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Autore: MadameZophie    12/01/2021    2 recensioni
🗒 ❛ 𝐇𝐀𝐈𝐊𝐘𝐔𝐔 𝐅𝐀𝐍𝐅𝐈𝐂𝐓𝐈𝐎𝐍 ༉‧₊˚✧
𑁍┊Supernatural!AU ; Demon&Hunters!AU
𑁍┊Kagehina, Kuroken, Akakuro, Iwaoi
-Tratto dal Capitolo 1-
❝ Kuroo si lasciò sfuggire una risata, meno sguaiata di quella che avevano già udito, più amara. «Ovviamente grazie ad Hinata. E' la sua stessa energia a spingerlo a cercare l'erede di Karasuno, è la sua natura a spingerlo inevitabilmente verso Kageyama Tobio. Ed è la sua testardaggine ad averlo tenuto lontano sino ad ora, ad averlo spinto ad accettare il dolore di opporsi alla normalità delle cose per permetterti di vivere la tua vita senza il peso dell'eredità che sarebbe gravato sulle tue spalle se lo avessi accettato come famiglio». Un groppo si formò al centro della gola di Kageyama, doloroso, mentre ricordava i dettagli del viso del ragazzino dai capelli aranciati. ❞
Genere: Angst, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Zona di Zia Zophie ♦

Ok, ho ufficialmente finito i capitoli già pronti, la prossima volta che pubblicherò non sarà così presto, giuro. 
Almeno spero, anche se per il quarto capitolo ho già moltissima ispirazione, quindi nulla è ancora detto(?).
Nel dubbio questa fanfiction è la dimostrazione del motivo per cui io voglio proteggere Hinata anche se è molto più soft di quanto non è in realtà.
Giuro che è solo traumatizzato, non è la principessa in pericolo incapace di badare a sé stessa.


Kageyama comprese di aver finalmente convinto Hinata quando la tensione abbandonò i suoi muscoli e finalmente Shouyo si abbandonò ad un rumoroso pianto liberatorio, stringendosi a lui come se ne andasse della sua stessa vita


La stanza era avvolta nel silenzio, solo di tanto in tanto il cigolio dei letti dell'infermeria si infrangeva in quella cupola di suoni ovattati e distanti provenienti dal resto della base. 
Kageyama si trovava sotto le coperte candide, il busto appena sollevato da un paio di cuscini e lo sguardo unicamente puntato sul letto a fianco al suo.

Nonostante fossero passati abbondantemente venti minuti dal proprio risveglio, Hinata non accennava a dare segni di vita che esulassero dal semplice sollevarsi ed abbassarsi del petto. Akaashi era seduto comodamente su una sedia, la mano di Hinata stretta fra le proprie e gli occhi socchiusi, mentre Kenma aveva nuovamente mutato le proprie sembianze in quelle di un gatto e si era acciambellato vicino al viso del rosso. Bokuto aveva spiegato poco prima che entrambi stavano cercando di mettersi in contatto con il Core di Shouyo, ma che non stavano avendo troppo successo.

O meglio, tramite il legame con i loro contraenti avevano comunicato di essere riusciti a raggiungerlo, ma di non aver trovato Hinata al suo interno. 
Kageyama aveva sussultato di fronte a quell'informazione: da una parte per la preoccupazione, per i sensi di colpa dovuti alle sue parole, dall'altra per l'invidia, per il desiderio che era fiorito nel suo petto di condividere con Hinata lo stesso rapporto che intercorreva fra gli altri famigli e contraenti. Bramava di riuscire a comprendere l'altro senza che dovesse parlare, come Kuroo faceva con Kenma, o di risollevare l'umore di Hinata unicamente con la propria presenza, come Akaashi faceva con Bokuto.

In quel momento si sarebbe probabilmente accontentato anche solo di riuscire a guardare Hinata senza farsi cogliere dal panico di poter nuovamente perdere il controllo delle proprie emozioni e delle proprie parole. 
Voltò ad ogni modo il capo verso la porta quando sentì lo scatto della serratura, solo per incontrare lo sguardo stanco di Kuroo. Lui, Bokuto e Oikawa erano usciti dalla stanza poco prima, per andare a contattare qualcuno che potesse aiutarli con il problema e lasciando Kageyama solo con i suoi pensieri.

