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Autore: Nemesis01    20/01/2021    2 recensioni
Scorpius è un Auror e lavora a stretto contatto con Harry Potter. È innamorato di Albus che però ha una relazione con un suo collega. Infine c'è James, un cantante in erba e gestore di uno dei pub più in voga del Mondo Magico che porta su di sé il peso di un amore non ricambiato. Le loro vite (incasinate, complesse, maldestre) sono collegate da tanti cavilli che, una volta svelati, scioglieranno la matassa.
[ James x Scorpius ]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Harry Potter, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nuova generazione, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Fortis Manes'
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17. Let it bleed



L’unico rumore che era possibile udire nella sala dorata del Ministero era quello del passo pesante di Scorpius che sembrava ballare una marcia guerrigliera; tanto era greve che il mantello nero della sua uniforme svolazzava al ritmo sua andatura.
Dopo aver frugato tra le scartoffie di Langley, il signor Potter gli aveva dato l'ordine tassativo di andare a recuperare James e portarlo via da quel posto; Victoire aveva messo su l’espressione più fiera dell'ultimo millennio mentre guardava il giovane Malfoy uscire di corsa dall'ufficio, neanche forse inseguito da un’Acromantula affamata.
Ci aveva impiegato meno di un minuto a raggiungere la sala e aveva fatto un passo verso il corridoio delle celle con la bacchetta già sguainata.

- Auror Malfoy! – lo riprese la signora Prickle, - Deve registrarsi, e comunque lei qui non può entrare! Auror Malfoy! - il richiamo della donna non sortì alcun effetto sul giovane, tanto che Dominique fu costretta a scagliargli contro una fattura Impedimenta. Senza neanche voltarsi, Scorpius si difese con un sortilegio scudo; la scena si ripeté tre volte e in tutte l’Auror trovò il modo di proteggersi ed evitare l’incantesimo. 
- Signora Prickle, io posso entrare dove cazzo mi pare. Si faccia indietro se non vuole finire al San Mungo o, peggio, in una di queste celle. - Il tono usato da Scorpius non ammetteva repliche ma, per essere sicuro di non ricevere ulteriori interruzioni, la colpì con uno schiantesimo per farla indietreggiare. 
La donna corse verso la propria scrivania con l'intenzione di avvisare il Capo del Dipartimento Auror, cosa che non sembrò affatto turbare il giovane Malfoy che proseguì scagliando un incantesimo Quattro Punti. La bacchetta iniziò a girargli vorticosamente tra le mani e, pochi secondi dopo, aveva già una traccia sulla pista per scovare Potter. 
Non ci impiegò molto e lo vide attraverso le sbarre: sembrava morto. 

Per un solo istante gli venne in mente quanto successo al pub la sera dell'incendio, solo che stavolta non c'erano fiamme demoniache da domare. Provò un paio di chiavi ma non riuscì a trovare quella giusta ai primi tentativi e la cosa lo mandò in ansia.
- James, James, cazzo, apri gli occhi! James! –
La voce stridula di Scorpius non riuscì a ridestare il ragazzo; Malfoy sembrò andare nel panico, tanto che scosse con forza le sbarre della cella prima di provare con un'altra chiave.
- James!!! - chiamò allarmato. Al quinto tentativo riuscì ad aprire la serratura e lasciò che il mazzo di chiavi cadesse a terra; si fiondò con urgenza a soccorrere Potter cercando di trattenere le lacrime.
- Cazzo James, che ti è successo? Perché non hai chiesto aiuto? – domandò. Non si aspettava alcuna risposta ma preferiva parlare a voce alta per gestire meglio lo stress. Gli afferrò il polso per verificare che fosse ancora vivo, ma il ragazzo rimase completamente immobile. Scorpius aveva perfino paura di provare con un Reinnerva; sapeva di non potersi smaterializzare con lui al San Mungo, visto che non aveva avuto le cure sufficienti per guarire dalle ustioni, e lo guardò come se fosse la cosa più fragile e delicata al mondo. 
- Jamie, - piagnucolò Scorpius stringendogli la mano. Si accomodò seduto accanto alle doghe di marmo, incurante del lerciume, e intrecciò le dita con quelle dell’altro, preoccupato. 
- Cosa devo fare? - si chiese tra sé e sé. Rimase fermo qualche secondo a pensare sul da farsi, consapevole che ogni attimo che passava potesse essere decisivo per la salute del ragazzo, poi, noncurante degli occhi segnati dal panico e dalle lacrime, si mise in piedi e provò a sollevare James.
Quest'ultimo farfugliò qualcosa, dolorante, nel ritrovarsi all'impiedi improvvisamente, tra l'altro con un braccio intorno alle spalle di Scorpius.

