma ora davanti a Mirko stava per capitolare. E per il bene di Giulia forse, lo doveva fare.

 

“Ha conosciuto un tizio sul social” disse guardando il viso ancora apparentemente sereno del suo ragazzo “Canta in un piccolo gruppo di periferia”.

 

“E poi? Perchè voglio credere non sia solo questo, sai quanti ne ha conosciuto tizi e tizie sul Social. Perchè avete litigato?”.

 

“Mi ha accennato...l'idea di volerlo incontrare un giorno...”.

 

“Cosa?” chiese leggermente incredulo.

 

“Sì, ma l'ha detto così...giusto un giorno..e..poi, si sono scambiati il loro numero. Si telefonano ogni tanto” disse non guardandolo più in faccia.

 

“E da quanto tempo va avanti questa storia? E lui che tipo è? Mi fai vedere la foto?” chiese iniziando ad alterarsi.

 

Lei inorridì all'idea di dovergli dire che non esisteva alcuna foto, giusto un accenno appena di spalle durante una loro esibizione.

 

“Ascolta Mirko: non siamo e lei non è una sprovveduta, sa quello che fa. Non si sono mai incontrati se è questo quello che temi. E' un'amicizia cresciuta così, nel tempo. Hanno iniziato a sentirsi da poco meno di un anno. Ma hanno in programma di incontrarsi, ma credimi lui fino adesso è stato educato e corretto, le ha persino proposto in un loro eventuale incontro futuro, la presenza di altre persone, come amiche o genitori.” disse cercando di evitare la sua domanda.

 

“E tu fino adesso non ti sei degnata di dirmi nulla?!?” disse con tono duro “Certo che Elena, un rapporto senza segreti era proprio quello che desideravo! Adesso devi dirmi tutto, tutto capito? Perchè se siete arrivate al punto di litigare devo credere che ci sia qualcosa di più”

 

Lei alzò gli occhi al cielo, temendo una valanga di conseguenze.

 

“Per ora è solo questo, che tu ci creda o no. Senti, non esageriamo adesso. Lasciami riallaciare il rapporto con lei; ora che anche tu lo sai, possiamo tenere meglio sotto controllo questa situazione, siamo in due a saperlo, ok? Ma sopratutto, non sottovalure tua sorella. Penso che ci siano persone in carne ed ossa più -pericolose- che le gravitano intorno” disse scandendo la parola.

 

Strinse gli occhi cercando di capire meglio.

 

“Fai lo gnorri?” disse cercando di stemperare la situazione.

 

Lui voltò il busto verso di lei appoggiando il gomito sinistro sul volante e con l'altra mano afferrando tra le dita una ciocca dei suoi capelli.

 

“E' evidente che ci dev'essere dell'altro”

 

“Già, perchè non me lo dici tu?”

 

Lui sorrise col sole che gli fendeva il viso e lei si sciolse a quella vista. Sembrava più rilassato.

 

“Ma non ci abbiamo mai creduto io e te, vero?”

 

“Nemmeno per un attimo. Come fa a reggere questo peso?”

 

“Io non ho voluto più parlarne, ma spesso mi chiede di lei. Secondo te lo faranno per davvero?”

 

“Cosa?”

 

“Sposarsi, perchè io credo di no”

 

Lei sgranò gli occhi, ma non era meravigliata, per niente.

 

“Ssshh” la zittì dolcemente prima che riprese a parlare, abbassò il braccio e fece scivolare la mano sulla coscia, scoprendola leggermente dall'abitino in cotone bianco “Vieni qui e sopratutto” le disse ad un centimetro dalle sue labbra “Mai più segreti tra di noi, ok?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nena rimbombava a tutto volume nei suoi auricolari, ma la sua voce che intonava 'Viel zu viel Glück' era di gran lunga più forte; una mano improvvisamente l'afferrò per il braccio tanto da fargli perdere leggermente l'equilibrio e riaprire immediatamente gli occhi.

 

“Hai finito il tuo spettacolo tesoro?” disse Simone sorridente.

 

Bill si voltò e cinque camerieri poco distanti da lui, lo stavano applaudendo totalmente soddisfatti; arrossì chiedendosi come fosse possibile se fino a poco prima si era allontanato sufficientemente affinchè potesse godersi la musica della sua playlist favorita.

 

“Ti stavo chiamando per chiederti un parere su una pietanza, ma come sempre te ne stai sulle nuvole” disse la mamma invitandolo a seguirla per raggingere una tavola poco distante.

 

“Che dici, sono indecisa tra il ragù di zucchini con riso integrale o curry tailandese biologico con riso al gelsomino, devo dare la conferma”

 

“Cos'hai detto? Gelsomino? Che diavolo di piatto è?” chiese ironico e lievemente imbarazzato.

 

“Bill è una loro specialità, un tipo di riso Thailandese, è buonissimo. Sai che ti dico? Ho deciso per questo”

 

“Stupendo” disse mordendosi il labbro.

 

“Lucy, puoi confermare questo, il resto è perfetto così. Mi fai vedere i bicchieri da vino un'altra volta?”

 

Una donna sorridente sulla mezza età e di statura media fece loro strada incamminandosi nel prato verde soleggiato.

 

“E' sorprendente come tu sia sempre presente Giulia ed ogni cosa mi riporti a te” pensò convinto di aver persino sentito nuovamente quel profumo di gelsomino tra le sue narici “Ora so che esiste persino un riso al gelsomino”.

 

La donna mise in mano a Simone un calice di cristallo finissimo bordato in oro.

 

“Che ne pensi?”

 

Simone lo rigirò tra le dita, facendolo scintillare come un diamante di 5 carati.

 

“Sei un tesoro”.

 

La donna compiaciuta offrì loro da bere del prosecco su quegli stessi calici; Bill lo assaporò lentamente facendo scendere il liquido ghiacciato nella gola.

 

“Sai che ho tutti i vostri album?” disse improvvisamente rivolta a Bill.

 

Lui sopreso le elargì un magnifico sorriso ringraziandola.

 

“Non appena sarò libera verrò a vedervi appena rioganizzerete il prossimo tour. Oh Simone, ti prego fammi una foto con tuo figlio, farò morire di gelosia tutte!” disse mettendosi in posa accanto a Bill e congedandosi subito dopo.

 

“Ma Gordon che dice di tutto questo?” Chiese incuriosito a braccetto della mamma, mentre s'incamminavano verso l'uscita..

 

“Mi ha dato carta bianca, lo sai che non ha pazienza per queste cose” ed aggiunse poco dopo fermandosi improvvisamente innanzi a lui “Perchè non la inviti? Sarei felicissima di conoscerla”.

 

In un turbinio di emozioni contrastanti per quell'inaspettata richiesta, riuscì solo a rimediare delle gote rossissime.

 

“Mamma, non siamo ancora a questo punto...”.

 

“Sarebbe l'occasione giusta per conoscervi” disse guardando quegli occhi lucidissimi che il sole aveva fatto virare al nocciola rame. “Cosa stai aspettando?”.

 

“Non è semplice e non credo sia il modo più adatto per incontrarci”.

 

“Ma perchè no?”

 

“Sarebbe una circostanza troppo ufficiale e pubblica, seppur abbia deciso per una cerimonia privata. Ci sarà l'assalto dei paparazzi comunque e secondo te la esporrei ad una evenienza del genere?”.