L'erede di Nekoma si avvicinò al letto di Hinata, lasciando una carezza sul capo di Kenma prima di allontanarsi di nuovo e dirigersi verso Kageyama, sedendosi senza troppa delicatezza sulla sedia che Oikawa aveva lasciato lì vicino. «Quindi, spiegami di preciso cosa è successo nel Core,  Kageyama-san» un ghigno appena ombreggiava le labbra di Tetsurou, minaccioso. 
Tobio sapeva che se solo avesse provato a mentire, probabilmente l'altro lo avrebbe compreso e la cosa non sarebbe finita bene, ma allo stesso tempo il suo orgoglio gli impediva di ammettere il colossale errore che sapeva di aver commesso. 

Gli furono necessari altri lunghi istanti di silenzio, prima di schiudere finalmente le labbra ed iniziare a raccontare. 

Kuroo non era davvero certo di cosa si fosse aspettato di sentire

Kuroo non era davvero certo di cosa si fosse aspettato di sentire. Insomma, che l'orgoglio fosse uno dei maggiori difetti del ragazzo che gli stava davanti non era una novità, aveva trascorso gli ultimi dieci anni ad ascoltare pazientemente gli sproloqui in merito di Hinata, ma aveva in qualche modo creduto che in una situazione simile si sarebbe contenuto.
O quantomeno che la situazione non sarebbe stata così drammatica. 

Erano stati lui e Bokuto a realizzare che fosse arrivato il momento per Hinata di superare i suoi timori e di affrontare la realtà, erano stati lui e Bokuto a chiedere a Kenma di portare con sé Kageyama al suo ritorno dalla villa, nella speranza che un incontro faccia a faccia potesse in qualche modo far evolvere la situazione.
Essere catturati dai cacciatori non era mai stato nei piani, né tantomeno far finire Hinata in una cella in cui le sue capacità sarebbero state indebolite. 

Probabilmente la debolezza fisica del rosso aveva fortemente influito sulla sua psiche, il timore di perdere il controllo si era unito alla sua già precaria condizione di debolezza e le parole di Kageyama dovevano aver dato il colpo finale che lo aveva definitivamente abbattuto. 
Nonostante dietro quell'operazione ci fossero state solo buone intenzioni, Kuroo non poté nascondere a sé stesso il sentore di colpa che raschiava il fondo della gola.
Ma non era il momento per l'autocommiserazione, Kenma e Akaashi si trovavano ancora nel Core e le condizioni dell'energia di Hinata erano stabili. Yatagarasu non stava perdendo il controllo, si stava solo nascondendo, come l'animale ferito e tradito che era. 

Tetsurou si passò una mano fra i capelli, sospirando e reclinando indietro il capo. Doveva ammettere che Kageyama era seriamente riuscito a trovare le peggiori parole da rivolgere a qualcuno come Hinata. «Rimanere immobile ad autocommiserarti non risolverà le cose, Kageyama-san, e neppure crogiolarsi in mezzo ai sensi di colpa» furono le prime parole che tornarono ad interrompere il silenzio, portando finalmente Tobio a concentrare di nuovo lo sguardo su di lui, confuso. «Sicuramente quello che hai detto non è stato d'aiuto, ma non potevi sapere che Hinata avrebbe reagito in quel modo» continuò a dire poi Kuroo.

