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Autore: Snoirp    18/01/2021    1 recensioni
"AVADA KEDAVRA!" "Signor Potter!"
"[...]Può ammaliarti e prosciugarti sino all’ultima goccia di umanità che ti rimane!”.
"Harry [...] non voglio perderti".
“Ci proverò Hermione, posso dirti questo”
Era il 16 luglio del 1995 quando una scia di fumo, nera come la notte che la avvolgeva, sorvolava i cieli del Surrey, Little Whinging, con il suo epicentro nel numero 4 di Privet Drive. Un terribile incidente sconvolgerà la vita di Harry Potter e irrimediabilmente di chi lo circonda.
Una rabbia inspiegabile e alcuni cambiamenti di personalità lo trasformeranno.
Qualcuno riuscirà a contenerlo o Harry Potter perderà se stesso?
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Sirius Black | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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“Hogwarts dolce Hogwarts”
 
L’Hogwarts Express sferragliava a tutta velocità. Le case fuori dal finestrino erano sfuggenti come una stella cadente nella notte.

“Allora, andiamo a trovare uno scompartimento?” domandò Harry.

Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata.

“Ehm…” disse Ron, palesemente non a suo agio.

“Noi siamo… Ron e io dovremmo andare nella carrozza dei prefetti” disse Hermione tutto d’un fiato, imbarazzata.

Ron faceva di tutto per non guardare Harry, sembrava molto interessato alla moquette del treno.

“Ah, già” disse Harry. “Giusto”.

“Io non penso che staremo là per tutto il viaggio” proruppe Hermione, come a voler rassicurare l’amico. “Le nostre lettere dicevano che riceveremo solo le istruzioni dai Capiscuola. Poi saremo di nuovo da te”.

“Sì, quindi noi… Andiamo” disse Ron, alzando finalmente lo sguardo da terra.

Hermione e Ron ora si dirigevano, trascinavano i loro bauli, Grattastinchi e la gabbia con Leo, verso l’estremità del treno. Harry provò uno strano senso di smarrimento.

“Vieni” lo apostrofò Ginny, che si era unita a loro salendo sul treno, “se ci muoviamo riusciremo a tenere dei posti”.

Harry annuì, raccogliendo la gabbia con Edwige con una mano e la maniglia del suo baule con l'altra.

Si diressero giù per il corridoio, guardando attraverso le porte di vetro negli scompartimenti che superavano: erano già pieni. Harry non poté fare a meno di notare, con suo estremo rammarico, che molta gente lo fissava con grande interesse e che diversi di loro avevano richiamato l'attenzione dei loro vicini con il gomito e indicandolo.  

Si ricordò ciò di cui Sirius gli aveva parlato: la Gazzetta del Profeta aveva raccontato per tutta l’estate ai suoi lettori quanto lui fosse esibizionista.

Che meraviglia! Sono la nuova attrazione da circo di Hogwarts…’ pensò Harry.

Nell'ultimissima carrozza incontrarono Neville Longbottom, la sua faccia tonda imperlata di sudore per lo sforzo di trascinare il suo baule e mantenere fermo nell’altra mano il suo rospo Oscar, che stava cercando di scappare.

“Ciao, Harry” ansimò. “Ciao, Ginny… Ogni scompartimento è pieno… Non sono riuscito a trovare un solo posto” disse in tono rammaricato.

“Guardate!” esclamò felice Ginny, “Questo è liber… Oh, ciao Luna!” squittì Ginny facendo scorrere la porta.

La ragazza seduta accanto al finestrino si voltò. Aveva dei lunghi capelli biondi e spettinati, sopracciglia chiarissime e occhi sporgenti che le conferivano un’espressione perennemente stupita. Un’aura di distinta stranezza la avvolgeva. Forse era il fatto di avere la sua bacchetta a cavallo del suo orecchio sinistro, o forse che stava leggendo una rivista capovolta. I suoi occhi si posarono su Harry.

“Ciao Ginevra” rispose Luna, continuando a fissare Harry, il quale si sentiva in imbarazzo.

Ginny, seguita da Harry e Neville inebetiti da quella strana ragazza, occuparono i posti.

“Hai passato una bella estate, Luna?” domandò Ginny.

“Sì” disse Luna trasognata, senza togliere gli occhi da Harry. “Sì, è stata abbastanza divertente, devo dire. Tu sei Harry Potter” aggiunse come se fosse un dato di fatto.

“Se non mi sono perso nessun passaggio, direi che hai ragione” rispose Harry. Neville rise di soppiatto. Luna invece spostò i suoi occhi pallidi sulla sua rivista, dopo aver ammiccato un sorrisetto.