 

“Stiamo facendo di tutto per tenere in segreto il luogo della cerimonia, sarà blindato, non devi preoccuparti per questo”.

 

“Ci credo poco, perchè finiremo su tutti i giornali di gossip. Oh mamma, quanto sei ingenua!”.

 

“Ehi” disse risentita tirandogli un pizziccotto sul braccio “Non sono ingenua, ma ottimista e dovresti esserlo anche tu” poi la vide sorridere “quanto siete diversi tu e tuo fratello! Lui di certo non si mette tutti qquesti problemi come fai tu. Adesso che frequenta Chantelle mi sembra più sereno, ma non so quanto potrà durare con uno come lui”

 

Lui sorrise, arrivarono vicino al suv con Dirk che stava fumando una sigaretta poco distante; alzò il viso per farsi inebriare dal calore del sole mentre Simone aveva avviato la conversazione al telefono con Gordon, che l'informava sui dettagli del catering.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si lasciò cadere esausta sulla postazione che dava sul finestrino appena dietro la flightdeck: ad occhio e croce mancavano poco più di una quarantina di minuti prima che il comandante avvisasse che sarebbe iniziata la fase di atterraggio; non vedeva l'ora di buttarsi nel letto e dormire per un intera notte e l'intero giorno seguente; le dispiaceva solo che di Barcellona non aveva potuto vedere nulla per via del poco distacco di tempo tra l'arrivo e la partenza. Pazienza pensò, si sarebbe organizzata meglio la prossima volta che ci sarebbe andata. Voltò il capo per guardare fuori dal finestrino quasi interamente opaco: il suo campo visivo intercettò l'ala dell'aereo in direzione del sole quasi scomparso all'orizzonte striando la fine cielo di un arancio intenso. D'improvviso si sentì un vuoto dentro, perchè sapeva che non avrebbe incontrato Elena al suo rientro in casa, anche se accadeva spesso per via dei loro differenti turni di lavoro; le mancava, per orgoglio non l'aveva più cercata ed aveva fatto di tutto per non incontrarla; non si erano più cercate dal giorno del compleanno ed aveva saputo da Stefania in aspettativa per un lutto familiare, che Elena aveva chiesto un cambio delle sue ore di lavoro riuscendo ad organizzarsi con suo fratello e facendo rientro alla casa di Modena; questo le fece supporre che avesse raccontato tutto a Mirko, anche se suo fratello non sembrava avesse cambiato atteggiamento nei suoi confronti. Sapeva di aver esagerato, ma era anche fermamente convinta che un'amica l'avrebbe dovuta capire e supportare, sopratutto perchè non c'era nulla di cui temere. Era rimasta delusa dalla sua reazione a suo avviso eccessiva, ma anche il suo comportamento nei confronti di Elena era stato tuttavia deplorevole; di tutta questa faccenda preferì non farne parola con Willy, nonostante fosse il motivo dei loro dissapori. Cercò il cellulare, attivò il display, ma dell'amica e di Willy nessun segno; le venne il malumore, ripose l'apparecchio a posto ma lo riprese subito dopo. Provò a fare una foto a quel sole ormai tramontato, non era venuta granchè e presa da un senso di solitudine inviò un messaggio a Willy: la verità è che gli mancava anche lui e mai come in quel momento avrebbe desiderato poterlo finalmente incontrare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si mise sotto il getto d'acqua calda trovando finalmente un senso di rilassamento profondo: la tensione dell'intera giornata passata in sala di registrazione si era fatta sentire, aveva avuto solo il tempo per mangiare un boccone a pranzo e nient'altro. I tempi imminenti per l'uscita del nuovo album comportavano inevitabilmente una maggiore pressione a lavoro che si tramutava in una stanchezza e spossatezza mai provate prima. Quella casa presa in affitto con Tom ad Amburgo, lontano da quella della mamma, gli dava un senso di sicurezza che non era riuscito a provare altrove, anche adesso che era solo ed il fratello era fuori a divertirsi; le indagini sulle stalkers andavano avanti a colpi di denunce, ma a far la differenza c'erano stati i video girati da Simone in mano agli inquirenti ed alla polizia, che testimoniavano le continue aggressioni e minacce a lei e ad altri membri della sua famiglia; l'ordine restrittivo di allontanamento inoltre, consentiva alla security di formare un cordone di sicurezza maggiormente efficace e questo lo rasserenava non poco una volta terminate le sue sessioni di registrazione aveva bisogno di riposo e tranquillità per potersi ricaricare. Mai avrebbe immaginato che il prezzo del successo potesse significare anche aggressione fisica e questo purtroppo lo stava imparando a sue spese; Tom aveva avuto la sua parte considerevole di colpa nel non essere riuscito a gestire le sue emozioni, era sempre stato più impulsivo di lui ed in questo vi ritrovava parte del carattere del padre Jörg.

Si avvolse l'accapatoio per dirigersi in camera, sorridendo all'idea che il fratello si trovasse da qualche parte a fare lo stupido con Chantelle. Prese una sigaretta e l'accese, aspirandone il fumo e pregustando l'atteso momento da condividere con lei: afferrò il telefonino e trovò i suoi messaggi, ne aveva bisogno come l'aria, come una droga, perchè era in una irrimediabile astinenza.

 

-E' stata una giornata frenetica, credo di aver esaurito tutte le mie scorte di energie ma sono pronta ad ammettere che mi sono mancati i tuoi messaggi; ho supposto che fossi così impegnato da non poter guardare minimamente il tuo cellulare. Guarda che meraviglia e ora dimmi, non avresti voluto godertelo in compagnia di chi più desideri? Stasera sono in una strana modalità, sarà che non ho potuto vedere Barcellona? Forse, penso a quanto dev'essere bella poterci andare duante le feste natalizie, ma ho chi mi consola e chi mi ha sempre mandato foto così straordinarie quasi da non desiderare di recarmi direttamente nei posti fotografati. Come stai? Spero sia finalmente da qualche parte a goderti la serata nella tua Amburgo-

 

Sospirò sorridendo, accorgendosi che i suoi cornrows stavano gocciolando sul letto, bagnandolo leggermente. Si denudò e s'infilò una maglietta ed i box; Giulia l'aveva caricato così tanto che non attese oltre per sentirla.

 

“Ciao” disse una vocina sottono.

 

Capì che doveva essere già a letto ma prima di controbattere, guardò velocemente l'orologio per accorgersi che era sicuramente tardi per lei. Si scusò subito.

 

“Mr scusa, d'ora in poi ti soprannominerò così” ridacchiò.

 

“Non volevo è che mi sono fatto prendere dalla foga di sentirti”. Ci fu la solita pausa, aveva capito che era un modo perchè lei metabolizzasse le sue frasi audaci, ultimamente erano forse più quelle che le altre.

 

“Mi sei mancato” sbottò lei improvvisamente.

 

Si sentì improvvisamente come stordito: Giulia che gli diceva una cosa simile? No, non poteva essere, non era da lei, così esplicita poi, doveva necessariamente aver sentito male, sicuramente era sbronzo per la stanchezza. A fatica si ricompose e biascicò qualcosa, non seppe cosa, ma forse capì a giudicare da quello che lei rispose subito dopo.

