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Autore: Baudelaire    21/01/2021    3 recensioni
Questa storia è liberamente ispirata alla saga di Harry Potter, ma al femminile.
Ho voluto cimentarmi, a modo mio, su questo tema.
Rebecca Bonner è una Strega Bianca e la sua vita sta per cambiare per sempre...
La stella di Amtara diCristina è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16
“BRENDA”
 
“Non vedo l’ora che arrivi stasera!” – cinguettò Barbara allegra.
“Guarda che non è un gioco.” – disse Brenda in tono di rimprovero.
Rebecca sospirò. Era dal giorno prima che Brenda e Barbara si rimbeccavano a vicenda. Ne avevano parlato a lungo e avevano deciso di mettere in atto la Premonizione quella sera stessa.
Rebecca aveva spiegato loro più in dettaglio come funzionava il suo Potere e, un paio di volte, mentre erano chiuse in camera, lo aveva provato sotto i loro occhi increduli. Si era Spostata dalla camera al bagno e fu sollevata nello scoprire che, anche se era passato del tempo dall’ultima volta, era ancora in grado di farlo piuttosto bene. Certo, la distanza era minima. Spostarsi nella foresta con altre due persone sarebbe stata tutt’altra questione.
“WOW! Ma è fantastico!” – aveva esclamato Barbara tutta felice.
Rebecca sorrideva della sua eccitazione mentre lei, al contrario, cominciava a sentirsi nervosa. Aveva paura che qualcosa potesse andare storto. Ricordava molto bene come si era sentita la prima volta… e se fosse accaduto anche a Brenda e Barbara? Se si fossero sentite troppo male e fossero state costrette a tornare ad Amtara? Spostarsi non era una passeggiata di salute, soprattutto la prima volta. Era sicura che anche loro avrebbero avuto nausea e capogiri, ma poteva solo augurarsi che riuscissero a riprendersi in fretta una volta giunte a destinazione. Rebecca aveva considerato a lungo l’ipotesi di non dire nulla a riguardo, ma poi pensò che era giusto che sapessero a cosa andavano incontro. Era loro diritto saperlo, soprattutto perché erano ancora in tempo per cambiare idea.
“Io ho lo stomaco di ferro.” – disse Brenda dopo aver ascoltato Rebecca raccontare della sua prima volta.
“Lo so, ma potresti comunque sentirti male. E’ una cosa….. piuttosto forte.”
L’ultima cosa che avrebbe voluto fare era spaventarle, ma non poteva nemmeno mentire.
“A me non importa se starò male.” – replicò Barbara tranquilla. “Al massimo darò di stomaco e dopo starò meglio.”
Rebecca la fissò. “Ti entusiasma davvero tanto questa cosa.” – constatò, sorpresa.
“Altroché!” – rispose Barbara raggiante.
Brenda non condivideva molto il suo entusiasmo, preoccupata non tanto di stare male, quanto di quello che le avrebbe attese là fuori, in piena notte. Se davvero un lupo mannaro si aggirava nei dintorni di Amtara, la nausea sarebbe stata davvero l’ultima cosa di cui avrebbero dovuto preoccuparsi.
Rebecca condivideva la sua preoccupazione. Cercava di non darlo a vedere, ma non si sentiva affatto tranquilla. L'immagine della Premonizione di Brenda continuava a figurarsi nella sua mente. Sentiva le urla che, ormai ne era certa, erano quelle delle compagne rapite. Cosa avrebbe fatto una volta nella foresta? Dove sarebbe andata? Avrebbe trovato Posimaar in persona o avrebbe dovuto fare i conti con un lupo mannaro… forse proprio Garou? Sarebbe riuscita a salvare Elettra, Justine e Sandra? Sarebbe riuscita a fare in modo che non accadesse nulla a Brenda e Barbara? Sarebbe riuscita a sopravvivere lei stessa?