- No, no, - mugolò James cercando di allontanarsi dal ragazzo.
- Non ti muovere, James, - brontolò Malfoy, - sto cercando di portarti al San Mungo. Non possiamo materializzarci, ricordi? Dobbiamo raggiungere una carrozza… -
- No, - replicò l'altro in evidente stato confusionale. Si staccò dal ragazzo e, giacché era molto debole, cadde a terra di peso.
- James, - lo chiamò Scorpius allungando una mano verso di lui. Voleva aiutarlo ma sapeva di aver tradito la sua fiducia e che non sarebbe stato facile riconquistarla.
- Non sei qui, - ringhiò James. - Vattene via! – gli intimò, facendo fatica a distinguere la realtà dalle allucinazioni. - Vattene via!!! –
- James, sono qui… - cercò di rassicurarlo l'altro, - Guardami, sono qui, sono… probabilmente l'ultima persona al mondo che vuoi vedere, ma sono qui per te, - concluse. Portò una mano verso di lui nel cercare di sembrare rassicurante.

James rimase in silenzio e si rannicchiò sotto la lastra di marmo scuro. Era completamente irrazionale e sembrava un bambino spaurito in cerca di un rifugio; proprio lui, che era stato il suo punto di riferimento, era crollato in quel baratro a causa della superficialità delle altre persone, inclusa la propria. Malfoy si avvicinò al ragazzo e gli poggiò una mano sulla testa, passandogliela tra i capelli rossastri e scompigliati. Gli sovvennero le parole che Victoire aveva rivolto ad Harry in riferimento alla sua negligenza nel lasciare il figlio alle prese con una madre che non era stata capace di capirlo fino in fondo.
- Io sono qui, resto qui, guardami… - sospirò Scorpius usando un tono dolce.
- No, - ribadì ancora James, tremante. - Tu non ci sei. –
- Sono qui, - lo rassicurò Scorpius in tono fermo ma pacato. Potter sembrava non riuscire a distinguere la realtà dalle proiezioni della sua mente, cosa poteva fare per fargli capire che era vero? Gli lanciò uno sguardo preoccupato.
- Ehi… - provò a chiamarlo ma Potter aveva ancora la testa poggiata sulle ginocchia. 
- Guardami, - gli disse. Si mise in ginocchio di fronte a lui e spostò le mani sulla nuca, accarezzandogliela prima di poggiare la fronte contro la sua testa; socchiuse gli occhi, poiché gli era mancato il profumo di James, anche se ora era mescolato a polvere e lordura. 
- Sono sempre stato qui, - sussurrò, poi gli accarezzò ancora la testa, riuscendo a fargliela sollevare e a guardarlo negli occhi. 

Rimase a fissarlo in assoluto silenzio per dei secondi; James non riusciva a smettere di tremare. Aveva la pelle pallida e gli occhi sgranati dalla paura, vacui. 
Per un solo istante gli venne in mente l'unico metodo efficace testato da Potter per placare le sue crisi di pianto; allora gli accarezzò le guance, sfiorandogliele con delicatezza, e, con fare titubante, avvicinò le labbra a quelle del ragazzo. La bocca di James era screpolata, chiaro segno di disidratazione, ma questo non lo fermò dal dargli un bacio. Fu un gesto lento e delicato, che durò pochi secondi nei quali Scorpius stesso dovette trattenere le lacrime.
Non avrebbe mai pensato che le labbra di quello stupido gli sarebbero mancate così tanto; strinse gli occhi con la forza della rabbia che provava nei suoi stessi confronti e tornò ad appoggiare la fronte sulla testa di James.
- Sono qui, - ripeté Malfoy con voce strozzata.