Sbuffando appena e ruotando il collo intirizzito, si accomodò meglio sulla sedia, prima di iniziare ad arrangiare una spiegazione sulla situazione del vassallo del Corvo. 
«Chibi-chan non è mai stato particolarmente bravo a rapportarsi con la morte e con la sofferenza, specialmente se riguardava i suoi signori. E' una creatura immortale eternamente imprigionata nella mentalità di un ragazzino di quattordici anni, non è facile vedere ogni propria persona cara morire senza poter far nulla» in sottofondo avvertì un'imprecazione appena mugugnata da Kageyama, che doveva aver iniziato a comprender quale fosse la conclusione di quel discorso. Ma Tetsurou non si interruppe a lungo: «Yatagarasu, inoltre, è il più potente dei famigli, il suo potere è complesso da controllare e ha da sempre attirato le attenzioni sbagliate. Non è successo poche volte che i demoni uccidessero i suoi signori per impedire che le sue capacità si manifestassero interamente».

Lo sguardo di entrambi volò sulla figura addormentata ed immobile di Shouyo, impassibile di fronte ai loro commenti, la sua psiche raggomitolata da qualche parte nel tempio di Karasuno, o nella rappresentazione onirica dello stesso. 
«Ovviamente, nonostante abbia fatto tutto il possibile per impedirlo, Hinata si dà costantemente la colpa per questo, si ritiene debole, indegno del suo ruolo, incapace di adempiere al compito che gli è stato conferito. Incolpa sé stesso per non essere riuscito a stabilire un Legame Perfetto con i suoi precedenti signori». Non fu davvero una sorpresa per l'erede di Nekoma notare l'espressione confusa che Kageyama assunse a quelle parole, nessuno aveva istruito Tobio su quale sarebbe stato il suo destino in veste di erede della famiglia Karasuno. 

«Quando un erede delle famiglie fondatrici entra in contatto con il suo famiglio, tra i due si stabilisce il Legame, ciò che tu e Hinata avete stipulato nel Core quando vi siete toccati. Il legame permette al contraente di trarre potere dal famiglio, connette le loro menti e consente al famiglio di manifestare interamente la propria energia. Ma i famigli possono raggiungere un grado di confidenza con i loro signori tale da permettere di stringere un legame perfetto» per pochi istanti rimase in silenzio, concedendosi di osservare, con sguardo nascostamente divertito, l'indecifrabile espressione nel volto di Kageyama. Si permise di rimanere in silenzio per un'altra manciata di secondi, prima di concludere: «Kenma, Akaashi e Atsumu sono riusciti a formare un Legame perfetto, Atsumu ne ha formati tre a dire la verità. Il punto di un legame Perfetto è che rende fondamentalmente il contraente immortale, legando la sua anima al Core del famiglio. In pratica, Famiglio e Contraente iniziano a condividere la stessa energia».

Di fronte a quelle parole, Kageyama non poté che chiedersi quanti anni avesse in realtà il ragazzo che gli stava davanti

Di fronte a quelle parole, Kageyama non poté che chiedersi quanti anni avesse in realtà il ragazzo che gli stava davanti. Per aspetto non sembrava superare di troppo la ventina, ad occhio avrebbe detto che aveva forse un paio d'anni più di lui, ma le sue parole lo portarono a pensare che in realtà fosse molto più vecchio.
Insomma, aveva proclamato di conoscere Hinata da più di dieci anni, la cosa doveva pur avere un significato. Nel momento in cui tuttavia si ritrovò ad aprir bocca per replicare, la porta della stanza si spalancò nuovamente, lasciando intravedere due figure: due uomini, anch'essi non più vecchi di trent'anni, seppur in quel caso l'aspetto non fosse particolarmente indicativo della loro reale età.

Il primo aveva delicati capelli argentati tenuti corti e ben pettinati, il viso era arricciato in una smorfia preoccupata, le sopracciglia folte aggrottate sugli espressivi occhi castani. Sotto il sinistro risaltava sulla pelle candida un neo. 
Il secondo era invece più alto e piazzato, dai tratti squadrati e i cortissimi capelli neri, dello stesso colore degli occhi. Seppur avesse in volto un'espressione più dura e severa, comprendere che anch'egli fosse preoccupato non era difficile. Dopotutto era riuscito a capirlo persino Kageyama, che di certo non spiccava per capacità empatiche. 

