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Autore: Kaiyoko Hyorin    07/01/2021    4 recensioni
Quando Kat si sveglia in mezzo a un boschetto rigoglioso, preda della nausea e di un forte mal di testa, non ha idea di ciò che l'aspetta.
Come questa ce ne sono altre di storie, imprese memorabili capitate per fortuna o per volere del destino a persone apparentemente ordinarie. Eppure ve ne propongo un'altra, sperando possiate trovarla una lettura piacevole.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bilbo, Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo Hobbit'
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“Memories of brightness
but ruins upon the landscape lie.
[..] Strong, forget your emptiness.
Through the dark, through the light [..]
watch the sunset faraway.”
[ Endless Prophecy, Wind Rose ]




Il sole calò ancora una volta oltre l'orizzonte, lasciando il posto al drappo della notte che lesta s'appropriò di tutto il cielo. Una spessa coltre di nubi si avvicinava da Sud, celando le stelle e rendendo più umida l'aria risalente dalla piana sino alle pendici della montagna.
Il pomeriggio era trascorso rapido per la ragazza, che l'aveva passato aggirandosi per il Regno di Erebor come un'esploratrice in erba, con il povero Bilbo costretto dal suo senso di responsabilità a seguirla di qua e di là. Si erano spinti talmente a fondo nella montagna, che il piccolo hobbit aveva più volte paventato la possibilità di essersi persi, ma chissà come Katla aveva finito sempre per ritrovare la via dalla quale erano passati. Intimamente, persino lei si era sorpresa della mancanza di spaesatezza che chiunque altro avrebbe provato nel vagabondare per quelle immense sale, collegate fra loro da ampi corridoi e scale vertiginose ed addobbate da immensi arazzi impolverati, ma aveva finito con l'immergersi nell'assoluta meraviglia di ciò che i suoi occhi potevano scorgere tutt'intorno a lei.
L'architettura nanica era uno spettacolo mozzafiato, più imponente ed austera di qualunque altra avesse mai visto, dai tratti decisi e solidi, eppure ugualmente eleganti e perfetti. In ogni incisione, spigolo ed architrave, Katla poteva cogliere la maestria e la precisione della mano che ne era stata l'artefice e ne rimase avvinta, dimenticandosi persino del puzzo di drago che ancora impestava gran parte degli ambienti. Nessun'altra razza, per quel poco che ella aveva potuto vedere nel corso degli ultimi mesi, avrebbe potuto eguagliare l'abilità nanica.
Erano tornati alla sala in cui la Compagnia si riuniva per i pasti appena in tempo per aiutare Bombur a preparare la cena, ma persino nei pochi minuti in cui Kat si era fermata con i suoi compagni, l'atmosfera di cupa rassegnazione le era gravata addosso come una pesante coperta polverosa. Essa le aveva ricordato ciò che s'era prefissa, ciò che nel giro di pochi giorni si sarebbe compiuto, e tutto il buon umore guadagnato durante il pomeriggio era sfumato, lasciando il posto a pensieri che sino a quel momento era riuscita ad ignorare.
Per questo era infine uscita all'esterno, cedendo all'impulso di respirare un poco d'aria fresca, e per questo era ancora lì, seduta su una delle grosse pietre rotolate accanto alla porta dall’ultimo crollo, a guardare il declivio attraversato dal turbolento torrente che più a valle prendeva il nome di Fiume Fluente.
Fra le mani, di tanto in tanto, giocherellava con il sacchetto in cui erano custodite le gemme di Lasgalen che Thorin le aveva concesso in pagamento dei suoi servigi.
Dinanzi agli occhi le comparve ancora una volta il volto austero e freddo del Re sotto la Montagna mentre le consegnava quanto pattuito e la fissava con cipiglio sospettoso, costringendola ad abbassare lo sguardo con il pretesto di un nuovo inchino in segno di ringraziamento.
Sospirò, dando vita ad una nuvoletta di candido fiato che si disperse nella notte invernale.
Il freddo era tagliente in quel luogo, giacché il ghiaccio s'era già esteso dalla vetta della montagna sin quasi alle sue pendici ed in vari punti, fra i più riparati, cumuli di neve riflettevano azzurrognoli la poca luce delle stelle, ultimi resti della nevicata di quel mattino.
La prima neve era venuta e andata. E lei se l'era persa.
Così come aveva perso l'occasione di trovarsi accanto a Thorin nel suo momento più buio e controverso.