 

“Ci siamo mancati entrambi e questo che vorrebbe dire secondo te?” si sentì chiedere da quella vocina fatata.

 

Dovette trovare un sostegno migliore, perchè iniziava a sentirsi le gambe molli, nonostante fosse seduto sul letto. Aveva la netta sensazione che quella telefonata sarebbe sfociata in qualcosa di pericoloso. Almeno per lui. Ma forse si stava divertendo a prendersi gioco di lui, a metterlo alla prova; allora si convinse, sì, doveva essere così.

 

“Prova a dirmelo tu” disse sforzandosi di stare calmo col cuore già fuori controllo.

 

“Il tuo sogno è già svanito? Dov'è la ragazza dei tuoi sogni? L'hai già scordata?”.

 

Pensò che fosse più giusto tenere a freno quella strana eccitazione che aveva iniziato a montargli dentro come una furia, doveva mostrarle un minimo di coerenza se non anche contegno, perchè sapeva che se lei avesse continuato avrebbe fatto qualche sgarro di cui si sarbbe pentito.

 

“Che fai, mi stai mettendo alla prova per capire se sono un bravo ragazzo?” disse leggermente divertito.

 

“Ci sarebbe qualcosa di male?”

 

“La penso ogni istante della giornata, della sera, della notte. Lei è nelle mie vene, nella mia mente, è diventata parte di me, da tempo ormai. Non è svanita perchè deve ancora conoscere la parte migliore di me”

 

Silenzio. Iniziò a contare quanti secondi potessero passare prima che lei rispondesse. Otto, nove, dieci lunghi secondi.

 

“Vorrei non svanire io per poter conoscere la parte migliore di te e tu la parte migliore di me”.

 

Stentava a credere a quello che stava sentendo, era come se avesse ricevuto ua botta in testa e dovesse riprendersi, ma lo stava facendo molto lentamente quando invece la situazione gli stava richiedendo prontezza di riflessi.

 

“Giulia...” fiatò appena con una voce che a lei fece venire i brividi.

 

“Perchè non posso vedere come sei? Ho bisogno di sapere come sei fatto, non so come sono i tuoi occhi, la tua bocca, il tuo viso, il tuo corpo”.

 

Lui s'irrigidì, come colto in fallo, non sapeva che dirle. Riflettè, riorganizzò velocemente ciò che la sua mente aveva a disposizione in quel momento sperando in un insight, in una illuminazione. Aveva ormai capito che stava giungendo l'ora di incontrarsi e questo doveva succedere quanto prima.

 

“Che differenza fa se potremmo incontrarci un giorno? Non pensi che sarebbe meraviglioso anche così? Cosa temi Giulia? Pensi che sia un mostro?”

 

La sentì sorridere e ribattè “No, certo che no”.

 

Si sentì in profondo imbarazzo, perchè sapeva che stava giocando sporco, molto sporco.

 

“Ho paura Willy, sai? Ho paura di quello che ci aspetta e ci riguarda, di questa amicizia nata così, che ne sarà? Nonostante desideri conoscerti, incontrarti, ho paura”.

 

“Anche io ho paura, è normale” ed aggiunse con voce sommessa “Temi di restare delusa, vero?”.

 

“No... non so, forse” rispose timorosa.

 

“Non accadrà” sentenziò Bill.

 

“Perchè hai sempre una risposta rassicurante?”.

 

“In tutto questo tempo non abbiamo fatto altro che conoscerci e non potremo mai restare delusi l'uno dell'altra” disse quando improvvisamente sentì il campanello alla sua porta.

 

“Aspetti qualcuno?” chiese curiosa.

 

“Ehm sì..”

 

“Bill? La pizza” sentì dire aprendo il portone blindato e trovandosi davanti Dirk col cartone della pietanza.

 

Lui sgranò gli occhi, perchè il suo nome venne fatto nel silenzio più assoluto della casa e lei era lì che lo aveva sentito chiaramente, non poteva essere diversamente.

 

“Willy, non Bill. Grazie, buon lavoro” Prese il cartone e chiuse la porta in faccia alla guardia, pregando che Dirk capisse.

 

“Bill? Perchè sento diverse volte questo nome?”.

 

“Sai quante volte mi chiamano così? Effettivamente c'è una certa assonanza con Willy”

 

“Senza offesa, ma Bill è più bello”

 

Si sentì imbarazzato.

 

“Beh, è tardi e tu hai bisogno di mangiare e di riposare”

 

“Resta ti prego”

 

“Solo se mi offri la tua pizza”

 

“Prego” disse ridendo.

 

“Buona cena Willy e fai bei sogni”.

 

“Rimani”.

 

“Mi vuoi far sentire in colpa?”.

 

“No, questo mai”.

 

“Allora facciamo così: tu cena, poi se uno di noi due è ancora sveglio si fa sentire per primo, ok?”.

 

Certo che per lui sarebbe stato così, accettò quella specie di scommessa.

 

La sentì sorridere e poi niente più. Appoggiò il cartone sul comodino e si diresse verso il terrazzino che dava sul grande prato all'inglese illuminato da bassi lampioncini ad energia solare. Si sentiva le guance infuocate e gli occhi come se avessero le lacrime: possibile essere felici e tristi allo stesso tempo? Sì, con lei si poteva essere così. Alzò lo sguardo al cielo ed una luna sbiadita da un banco di nubi, cercava invano di fare capolino per ricordare che poteva essere splendida.

Prese tra le mani il suo telefonino e nel tentativo di scrivere a Giulia, gli arrivò una foto di suo fratello, che ritraeva l'abbondante decoltè di Chantelle stretto da una maglietta troppo minuta per il suo fisico; scosse la testa pensando a quanto i suoi pensieri fossero lontani mille miglia da quelli di Tom.

Finì di mangiare la pizza impiegando una buona mezz'ora; nel frattempo era riuscito a scovare Star Wars, episodio II, della saga degli Skywalker, anche se la sua testa era ben altrove: si sforzò comunque di trovare la giusta concentrazione quando sentì il gemello aprire la porta ed entrare in salotto.

 

“Che ci fai sveglio? Non eri stanco morto?”.

 

“Ssshh zitto, così mi fai perdere il filo”.

 

“Se vuoi mi registro e mi ascolti in differita, ma che caz...”.

 

“Almeno pare che tu ti sia divertito stasera” disse degnandolo appena di uno sguardo.

 

Tom sorrise, ma il gemello nemmeno lo notò.

 

“Tu invece, stai ancora appresso a queste cose? Ti saluta Pat, era con noi stasera, o meglio, lo era fino ad un certo punto”

 

Bill lo guardò e si mise a ridere.

 

“Il 28 è partita la campagna contro AIDS nei negozi H&M e sta andando a gonfie vele, mi ha detto la cifra fatturata, ma non la ricordo. Comunque è una gran bella cifra. Spero serva davvero a qualcosa”

 

Bill parve entusista, era contento di aver disegnato le magliette per la band per una causa così importante come quella di rendere i giovani maggiormente consapevoli sui rischi dell'AIDS.

 

“Io vado a dormire, sono distrutto” disse dirigendosi verso la porta.

 

“Stasera mi ha detto che gli sono mancato” gli disse improvvisamente, mentre Anakin scatenava tutta la sua furia sui Tusken per massacrarli.

