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Autore: Joy2000    07/01/2021    1 recensioni
Thomas Shelby si avvicina verso di me, a passo lento. Sono di nuovo agitata. Non so cosa vuole da me, non so neppure come posso sdebitarmi. Non so se mi vuole far del male... È a una dozzina di piedi di distanza, si toglie il cappello, I capelli sono schiacciati e Thomas cerca di aggiustarseli alla meno peggio. Mi guarda. Ha degli occhi chiari, azzurri, perfetti, ma così freddi ed enigmatici che ne rimango quasi ipnotizzata...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Shelby, Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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John mi è molto simpatico. Sono solo un paio di settimane che lavoro da lui ma molte cose mi sono già chiare: è un ragazzo gentile e bisognoso di affetto, soffre ancora molto per la morte di sua moglie e sebbene non sia molto presente a casa, ama i suoi figli come pochi padri ho visto fare. Ogni volta che torna da lavoro i suoi piccoli sono entusiasti di vederlo e gli corrono incontro e lui è sempre felice di essere il protagonista della loro gioia. Pranziamo tutti insieme e John non fa mancare niente. Ho sempre uova fresche, verdure, latte, pane e un sacco di altre cose. A John piace la mia cucina e me lo ha fatto capire subito, anche se onestamente penso gli piacciano di più le mie attenzioni. Gli prendo il cappotto quando entra, gli chiedo del suo lavoro e mi mostro sempre interessata, nonostante io non abbia ben capito di cosa si occupi. So che ci sono le scommesse sui cavalli di mezzo, e ciò mi preoccupa. Anche mio padre era solito scommettere e quando perdeva era sempre arrabbiato, ma non ha mai avuto problemi, almeno per quanto ne so. John mi racconta che lui e i suoi due fratelli hanno combattuto in guerra e che Thomas è tornato cambiato.
“Sai Lily, Tommy era un sergente. Purtroppo siamo stati divisi una volta arruolati nell’esercito. Non mi ha raccontato molto, se non che il suo compito era quello di scavare dei tunnel sotterranei per piazzare esplosivo”
Ascolto attenta, mentre aiuto i piccoli a mangiare.
John continua “Ha avuto un paio di medaglie al merito una volta tornato. E appena ricevute le a buttate nel canale.  Era arrabbiato col mondo, ferito, per i primi tempi non riuscivamo a capirlo. Arthur ci ha provato veramente e ci prova tutt’ora, ma Thomas resta un mistero. So solo che è un gran figlio di puttana. Prima eravamo poveri…ora vedo più soldi in una giornata di lavoro che in tutta la mia vita!” esclama orgoglioso. Io gli sorrido.
“Sono davvero molto felice per te, John, per tutti voi. Come si dice, la fortuna aiuta gli audaci no?!”
John annuisce con gli occhi che gli brillano. Sembra sereno e felice  e io lo sono sinceramente per lui. Avevo già capito che Thomas era stato in guerra, ma non che gli fossero stati riconosciuti dei meriti. Thomas Shelby è un uomo pieno di segreti, chissà se riuscirò a svelarne qualcuno
La mia giornata di lavoro finisce a mezzanotte. Dopo aver messo a letto i bambini di solito mi fumo un paio di sigarette, anche quelle regalate da John. Poi, dopo essermi accertata che i piccoli dormono a sonno pieno, mi sposto a casa Shelby per passare la notte. Oggi piove a dirotto. Dormo ancora nel letto di Thomas, che non ho ancora mai trovato, una volta rincasata. C’è sempre Polly che per fortuna ho visto sempre riposare con il piccolo Finn e poi sinceramente non so se Ada e Arthur dormono qui perché le porte delle altre stanze sono sempre chiuse, e la mattina mi alzo spesso da sola. Comunque mi piace stare nel letto di Tom. Ha il suo profumo e il pensiero che ha dormito lì mi rende sicura –anche se dormito non è corretto-. In più mi ha dato le sue scorte di oppio, quindi la notte se non altro riesco a chiudere occhio. Prendo quindi la boccetta dal cassetto, la apro, ma proprio mentre sto per portarmela alla bocca sento dei rumori dalla porta d’ingresso. Corro subito a vedere chi sia e fuori dalla porta trovo Arthur, John e Thomas che ridono a crepapelle sotto la pioggia. Sono fradici e la puzza dell’alcol si sente a chilometri di distanza. Sono ubriachi, ma sono divertentissimi da vedere. È uno dei pochi momenti in cui vedo la loro spensieratezza e mi fanno tenerezza quasi, sembrano così mansueti e leggeri mentre giocano tra di loro.
