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Autore: sayan_s_moon    19/01/2021    6 recensioni
Edward ha abbandonato Bella nel bosco, solita storia vero?
Ma cosa succederebbe se, prima di andarsene, esaudisse il desiderio più grande di Bella? I nomi Renesmee ed EJ vi dicono nulla?
Bella è cresciuta ed ha fatto carriera, crescendo i suoi due figli con il solo aiuto di Jacob.
Dopo quasi 8 anni di tranquillità, il passato bussa alla sua porta. Cosa succederà?
*****Se siete curiosi, date un'occhiata e sentitevi liberi di recensire*****
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clan Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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Buonasera! 
Oggi mi sentivo particolarmente ispirata e ho scritto l'intero quarto capitolo. Spero vi piaccia tanto quanto piaccia a me! 
Vi spiego brevemente com'è strutturato. Inizialmente la storia è ambientata venerdì sera, il giorno dopo l'incontro con Esme, Bella racconterà 3 flashback ambientati giovedì. Poi si tornerà a venerdì sera e successivamente ci sarà l'incontro con Rosalie sabato pomeriggio.
Fatemi sapere che ne pensate! 
Ci vediamo alla fine!
 
 

Crollai esausta sul divano portandomi dietro i miei bambini e mi presi un momento per inspirare il loro odore che sapeva di casa. Li sbaciucchiai un po’, mentre Nessie ne approfittava EJ faceva il finto sostenuto.
“Dai mamma, sono troppo grande” borbottò arrossendo, scoppiai a ridere e con me Jake che se ne stava seduto sulla poltrona di fronte a noi.
“Da quando in qua si è troppo grandi per farsi fare le coccole dalla propria mamma?” gli chiesi cominciando a fargli il solletico, lui scoppiò a ridere e Nessie si unì a me in quella dolce tortura.
“Basta, basta!” urlò EJ dimenandosi, ridendo così tanto da avere le lacrime agli occhi.
“Smetto solo se mi dai un bacio” gli risposi con il fiatone.
“Va bene, va bene” e mi accontentò. Smisi subito di fargli il solletico e abbracciai entrambi.
“Nessie dammi un bacio anche tu” le chiesi dolcemente e lei non se lo fece ripetere due volte.
“Siete bellissimi” commentò Jacob commosso, gli sorrisi ringraziandolo.
“Allora, chi vuole vedere un film?” proposi interrompendo l’atmosfera un po’ melensa, i bambini cominciarono a saltare sul divano entusiasti.
“Che ci guardiamo?” mi rivolsi a Jacob, poiché quella volta toccava a lui scegliere il film del venerdì sera.
“Wall-E?” propose incerto, sapendo che Nessie voleva vedere il film delle Barbie un’altra volta.
“Si che bello!” esclamò EJ correndo in cucina a prendere i popcorn, mentre Nessie borbottò qualcosa sulla principessa Annalisa senza però fare troppi capricci.
Una volta preso tutto il necessario per la nostra serata film, ci sedemmo tutti assieme sul divano. Mi feci piccola piccola per far spazio a Jacob che da solo ne occupava quasi metà. Il film iniziò e poco dopo mi persi nei ricordi del giorno precedente.
 
