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Autore: Barbra    18/01/2021    0 recensioni
Sequel (spin-off) di Avatar e Pokémon - la Leggenda di Gong. Ambientato una quindicina di anni dopo.
DAL TESTO: "Soprappensiero, Sonia digitò di nuovo il nome di Sanna Lenew. Poi di Sanna Lenu, poi di Senna Lenu. Per un motivo o per l'altro, tutti quei nominativi non esistevano.
Lenu, scrittura quasi fonetica della sigla L.N.U., “Last Name Unknown”, era più comune di quanto Sonia volesse credere. Ma la ragazza che l'aveva appena truffata non era tra i Lenu registrati.
La Professoressa si precipitò alla porta del laboratorio e guardò in lontananza tra i passanti. L'imbrogliona era già sparita.
Allora si aggrappò al telefono, decisa a tagliarle ogni via di fuga dalla città e dalla Regione di Galar."
Personaggi non in elenco: Sird (Pokémon Adventures)
CONCLUSA il 20/05/21
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio, Team Galassia
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar e Pokémon'
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6. Fucsiapoli
 
 
 

«Perché non vieni con me ad Azzurropoli, Mewtwo?».

Dopo un attimo di sorpresa, il Pokémon la guardò storto. Ad Azzurropoli, proprio sotto il casinò, si trovava la sede abbandonata del Team Rocket.

«Perché vuoi portarmi laggiù?».

La prima immagine che la mente di lei gli trasmise, con la maldestra proto-telepatia involontaria tipica dei cervelli immaturi, fu quella appena distorta della Medaglia Arcobaleno.

Le sue parole andarono in un altro senso: «L’altra notte sono stata aggredita da una coppia di Qi-blockers. Mercurius mi ha negato le guardie del corpo, è convinta che non ne abbia bisogno, ma io... sono un po’ preoccupata».

«E cosa c’entra quella medaglia colorata?».

Sedna tentennò. «Quale medaglia colorata...?!».

«Vuoi scambiarmi con una Medaglia?!» le gridò lui, furioso.

«No!».

«No…?!».

«No! Erika mi ha chiesto di venirti a cercare in cambio della Medaglia Arcobaleno, ma… non voglio portarti da lei! Io… non so perché mi sia venuta in mente…!».

Era sgomenta e terrorizzata.

Mewtwo si calmò. Lasciò sbollire la collera prima di parlare. «Ho fatto di tutto perché la tua specie mi dimenticasse, Sedna. Non verrò con te. Va’ via, adesso».

 

 

*

 

 

 

Che fosse o meno il mestiere a cui il padre l’aveva destinato, Yuri era innamorato dei Fossili.

Lo zoo di Fucsiapoli ne ospitava ben due. Per lui era una tappa più importante della Palestra.

Aveva trascurato l’allenamento per recuperare e studiare dei trattati e degli articoli sull’ammonite Omanyte e il crostaceo Kabuto, il cui raro sangue azzurro si era rivelato preziosissimo per dei particolari test di laboratorio1. Poi si era accordato coi custodi per passare almeno un giorno e una notte a studiare il loro comportamento.

Erano creature virtualmente estinte, eppure non mostravano alcun problema di adattamento al mondo com’era diventato.

Yuri aveva raccolto dei fossili dal Monte Luna, ma non era ancora riuscito a mettere le mani sulla strumentazione adatta a reintrodurli in natura. Non aveva ancora i suoi Fossili personali.

Sedna non vedeva nulla di particolare o stupefacente in quei Pokémon, né nella tecnica della “rivitalizzazione”, che consisteva nel ricomporre il loro DNA in laboratorio, e inserire la sequenza completa in una cellula uovo svuotata del proprio materiale genetico. Fatto questo, alla maggioranza dei Pokémon bastava un incubatrice che mimasse le condizioni di un uovo per svilupparsi. E lo sviluppo poteva essere accelerato da particolari sostanze.

