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Autore: giuliascrive4    18/01/2021    0 recensioni
È proprio quando sei sicuro di essere felice e di avere qualcuno che ti ama, che ti rendi conto che non è così, però ti convinci di stare bene. È così per Jane che ama Luke e crede di essere ricambiata, ma si sbaglia: lo dimostrano le molestie che lui le infligge ogni giorno, lo dimostrano tutti gli schiaffi, i pugni, i calci, gli insulti e il fatto che lui non la ascolti quando lo prega di smettere. Ma ad un certo punto arriva il momento in cui devi essere salvata. Harry entra nella vita di Jane all'improvviso, con i suoi occhi verdi, il sorriso costante e il cercare sempre di renderla felice. Ma il passato torna, infatti torna Alex nella vita di Jane: è il migliore amico di Luke innamorato di lei da una vita, ma Jane l'ha rifiutato per Luke rinunciando, forse, alla felicità. Torna la confusione, i sensi di colpa, il dolore, ma arriva anche un po' di colore in quella grigia monotonia. Jane crede di non riuscire a liberarsi del suo caos interiore, di non riuscire a trovare la felicità, e forse è proprio così.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, PWP, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Dolore. Solo dolore. Mi fanno male le gambe, le braccia, il ventre, la testa mi scoppia. Il trucco sciolto per le lacrime che scorrono senza sosta sulle mie guance. Le urla, parole dette come preghiera, sperando che tutto finisse, ma non è stato così, non lo sarà mai. Sono prigioniera di un mostro, e per uscire non si paga una semplice cauzione e so che non ne uscirò mai. L'ennesima frustata mi colpisce il seno, urlo un'altra volta, Lucas prende una sua maglietta dal borsone con cui va a giocare a basket insieme ai suoi amici e me la infila in bocca, «Stai zitta!» mi ammonisce, io gemo continuando a piangere. Non so quanto sia passato dalla prima frustata, ma sembra un'eternità. Mi accascio sul pavimento quando Luke lancia la cintura sul divano e viene ad accarezzarmi i capelli. «Lo meritavi, quando sbagli devo punirti bimba», ho rovinato una sua maglietta che per sbaglio è finita nella lavatrice con i colorati e da bianca è diventata rosa. Non ho la forza di pronunciare una sola parola, di muovere un solo muscolo; mi limito solo a piangere, mentre lui continua a passare le dita tra i miei capelli castani. Mi tira su, mettendomi in piedi, perdo l'equilibrio quasi subito e Luke mi sorregge. Riprovo e riesco a camminare fino al bagno dove mi chiudo a chiave e mi specchio. I miei occhi scuri sono rossi, ho i segni dove sono stata colpita dalla cintura: nella parte del seno non coperta dall'intimo, sul ventre, sulle cosce, ma non sulle braccia. Provo a fare qualche movimento e, nonostante l'indolenzimento, ci riesco. Esco fuori dal bagno zoppicante e, fuori dalla porta, trovo Luke a braccia conserte. Si avvicina minacciosamente a me, inizio a tremare impaurita, indietreggiando. Mi porge un flacone di crema per gli ematomi, io apro leggermente le labbra per lo stupore, non me l'aspettavo. Visto che non ho ulteriori reazioni, mette una mano alla base della mia schiena conducendomi al divano, dove mi fa sdraiare a pancia in su e mi spalma la pomata sul corpo, e io emetto gemiti di sollievo. «Ti porto fuori a cena.» Mi alzo, il dolore si è affievolito. Ecco perché non mi ha colpito le braccia. Annuisco. Cammino verso la nostra stanza per prepararmi. Prendo un vestito e delle calze nere coprenti per non mostrare i lividi sulle gambe. Truccandomi riesco a coprire le occhiaie causate dalle notti insonni che passo a pensare perché mi merito questo, perché a me. Accenno