“Lily vieni con noi sotto la pioggia” mi esorta Thomas. Quasi non credo ai miei occhi e alle mie orecchie. Mi ha chiamato Lily e sta sorridendo come un bambino. è adorabile mentre si muove così goffamente cercando di rincorrere John e Arthur. Sembra così felice, così puro, e gli occhi sono chiari, sgombri dai pensieri…
“Fate piano, Polly e Finn dormono!” bisbiglio loro mentre una risata mi scappa dalla bocca. Fanno tra loro il gesto di zittirsi. –SSSH SSH- creando solo più baccano. Sono costretta a uscire anche io per cercare di farli calmare. La pioggia è incessante e fredda, loro non la sentono perché troppo inzuppati di alcol. Io invece inizio a tremare. Chiamo John in disparte sperando in un suo aiuto e in un minimo di sobrietà.
“John mi devi ascoltare! Ti prego” lo supplico prendendolo per la camicia e scuotendolo animatamente per tentare di farlo tornare in sé. Gli occhi sono lucidi per l’alcol e John non riesce a connettersi, tuttavia ci riprovo. “John, torna in te!” gli dico. E lui in tutta risposta mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Sento le sue labbra bagnate sulle mie e appena avverto il contatto mi stacco subito. “Che fai?!” gli urlo sbalordita. John non risponde e ha una risata ebete in volto. Arthur e Thomas hanno visto la scena e il primo ride divertito e compiaciuto del suo fratellino rubacuori, il secondo invece sembra…agitato, forse arrabbiato. Corre verso John e gli sferra un cazzotto in pieno volto. Sono sbigottita.
“Tom, che cazzo fai?!” gli grido allontanandolo dal fratello che nel frattempo urlava dal dolore. Il naso gli sanguina e sta cercando di tamponarlo con le mani. La situazione è degenerata tutta insieme e ha del comico: Arthur non fa che ridere di gusto. Thomas sembra confuso e spiazzato, forse non si è neanche reso conto di ciò che ha fatto. John è ferito e guarda Tom di sbieco pronto per contrattaccare. Capisco subito le sue intenzioni infatti inizia ad avvicinarsi a Tom, che fa lo stesso. Io sono nel mezzo e urlo di smetterla ai due fratelli ormai ubriachi che sono sempre meno distanti. Ho paura che il tutto possa finire male, che i due inizino a scontrarsi e che soprattutto ciò accada per colpa mia. Perché non faccio che portare guai? Cosa ho di sbagliato?
“Vi prego finitela!” dico a voce alta sperando che mi sentano, ma ormai i due sono accecati dalla rabbia e dal rancore. Ad un certo punto, quando ormai esaurisco le speranze si sente un boato, uno sparo a cielo aperto. Ci giriamo tutti verso la porta di casa Shelby e sull’uscio c’era Polly, con in mano un fucile a canna lunga fumante.
“Avete finito di fare rumore? È l’una di notte!” ci rimprovera lei. Siamo tutti ammutoliti. È incredibile come Thomas si zittisca di fronte a sua zia. Tra loro c’è un rapporto quasi di parità, quasi di amicizia. Zia Polly deve essere un’ importante punto di riferimento per lui, nonostante sembri una donna insopportabile. “Adesso tornate tutti a casa, immediatamente. Arthur tu starai da John per stanotte e vi accompagno io. Thomas tu stai con lei. Non si discute” ordina Polly mentre si avvicina alla sua macchina parcheggiata nel vialetto. Mi passa accanto e mi sussurra “Complimenti Olivia, sarai contenta adesso”. Non le rispondo. Non servirebbe. So di avere una buona dose di responsabilità nella situazione e mi fa male sapere che Polly ha ragione.  Seguiamo tutti gli ordini della zia. Io aiuto Thomas a rientrare in casa. Barcolla ubriaco con il braccio poggiato sulle mie spalle. È pesante, e sento i suoi muscoli da sotto la camicia tirata sui suoi bicipiti. Raggiungiamo la mia/sua stanza e lo faccio sdraiare sul letto. Thomas è ammutolito e così io. Gli tolgo le scarpe, la camicia fradicia e i pantaloni. Rimane in “mutande?” . Il corpo di Thomas è deturpato da diverse cicatrici , che tuttavia gli danno un’aria da guerriero, e ha un tatuaggio di una specie di sole che gli marca il pettorale destro. Anche la sua pelle è bagnata. Perciò prendo di corsa un asciugamano e inizio ad asciugargli i capelli e il corpo, mentre lui osserva il soffitto come incantato. Si lascia toccare senza esitare, mentre io cerco di distrarmi dal sua figura prestante, pensando al motivo per cui John mi ha baciato. Spero sia stato solo il delirio di un ubriaco e che non ci sia del sentimento. E poi perché Thomas ha reagito in un modo così esagerato? Forse anche lui si è fatto prendere dall’adrenalina dell’alcol. Ad un certo punto Thomas mi chiama: “Lily” sussurra.