Potter era rimasto completamente immobile, come se la sua anima avesse lasciato lì il corpo che lo aveva ospitato per anni: era spento e l'unico tratto che gli dava ancora una parvenza di connessione col mondo esterno era un leggero velo di paura presente nei suoi occhi.
- Andiamo, dai, ti porto fuori da qui, - disse, infine. 
Malfoy, con qualche difficoltà, riuscì a rimettere in piedi anche James che, però, lontano dal muro, faticò a restare in posizione eretta.
- Non ci riesco… - ammise Potter in tono strozzato. Pronunciare le tre parole sembrava avergli consumato le poche energie che aveva dato che, se Scorpius non fosse stato lì pronto a sorreggerlo, sarebbe finito col cadere di nuovo.
- Certo che riesci, - lo spronò Malfoy. Quest’ultimo lasciò che il braccio destro di James gli cingesse le spalle e lo sorresse facendo leva con la spalla contro la sua ascella. - Sei coraggioso, no? –
Gli occhi di James si dilatarono per un secondo a quell’ultima domanda. 
Se era coraggioso? No, non lo era. Non aveva mai avuto l'audacia di affrontare i suoi problemi faccia a faccia per liberarsene, né aveva mai chiesto l'aiuto di cui aveva bisogno. 
Necessitava di molto coraggio l’ammettere di non riuscire a fare qualcosa da solo e lui non ce l’aveva mai fatta. 
Era sempre stato convinto che l'unico motivo per cui era stato smistato in Grifondoro fosse la sete di gloria e l'intrepido spirito avventuriero, ma il coraggio, quello proprio no. Per questo si era fatto incidere sulla pelle “Fortis Manes”, per ricordarsi di essere coraggioso. 
Scorpius interpretò quel silenzio come un assenso e cominciò a camminare lungo il corridoio lentamente, a piccoli passi. Aveva una sensazione negativa che gli stava logorando lo stomaco; ora più che mai voleva spedire ad Azkaban chiunque avesse ridotto James in quello stato pietoso. 

Ci impiegarono più di un quarto d'ora per arrivare nella sala dorata che non era stata mai più affollata e rumorosa di così. Harry, seguito da Victoire, era giunto lì sollecitato dalla signora Prickle, che stava anche cercando di tenere a bada i Sevendust accompagnati lì da Vanessa. Vince borbottò qualcosa contro il signor Potter ma, non appena Scorpius e James giunsero in sala, tutto si ammutolì. 
- Cosa è successo? - chiese Harry.
- James! - chiamarono Aaron, Vince e Vanessa contemporaneamente. 
- L'ho trovato svenuto… - affermò Scorpius. - Devo portarlo al San Mungo! –
- Smaterializziamoci! –
- Non può farlo, - chiarì Malfoy guardandoli come se avessero detto la peggiore delle eresie. – È a causa delle cicatrici dell'incendio. Dobbiamo andare con una carrozza, al massimo con la scopa, ma è pericoloso. –
- Ci impieghiamo trent’anni con la carrozza! I Thestral sono lenti ad arrivare, - sbottò Vince che mise su un’aria truce verso Malfoy, senza un motivo apparente e, bacchetta alla mano, esercitò un incantesimo d’appello.
- Cosa vuoi fare? – s’insospettì Scorpius tanto da stringere James con più forza.
- Chiamo la scopa, così lo porto al San Mungo, - rispose Vince in tono d’ovvietà. La scopa del ragazzo era la stessa che usava a scuola per il Quidditch; lui e James, con i loro trick, avevano fatto vincere a Grifondoro un sacco di partite. 
A pensarci ora, Vince e James erano sempre insieme a scuola; venivano richiamati insieme, messi in punizione insieme, studiavano insieme, partecipavano al Club dei Duellanti insieme, suonavano insieme… ora lavoravano insieme e, sicuramente, Giacomelli era quello con cui James era stato colto in flagranza di reato da sua mamma. 
- È pericoloso, - si lamentò Scorpius. Non voleva che qualcun’altro gli portasse via Potter, non ora che era riuscito a riprenderselo. 
- Pericoloso, - gli fece il verso Vince. - Più di stare rinchiuso in cella? –
- Non ce l'ho buttato io lì! –
- È anche colpa tua! - gridò Giacomelli.
- Vince, calmati, - intervenne Aaron.
- Ha ragione mio fratello, - borbottò Vanessa. – Scorpius, è vero che in scopa è più pericoloso che in carrozza, ma è il modo più rapido per portarlo al San Mungo e fargli avere le cure necessarie. –
- Potremmo assicurarlo con un incantesimo aderente, o qualcosa del genere, per far sì che non cada durante il volo… -

