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Autore: lapacechenonho    08/01/2021    3 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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35- 029: Things you said you loved about me (Le cose che hai detto di amare di me).
 
Ginny era ferma davanti allo specchio da un po'. Sentiva qualcosa contorcerle le budella e pensava che di lì a breve avrebbe vomitato sul suo vestito da sposa bianco candido, sentiva quell'impulso proprio alla bocca dello stomaco. Con lo sguardo cercò un cestino nella sua stanza ma non lo trovò, avrebbe potuto trasfigurare lo specchio o far scomparire quel vestito così ampio e pesante e sposarsi in tuta. Ginny odiava i vestiti, odiava le gonne e odiava essere al centro dell'attenzione. Perché quando aveva accettato la proposta di Harry non aveva tenuto conto di tutti quelli effetti collaterali?
Sospirò sedendosi sul letto e cercando di regolarizzare il respiro che ormai aveva vita propria. Aveva chiesto ad Hermione e Fleur di lasciarla da sola per un attimo, Hermione le aveva scoccato uno sguardo preoccupato, ma lei l'aveva rassicurata che andava tutto bene.
Ma non andava bene niente. Ginny Weasley, abile strega, Grifondoro, giocatrice di Quidditch, fidanzata di Harry Potter, una dei combattenti della Battaglia di Hogwarts, se la stava facendo sotto dalla paura di sposarsi.
D'un tratto i suoi occhi pieni di paura e di angoscia intercettarono un manico di scopa posto in un angolo della stanza. Era una di quelle vecchie scope che usava quando giocava a Quidditch con la sua famiglia, non aveva idea di quanto tempo fosse lì. In un impeto di follia prese il manico di scopa sentendo l'aria regolarizzarsi nei polmoni, aprì la finestra per assicurarsi che nessuno la vedesse, salì sulla scopa attenta a non rovinare il vestito e partì.
Il contatto con l'aria fresca di ottobre la fece rabbrividire, un abito nuziale non era certo la cosa più comoda per farsi un giro sulla scopa. Arrivò davanti alla finestra di Harry, con sollievo notò che era da solo. Bussò sul vetro e per poco non lo vide svenire davanti ai suoi occhi.
Aprì la finestra e la lasciò entrare. Ginny scese dal suo mezzo di trasporto e sorrise.
«Che ci fai qua, io non dovrei vederti prima del matrimonio! Porta sfortuna!» esclamò Harry con un filo di voce. Fu rassicurata percependo il panico del fidanzato. Almeno non era la sola ad avere paura.
«Siamo stati abbastanza sfortunati fino ad ora, no? Cos'altro potrebbe succedere?» rispose lei facendo spallucce.
«Io non sfiderei così il fato» gemette. Ginny sorrise camminando per la stanza. Guardandosi allo specchio, vide che la crocchia elegante che aveva preparato Audrey ormai era spettinata, già si immaginava le urla di Hermione.
«Ho distrutto l'acconciatura» osservò. Harry era alle sue spalle ma vedeva il suo riflesso sorridente.
«Sei bellissima lo stesso, anche se io non dovrei vederti e non ho ancora capito perché tu sia venuta qui in sella ad una scopa malandata» si era avvicinato a lei e le cingeva i fianchi con le mani.
Ginny non lo aveva mai ammesso fino a quel momento, ma formavano una bella coppia.
«Sono terrorizzata, Harry» confessò con un filo di voce. Guardava le mani giocherellando con l'anello di fidanzamento, la signora dell'atelier le aveva detto di toglierlo per il giorno del matrimonio, ma Ginny non se l'era sentita.
«Guardami» era un ordine ma la sua voce era morbida. Ginny alzò la testa guardando il riflesso del ragazzo in smoking dietro di lei. Sentiva il suo cuore battere sulla schiena. «Anche io ho paura. Sto morendo di paura. Preferirei affrontare un drago al momento ma voglio farlo perché so che non vorrei passare la vita con nessun altro se non con te» disse. Prese una boccata d'aria, titubante, poi le baciò il collo facendole venire i brividi. «Ti amo in ogni tua singola parte. Amo quando la mattina appoggi la testa sulla mia spalla perché non riesci a tenere gli occhi aperti, amo quando torni dagli allenamenti esausta e mi chiedi di farti un massaggio alla schiena. Amo quando facciamo l'amore, amo quando metti troppo sale nella pasta e amo perfino quando ti arrabbi e decidi di non parlarmi per tutta la giornata.
«Amo quando mi proponi le tue idee strane come invitare i miei zii al nostro matrimonio, amo come mi supporti anche quando sbaglio e hai la cura di farmelo notare in privato. Amo come riesci ad assecondare il mio lavoro senza farmi pesare che io sia assente da casa. Amo come mi fai sentire, come mi fai ridere.
«Ti amo perché ogni cosa accanto a te sembra meno pesante. Amo i tuoi capelli rossi e i tuoi complessi sui colori da indossare. Amo che tu preferisca la proposta di matrimonio in pigiama che quella ufficiale al ristorante. Amo la passione che ci metti per fare ogni cosa. Amo svegliarmi la mattina e trovarti con una maglietta che ti sta troppo lunga intenta a cucinare uova e bacon e amo quando ti svegli insieme a me la mattina anche se non hai allenamenti per non farmi stare da solo.
«Amo i tuoi baci, soprattutto al mattino quando hai l'alito da troll, amo sentirti respirare di notte, amo trovarti sempre accanto a me anche quando non siamo vicini, amo la nostra storia con tutte le sue complicazioni e le sue curve, amo la tua voce al mattino quando è impastata dal sonno. Amo come mi accarezzi e come mi guardi con quegli occhi castani innamorati. Amo il tuo non sopportare i tacchi o i vestiti lunghi.
«Ti amo perché sei stata la prima che mi ha accettato per come sono e non hai cercato di cambiarmi in nessun modo. Ti amo perché sei Ginny Weasley e hai conquistato il mio cuore senza che me ne rendessi conto.
«Amo come hai arredato la stanza da letto, perché quel foglio di pergamena sopra al nostro letto con la tua poesia di San Valentino mi ricorda ogni giorno perché ti ho scelta...perché ci siamo scelti».
Ginny aveva gli occhi ricolmi di lacrime di gioia, lacrime d'amore per quell'uomo che aveva scelto di amare per tutta la vita. Si girò e lo baciò profondamente, incurante del rossetto che si sarebbe rovinato.
«Erano i miei voti nuziali» mugugnò baciandola, c’era una nota di pentimento, probabilmente perché all’altare avrebbe dovuto improvvisare.
Ginny sorrise staccandosi. «Bene, adesso tocca a me».
 
 
Nota finale: in questo capitolo non ci sono le considerazioni di Harry e Ginny al presente perché questo capitolo e il prossimo sono collegati.
   
 
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