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Autore: Star_Rover    21/01/2021    7 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
Capitoli:
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3. Éire 1940

Hans riaprì gli occhi avvertendo la testa che ancora pulsava dal dolore. Quello era stato il peggior salto della sua carriera. Si era gettato nell’oscurità, ogni suo sforzo per tentare di direzionare la caduta ad alta velocità era stato inutile, il forte vento l’aveva trascinato per la maggior parte della discesa. Il paracadute si era impigliato nei rami di un albero ed egli era caduto rovinosamente a terra, causandosi una ferita al piede destro.
In tutto questo aveva anche perso la trasmittente, ma non per colpa sua. Ziegler aveva calcolato male i tempi, la radio doveva essere caduta lontano dal suo punto di atterraggio. Schneider aveva tentato di cercarla perlustrando la zona finché il dolore al piede non l’aveva costretto a fermarsi. Alla fine aveva rinunciato, si era sdraiato in un fosso e aveva ceduto alla stanchezza.
Hans prese un profondo respiro, si trovava solo, disperso in territorio sconosciuto e ferito. In quelle condizioni non avrebbe potuto raggiungere la sua meta, soprattutto perché non aveva la minima idea di dove si trovasse.
Il giovane controllò lo stato della sua ferita e sistemò la fasciatura, non era nulla di grave, ma ciò avrebbe rallentato il suo cammino.
Il sole era già sorto, Schneider si occupò di recuperare e nascondere il telo del paracadute, successivamente perlustrò ancora l’area circostante per cercare la radio. Purtroppo anche quel tentativo non portò ad alcun risultato.
Hans raggiunse i margini della foresta ritrovandosi circondato da verdi colline e cime rocciose. Quel luogo sembrava disabitato, soltanto a valle intravide un fiume e il profilo di un villaggio.
Il panorama non fornì particolari informazioni sulla sua posizione, avrebbe dovuto trovare altre indicazioni per orientarsi. Per il momento le case in lontananza erano il suo unico punto di riferimento.
Il tenente iniziò a scendere dalla collina seguendo un sentiero nel bosco, inevitabilmente ripensò a Ziegler. Si domandò se il suo compagno fosse riuscito a tornare sano e salvo al campo di Jever. In questo caso avrebbe già riportato ai suoi superiori i particolari del suo lancio. Secondo i piani egli stesso avrebbe dovuto comunicare il suo arrivo sul suolo irlandese, senza quel messaggio i suoi comandanti avrebbero ipotizzato che qualcosa fosse andato storto.
Avrebbe dovuto trovare al più presto un altro modo per contattare la base in Germania, ma questo problema non si sarebbe manifestato se la missione fosse fallita ancor prima di iniziare.
Schneider stava ancora ragionando sulla sua condizione quando ad un tratto avvertì dei rumori sospetti. Poco dopo fu in grado di riconoscere delle voci, qualcuno si stava avvicinando. Rapidamente Hans cercò un nascondiglio rannicchiandosi tra gli arbusti.
Due giovani si incamminarono lungo il percorso in salita, entrambi trasportavano un carico sulle spalle. Fisicamente sembravano piuttosto simili, probabilmente erano fratelli.
Schneider poté udire la loro conversazione, ma riuscì a comprendere solo alcune parti del dialogo.
Il fratello maggiore affrettò il passo.
«Déan deifir! Siamo in ritardo!»
«Tá ocras orm. Camminerei più in fretta a stomaco pieno»
«Qui tutti hanno fame»
L’altro sbuffò.
Il maggiore lo rimproverò: «éist liom, dovresti ritenerti fortunato»
Egli si fermò per sistemare la giacca.
«Tá sé fuar…sto congelando»
«Oh, smettila di lamentarti. C’è il sole: la brea ata ann
«Tá sé fíor, una splendida giornata per lavorare!»
I due si allontanarono fino a scomparire dietro alla collina.
Hans restò immobile, presumibilmente quei giovani provenivano dal villaggio, dunque aveva trovato il sentiero da seguire per scendere a valle. Poiché sarebbe stato troppo rischioso muoversi di giorno decise di restare nascosto e attendere il tramonto per uscire allo scoperto.
Nel frattempo avrebbe controllato le mappe e progettato un nuovo piano.
 