Un perfezionamento di quella stessa tecnologia aveva portato alla clonazione di Mew. Non era stato un lavoro impeccabile, Mewtwo aveva rischiato di morire prima di aprire gli occhi, ma gli errori commessi da Blaine con il suo brancolare nel buio avevano portato a risultati inaspettatamente positivi.

Se i laboratori Galassia avessero ricevuto la consegna di clonare e potenziare Mew, probabilmente avrebbero dato vita a un piccolo gattino volante con le statistiche base più alte dell’originale.

Neppure Yulia condivideva l’interesse del fratello per i fossili.

Così le due ragazze avevano lasciato Yuri allo zoo Pokémon ed erano andate ad ad addestrarsi da un’altra parte.

Il Dewott de Sedna si era trasformato un Samurott in un paio di incontri.

Di fronte a quel risultato, Prinplup e Marshtomp avevano cominciato a fare a botte per mettersi alla prova contro i Pokémon di Yulia.

Stavano ancora litigando quando Drizzle, più opportunista e furbo, passò loro avanti.

Quando se ne accorsero, la Nidoqueen di Yulia aveva già accettato Drizzle come avversario e gli aveva concesso la prima mossa.

Idropulsar andò a buon fine.

Nidoqueen, debole all’Acqua ma più grossa e forte del piccolo Drizzle, ignorò le distanze imposte dalle regole sportive ed assunse un atteggiamento intimidatorio. La legge della giungla, come quella della strada, era più dura dello sport.

Drizzle perse la calma e cominciò a scappare.

Dopo qualche disperato attacco difensivo lanciato a vuoto e qualche finta dell’avversaria, Yulia ordinò a voce alta: << Короле́ва, Morso! >>

Koroleva2 si avventò su Drizzle con la bocca spalancata, ma la mossa eseguita non fu “Morso”. Fu la più potente e avanzata “Sgranocchio”.

Yulia usava almeno un centinaio di quei messaggi in codice. Non tutti erano così semplici, e ogni tanto li cambiava. Ma i suoi Pokémon erano abbastanza svegli ed addestrati da non confondersi malgrado la concitazione della lotta.

Ferito, Drizzle si immobilizzò e cominciò a tremare.

Si buttò sull’erba e si raggomitolò.

Cominciò la sua metamorfosi in quella posizione.

I suoi arti e la sua coda si allungarono, il suo corpo divenne sottile e slanciato, e sulla sua testa ricomparve la cresta gialla che nella fase giovanile aveva perso. All’altezza delle scapole, la cresta si continuava in una membrana a mantellina bipartita che andava a lambire dai lati la radice della coda.

Inteleon si rimise in piedi con un elegante scatto da serpente.

Dal pubblico, Primplup protestò con il suo molesto canto da pinguino. Era stato sorpassato con l’inganno, ed era molto permaloso.

Marshtomp batté le pinne sull’erba, perché dopo la sua performance contro Erika meritava di evolversi almeno per secondo. Primarina ridacchiò con il suo solito fare civettuolo.

Greninja, se fosse stata una ragazzina, sarebbe svenuta.

Sedna ritirò l’oggetto del suo interesse prima che le cedessero davvero le ginocchia, o che, al contrario, diventasse troppo impulsiva. I Greninja non formavano coppie stabili e non investivano tanto tempo nel rituale di corteggiamento come i monogami Nidoqueen e Nidoking.

«Bravo!» sussurrò alla Pokéball piena.

Yulia venne verso di lei. «Facciamo una pausa» disse. Poi le accostò la bocca all’orecchio e sussurrò: «Sembra che qualcuno si sia preso una bella cotta…!».

Sedna ridacchiò. Ritirò anche Greninja, facendo finta di nulla. «Che ci vuoi fare? Sono specie compatibili».

«Non è consigliato far accoppiare i propri Pokémon tra loro…».

«Che scempiaggine! Non sono mica imparentati!».

«Già». E le pizzicò la guancia, come se la considerasse una bambina. «Certe convenzioni sono stupide».

 

 

*

 

 

La Palestra di Fucsiapoli sembrava l’armadio di un prestigiatore. Degli specchi erano posizionati per non essere visti e nascondere gli Allenatori alle loro spalle. Sedna aveva battuto la faccia contro un numero imprecisato di vetri prima di rassegnarsi a muoversi con cautela.