“La smisurata presenza di spirito è il tesoro più grande di un uomo” disse Luna con voce cantilenante.

Harry osservò il paesaggio per un tempo indefinito. Ginny e Neville, nel mentre, erano occupati a scambiarsi figurine delle Cioccorane. La porta dello scompartimento si aprì ed entrarono Ron ed Hermione, accompagnati da Grattastichi e da Leo.

Ron si gettò nel sedile accanto a Harry, risvegliando quest’ultimo dai suoi pensieri. Si appoggiò indietro con gli occhi chiusi come se avesse avuto una mattinata molto faticosa.

“Bene, ci sono due prefetti del quinto anno per ogni casa” disse Hermione, che sembrava davvero di cattivo umore, mentre si metteva a sedere. “Un ragazzo e una ragazza per uno.”

“E indovina chi è uno dei prefetti di Serpeverde?” disse Ron, con gli occhi ancora chiusi.

“Malfoy?” chiese Harry con tono indifferente.

“Esatto! Tutto qui quello che hai da dire?” disse Ron concitato alla vista dell’amico indifferente.

“E quella mucca di Pansy Parkinson” disse Hermione con malignità, interrompendo il battibecco che Ron voleva creare. “Come ha fatto a diventare prefetto? È più grassa di uno stupido troll.”

“Ogni tanto dobbiamo pattugliare i corridoi” disse Ron a Harry e a Neville, “e possiamo dare punizioni se qualcuno si comporta male. Non vedo l’ora di beccare Tiger e Goyle…”

“Tu non puoi abusare della tua posizione, Ron!” disse bruscamente Hermione.

“Sì, giusto, perché Malfoy non ne abuserà affatto” disse Ron sarcasticamente.

“Quindi tu ti abbasserai al suo livello?”

“No, farò solo in modo di beccare i suoi amici prima che lui becchi i miei.”

“Per l’amor del cielo, Ron!”

La porta dello scompartimento si aprì nuovamente. Harry si guardò intorno, se lo era aspettato: alla porta Draco Malfoy ghignava in mezzo ai suoi amiconi Tiger e Goyle.

“Malfoy” Harry lo salutò con un cenno del capo, indifferente.

Ron sbarrò gli occhi sorpreso, Hermione inarcò un sopracciglio, Neville e Ginny per poco si strozzarono con le caramelle tutti-i-gusti+1. L’unica che non fece più di tanto caso al fatto che Harry Potter avesse scambiato un saluto con Draco Malfoy, fu Luna.

“Quindi ora siamo amici, Potter?” ridacchiò Malfoy.

“Ah, non eri passato per salutarmi?” rispose Harry ironicamente.

Ron, Hermione, Ginny e Neville si misero a ridere.

Il labbro di Malfoy si arricciò. Non era abituato a quella sottile ironia da parte di Potter, si aspettava una reazione più rabbiosa. Dunque, non sapendo a che cosa aggrapparsi, se la prese con Hermione: “Che accidenti ridi, sanguesporco!” ruggì.

Ron si alzò di scatto. “Com’è che l’hai chiamata, maledetto di un Malfoy?!”

Harry si era dovuto alzare per trattenere Ron, il quale, sembrava molto su di giri.

Ma perché diamine reagisce in questo modo? È quello che vuole lui! ’ pensò Harry.

A Malfoy non sembrava vero di assistere a una simil scena, stava sbellicandosi. Ovviamente infierì ulteriormente con un ghigno bastardo sul volto.

“Oh, Weasley!” disse Malfoy, sorridendo affrettatamente. “Non mi dire che ti sei innamorato della so-tutto-io Granger! Traditori del loro sangue e sanguesporco sono così in armonia?”

Ron ora era paonazzo, rosso d’ira e d’imbarazzo, sgomitava come un folle rischiando di colpire Harry.

Ahia! RON! Accidenti a te! ‘ anche Harry cominciava a scaldarsi.

“Sparisci!” disse Hermione alla volta di Malfoy, alzandosi. “Ron smettila!” lo riprese, tentando di calmarlo.

“Malfoy, mi faresti la cortesia di levarti di torno? Non mi sto proprio divertendo!” disse Harry sempre con una velata ironia, anche se ora lo guardava in cagnesco.

Ron, grazie all’intervento prodigioso di Hermione, si stava contenendo.

Ridacchiando, Malfoy scoccò a Harry un ultimo sguardo maligno, “Ma sicuro Potter! Alla prossima…” e se ne andò, con Tiger e Goyle che lo scortavano.