Il duo di nuovi arrivati a malapena rivolse loro uno sguardo, sfrecciando verso il letto di Hinata per controllare le sue condizioni. Fu Kuroo a richiamarli, attirando nel frattempo anche l'attenzione di Tobio che dal loro arrivo era rimasto immobile, confuso: «Sugawara-san, Daichi-san, fate attenzione a non interrompere il contatto fisico con Kenma e Akaashi». 
Entrambi gli uomini annuirono, prima che l'erede di Nekoma provvedesse a presentarli al cacciatore: «Kageyama, loro sono Sugawara Koushi e Sawamura Daichi, la famiglia di Sugawara custodisce da generazioni il tempio di Karasuno qui a Yokohama. Nessuno conosce Yatagarasu e le leggende a lui collegate meglio di loro, a parte Hinata». 

Pochi minuti dopo fecero il loro ingresso anche Oikawa, Iwaizumi e Bokuto, portando con loro qualcosa da mangiare. Forse non era il momento adatto per pensare al cibo, ma Kageyama avvertì ugualmente il suo stomaco ruggire e risvegliarsi al vedere i tramezzini che sostavano immobili sul vassoio tra le mani di Oikawa. 
A malapena si rese conto di essersi gettato su di esso, fino a quando non lo raggiunse la voce di Tooru: «Suvvia, Tobio-chan, non c'è bisogno di essere così aggressivi. Nessuno ti toglierà il pasto». Nonostante il tono derisorio, era palese che il ragazzo fosse teso. Dopotutto Oikawa amava avere il controllo sulla situazione, una visione generale completa, mentre in quel momento a malapena comprendeva cosa stesse accadendo.

Nella sala tornò a regnare un silenzio carico di tensione ed attesa, tutti gli sguardi erano puntati su Sugawara che, socchiudendo gli occhi, aveva poggiato entrambe le mani sul petto di Hinata. 
«Con un po' di fortuna, il potere sacro del tempio e quello di Hinata entreranno in risonanza, permettendoci di trovarlo più facilmente» fu la sola spiegazione che Sawamura dette loro prima di tornare a sostenere il compagno, rimasto in piedi al fianco del letto. 

Il procedimento durò molto più di quanto Kageyama non avesse sperato; rimanere in silenzio, in attesa, non potendo far nulla per aiutare, distratto solo dai suoi pensieri che continuavano a volteggiare unicamente attorno al fatto che fosse Tobio la causa di tutto quel casino. Poi all'improvviso gli occhi di Sugawara si spalancarono, lattiginosi e luminosi, proprio mentre la sua bocca si schiudeva, pronunciando sibillina: «Hinata si è chiuso in sé stesso, ma lo abbiamo trovato. Non intende parlare con noi, ad ogni modo; ha paura di cosa lo attenderebbe se si risvegliasse, teme che le nostre parole siano dovute unicamente al nostro desiderio di portarlo fuori».

Il tono era distante, atono, le mani non si erano distaccate dalla pelle candida del rosso, ma le sue parole erano chiare. E Kageyama non intendeva rimanere ancora un solo istante immobile ad attendere che fossero altri a risolvere la questione. 
Rimuovendo brutalmente le coperte, si alzò di scatto dal letto, ignorando il giramento di testa che lo colse per il movimento improvviso, poi proclamò, sicuro di sé: «Lo convincerò io». Sawamura, Oikawa e Iwaizumi lo fissarono come se di fronte si fossero trovati uno spettro. 

Non era tipico di Kageyama intervenire in cose che sembravano non riguardarlo, ma nei volti di Kuroo e Bokuto intravide unicamente divertimento e velato sollievo. Fu proprio Bokuto ad intervenire in suo favore, annuendo con convinzione e mostrando in viso un sorrisone soddisfatto: «Hey Hey Hey! Questa sì che è un'idea!».
Ok, forse per i gusti di Kageyama era una reazione un po' troppo rumorosa ed esagerata, ma fino a che lo supportava, se la sarebbe fatta andare bene. Kuroo tornò a dare manforte: «Hinata si trova in quelle condizioni a causa di Kageyama, nessun altro potrebbe convincerlo a cambiare idea» Tobio si morse la lingua per non mostrare il suo disappunto di fronte alla puntualizzazione altrui, osservando l'erede di Nekoma voltarsi poi verso Sugawara.

