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Autore: chiaaa_x99    15/01/2021    1 recensioni
Se Derek Hale non era una persona amabile e quanto più lontano da Gandhi si potesse immaginare, di certo di Stiles Stilinski non si poteva dire fosse uno arrendevole. O forse era solo un gran rompiscatole, ma quelli erano punti di vista, e certo tra i due non era Stiles quello più problematico.
****
Stiles ha una missione: abbattere le mura che proteggono Derek Hale, tenendolo nascosto del mondo, e ritagliarsi un piccolo spazio nella sua vita.
Sessantasei chili di pelle chiara e ossa fragili e il sarcasmo come unica arma. Basteranno per conquistare il Sourwolf più difficile della storia dei lupi mannari?
Mal che vada può sempre correre da Gladys.
Post 3B, ma non seguirò le vicende della quarta/quinta stagione
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Derek/Stiles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Stiles si trovava ancora davanti a quel maledettissimo loft. Anche se la settimana prima un giorno aveva ricevuto una porta in faccia e un altro aveva passato un pomeriggio intero con Gladys, a mangiare biscotti alla cannella duri come sassi, ma per qualche strana ragione buoni, e a lamentarsi di quanto impossibile e scontroso e solitario e impossibile fosse Derek Hale. 

Gladys era una grande ascoltatrice, Stiles doveva riconoscerlo, ma era convinta che a Derek servisse solo un abbraccio. E per quanto Stiles credesse davvero nel potere degli abbracci ed era lieto di avere un amico come Scott- che sapeva sempre qual era il momento giusto per un abbraccio fraterno risolleva morale-, non era sicuro che Derek li avrebbe trovati altrettanto confortanti. 

Anzi, probabilmente lo avrebbe lanciato fuori dalla finestra del loft, se solo ci avesse provato.

Comunque, il fatto era che Stiles si trovava ancora lì. 

Perché Derek era uno stronzo asociale, ma non rispondeva a nessuno da due giorni interi e non aveva risposto all’ululato di Scott e per quanto stronzo e asociale, a quelle stupide regole di branco sembrava tenerci più che alla sua stessa vita. 

Perciò avevano chiamato Peter e quando l’uomo aveva accennato all’anniversario dell’incendio in cui era morta quasi tutta la famiglia Hale, Stiles non ci aveva pensato due volte a saltare sulla jeep e andare da lui. 

Però, quella volta non aveva tentato nemmeno di bussare, perché si era reso conto, con orrore, di non avere la più pallida idea di cosa dirgli. 

Lui. Stiles Stilinski, che da sempre intratteneva conversazioni anche con i poster appesi alle pareti della sua stanza, non sapeva che dirgli. 

E si era anche sentito stupido a essere lì, perché anche lui aveva perso qualcuno e l’ultima cosa di cui aveva bisogno negli anniversari della morte di sua madre era… beh… di qualcuno che lo compatisse. 

Così, era finito a suonare alla porta di Gladys e, ancora una volta, mentre l’anziana signora era impegnata a confezionare un maglione all’uncinetto per un qualche suo nipote che studiava alla Berkley, Stiles si era sfogato, aveva mangiato i biscotti duri come mattoni, e le aveva chiesto come accidenti comportarsi. 

Ma ancora una volta Gladys gli aveva consigliato la stessa cosa “Quel ragazzo ha bisogno di un abbraccio”. 

Allora Stiles l’aveva ringraziata, aveva accettato il pacchetto di biscotti che la signora molto gentilmente gli aveva donato, ed eccolo lì: di nuovo davanti al portone chiuso di quel maledettissimo loft, con un pacco di biscotti in mano. 

Stiles si lasciò scivolare sul pavimento, la schiena appoggiata al portone, a chiedersi che male avesse fatto nella vita per decidere di stare vicino a una persona così restia al contatto umano. 

E Stiles doveva essere proprio il re degli sfigati, perché come se non si sentisse abbastanza un idiota a stare lì seduto, fuori da casa di Derek, con dei cavolo di biscotti, il portone si aprì di colpo e lui cadde a terra di schiena. 

Derek lo scrutava dall’alto, le braccia incrociate e l’espressione, beh, era più una sorta di inespressione. 

E, andiamo, Derek avrebbe almeno potuto ridere, perché Stiles era ridicolo, lì sdraiato per terra, invece: nulla. Derek Hale non aveva senso dell’umorismo.  

Stiles si mise in piedi, rosso in viso, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, Derek gli voltò le spalle ed entrò nell’appartamento. 

Stiles interpretò quello come un invito a seguirlo, così si chiuse il portone alle spalle e appoggiò il pacchetto di biscotti sul tavolo, «Questi te li manda Gladys». 