“Sì Thomas?”
“Sei innamorata di John?” mi chiede diretto, senza giri di parole, lasciandomi disarmata per la stranezza della sua domanda. Non sono innamorata di John e ne sono certa, ma perché lo vuole sapere?
“No Thomas, che ti salta in mente?!” rispondo sulla difensiva
“Allora ho fatto bene a dargli un bel pugno?” mi domanda. È la prima volta che lo sento con un tono insicuro, come se aspettasse una mia conferma per tranquillizzarsi, conferma che però da me non ha.
“No, Thomas. Siete arrivati tutti e tre ubriachi. Ogni cosa che avete fatto è causata dall’alcol.” Gli rispondo a mo’ di ammonimento. Tom diventa di nuovo silenzioso e torno di nuovo a non capirlo più, a distaccarmi dai suoi pensieri verso cui sembravo avvicinarmi. “Adesso devi dormire. Domattina si sistemerà tutto, va bene?” gli consiglio con fare materno, perché da un lato quell’uomo così duro e severo mi sembra un bambino cresciuto troppo in fretta, carente di affetto, di persone che lo amino per ciò che è e non per ciò che dovrebbe essere.
“Lily non ho sonno” mi confessa. Mi siedo sul letto accanto a lui e torno a leggerlo negli occhi. Ha paura di addormentarsi, è chiaro. Lo sguardo è poco reattivo e percepisco la sua stanchezza a cui lui però teme di abbandonarsi. Gli accarezzo dolcemente i capelli ancora umidi e poi passo al volto. Ha la pelle liscia e morbida proprio come quella di un bimbo. Intuisco che mette tanta cura nel farsi la barba ogni due giorni al massimo, proprio come faceva mio padre. Sembra rasserenarsi al tocco delle mie dita calde sul suo viso freddo e continuo, percorrendo dolcemente i suoi lineamenti rigidi. Mi guarda negli occhi mentre proseguo sul suo collo, dietro le sue orecchie, sempre attente a captare il più piccolo suono, verso la nuca e salgo toccando e pungendomi con la rasatura dei suoi capelli. È così bello sentire  i suoi dettagli sotto le mie mani, accarezzarlo, farlo sentire al sicuro. Sorrido lievemente mentre lo faccio, consapevole che la stanza è buia e lui non mi vede. Nel momento in cui arrivo a toccargli la bocca Thomas mi ferma, e mi prende la mano, facendomela poggiare sul suo petto, all’altezza del cuore. Lo sento veloce, come un treno in corsa e ciò mi spaventa e fa accelerare anche il mio battito. Sono davvero io a fargli quell’effetto? Lui non dice niente e io neppure, ci godiamo il silenzio gustandoci l’effetto reciproco che ci diamo. Ad un certo punto sento l’altra sua mano poggiarsi sul mio volto. Mi accarezza e io fremo al tocco delicato di quella mano callosa che un tempo impugnava solo armi e utensili da guerra e che ora, invece, torna a dare carezze. la sua mano si sposta dietro la mia nuca e la preme cautamente per portarmi a sé. I nostri visi sono vicini, sento il suo respiro sempre più concitato. Il suo profumo penetra prepotentemente nelle mie narici e per un attimo sono assente, viaggio sperduta come in un sogno, fino a che il tocco delle sue labbra sulle mie mi riporta alla realtà.  