Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: L_White_S    15/01/2021    0 recensioni
" Non sempre gli angeli nascono con le ali "
Quando i nazisti portano gli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz, il loro scopo non è solo quello di ucciderli…
Quando il re inglese attacca la Francia per riprendersi il trono, la guerra “dei cent’anni” diverrà il pretesto per celare le vere motivazioni del conflitto. Ma cosa hanno in comune questi avvenimenti storici?
Ice – il protagonista – è un ragazzo che si sveglia in un laboratorio ultratecnologico senza memoria. Gli esperimenti condotti lo hanno privato dei ricordi e solo dopo un accurato incidente, studiato – se vogliamo – inizia finalmente a trovare nel buio della sua mente quei flashback che faranno riaffiorare la verità, oltre che la luce.
La saga inizia con la ricerca delle origini di uno “dei dieci”, con un debutto fenomenale.
Si introdurranno domande che sorgeranno spontanee al lettore, quali la nascita del conflitto delle parti, sia di esseri
sovrannaturali che non, e di quanto possa un amore condizionare la vita…
Ice, durante il viaggio dettato dai ricordi, scoprirà una visione demoniaca che lo perseguiterà per tutto il tempo, manovrandolo come un burattino. Ma perché accade questo?
L’amore potrà riportarlo sulla retta via, perché la strada del male, è solo un bivio…
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO      2.4
 
 
 
 
 
   Il gruppo, unito, viaggiava senza sosta verso il fitto bosco a ovest di Parigi; la notte era sfruttata per riposare un paio d’ore e subito si riprendeva a marciare.
   Non volevano esser scoperti e attaccati quando più fragili; la resistenza era ben organizzata, su questo non gli si poteva dar torto, sembrava un esercito pronto a raggiungere lo schieramento per la battaglia.
   Inoltre i fratelli erano divisi in gruppi di tre per cacciare i cervi, un’ottima pietanza per restare in forze.
   Ice non era sceso nemmeno una volta dal carro e lentamente il suo sesto senso stava riaffiorando. Percepiva distintamente odori e rumori, solo una cosa lo preoccupava: non aveva ancora la forza per aprire gli occhi.
   Aveva però l’energia per struggersi e incolparsi. La morte di Jenevieve era colpa sua.
   Con il cuore in gola, la prima linea avanzava attenta a non incappare in qualche trappola perché, senza strategia, qualora fossero stati attaccati, avrebbero di certo perso lo scontro.
   Fortunatamente però per i quattro giorni di cammino non incontrarono nessuno e di lì a poche ore avrebbero raggiunto la tanto ambita oasi.
   Quando Ice si risvegliò dal sonno, finalmente riuscì a spalancare le palpebre assonnate: faceva freddo e ogni arto era addormentato. Si alzò furiosamente quando notò che il carretto non si muoveva più; era sicuro di aver riposato solo pochi minuti ma quando scese, abbastanza goffamente, vide la fratellanza divisa per la radura in cerca di relax: ognuno faceva i suoi comodi, chi si riposava sotto gli alberi, chi nelle tende, alcuni erano intenti a riscaldarsi attorno un piccolo fuoco; altri si allenavano in duello. Era stato creato un vero e proprio campo base, ottimo per difendersi.
   Posto al centro del bosco, sulla radura più alta, avevano trovato il posto ideale da cui osservare ogni movimento ai piedi dell’altura.
    Salutando i presenti, Ice iniziò ad aggirarsi in forze per il campo sotto il sorpreso sguardo di tutti: era stato in fin di vita per mesi e ora sembrava un uomo nuovo.
   Era solo un pò stanco.
   Strano.
   Ma non ci badò.
   Era inverno ma la neve non era pronta per cadere. L’aria pungente entrava fin dentro le ossa eppure, inspiegabilmente, il ragazzo non percepì nulla.
   O almeno, non lo diede a vedere.
   Il vento non lo sfiorava, il freddo non lo intaccava e la pioggia, scoppiata improvvisamente, non lo bagnava.
   Si mise seduto su un tronco a pochi metri da due fratelli a osservare il loro interessantissimo scontro: erano esperti, lo si notava subito, e la loro classe era ineguagliabile, nonostante fossero dei comuni contadini.
   Si fissavano, si aggiravano nel campo senza voltarsi, intenti a studiarsi.
   Le gambe, saldissime, erano blocchi di marmo in grado di attutire qualsiasi colpo, non si sbilanciavano mai; sembrava di osservare dei possenti alberi i cui rami erano le gigantesche braccia, mosse dal vento, pronte a colpire l’avversario: affondavano, schivavano, paravano i colpi senza alcun problema.
   Magnifici.
   Ice ne restò estasiato.
   Lo scontro andò avanti per parecchi minuti; i due non sentivano il sopraggiungere della fatica?
   Sarebbe stato fantastico combattere in quella maniera, senza patire il peso della spada e della morte sul collo. Senza paura.
 