«Gladys?»

«La tua vicina.»

«Vicina?» Domandò Derek incolore. Evidentemente per lui il concetto di “frase” era un qualcosa che non valeva la pena conoscere. 

«Già… beh… lei vive nell’appartamento 6B, proprio qui accanto. Ha un gatto e-».

Derek si portò una mano alla tempia. «Che ci fai qui?»

Stiles non sapeva che dirgli, davvero non aveva una risposta a quella domanda, così si limitò a fissarlo bene per la prima volta quel pomeriggio e… gli occhi di Derek -gli occhi verdi, imperscrutabili, verdi e profondi e sempre così sfuggenti, ma belli, bellissimi e verdissimi di Derek- sembravano velati da dolore? Nostalgia? Senso di colpa? 

Stiles non sapeva dirlo con certezza e non era un maledetto lupo con i superpoteri capta-emozioni per scoprirlo, però, quello fu abbastanza per fare una cosa impulsiva e sconsiderata e decisamente, decisamente folle. 

Lo abbracciò. 

E fu strano, molto, e probabilmente se avesse abbracciato un albero non sarebbe stato molto diverso, anzi, forse l’albero si sarebbe dimostrato più affettuoso, però, Stiles sentiva fosse giusto e non voleva essere da nessun’altra parte in quel momento. 

«Stiles. Che diavolo stai facendo?»

«Ti abbraccio» mormorò Stiles contro la sua maglietta. 

«Tu mi-» Derek rimase sconcertato, le braccia che penzolavano lungo i fianchi e Stiles premuto addosso, troppo vicino e troppo Stiles. 

«Levati di dosso. Immediatamente» sibilò, provando a scrollarselo di dosso e frenando la tentazione di lanciarlo contro il muro. 

«Scusami» mormorò Stiles, lo sguardo basso. E si sarebbe aspettato che Derek lo cacciasse in malo modo o urlasse o qualsiasi cosa, ma invece non disse nulla: lo fissò per qualche secondo e poi gli voltò le spalle e si avvicinò alla grande finestra, lo sguardo puntato sullo scorcio di Beacon Hills che si intravedeva, la mente che vagava chissà dove. 

Stiles avrebbe venduto il suo cofanetto edizione limitata di Star Wars per scoprire dove si andava a nascondere Derek quando scappava dal mondo reale. 

Non sapeva quanto in là potesse ancora spingersi, quanto in là si era già spinto a dire il vero, ma Derek non lo aveva cacciato via, non sembrava nemmeno infastidito che lui fosse lì, non più del solito comunque. 

Quindi Stiles lo raggiunse e restò in piedi, a fianco a lui, senza dire una parola per un tempo infinito. E per la prima volta nella sua vita si ritrovò a pensare che dopotutto il silenzio non era così male. 

Ogni tanto guardava con la coda dell’occhio Derek e una o due volte aveva beccato il grande e grosso lupo cattivo a fissarlo di sottecchi. 

E sembrava tutto così giusto e come doveva essere che fu un brusco ritorno alla realtà, quando Derek disse, freddo e un po’ distaccato, «Vattene a casa, Stiles.»

Ma con molta probabilità era molto tardi e magari Derek teneva semplicemente alla sua regolare alimentazione e anche alla sua istruzione, visto che non aveva ancora fatto i compiti. 

Anche se… compiti o meno, Stiles non voleva lasciarlo. 




Nota autrice: 
Al terzo capitolo, ho deciso di presentarmi: sono Chiara, universitaria perennemente disperata e inguaribilmente disorganizzata, e sono tornata a scrivere su "efp" dopo secoli dall'ultima volta (per capirci l'ultima volta che ho pubblicato qualcosa qui, Zayn non aveva ancora lasciato i One Direction e in Teen Wolf Stiles Stilinski era stato posseduto per un po' da uno spirito... malvagio). 
Non credevo che avrei più scritto fanfiction... eppure eccomi qui. 
Teen Wolf è un po' quella serie che mi porterò sempre nel cuore. Amo il cast, amo la Sterek, amo l'angst e credo fermamente che questa coppia avrebbe potuto regalarci tanto, tanto di più. 
Comunque, ho appena finito di riguardare Teen Wolf... e quest'idea mi balenava nella testa da un po'. 

All'inizio pensavo di scrivere una one-shot, ma poi mi sono accorta che stava venendo davvero troppo lunga. 
Penso che gli aggiornamenti saranno molto regolari. 

E nulla, scrivo principalmente perché mi fa stare bene, ma se vi andasse di lasciare una recensione per farmi sapere che ne pensate ne sarei più che felice. 

Spero vi piaccia, 
Chiara 

 
   
 
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