Entrai nell’ufficio del mio capo, cercando di apparire tranquilla e sorridendole in maniera educata.
“Siediti pure”
Il suo tono di voce serio fece scattare un campanellino d’allarme nella mia testa.
“Sono nei guai?”
“Tu che dici?”
La guardai con sospetto, sembrava quasi una domanda a trabocchetto.
“No?” tentai esitando, qualcosa mi diceva che non era realmente arrabbiata come voleva far credere.
“Per stavolta chiudo un occhio, è la prima volta che ti comporti in questo modo”
“Lo so...” mormorai volgendo lo sguardo all’ampia vetrata alle sue spalle da cui si vedeva la città.
“E’ successo qualcosa? I bambini stanno bene?” 
Apprezzai il suo tono di voce, era preoccupata ma non voleva farsi troppo gli affari miei. Una delle qualità che apprezzavo in Miranda era la sua riservatezza.
“Si stanno bene”
“Quel tuo amico…Jacob…fa ancora da padre ai tuoi figli?” mi chiese con una nota di scetticismo tipica delle persone di una certa età verso le famiglie non convenzionali, ma non me la presi.
“Si, per fortuna Jacob è sempre con noi” risposi sorridendo dolcemente al pensiero del mio migliore amico.
“Domenica è il compleanno dei gemelli...” mi fermai esitando, non essendo abituata a raccontare dettagli privati della mia vita.
“Quindi? Non dovresti essere contenta?” mi chiese senza capire a cosa fosse dovuta la mia preoccupazione.
“Ieri dopo lavoro li ho portati al centro commerciale per comprare i regali di Natale…” esitai di nuovo, sentendomi in imbarazzo. Lei mi invitò spazientita a finire il discorso. Si scostò dalla fronte la frangia sale e pepe e mi scrutò con i suoi occhi grigio verdi.
“Abbiamo incontrato il mio ex con le sue sorelle, non li vedevo da 8 anni…a quanto pare hanno indagato su di me e ci hanno trovato”
“Cosa? Stai scherzando spero” esclamò sbigottita, senza nascondere un certo astio nel tono di voce.
“Ho paura che mi portino via i miei bambini” e dicendo quello scoppiai a piangere nascondendo il viso tra le mani. Il vaso di Pandora era stato aperto e non riuscii a trattenere più il mio malessere e le mie paure.
Dopo un attimo di indecisione, mi passo una scatola di fazzolettini e mi riempì un bicchiere d’acqua.
“Non succederà Bella! Dovranno passare sul mio cadavere per riuscire a prenderli!” mi giurò con occhi infuocati.
Peccato che non avesse idea con chi avesse a che fare.
 
