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Autore: throughmyhead    20/01/2021    1 recensioni
Hirugami Sachiro, studente modello di veterinaria, vince una borsa di studio e si ritrova catapultato nella realtà dei salvataggi in mare.
L’oceano non sarà l’unica cosa a rubargli il cuore.
(Una piccola storia che ha la pretesa di cantare, per quello che può, le bellezze e i dolori del mare e dell’amore.)
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kourai Hoshiumi, Sachiro Hirugami
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.

 



“Quindi, vediamo se ho capito bene: sai guidare ogni sorta di barca ma non hai la patente per l’auto e vomiti spesso nei viaggi lunghi e pieni di curve.”
“Vuoi già che ti riempia di pugni?”
Hirugami soffocò una risata. “Scusa, scusa. Sicuro che i tuoi genitori siano umani e non, che ne so, due sirene?”
Hoshiumi lanciò uno dei suoi soliti strilli prima di procedere ad adulare la propria famiglia.
Aah?! Per tua informazione mia mamma...”
Sachiro accese la jeep che avevano noleggiato, senza starlo troppo ad ascoltare. Aveva ricevuto la descrizione dettagliata di sua madre almeno una ventina di volte. Faceva quasi tenerezza come quel piccolo gremlin, capace di tuffarsi a nuotare con le balene come se niente fosse, fosse così geloso e attaccato alla propria famiglia.
“Sicuro che non abbia un nome la spiaggia dove vuoi andare? Magari riesco a mettere il navigatore”
“No, Sachiro, é una piccola caletta sconosciuta al mondo e nascosta ai curiosi! Solo io so dove si trova quindi stammi bene ad ascoltare!”
Quale fosse l’oscuro motivo per cui Hoshiumi lo stava portando, in un venerdì notte, ad una spiaggia segreta e isolata, Hirugami non riusciva proprio ad immaginarlo. La sua mente aveva già passato in rassegna una ventina di scenari mentali e conclusioni diverse, ma nessuna sembrava abbastanza plausibile.
Erano partiti poco prima del tramonto, si erano fermati ad una locanda sulla strada per mangiare qualcosa, e avevano lasciato la jeep nei pressi di un promontorio roccioso. Korai poi lo aveva guidato lungo un piccolo sentiero di sassi che costeggiava il mare e scendeva a raggiungere una piccola baia circondata dagli scogli. Quando i loro piedi toccarono la sabbia, il cielo si era già fatto scuro.
Era una notte senza luna ma l’atmosfera era comunque limpida e chiara. Hirugami capì immediatamente il perché di quel chiarore. Proveniva dall’oceano: era il plancton bioluminescente che illuminava l’acqua e trasformava l’oceano notturno in un firmamento di stelle verdi e azzurre.
“È... bellissimo” mormorò estasiato.
Non aveva mai visto una cosa del genere. Il mare sembrava fosforescente, costellato da infiniti puntini luminosi. Si sentì pieno di gratitudine davanti a quello spettacolo meraviglioso.
“Grazie di avermi portato qui, Korai”.
Quando riportò lo sguardo su di lui, Hoshiumi si stava svestendo. Rimase impietrito a guardarlo togliersi maglietta e pantaloni, e solo quando iniziò a sfilarsi le mutande Sachiro ritrovò del pudore e voltò il capo. 
“Hai ancora fatto il bagno di notte, Sachiro?”
“Uhm, no” rispose, senza riuscire a staccare gli occhi dal punto indefinito in mezzo alla sabbia su cui si era imposto di far cadere lo sguardo, mentre cercava di levarsi dalla testa il pensiero che Korai era completamente nudo di fronte a lui. 
“Ti stupirà quanto l’acqua è calda, allora!”
Sentì il rumore soffuso di alcuni passi che correvano sulla sabbia, e poi l’acqua infrangersi come un piccolo concerto.
“Che fai, non vieni?” si sentì chiedere, dopo che era tornato il silenzio.
Hirugami esitò, ma infine si decise a guardare davanti a sé.
Korai era a qualche metro di distanza, in acqua fino alla vita. Le onde leggere si increspavano contro le piccole fossette di venere della sua schiena pallida. Il bagliore verdazzurro che proveniva dall’acqua illuminava la sua pelle con dei piccoli giochi di luce.
Sachiro pensò che Hoshiumi brillava più del mare, brillava più di tutte le stelle. 