Hermione sbattè la porta dello scompartimento dietro di loro e si girò a guardare Harry.

“Che cosa accidente ti è preso? Non hai sentito quello che ha detto ad Hermione?” ora Ron si rivolgeva scontrosamente ad Harry, fissandolo negli occhi.

“Ho sentito benissimo” Harry aveva smesso di guardare Hermione e si era voltato, fissando Ron negli occhi. “Ma dimmi, volevi davvero che nemmeno iniziata la scuola ti lasciassi mettere a repentaglio il tuo ruolo di Prefetto che hai chiaramente meritato?” aggiunse ostile.

Hermione, che aveva colto la nota ironica nella sua voce, gli scoccò un’occhiataccia.

Ron grugnì e tornò a sedersi con i pugni stretti. “Forse hai ragione” disse, quasi sforzandosi.

Ora anche Hermione e Harry si erano seduti, dopo un ultimo reciproco sguardo.

“L’anno promette bene! Chissà come reagiranno i Nargilli…” si domandò tra sé e sé Luna, con voce mistica.

Nessuno vi fece caso più di tanto.
 
 
 
“Bene, adesso che tutti stiamo digerendo un'altra magnifica cena, vi chiedo alcuni momenti della vostra attenzione per le solite comunicazioni di inizio anno” disse Silente.

“Gli studenti del primo anno devono sapere che il territorio della Foresta Proibita è off-limits e anche alcuni dei nostri studenti più vecchi dovrebbero ormai averlo imparato. Abbiamo avuto due cambiamenti nel corpo docente quest’anno. Siamo davvero lieti di riavere con noi la Professoressa Caporal, che si occuperà di Cura delle Creature Magiche”

Harry, Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo preoccupato. Dov’era Hagrid?

“Siamo anche molto lieti di presentarvi la Professoressa Umbridge, la vostra nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.”

Ci fu un giro di applausi educati ma abbastanza poco entusiasti.

Silente continuò, “Le selezioni per le squadre di Quidditch delle case avranno luogo il…”

“Ehm, Ehm” la Professoressa Umbridge si schiarì la gola e divenne chiaro che doveva essersi alzata in piedi e che progettava di fare un discorso.

Silente sembrò per un momento esser stato colto di sorpresa, quindi si mise elegantemente a sedere e guardò con aria attenta la Professoressa Umbridge, come se non desiderasse niente di meglio che ascoltare il suo discorso. Gli altri membri del personale non furono altrettanto abili nel nascondere la loro sorpresa. Le sopracciglia della professoressa Sprite erano scomparse in mezzo ai suoi capelli vaporosi e la bocca della professoressa McGonnagall era diventata più sottile di quanto Harry non l’avesse mai vista. Nessun nuovo insegnante aveva mai interrotto Silente prima.

“Grazie, Preside” sorrise scioccamente la Umbridge, “per le sue gentili parole di benvenuto.”

“Ma chi diavolo è questa oca giuliva?” sbraitò Hermione improvvisamente.

La voce della Umbridge era acuta, un po’ in soggezione e quasi da bambina e Harry provò una potente ondata di disgusto che non riuscì a spiegare a sé stesso.

“Non vedo davvero l’ora di riuscire a conoscervi tutti e sono sicura che diventeremo grandi amici!”

Gli studenti a questo punto si scambiarono degli sguardi; alcuni di loro nascondevano a stento delle smorfie.

“Il Ministero della Magia ha sempre pensato che l'istruzione delle giovani streghe e maghi fosse una questione di importanza vitale. Il raro dono con cui voi siete nati non porterà a niente se non sarà nutrito e affinato da un’istruzione attenta. Le antiche e univoche esperienze della comunità dei Maghi devono essere trasmesse attraverso le generazioni affinché non vengano mai dimenticate. Il tesoro di sapienza magica accumulato dai nostri antenati deve essere custodito, completato e perfezionato da coloro che sono stati chiamati alla nobile arte dell’insegnamento. Ogni professore o professoressa di Hogwarts ha apportato qualcosa di nuovo al pesante compito di guidare questa storica scuola e questo è quello che dovrebbe succedere, perché dove non c’è progresso là ci sarà ristagno e decadimento. Nonostante questo, però, il progresso fine a sé stesso deve essere scoraggiato, poiché le nostre provate e sperimentate tradizioni spesso non richiedono alcuna miglioria. Un equilibrio, quindi, tra vecchio e nuovo, tra stabilità e cambiamento, tra tradizione e innovazione…”

Gli insegnanti ascoltavano tutti molto attentamente e sembrava che anche Hermione si bevesse ogni parola che usciva dalla bocca della Umbridge. Ma giudicandone l’espressione, non erano per nulla di suo gusto.