Appena formulò quel pensiero, scosse meccanicamente il capo ancora adorno di quell'acconciatura nanica che le intrecciava i capelli color castano-rossicci sin dietro la nuca.
Che diritto aveva lei, che neanche apparteneva a quel mondo, di pensare che avrebbe potuto in qualche modo far la differenza su ciò che Thorin stava vivendo e provando? Che presuntuosa era, a creder d'essere abbastanza vicina al nano da potergli in qualche modo sfiorare l'animo tormentato, quando lei per prima era un vero casino!
Sì, perché per quanto non volesse pensarci, le parole che il drago Smaug le aveva rivolto quella fatidica notte tornavano di tanto in tanto a tormentarla.
Non sapeva nemmeno più lei chi o cosa fosse diventata!
Era così diversa dalla ragazza che era stata nel proprio mondo da non rammentare nemmeno più come fosse la vecchia Kathrine!
Il cambiamento era avvenuto in maniera graduale, tanto da renderle impossibile indovinare quando fosse cominciato o finanche accorgersi di quando era stato in atto, ma ora non poteva più ignorarne gli effetti. Persino da lì fuori riusciva a sentire le voci dei nani all'interno, così come poteva distinguere i resti della città di Dale che si inerpicavano sul versante della Valle di Conca ai suoi piedi, nonostante la fioca luminosità dell'ambiente. Se si fosse concentrata, avrebbe colto nell'aria l'odore della terra e della neve mischiarsi a quello più penetrante di zolfo proveniente dall'interno della montagna.
Certo, esteriormente non pareva essere cambiata, ma...
– Ehi, Kat!
La voce di Kili la trascinò fuori dal vortice di pensieri in cui stava rischiando di affogare e la ragazza, sorpresa di esser stata tanto presa dal proprio dramma personale per non essersi accorta per tempo della sua presenza, si voltò ad osservarlo mentre quello prendeva posto accanto a lei.
– Va tutto bene? – le chiese, e nei suoi occhi scuri ella scorse una preoccupazione che il giovane nano tentò di camuffare dietro la consueta vena ironica – Come mai sei qui? Non mi dirai che è per il lievissimo odore di drago! Dopo tutto questo tempo passato in nostra compagnia, pensavo che il tuo nasino si fosse abituato agli odori forti.
Il fare canzonatorio di Kili, unito a quel suo modo di fare sarcastico e burlone tipico della sua giovane età, sortì l'effetto sperato perché Kat si ritrovò a ridacchiare insieme a lui, e finì persino per sorridergli, mentre parte del peso che le gravava sull'animo si attenuava.
– Per quanto possa puzzare un gruppo di nani, non potrebbero comunque eguagliare il fetore di un drago.. anche se, ammetto, tu ci vai molto vicino! – ribatté lei, restando al gioco e pungolando il fianco dell'amico con qualche colpetto di gomito.
Kili scoppiò a ridere a sua volta per lo scherzo, per nulla convincente quando tentò di ribattere e fare l'offeso, e l'atmosfera ormai s'era fatta decisamente più spensierata quando il silenzio tornò a calare su di loro.
– E tu? Come mai qui fuori? – gli chiese Kat, scoccandogli una nuova occhiata in tralice.
– Ho bisogno di un motivo per passare un po' di tempo con la mia adorata sorellina?
Lei, al sentirsi appellare a quel modo, di rimando gli scoccò uno sguardo carico di sottintesi e Kili, che aveva sfoggiato un'espressione da perfetto angioletto nel dirlo, ridacchiò e andò a sfregarsi la nuca con una mano, tradendo un certo imbarazzo.
– In realtà – esordì pochi secondi dopo, meno esuberante e più mesto – volevo scusarmi con te.
Katla inarcò meccanicamente un sopracciglio, ma non lo interruppe, rimanendo ad osservarlo abbassare gli occhi scuri e puntarli verso Sud, nella direzione in cui il torrente in piena scivolava rumoroso verso la piana ai loro piedi.
– Non avremmo dovuto lasciarti a Pontelagolungo – chiarì il giovane nano moro, continuando il discorso – ..per colpa nostra hai rischiato grosso. Se fossi venuta con noi...
– Sarei corsa ad affrontare il drago insieme a tutti voi. – lo interruppe lei con decisione, osservandone il profilo e posandogli una mano sulla spalla più vicina; quando l'altro tornò a guardarla in volto, ella gli rivolse un mezzo sorriso – Non posso dirti che non mi ha ferita il vostro comportamento, ma posso capire cosa vi ha spinti ad agire in quel modo. Anche io sono stata in pena per voi.