«Dubito che Hinata lo lascerebbe entrare nel Core, ora come ora, tu riusciresti a portarlo dentro?» la domanda venne rivolta direttamente all'uomo dai capelli argentati, che per qualche istante rimase in silenzio, come se non la avesse udita, solo per poi limitarsi ad annuire, distaccando una mano da Hinata per porgerla a Tobio. 
Furono vicini a rischiare di veder Kageyama inciampare e rotolare a terra per l'impeto con cui si gettò verso l'uomo, tendendo la propria mano per raggiungerlo il prima possibile, neanche fosse un'ancora di salvezza per un naufrago. Non appena le loro dita si sfioravano, Tobio venne colto dalla stessa sensazione che aveva provato nella cella e si ritrovò a socchiuder gli occhi. 

Al suo risveglio trovò ad attenderlo un ambiente ben diverso dal giardino del tempio di Karasuno, seppur certamente dovesse trattarsi ugualmente di un edificio sacro

Al suo risveglio trovò ad attenderlo un ambiente ben diverso dal giardino del tempio di Karasuno, seppur certamente dovesse trattarsi ugualmente di un edificio sacro. 
Si trovava poco oltre l'ingresso, il torii nero e rosso svettava alle sue spalle, mentre la struttura principale si stagliava contro un cielo limpido e costellato di poche nuvole candide di fronte a lui. A giudicare dai numerosi gatti randagi che sonnecchiavano all'ombra e dallo stemma che svettava sulla porta, raffigurante una tigre rampante, doveva trattarsi del tempio di Nekoma.

Effettivamente Sugawara, durante il processo, aveva specificato che per riuscire a connettersi ad Hinata avessero dovuto trovare un'alternativa, un modo diverso per tranquillizzarlo ed evitare che i suoi sentimenti distruttivi facessero a pezzi il core. Ben presto ad ogni modo uno dei gatti del tempio gli si avvicinò con andatura pigra e lenta, miagolando rumorosamente prima di voltarsi, in un silenzioso invito a seguirlo. Seppur con leggera riluttanza (data dal fatto probabilmente che l'ultima volta che aveva seguito un gatto si era ritrovato coinvolto in tutta quella faccenda) si incamminò dietro il grasso felino, attraversando in lungo quasi l'interezza della zona delimitata del tempio.

Il gatto si interruppe solo una volta che furono giunti di fronte a quella che sembrava essere la sorgente sacra, una conca d'acqua cristallina da cui si distaccava un piccolo fiumiciattolo che proseguiva oltre il limitare del tempio. Kageyama avrebbe potuto scommettere che il fiume del tempio di Karasuno avesse un'origine simile. 
Ma i suoi pensieri vennero interrotti quando intravide la figura di Akaashi avvicinarglisi: indossava un semplice kimono scuro, gli occhi scuri erano fissi su di lui. Non era differente da come lo ricordava, se non per due consistenti dettagli: tra i capelli corvini, che giungevano ora alle spalle, erano intrecciate piume del loro stesso colore e, soprattutto, un paio di grandi e scure ali emergeva dalla schiena, appena sotto le scapole. 

Nulla di strano, in effetti, considerando che, a quanto ricordava dai suoi scarsi studi sulla mitologia e sugli Yokai, i Tatarimokki erano spiriti che possedevano le sembianze di gufi. Ad ogni modo, non è che la sua maggiore priorità al momento fosse quella di rimproversarsi per non aver prestato abbastanza attenzione a lezione quando era bambino. 
Il famiglio di Fukurodani portò una mano alle labbra, facendogli cenno di tacere, prima di guidarlo definitivamente verso la fonte, ove intravide di spalle la figura di Sugawara. 
Era seduto con i piedi immersi nelle sacre acque, Hinata teneva la testa appoggiata sulle sue cosce e sembrava star riposando, ma sembrava anch'egli presentare caratteristiche insolite. 