 

Tom si voltò a guardarlo, apparentemente soddisfatto.

 

“E tu?”

 

“Le ho detto la stessa cosa”

 

“Hai ancora dubbi?”

 

Il gemello parve non capire.

 

“Non so in che modo, ma qualcosa conti per lei” ed aggiunse “Pat mi ha dato qualche notizia che di sicuro ti piacerà: mi ha assicurato che a fine Settembre, riuscirà a fissare una esibizione a Roma, propabilmente in occasione del Coca Cola Summer Festival. Penso che sia arrivato il tuo momento” e non potè non leggere la felicità sul volto raggiante del gemello.

 

 

 

 

 

 

Spense la Tv, perchè non aveva più la testa per seguire il film, lo avrebbe fatto un'altra volta. Rimase al buio, in silenzio a meditare col cuore in tumulto, mentre una leggera brezza tiepida muoveva le tende della porta finestra semi aperta del salotto. Fuori era tutto tranquillo, dentro c'era la tempesta.

A Settembre mancava ancora un'eternità pensò.

Riprese con la fotocamera quella danza corteggiatrice che le tende stavano facendo alla luna, che finalmente libera dalle nuvole, si era decisa ad allungare i suoi raggi sul pavimento di marmo chiaro; immaginò lei sdraiata sul letto, accarezzata da quello stesso candore, incosapevole di essere causa di quella sua notte insonne. Dio quanto la desiderava, quanto avrebbe voluto tenerla stretta tra le sue braccia per sussurrarle cosa fosse l'amore, il desiderio, la sofferenza, l'attesa, la speranza.

Le inviò quello strano video, accorgendosi che una lacrima, era scivolata sul display del telefonino che segnava la data del 10 Luglio, proprio quando la luna aveva deciso di mostrarsi in tutta la sua magnificenza, illuminando l'intera camera.

Un anno, un'intero anno era passato pensando a lei.

Dodici lunghi mesi, da quando il suo cuore aveva iniziato a battere per lei.

 

 

 

 

 

 

 

Il sonno agitato, fu disturbato da quattro brevi segnali sonori: si destò di scatto, accorgendosi che si era assopito rannicchiato sul divano; afferrò il cellulare che stava lampeggiando per via dei messaggi: li aprì e vide due foto fatte sicuramente dalla sua camera in cui s'intravedevano le luci dell'aeroporto non molto lontano, immerso in una nebbiolina, rischiarata dalla luce della luna. Era tuttavia un'immagine suggestiva.

 

-Abbiamo la stessa luna da condividere in questa notte insonne, è meravigliosa-

 

Si stropicciò gli occhi affaticati e le inviò la foto delle lancette che segnavano le 3:23 del mattino, non inquadrando opportunamente il Rolex Yacht da polso.

 

-Direi che abbiamo la stessa insonnia da condividere oltre alla luna- le rispose inviando un emoticon spiritoso – Ma se questo serve a sentirti, insonnia per sempre!-

 

La luna si era spostata, lasciando la stanza illuminata per metà; si alzò per andare a prendere un bicchiere d'acqua, quando ricevette la chiamata da lei. Non sapeva cosa le avesse preso ultimamente, ma scoppiò dalla gioia che riuscì a contenere a stento.

 

“Mi fai compagnia?” gli chiese una vocina dolce. Si sciolse completamente, c'era qualcosa di magico nel sentirla in piena notte, al chiaro di luna.

 

“Sono completamente a tua disposizione, ma qualcosa mi dice che sei sola” disse ironicamente, ma non molto.

 

“Sì, da qualche giorno, per vari motivi, sai come abbiamo i nostri turni...” disse rimanendo vaga “Piuttosto, come andrai a lavoro domani se stanotte non dormirai? Mi spiace, ma ammetto di non aver resistito...”.

 

“Credo...sia la migliore cosa che tu abbia potuto fare e per domani, cioè stamattina, sarò carico a sufficienza per affrontare un'altra intensa giornata lavorativa.” ed aggiunse “Sono felice di sentirti, non mi sarei mai aspettato una sorpresa simile”.

 

“Sentirci …. al chiaro di luna?” disse scherzosa ma sempre con la voce assonnata.

 

Bill si mise a ridere sommessamente “Sì... e poi si dicono tante cose sul suo conto”.

 

“Sulla luna intendi? Ad esempio?”.

 

“Che avrebbe strani influssi sull'essere umano”.

 

“Io sapevo la storia sui capelli, che sarebbe meglio tagliarseli durante una particolare fase lunare, ma non ricordo quale” disse, sentendolo ridacchiare.

 

“Chissà quanta verità può esserci in tutte queste credenze, sta di fatto che resta qualcosa di misterioso e magico il suo fascino. Com'è quella frase di Shakespeare ...E' tutta colpa della luna, quando...”

 

“.....Si avvicina troppo alla Terra, fa impazzire tutti” continuò nello stupore di Bill. “Ed io credo di essere impazzita, se mi trovo a quest'ora della notte al telefono con te”.

 

“Allora mi stai solo facendo compagnia stanotte”.

 

“Perchè stiamo arrivando a così tanto senza esserci mai incontrati?” chiese con un filo di voce.

 

“Perchè forse siamo più simili di quanto crediamo” si alzò in piedi ed andò verso la porta finestra per spostare la tenda e guardare la luna “Sto bene con te, ma questo ormai lo sai già”.

 

“E' una bella amicizia la nostra” disse e questo lo deluse, nonostante percepì non molta convinzione in quella frase.

 

“Già, magari destinta magari a diventare bellissima”.

 

Ci fu una breve pausa interrotta da un'istantanea che ritraeva una via illuminata da fiocchi lampioni. “Il tuo paesaggio è decisamente più romantico però”.

 

Staccò un bocciolo di rosa bianca rampicante e lo strinse tra l'indice ed il medio: il chiarore della luna, fece apparire pallido l'incarnato del suo avambracio rendendo ancor più suggestivo e irreale quel piccolo gioiello che avrebbe dovuto sbocciare.

 

“E' bellissimo, ma ora non potrà più fiorire”.

 

Lui si risentì lievemente, ma non si scoraggiò “Occorre sacrificarsi per ottenere ciò che desideriamo e quì accanto a me ho una pianta piena di boccioli pronti ad aprirsi, ma prima di essere tali, la pianta era stata potata”.

 

“Come sei Willy?” gli chiese improvvisamente “Voglio vedere il tuo viso, voglio vedere te” lui s'irrigidì e lei parve percepirlo.

 

“Scusami, te lo sto chiedendo spesso ultimamente, sto diventando noiosa ed inopportuna, ma non voglio metterti a disagio, è che immagino spesso come tu sia, credo sia normale” ed aggiunse poco dopo non ricevendo risposta “Penso che sia giunta l'ora di salutarci, possiamo ancora recuperare qualche ora di sonno”

 

“Giulia” fiatò, ma lei lo interruppe prima che potesse continuare.

 

“Va tutto bene, non preoccuparti, saprò aspettare perchè so che ne varrà la pena”.