Dopo la conversazione con Miranda, emotivamente drenante, lavorai ancora un’oretta e poi uscì dall’ufficio. Prima di entrare in auto, il cellulare vibrò avvisandomi dell’arrivo di un messaggio. Era il Signor Robin che mi invitava a bere quel famoso bicchiere di vino. Da un lato quell’invito mi tentava, perché sapevo che non era esclusivamente a scopo lavorativo e lui era un uomo che inevitabilmente aveva attirato un po’ la mia attenzione. D’altro canto, invece, ero troppo sovraccaricata emotivamente per affrontare una qualsiasi conversazione con qualcuno. Persi dieci minuti buoni a pensarci e alla fine decisi di accettare. In fondo, cosa poteva mai succedere? Erano otto anni che evitavo ogni situazione sociale, dovevo pur vivere la mia vita. Non era sano stare sempre da sola. Cercai di autoconvincermi, ma senza troppo successo.
Chiesi a Jake di andare a prendere i bambini a scuola e di preparare la cena, perché sarei arrivata giusto in tempo per mangiare con loro.
Arrivai al Four Seasons Hotel di Seattle e mi recai al bar al piano terra come indicato nel messaggio. Mi presi qualche minuto per ammirare la bellezza del palazzo e degli interni di lusso. Quella location era in linea con i gusti del Signor Robin, non me ne sorpresi.
Lo trovai seduto al bancone bar nel suo immancabile completo d’alta sartoria. Quando mi vide, si alzò subito in piedi e mi fece il baciamano, non potei fare a mano di arrossire come una scolaretta alle prime armi.
Iniziammo a parlare del più e del meno, i soliti convenevoli per rompere un po’ il ghiaccio prima di entrare nel vivo della conversazione.
“Sono felice che abbia accettato il mio invito” mi disse sorridendomi, delle piccole rughette si formarono agli angoli degli occhi rendendo il suo viso ancora più sexy.
“Anche io” sussurrai, sorseggiando il mio bicchiere di vino per evitare di dire qualcosa di inappropriato.
“Mi piacerebbe invitarla a cena, stavolta senza una scusa lavorativa”
Per poco non mi strozzai con quel Cabernet Sauvignon di Inglenook da 2000 dollari a bottiglia.
“Apprezzo davvero il suo interessamento, ma la mia vita è troppo complicata per poter pensare di iniziare qualcosa con un uomo, specialmente se è un cliente”
“Ah, Signorina Swan così mi spezza il cuore, deve esserne consapevole” rispose gioviale, portandosi scherzosamente una mano al cuore. Non potei fare a meno di scoppiare a ridere.
“È bellissima quando ride” mormorò serio, penetrandomi con quello sguardo così espressivo.
“Davvero, mi dispiace, in questo periodo sono subentrate ulteriori complicazioni nella mia vita …”
Pensai che complicazione fosse il termine adatto per riferirsi ai Cullen, loro portavano sempre problemi con sé.
“Cosa succede? Spero niente di grave” si premurò sinceramente.
Forse complice il vino o la discussione con Miranda di quel pomeriggio, gli raccontai a grandi linee i fatti miei.
“Dopo 8 anni, ho incontrato casualmente il mio ex e le sue sorelle. Sua madre si è pure presentata allo studio… Hanno visti i gemelli ed hanno capito che sono i loro nipoti…” mormorai con le lacrime agli occhi, sentivo il cuore battere forte.
Lui allungò la mano sinistra e la poggiò delicatamente sulla mia, il suo calore mi tranquillizzò un po’.
“Posso darle un consiglio?” mi chiese gentilmente, regalandomi un tenero sorriso. Annuii.
“Essere cauti e non fidarsi di tutti è una buona cosa, aiuta a sopravvivere. Tasti il terreno senza fretta, osservi come si comportano. Se superano i paletti che hi posto e non hanno rispetto della sua posizione genitoriale, che è tra l’altro l’unica che conta adesso, eliminali dalla sua vita. Se invece sembrassero sinceri nel loro tentativo di porre rimedio ai torti passati, non sarebbe una buona cosa dar loro una seconda possibilità?”
Nonostante il suo discorso non facesse una piega, non ne ero convinta. Gli spiegai le mie preoccupazioni riguardo all’imminente compleanno dei gemelli. Gli dissi che non sapevo se invitarli o meno, perché se l’avessi fatto avrebbero avuto la conferma che erano figli del mio ex.
“Parlane con i tuoi figli, sono loro la tua priorità e li devi proteggere”
Notai una nota di rammarico nella sua voce e gli chiesi il perché, non si sbilanciò troppo nel rispondermi.
“Diciamo che ho avuto un inizio difficile alla vita” non disse nient’altro e io non indagai oltre.
Per pura casualità posai lo sguardo sull’orologio da polso del Signor Robin e notai quanto fosse tardi. Mi alzai di scatto come una molla.
“È tardissimo, mi dispiace ma mi aspettano a casa” dissi trafelata, mettendomi il blazar e prendendo la borsa.
“Sono sinceramente mortificata, non sono stata per niente professionale. Eravamo qui per parlare di affari”
“Non si preoccupi, mi mandi tutto per e-mail. Andrà bene ugualmente”
Lo ringraziai ancora per il vino e per la comprensione, avevo molto apprezzato i suoi consigli e il suo punto di vista.
Gli strinsi la mano imbarazzata e corsi fuori dall’hotel, felice di tornare a casa dai miei figli.
 
La cena si era conclusa da un po’, Jacob aveva preparato del riso Basmati e del maiale al curry con contorno di verdure al forno. Si era veramente superato.
Stavo pulendo la cucina che sembrava un campo da battaglia vista la confusione che c’era, mentre Jacob era di sopra in camera dei gemelli a leggere loro una fiaba. Avevo quasi finito di caricare la lavastoviglie quando sentii suonare il campanello. Mi chiesi chi fosse, erano quasi le nove di sera e ovviamente non aspettavamo nessuno. Sperai che non fossero i Cullen, perché niente avrebbe impedito a me di avere una crisi isterica e a Jake di trasformarsi per mandarli via.
Aprii la porta restia, ma davanti a me trovai un semplice fattorino con in mano un enorme mazzo di rose rosse per nulla semplice.
“Non ho ordinato nulla” ridacchiai imbarazzata, pronta al crollo mentale.
“E’ lei la Signorina Swan?” mi chiese annoiato.
“Si, sono io” risposi sospettosa osservandolo di sbieco.
“Allora sono per lei, da parte del Signor Edward Cullen” mi disse leggendo il nome sulla fattura e porgendomi la ricevuta di consegna per firmarla.
“Non ci posso credere” ringhiai strappando di mano il modulo al fattorino e scarabocchiando una pallida imitazione della mia firma. Mi passò l’enorme mazzo di fiore e si allontanò dal vialetto, si fermò a mezza strada e si voltò verso di me.
“Ah, faccia attenzione che tra le rose c’è un biglietto con una dedica. Il Signor Cullen si è raccomandato che lei la legga” urlò verso di me.
Lo ignorai bellamente ed entrai in casa, chiudendo la porta con un sonoro calcio.
“Il Signor Cullen si è raccomandato che lei la legga” gli feci il verso furiosa “ma chi si crede di essere, che pallone gonfiato”
Continuando a borbottare ed imprecare, portai le rose in cucina e pensai a cosa farci. Ero veramente tentata di bruciarle o buttarle, però era troppo belle per farlo. Con mano tremante presi il bigliettino e apprezzai la grana della carta, sicuramente costosa. Riconobbi subito la sua calligrafia elegante e pulita, il mio cuore mancò un battito.
 
