Remus
pov
Era la mia prima lezione di Difesa contro
le Arti Oscure: Grifondoro e Serpeverde del terzo anno.
Guardai i miei alunni, soffermandomi
qualche secondo in più sulla mia figlioccia, seduta in
disparte con Hermione.
Metis mi preoccupava.
Era così simile a Lily e James che non
avevo alcun dubbio che, qualunque problema avesse, la stesse logorando
dall’interno, ma che nonostante tutto avrebbe continuato nel
suo proposito di
risollevarsi da sola.
Anche se ultimamente la vedevo molto
spesso con quel Cedric Diggory del quinto anno di Tassorosso,
abbastanza da
sperare che stesse chiedendo aiuto almeno a qualcuno…
«Buon pomeriggio.» dissi, decidendo fosse
giunto il momento di iniziare la lezione «Vi prego di
rimettere i libri nelle
borse. Oggi faremo una lezione pratica. Vi occorrono solo le bacchette
magiche.
Seguitemi.»
Guidai i ragazzi fuori dalla classe, lungo
il corridoio deserto e oltre un angolo, dove la prima cosa che vedemmo
fu Pix
il Poltergeist che fluttuava a mezz'aria a testa in giù e
ficcava una gomma
masticata nella toppa più vicina.
«Se fossi in te, Pix, toglierei quella
cicca dalla toppa.» dissi in tono amabile «O Mastro
Gazza non riuscirà a
prendere le sue scope.»
Pix però non prestò attenzione alle mie
parole e, anzi, fece una fragorosa pernacchia spruzzando saliva
dappertutto.
A quel punto sospirai ed estrassi la
bacchetta magica, sogghignando internamente al ricordo di quando avevo
contribuito a creare l’incantesimo che stavo per usare.
«Ecco un piccolo, utile incantesimo.»
dissi rivolto alla classe e puntando la bacchetta verso Pix
«Vi prego di
osservare attentamente. Waddiwasi!»
Con la forza di un proiettile, la
pallottola di gomma da masticare schizzò fuori dalla toppa e
s'infilò su per la
narice sinistra di Pix, che sobbalzò e filò via
imprecando.
«Forte, signore!» mi disse Dean Thomas
stupefatto.
«Grazie, Dean» gli risposi con un certo
orgoglio, mettendo via la bacchetta e scoccando un’occhiata
ad Harry e Gideon
che stavano ridendosela alla grande. Immediatamente fecero silenzio.
«Procediamo.»
Li guidai lungo un secondo corridoio e mi
fermai davanti alla porta della sala professori.
«Entrate, prego.» dissi aprendola e
radunando la classe verso l'altro capo della stanza, occupato solo da
un
vecchio armadio in cui gli insegnanti tenevano i mantelli di ricambio.
Mentre
mi avvicinavo, l'armadio ondeggiò all'improvviso, sbattendo
contro il muro, e
alcuni ragazzi balzarono indietro, spaventati.
«Niente paura.» commentai con la massima
calma «C'è un molliccio lì dentro. I
mollicci amano i luoghi chiusi e oscuri:
gli armadi, gli spazi sotto i letti, le antine sotto i lavandini... Una
volta
ne ho incontrato uno che si era insediato in una pendola. Questo si
è
trasferito lì dentro ieri pomeriggio, e ho chiesto al
preside di lasciarcelo
per poter fare un po' di pratica con voi del terzo anno. Allora, la
prima
domanda che dobbiamo porci è questa: che cos'è un
molliccio?»
Vidi Hermione alzare la mano e le feci un
cenno per incitarla a parlare.
«È un Mutaforma, può assumere l'aspetto
di
quello che ritiene ci spaventi di più.»
«Esattamente! Quindi il Molliccio che sta
lì al buio non ha ancora assunto una forma e non sa ancora
che cosa spaventerà
la persona dall'altra parte della porta. Nessuno sa che aspetto ha un
molliccio
quando è solo, ma quando lo farò uscire,
diventerà immediatamente ciò di cui
ciascuno di noi ha più paura. Questo significa che abbiamo
un grosso vantaggio
sul Molliccio prima di cominciare. Hai capito quale, Ron?»
Lo vidi sobbalzare come se fosse stato
appena beccato a fare qualcosa che non doveva.
«Ehm... forse... siccome siamo in tanti,
lui non sa che forma prendere?» balbettò lui un
po’ incerto, e io gli sorrisi
incoraggiante.
«Precisamente. È sempre meglio avere
compagnia quando si ha a che fare con un molliccio. Così lo
si confonde. Che
cosa diventerà, un cadavere senza testa o una lumaca
carnivora? Una volta ho
visto un molliccio commettere l'errore di cercare di spaventare due
persone
contemporaneamente. Alla fine si è trasformato in mezza
lumaca. Nemmeno
lontanamente spaventoso. L'incantesimo per respingere un
molliccio.» continuai
«È semplice, ma richiede una grande forza mentale.