 
 
 
   Uscito dalla tenda degli anziani, dopo aver discusso a lungo sul da farsi, Alex si era avviato verso il carretto ove era stato trasportato Ice e non trovandolo si era aggirato nel campo per scovarlo.
   Naturalmente il suo attento occhio si soffermò sulla fratellanza, fiero di loro e della loro tenacia.
   Erano uomini straordinari, immuni alla paura e alla solitudine, la sua famiglia… ognuno dipendeva dall’altro, questa era la loro forza.
   Finalmente notò Ice seduto su un tronco.    
   Osservava il combattimento dei suoi compagni, ora in sei, in uno scontro “tutti contro tutti”; un bel modo per esercitarsi e simulare la battaglia con gli immortali.
   Edouard come suo solito impartiva una dura lezione ai presenti, destreggiandosi con tecnica e velocità invidiabili.
   Il ragazzo era assuefatto, sembrava dipendere dalla lotta come il fante dipendeva dalla lama e ciò era un bene; forse era quasi pronto al passo decisivo.
   Il suo attento sguardo seguì ogni movimento, ogni vibrazione di quei possenti muscoli, sentiva la battaglia e sembrava anticipare con gli occhi gli attacchi di tutti.
   Sarebbe stato già pronto per l’allenamento? Probabile, ma doveva prima imparare a maneggiare il ferro come fosse il prolungamento del suo braccio, così forse avrebbe superato anche il suo vecchio discepolo.
   Lo scrosciare della pioggia non distolse nemmeno per un attimo il ragazzo che fu presto affiancato da Alex.
   « Vorreste provare? », disse senza giri di parole il mentore.
   Ice non rispose, aveva altro per la mente.
   « Forse ».
   I due si avvicinarono e si salutarono con un lieve imbarazzo iniziale: Alex allungò un braccio e aprì il palmo della mano, mentre Ice, rimasto immobile per qualche secondo, lo imitò e finalmente strinsero entrambi la morsa, come a stipulare un patto di sangue.
   « Che ne dite? », domandò ansioso il maestro.
   Quasi dimenticandosi di cosa stessero parlando, il ragazzo voltò nuovamente lo sguardo verso il duello, lo fissò per qualche istante; poi ruppe il silenzio: « Di spezzare vite? Preferirei non pronunciarmi…».
   Quella risposta singolare non combaciò minimamente né con lo sguardo che Alex aveva visto nei suoi occhi, né tantomeno con quello del suo vecchio allievo…
   « Qualcosa non va ragazzo? ».
   « Insegnatemi a duellare ».
   « Ad uccidere? ».
   « Fa lo stesso ».
   Felice di ricevere quell’ordine, Alexander si avvicinò al ragazzo e gli posò una mano sulla nuca, quasi volesse prenderlo e portarlo a sé, poi rimase immobile.
   Il calore del suo corpo era paragonabile al sole eppure la pelle era gelida come la neve.
   Ice era indecifrabile.
   « Lo farò, ma prima dovrete imparare a maneggiare la vostra lama; vi presterò la mia e quando sarete in grado di muovervi così – disse indicando il gruppo di uomini al centro del campo – me la riprenderò. A quel punto sarete un ottimo cavaliere ».
   Prendendo il mentore alla sprovvista Ice allungò il braccio per primo e aprì il palmo: « Ci sto ».
 