Calde e carnose assaporano le mie più fredde e sottili in un appassionante bacio, punto di incontro delle nostre anime. Lo sento così vicino, non solo fisicamente, è qualcosa di mistico, di inspiegabile, come se fossimo un tutt’uno con il mondo. Come se non avessimo una forma definita, le nostre bocche si mescolano come acqua e terra. Sento le sue labbra premere contro le mie con una forza delicata e passionale e eccitante. Sento il suo cuore a mille, con la mano ancora poggiata sul suo petto. Sì, sono io a fargli questo effetto. E lui lo fa a me. Non ho mai sentito qualcosa di simile in tutta la mia vita e se è questo l’amore di cui tutti vanno parlando, allora sono in un bel casino. Thomas continua a baciarmi sempre più appassionatamente, e assapora anche l’interno della mia bocca, danzando con la mia lingua un valzer incessante e infinitamente appagante. Ad un certo punto, non so esattamente come, mi trovo sdraiata sul suo letto. Lui è sopra di me, prende a baciarmi il collo mentre gli stringo i capelli ormai asciutti in segno di approvazione. Scende sui miei seni, ancora per poco coperti dalla camicia. Mi sveste in due mosse e lancia i miei vestiti chissà dove nella stanza.  Voglio fare l’amore con lui. Voglio sentirlo dentro di me. Voglio congiungere le nostre anime in un’apoteosi di piacere. Gli apro le gambe in una supplica silenziosa che Thomas capisce subito. Continua a baciarmi con desiderio mentre sento la sua essenza avvicinarsi alla mia, di più, di più, sempre di più, fin quando non la sento dentro di me. Gemo dal piacere e sento che gli scappa un sorriso compiaciuto. Inizia a muoversi lentamente e lo sento controllare la respirazione, mentre io al contrario ansimo. Si adatta al mio respiro e accelera addentrandosi nelle mie più intime profondità senza paura, ma anzi con passione e dedizione. Stiamo per raggiungere il culmine del piacere quando mi dà un ultimo bacio e tratteniamo insieme i gemiti perché ormai le nostre anime hanno già urlato compiaciute dall’orgasmo simultaneo.
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Apro gli occhi svegliata dalla luce del sole. Che giorno è? Sabato. Dove sono? Birmingham, Casa Shelby. Cos’è questo profumo? Mi focalizzo sull’odore che mi è noto. Poi, come folgorata da un’ illuminazione, tutto mi torna in mente. I tre fratelli ubriachi, l’acceso litigio tra John e Thomas. Cazzo, Thomas. Mi alzo di scatto a sedere e d’istinto mi guardo di fianco, pensando che sia accanto a me, ma il letto non ospita nessun altro. Che sia stato solo un sogno? Un bellissimo sogno…eppure è sembrato tutto così reale…mi alzo dal letto e mi accorgo di essere nuda…e in ritardo! Sono le 7, a quest’ora dovrei essere da John. Cazzo John! Il bacio di ieri, il pugno di Thomas, tutto mi torna in mente assieme alle preoccupazioni e alla paura di affrontare quella che sono certa sarà una giornata nera. Ma in tutto ciò dove cazzo è Thomas?
Esco di casa in fretta e corro verso quella di John, riepilogando gli accaduti. La notte d’amore c’è stata eccome, altrimenti non mi sarei addormentata nuda. Addormentata, che suono dolce ha questa parola, per la prima volta ho dormito senza incubi e senza oppio. È una buona notizia, se non fosse che il tutto è accaduto per merito di Thomas. O meglio, per colpa di Thomas. Arrivo finalmente da John, che mi apre con una faccia devastata e con il naso gonfio e violaceo. È buffo. Trattengo una risata divertita, ma senz’altro poco opportuna. Entro un po’ imbarazzata perché effettivamente non so come gestirà la situazione. Al tavolo sono seduti Arthur e Polly e hanno una faccia seria, quasi da funerale.
“Buongiorno, i bambini dormono?” chiedo preoccupata. Arthur annuisce e si tocca i baffi nervoso. Non mi guarda negli occhi. Anche John prende posto al tavolo. Adesso sono allarmata. Non avranno saputo della notte con Thomas?!