 

Si sentì uno stupido, incapace di darle un minimo di sicurezza, era solo travolto dalla consapevolezza che stava arrivando al limite con lei; chiuse la mano destra in un pugno e fotografò il suo anello, era tutto quello che seppe darle quella sera; forse quel logo, l'avrebbe potuta portare a lui, consapevole però, che non avrebbe avuto conferme, se non avendola davanti ai suoi occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chissà se Caspar David Friedrich, quasi due secoli prima, si era trovato esattamente nello stesso punto in cui Bill stava fissando l'orizzonte dove il mare pareva baciarsi col cielo: le falesie di gesso dello Stubbenkammr in fondo, era rimaste più o meno le stesse ed anche la vegetazione sembrava identica a quella raffigurata nei suoi quadri; chiuse gli occhi e respirò il profumo dell'aria salmastra, lasciandosi cullare dallo pigro sciabordìo delle onde sulle coste, dalla tiepida aria e dal cinguettìo insistente di un gruppetto di uccellini che si era impossessato di due pini alle sue spalle. Si tolse la giacca bianca e si sedette a contemplare quello spettacolo innanzi ai suoi occhi: il candore dei faraglioni a picco sul mare contrastava con l'immensa distesa azzurra e la chioma verde brillante della vegetazione accarezzata dal sole libero nel cielo; non seppe quantificare da quanto tempo fosse lì se non fosse stato il fratello a farglielo notare.

 

“Hai intenzione di passarti l'intera giornata quì?” disse sorridente. “Sei troppo romantico e sognatore Bill, quasi quasi t'invidio”.

 

“Sei venuto per disturbare la mia quiete o che cosa?” chiese ironico.

 

“Mamma ti stava cercando, stanno per tagliare la torta”

 

“Non avrei mai creduto che lo rifacesse, ma con Gordon mi sono dovuto ricredere fin da subito. Fin dal primo istante che si sono incontrati è cambiato qualcosa in lei, in meglio ed il tempo ha fatto il resto”

 

Tom si accese la sigaretta, ne aspirò lentamente il fumo e gliela passò al fratello.

 

“Esistono ancora persone favolose a questo mondo, non tutto è marcio. E' che sono troppo poche” disse osservando Bill da dietro.

 

“E' difficile trovare persone oneste e disinteressate che ti amino per quello che sei veramente. Gordon ci ha aperto un mondo e gliene saremo grati per sempre e mamma è stata un dono per lui e lui per lei. Allora” disse alzandosi in piedi e sgrullandosi il fondo dei pantaloni più eleganti che potesse indossare “Andiamo a mangiare questa torta? Ne ho proprio una gran voglia, Betsy avrà superato se stessa!”.

 

Tom osservò il viso di Bill, leggermente arrossato da quello sforzo e con gli occhi che viravano al rame, luminosissimi.

 

“L'amore ti fa proprio bene. Vorrei provare, un giorno, un sentimento profondo così come lo provate tu e mamma, dev'essere qualcosa di meraviglioso”.

 

Bill gli sorrise felice “Se ascolterai il tuo cuore qualche volta e non solo qualcos'altro, potrà accadere anche a te, se sono sicuro”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il sole calando aveva infiammato sprazzi di cielo col suo rosso arancio acceso, riflettendosi sulle nuvole di zucchero filato; le due torri degli Asinelli e di Garisenda si stagliavano scure e maestose per unirsi al resto degli edifici disegnando una bizzarra figura geometrica irregolare; sbadigliò alzandosi pigramente dal suo posto, per raggiungere lentamente le porte centrali del bus da cui sarebbe finalmente scesa. C'erano giorni in cui preferiva prendere il mezzo pubblico piuttosto che imbottigliarsi nel traffico della città con la sua macchina, specie in una sera d'agosto come quella, piena di turisti che si erano riversati in ogni angolo della città. Alzò lo sguardo verso l'insegna della farmacia che segnava le 20:20 con 29 gradi ed ebbe un fremito, pensando che quella temperatura doveva essere sicuramente inesatta. Girò l'angolo per raggiungere il portone quando si sentì chiamare; si voltò e sorpresa vide Massimiliano andarle incontro: improvvisamente sentì il cuore accelerare il suo battito. Era stanca per la giornata calda e il viaggio a Parigi, ma guardandolo arrivare davanti a lei, tutto sembrò scivolare via d'incanto.

 

“Ciao, ma che ci fai quì?” chiese sorpresa.

 

“Sono da ieri al comando di Bologna. Ci devo restare una settimana, poi dovrò recarmi a Roma. Mirko mi ha detto che ti avrei trovata con molta probabilità in serata dopo le otto, ed in effetti...” disse con viso raggiante.

 

“Mirko?” chiese con voce emozionata “Ma da quant'è che sei quì che aspetti? Potevi mandarmi un messaggio, anche perchè lui non sa esattamente i miei orari, sai com'è a lavoro, a volte, anzi spesso ..” non finì la frase notando quel sorriso sul volto abbronzato.

 

“Non da tantissimo e poi non volevo disturbarti, sai ho pensato: se è destino incontrarti, succederà” disse ironico.

 

“Oh!” esclamò “Allora dev'essere proprio il tuo giorno fortunato” rispose non sapendo che fare, se invitarlo a casa a bere qualcosa o evitare del tutto situazioni imbarazzanti, anche se quest'ultima opzione sarebbe stata la migliore.

 

“Tuo fratello mi ha raccomandato di darti alcune cose” le disse, vedendolo allontanarsi per raggiungere la macchina parcheggiata poco distante; ritornò con una scatola di cartone sigillata, di media grandezza.

 

“Ma che cos'è?”.

 

“Non saprei” disse sorridendo aspettando che fare con quel peso “Posso metterlo nell'ascensore?” propose alla fine.

 

“Oh sì, grazie” rispose imbarazzata. Lo guidò nell'atrio del palazzo e chiamò l'ascensore.

 

“Senti” disse improvvisamente guardandola dritta negli occhi “Se ti va possiamo andare a mangiarci la pizza, oggi sarebbe l'unica sera libera che avrei, nonostante debba essere reperibile 24 ore su 24”.

 

Sentì le guance arrossarsi contro la sua stessa volontà “Non saprei” disse presa alla sprovvista.

 

“Maria sa che sono quà” disse sperando di rassicurarla. “Siamo o no amici?”.

 

Sospirò senza farsi notare da lui “Non avevo dubbi, come vanno i preparativi e la convivenza?”.

 

“L'appartamento è quasi interamento arredato, mancano alcune cose, come la scarpiera. La convivenza sta funzionando”.

 

“Perfetto, sono felice. Ah sì, la scarpiera...certo” disse poi, cercando di prendere tempo per dare una risposta alla domanda di poco prima. L'ascensore arrivò e lui vi appoggiò la scatola; si voltò prima di premere il piano ed attese un momento, stava aspettando.

 

“Non so” disse confusa, l'idea non le dispiaceva, d'altra parte Stefania sarebbe ritornata in nottata ed Elena non sarebbe ritornata per niente, con molta probabilità. “Va bene, ma ho bisogno di sistemarmi” lo guardò e vide il viso illuminarsi.

 

“Ti va bene tra un'ora?”.

 

“Sì, credo di sì”

 

“Hai preferenze sul posto o...”.

 

“Fai tu” disse mentre lui teneva la porta aperta per evitare che si chiudesse.

 

Entrò nell'ascensore, lo salutò e si chiese se stava facendo la cosa giusta. Le mancava Elena, il suo appoggio, i suoi consigli. Si sentì strana e nervosa, non per il caldo, ma perchè qualcosa stava risvegliandosi contro la sua volontà.