Sapete, ciò che sconfigge un
molliccio sono le risate. Quello che dovete fare è
costringerlo ad assumere una
forma che trovate divertente. Ora proveremo l'incantesimo senza le
bacchette
magiche. Dopo di me, prego... Riddikulus!»
«Riddikulus!» ripeterono tutti in coro.
«Bene. Molto bene. Adesso però vorrei che
tutti voi ora vi soffermaste a pensare qual è la cosa che
più vi fa paura, e a
immaginare come fare per renderla comica...»
Nella stanza scese il silenzio, e io
attesi qualche minuto prima di riprendere il mio discorso.
«Siete pronti? Ron sarà il primo e noi
tutti faremo un passo indietro. Sarò io a chiamare il
prossimo... ora tutti
indietro, così Ron può vedere bene...»
Si ritrassero tutti lungo le pareti,
lasciando Ron solo di fronte all'armadio. Era pallido e spaventato, ma
si era
rimboccato le maniche del mantello e teneva pronta la bacchetta magica.
«Al tre, Ron.» gli dissi fiducioso,
puntando la bacchetta verso la maniglia dell'armadio «Uno...
due... tre...
ora!»
Un getto di scintille sprizzò dalla punta
della mia bacchetta di Lupin e colpì la maniglia. L'armadio
si spalancò e
qualcuno urlò: un ragno gigante, alto due metri e coperto di
peli avanzava
verso Ron, agitando le tenaglie, minaccioso.
«Riddikulus!» gridò Ron con rabbia, le
zampe del ragno scomparvero e la bestia prese a rotolare su se stessa.
I
ragazzi scoppiarono a ridere, il molliccio si fermò,
confuso, e urlai:
«Gideon! Tocca a te!»
Gideon avanzò con fare deciso. La sua
somiglianza con Sirius era davvero sorprendente. Udii uno schiocco e al
posto
del ragno di Ron comparve Metis stesa a terra priva di vita, come seppi
l’avevano trovata nella Camera dei Segreti. Lo vidi
spalancare gli occhi
sconvolto, ma non fu il solo. Faticai io stesso a
mantenere il
contegno, e fui orgoglioso di lui quando, dopo essersi voltato verso la
vera
Metis per qualche secondo, ebbe il coraggio di alzare la bacchetta e
urlare
l’incantesimo: immediatamente la ragazza si alzò
in piedi con abiti colorati e
iniziò a fare pernacchie in giro.
I ragazzi risero e sospirai sollevato
anch’io mentre lo vedevo allontanarsi dall’armadio
e accostarsi alla parete.
«Harry! Tocca a te!»
Dopo il molliccio di Gideon, Harry aveva
perso parte della sua sicurezza, ma si avvicinò ugualmente
con la bacchetta
alzata: un dissennatore si materializzò davanti a lui e la
classe urlò per lo
spavento. Alcuni studenti si erano già accalcati contro la
porta della sala
insegnanti quando un Harry dalla voce affannata e gli occhi lucidi
esclamò la
formula: il dissennatore si trasformò in un giocattolo
babbano, un pagliaccio a
molla in una scatola, e mentre lui si avvicinava a Gideon contro la
parete
chiamai il nome di Metis, anche se a quel punto non ero poi tanto
sicuro di voler
sapere quale fosse la più grande paura della mia figlioccia,
dopo aver visto
quella dei due ragazzi prima di lei.
Metis aveva un’espressione impassibile
quando si avvicinò al pagliaccio, quasi sapesse cosa sarebbe
uscito. La vidi
però molto pallida in viso, e stavo appunto decidendo se
fosse il caso di non
permetterle di farle affrontare il molliccio quando questo si
trasformò: era
Lord Voldemort.
Immediatamente si scatenò il caos, ma io,
Gideon, Harry, Ron e Hermione eravamo troppo scioccati per poter anche
solo
pensare di muoverci.
Metis rimase immobile davanti a lui,
mentre il molliccio iniziò a parlare con voce serpentina:
«Non sei abbastanza
forte per opporti a me, Metis Potter. E perderai ogni cosa a te
cara.»
Vidi Metis tremare leggermente, ma la sua
voce era ferma quando esclamò l’incanto, e
Voldemort iniziò a cambiare pelle
come il serpente a cui somigliava: in poco tempo la sua pelle era
diventata blu
e lui era in preda al panico.
Metis fece un sorrisetto, poi un passo
indietro: guardò prima me, poi i suoi amici e suo fratello,
e infine scappò
fuori dall’aula scansando i suoi compagni di classe.
Dopo qualche secondo di silenzio, ripresi
a parlare.
«Ehm… molto bene, un'ottima lezione. Per
compito, siete pregati di leggere il capitolo sui Mollicci e di farne
il
riassunto... consegna lunedì. È tutto.»
Vidi Gideon ed Harry iniziare a correre
immediatamente verso l’uscita e sospirai.
La mia figlioccia mi aveva dato molto a
cui pensare.