“Sì dormono tutti” mi risponde distaccato John.
“Siediti, Olivia, dobbiamo parlarti” mi ordina Polly con superiorità. La situazione peggiora di secondo in secondo e io non so che aspettarmi. L’unico pensiero che occupa sempre più spazio nella mia testa è: dov’è Thomas. Ho bisogno di lui, del suo aiuto per affrontare la tanto temuta zia Polly. E se gli fosse successo qualcosa?
Mi siedo al tavolo con 4 occhi che mi fissano impassibili. Quelli di Arthur sono ancora bassi e fissi sul pavimento. Evidentemente c’è una brutta notizia.
“Vedi Olivia, siamo costretti a licenziarti” mi disse a bruciapelo la perfida Polly, con un ghigno malefico e soddisfatto stampato sul volto. Sono sbalordita. È un fulmine a ciel sereno. Il cuore fa un tuffo e dentro di me il presentimento di perdere tutto si fa sempre più forte. Lincenziarmi… e per cosa poi?
“Se è per il ritardo..è stato un incidente non..non accadrà più!” balbetto agitata. Arthur si alza nervosamente dal tavolo e inizia a camminare su e giù per la casa. Gli rivolgo uno sguardo interrogativo, che però non coglie perché evita puntualmente i miei occhi.
“Non è per il ritardo” risponde subito Polly, stringata e seccata allo stesso tempo.
“E per cosa allora? È per ieri sera?” continuo imperterrita.
“Olivia sei licenziata e basta. Non ti servono spiegazioni” La vecchia megera è ostinata e alla fine demordo. Prendo una pausa per tentare di elaborare la notizia. Gli occhi mi bruciano e li sento lucidi, ma trattengo le lacrime per puro orgoglio. Dovrò tornare a Leicester, lasciare i bambini di John, lasciare Thomas
“E Thomas? Lo sa?” chiedo poi, aggrappandomi con tutte le mie forze all’ultima speranza che mi rimane. Forse Tom può fare qualcosa. Abbiamo fatto l’amore, mi ama, l’ho sentito stanotte che c’era del sentimento, so che non lascerà che Polly mi licenzi. A quella domanda John e Arthur si scambiano un fugace e complice sguardo carico di…pena? Sì è pena, mortificazione…
“Vedi Olivia, è stata un’idea di Thomas in realtà” risponde lei noncurante. Io invece sento il mio cuore rompersi in mille e uno pezzi. Com’è possibile? Sono stata solo una scopata per lui. Mi ha illuso, mi ha usato, mi ha manipolato come una marionetta. Perché?  È stato lui a fare le prime mosse. Lui mi ha salvato la vita, lui mi ha chiesto di lavorare per John, ma soprattutto lui mi ha baciata. Mi viene la nausea pensando che tutto ciò che ha significato quella notte per me, per lui è stato solo una misera consolazione temporanea. Annuisco assente a Polly, mentre una lacrima mi sfugge dall’occhio destro, me l’asciugo subito sperando che a testa bassa non si sia vista.
“Oh tesoro, non dirmi che ti sei innamorata di Thomas?!” dice con un tono spudoratamente falso. Ma non ho la forza di controbattere. A che servirebbe?
“Basta Polly, smettila” interviene a un certo punto Arthur, che si avvicina a me, attento a non incrociare il mio sguardo, ma sarebbe comunque impossibile visto che entrambi abbiamo la testa chinata. Si rivolge a me porgendomi dei soldi “Olivia, qui ci sono 300 sterline e un biglietto per Leicester, sola andata. Mi ha chiesto Tom di darteli”. A quel punto alzo lo sguardo indignata. Prendo il biglietto e lo strappo in due e rifiuto delusa anche i soldi. Mi trattano come una puttana, come una schiava. Un giorno servo, il giorno dopo si sbarazzano di me per chissà quale assurda ragione. Mi alzo offesa.
“Dite a quel vigliacco del vostro capo, che mi fa schifo e che non voglio più niente da lui!” e mi lascio alle spalle la famiglia Shelby, dietro la porta che sbatto con rabbia.

NDA: salve! Questo capitolo è in assoluto il mio preferito e a mio parere è pieno di indizi per i prossimi colpi di scena...che ne pensate? Attendo pareri
-Joy

 
  
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