 

 

 

 

I fari della Wolkswagen Golf illuminavano l'asfalto, mentre intorno il paesaggio era stato fagocitato dalle tenebre; erano in viaggio da dieci minuti e la radio trasmetteva un programma divertente, i cui conduttori discutevano su come affrontare l'afa di quei giorni, ma nonstante quest'atmosfera rilassante, Giulia si chiedeva perchè avesse accetato quell'invito da sola con lui; se n'era pentita, temeva di trovarsi in situazioni che l'avrebbero messa a disagio o peggio che l'avrebbero portata a mettere in discussione nuovamente ciò che faticosamente, nell'ultimo periodo, aveva cercato di chiarire con se stessa, facendo di tutto per archiviare questo strano rapporto con lui.

 

“Non ci sei mai stata alla Lumiera?” le chiese riportandola alla realtà.

 

“No, ma ne ho sempre sentito parlar bene.”

 

“Ci vanno molti miei colleghi quando vengono quì, dovrebbe esserci un bel panorama se sta sui colli Sabbiuno”

 

“Già, con questo buio sarà fantastico ammirarli” disse sarcastica.

 

Lui si mise a ridere “Beh, qualcosa si vedrà, la proprietà è grande, voglio credere che qualcosa si veda”

 

“Ma non c'è il mare, mi manca così tanto”.

 

“Quando avrai le ferie?” .

 

“Inizio Settembre mi stopperanno col contratto, dovrei avere una pausa di qualche settimana”.

 

“Che contratti del cavolo! Comunque questo giochetto non lo potranno fare all'infinito. Recupererai quello che non hai potuto fare, il mare in quel periodo è il migliore a mio avviso” disse scalando le marce ed entrando in una stradina privata costeggiata da alberi.

 

 

Giulia si stirò la gonnellina nera in cadì opaco con la mano, mentre il cameriere li accompagnava in un tavolino in disparte, in una veranda aperta pieni di clienti. Continuava a sentirsi a disagio, tanto più quando incrociò il suo sguardo e le sorrise anche lui apparentemente imbarazzato.

 

“Allora, che ti sembra?”.

 

“E' bello” sentenziò “Sopratutto questa candela gallegiante” disse fissando il piccolo lume all'interno di un liquido rosso brillante.

 

“Beh, sapevo che adori candele e lanterne, quindi...” disse divertito col sopracciglio alzato.

 

“Non barare, perchè c'è in tutti i tavoli” disse canzonandolo.

 

“Mi dispiace che in quest'ultimo periodo ci siamo allontanati, ma questo non significa che la nostra amicizia sia cambiata. Sai, con lei eravamo davvero impegnati tra lavoro e casa e poi...” s'interruppe all'arrivo del cameriere per le ordinazioni.

 

“I miei suoceri sono come dire, un po' esigenti nelle cose” riprese poco dopo. “E' da molto che non ci si vede per una serata come questa, forse l'ultima volta è stato lo scorso anno” osservò portandosi il calice di vino bianco sulle labbra, mentre i suoi occhi si soffermarono su quella bocca socchiusa di cui ne aveva goduto il sapore, ed ebbe un improvviso fremito. Cercò di scacciarene il ricordo.

 

“I tuoi suoceri decidono per voi?” chiese incuriosita.

 

“No, ma come dire, sono curiosi e vogliono controllare le nostre scelte e se possono, cercando di … perfezionarle”.

 

Giulia sorrise. Non sapeva se avrebbe voluto suoceri del genere, forse non capiva, era troppo giovane per certe cose. Voltò il capo per guardarsi intorno constatando che il locale era ormai pieno. Massimiliano si divertì a studiare quel profilo delicato, con ciocche ondulate e schiarite dal sole che sfuggivano da uno chignon fatto sicuramente in fretta.

 

“Non manca molto al prossimo anno, avete già deciso la data?”.

 

“Ancora no, ma l'idea sarebbe nei primi mesi del 2010”.

 

“In inverno?!”.

 

“Sicuro, non ci penso proprio a cuocermi sotto una graticola. Poi sarà la volta di Mirko ed Elena”.

 

Giulia restò sorpresa. “Mi sono persa qualcosa?”

 

Lo vide sorridere.

 

“Non credo”

 

“E chi lo sa, Mirko è pazzerello, ma mi sa che questa volta c'è cascato in pieno” disse con una smorfia simpatica.

 

“E tu?” chiese improvvisamente serio.

 

“Io cosa?” chiese sorseggiando la coca cola.

 

“Beh sì, dai..” ma non ebbe il coraggio di essere esplicito.

 

“E chi lo sa” rispose, vedendolo lievemente imbarazzato “E' difficile trovare uno che ti ami per come sei. C'è tempo per questo”.

 

“Certe cose non le decidiamo noi, arrivano e basta. E non credo sai, sia difficile trovare chi ci ami, a volte lo abbiamo davanti ai nostri occhi e non ce ne rendiamo nemmeno conto, finchè un giorno ti appare chiaro come non mai” sentenziò.

 

Le parve di non aver capito interamente quella frase, ma si convinse che stesse parlando di Maria, non poteva essere diversamente.

 

“E quando capisci che non puoi tornare indietro perchè hai deciso di prendere un'altra strada perchè eri cieco, tutto diventa più difficile e doloroso.”

 

Giulia corrugò la fronte, improvvisamente aveva bisogno di respirare aria fresca, si sentiva soffocare; il cameriere li raggiunse con due pizze enormi e lei cercò ad ogni costo di deviare i suoi pensieri su quella pizza nel piatto.

 

Lui la vide per un po' con lo sguardo fisso sul piatto, sembrava pensierosa.

 

“Con Maria è stato così, ti auguro la stessa fortuna”.

 

“Questa pizza è ottima” disse, deviando il discorso e cercando di capire se stava ingoiando il boccone bollente o quella frase infelice, perchè ancora lui era stato capace di risvegliare qualcosa che credeva assopita o peggio, scomparsa.

 

“Sì, è davvero buona” disse totalmente disinteressandosi di quello che aveva nel piatto. Aveva capito di averla ferita e questo gli bastò a dare conferma a quello di cui aveva bisogno. Quella sera sembrava cinico, aveva bisogno di disfare le sue insicurezze, quelle che solo lei gli dava.

 

“Giulia” disse appena, incrociando quegli occhi umidi.

 

“Sei davvero felice per me?” ebbe il coraggio di chiederle.

 

Giulia si maledisse per aver accettato quell'invito. Non voleva ritornare a soffrire per lui, mai più, ma ora avendolo davanti a lui, sembrava tutto così difficile, dannatamente difficile, stava mettendo tutto in discussione, nuovamente.

 

“Non dovrei per caso?” disse decisa di tenere quel confronto, aveva capito dove voleva arrivare.

 

“Perchè i tuoi occhi mi dicono altro?”.

 

La guardò con i gomiti appoggiati sul tavolo, con fare deciso, doveva essere abituato agli interrogatori, facevano parte del suo mestiere.

 

“E' probabile che non li abbia mai saputi leggere veramente, altrimenti saresti più sereno e con meno pensieri spiacevoli. Certo che sono felice, che amica sarei? E tu, che razza di amico saresti se dubiti di me?” ebbe il coraggio di dirgli.