Lo so che ti ho offeso e mancato di rispetto. So anche che sarà faticoso per te perdonare una cattiveria e bugia così grande, ma se nel tuo cuore c’è ancora un po’ di amore per me, ti prego di darmi una seconda possibilità. Non c’è stato giorno o notte in cui il tuo dolce ricordo non abbia affollato la mia mente, provo solo tormento da quando ti ho abbandonata.
Ti amo immensamente, oggi come otto anni fa.
Per sempre tuo,
Edward
 
Scoppiai a piangere, troppo scossa e confusa per pensare e ragionare lucidamente. Le sue parole riaprirono lo squarcio che avevo tentato in tutti i modi di far guarire. Cosa intendeva con il termine bugia? Lui era stato molto chiaro a suo tempo, non mi amava più, anzi non mi aveva mai amato. Perché scrivere quelle cose? Voleva forse torturarmi?
 
Mi riscossi dai miei pensieri e tornai al presente, notai che eravamo già arrivati ai titoli di coda. Jacob mi diede uno scossone preoccupato.
“Stai bene? Non hai minimamente prestato attenzione al film”
Alzai le spalle, mordendomi con forza il labbro inferiore per trattenere le lacrime e non gli dissi nulla. Mi chiusi nel mutismo come facevo durante la gravidanza, ma Jacob mi conosceva come le mie tasche e mi lasciò sola per sbollire, portando su i bambini e facendoli preparare per andare a dormire. Una volta sola, mi alzai e andai all’ingresso. Cercai nella mia borsa il cellulare e scrissi a Rosalie, al numero che mi aveva dato mercoledì pomeriggio. Le scrissi di incontrarci alle tre di pomeriggio del giorno dopo all’ingresso est del Lincoln Park. Pochi secondi dopo mi rispose che andava bene con tanto di emoticon sorridente.
Misi in ordine il divano, sistemando in maniera frettolosa i cuscini, e andai in camera dei bambini per dar loro la buonanotte.
“Mamma, io ed EJ abbiamo parlato” iniziò Nessie, prendendomi per mano e facendomi rimanere seduta sulla sponda del suo letto.
“Ah sì e di cosa?” le chiesi dolcemente, senza sospettare che potesse trattarsi di un argomento spinoso.
“Ti vediamo preoccupata e non vogliamo che tu stia male, con noi puoi parlare” mi spiegò con una maturità che non si addiceva per niente ad una bambina delle elementari.
“Oh amore miei!” esclami commossa, abbracciando di slancio lei e poi EJ che era seduto sul letto adiacente.
“Siete dei figli meravigliosi, sono così orgogliosa di voi. Ora la mamma sta affrontando un po’ di problemi, ma appena li risolvo vi prometto che ve ne parlerò”
“Promesso?” mi chiesero in coro, mettendosi più comodi sotto le coperte.
“Promesso” mormorai dolcemente, con il cuore traboccante di amore per loro. Li salutai e uscii dalla loro cameretta, lasciando la porta socchiusa come ero solita fare.
 