Con una fitta di nostalgia, ripensò a Villa Bunkie Beach, la sua casa, ripensò al profumo del mare, ai tramonti meravigliosi… li avrebbe mai più rivisti? Avrebbe udito ancora una volta il suono del mare, a lei tanto caro? O quella notte tutto sarebbe finito?
Cercò di scacciare questi pensieri mentre, dopo colazione, si avviava con le gemelle verso l’aula di Protezione. L’attendeva una giornata molto lunga e doveva fare il possibile per concentrarsi nello studio, altrimenti sarebbe impazzita prima che arrivasse sera.
“Oh, accidenti!”
Rebecca si voltò.
Brenda si era fermata e stava frugando nervosamente nella sua borsa.
“Che c’è?” – le chiese.
“Ho dimenticato in camera i libri di Protezione!”
“Vuoi che te li prenda io?” – le chiese sua sorella.
“No, ci penso io. Voi andate avanti e avvisate la Rudolf, se dovessi tardare.”
Brenda salì di corsa le scale mentre Rebecca e Brenda si avviarono in classe.
 
Venti minuti più tardi, mentre Jessica Apple si accingeva a bloccare una Maledizione Agghiacciante, Brenda non era ancora tornata.
“Ci sta mettendo un po' troppo, non trovi?” - disse Barbara a Rebecca.
Rebecca alzò le spalle. “Forse non riesce a trovare i libri.”
“E' strano. Di solito è sempre così ordinata.”
Passarono altri quindici minuti.
Barbara, ormai, si agitava inquieta sulla sedia. “Rebecca, credo che dovremmo andare a controllare.”
Rebecca assentì e alzò la mano proprio nell’istante in cui la Contromaledizione di Arianna sortiva il suo effetto sul topolino bianco.
“Eccellente lavoro, signorina Corner!” – esclamò la Rudolf, soddisfatta. Poi notò il braccio alzato di Rebecca e il suo sorriso si spense. “Che cosa c’è, Bonner?”
“Mi scusi, professoressa, ma Brenda non è ancora arrivata. Se non le dispiace, vorrei andare a controllare…”
“Sì e dille che non tollero ritardi nella mia classe.” – rispose l’insegnante gelida.
Sotto lo sguardo ansioso di Barbara, Rebecca uscì.
Corse sulle scale in direzione della loro stanza. Per qualche motivo, aveva un terribile presentimento.
Senza fiato, spalancò la porta.
La camera era vuota e la finestra aperta.
A terra, vicino al letto di Brenda, c’erano dei libri e alcuni fogli sparsi. Con il cuore in gola, Rebecca si chinò a raccoglierli. Erano i libri di Protezione di Brenda e gli appunti delle ultime lezioni.
Il sangue le si gelò nelle vene.
Rebecca deglutì, cercando di calmare il suo respiro.
Ti prego….non può essere vero….
Corse alla finestra e guardò giù.
Il giardino era vuoto. Che fine avevano fatto gli Gnomi a guardia del castello?
Con il cuore che le martellava nel petto, Rebecca si lanciò fuori dalla camera, correndo come una furia.
“Ehi, fa’ attenzione!” – le gridò dietro una fata. Rebecca non si era nemmeno accorta di esserle passata attraverso.
Spalancò la porta con un tale impeto che fece sobbalzare sulla sedia le sue compagne e la Rudolf.
“Bonner, che modi sono questi?” – tuonò l’insegnante.
“Professoressa, bisogna chiamare subito la preside!” – gridò Rebecca.
“Cosa?! E perché mai?”
“Perché un’altra Prescelta è scomparsa!”
“Che cosa vai blaterando, Bonner?” La Rudolf la guardava, smarrita.
“Brenda Lansbury.” – proseguì Rebecca, con il fiatone. “E’ sparita!”
“NO!”
Era stata Barbara a gridare, ma Rebecca non ebbe il coraggio di guardarla.
“Come sarebbe a dire sparita?” – domandò la Rudolf.