Con un po’ di fatica e qualche antidoto, aveva superato tutti gli Allenatori della Palestra. Adesso doveva solo sfidare Janine, ma lei non c’era.

Pensando a una prova, Sedna l’aveva cercata dietro ogni specchio, ma senza successo.

Non le restava che andarsene e tornare in un altro momento.

Mentre stava per uscire, entrò una donna in tuta scura. La sua faccia era giovanile e simpatica, ma piuttosto anonima. I capelli viola erano legati in un’acconciatura a coda di Stunky.

«Dove vai?» chiese alla ragazza che stava uscendo.

«Stavo cercando la Capopalestra. Ma non c’è»

«Sono io, la Capopalesra. Mi sono dovuta assentare un attimo perché c’è stato un altro avvelenamento accidentale. Seguimi».

Janine conosceva a memoria la posizione degli specchi che lei stessa aveva piazzato, e si muoveva con disinvoltura. Sedna riuscì a stento a starle dietro.

La perse dietro l’ultimo specchio, e la ritrovo con la Pokébal in mano e un bel Venomoth che le volava sopra la testa.

Sedna non ebbe dubbi: raccolse la sfida con Empoleon.

 

 

*

 

 

Uscì dalla Palestra con la Medaglia Anima già sistemata nel cofanetto.

Era tardo pomeriggio, e conoscendo Yulia, non le avrebbe fatto saltare neppure l’allenamento serale. Così non le telefonò e decise di fare una passeggiata.

Appena svoltato l’angolo, si trovò davanti una piccola palla di pelo viola con enormi occhioni rossi da insetto, un paio di antenne bianche sulla testa, e una piccola bocca a tenaglia. Un Venonat. La fissava come se volesse chiederle qualcosa, ma i Venonat non sapevano parlare, né pensare come pensavano gli umani.

Sedna si fermò e ricambiò il suo sguardo fisso. «Come sei carino!» gli disse.

Anche se il suo cuore apparteneva all’Acqua, un Pokémon Coleottero/Veleno avrebbe bilanciato un po’ la sua squadra.

Così gli mostrò una Pokéball libera e la attivò tenendola in mano. Lui le voltò le spalle e, dondolando sui suoi piedini tozzi, se ne andò via.

La ragazza lo seguì con la sfera in mano.

Se lo avesse picchiato per catturarlo, quando non era stato lui a proporlesi per un tentativo di cattura, Venus prima o poi lo avrebbe scoperto. Le sue prediche infervorate e le sue lagne l’avrebbero perseguitata fino alla tomba.

Venonat la portò ai margini della città. Poi ebbe la faccia tosta di sparire nell’erba alta.

Sedna mugugnò contro Venonat e Venus e rimise la Pokéball nello zaino.

Quando si voltò per tornare alla civiltà, vide un variopinto tappeto vivente di Ariados marciare nella sua direzione.

Erano Pokémon Coleottero simili a grossi ragni colorati. Erano velenosi, ma la loro principale caratteristica era la capacità di produrre un filo appiccicoso straordinariamente resistente.

Fece dietrofront, ma si accorse di essere accerchiata. Mentre lei raccoglieva acqua prosciugando l’aria e facendo seccare l’erba circostante, Empoleon e Lucario saltarono fuori dalle sfere e le fecero scudo, mentre lei si proteggeva i fianchi coi tentacoli d’acqua.

Gli Ariados non si scoraggiarono. Quelli che non furono colpiti dai loro attacchi sputarono il loro filo appiccicoso per immobilizzare gli avversari.

Uscirono anche Inteleon e Greninja, la più agile a destreggiarsi tra i fili appiccicosi

Dal cielo piovvero dei Venomoth. Alcuni, con le zampette, portavano in volo degli Ariados che sputarono contro l’Allenatrice e i suoi Pokémon dall’alto. Gli altri spargevano in aria la polvere velenosa di cui le loro ali erano cosparse.