Specularmente ad Akaashi, tra i capelli spettinati erano presenti numerose piume corvine, in netto risalto rispetto al colore acceso ed aranciato delle ciocche, ed il corpo era avvolto a mo' di coperta da un paio d'ali nettamente più piccole rispetto a quelle di Keiji, ma Tobio era pronto a scommettere che fossero sufficienti a permettergli di volare. 
Kenma, d'altro canto, aveva mantenuto la sua forma felina e riposava acciambellato vicino al suo braccio. 

Concentrato com'era su Hinata, Kageyama si accorse con diversi istanti di ritardo del fatto che Sugawara si fosse voltato verso di lui, fissandolo con attenzione. Non appena se ne avvide, Tobio sussultò, restituendo l'occhiata con forse un po' troppa irritazione, volta a nascondere il crescente imbarazzo che si manifestò sul suo volto. Fortunatamente l'uomo dai capelli argentei parve comprenderlo, perché scosse appena il capo, sospirando con un sorriso appena accennato sulle labbra. 
Poi con delicatezza sollevò il capo di Hinata per poggiarlo sull'erba fresca, senza svegliarlo, e convinse Kenma a smuoversi dalla sua posizione.

«Avrete la vostra privacy per parlare, noi ci sposteremo all'interno del tempio, ma al minimo segnale di pericolo interverremo, Kageyama-kun. Yatagarasu non è la divinità di questo tempio, ma è abbastanza potente da poterlo influenzare, Kenma percepirà ogni minimo cambio nell'atmosfera di questo luogo» Tobio percepì una nascosta nota minacciosa dietro quelle parole. Era convinto che Sugawara lo avrebbe appeso per i testicoli all'ingresso del tempio se solo avesse nuovamente ferito Hinata. Non che fosse mai stata sua intenzione farlo, ma era un chiaro invito a tenere attenta la lingua.

Deglutendo, il cacciatore si limitò ad annuire, prima di seguire con lo sguardo le tre figure allontanarsi e rimanere da solo con Shouyo. Non sapeva neanche da dove cominciare, ma di certo avrebbe atteso il tempo necessario a Hinata per svegliarsi e lo avrebbe speso cercando le giuste parole per scusarsi.

 Non sapeva neanche da dove cominciare, ma di certo avrebbe atteso il tempo necessario a Hinata per svegliarsi e lo avrebbe speso cercando le giuste parole per scusarsi

Sfortunatamente per Kageyama, non passarono che pochi minuti prima che Hinata iniziasse a stiracchiarsi, dischiudendo gli occhi dorati verso il cielo. 
Sollevò una mano per schermarsi lo sguardo dal sole, non preoccupandosi di nascondere uno sbadiglio che lo colse non appena tentò di alzarsi dalla posizione sdraiata in cui era rimasto sino a quel momento. 

Ci vollero pochi secondi perché il vassallo del Corvo si avvedesse dell'assenza dei suoi compagni, probabilmente la stessa che lo aveva portato a svegliarsi. Riuscendo finalmente ad issarsi a sedere, si guardò dunque intorno, alla ricerca della minima traccia di Kenma, o di Akaashi, senza successo. 
Strano, considerando che era certo di trovarsi ancora nel tempio di Nekoma. Fu allora tuttavia che notò la figura tesa e seduta ai suoi piedi: Kageyama sembrava essere in procinto di dare di stomaco, le sopracciglia aggrottate, le labbra arricciate, i muscoli contratti. Se solo la loro situazione non fosse stata quello che era, probabilmente Shouyo si sarebbe messo a ridere.