Harry era rimasto senza parole; l’immagine di suo figlio devastato in quel modo lo fece annegare nei sensi di colpa e faticò perfino a deglutire. Si tolse la cintura e, con un incanto apposito, la trasfigurò in un sostegno di sicurezza per le scope e lo allungò a Vince.
- Questo dovrebbe andar bene… -
Scorpius sembrò ancora restio ma dovette ammettere che, per il bene del ragazzo, quella era la soluzione più rapida. 
- Se dovesse cadere dalla scopa ti ammazzo, - disse Malfoy parlando all'orecchio di Giacomelli. Utilizzò un tono decisamente poco amichevole.
Vince ignorò la minaccia e si mise a cavallo della scopa; Harry e Scorpius aiutarono James a fare lo stesso: il ragazzo non sarebbe mai riuscito a reggersi bene, per cui dovettero ricorrere alla cintura di sicurezza.
- Allora ci vediamo al San Mungo, - salutò a Vince, prima di prendere il volo.
Era uno spericolato con quella scopa già all'interno del Ministero, figuriamoci fuori… secondo Scorpius non era stata una decisione saggia e li seguì fino a fuori, correndo. Distolse lo sguardo dai due solo quando divennero invisibili, ormai troppo in alto per i suoi occhi.
- Vado lì anche io, - sentenziò Malfoy. Due secondi dopo, senza neanche attendere risposta, era scomparso.
Aaron, Vanessa e Harry si scambiarono uno sguardo indeciso, senza sapere come comportarsi l’uno con l’altro.
- Andiamo anche noi? - chiese Aaron.
- Assolutamente sì, - rispose Vanessa.
- Io, ehm, io resto qui ancora un po'… devo sbrigare delle cose per James però, - chiarì il capo. Più che mai voleva che i veri responsabili di quei crimini fossero puniti, e sapeva che il Potter con cui doveva parlare non era James.
- Io ho una Passaporta che non posso perdere, - sbuffò Victoire dispiaciuta, - avviserò anche Teddy. Vi scriveremo un gufo più tardi per avere notizie. –
Aaron e Vanessa non avevano nulla più da fare lì per cui, dopo averli salutati, si presero per mano e si dissolsero nel nulla per raggiungere Scorpius al San Mungo. 

 
♪♪♪♪♪♪♪

Malfoy si materializzò al piano terra, proprio di fronte alla reception. Era stato lì fin troppe volte, per i suoi gusti, negli ultimi tempi e, sebbene volesse raggiungere Albus per insultarlo e prenderlo a pugni, decise di approcciarsi alla situazione con un atteggiamento imparziale. 
Si avvicinò al banco d’accoglienza e suonò il campanello.
- Oh, signor Malfoy! – gli sorrise Janet. 
- Ciao Janet, - salutò Scorpius, - senti… sta per arrivare James, è molto grave. Vorrei che fosse seguito da un buon Guaritore. –
- Mhhh, - mugolò lei, storcendo le labbra. - Oggi abbiamo di turno Potter, Dunn e Zabini. Quest'ultimo però è impegnato con un consulente al momento… -
- Chiamalo, - le ordinò Malfoy, - è il mio Guaritore di famiglia. Ho bisogno che tu abbia il meglio sulla piazza, - spiegò. 
- Non posso interrompere il Guaritore, signor Malfoy. Sta lavorando per una questione della massima importanza… affari del Ministero! –
- James è affare del Ministero, - sancì il ragazzo, - e in questo momento io sono il Ministero. –
Janet strinse le spalle e scosse la testa. - Mi dispiace davvero… dovrà accontentarsi di Potter o Dunn. –
- James è stato già curato da loro, due volte, e diagnosi e cura sono state errate. Ho bisogno di Zabini adesso, - s’impose.
La donna ascoltò con attenzione e sembrò davvero dispiaciuta del non poter aiutare l'Auror.
- Dalle informazioni che ho sta lavorando con il capo dei Pozionisti. –
- Mio padre! – esclamo, - È lui il capo dei Pozionisti. Janet, interrompili: non mi interessa, stanno lavorando per il mio stesso caso, ma al momento James è più importante. –
- Ma rischio il lavoro! –
- Salvi una vita, - l’incoraggiò lui sorridendo.
- Proverò a chiamarlo ma non le assicuro niente, - disse la donna prima di smaterializzarsi.