Senza rendersi veramente conto di quello che stava facendo iniziò a levarsi i vestiti fino a trovarsi nudo e libero a sua volta. Fece qualche passo incerto, lasciando che l’acqua gli bagnasse le caviglie. Hoshiumi aveva ragione, era piacevolmente tiepida.
Lui nel frattempo si era immerso fino alle clavicole, e respirava l’aria di salsedine ad occhi chiusi. I capelli bianchi e umidi gli contornavano dolcemente il viso, mentre si lasciava cullare dall’oceano. Sembrava uno spirito del mare.
Il cuore di Hirugami iniziò a fare male - ma di quel genere di dolore un po’ dolce, il dolore che si prova quando si è circondati dalla bellezza, e all’improvviso la consapevolezza che quell’istante una volta passato non si potrà afferrare mai più ci colpisce. Hirugami sentì che avrebbe vissuto i prossimi anni con la nostalgia di quel momento perfetto, del mare che splendeva di infinite luci azzurre, della pelle chiara e liscia di Korai che era la luna di quella notte, di tutta la meraviglia che aveva proprio lì, davanti agli occhi.
Come poteva esprimere a parole quel sentimento così prezioso?
C’era forse un modo di farlo? Come poteva far capire a Korai quanto speciali ed indelebili erano per lui quegli istanti?
Posò nuovamente lo sguardo sul ragazzo che era in acqua con lui, e che sembrava completamente perso in sé stesso. O forse, più semplicemente, non stava pensando a nulla e si stava godendo il mare. Avrebbe dovuto fare lo stesso.
Immerse completamente la testa. Avrebbe voluto che l’acqua prendesse il posto dei suoi pensieri. Avrebbe voluto essere forte abbastanza da resistere a quei desideri inopportuni che gli sussurravano, da un punto indistinto dietro all’orecchio, di prendere Korai fra le braccia e non lasciarlo più andare. Lasciarsi andare a sua volta… Annegare nelle ombre degli occhi di Korai, e poi annegare nelle onde e mai più risalire…
Sachiro sentì delle mani appoggiarsi al suo viso e aprí gli occhi, incurante del sale che li avrebbe arrossati. Davanti a lui distinse i lineamenti di Korai, una macchia bianca e luminosa in mezzo alle acque più scure. Hoshiumi lo costrinse a riemergere, senza interrompere il contatto delle dita sul suo volto.
“Ho riaperto gli occhi e non c’eri” gli disse. Poi sembrò notare dove fossero le sue mani e si staccò velocemente da lui, quasi imbarazzato.
Hirugami sentì la propria testa girare e si lasciò cadere nuovamente sott’acqua. Hoshiumi si era imbarazzato? Anche lui gli piaceva? Aveva forse una possibilità, o quella sua reazione voleva dire esattamente il contrario? Era tutto troppo confuso, e voleva davvero solo che l’acqua gli zittisse i pensieri. Ma di nuovo le mani di Korai si posarono su di lui e lo riportarono fuori, all’aria e alla realtà.
Aveva dipinta in volto un’espressione interrogativa e continuava a fissarlo dritto nelle pupille, quasi volesse strappare da esse la risposta a quel comportamento. Ma Sachiro non aveva spiegazioni - non sapeva bene nemmeno lui da cosa volesse fuggire, cercando rifugio nel mare.
“Avevo paura non volessi più tornare su” disse Hoshiumi, dopo lunghi istanti di silenzio. “A volte ho l’impressione tu faccia fatica persino a ricordarti di respirare.”
Sachiro ripensò velocemente al discorso assurdo sulle balene che avevano avuto quel pomeriggio. Forse non aveva capito un bel niente. Non stava ancora capendo.
Restò in silenzio a ricambiare l’occhiata di Hoshiumi. Nel suo sguardo non c’era traccia di repulsione. Al contrario, c’era come qualcosa che lo invitava ad avvicinarsi, che sembrava dirgli vieni. Respira. Sono proprio qui.
E forse non era l’ossigeno nell’atmosfera ciò che gli mancava, in quel momento. Sentì che quello di cui aveva bisogno era di respirare insieme a lui, dalla bocca di quel ragazzo che ancora stava stringendo fra le mani il suo viso come se fosse qualcosa di fragile e prezioso.
Si avvicinò annullando la piccola distanza che rimaneva a separarli e premette le labbra contro le sue.