“…dal momento che alcuni cambiamenti apporteranno miglioramenti, mentre altri verranno, col tempo, riconosciuti come errori di giudizio. Intanto, alcune vecchie abitudini saranno mantenute, agendo in questo modo correttamente, mentre altre, antiquati e consunte, devono essere abbandonate. Noi entriamo, dunque, in una nuova era di apertura, di efficacia e di responsabilità, intenti a preservare quello che deve essere preservato, perfezionando quello che deve essere perfezionato ed eliminando ogni pratica che riteniamo debba essere vietata.”

La professoressa Umbridge si sedette.

Silente applaudì. Lo staff dei professori imitò il suo comportamento, sebbene Harry avesse notato che diversi di loro avevano unito le mani solo una volta o due prima di fermarsi.

A questo punto Silente si rialzò.

“Grazie moltissimo, Professoressa Umbridge, quello che ha detto è stato davvero illuminante”

“Sì, è stato proprio illuminante” disse Hermione a bassa voce.

“È stato il discorso più stupido che abbia mai sentito, e io sono cresciuto con Percy” disse Ron scandalizzato.

“Ho detto illuminante, non piacevole” disse Hermione. È stata molto chiara.”

“A me sono sembrati solo un mucchio di paroloni.”

“C’era qualcosa di importante nascosto dietro a quei paroloni” disse Hermione in tono autoritario.

“Tipo?” disse Ron privo di espressione.

“Il Ministero si è intromesso a Hogwarts” rispose Harry al posto dell'amica.

Hermione lo guardò leggermente sorpresa. Ron, dopo aver rapidamente guardato Harry, comprese dalla faccia attonita dell’amica che il ragazzo aveva fatto centro.

“Mi hai preso per scemo?” chiese Harry con un sorriso, facendo l’occhiolino a Hermione.

“Non ho detto questo! Ma… Non ti facevo così attento ai dettagli” disse Hermione arrossendo.

Silente doveva aver appena congedato tutti quanti, perché ognuno si stava alzando per lasciare la Sala ed Hermione ebbe un sussulto.

“Ron, noi dobbiamo mostrare a quelli del primo anno dove andare!” disse alzandosi.

“Oh è vero,” disse Ron, che l’aveva chiaramente dimenticato. “Suvvia! Nanerottoli!” sbraitò verso quelli del primo anno, che lo guardarono terrorizzati piagnucolando.

“Ron! Non chiamarli in quel modo!” disse Hermione rabbiosa.

“Beh, lo sono! Sono piccoli!”

Dopo averlo gelato un’ultima volta con lo sguardo, iniziò anche lei ad urlare dando indicazioni a quelli del primo anno. Harry dal canto suo, si alzò e si diresse verso la Sala Comune.
 
 
 
Appena varcato il ritratto della Signora Grassa, Harry vide Dean Thomas e Seamus Finnigan parlottare e subito fermarsi bruscamente appena lo videro.

‘Mh, guai in vista?’ diede voce ai suoi pensieri Harry.

“Ciao Harry” disse Dean cordialmente, “passato buone vacanze?”.

“Diciamo che sono state piuttosto movimentate” accennò con un sorriso. “Le tue?”

“Sono state ok” rise di soppiatto Dean. “Sicuramente meglio di quelle di Seamus”

“Perché Seamus? Che è successo?” chiese Neville, che stava salendo le scale dirigendosi verso il dormitorio.

Seamus, sempre dando le spalle a Harry, rispose in un grugnito: “Mia mamma non voleva che tornassi. Ad Hogwarts intendo”.

Harry rimase in religioso silenzio, attendendo lo svolgersi degli eventi e pregando che le cose non andassero come prevedeva.

“E questo per colpa tua evidentemente. E anche di Silente” ora Seamus si era voltato guardando Harry.

“Dunque lei crede alla Gazzetta del Profeta?” chiese Neville, che ora si era avvicinato.

Seamus lo guardò. “Sì, qualcosa del genere”.

Harry snodò la cravatta che gli stringeva il collo. A passi lenti si diresse verso le scale.

“Senti, Harry…” Seamus lo chiamò e lui interruppe la sua salita al primo gradino. “Che cos’è successo quella notte… Con Cedric e tutto il resto?” sembrava curioso e impaziente allo stesso tempo.

Harry notò che Dean e Neville prestavano attenzione al loro scambio di opinioni. E anche altri Grifondoro, che erano arrivati in Sala Comune, si erano fermati ad ascoltare.