 

Non si aspettò quella risposta schietta, quando si sentì squillare un telefono; Massimiliano si scusò con lei e si allontanò per sentire meglio la conversazione. Pensò a quanto fosse insicuro nei suoi confronti, cercava conferme, ne era convinta. Alzò gli occhi per cercare la luna, quella luna che giorni prima aveva condiviso con Willy. Si chiese cosa stesse facendo e quel pensiero le placò l'anima. Le mancava, ma evitò di farsi vedere maneggiando il cellulare da Massimiliano, lo avrebbe fatto a casa; pregò che la serata durasse poco quando lo vide ritornare.

 

“Scusami, era il collega, come non detto, la mia reperibilità fa parecchio gola. Dovrei passare da loro appena finiamo, mi dispiace, avrei voluto qualcosa di più rilassante”

 

“Tu piuttosto, non hai nemmeno finito la pizza”.

 

“Ecco” disse tagliandone una buona metà, piegandola e ficcandola in bocca; questo la divertì, forse era la cosa più buffa che la serata le avesse riservato.

 

S'incamminarono nel piazzale in pietra per raggiungere il parcheggio; molta gente stava arrivando in quel momento e per far passare un gruppo di persone, si fece di lato, finendo contro un roseto che bordava il percorso, graffiandosi all'altezza del bicipite.

 

“Aspetta” disse Massimiliano avvicinandosi e cercando di sganciare delicatamente il ramo spinoso dalla pelle. “Ti fa male?”

 

“No, è solo un graffio superficiale”

 

“Hai rimediato questa” disse porgendole un bocciolo di rosa bianca.

 

Giulia lo fissò attonita.

 

“Che ti è preso, hai dolore?” chiese preoccupato “Non toccarti, ho in macchina il disinfettante”.

 

“No, tranquillo” disse notando qualche goccia di sangue tra le dita, convinta che fosse lo stesso bocciolo di Willy.

 

 

 

 

 

 

 

“Mi dispiace che non siamo potuti andare a fare una passeggiata” disse con la macchina in sosta davanti al suo portone. Spense il motore e la guardò pensando che non esistesse al mondo creatura più bella di lei; Giulia abbassò il capo con quelle ciocche sempre più scomposte per cercare la borsa che aveva appoggiato tra i suoi piedi. La fissava come ipnotizzato e faticò a trattenersi dal non sollevarle il mento con la mano per baciarla.

 

“Capiterà, magari quando non sarai più reperibile per tutto il giorno”.

 

“Aspetterai fino a quando andrò in pensione?” chiese divertito “Vorrei accadesse prima”.

 

Giulia sollevò lo sguardo per piantarlo nei suoi occhi, in quel viso traffitto dalle luci della città, ancora troppo sveglia in quella serata di Luglio.

Willy. Stava improvvisamente pensando a lui. Stava provando ad immaginarlo, ma rimaneva un volto indefinito, vago. Che follia pensò.

 

“Che hai Giulia?” chiese vedendola estraniarsi da lui.

 

“Sono un po' stanca, è meglio che vada”.

 

Lo vide accingersi per accompagnarla, ma lei lo fermò.

 

“Non c'è bisogno, è qui davanti a te l'entrata” lei fece per scendere e lui appoggiò la mano su quella sinistra di lei, senza farle pressione: lei si voltò e si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia; lui spostò lievemente il viso per lambire la sua bocca, ma lei si allontanò nel giro di poco ritrovandosi con lo sguardo a seguire la sua figura, finchè il portone si chiuse alle sue spalle.

Corse come una matta, facendo tutte le rampe di scale fino a raggiungere il suo portone, col cuore in gola; entrò in casa e si buttò nel letto, completamente al buio. Sorrise e poi si mise a ridere, fino a sfinirsi, poi iniziò a tremare come una foglia.

No, non poteva saperlo, non poteva conoscere, sentire l'odore della sua pelle, la forma dei suoi occhi, la sua bocca, il caldo alito che le lambiva l'orecchio. Afferrò il telefono, cercando quello che aspettava per soddisfare la sua astinenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

“E' tutto il giorno che non fa che ripetere 'Alles Gute fur eure gemeinsame Zukunft'! * Basta, non ne posso più! Ha capito che sono le dieci di sera? Ma non porterà pure sfiga questo augurio ripetuto tredici mila volte alla fine? No, anche perchè molti ospiti non conoscono la nostra lingua. Pensa ai suoi nipoti, ma Ingelore non glielo potrebbe far notare?!”.

 

Bill si mise a ridere. “Oh Tom, Rùdiger è una bravissima persona, è solo felice per mamma e Gordon. Hai visto ieri quanta cozzaglia di ceramica rotta ha prodotto?” disse ridendo al ricordo di una carriola piena, scaricata davanti al portone di casa di Simone.

 

“E' questo ti sembra normale? Capisco l'usanza, ma non esageriamo, alla fine i vicini avranno pensato che abbiamo aperto una discarica” disse scuotendo la testa.

 

Bill alzò lo sguardo e vide Georg arrivare con un calice pieno di champagne.

 

“Ragazzi, io vi saluto, è stato tutto stupendo, meraviglioso”.

 

“Dai Geo, stai già rientrando a casa? Non dirmi che ti ficcherai già a letto?” chiese sconcertato Tom.

 

“Saranno affari suoi?” disse Bill rivolto al gemello.

 

“Bye boys” disse Georg sorridendo ed allontanandosi per andare a salutare gli sposi.

 

“Ma davvero Gus è rientrato?” chiese Bill al fratello.

 

“Sì, il padre non stava bene”.

 

“Spero non sia niente di preoccupante. Anche lui sta attraversando un periodo non facile”

 

“Si è ripreso dall'aggressione, anche la ferita sembra stia cicatrizzando bene. Gus è una roccia”.

 

“Trentasei punti di sutura, non sono una passeggiata. Che anno strano Tom, si stanno alternando fatti orrendi ad eventi stupendi come questo di oggi. “ disse incamminandosi verso il sentiero che portava in riva al mare. “Adoro questa location scelta da mamma, è così romantica. Guarda” disse al fratello, indicando l'orizzonte “Il cielo è ancora leggermente colorato dal sole, nonostante sia calato”.

 

“Non farti venire strane idee adesso” lo schernì.

 

“Non certo con te, depravato.”

 

“Ho sempre saputo che le persone timide quando si scatenano, sono peggio delle altre”

 

“Perchè devi sempre rovinare tutto?”

 

“Non so, penso a quella povera Giulia... ma sei così imbranato, che forse, non mi dovrei preoccuare, se non per i consigli che ti dovrò dispensare sul sesso”

 

“Ma la smetti che qualcuno potrebbe sentirti'?!” disse a voce bassa, guardando qualche invitato che aveva avuto la loro stessa idea di passeggiare sul bagnasciuga.

 

“Sono tutti felici ed ubriachi e nessuno si cura di noi” disse mentre Bill si era acceso una sigaretta.

 

“Non m'interessa e non fare il suo nome”

 

“Giulia è un bel nome, ispira sesso, lei ispira sesso, vero Bill?” disse iniziando a provocarlo.