Sapevano di mare, ma quello Sachiro lo sapeva da sempre.
Per un secondo, Korai non si mosse. Poi anche le sue labbra presero a muoversi, dapprima a tentativi, rispecchiando la pressione leggera che avevano avuto quelle di Sachiro, e poi facendosi sempre più ardite, esplorando curiosamente la sua bocca. 
E finalmente tutti i suoi pensieri scomparvero, come gli spruzzi delle onde si dissolvono nel vento.
Hirugami portò una mano dietro alla sua testa e avvicinò ancora di più i loro visi e i loro corpi. La sensazione della pelle di Korai contro la sua accendeva tutte le sue terminazioni nervose come una piacevole scarica elettrica. La sua bocca era umida e salata dall’acqua del mare, e quel contatto fra la loro pelle nuda e bagnata un invito dolce e allettante. Sachiro era sul punto di lasciarsi andare all’istinto, le sue mani stavano già scendendo lungo la curva della schiena di Hoshiumi, ma una piccola vocina nella sua testa lo mise in guardia di non farlo, gli ordinò di fermarsi subito e mettere al riparo il proprio cuore. Gli tornò improvvisamente in mente la richiesta della clinica veterinaria di Nagano e si bloccò.
Non poteva continuare. Non poteva affezionarsi a quel ragazzo più di quanto era già successo, non poteva permettersi di condividere con lui qualcosa che gli sarebbe mancato per sempre, e passare i prossimi anni desiderando ciò che non avrebbe più potuto avere. Non avrebbe assaggiato le stelle sapendo di non poterle tenere con sé.
Si obbligò a staccarsi da quelle labbra.
“Sachiro…?” Chiamò Hoshiumi, disorientato.
Hirugami si voltò e lentamente iniziò ad incamminarsi verso la riva.
“Dove stai andando?!” La voce di Hoshiumi, da incerta, sembrava ora essersi caricata di rabbia.
Hirugami cominciò a raccogliere i propri vestiti. “Scusami, Korai… Faresti meglio a dimenticarti completamente di…”
Qualcosa lo colpí alla schiena.
“Sei stupido?!”
Hirugami sapeva benissimo di esserlo.
Hoshiumi gli mollò un altro colpo, e poi ancora una, due, tre volte.
“Non puoi iniziare a baciarmi e poi andartene come se niente fosse! Mi prendi in giro??”
“Non avrei dovuto farlo” mormorò lui, senza il coraggio di staccare gli occhi da terra.
Hoshiumi gli tirò un ultimo pugno, dritto sul cuore.
“Guardami in faccia mentre dici certe cose!”
Sachiro si trovò ad affrontare nuovamente quegli occhi grandi che lo scrutavano sempre troppo a fondo. D’un tratto si rese conto che quello era stato, con tutta probabilità, il primo bacio di Korai. A differenza sua, Hoshiumi era stato capace di tuffarsi ed immergersi a capofitto anche in un mare sconosciuto, senza lasciarsi prendere dalla paura dell’ignoto. Era così. Korai non aveva paura delle cose nuove, e pretendeva tutte le attenzioni che gli spettavano.
“Non avresti dovuto farlo se per te non significava niente!” lo accusò di nuovo, deluso e arrabbiato, mentre caricava il braccio per l’ennesimo colpo.
“Come puoi anche solo pensare che non significhi niente?!” sbottò Hirugami, afferrandogli il polso per fermarlo.
Si impietrirono immediatamente. Quella reazione era inaspettata ad entrambi: il posato, logicamente freddo e irremovibile Hirugami Sachiro non alzava la voce. Né prendeva a cuore così tanto una persona al punto da averne paura, pensò, tristemente stupito.
“E allora qual è il tuo problema?!”
Sachiro scosse la testa e cercò di elaborare la scusa migliore che poteva per giustificare il suo comportamento - per giustificare la sua codardia - senza ferire in alcun modo Hoshiumi. Improvvisamente lo sguardo del ragazzo si spostò sopra di lui, alla volta celeste. Sachiro guardò a sua volta in alto e vide una pioggia di stelle cadenti attraversare il cielo.
Il respiro morì in gola ad entrambi, mentre i loro occhi si riempirono della luce di quei fuochi che sferzarono la notte. Rimasero a guardare meravigliati quello spettacolo, e anche quando l’ultima stella finì di bruciare non osarono interrompere il silenzio né staccare gli occhi dal cielo.