Il minore dei figli di Dìs ricambiò quel suo sorriso con un guizzo di gratitudine che gli illuminò gli occhi castani, prima di tornare ad animarsi.
– E poi, stando a quanto ci hai detto, te la sei cavata piuttosto bene! Per non parlare dell'aiuto che hai ricevuto dagli Elfi...
– Ah! Allora è questo – esclamò con un ché di cospiratorio, realizzando d'improvviso dove il nano al suo fianco volesse andare a parare e tornando a sfoggiare un sorrisetto velato di sottintesi – ..tu sei qui perché vuoi sapere di Tauriel.
Kili, di fronte all'ironica accusa di lei, venne colto da un sussulto di sorpresa e i suoi occhi scuri si sgranarono nella stessa misura in cui il sorriso della giovane donna si allargò, smascherandolo.
– Cosa?! – ribatté dopo un istante, cercando di negare l'evidenza e scrollandosi la mano di lei dalla spalla – Pft..! Ma no, certo che no! Volevo solo sapere qualche dettaglio in più su come ve la siete cavata laggiù...
– Kili, non negare. Te lo si legge in faccia.
L'altro diventò rosso come un peperone e Kat nascose dietro una mano un'altra risatina, cercando di contenersi. Non voleva mortificarlo o farlo sentire troppo in imbarazzo, ma era una situazione decisamente divertente ed era troppo tempo che non rideva e scherzava così con qualcuno. Quando decise di averne abbastanza, frenò un'altra volta i tentativi di giustificarsi del giovane nano e gli sferrò una piccola spallata scherzosa, interrompendolo.
– Mi spiace Kili, ma non ti abbiamo menzionato nemmeno una volta, se è questo che volevi sapere – gli disse, sorridendogli ancora divertita, prima di far spallucce – se invece volevi chiedermi come sta, mi è sembrata in forma.
Kili, ancora un po' a disagio, le scoccò un'occhiata di sottecchi, e quel suo modo di fare intenerì alquanto la giovane donna, che tornò a riservargli un'espressione più comprensiva e complice.
– Non preoccuparti, la rivedrai senz'altro – gli disse, cercando di risollevargli un po' il morale e al contempo promettendosi silenziosamente di far in modo che ciò accadesse – ..e allora potrai parlare di nuovo con lei di stelle, pietre o qualunque altra cosa tu voglia dirle.
Le sue parole parvero sortire l'effetto sperato, perché dopo un istante il nano al suo fianco abbozzò un mezzo sorriso verso di lei e la ringraziò, quindi le propose di rientrare a scaldarsi un poco vicino al fuoco. Lì per lì Katla acconsentì, non desiderando più rimanere sola con sé stessa e ciò che era diventata, spinta dall'intimo desiderio di poter passare un altro di quei preziosi, familiari momenti di cui tanto aveva sentito la mancanza nei giorni precedenti. Quelli vissuti più d'una volta durante la traversata della Terra di Mezzo, quando la Compagnia si accampava per la notte ed intonava canzoni e racconti intorno al fuoco, e c'erano risate, scherzi e giovialità a rinfrancare gli animi.
Tuttavia, quando fu sul punto di entrare all'ombra dell’ampia arcata d'ingresso al Regno di Erebor, si fermò.
– Ripensandoci – esordì, abbozzando un nuovo mezzo sorrisetto teso – prima devo fare una cosa. Da sola. Tu avviati pure, ti raggiungerò subito.
Il nano moro, voltandosi a guardarla con un sopracciglio inarcato, alla sua parca spiegazione non reagì subito, ma appena realizzò le sue necessità, qualunque esse fossero, s’illuminò di nuova comprensione ed annuì. Quando si fu allontanato Katla allora si volse verso la propria destra, emulando un nuovo, profondo sospiro nel silenzio circostante.
– Per quanto ancora volevi startene lì ad origliare?
La figura di Fili uscì da dietro il suo nascondiglio e il suo volto barbuto le rimandò indietro un'espressione sorpresa.
– Si può sapere come hai fatto? – le domandò, non riuscendo a trattenersi mentre avanzava verso di lei.
Kat scosse il capo castano e ne ignorò la domanda.
– Cosa c'è, Fili? – gli chiese invece, osservandolo arrestarsi di fronte a lei ed azzardando a fare un'ipotesi – ..è per Kili?