Scorpius aveva ancora sul viso la scia di quel sorriso di convenienza ma, appena Janet scomparve, si lasciò cadere su una sedia scomodissima e sbuffò. Non avrebbe lasciato James nelle mani di Albus o di Dunn; doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa, purché lo curasse qualcuno di affidabile come Zabini. Restò seduto a rimuginare sulla situazione per circa dieci minuti poi, dopo aver riflettuto sul fatto che Vince potesse aver bisogno d’aiuto una volta lì, si alzò e uscì.
Fuori all’ingresso del San Mungo, dove c’era un grosso via-vai di maghi e streghe ferite o curate, trovò anche Aaron e Vanessa. Si tenne a distanza da loro. Non aveva alcuna colpa sulla questione dell’arresto, ma era evidente che lo ritenevano responsabile per le sorti di Potter; tuttavia, non poteva rischiare di perdersi l’arrivo dei due ex Grifondoro senza prestare i dovuti soccorsi.

Quando Vince atterrò, lo fece con una planata degna di un Cacciatore che sfugge a un bolide, e attese il supporto degli altri tre. James era ancora molto pallido e debole, ma l’aria fredda doveva avergli fatto bene dato che ora riusciva a tenere gli occhi aperti per più di un attimo. 

Scorpius l’aiutò a scendere dalla scopa e il ragazzo gli cadde letteralmente addosso; James era più alto di lui, quindi finì con il coprirlo in un abbraccio forzato.
- Andiamo, - sussurrò dolce. Cercò di rimettersi nella stessa posizione che aveva assunto nel tragitto cella-sala dorata, ma Vince sollevò Potter per le spalle, allontanandolo da Malfoy.
- Faccio io, - esordì. Giacomelli era più alto di Scorpius e aveva solo qualche centimetro in meno a James, ma Malfoy non si lasciò intimorire dalla differenza di stazza.
- No, faccio io, - ribatté assottigliando gli occhi con aria di sfida. 
- Lo porto io, sono più alto! –
- Io sono più forte! –
- Non è vero! Scansati Malfoy… anzi, evanesciti! –
- Sparisci tu, Giacomelli! –
- Smettetela voi due! – li rimproverò Vanessa. – Vi sembra questo il momento di litigare? –

I due si guardarono in cagnesco e decisero, in tacito assenso, di accompagnare Potter all’interno congiuntamente. Aaron e Vanessa li aiutarono aprendo la porta e, un attimo dopo, Janet apparve accompagnata dal Guaritore.
- Zabini, - sorrise Scorpius, - sono felice che lei sia riuscito a liberarsi. –
- Tutto per l’Auror Malfoy, - rispose il guaritore, - anche se tuo padre non ne era entusiasta. Te la sbrigherai tu con lui. Cosa abbiamo qui? – chiese lanciando uno sguardo a James. – È stato schiantato? –
- Fa abuso di droghe psichedeliche, - chiarì Scorpius beccandosi l’ennesima occhiata assassina. Però era vero e, se voleva salvargli la vita, doveva essere estremamente sincero con il Guaritore. – Solo che per giorni non lo ha fatto più e si è trovato in situazioni davvero estreme. Non ha avuto riduzioni di dose o altro… forse è una crisi d’astinenza ma sembra davvero peggio di così… -
- Vediamo subito, - disse Zabini che, con un incantesimo di levitazione, fece stendere James su una barella procurata dalla sua assistente. – Janet, vieni con me, - ordinò. 
La donna annuì in risposta e, dopo aver sorriso all’Auror, sparì nel corridoio insieme al Guaritore e a Potter.

- E ora la parte peggiore… -

 
♪♪♪♪♪♪♪
 

♪ Note a margine:
Dopo qualche giorno di amarezza, ho deciso di aggiornare in anticipo Fortis Manes.  
Ringrazio, come sempre, Pally93 per aver betato questo capitolo.
E per quanto riguarda il capitolo, beh... beh. James, mio povero James, io ti voglio bene! Sappilo.


La canzone che dà il nome al capitolo è Let it bleed dei The Used.

 

"This poison's my intoxication
I broke a needle off in my skin
Pick the scabs and pick the bleeding
And assume that it was all in vein
[..] Let it bleed
Take the red for what it's worth whoa
Watch the fire
Fill your lungs with smoke for the last time
If you feel like dying you might want to sing
[..] If you feel like dying
If you feel like dying
If you feel like dying, You might want to sing"

 

Per spoiler, info, chiacchiere e insulti, vi invito a visitare la mia pagina facebook!
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui! 
PS: io non mordo, sono una personcina deliziosa. Quindi se volete lasciarmi un segno del vostro passaggio, lo apprezzerò.

 
   
 
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