Dopo il crepuscolo Schneider si preparò a riprendere il cammino. Con l’oscurità avrebbe corso meno rischi, ma per precauzione sistemò la Browning in modo da averla sempre a portata di mano.
Il tedesco seguì il sentiero che scendeva con una lieve pendenza. La campagna riposava quieta e silenziosa, il percorso era illuminato dal chiarore della luna.
Hans avanzò lentamente per non sforzare il piede e per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi.
Ad un incrocio vide le prime indicazioni, fu sorpreso nello scoprire di trovarsi a poco più di quindici miglia dalla sua meta. Ziegler aveva perso la radio, ma non aveva commesso alcun errore con il suo salto.
Schneider rifletté sulla situazione, Dublino era ancora troppo distante, però aveva un contatto ad Enniskerry. Se fosse riuscito a raggiungere il villaggio avrebbe potuto trovare un rifugio sicuro e qualcuno disposto ad aiutarlo.
 
Hans giunse nella vallata, il sentiero proseguiva attraverso i campi incolti. Avvicinandosi al corso d’acqua il tenente notò qualcosa di strano, scorse delle ombre e delle luci sulla strada, il percorso era bloccato. Si trattava di un posto di guardia, il ponte era presidiato dai gendarmi della Garda[1].
Schneider esitò, rifletté qualche istante, poi si allontanò dal sentiero e scese al fiume. Non aveva altra scelta, doveva raggiungere l’altra sponda a nuoto. La distanza non era eccessiva, ma l’acqua gelida e la forte corrente non erano elementi a suo favore.
Il tedesco si fece coraggio, non poteva esitare davanti al primo ostacolo, così prese un profondo respiro e si immerse in acqua. Per un giovane atletico come lui quella traversata a nuoto non sarebbe stata particolarmente difficoltosa, ma in quelle condizioni l’impresa fu alquanto problematica. Hans si ritrovò a lottare contro la corrente, appesantito e intralciato dallo zaino e dai vestiti.
Finalmente raggiunse la riva, a fatica riemerse dall’acqua e strisciò nel pantano. Arrancò fino a un riparo dietro ad una grossa roccia dove poté fermarsi e riprendere fiato. La fasciatura si era sciolta e la ferita aveva ripreso a sanguinare. La divisa invece era fradicia e macchiata di fango. Non era così che aveva immaginato la sua prima missione come agente segreto.
Il giovane si poggiò al masso e lentamente si rialzò sulle gambe tremanti, il suo corpo fu scosso da un intenso brivido di freddo. D’istinto rivolse lo sguardo al ponte, non notò nulla di preoccupante, nessuno sembrava essersi accorto della sua presenza.
Schneider si voltò in direzione della sua meta e zoppicando si allontanò nell’oscurità.
 
