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Autore: dirkfelpy89    18/01/2021    6 recensioni
1942, Cygnus Sirus Black muore. La sua dipartita, la reazione dei familiari, il funerale grandioso ma allo stesso tempo vuoto, il giovane Alphard Black non capisce queste cose. Lui voleva bene a suo nonno, ma perché il resto della famiglia si comporta come se nulla fosse accaduto? Perché suo padre non versa nemmeno una lacrima? Perché non è libero di esprimere il suo cordoglio?
-Questa storia partecipa al contest “Back to Black” indetto da parsefeni sul forum di EFP-
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Walburga Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Era Mio Nonno

 

Black Manor, 1942

 

Dicembre.
Le nuvole gravide di pioggia, che volteggiavano per aria in quella remota regione nel nord dell’Inghilterra, si mischiavano alla nebbia che saliva lentamente dai campi, formando un’unica barriera quasi impenetrabile alla vista umana.

A malapena si riuscivano a scorgere le ampie ed austere finestre di Black Manor.
Sembrava una casa disabitata, circondata com’era dalla nebbia. Un relitto in un mare di oscurità.
In realtà le cose non stavano proprio così.

Al primo piano del grande maniero, riuniti tutti insieme in uno dei numerosi salottini della casa, si erano radunati i tre fratelli Black, di ritorno da Hogwarts per le vacanze invernali.
Walburga Cassiopeia, la più grande, stava frequentando il settimo ed ultimo anno di Hogwarts. Sedeva, rigida e impettita, alla grande scrivania ed era tutta intenta a leggere un libro all’apparenza piuttosto noioso.
Suo fratello minore, Alphard Pollux, frequentava invece il quinto anno. Il ragazzo aveva tirato fuori il suo manico di scopa, la nuova Nimbus 1950, ed al momento lo stava lucidando con estrema cura, sdraiato per terra.

“Lucidalo ancora un po’, Alph, non riesco a specchiarmi bene nel legno del manico!” lo canzonò il terzo fratello, Cygnus Herbert.
Alphard rispose con un gestaccio che, per sua sfortuna, venne notato dalla sorella.
“Vorrei studiare, grazie. Io, a differenza vostra, ho gli esami tra pochi mesi!” sibilò, stizzita.
“E cosa te ne fai, sorella? Tanto, finita la scuola, dovrai sposarti con Marcus Rowle!” chiese Cygnus.
“Rowle? Ma no, la nostra Wal non lo sposerà mai, è troppo rozzo. No, lei adora il nostro cuginetto, il piccolo Orion!” si intromise Alphard, ghignando.
Smise subito, notando lo sguardo della sorella. Era incredibile come riuscisse ad assottigliare così tanto le palpebre quando era arrabbiata.

La porta del salone si aprì ed entrò un piccolo elfo domestico, con aria deferente.
“Padroncini, la padrona Irma vorrebbe parlarvi urgentemente. Vi aspetta dabbasso, nel salotto est.”
I tre fratelli si lanciarono uno sguardo sospettoso.
Quel Natale era stato bello e lussuoso come al solito, eppure c’era qualcosa che stonava. I loro genitori, e parenti stretti, apparivano stranamente tesi e distratti.
Che Irma gli avesse convocati per spiegare loro cosa diamine stesse succedendo?

Irma Crabbe aveva molte doti, ma sicuramente tra di queste non c'era la bellezza.
Tre gravidanze avevano lasciato il segno sul suo corpo, già piuttosto tozzo, e la faccia, incorniciata da lunghi capelli neri e stoppacciosi, aveva un aspetto regale ma allo stesso tempo per niente affascinante.

La donna era in piedi vicino al camino. Teneva in mano un piccolo contenitore e stava parlando con un’altro elfo domestico.
Non appena i tre figli entrarono, Irma congedò l’elfo e si rivolse direttamente a loro.