Lo sguardo cupo che il nano biondo le riservò sarebbe stato già di per sé una conferma sufficiente.
– Vorrei che non lo incoraggiassi – le disse, schietto come solo il nipote di Thorin avrebbe potuto essere.
Katla si sorprese dei modi diretti del maggiore dei due fratelli, ma non troppo, giacché sapeva del suo punto di vista e del parere che aveva riguardo l'intera faccenda. Cercò dunque di mantenersi pacata e bendisposta nei suoi riguardi, pur non condividendo del tutto le motivazioni dell'altro.
– Io non lo stavo incoraggiando, abbiamo solo parlato – ribatté – ..cosa che dovresti provare a fare anche tu, anziché litigarci.
– Io l'ho fatto, è lui che non capisce ciò che gli dico – tentò di difendersi Fili, con un'aria quasi offesa.
La ragazza lo fissò con un sopracciglio inarcato, intuendo perfettamente come doveva essersi svolto il tentativo del nano biondo.
– Scommetto che hai usato la stessa tattica di tuo zio.. ho ragione? – gli chiese, convinta della propria teoria – Ci credo che non ha funzionato.
Il maggiore dei figli di Dìs la guardò con una nuova nota di sorpresa che venne presto soppiantata da un'espressione corrucciata, la quale gli piegò il volto in un broncio talmente iconico da farla sorridere, pur non volendo.
– Fili, devi permettergli di fare le sue scelte da solo – gli consigliò, reclinando il capo verso la spalla sinistra per tentare di incrociarne di nuovo lo sguardo – ..è grande abbastanza da poter badare a sé stesso, soprattutto quando si tratta di certe cose.
– Ci sono un milione di motivi per cui non dovrebbe neanche pensare, a certe cose.
– E sono certa che li conosce tutti, come li conosci tu, per questo è così combattuto – ribatté lei senza scomporsi, ma cercando ancora una volta il contatto visivo. Quando finalmente l'altro nano glielo concesse, gli rivolse un mezzo sorriso incoraggiante dei suoi – ..sii più comprensivo e lasciagli i suoi spazi. Puoi comunque continuare a guardargli le spalle anche così. Siete fratelli, sapete entrambi che nel momento del bisogno ci sarete sempre l'uno per l'altro.
Fili la osservò palesemente a disagio, combattuto, ma dopo una nuova manciata di secondi annuì con un nuovo cenno del capo e fece un ultimo passo in avanti, quello appena sufficiente a permettergli di posarle una delle sue solide mani di nano su una spalla.
– La stessa cosa vale per te, Kat – le disse, prendendola alla sprovvista e inchiodandola coi piedi a terra con i suoi occhi azzurri – Quando sarai pronta a parlare di ciò che ti turba, vieni pure da noi. Ti ascolteremo e ti sosterremo sempre. Ricordalo: sei la nostra adorata sorellina, dopotutto.
Spiazzata, la giovane donna non riuscì a mascherare lo stupore e la commozione che quelle parole così dirette e gentili risvegliarono in lei, e si ritrovò a serrare le labbra in una smorfia tesa nel tentare di controllare tali emozioni. Con un nodo a serrarle la gola, non poté far altro che annuire a propria volta con un cenno del capo e, dopo aver rivolto un debole ringraziamento all'altro, si avviò con lui verso l'interno della montagna, pregando fra sé e sé che il tragitto fosse sufficiente a farle asciugare gli occhi lucidi prima di trovarsi davanti qualcun altro della Compagnia.


All'alba del giorno dopo, ancor prima del sorgere dell'aurora, un Corvo Imperiale portò a Thorin la notizia dell'avvicinarsi delle genti del Lago Lungo e, dopo una pausa di silenziosa riflessione, il Re sotto la Montagna ordinò a tutti loro d’erigere un muro a difesa e blocco dell'ingresso di Erebor.
A nulla valsero le osservazioni e le rimostranze dei più giovani e Katla, rimasta ad osservare lo svolgersi degli eventi in disparte, non intervenne.
Quando il sole prese a riversare la sua luce entro l'ampia arcata delle porte, i nani della Compagnia erano già all'opera da tempo e la base del muro difensivo era già stata eretta. Il Popolo di Durin era una razza laboriosa e caparbia, che faceva della sua maestria in costruzione e creazione un vanto, e questo ne fu ulteriore conferma.