Per non perdere l’occasione, mentre la squadra di Sedna annaspava, un puzzolente Weezing si fece avanti dalle retrovie per gassarla.

Era troppo, per catturare un solo Dominatore che non fosse l’Avatar. Era opera di qualcuno convinto che avesse ereditato i poteri di sua madre.

Sedna cominciò a tossire violentemente.

Tutti i suoi Pokémon potevano solo sperare di portarla via presto, ora che era avvelenata.

Mewtwo apparve sopra di lei e con un uragano di energia psichica respinse i ragni e le falene velenose.

Quando Sedna gli aveva raccontato dell’aggressione, lui non le aveva creduto. Poi gli era rimasto il dubbio che non se la fosse inventata: come molti spacconi della sua età, la ragazza sottovalutava il pericolo.

Ma se fosse stata ferita o uccisa a Kanto, gli altri Comandanti non avrebbero più lasciato in pace la Regione.

La Sede Galassia era come un’astronave atterrata su un pianeta di primitivi, controllata da donne e uomini viziati come bambini. Mewtwo non aveva voglia di scoprire se lui fosse in grado o meno di distruggerla da solo.

I Venomoth furono i primi a tornare all’attacco.

Impegnato contro di loro e colto di sorpresa alle spalle, inspirò il gas di uno Weezing.

Tossì, disgustato dal fetore, poi scagliò lontano l’avversario.

Approfittò di quell’attimo per prendere in braccio Sedna e teletrasportarla assieme alla sua squadra davanti al Centro Pokémon di Fucsiapoli.

Lì, nella città del Veleno, disponevano degli antidoti per una vastissima gamma di tossine. Anche lui era avvelenato, ma non poteva rischiare di affidarsi a degli umani sconosciuti.

Si teletrasportò altrove.

La ragazza, mezza svenuta, varcò la porta sorretta da Lucario ed Empoleon. In un attimo, tre Chansey urlanti le furono addosso.

 

 

*

 

 

Yuri e Yulia erano venuti a trovarla appena avevano saputo dov’era.

Anche se ormai stava bene, sarebbe rimasta in osservazione al Centro per la notte.

Le luci erano spente, il Chansey di guardia era andato a mettersi dietro al bancone, quando Mewtwo apparve accanto al letto di Sedna e quasi le piombò addosso.

Era molto provato. Si sollevò a stento da terra e rimase carponi. «Sai dov’è l’antidoto?» domandò in un sussurro sofferente.

«Sì».

Sedna corse all’armadietto dei medicinali. Quel posto era pensato per il ricovero dei Pokémon. I Pokémon non rubavano farmaci.

Lei aveva scambiato due parole con l’infermiera e aveva scoperto con cosa l’avessero curata. Prese degli inalatori, delle fiale, qualche siringa e una risma di aghi.

Quando capì che la ragazza aveva trovato tutto il necessario, Mewtwo la agguantò per una spalla e la teletrasportò via con sé.

Caddero nella Grotta Celeste.

Lì, il Pokémon si accucciò, strinse ripetutamente il pugno e le porse un braccio disteso. «Buca qui» le disse, toccandosi la piega del gomito con un dito malfermo. Avrebbe fatto tutto da solo, se non gli fossero tremate le mani.

Mentre preparava la siringa con la dose di antidoto, nella luce azzurra dei cristalli che pervadevano la grotta, Sedna ridacchiò: «Sembriamo due drogati!».

«Non essere sciocca. Buca qui. Qui… aspetta… guarda che ho la pelle dura».

Prese la siringa e si fece aiutare dalla ragazza, che gli tenne ferma la mano e continuò a iniettare lentamente l’antidoto.

«Tu non muori per questa roba, vero?».

«Per le tossine di Weezing? No. Però mi danno fastidio».

«Ti vedo malridotto, infatti». Estrasse ed incappucciò l'ago. Prese un inalatore e lo agitò. «Poi ci sono da fare questi».

«Lascia perdere».

«Oh, certo: tu preferisci la roba in vena!».

«Dovevo rapire l’infermiera...» sospirò lui, un po’ a fatica.