Al contrario, Hinata si irrigidì, indietreggiando rapidamente e deglutendo un grosso groppo di saliva prima che si fermasse in gola. Il solo rivedere il volto di Tobio fu sufficiente a far nuovamente fiorire lacrime agli angoli degli occhi. 
Quando poco prima il Contraente lo aveva trovato nell'Honzon del Tempio di Karasuno, Hinata lo aveva cacciato brutalmente, buttandolo fuori dal Core, e avrebbe volentieri fatto la stessa cosa, se avesse potuto. Ma non era il suo Core, quello, non era lui a determinare chi potesse o non potesse entrarci, e se Kenma era d'accordo con la sua presenza in quel luogo, non c'era nulla che Shouyo potesse fare. 

Prima che tuttavia nuovamente scappasse, Hinata venne interrotto dalla voce di Kageyama, supplichevole come mai l'aveva udita prima: «Hinata, aspetta». Il vassallo del Corvo sollevò appena il capo, incontrando timidamente lo sguardo dell'altro, ma senza parlare; voleva andarsene, allontanarsi dalla possibilità di ferire Kageyama o di esser nuovamente ferito da lui, ma il legame che li univa gli impediva di farlo. Gli impediva di non ascoltare le parole che Tobio voleva rivolgergli. Per qualche secondo permase il silenzio, sul volto di Kageyama era evidente lo stupore; Hinata realizzò distrattamente (e non senza una nota di nascosto divertimento) che neanche il cacciatore aveva creduto di avere successo con le proprie parole. 
Ad ogni modo, Tobio fu svelto a riprendersi, schiarendosi la voce prima di distogliere lo sguardo, imbarazzato: «Io sono...» si interruppe di nuovo, come se non sapesse bene cosa dire «Sì, insomma, mi dispiace per quello che ti ho detto prima, non intendevo davvero dire quello che ho detto. Ho esagerato».

Hinata non rispose, sapeva che le parole di Kageyama erano principalmente designate a convincerlo a svegliarsi, a tornare dagli altri. Lo percepiva, il legame che ormai esisteva fra lui e Tobio gli permetteva di percepire i suoi sentimenti, ciò che provava. E così come percepiva che in quel momento fosse affranto dai sensi di colpa, durante la loro discussione nel tempio di Karasuno aveva percepito la sua rabbia, il dolore che era nascosto dietro quello sfogo. 
Scosse semplicemente il capo, piegando le ginocchia e portandole al petto; vi strinse attorno le braccia, prima di poggiarvi il mento. Kageyama sembrò comprendere il significato dietro quella reazione, perché sospirò, passandosi nervosamente una mano fra i capelli.

«So a cosa stai pensando, ma non sono qui perché me lo ha chiesto Kuroo o chiunque altro. Sono qui perché voglio... sì, voglio davvero farti capire cosa intendevo quando ti ho parlato prima» era evidente che stesse facendo fatica ad aprirsi in quel modo, il suo orgoglio gli impediva di tornare sui suoi errori, di ammetterli apertamente e di cercare di risolverli. 
E solo per premiare la sua forza, Hinata non si mosse, attendendo paziente, seppur quelle parole gli giungessero distanti. 
Tobio proseguì, azzardandosi ad avvicinarsi appena: «Quello che volevo dirti è che non devi preoccuparti per me, non sono un bambino, so badare a me stesso, l'ho fatto per vent'anni».

«Ho già sentito queste parole» il basso pigolio di Hinata fu sufficiente a zittire nell'immediato Kageyama, che affondò i canini nel labbro inferiore per impedirsi di ribattere, di arrivare nuovamente a dar voce a pensieri di cui si sarebbe pentito. O almeno fu così che Shouyo interpretò la sua reazione, facendosi coraggio per proseguire: «Ho più di mille anni, Kageyama, ho visto morire decine di contraenti senza che io potessi far nulla per proteggerli. Nessuno di loro è morto di vecchiaia, o serenamente». 
Le ali scure di Hinata si chiusero a bozzolo attorno a lui, proteggendolo dalla vista altrui, mentre i primi singhiozzi iniziavano a scuoterlo. «Il mio potere è una calamita per i demoni, chiunque si leghi a me lo diventa a sua volta. Non voglio essere la causa di altra morte, Kageyama, non voglio veder morire altre persone che amo. Se fossi più forte potrei proteggerti, se fossi migliore potrei... potrei impedirti di morire, potrei tenerti al sicuro...» le parole successive si persero in mezzo ai singhiozzi, al tremore che scuoteva le spalle e il suo intero corpo.