Il fatidico pomeriggio al parco arrivò fin troppo velocemente, tant’è che non mi sentivo per nulla preparata ad affrontare Rosalie. Non riuscivo a prevedere come si sarebbe comportata né come si sarebbe svolta l’uscita.
I bambini erano entusiasti di incontrarla, stranamente anche EJ sembrava contento. Non si poteva dire lo stesso di Jacob che invece aveva cercato in tutti i modi, e senza successo, di farmi cambiare idea o per lo meno di autoinvitarsi. Alla fine, si era dovuto arrendere e aveva messo il broncio, assomigliando così ad un bambino coetaneo dei gemelli piuttosto che ad un giovane adulto.
Arrivammo al luogo dell’incontro con qualche minuto di ritardo, non mi sorpresi di trovarci già Rosalie che si guardava intorno un po’ nervosa. Mi sembrava emozionata.
“Ciao Rosalie!” esclamarono i bambini correndole incontro e abbracciandola, lei ricambiò regalando loro un sorriso enorme.
“Ciao tesori” li salutò affettuosa.
Quando mi fermai anche io vicino a loro, mi si avvicinò e mi abbracciò delicatamente sorprendendomi. Ci salutammo come se fossimo amiche di vecchia data e con passo lento ci avviammo verso le giostre che si trovavano di fronte al mare. Mentre i bambini correvano su e giù ridendo, noi camminavamo dietro di loro parlando del più e del meno.
Una volta arrivati, ci sedemmo sulla panchina da cui si poteva ammirare la vista e al contempo osservare le giostre.
“Mammina, allora possiamo andare a giocare?” mi chiese Nessie saltellando e prendendo per mano EJ.
“Certo tesoro, ma sta sempre vicino a tuo fratello. Rose ed io siamo qua se avete bisogno e…” iniziai con le solite raccomandazioni da mamma, ma mi precedettero completando la frase in coro.
“E non allontanatevi troppo!”
“Siete dei birbanti” ridacchiai fintamente offesa, prima di farli andare a giocare.
Rosalie stava ancora sorridendo per la scenetta quando cominciò a parlare.
“Bella, non ho ancora avuto l’occasione di chiederti scusa per il comportamento orribile che ho avuto nei tuoi confronti”
“Non ce n’è bisogno, non ce l’ho minimamente con te. Anzi, sei l’unica che non ha mai nascosto cosa pensasse di me quindi diciamo che non mi sono sentita tradita dal tuo abbandono” le spiegai cercando di non offenderla.
“Io non ti ho mai odiata, vorrei chiarire questa cosa. Odiavo vederti buttare via la tua umanità per mio fratello, perché se io potessi scegliere non sceglierei mai questa non vita” mi confessò guardandomi mesta, con l’ombra di un antico dolore negli occhi che non potevo capire. Le presi la mano e gliela strinsi per infonderle un po’ di calore.
“Capisco Rosalie, ma non rammaricarti per il passato, non serve davvero”
“Sei diventata molto matura Bella” commentò bonariamente, volgendo lo sguardo ai gemelli che ci sorrisero da lontano. Li vedemmo cambiare giostra e passare a quella con i cavalli.
“Sai, Edward quando ti ha conosciuto è cambiato completamente. Non avevi idea di come fosse prima di te, spento ed immerso nella solitudine”
Appena cominciò a parlare di lui, mi sentii a disagio e mi mossi nervosamente sul posto. Volevo dirle che non volevo sentirne parlare, ma non ci riuscii. Lei, incoraggiata dal mio silenzio, continuò il suo racconto.
“Quando andammo via da Forks scegliemmo di passare alcuni mesi in Alaska dai nostri amici, ma lui non ne volle sapere. Esme mi ha detto che ti ha raccontato dell’episodio del Brasile” e si voltò verso di me per chiedermi conferma, annuii incapace di parlare. Continuai a martoriarmi le mani e a dondolare i piedi dal nervoso.
“Bella, io non l’avevo mai visto così. Sembrava impazzito di dolore, Jasper non poteva averlo vicino nel raggio di dieci chilometri, altrimenti gli sembrava di morire” disse in un sussurro, gemetti sconcertata da quelle rivelazioni.
“Non so che dire…mi avete parlato di una persona distrutta dalla sua scelta, ma vi ricordo cosa mi ha detto quel giorno” le feci notare.