“Ma come, cosa me lo chiedi a fare?” chiese Harry con fare irrisorio, “Domandalo a tua madre o leggi la Gazzetta del Profeta e tutto ti sarà più chiaro!”

“Lascia mia madre fuori dalla discussione” tagliò corto Seamus.

“Beh, direi che tua madre ha a che fare con questa discussione. Evidentemente anche lei ha manie di grandezza come il mitico Harry Potter, che vuole essere sempre al centro dell’attenzione… Anche i suoi genitori sono stati uccisi da Voldemort?” concluse, iniziando ad innervosirsi.

La situazione stava rapidamente degenerando.

“Dai Seamus, andiamo nel dormitorio…” disse Neville provando a riappacificare gli animi.

“Potter, ti ho detto di lasciare mia madre fuori da questa storia!” ora Seamus era rosso di collera, aveva messo mano alla bacchetta.

“Dai Seam, fai come ha detto Neville e non facciamo preoccupare mammina…” disse Harry prendendolo in giro. Si voltò e fece un altro passo verso il dormitorio.

Seamus sguainò inferocito la bacchetta.

“Petrificus Totalus!”

Harry si girò prontamente come una furia:

“Protego Totalum”

L’incantesimo che Seamus aveva lanciato cozzò sullo scudo perlaceo, ritornando al mittente, che ora giaceva al suolo rigido come una statua.

“Che cosa sta succedendo qui!?” urlò una voce femminile.

Hermione e Ron erano entrati di corsa dal ritratto. Probabilmente erano stati avvisati da qualche Grifondoro che aveva assistito all’evolversi della situazione.

Seamus era bloccato a terra e nessuno osava muoversi dato che Harry, rigido come un palo, continuava a tenere rivolta la bacchetta verso di lui.

“Harry…” Hermione gli si avvicinò cautamente. “Che cosa hai fatto?”

Ron era ancora sulla soglia dell’entrata, guardava l’amico.

Harry per la prima volta volse gli occhi su qualcuno che non fosse Seamus, anche se nessuno avrebbe voluto essere osservato in quel modo sprezzante.

“Sempre mia la colpa, eh?” ruggì. “Per tua informazione, mi sono solo difeso. Seamus ha attaccato un avversario girato di spalle. Proprio un comportamento da vero Grifondoro!” concluse ironicamente.

“I-io non v-volevo darti la colpa” disse Hermione, capendo il suo errore.

“Tranquilla, tanto tutti pensano che Harry Potter sia un bugiardo narcisista, la Gazzetta del Profeta mi ha proprio descritto bene!”.

Si voltò e puntò nuovamente la bacchetta verso Seamus.

“Harry, no!” Hermione corse verso di lui, temendo il peggio.

“Finite Incantatem!” disse rabbiosamente Harry.

Hermione si fermò improvvisamente a pochi passi da lui. Il suo amico aveva annullato l’incantesimo.

“Hai una grande considerazione di me, ‘Mione…” soffiò con risentimento, ma più per delusione che per rabbia.

“Scusa Harry… È che non sapevo cosa avessi intenzione di fare…” aveva gli occhi lucidi.

“Non è stata colpa tua”

Seamus si era alzato in piedi massaggiandosi la schiena, probabilmente l’essere stato rigido come una statua per terra, anche se per poco, non aveva giovato.

Harry fece un ultimo cenno a Hermione come a voler dire: va bene, so che eri solo preoccupata. Poi si girò e continuò la sua salita per le scale.

“Se davvero vuoi fare a cambio con la mia vita” Harry stava chiaramente parlando a Seamus, anche se gli dava le spalle mentre saliva, “possiamo fare a cambio quando vuoi. Un po’ di fama per i tuoi genitori morti e il più grande Mago Oscuro di tutti i tempi che vuole ucciderti, che ne dici? Pensi ancora che sia mia la colpa?”

Seamus era impallidito e non osava fiatare.

“Come immaginavo” Harry sparì dietro la salita.

Appena entrato nel dormitorio si buttò sul suo letto, ancora vestito. Dopo un po’ di tempo, in religioso silenzio, anche gli altri suoi coetanei tornarono, preparandosi per la notte.

Harry era infastidito dalla “discussione” avuta con Seamus, che gli era sempre piaciuto moltissimo. Quanta altra gente stava pensando che lui fosse un bugiardo, o che fosse uscito di testa?

Quando Ron spense l’ultima candela del dormitorio, Harry silenziosamente si alzò in piedi, aprì il baule e si mise il pigiama. L’ultima cosa che vide prima di chiuderlo e andare a dormire, furono dei libri neri impolverati e un medaglione d’oro.
 