“In camera non c’è, la finestra è aperta e non ci sono Gnomi di guardia in giardino. Dev’essere stata rapita!”
In classe fu il caos. Molte Streghe si alzarono in piedi, qualcuna urlava, qualche altra cominciò a piangere.
“Dio mio… non di nuovo…” – mormorò la Rudolf, terrorizzata.
“Professoressa, non c'è tempo da perdere! Bisogna chiamare la preside!” - la incalzò Rebecca.
La Rudolf, a quelle parole, si riscosse. “La preside non è a scuola, Bonner.”
“Cosa?”
“Credo che tornerà domani.”
“Domani?!” Rebecca la fissò, incredula.
“E’ stato il lupo!” - urlò una ragazza. “E' venuto a prenderci tutte!”
“Ci ammazzerà!”
“Dobbiamo scappare!”
La Rudolf sembrò accorgersi solo allora del panico che si era scatenato nella sua classe.
Le Streghe corsero verso la porta, urlando.
“Dove andate?” - urlò l’insegnante. “Tornate indietro! E' UN ORDINE!”
Ma nessuna l’ascoltò.
Solo Barbara era rimasta seduta al suo posto, incapace di muoversi.
Rebecca corse da lei.
“Barbara... Barbara...” – disse scuotendola gentilmente.
Ma la ragazza non si mosse. Fissava il vuoto dinanzi a sé, le braccia abbandonate lungo i fianchi.
“Barbara, per l'amor del cielo, ascoltami.” – ripeté Rebecca, scuotendola con maggior vigore.
Lentamente, Barbara si girò a guardarla, il volto una maschera di terrore.
“L’ha presa…” – mormorò.
“Dobbiamo andare a cercarla.” – disse Rebecca. “Presto! Non c’è un minuto da perdere!”
La prese per un braccio costringendola ad alzarsi e se la trascinò dietro.
“Dove credi di andare, Bonner?” – le gridò dietro la Rudolf, rimasta ormai sola in classe.
Rebecca la ignorò. In quel momento la Rudolf non sarebbe riuscita a fermarla nemmeno se le avesse scagliato addosso un Incantesimo Dissanguante. Il terrore che la perdita di Brenda le aveva suscitato l’avrebbe resa capace di qualunque cosa.
“Dove vuoi andare?” – le chiese Barbara, costretta a starle dietro, dal momento che Rebecca non mollava la presa sul suo braccio, facendole quasi male.
Rebecca si rese conto che Barbara non era del tutto in sé. Era comprensibile, si trattava di sua sorella. Ma quello non era il momento di farsi prendere dallo sconforto.
“Dobbiamo cercarla. Potrebbe essere riuscita a fuggire. O forse il suo aggressore è ancora nei paraggi. Dobbiamo perlustrare tutta la scuola e dobbiamo farlo ora!”
Setacciarono ogni angolo di Amtara, dai bagni comuni alle cucine, dalle aule fino ai sotterranei.
Uscirono da scuola e si spinsero fino ai confini con la foresta e poi giù, lungo il fiume, dove trovarono gli Gnomi che si scagliarono contro di loro spingendole via con le loro manine forti per farle rientrare subito ad Amtara.
Brenda era svanita nel nulla.
Tornarono in camera. Barbara sedette sul letto e cominciò a piangere.
Rebecca non ebbe più nemmeno la forza di consolarla. In fondo, piangere le avrebbe fatto bene.
Sospirò, affranta ed incredula. Non riusciva ancora a credere che fosse successo davvero. Era accaduto tutto talmente in fretta…
Se solo avesse potuto parlare con la Collins…. Dove diavolo si era cacciata? Era di nuovo andata a consultarsi con il Consiglio? Beh, ci sarebbe stato qualcos’altro di cui parlare, ora, con il Consiglio….