Bofur stava premurandosi proprio in quel momento di rifornire d'acqua sorgiva le borracce dei suoi compagni, quando incappò inaspettatamente in Katla. La giovane donna aveva il suo esiguo bagaglio in spalla e stava aggirandosi per le sale del Regno come se gli stesse dando l'ultimo saluto, ed il nano, dopo un istante di muta perplessità, capì.
– Sei in partenza? – le domandò, non riuscendo a tacere e farsi i fatti propri.
Non era mai stato troppo bravo in questo, pur mantenendo per lo più toni ironici ed avendo più di tutti un modo di fare sempre incline allo scherzo ed alla spensieratezza, caratteristica che lo aveva sempre scusato per il suo impicciarsi di cose che altri avrebbero ignorato.
Quando Kat si voltò a guardarlo al suono della sua voce, il nano credette di notare una nota di rimpianto su quel suo visetto di donna, un attimo prima che questo venisse obliato da un sorriso ampio e colpevole al contempo.
– Credo sia il momento per me di lasciare Erebor – gli rispose con franchezza e mestizia – ..in fondo, non sono una Nana. Non ho motivo di attardarmi oltre, ora che Thorin ha ufficialmente risolto il mio contratto.
– Non hai bisogno di un vero motivo per restare con noi – le fece notare con pacata leggerezza lui, facendo spallucce e continuando ad intingere la borraccia nella fontanella.
Bofur era sempre stato fra quelli che avevano fin da subito guardato con simpatia alla giovane che aveva intrapreso quel folle viaggio insieme a loro, giacché aveva trovato in lei una compagna di battute come nessuno dei suoi familiari era mai stato prima, e per questo non riuscì a tacerle il proprio pensiero.
– ..tanto più se partire ti causa tanto rammarico. – e le lanciò un'occhiata in tralice, tornando a sollevarsi e richiudendo il recipiente che aveva in mano, ormai pieno, per voltarsi completamente verso di lei – L'ho visto, non negarlo: tu non vuoi davvero andartene.
Persino dalla distanza a separarli di diversi passi, egli notò la figuretta della ragazza farsi all'improvviso tesa come una corda di violino e la vide tentennare e mostrargli una di quelle sue espressioni piatte, tipiche di quando tentava di trattener un pensiero o una reazione. Il vederla così sulla difensiva spinse il nano a rivolgerle un mezzo sorriso comprensivo ed incoraggiante al contempo, giacché non desiderava vederla reagire in quel modo. In realtà, sperava soltanto che restasse, perché alla fine si erano tutti affezionati a lei, persino suo cugino Bifur, che alcune volte gli aveva chiesto di fargli da interprete per partecipare alle conversazioni di lei.
Tuttavia, Katla abbassò lo sguardo.
– C'è qualcosa che devo fare – gli rispose, e la sua voce gli suonò più cupa di quanto si sarebbe aspettato.
Il nano dal cappello allampanato se ne dispiacque, ma, non volendo peggiorare le cose, tornò ad alleggerire i toni di quella breve conversazione come meglio poté.
– È un peccato – affermò, facendo addirittura spallucce e celando il suo reale stato d'animo – ma non ci si può far niente, immagino. Sai, continuo a pensare che ci debba essere almeno un po' di sangue nanico in te, nonostante quanto affermi, e sappi che sarai sempre accolta a braccia aperte fra noi, semmai decidessi di tornare.
Fu nel silenzio che seguì quelle sue ultime parole che, nella soffusa luminosità dell'alto salone, un riflesso di luce scivolò su una delle guance di lei. Una lacrima, poi un'altra, le rigarono il volto e prima che Bofur potesse far qualcos'altro a parte mollare a terra le borracce appena riempite, si ritrovò la Piccola Furia gettargli le braccia al collo e stringerlo in un abbraccio sofferto.
Abbraccio che il nano non mancò di ricambiare subito, mentre gli occhi gli diventavano lucidi a propria volta a causa dei sommessi singhiozzi della compagna d'avventure vicini all'orecchio. Gli sarebbe mancata e loro sarebbero mancati a lei, era questo il significato di quell'ultimo gesto impulsivo, e non vi fu bisogno di parole perché quel tacito messaggio passasse dall'uno all'altra e viceversa. Quando il tremito delle spalle di lei cessò, una manciata di secondi dopo, ed entrambi tornarono a distanziarsi di un passo, ella lo guardò con lo stesso tormento che lui le aveva scorto di sfuggita nello sguardo pochi minuti prima, mentre faceva quell'ultimo giro delle sale.