"Oh, bene, siete qui."
"Che cosa succede, madre?" chiese Walburga. "Come mai ci avete convocato?"
La donna sospirò e rimase in silenzio per circa un minuto, raccogliendo le idee.
"A lungo io e vostro padre abbiamo dibattuto se rendervi partecipi di questa notizia. Abbiamo aspettato, sperando che non fosse necessario. Ma ci sbagliavamo, è necessario che voi sappiate…"
"Sappiate cosa, madre?" Chiese Cygnus.
La donna sospirò un'ultima volta e poi disse: "vostro nonno, Cygnus, sta molto male. In effetti le sue condizioni, negli ultimi anni, sono sempre state precarie; questa volta però sembra che la situazione sia… irrecuperabile."

I tre giovani Black rimasero impietriti dalla notizia: Cygnus Orion Black, il loro nonno paterno, era apparso sempre come un uomo vitale, com'era possibile che stesse per morire?

"Nostro nonno sta per… morire?" chiese Alphard, piuttosto scosso dalla notizia. La madre annuì.
"Vostro nonno ha chiesto di voi, vuole vedervi un'ultima volta prima di lasciare questo mondo. Perciò adesso andrete di sopra a vestirvi in maniera decorosa, poi tornerete immediatamente qui. Partiremo subito, non so quanto tempo ci possa restare."

Alphard, Walburga e Cygnus non se lo fecero ripetere un'altra volta e si ritirarono nelle loro stanze, in sielnzio, sopraffatti da quella notizia così triste. Circa dieci minuti più tardi si ritrovarono, adesso tutti vestiti in maniera 'decorosa', davanti a Irma.
"Viaggeremo via camino. Entrate uno alla volta e dite chiaramente 'EastManor'!" Disse la donna, distribuendo polvere volante ai figli.
Il primo ad entrare fu Alphard. Odiava viaggiare con la polvere volante, avrebbe preferito mille volte montare il suo manico di scopa, ma capiva che non c'era altro modo. Gettò la polvere nel camino e disse, il più chiaramente possibile "EastManor"

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Alphard uscì dal camino con malagrazia, inciampò e finì lungo disteso sul pavimento della cucina di EastSea Manor.

La famiglia Black, così come molte altre famiglie magiche Purosangue, aveva a disposizione un numero piuttosto elevato di residenze. Black Manor era la principale e, normalmente, veniva ereditata dal figlio primogenito (o comunque il primo che si sposava e metteva su prole).
Per questo motivo, quando Pollux Black si sposò con Irma Crabbe, Cygnus e sua moglie Violetta decisero di passare la loro vecchiaia in un’altra delle dimore dei Black: EastSea Manor. Più piccola, rispetto agli altri manieri della famiglia, EastSea Manor era circondato però da un’enorme foresta ricca di creature e piante magiche.
Cygnus, ex membro dell’Ufficio e Regolazione delle Creature Magiche, potè così coronare il suo sogno e passare gli ultimi anni della sua vita circondato dalla natura e da un piccolo allevamento di Crup dal pedigree immacolato.

“Muoviti, Alphard” la voce di Irma riportò il ragazzo con i piedi per terra. Lei, Walburga e Cygnus erano arrivati nella tetra cucina della casa.
Una casa, prima viva e rumorosa, adesso vuota e silenziosa. Alphard si guardò attorno, quel posto faceva venire i brividi.

Irma guidò i suoi figli fuori dalla cucina e su verso una ripida scalinata di marmo. Trenta gradini più tardi, raggiunsero il primo piano e, seduti su un divano davanti ad una porta chiusa, trovarono Violetta in compagnia delle figlie, Cassiopeia e Dorea.
Violetta appariva molto scossa, così come le due donne. Irma e Walburga si avvicinarono immediatamente mentre Cygnus ed Alphard rimasero indietro, a disagio.