Si maledisse mentalmente per aver aspettato tanto, era tutta colpa sua se ora anche Brenda era stata rapita. Sarebbe riuscita a guardarsi ancora allo specchio se le fosse accaduto qualcosa di grave? E come avrebbe potuto guardare ancora negli occhi Barbara?
Brenda le aveva detto di rivolgersi alla preside fin da subito, invece lei si era ostinata a voler fare di testa sua.
Stavolta il lupo non si era fatto scrupoli ad entrare ad Amtara alla luce del giorno. Dove diavolo erano finiti gli Gnomi che avrebbero dovuto stare di guardia in giardino? Con un colpo al cuore, Rebecca pensò che forse Posimaar li aveva uccisi. Era così grande la sua sete di sangue? E se avesse ucciso anche Brenda?
Rebecca scosse la testa. Non poteva farsi prendere dal panico. Barbara era fuori di sé, doveva cercare di restare lucida per lei e per Brenda. Non poteva indugiare su quei pensieri terribili, doveva credere che Brenda fosse viva. L’avrebbero trovata…. Non sapeva come… ma l’avrebbero trovata.
 
All'ora di cena, tutta la scuola era a conoscenza del quarto rapimento. I professori ebbero un gran da fare nel cercare di tenere calmi gli animi, soprattutto senza la supervisione della preside.
“Come ti senti?” – chiese Rebecca a Barbara.
Per la prima volta da quando la conosceva, Rebecca aveva dovuto insistere per convincerla a scendere a cena.
Ma quando sedettero al tavolo, Barbara non toccò cibo.
“Come se avessi perso una parte di me.”
Rebecca non disse nulla. Non aveva fratelli né sorelle, ma aveva perso suo padre e sua madre e sapeva molto bene cosa significasse perdere qualcuno che si ama. Rebecca si era sentita annientata, svuotata, aveva perso la voglia di vivere quando Banita era morta.
Ma Brenda non era morta, si rifiutava di crederlo. Sarebbe tornata tra loro, sarebbe tornata da Barbara e dai loro genitori, avrebbe riavuto la sua famiglia. E lei avrebbe fatto di tutto per restituirgliela.
“Dovresti mangiare qualcosa.”
“Non ho fame.”
Rebecca sospirò. Si sentiva terribilmente stanca. Erano passate solo poche ore da quando Brenda era sparita e le sembrava fossero passati giorni interi. Vedere Barbara in quelle condizioni non le era certo di conforto: era molto preoccupata per lei e temeva che si sarebbe lasciata andare, invece di reagire.
Ma non voleva Spostarsi nella foresta senza di lei. Non l’avrebbe lasciata sola ed era certa che Barbara non sarebbe mai rimasta ad Amtara, soprattutto ora che sua sorella era là fuori, da qualche parte.
“Lo facciamo stasera.” – disse Barbara, improvvisamente.
Rebecca mandò giù il boccone di vitello che stava masticando. Sembrava che le avesse letto nel pensiero. “Te la senti?”
Una luce sinistra brillò negli occhi di Barbara. “Ora più che mai.”
“Sei sicura di non voler aspettare? Possiamo rimandare a domani, se oggi sei troppo scossa per farlo…”
“Non se ne parla nemmeno. Abbiamo aspettato anche troppo. Avremmo dovuto farlo prima, forse ora Brenda sarebbe ancora con noi.”
Rebecca non rispose. Barbara, proprio come lei, si sentiva in colpa per aver atteso tanto a lungo. Avrebbero dovuto andare alla ricerca di Elettra fin da subito.
“E non pensare minimamente di andare da sola.” – aggiunse Barbara in tono deciso.
Rebecca la guardò. “Non ne avevo alcuna intenzione. Abbiamo deciso di affrontarla insieme, ricordi?”
Barbara si rilassò. “Lo so, scusami.”
Rebecca allungò il braccio e le strinse la mano. “So come ti senti. La troveremo e la riporteremo a casa. Insieme.”
Barbara annuì.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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