– Grazie, Bofur. Significa molto per me – e gli sorrise, un sorriso melanconico che avrebbe spezzato il freddo cuore roccioso d'una delle immense statue di marmo del Regno dei Nani, se avesse voluto.
Il fratello di Bombur annuì e ricambiò quel suo sorriso, donandole una pacca sulla spalla coperta dal mantello elfico prima di andare a stropicciarsi il naso, in un tentativo di ritornare alla solita aria pacata e serena di sempre.
– Ti auguro ogni bene, Piccola Furia – le si rivolse quindi in ultimo saluto, riuscendo nel proprio intento e mantenendosi saldo nel suo proposito di tener alto il proprio orgoglio di nano della stirpe di Durin.
Lei ricambiò l'augurio e, dopo un ultimo sguardo, si avviò verso le porte senza più voltarsi indietro, con le mani lungo i fianchi strette a pugno ed il mantello che le ondeggiava alle spalle. Bofur, osservandola allontanarsi, non le andò dietro. Avrebbe atteso che i saluti con gli altri membri della Compagnia si fossero conclusi prima di tornare da loro, perché se c'era una cosa in cui era da sempre negato, quella cosa erano gli addii.


– Kat! Kat, aspetta!
Lei si volse a guardarlo, mentre Bilbo la raggiungeva di corsa, sgambettando sul ponte di pietra con quelle sue gambette da hobbit. Per la prima volta in vita sua Bilbo desiderò non essere nato con gambe tanto corte.
– Stai… stai davvero andando via? – boccheggiò una volta raggiuntala, riprendendo fiato e sondando il suo viso di giovane donna con gli occhi blu spalancati – Ti prego di ripensarci, Kat..
Il malinconico sorriso di lei gli diede la risposta ancor prima di udirne le parole.
– Mi dispiace, Bilbo…
– Ma.. – tentò di nuovo il piccolo scassinatore, prima di venir interrotto sul nascere.
– Non c’è più posto per me qui – affermò Katla, guardandolo, e nei suoi occhi grigi egli scorse il riflesso di lacrime a stento trattenute – ..non c’è più posto per me, al suo fianco. Lo hai sentito anche tu.
Lo scassinatore aprì e richiuse la bocca senza riuscire a farne uscire alcun suono, come un pesce sott'acqua, e di fronte all'evidente pena della sua amica si sentì improvvisamente inadatto ed insufficiente.
– Ma.. – tentò di nuovo, deviando lo sguardo a destra ed a sinistra, alla ricerca di una soluzione laddove la sua mente non era in grado di trovarla.
Tornò a guardare Kat soltanto perché ella, vedendolo tanto disorientato, gli strinse una spalla con la mano libera, ed allora egli vide comprensione e rassegnazione nei suoi occhi chiari, ma anche qualcos'altro: una luce in fondo ad essi, come una vaga speranza.
– Non preoccuparti, non andrò troppo lontano – gli disse, reclinando leggermente il capo verso la spalla destra.
Inizialmente Bilbo rimase confuso dalle di lei parole, ma quando seguì con lo sguardo l’inclinazione del capo di lei e posò gli occhi sulle rovine della città di Dale, incastonata fra le pendici della Valle di Conca ed il Fiume Fluente, allora l’intuizione lo aiutò a capire e tornò a guardare la ragazza che aveva di fronte con gli occhi blu spalancati.
Stava andando incontro agli Uomini del Lago.
Fu in quel momento che ella tirò fuori un sacchetto in pelle dal proprio bagaglio e glielo mise fra le mani. Come quel dono gli venne lasciato, Bilbo quasi sussultò al peso di ciò che la pelle dell’involucro conteneva e realizzò quasi subito di cosa si trattasse.
– Questa è una parte di ciò che ho chiesto a Thorin come compenso – gli rivelò lei, confermando i suoi sospetti.
Confuso ed a disagio, lo hobbit la fissò alla disperata ricerca di spiegazioni e di fronte alla sua espressione Katla gli sorrise. Un sorriso vero, pur sempre sofferto, ma con una nuova fermezza ad alimentarlo.
– Tienile tu. Trova a queste un posto sicuro dentro la Montagna. – si raccomandò – Quando sarà il momento, tornerò a riprenderle… ma se ciò non dovesse accadere per un qualunque motivo, voglio che tu le consegni agli Elfi di Reame Boscoso.