«Non è mai stata colpa tua, Hinata» in concomitanza con quelle parole, le braccia di Kageyama lo attirarono verso di lui, in quello che doveva essere un abbraccio decisamente impacciato. 
«Non mi interessa se il nostro non sarà un Legame Perfetto, non morirò così facilmente come immagini» Hinata dischiuse d'instinto le ali, delicatamente, abbandonandosi a quell'abbraccio e a quelle parole rassicuranti. «Fidati di me, Hinata Shouyo. Fidati di me e insieme raggiungeremo la vetta, debelleremo la piaga dei demoni. Ti porterò dove hai sempre voluto arrivare».

Kageyama comprese di aver finalmente convinto Hinata quando la tensione abbandonò i suoi muscoli e finalmente Shouyo si abbandonò ad un rumoroso pianto liberatorio, stringendosi a lui come se ne andasse della sua stessa vita

Kageyama comprese di aver finalmente convinto Hinata quando la tensione abbandonò i suoi muscoli e finalmente Shouyo si abbandonò ad un rumoroso pianto liberatorio, stringendosi a lui come se ne andasse della sua stessa vita. Percepì le dita sottili del vassallo del corpo stringersi alla sua maglia, il viso umido affondare nell'incavo del collo, ma non si mosse. Imbarazzato come mai lo era stato prima, Tobio si limitò a stringere a propria volta le braccia attorno al rosso, attendendo che finisse di sfogarsi.

Poi, d'un tratto, Hinata si distaccò delicatamente da quell'abbraccio, alzandosi in piedi. Il viso era ancora molle di lacrime, le guance erano arrossate ed umide, ma sulle labbra era disteso un sorriso sereno. 
Si allontanò di appena qualche passo, prima che le ali gli dessero una spinta per issarsi in aria sopra la fonte sacra, al centro. 

Fu allora che dal suo corpo iniziò ad irradiarsi una luce aranciata, mentre le sue dimensioni e le sue forme cambiavano, si espandevano e mutavano, fino a quando alla sua immagine non si sovrappose quella di un corvo. 
Di un enorme corvo dotato di tre zampe, dal piumaggio lucido e nero su cui svettavano, sopra un affilato becco, tre grandi occhi rossi. 

Yatagarasu sbatté con forza le grandi ali, sollevandosi ancora di qualche metro, prima di emettere un lungo gracchio verso il cielo limpido. Un suono liberatorio, una dichiarazione al mondo: la famiglia di Karasuno aveva nuovamente trovato il suo erede e il suo Famiglio lo aveva ufficialmente accettato come contraente.
Un messaggio che, all'insaputa di Kageyama, volò rapido e deciso, ben oltre i limiti del Core di Nekoma. Raggiunse Kenma e Akaashi, che dentro al tempio si limitarono ad abbandonare la preoccupazione che li aveva afflitti fino a quel momento; raggiunse tramite il Legame Kuroo e Bokuto, che per la prima volta nella stanza dell'infermeria seppero rassicurare Oikawa sulle condizioni del duo. E raggiunse persino un luogo lontano, un tempio immerso nel cuore di una foresta, all'interno del quale un ragazzo dai capelli biondi distolse lo sguardo dal giovane di fronte a lui, solo per alzare lo sguardo verso il cielo ed arricciare le labbra in un ghigno soddisfatto. 

Finalmente, dopo vent'anni, tutti gli eredi delle quattro famiglie si erano rivelati e avevano accettato il loro ruolo; i giochi potevano finalmente avere inizio.

Kageyama comprese di aver finalmente convinto Hinata quando la tensione abbandonò i suoi muscoli e finalmente Shouyo si abbandonò ad un rumoroso pianto liberatorio, stringendosi a lui come se ne andasse della sua stessa vita

   
 
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