 
 
La mattina seguente, durante la colazione, Harry scambiò un cenno d’intesa con Ron e Hermione, facendogli capire che non era arrabbiato con loro per quello che era successo.

La Professoressa McGonnagall aveva distribuito l’orario scolastico e Ron non poté non commentare la terribile accoppiata del lunedì mattina: Storia della Magia, seguita da Pozioni.

Dopo aver resistito a due ore durante le quali il professor Ruf parlò della Rivolta dei Giganti e in cui Ron dormì con la testa sul banco, il trio si diresse verso i sotterranei per partecipare alla lezione di pozioni. Trovarono posto e si sedettero.

“Silenzio” disse freddamente Piton, chiudendo la porta dietro di sé.

Non c'era alcun reale motivo di richiamare l’ordine; nel momento in cui la classe aveva sentito la porta chiudersi, era caduto il silenzio e il brusio si era fermato.

“Prima di cominciare la lezione di oggi,” disse Piton, liberando la sua scrivania e fissando tutti loro, “ritengo appropriato ricordarvi che il prossimo giugno affronterete un importante esame, durante il quale sarete messi alla prova su quanto avete imparato della composizione e dell'uso delle pozioni magiche. Sebbene alcuni in questa classe siano indubbiamente deficienti, mi aspetto che otteniate almeno un “Accettabile” nel vostro G.U.F.O, o subirete le conseguenze del mio… Disappunto”

Indugiò qualche secondo con disgusto sulla maggior parte dei Grifondoro presenti, poi proseguì.

“Io accetto solo i migliori nella mia classe per il M.A.G.O di Pozioni, il che significa che dovremo certamente salutare qualcuno. Ma prima di quel felice momento di congedo, abbiamo un altro anno davanti” disse Piton.

“Oggi prepareremo una pozione che è spesso richiesta agli esami per il Giudizio Unico Fattucchieri Ordinari: la Bevanda della Pace, una pozione per calmare l’ansia e acquietare l’agitazione. Vi avverto: se tratterete in maniera troppo maldestra gli ingredienti getterete colui che beve la pozione in un sonno pesante e talvolta irreversibile, quindi dovrete prestare grande attenzione a quello che fate”.

Alla sinistra di Harry, Hermione si sedette un po' più diritta con un’espressione di attenzione estrema.

“Gli ingredienti e il metodo” Piton agitò leggermente la sua bacchetta “sono sulla lavagna. Avete un'ora e mezzo. Iniziate.”

Nei minuti seguenti l’unico rumore che vi fu nell’aria fu il leggero borbottare dei calderoni, che sobbollivano.

“Un leggero vapore argenteo dovrebbe sprigionarsi adesso dalla vostra pozione” avvisò Piton, quando furono trascorsi dieci minuti.

Harry, nonostante stesse sudando copiosamente, fu soddisfatto nell’ottenere quello sbuffo di vapore. Lo studio non lo avrebbe fatto diventare un pozionista, ma sarebbe sicuramente diventato più che discreto nella loro preparazione.

A causa della sua aria soddisfatta, Piton lo guardò con disgusto. Non poté fare a meno di tentare di screditarlo: “Dimmi, Potter, qual è l’ingrediente che conferisce la maggior parte delle sue caratteristiche alla pozione che stai preparando?”

“Senz’altro il Biancospino” rispose prontamente Harry. “Ha proprietà rilassanti e funziona anche da antistress. In particolare, rallenta il battito cardiaco: viene, infatti, chiamata la ‘valeriana’ del cuore, in quanto è un ottimo tonico stimolante cardiaco, difatti migliora l'afflusso del sangue”

“Incredibile Potter come la tua risposta sia… Corretta” negli occhi di Piton era apparso un lieve accenno di incredulità, ma nessuno degli studenti se n’era accorto.

Hermione, con i capelli tutti gonfi per il vapore della pozione, accennò un sorriso verso la sua direzione, mentre Ron lo guardava intimorito, quasi fosse posseduto.

“Cos’è Potter, sei diventato un so-tutto-io anche tu? Non ti preoccupa di lasciare come unico deficiente della squadra pel di carota?” intervenne Malfoy ghignando.

“Sta zitto, furetto!” intervenne Ron, imbarazzato.

“Weasley, dieci punti in meno a Grifondoro, nessuno ha chiesto la tua opinione” lo strigliò prontamente Piton, che poté recuperare il suo buon umore togliendo punti ai Grifoni.