“Bene, siete arrivati.”
I due fratelli si voltarono di scatto e videro Pollux, seduto su un altro divanetto. Alphard e Cygnus erano entrambi molto simili, eppure nessuno di loro aveva ereditato i profondissimi occhi grigi di Pollux Black.
Occhi che adesso apparivano piuttosto stanchi e vitrei. Teneva in mano un libro aperto, ma non sembrava molto interessato al suo contenuto.
“Com’è andato il viaggio?” chiese l’uomo, chiudendo il libro.
Cygnus fece per aprire bocca, quando la porta si aprì. Ne uscirono due guaritori che rivolsero a Pollux uno sguardo piuttosto sconsolato e che, dopo una breve ed asettica conversazione con l’uomo, scesero le scale in silenzio.

“Che cosa…” chiese Alphard, ma il padre lo interruppe.
“Adesso potete entrare per vedere vostro nonno. Fate in fretta, però, non sta molto… bene.”

La camera di Cygnus, un tempo così regale ed austera, era piena di strani marchingegni. C’erano tavole di bronzo, strane ampolle con vari liquidi, un calderone ancora pieno che sobbolliva. Ed in un angolo della stanza, accanto alla grande finestra rivolta sul mare, si trovava il letto padronale.
Cygnus era dimagrito tantissimo, la pelle era diventata grigiastra e tirata, i capelli, bianchi e fini. Quando Walburga, Cygnus ed Alphard entrarono, volse la testa verso i nuovi venuti e sorrise.

“Ehilà piccole pesti” bisbigliò.
Alphard capì allora che per il nonno non c’era niente da fare: Cygnus era sempre stato un uomo attivo, forte, vigoroso, vederlo ridotto ad una larva lo distrusse.

“Nonno, come state?” sussurrò Walburga. Persino la algida sorella parve impressionata dalla trasformazione dell’uomo.
“Sto bene, sono una roccia,” sussurrò l’uomo. Era evidente che, per Cygnus, parlare richiedesse uno sforzo quasi sovrumano.
“Quando io me ne sarò... andato, voglio che voi… che voi siate... uniti,” sussurrò, con un tono oramai appena udibile “E che… siate buoni… e che portiate in alto il nome… dei Black. Forza… avvicinatevi al vostro vecchio nonno...”
Ma Alphard non ce la fece. Non poteva avvicinarsi a quel letto, a quello scheletro vivente.
“Mi… mi dispiace…” riuscì a biascicare, prima di scappare via. Via da quella stanza, da quella sofferenza, da quella tristezza.
Su per le scale, fino a raggiungere un vecchio salone.

Nonostante fosse un uomo burbero, Alphard voleva molto bene al nonno. A EastManor era sempre il benvenuto durante le vacanze estive, adorava i piccoli Crup che Cygnus allevava con grande cura, la natura incontaminata, il mare infinito.
Suo nonno era un uomo di poche parole, eppure, ogni volta che parlava, i suoi discorsi erano ricchi di insegnamenti e di una saggezza ormai perduta.
Perché se ne doveva andare? E dove sarebbe esattamente andato suo nonno? Nessuno gli avrebbe risposto, questo lo sapeva.

--------

Cygnus Sirius Black morì il giorno successivo, a cinquantadue anni.
Tre giorni dopo, nel piccolo cimitero di Black Manor, vennero celebrati i funerali. Il maniero venne completamente pulito, il giardino potato a regola d’arte, tutta Black Manor venne tirata a lucido.
Anche un evento triste, come un funerale, era un’occasione di ritrovo per le famiglie Purosangue. Perciò tutto doveva essere in ordine e pulito, tutto doveva trasmettere forza e l’evidenza che, nonostante il lutto, la famiglia Black rimanesse una delle più forti e prestigiose nell'intera Gran Bretagna.
Alphard si rese ben presto conto di quanto, in realtà, agli invitati poco importasse che Cygnus fosse morto. Nessuno si alzò per commemorare il defunto, nessuno versò una lacrima e nessuno si dimostrò in qualche modo colpito dalla perdita. No, quelle persone erano giunte a Black Manor per giudicare, per complottare e stringere alleanze.
A nessuno di loro importava di Cygnus Sirius Black.