Bilbo boccheggiò di nuovo, completamente preso alla sprovvista da tali istruzioni, e la mente gli vorticò di nuove domande che era sul punto di rivolgerle una dietro l’altra, quando la ragazza con il suo fare seguente gliele bloccò tutte in gola. Lei lo abbracciò forte, più di quanto un onesto hobbit della Contea avrebbe potuto sopportare, ma seppur Bilbo si sentì sul punto di soffocare, non fu per la stretta di lei quanto per il nodo di lacrime che gli serrò la gola e gli colmò le ciglia.
Quando il momento passò e la ragazza tornò a lasciarlo andare, incrociandone di nuovo gli occhi grigio-verdi il mezz'uomo sentì affiorare il consueto istinto di ribellione che da un po’ aveva riscoperto avere, sotto tutti quegli strati di buona educazione, affabilità e giovialità hobbit.
– Promettimi che non ce ne sarà bisogno – proruppe, facendosi teso come un fuscello al vento – promettimi che tornerai a riprenderle e che ci rivedremo.
Il nuovo sorriso che lei gli rivolse in risposta però non coinvolse i suoi occhi.
– Nemmeno il più saggio conosce tutti gli esiti, Mastro Baggins – gli rispose, donandogli un’ultima stretta alla spalla e lasciando poi ricadere il braccio lungo il fianco – ...ti saluto qui, dunque, come se dovesse essere l’ultima volta. Addio, mio caro amico. È stato un onore ed un privilegio averti conosciuto.
Ed il magone che crebbe dentro di lui, gli serrò la gola in una nuova morsa d’infelicità, giacché comprese: non c’era nulla che lui avrebbe potuto dirle, che le avrebbe fatto cambiare idea. Qualunque cosa avesse in mente di fare, era troppo determinata perché il piccolo mezz'uomo potesse impedirglielo in qualche modo. E forse, nemmeno era giusto che ci provasse.
– Addio, Kat.
Quindi lei si avviò e Bilbo rimase a guardarla allontanarsi sulla strada dismessa che scendeva verso il fondo della vallata, cercando di soffocare il brutto presentimento che quella vista gli causava in fondo all'animo.


Impiegarono tutto il giorno per attraversare il territorio brullo ed inospitale conosciuto come La Desolazione di Smaug, cosicché il sole era prossimo al tramonto e l'aria s'era già fatta più fredda quando Bard raggiunse le spesse mura di Dale.
Dopo che passò sotto l'arco in pietra che un tempo doveva esser stato l'ingresso principale alla città, si voltò indietro per osservare la gente al suo seguito iniziare a fare altrettanto. Bain, che per primo lo seguiva, gli si fermò di fronte, in attesa.
– Ci accamperemo qui – gli disse, battendogli una mano sulla spalla – ..raccogli qualche volontario e va a cercare abbastanza legna da accendere dei fuochi per la notte.
Il ragazzo annuì e si avviò, chiamando a sé alcuni fra i più giovani, mentre gli uomini di Pontelagolungo confluivano all'interno della città diroccata. I loro stivali scricchiolavano sul terreno gelato, ma per quanto fossero stanchi della lunga marcia i loro volti erano tutti rivolti verso l'alto e gli edifici che, di solida pietra, si stagliavano di fronte ed intorno a loro.
Tilda e Sigrid lo affiancarono in quel momento e Bard, al loro cenno d'assenso a confermare che stavano entrambe bene, si rilassò un po' e si rivolse allora alla sua gente.
– Trovatevi un riparo per passare la notte: ci fermeremo qui – annunciò loro, scandendo bene le parole in modo che potessero sentirlo in molti anche al di fuori della piazzetta.
Dopo qualche cenno d'assenso da parte dei suoi, Bard si avviò allora lungo la strada maestra, diretto alla parte alta della città, spinto dal desiderio di avere una visione più ampia del luogo che era stato la dimora dei suoi padri.
Erano stati giorni difficili quelli che avevano seguito la distruzione della città di Pontelagolungo ed i suoi abitanti si erano trovati costretti a fare scelte ardue, ma i tempi erano stati duri anche prima e questo, malgrado il nuovo dolore e la disperazione, non aveva piegato il Popolo degli Uomini. Per questo, nonostante il maltempo e la fame, gran parte dei suoi concittadini l'aveva seguito sin lì, mentre quelli più anziani o deboli erano rimasti presso le rive del Lago Lungo.
L'oro della Montagna Solitaria era la loro unica speranza per ricostruirsi una vita.