“Ma professore! È colpa di Malfoy, non di Ron! E comunque Harry ha risposto correttamente alla sua domanda, merita dei punti!” commentò Hermione indignata.

“Altri dieci punti in meno a Grifondoro per l’irriverenza della signorina Granger.” Piton la guardò con indifferenza. “Tuttavia, nonostante la sua irrispettosità, assegno cinque punti a Grifondoro per la risposta corretta del Signor Potter”

Il professore, una volta giratosi, tornò alla sua postazione, ma non prima di aver  ulteriormente denigrato Harry: “Ora, mi rendo conto che il fatto che Potter conosca una risposta sia un evento più unico che raro ma, credo voi dobbiate concentrarvi sul vostro lavoro onde evitare... Disastri" concluse scoccando un’occhiata schifata a Neville, che piagnucolava disperato davanti alla sua disastrosa pozione.

Con estremo disappunto del professore, Harry non diede voce ad alcuna critica riguardo la frecciatina che Piton gli aveva lanciato.
 
 
 
“Piton è stato veramente ingiusto! È sempre pronto a difendere Malfoy!” disse Hermione seccata, una volta che la lezione di Pozioni fu conclusa e furono usciti dall’aula. “Sono felice però che tu abbia risposto Harry, ti sei dato davvero da fare, te lo meriti” cambiò argomento Hermione, sorridendo all’amico sul quale viso ora aleggiava un leggero rossore.

“Beh, se non altro ora avrò tutti e due ad aiutarmi quando mi serviranno i vostri temi!” aggiunse Ron soddisfatto.

Scordatelo” dissero Hermione e Harry in contemporanea. Si guardarono sorpresi, per poi scoppiare a ridere.

“Maledetti! Dov’è finito il vostro gioco di squadra?” li canzonò Ron, ma anche lui rideva per la risposta dei suoi amici.

Quando entrarono nell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, trovarono la Professoressa Umbridge già seduta alla cattedra, con lo stesso orribile cardigan rosa chiaro della sera precedente.

La classe entrò nella stanza in silenzio; la professoressa Umbridge era, finora, l’entità sconosciuta e nessuno sapeva quanta disciplina avrebbe preteso.

“Bene, buon pomeriggio!” disse lei, quando infine la classe intera si era seduta.

Un po' di gente borbottò “buon pomeriggio” in risposta.

“Quello cosa avrebbe dovuto essere, allora? Vorrei che voi, per favore, rispondeste ‘Buon pomeriggio, Professoressa Umbridge’. Un’altra volta, per favore. Buon pomeriggio, classe!”

“Buon pomeriggio, Professoressa Umbridge” le risposero cantilenando.

“Adesso va bene” disse dolcemente la Professoressa Umbridge. “Non era troppo difficile, vero? Via le bacchette e fuori le penne, per favore.”

La maggior parte della classe si scambiò sguardi scuri: l'ordine ‘via le bacchette’ non era ancora mai stato seguito da una lezione che loro avevano trovato interessante.

“Bene, ora, l’insegnamento che avete ricevuto in questa materia è stato piuttosto interrotto e frammentario, non è così?” dichiarò la Professoressa Umbridge, “Sarete lieti di sapere, tuttavia, che questi problemi saranno adesso corretti. Noi seguiremo quest’anno un corso di magia difensiva attentamente strutturato, incentrato sulla teoria e approvato dal Ministero”

Harry ricordava perfettamente che ‘il libro che seguiva il corso attentamente strutturato del Ministero’, per usare le stesse parole della Umbridge, era assolutamente inutile. Lo si poteva riassumere come una catalogazione di alcuni incantesimi difensivi, dei quali veniva spiegata solo la teoria. Nessuna pratica su come gli incantesimi dovessero essere eseguiti.

Uno degli incantesimi di quell’anno lo aveva imparato da solo, mediante un buon libro che si era fatto spedire dal Ghirigoro. Lo scudo difensivo di secondo livello che aveva usato per difendersi da Seamus: ‘Protego Totalum’.

“Vorrei che andaste a pagina cinque e leggeste il capitolo uno, ‘Lineamenti per i Principianti’. Non ci sarà bisogno di parlare.”

Dopo che furono passati alcuni minuti, Harry non era più il solo che guardava Hermione. Questa aveva alzato la mano senza nemmeno aprire il libro. Il capitolo che erano stati incaricati di leggere era così noioso che sempre più gente aveva scelto di osservare il silenzioso tentativo di Hermione di catturare lo sguardo della Professoressa Umbridge.

Quando ormai più di mezza classe si era messa a fissare Hermione piuttosto che il proprio libro, sembrò che la Professoressa Umbridge decidesse che non poteva più ignorare la situazione.