***
 
Il locale era quasi deserto, quel pub restava uno dei pochi luoghi sicuri per i militanti dell’IRA.
Declan ordinò il secondo bicchiere di whiskey e tornò a sfogliare le pagine del giornale. Si soffermò a leggere le notizie riguardanti la guerra. Un articolo era dedicato a un valoroso pilota della RAF, un irlandese che combatteva a fianco degli inglesi.
O’ Riley osservò la fotografia che mostrava il giovane aviatore davanti al suo velivolo, la fiancata dello Spitfire era stata decorata con il simbolo irlandese dello Shamrock.
Quell’articolo era stato pubblicato per propaganda, molti irlandesi avevano deciso di arruolarsi nell’Esercito britannico per dare il loro contributo in quella guerra. Anche alcuni membri dell’IRA avevano stabilito che combattere i nazisti fosse più importante che portare avanti la lotta per la riunificazione.
Declan non condivideva questa scelta, ma già da tempo aveva smesso di frequentare certi ambienti dove venivano esaltate con fin troppo entusiasmo le teorie fasciste e nazionalsocialiste.
Egli era sempre stato un fervente repubblicano, era figlio della Rivolta e questi ideali erano radicati in lui rafforzandosi nel tempo.
O’ Riley ripiegò il giornale, in quel momento Maguire entrò nel locale dirigendosi a passo sicuro verso il suo tavolo.
«Non pensavo che fossi già qui» disse occupando la sedia vuota.
«Il messaggio diceva che era urgente»
«In effetti ti devo parlare di una questione importante»
Charles si guardò intorno per assicurarsi che quel tavolo fosse abbastanza appartato.
«Puoi stare tranquillo, questo è un posto sicuro»
«Quel che devo dirti è un segreto anche per i nostri compagni»
«La cosa sembra interessante…»
Maguire estrasse dal taschino interno della giacca una confezione di Sweet Aftons offrendone una all’amico.
Declan si portò la sigaretta accesa alle labbra ed espirò una nuvola di fumo.
«Allora di che si tratta?»
«È una faccenda che riguarda la guerra»
O’ Riley ripensò al loro ultimo incontro.
«Una difficoltà per l’Inghilterra, una possibilità per l’Irlanda» ricordò.
«Se la Germania vincesse la guerra potremmo sfruttare la situazione a nostro vantaggio»
«Credi che i tedeschi siano la soluzione? Diamine, devi essere già ubriaco!»
Charles rimase in silenzio, Declan iniziò a insospettirsi.
«Da quando sei diventato un sostenitore della Germania?» domandò con tono serio.
«Da quando ho avuto modo di conoscere meglio i tedeschi»
«Non dirmi che ti sei iscritto al Partito!»
«No, ma ho incontrato alcuni rappresentanti»
«Perché?»
«Perché ci stanno offrendo una possibilità»                                                               
Il giovane scosse la testa, quella faccenda era sempre più pericolosa. Sapeva che Maguire non era un simpatizzante di estrema destra, ma la questione restava preoccupante.
«L’IRA ha concluso accordi con la Germania» rivelò Charles.
«Dunque da adesso prendiamo ordini da Hitler?»
«Dannazione Declan, vuoi lasciarmi il tempo di spiegare?»
Il suo compagno cercò di trattenersi.
«Si tratta di un’alleanza, è un compromesso che dovremo accettare per sconfiggere l’Inghilterra. Esiste un piano, ma per realizzarlo dobbiamo collaborare con i tedeschi»
«Chi è a conoscenza di questi accordi?»
«Soltanto il Comando e le unità coinvolte»
«Perché stai dicendo a me queste cose?»
«Sei la persona di cui mi fido di più al mondo, voglio sapere se posso contare su di te»
O’ Riley bevve un lungo sorso.
«Se rifiutassi mi considereresti un codardo, vero?»
«No, posso comprendere le tue ragioni»
«Quando mi sono unito all’IRA ho giurato che avrei fatto di tutto per il bene della Repubblica. Da quel momento non ho mai esitato a compiere il mio dovere»
«Lo so»
«Ho commesso dei crimini in nome della Libertà, la mia coscienza non è pulita, ma non ho mai tradito i miei ideali»
«Tu sei un buon soldato, per questo ho bisogno di te»
«Se dipendesse solo dalla mia volontà ti direi che non voglio avere nulla a che fare con questa faccenda»
Charles non si sorprese per quella risposta.
«Ma in gioco c’è il destino della nostra Nazione e se rinunciassi tradirei il mio giuramento»
«Allora? Che cosa pensi di fare?»
Declan poggiò il bicchiere vuoto sul tavolo: «credo che prenderò altro whiskey»
 
***
 
«È arrivato il rapporto riguardante quella sparatoria a Dublino» disse l’agente Smith porgendo il fascicolo al suo collega.
Hart diede una prima occhiata ai documenti.
«L’agente Ryan stava indagando su un caso che aveva come obiettivo l’arresto di un gruppo di militanti attivo nella capitale, il G2 aveva pianificato una retata in un rifugio nel quartiere di Drumcondra»
«Qualcosa però deve essere andato storto»
«I militanti si sono difesi, si sono barricati all’interno e hanno opposto resistenza. Erano ben organizzati: due mitragliatrici alle finestre e un cecchino appostato sul tetto»
«È per questo che quei criminali sostengono di appartenere a un esercito»
«Ryan è stato colpito da tre proiettili, due al petto e uno alla testa, l’ultimo è stato fatale»
«Hanno preso qualcuno?»
«No, dopo la sparatoria i militanti sono riusciti a fuggire»
«Adesso capisco perché le autorità irlandesi hanno ancora bisogno di noi» commentò Smith.
Hart rimase perplesso: «c’è qualcosa che non mi convince»
«Credi che abbiano omesso dei dettagli nel rapporto?»
«No, ma…questa sembra una vera e propria imboscata»
«Un’imboscata?»
Radley annuì: «è probabile che i militanti sapessero di essere sorvegliati e abbiano teso una trappola per gli agenti del G2»
«È un’ipotesi interessante»
Egli richiuse il fascicolo, in quell’istante un caporale si affacciò alla porta.
«Agente Hart, il capitano Lewis ha chiesto di lei»
Radley obbedì prontamente, nel momento in cui salutò il suo collega e varcò la soglia realizzò che non sarebbe tornato presto in quell’ufficio, il suo superiore aveva altri piani per lui.
 