un sorriso malinconico mentre mi guardo allo specchio per assicurarmi di essere al meglio di me; non posso far fare una figuraccia a Luke, mi punirebbe. Non è entrato in camera, quindi si sarà preparato in bagno o nella stanza degli ospiti. Quando sono pronta esco dalla camera da letto, andando verso l'ingresso «È troppo scollato, cambiati.» «Luke ci metto una giacca sopra, e poi non è così tanto scollato.» Mi farà del male per quello che ho appena detto; perché non sto mai zitta? «Solo per stasera.» Poi esce di casa. Sul pianerottolo incrociamo la signora Byers; Luke non la degna d'uno sguardo, io le sorrido spontaneamente. È una donna molto gentile che ci offre spesso torte e biscotti preparati da lei stessa che Luke butta ogni volta senza nemmeno assaggiare. Io una volta l'ho fatto, ci ho guadagnato uno schiaffo, ma ne è valsa la pena: ho scoperto che Emily Byers è una cuoca provetta. Spesso mi propone di prendere un tè insieme a lei, ma io declino sempre l'invito dicendo che ho degli impegni anche se non è vero. Vorrei raccontarle di quello che subisco ogni giorno, lei non può sentire le mie grida, gli appartamenti sono insonorizzati. Seguo Luke nell'ascensore e, prima che le porte si chiudano, lancio uno sguardo supplicante d'aiuto alla signora Byers, ma lei non coglie il messaggio e l'ascensore comincia a scendere. Il ristorante mi è nuovo, non ci siamo mai stati. «Come mai qui?» Consegno la giacca al concierge «Avevo voglia di cambiare», Luke mi mette una mano intorno alla vita e seguiamo un cameriere fino al nostro tavolo, in un angolo. Il menù è molto vario, ma decido di ordinare pesce con patate al forno come contorno; Luke opta per una bistecca con insalata. Quando vengono portate le nostre ordinazioni noto che il cameriere è cambiato. Questo è giovane, avrà circa la mia età, ventidue anni, castano con occhi verdi. È decisamente carino. Prima di dileguarsi mi sorride e, grazie a Dio, Luke non lo nota. «Vuoi un dolce?» Scuoto la testa alla proposta del mio ragazzo «Va bene, vado un secondo in bagno.» Si alza e va verso la toilette. Bevo un altro sorso del vino rosso scelto da Luke «Mi scusi.» Il cameriere carino «Si?» Gli rivolgo lo sguardo «Volevo presentarmi...piacere sono Harry», per un millesimo di secondo resto scioccata dalla mano che mi ha appena porto, ma poi la stringo presentandomi a mia volta. «Mi chiamo Jane.» Ci sorridiamo per qualche secondo, poi Luke torna e, dalla sua espressione, deduco che è arrabbiato. «C'è qualche problema?» Si risiede al suo posto «No, volevo solo portarvi il conto.» Tira fuori un libretto rilegato in pelle nera e glielo passa «Grazie.» Gli fa un cenno con la mano, Harry mi guarda, mimo un Mi dispiace e lui se ne va. «Andiamo», Luke si alza e io lo imito. È molto arrabbiato. Quando va a pagare lo seguo, in silenzio. Usciti dal ristorante veniamo travolti dal tipico freddo invernale di New York e camminiamo velocemente verso l'auto nera di Luke. Entrati in casa mi levo i tacchi, non li sopporto più; e quando mi volto per andare in cucina a prendere un bicchiere d'acqua una mano va in collisione con la mia guancia. Luke. Lo guardo sconcertata con gli occhi colmi di lacrime domando con la voce rotta «Perché?» «Non devi parlare con nessun ragazzo che non sia io!» Ha i denti stretti mentre sibila questa frase. «Perdonami, non lo farò più» piango, ma lui non mi ascolta, mi afferra un polso trascinandomi fino alla nostra camera da letto dove mi butta con poca grazia sul letto. Inizia a darmi schiaffi e pugni e io inizio ad urlare di dolore. Non tutta la notte così... Ti prego.
   
 
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