“Volevi chiedere qualcosa sul capitolo, cara?” chiese a Hermione, come se la avesse notata solo in quel momento.

“Non sul capitolo, no” disse Hermione. “Qui non c’è scritto niente sull’utilizzo di incantesimi difensivi.”

“Utilizzo di incantesimi difensivi?” ripeté la Professoressa Umbridge con una piccola risata. “Perché, non riesco ad immaginare che si presenti nella mia aula una qualsiasi situazione che vi richiederebbe di utilizzare un incantesimo difensivo, Signorina Granger. Tu sicuramente non ti aspetti di essere attaccata durante la lezione, vero?”

“Noi non useremo la magia?” esclamò Ron a voce alta.

“Gli studenti alzino la loro mano quando desiderano parlare nella mia classe, Signor?”
“Weasley” disse Ron, alzando la mano.

Con suo disappunto, la Umbridge notò che Hermione aveva ancora la mano alzata.

“Sì, Signorina Granger? Volevi chiedere qualcos'altro?”

“Sì” disse Hermione. “Certamente l’intero scopo di Difesa Contro le Arti Oscure è insegnare a praticare incantesimi difensivi, no?”

“Sei un’esperta di didattica istruita dal Ministero, Signorina Granger?” chiese la Professoressa Umbridge, con la sua voce falsamente dolce.

“No, ma…”

“Bene, quindi ho paura che tu non sia qualificata per decidere qual è l’intero scopo della materia”

“Mi dica, quanto vale la teoria nel mondo reale?” tuonò Harry improvvisamente.

Non aveva fiatato sino a quel momento ed era rimasto quatto quatto ad osservare l’evolversi della scena, ma quella rospa della Umbridge stava decisamente esagerando.
Quelli del Ministero avrebbero fatto di tutto per ignorare la realtà delle cose.

“La mano, Signor Potter!”

La professoressa Umbridge si voltò verso di lui.

“E comunque questa è la scuola, Signor Potter, non il mondo reale” disse lei dolcemente.

“Quindi non si suppone che noi veniamo preparati per quello che ci attende fuori di qui?”

“Non c’è niente che vi attende fuori di qui, Signor Potter.”

“Ma tu guarda questi…” soffiò Harry. La sua rabbia, che aveva iniziato a ribollire una volta che la professoressa ebbe esposto quali erano i piani del Ministero per insegnare agli studenti, stava raggiungendo il punto di non ritorno.

“Harry, calmati!” disse Hermione dal suo posto.

“Prego, Signor Potter?” disse la Umbridge interrogandolo sul suo ultimo commento.

All’udire nuovamente la voce mielosa della rospa che lo trattava come un cretino, Harry non ci vide più dalla rabbia.

“Mi lasci solo dire che è incredibile come voi politici ripugnanti siate in grado di ignorare il ritorno del più grande Mago Oscuro di tutti i tempi solo per mantenere le vostre sporche manacce sulla burocrazia del Mondo Magico. Il bello è che non ce ne sarebbe nemmeno bisogno, se non fosse che siete dei patetici fannulloni che hanno paura persino della loro ombra. Spero non pensiate che ignorare Lord Voldemort e rendere gli studenti di Hogwarts dei mentecatti con i vostri futili insegnamenti sia la strada giusta per rimanere in vita, se conquisterà il potere”

Ron sussultò; Lavanda Brown lanciò un piccolo grido; Neville scivolò giù di lato dal suo sgabello; Hermione si diede una manata sulla fronte, aveva avvisato l’amico, ma lui non l’aveva ascoltata. La professoressa Umbridge indietreggiò di qualche passo, per poi farsi nuovamente avanti, rossa in viso di indignazione.

“Cinquanta punti in meno a Grifondoro Signor Potter e punizione domani alle 17 nel mio ufficio. Per aver insultato me, il Ministro, i nostri metodi e aver insinuato cose che non sono vere! Gli studenti di Hogwarts non sono in pericolo!” si diresse a passi svelti verso la sua scrivania, dove cominciò a scarabocchiare su un foglio di pergamena.

Quando ebbe finito, lo piegò e tornò da Harry, consegnandoglielo.

“Dai questo alla Professoressa McGonnagall. Prego Signor Potter, puoi andare, la lezione per te oggi è finita”

Harry, in religioso silenzio, con la classe intorno a lui ancora attonita, raccolse la sua roba e si diresse verso la porta. La chiuse con forza e iniziò a pensare come poter approfondire la sua conoscenza della materia da solo.
   
 
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