Pollux e le sue sorelle si vestirono di tutto punto e mantennero, nel corso della giornata, un comportamento misurato ed accorto, stringendo mani ed ascoltando lunghi e noiosi discorsi di altrettanto noiosi parenti ed amici.
Alphard, invece, non ce la fece. Non riusciva a sopportare tutta quella falsità, tutte quelle vuote parole.
Terminata la funzione religiosa, fuggì via e si rinchiuse in camera sua.

Stancamente si stese sul suo letto e finalmente riuscì a piangere per suo nonno, a sfogarsi per tutta la frustrazione accumulata in quella giornata.
Passò diverse ore in camera sua, sdraiato sul letto, rifiutandosi di aprire quella porta e di vedere parenti e persone che, in realtà, lui non desiderava minimamente incontrare.
Rimase fermo in quella bozza di apatia e depressione fino a quando, alle sette di sera, qualcuno bussò alla sua porta.

“Alphard, apri.”
Era suo padre. Alphard se l’era aspettato, ma non si mosse.
“Alohomora.”
Il ragazzo si era aspettato anche questo. Pollux aveva aperto la porta, grazie alla magia, e adesso stava in piedi davanti al letto dove Alphard si era rifugiato.

“Sei stato davvero molto scortese, Alphard,” disse l’uomo. “I tuoi parenti volevano incontrarti, ma tu sei scappato via subito. Non è un comportamento adatto per un giovane Black.”
“Mi spiace, padre. Purtroppo non mi sono sentito molto bene,” rispose Alphard, mettendosi a sedere.
Pollux sorrise e si avvicinò al figlio.
“Ti capisco, anche io alla tua età odiavo queste… tristi occasioni. Però la morte fa parte della vita, Alph. Prima lo sai, prima lo accetti, e meglio sarà.”
“Padre, io…”
“Tuo nonno ha vissuto una vita piena, ricca di soddisfazione. Non vorrebbe vederti ridotto così,” lo interruppe l’uomo, volgendo lo sguardo sulla camera del figlio.

No, non ce la poteva fare, non poteva stare a sentire questa ennesima lezioncina. Alphard sentì la rabbia, tenuta a freno per tutto il giorno, ribollire.
“Perciò, vedi, un Black deve…”
“Non farmi la predica, padre!” esclamò infine il ragazzo, interrompendo Pollux. “Non posso sopportare tutte queste falsità! Tu odiavi il nonno, lo odiavi perché non ti parlava più da anni, lo odiavi perché sei uguale a tuo fratello Marius, il magonò, e nonno non poteva sopportare la tua vista perché gli ricordavi il suo più grande rimpianto e la sua più grande vergogna! A nessuno di voi importa qualcosa di nonno!”

Aveva urlato senza nemmeno accorgersene. Non l’aveva mai fatto, non a suo padre. Lo schiaffo dell’uomo partì quasi in automatico e colpì il figlio proprio sulla guancia.
Alphard e Pollux rimasero in silenzio per qualche secondo. Alphard osservava il padre con rabbia e risentimento, mentre l’uomo osservava la sua stessa mano, quasi sorpreso del gesto che aveva compiuto. Non aveva mai alzato le mani sui suoi figli, a quello ci pensava Irma.
L’uomo, scuro in volto, abbassò la mano e si allontanò da Alphard.