 

“Perchè mi sei toccato tu per fratello? Ma Chantelle perchè non è venuta alla cerimonia? Avrebbe placato le tue voglie e non mi avresti torturato così”

 

Il gemello si mise a ridere, quando ricevette una chiamata da Andreas che gli chiedeva dove fossero.

 

“Vi raggiungo tra un po', finisco la sigaretta prima e la chiamo” disse e proseguì lungo la riva per poi sedersi tra la sabbia illuminata da piccole lanterne sparse. Moriva dalla voglia di dirglielo, ero eccitato alla sola idea di farlo. Prese il telefono per l'ennesima volta e notò finalmente una chiamata persa di Giulia. Ebbe un sospiro di sollievo, era passata l'intera giornata senza sentirla. Avviò la comunicazione. La voce gli tremò lievemente per l'emozione.

 

“Ehi, finalmente..., eri sparita” disse, con tono apprensivo.

 

“Willy! Scusa, ho visto solo ore le tue chiamate” rispose , sembrava imbarazzata.

 

“Stavi riposando? Come stai? Ho visto le foto di Parigi, ho pensato fossi davvero stanca e che ti fossi appisolata.”

 

“E' così romantica, ma cosa vuoi vedere in poche ore? Sono partita dopo quattro ore, quindi non ho avuto molto tempo per girare”. Disse eludendo la prima domanda.

 

“E' successo qualcosa?” chiese percependo un certo nervosismo nel tono della sua voce “E' tutto a posto? ...scusa, forse è la mia sensazione”.

 

“Sono solo un po' stanca” mentì e lui lo percepì.

 

Ci fu silenzio.

 

“Perchè non mi hai risposto? Bastava un messaggio per dirmi che andava tutto bene, lo hai sempre fatto. Ti avrò chiamata una decina di volte questa sera, eravamo d'accordo che ci saremmo sentiti per le venti. Ne ho dedotto che forse preferivi riposare per via della stanchezza, ma anche così, tu, lo facevi sempre, intendo avvisarmi che stavi bene” fece una pausa cercando di cont rollarsi“Scusami, sono stato invadente ed inopportuno, non ho nessun diritto a comportarmi così. E' che ero preoccupato, so che sei spesso sola in quell'appartamento a Bologna”.

 

Attese un po' prima di lanciargli la bomba “Ho incontrato Massimiliano e mi ha chiesto, da vecchio amico, se andavamo a mangiarci una pizza. E' di servizio per una settimana alla caserma di Bologna”.

 

Gli cadde il mondo addosso.

Quanto si sentì stupido ed illuso! Lui che bramava tutto il giorno per darle la notizia e che si preoccupava per lei, lo ricambiava così; capì che aveva fantasticato troppo e che si era illuso che anche lei iniziasse a provare qualcosa, ma era evidente che non fosse così. Irrigidì i muscoli della mascella cercando a fatica di calmarsi, sentì i nervi impossessarsi di ogni singolo muscolo del suo corpo.

 

“La verità è che non vedevo l'ora di sentirti”.

 

“L'avresti fatto se fosse stato così” disse tagliente.

 

“Perchè ho voluto evitare innanzi a lui”.

 

“Bastava un messaggio, non ti stavo chiedendo di rovinarvi la serata”.

 

Non si aspettò una simile risposta.

 

“Perchè mi stai trattando così? Cosa ti ho fatto? Noi...non stiamo insieme tanto da dovermi giustificare in ogni cosa che faccio e comunque non ci avresti rovinato la serata, volevo solo che il rapporto tra me e te, fosse solo tra me e te. Non voglio che altri curiosino nel mio privato, non lo vorrei nemmeno da un amico come lui”

 

Bene, pensò Bill: ora gli stava aprendo davvero gli occhi, gli stava mostrando cos'erano l'uno per l'altra: semplici conoscenti, forse qualcosa di più, amici. Ed era terribilmente vero. Si era solamente illuso, solo questo. Guardò la gente, passargli accanto, avevano i volti distesi e rilassati, d'altronde doveva essere una giornata felice, Simone si era sposata. Non avrebbe voluto per niente al mondo guardare il suo volto adesso, avrebbe letto solo dolore e delusione. Cercò di ricomporsi e di dirle qualcosa di sensato.

 

“Scusa, hai ragione. Non vorrei mi avessi frainteso. Ero semplicemente preoccupato ti fosse successa qualcosa, tutto qui. Spero vi siate divertiti.” ma la verità era che non gl'interessava minimamente saperlo.

 

“Stasera mentre ero con lui, ti pensavo” e la sentì sorridere “C'è stato un momento in cui ho immaginato te al suo posto, come potessi essere, come potessero essere i tuoi occhi, il tuo viso”.

 

Ed eccolo di nuovo pronto ad illudersi. Quella frase lo spiazzò, ribaltando il suo stato d'animo di poco prima.

 

“Perchè? Perchè mi stai dicendo queste cose adesso? Perchè pensavi a me? Giulia, tutte queste cose che mi stai dicendo non hanno senso”.

 

“Forse per te”.

 

“Ma non posso dirti...” e si zittì.

 

“Dirmi cosa?”.

 

“Ti prego”.

 

Lei lo supplicò, voleva sapere.

 

“Dirti che così mi fai volare. Non è giusto”

 

“Willy” fiatò appena ma non disse altro. Forse si era saziata dopo la lunga astinenza.

 

“Il 23 Settembre ho dei giorni liberi”disse Bill improvvisamente.

 

“Cosa intendi?”.

 

“Vorrei poterti incontrare. Andrò a vedere il concerto di Roma, il Summer Festival” disse d'un fiato, pregando in silenzio che accettassi quell'invito.

 

“Oh!” esclamò confusa, non aspettandosi minimamente una cosa del genere. “Non sapevo di questo concerto...io...io non saprei...” disse titubante “Ho bisogno di sapere come sono messa con i turni di lavoro...sì, insomma, dovrei vedere come organizzarmi”

 

“Immaginavo, per quello ho voluto avvisarti per tempo.”.

 

“Non mi aspettavo una cosa simile” disse, percependo emozione in quella dolce voce.

 

Bill pareva aver raggiunto un buon equilibrio interiore: era riuscito a far scivolare quella tensione di poco prima anche se aveva timore che questa proposta sfumasse per un qualsiasi motivo. Avrebbe vissuto di ansia da lì fino al 23 Settembre, ne era certo. Vide Tom andargli incontro.

 

“Credo che debba andare adesso”.

 

“Willy?”.

 

“Dimmi”.

 

“Grazie per preoccuparti per me, anche se non sembra, lo apprezzo molto”.

 

“Buon notte Giulia” disse salutandola per primo questa volta e chiudendo la comunicazione.

 

Si alzò, si sgrullò i pantaloni dalla sabbia e si avviò verso il fratello che era rimasto poco distante ad aspettarlo, non sapeva nemmeno lui come, se col cuore speranzoso e felice per averle detto quelle parole o traffitto dalle spine di una rosa.

 

 

Bill

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.
Spazio autrice: ringrazio infinitamente chi ancora legge questi miei capitoli ed anche se in ritardo, vi auguro un sereno 2021.

Cit: Rumi

Spazio autrice: Ringrazio sempre chi trova uno spazio per leggere questi capitoli.

 

* (i migliori auguri per il vostro futuro insieme)

1- Il Libro delle Bambine” ,  Cicely Mary Barker

   
 
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