***
 
Quel mattino il cimitero di Glasnevin era avvolto dalla nebbia e dal silenzio.
James Donnelly sostò qualche istante davanti alla tomba di Michael Collins, erano trascorsi quasi vent’anni dalla sua morte, eppure l’Irlanda sembrava ancora piangere la sua scomparsa.
Probabilmente la Repubblica avrebbe raggiunto grandi risultati sotto la guida di un leader che aveva combattuto per la Libertà. Collins però era un soldato, non un politico, e come un vero soldato era morto sul campo di battaglia.
James superò il monumento e si inoltrò nel camposanto per assistere alla sepoltura del suo collega. L’agente Ryan era stato ucciso la notte precedente in uno scontro a fuoco, negli ultimi mesi l’IRA era tornata ad essere al centro dell’attenzione per i servizi segreti irlandesi.
Donnelly rifletté sulla situazione. I ribelli avevano dimostrato di essere disposti a combattere, ma l’uccisione di un agente del G2 avrebbe avuto le sue conseguenze. Di certo qualcosa si sarebbe mosso all’interno del Castello, questo significava che presto anche lui sarebbe stato coinvolto.
James rimase in disparte, soltanto quando la cerimonia fu conclusa si avvicinò per porgere le sue condoglianze alla vedova. Strinse la mano della donna, la quale tremava per i singhiozzi. Con tono rassicurante proferì qualche frase di circostanza, consapevole di non poter fare altro.
Non conosceva Ryan, almeno non personalmente, il loro rapporto era sempre stato esclusivamente professionale. Le informazioni che ricordava su di lui le aveva lette nel suo fascicolo.
Donnelly si allontanò dalla piccola folla, ma non si avviò subito verso i cancelli. Percorse una stradina di ghiaia e camminando tra le foglie secche raggiunse un’altra sezione del cimitero. Egli continuò a vagare tra le lapidi, infine si fermò davanti a una semplice croce di pietra sulla quale era stato inciso lo stemma del National Army[2].
Era trascorso molto tempo dall’ultima volta in cui aveva fatto visita alla tomba di suo padre. Inevitabilmente ripensò ai momenti che aveva trascorso insieme al genitore prematuramente scomparso.
James era ancora immerso in quei malinconici ricordi quando all’improvviso fu riportato alla realtà.
«Agente Donnelly»
Il giovane alzò lo sguardo riconoscendo la voce del capitano Kerney.  
«Non ho ancora avuto occasione di congratularmi con lei per l’ottimo lavoro sul campo»
«Ho solo svolto il mio dovere»
«Ha dimostrato di essersi davvero meritato la sua promozione» affermò l’ufficiale stringendo la sua mano.
«Grazie signore»
L’uomo osservò la lapide.
«Ero certo che lei avrebbe fatto carriera, non mi sarei aspettato altro dal figlio del tenente Donnelly»
«Lei conosceva mio padre?»
Il capitano annuì: «egli era un ufficiale valoroso, un vero eroe»
«Purtroppo ricordo poco di lui, avevo sette anni quando è morto»
«Era un uomo leale e onesto, è giusto che voglia seguire il suo esempio»
«Probabilmente ho ereditato anche la sua determinazione»
Kerney sorrise: «in effetti lei assomiglia molto a suo padre»
«Sono in molti a sostenerlo»
«Sono certo che se potesse vederla in questo momento sarebbe orgoglioso di lei»
James rimase impassibile.
«Domani si presenti nel mio ufficio, credo che lei sia la persona adatta per occuparsi di una certa questione…»
«Certo signore»
Il capitano annuì con un cenno, poi si congedò lasciando James nuovamente solo davanti alla tomba del padre.
Egli osservò con attenzione la fotografia ormai sbiadita, probabilmente era stata scattata pochi mesi prima della sua morte. L’uomo ritratto non poteva avere più di trentacinque anni, indossava la divisa da ufficiale ed era in posa con un atteggiamento fiero e deciso. 
Negli anni James aveva sentito diverse storie su di lui, i suoi commilitoni lo raffiguravano come un perfetto comandante. Il ricordo di suo padre era stato sicuramente idealizzato dopo la sua morte, un fondo di verità però doveva essere rimasto.
James rivolse un ultimo sguardo a quel volto, forse il tenente Donnelly era davvero stato un eroe della Guerra Civile, ma ai suoi occhi non aveva importanza.
Una sola cosa era certa: lui non era come suo padre.
 
 
 
 

 
Note
 
[1] Polizia nazionale della Repubblica d’Irlanda.
 
[2] Durante la Guerra Civile (1922-1923) i militanti dell’IRA per opporsi al Trattato anglo-irlandese combatterono contro l’Esercito irlandese (National Army) supportato dagli inglesi.
   
 
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