 
 
 
   Come fosse un essere sovrumano, Philip diresse il cavallo per decine e decine di sentieri diversi senza mai fermarsi, per circa una decina di giorni.
   Attento a non cadere in qualche imboscata, seguendo la lievissima pista lasciata dalla resistenza.
   Era strano, in genere quegli uomini non lasciavano mai segni del loro passaggio, forse era una trappola, ma d’altronde aveva perlustrato ogni sentiero possibile e rimaneva solo quello.
   Angeline invece si limitava a dormire e ad accudirlo durante i momenti di pausa; Philip non aveva mai riposato e le dispiaceva…
   Quando finalmente raggiunsero il bosco, le uniche tracce presenti sparirono improvvisamente, ciò significava che o aveva sbagliato strada, oppure era il posto giusto.
   Più plausibile la seconda; era strano che proprio ai piedi di una collina le tracce si volatilizzassero nel nulla e poche decine di metri prima girassero in tondo.
   Era una tattica difensiva alquanto insolita, se aveva capito il loro nascondiglio Philip, che chance avevano di cavarsela contro i loro nemici?
   Intraprese con non poche difficoltà un sentiero naturale tra i giganteschi tronchi e finalmente giunse lì sopra, dove sapeva di trovare la resistenza.
   Angeline dormiva beatamente, meglio, sarebbe stata una donzella al settimo cielo e il baccano che avrebbe fatto si sarebbe sentito fino a Notre-Dame.
   Era meglio non attirare troppe attenzioni.
   Fermò l’animale, scese senza far rumore e fu immediatamente circondato da una decina di lame scintillanti e affilate; l’oscurità non permetteva di riconoscere gli uomini ma uno di loro, forse due, lo inquadrarono subito.
   « Cosa ci fate qui? ». Domandò uno mentre l’altro sembrò un po’ scombussolato.
   Angeline fu lasciata al suo riposo mentre il restante gruppo di fratelli spostò il carro avvicinandolo agli altri.  
   Il biondo non oppose resistenza; si fidava di loro.
   Rimasero in tre: Philip e i due incappucciati.
   Ma che motivo avevano di nascondersi? Era così buio che non avrebbe comunque potuto riconoscerli!
   « Chiedo perdono per aver… cerco asilo, cerchiamo asilo ».
   Perché si era bloccato? Perché chiedeva perdono?
   I due si scambiarono qualche sguardo decidendo sul da farsi poi, sempre lo stesso, annuì.
   « Vi porto dagli anziani, seguitemi ».
   L’altro rimase fermo senza voltarsi mentre l’ospite, accompagnato, fu tenuto sott’occhio dagli altri fratelli.
   Philip studiò il campo a fatica nel buio.
   Era grande: i carri con i viveri erano per lo più raggruppati al centro mentre esternamente vi erano le armi, asce e spade, scudi ed elmi, corazze, cavalli e fuochi.
   Una spirale al cui c’entra ci si riposava e all’esterno si combatteva; era proprio al di fuori, infatti, che le impronte nel terreno suggerivano una zona adibita alla battaglia.
   Una postazione difensiva unica; non aveva mai visto niente del genere.
   Poi, cosa alquanto stupefacente, notò che i tronchi esterni al campo presentavano solchi larghi quanto un avambraccio e lunghi quanto una gamba.
   Erano a decine, poco profondi, con tagli netti e quasi perfetti.
   Era la prima volta che assisteva a una cosa del genere: ogni fusto ne presentava qualcuno…
   Un’opera di chi?
   Finalmente entrò in una tenda ma ad attenderlo non furono gli anziani…
   In realtà rimase solo con quell’uomo.
   Che voleva lo sconosciuto?
   Si fissarono entrambi e poi l’uomo parlò, proprio mentre si accingeva nel mostrarsi.
   « Perché ci avete seguito Philip? Vi avevo fatto promettere…».
   « So bene cosa vi ho promesso, vostra nipote è insistente, forte come voi, come suo padre, re di spessore e di valore. State tranquillo, non sa di voi né della vostra parentela ».
   Purtroppo Philip aveva nascosto moltissime cose alla sua amata e ciò lo tormentava di mattina in sera.
   Forse aveva accettato il viaggio per redimersi; se Angeline avesse saputo, il loro rapporto si sarebbe ripreso.
   Non riusciva a mentirle ogni secondo!
   « Vi avevo fatto promettere di tenerla lontano dai pericoli e l’avete portata qui! ».
   « Parigi è nel caos, era comunque necessario partire e la protezione maggiore a cui potevo ambire siete voi; ho visto come vi siete organizzati, i miei complimenti ».
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: L_White_S