Quella bellezza inaspettata aveva interrotto la loro discussione, prima che potesse trasformarsi in tempesta, lasciando limpidi sia il cielo che le loro anime. Se esisteva, il destino aveva sicuramente i modi più particolari con cui parlare direttamente al cuore delle persone.
Hoshiumi lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. “Non puoi lasciare le cose così. Non dopo queste stelle.” disse, guardandolo di sottecchi, la voce tornata calma ma comunque ferma e sicura.
Hirugami sospirò. Sembrava che l’intero universo si fosse mobilitato per ricordargli che anche Korai era una cometa. Sì, avrebbe attraversato il suo cielo e inevitabilmente sarebbe scomparso dalla sua vista. Ma che male c’era nel godere del suo calore e della sua luce, adesso che era lì, sotto il suo sguardo?
Forse anche quello non era che puro autolesionismo. Forse Sachiro non era che un insetto attirato dalla luce di una fiamma, e avrebbe finito per bruciarsi, colpevole di essersi avvicinato troppo. Ma in quella notte perfetta, davvero non voleva più pensarci. Valeva la pena restargli accanto, anche per un solo istante, non importava.
Prese le mani del ragazzo fra le sue e si lasciò cadere sulla sabbia fresca e ruvida, attirandolo lentamente a sé. Si avvicinò fino a far sfiorare le loro labbra, chiedendo con quel tocco impercettibile il permesso di baciarlo di nuovo. Hoshiumi gli diede un buffetto leggero, come a suggerirgli che era perdonato. Quando le loro lingue si incontrarono di nuovo e a Korai scappò un piccolo gemito, Hirugami si dimenticò completamente di ogni inibizione che aveva inutilmente cercato di imporsi. Affondò le dita nei suoi capelli soffici e lo baciò ancora, stavolta con più ardore. Hoshiumi gli gettò le braccia al collo e fece perdere l’equilibrio ad entrambi. Aveva iniziato a tremare leggermente - fuori dall’acqua, la brezza della sera era meno clemente.
Sachiro lo strinse a sé e fece rotolare entrambi sulla sabbia, in modo da invertire le loro posizioni e proteggere così Hoshiumi dal vento. Il contrasto fra la temperatura della sera e la passione rovente che sentiva, lentamente, crescergli dentro, era un’agonia dolcissima che accendeva e amplificava ogni sensazione: i granelli che erano rimasti appiccicati ovunque, la pelle morbida e liscia di Korai sotto i polpastrelli, il sale fra i capelli, l’aria fresca che gli dava la pelle d’oca nei punti dove le gocce del mare ancora lo bagnavano, e un altro tipo di pelle d’oca altrove... C’era così tanto in quel momento, ma la cosa migliore rimaneva la bocca di Korai che si muoveva insieme alla sua, quella carezza che tanto aveva immaginato e che le stelle di quella notte gli avevano regalato per davvero.
Hoshiumi sfiorò con le dita le sue nocche, ormai completamente guarite, e se le portò al viso per baciarle. Quel piccolo gesto rese il cuore di Hirugami così leggero che avrebbe potuto volarsene via.
“Perché volevi andartene, prima? Qualcosa ti ha fatto cambiare idea?” gli chiese, senza alcuna traccia di cattiveria. Hoshiumi voleva solo capirlo.
Hirugami carezzò con delicatezza il suo viso e si lasciò sfuggire un sospiro.
“Perché ho terribilmente paura” - confessò - “di non riuscire più a lasciarti andare.”
Duh, sei uno stupido per davvero. Se è questo di cui hai paura, allora non lasciarmi più andare e basta.”
Sachiro non trovò nulla con cui controbattere a quel semplice ragionamento.
Si baciarono ancora a lungo, con fretta, poi lentamente, fra risate leggere e piccoli morsi, prima di addormentarsi ubriachi di baci sotto quel cielo e quel mare indimenticabili.

 

 

 

 

E hiruhoshi fu :’)
il nostro hirugami deve decisamente lavorare sulle sue tendenze autolesioniste °°
Ho provato di nuovo a fare un disegno, spero stavolta si veda, altrimenti potete trovarlo su twitter ◉‿◉
Se vi va, lasciate una recensioncina, giusto per farmi sapere come vi sembra la storia e per invogliarmi a continuare a scrivere TvT

 
   
 
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