«Però io sono più giovane dell’infermiera!».

«Quindi…?».

«Nulla. Era così per dire».

«Lasciami riposare. Guarda: ci sono i Seel».

I due giovani Seel avevano tirato la testa fuori dall’acqua, spinti dalla curiosità. La ragazza li vide e loro si immersero di nuovo.

«Aspettate…!».

Lasciò Mewtwo sdraiato lì dov’era.

 

 

*

 

 

Quando il Pokémon riaprì gli occhi, il Primarina di Sedna stava giocando in acqua coi due Seel.

I Seel accolsero il suo risveglio con un chiasso gioioso.

«Meglio…?» gli domandò Sedna, seduta sulla roccia a guardare i tre Pokémon in acqua.

«Sì».

La ragazza si alzò e venne verso di lui. «Ti sei preso il gas per salvare me e i miei Pokémon. Se tu fossi umano, un'idea ce l'avrei su come ricompensarti. A meno che... non è che saresti interessato?».

Le sue parole erano allusive, i suoi pensieri non lasciavano spazio a dubbi.

Mewtwo sgranò gli occhi, allibito. «Sei impazzita?! No!».

«Come mai?».

«Perché non sono umano!».

Era sinceramente in imbarazzo.

«Già, non lo sei. Ma poi... sei maschio o femmina?».

«Perché me lo chiedi?».

«Perché Lucario dice che il tuo nome sembra una deformazione di “miut”, che è il femminile di “miu”, che per lui vuol dire “gatto”. Quindi… Gatta?»3. .

«Dubito che Blaine o Giovanni ne sapessero qualcosa. Mew-two significa esattamente quello che sembra, purtroppo: un secondo Mew, una sua copia. Sono geneticamente ermafrodito, ma non riesco a considerarmi una lei».

«Quindi, dovendo scegliere, preferiresti me o il mio Primarina? Ti avverto che piaci a entrambi».

«Pensi che dovrei guardarti solo perché sei femmina? La tua specie non mi interessa. Punto».

Lei non si arrese, continuò a pressarlo: «Hai intenzione di crearti una compagna in laboratorio?».

«No. Se fosse minimamente come me, mi odierebbe per averla creata. Se non mi odiasse, non la guarderei neppure, perché mi sarebbe aliena».

Sedna ridacchiò. «Quindi, perché non ti adegui a quel che c’è?».

Mewtwo non resse il suo sguardo. Parlò a voce bassa, cercando di soppesare le parole: «Hai degli interessi atipici, Sedna. Purtroppo, la tua è una parafilia. Sai che vuol dire?».

La ragazza tentennò, incredula. «Eccitazione sessuale per... creature, oggetti o comportamenti non... consoni. Sono le vecchie perversioni».

«Esatto. Pensi che il tuo interesse per me non rientri in quell'ambito?».

Gli occhi di Sedna si inumidirono. «Potrebbe essere zoofilia, ma tu non sei un animale. Io e te stiamo parlando, possiamo capirci, e non pensavo che ti sentissi violato».

«Non mi sento violato. Ma la tua mente è fragile e influenzabile, Sedna, e penso che tu stia soltanto confusa».

Lei tirò su col naso e cominciò a singhiozzare. Sapeva della relazione tra sua zia Hua e l’Hoopa di nome Halqa, che funzionava e durava da sedici anni, e si era illusa che il tabù fosse ormai superato.

«Su, non piangere...!».




 










 

1Siamo in Pokémon ma cito il test LAL perché il limulo merita rispetto, ed è una delle fonti di ispirazione di Kabuto

2Regina

3Ho cercato un po' per internet e su un paio do libri, la parola egizia per "gatto" era sicuramente onomatopeica e a seconda di dove si guarda viene traslitterata in "Mau", "Miu", a volte "Miau" perché effettivamente il gatto fa miu solo da piccolo. La "t" alla fine è desinenza dei nomi femminili (lett: colei che miagola). Fonti: il Grande Gatto di Eliopoli e la tomba della gatta Ta-Myt del faraone Thutmose V mi pare

   
 
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