“Mio fratello è un idiota melodrammatico. Non starebbe a me dirlo, ma se aspetto lui sarà troppo tardi…devi sapere che Edward è un abile bugiardo, non pensare che quello che ti ha detto quel giorno possa essere vero. Ripensa a come invece si è comportato da quando ti ha conosciuta”
Le sue parole mi fecero tornare in mente il biglietto che avevo trovato tra le rose e mi portai una mano alla bocca.
“Non ci posso credere…perché mentire?” esclamai dapprima confusa e sbigottita, poi arrabbiata.
“Affrontalo Bella e ti dirà ogni cosa” mi consigliò paziente, abbracciandomi. Appoggiai la testa sulla sua spalla granitica ed inspirai il suo profumo innaturalmente buono. Il suo profumo aveva una nota di testa che riconobbi come agrumato, forse di bergamotto, accompagnata da una nota floreale raffinata come lei.
“Perché insultarmi così al mall?” le chiesi scoppiando in singhiozzi che non riuscii a trattenere. Mi accarezzò la schiena cercando di farmi calmare.
“Lui è un idiota, un eterno adolescente. Deve imparare a fare l’uomo, mentre tu sei una donna fatta e finita e per questo ti invidio molto”
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, ognuna persa nei propri pensieri. Quando vedemmo i bambini avvicinarsi ci alzammo sorridenti e andammo loro incontro.
La tappa successiva fu la gelateria appena fuori dal parco dove ovviamente Rosalie fu l’unica a non ordinare nulla. Tornammo al parco, ma stavolta in un’altra zona dove c’era un grazioso laghetto con delle anatre a cui i gemelli davano sempre da mangiare. Tirai fuori dalla borsa il pane a fette e lo porsi ad EJ che raggiunse la sorella.
“Domani è il loro compleanno” confessai rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato tra di noi, lei mi guardò sorpresa. La sua espressione diventò ben presto consapevole del mio grande segreto.
“Quindi sono davvero figli suoi”
“Già” commentai laconica.
“Non so cosa fare Rosalie. Ho paura di farvi entrare nelle nostre vite, non voglio che i miei figli soffrano a causa vostra né che me li portiate via…e poi come posso dirgli che sono suoi? Dopo tutto questo tempo? Non ne ho il coraggio” le dissi disperata, voltando la schiena ai bambini per nascondere il mio evidente turbamento. Rosalie si pose davanti a me e mi parlò come fa una mamma ad una bambina, lentamente dolcemente e allo stesso tempo con fermezza.
“Solo tu puoi decidere, noi accetteremo ogni tua scelta e se mio fratello o qualcun altro della famiglia avrà da ridire e contesterà la tua decisione, se la vedranno con me” mi rassicurò con fervore, i suoi occhi ambra brillavano di risolutezza e sincerità. Non potei non ringraziarla con il cuore per il suo supporto del tutto inaspettato.
“Ho deciso…parlerò prima con i bambini, racconterò loro chi è il loro papà e decideranno chi verrà alla festa. Però se lui o Alice o qualcun altro supereranno i miei paletti o metteranno in discussione la mia autorità genitoriale, li faccio a pezzi e gli do fuoco” dissi risoluta “dì pure loro di questo, sto tendendo un ramo di ulivo. Se esagerano e vogliono prendersi pure tutto il braccio, se la vedranno con me” aggiunsi sembrando tanto una mamma orsa, ma quello ed altro per i miei figli.
Mi sentivo il cuore stranamente leggero dopo quella chiacchierata a cuore aperto con Rosalie. Passammo il resto del pomeriggio a ridere e scherzare tutti assieme. Sentivo di aver trovato una nuova amica ed alleata in lei e, se avevo capito almeno un po’ com’era fatta, mi sarebbe rimasta leale per tutta la vita.


Eccoci qua!
Capitolo intenso e ricco di avvenimenti, finalmente Bella si è chiarita con Rosalie e ha trovato in lei un'amica. Nel prossimo capitolo, Bella svelerà l'identità del padre ai suoi figli. Come la prenderanno?
Un piccolo spoiler ve lo concedo, entrerà in scena Edward finalmente! 
Aspetto con ansia una vostra opinione :)
A presto, un bacione! 
  
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