"Chi ti ha riferito queste falsità?" chiese Pollux.
"Non sono uno sciocco, padre, ho ascoltato i discorsi che tu e mia madre avete fatto in questi giorni!"
"Hai ascoltato male, allora," rispose Pollux " É vero, io e quel disgraziato di Marius siamo molto simili, o perlomeno lo eravamo da bambini. Sono stato l'unico, insieme a quel sudicio magonò, a ereditare gli occhi grigi di mio padre!"
L'uomo stava usando un tono pacato, apparentemente sicuro, ma Alphard poteva captare un certo disagio, nei modi di fare del padre.

"Ma come ti permetti di insinuare che io odiassi mio padre?"
"Ma quello che ho udito…"
"Hai udito male, non farmelo ripetere un'altra volta, ragazzino!" Adesso era stato Pollux ad urlare.
Eppure nonostante la sua apparente ira, l'uomo sembrava in colpa. Il suo sguardo era sfuggente, le mani stavano tremando leggermente.
Stava mentendo!

"E per quanto riguarda... tutto questo," Pollux indicò il maniero, "ne abbiamo già parlato. Noi siamo una delle famiglie magiche più potenti, rispettate e temute. Una delle più ricche, per giunta. Eppure tutto questo non vale niente dinanzi alla morte, perché la morte alla fine ci rende tutti uguali!" l'uomo sospirò, cercando le parole più adatte. "Quello che ci differenzia rispetto a Mezzosangue e feccia simile è come affrontiamo la morte. La affrontiamo da pari a pari, senza paura o timore, ma con onore."
"A nessuna di quelle persone importa qualcosa del nonno.... " borbottò Alphard.
"Lo so, ma non è una questione che a un Black debba interessare. Per quanto ci riguarda non faremo scenate tragiche, non perderemo la dignità. Ma conserveremo il ricordo dei cari nel profondo dei nostri cuori.”

Pollux si avvicinò alla porta e l'aprì.
"Spero che questa chiacchierata tra padre e figlio ti sia stata utile, Al. Perché se osi un'altra volta alzare la voce oppure origliare conversazioni private, puoi scordarti di uscire da questa stanza. Spero di essere stato chiaro con te."
Detto questo l'uomo uscì, piuttosto stancamente, dalla stanza.

Stanco, Alphard tornò a sdraiarsi sul letto e rifletté a lungo su quel pomeriggio.
Doveva essere stata una giornata molto difficile per l'uomo, questo Alphard lo capiva, ma non riusciva comunque a comprendere come la sua famiglia potesse starsene tranquillamente in mezzo ad un banchetto, quando un membro dei Black, un loro parente stretto, era appena stato seppellito.

Comprendeva che generazioni e generazioni di Black si erano comportati in quel modo, ma non riusciva comunque ad accettarlo. Lui non sarebbe stato come suo padre, lui non si sarebbe mai comportato così, nascondendo i suoi sentimenti ed arrivando addirittura a privarsene pur di mantenere immacolata la facciata dei Black.

Fu in quel pomeriggio che, Alphard Pollux Black, decise la strada che avrebbe percorso nel corso della sua vita.

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Salve a tutti!
Quando sul forum di EFP ho trovato questo contest sulla famiglia Black, non potevo non partecipare. Il fatto è che sto lavorando già ad una long su questa famiglia così particolare e problematica, per certi versi.
Non volendo partecipare a questo contest con un capitolo di questa long, sono andato indietro nel tempo ed ho recuperato questa oneshot che doveva partecipare ad un contest, ma che purtroppo non feci in tempo a terminare.

Per questo contest avrei dovuto scrivere una Oneshot sui rapporti all'interno della famiglia Black. Proprio per questo motivo ho scelto questa Fic dove ho cercato di sviscerare il rapporto tra nonno e nipote, tra nonno e padre e tra padre e figlio.
Occasione di questo 'svisceramento' è la morte del nonno di Alphard, cosa che mi ha dato l'occasione anche di trattare il tema della morte e di come le famiglia Black della prima metà del '900 affrontasse questa situazione.
Cosa dire, spero che questa vi sia piaciuta, in caso fatemelo sapere attraverso una recensione!

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