Stava ispezionando uno degli edifici senza porta ancora in piedi ed apparentemente in buono stato, per stabilire se fosse adatto come riparo per la sua famiglia, quando la voce di Sigrid lo chiamò dall'esterno.
– Pa'! Vieni a vedere!
Il suo tono giovane e concitato fece voltare subito l'Uomo del Lago, che in poche misurate falcate fu di nuovo per strada. Quando la raggiunse, nel bel mezzo di un antico ponte costellato da rampicanti secchi e spogli, ella puntò il braccio teso verso la montagna.
– Guarda, i bracieri sono accesi!
Era vero: due fuochi gemelli ardevano appresso alle porte dell'antico Regno di Thror.
Bard, sorprendendosi solo in parte, spalancò gli occhi castani e per riflesso drizzò la schiena in quella sua contemplazione.
– Allora i nani sono sopravvissuti...
– Avevi dubbi? – proruppe una voce gioviale ed ironica al contempo. Una voce che Bard conosceva.
– Katla – l'accolse l'Ammazzadrago, voltandosi a scrutarla con stupore e sospetto – cosa fai qui?
Quella balzò giù dal muretto sul quale era appollaiata, atterrando con agilità sulla nuda pietra del ponte, un lieve sorriso ad incresparle le labbra.
– Vi aspettavo – gli rispose con semplicità, facendo qualche passo per avvicinarsi e volgendo l'attenzione a sua figlia – State bene? Avete avuto difficoltà durante il cammino?
– No, è andato tutto bene, – le rispose subito Sigrid con ingenuo entusiasmo, contenta di rivedere la piccola donna – ma come facevi a saperlo?
E Kat di rimando le fece l'occhiolino, donandole una carezza sul capo biondo.
– Mistero – le rispose in tono pregno d'enfasi, facendola ridere.
Alle sue figlie piaceva Katla, lo avevano dimostrato ampiamente dopo la morte di Smaug e durante il poco tempo che la piccola donna aveva trascorso in loro compagnia, prima di ripartire. Aveva dato una mano a tutti come meglio poteva, ma per Bard vi erano fin troppe cose di lei che esulavano da una comune figlia degli Uomini perché riuscisse a fidarsi completamente. Non per niente, in diversi fra le genti di Pontelagolungo avevano preso a riferirsi a lei con l’appellativo di “strega”, in reazione alle voci messe in giro da chi li aveva visti affrontare il drago quella fatidica notte, mentre lui era divenuto per tutti Bard, l'Ammazzadrago.
Gli occhi chiari della ragazza, brillanti nella luce obliqua del tramonto, si volsero nella direzione opposta alla montagna, verso la parte bassa della città. C’era qualcosa sul volto di lei che disturbava l’Uomo del Lago, un’apparente serenità ostentata che non riusciva a coinvolgere i suoi occhi grigio-verdi. Doveva esserle successo qualcosa.
– Gli Elfi?
Bard inarcò un sopracciglio.
– “Gli Elfi“ cosa? – ripeté, non capendo, attirando lo sguardo dell'altra.
– Non sono venuti con voi?
L'uomo stava per negare ed esprimere il suo dissenso sul motivo per cui avrebbe dovuto essere il contrario quando, nell'aria della sera, risuonò limpido un suono di corno. Tutti e tre si voltarono istintivamente in quella direzione, come se gli edifici e la morfologia del terreno non costituissero alcun impedimento al loro sguardo, e pochi secondi dopo Tilda comparve sulla strada alle loro spalle, gli occhi spalancati e le gote arrossate.
– Pa'! Stanno arrivando gli Elfi!
Bard e Katla si scambiarono una nuova occhiata e l'uomo dovette dare un freno ad ogni reazione che non fosse quella di incamminarsi con passo spedito verso le mura di Dale. Che i Valar lo fulminassero se un giorno avrebbe mai capito come faceva, quella strana, unica, piccola donna, ad aver sempre ragione.


continua...




~ LEGENDA ~

Grassetto = titoli.
Corsivo = evocativo (flashback, canzoni, citazioni, parole in altra lingua o toni dal timbro particolare).
MAIUSCOLO = toni alti.
[1, 2, 3..] = si tratta di annotazioni e/o traduzioni che aiutano il lettore a comprendere al meglio il testo. Basta sostarvi sopra con il mouse perché compaia la nota cui fanno riferimento.
[*] = facendovi click con il mouse aprono il link al video cui il testo fa riferimento (musiche, canzoni, ecc).

   
 
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