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Autore: Harry Fine    22/01/2021    2 recensioni
Una guerra terrificante si svolgerà presto sulla Terra. Ma i nemici da combattere sono tutto fuorchè convenzionali. Non sono esseri umane, ma macchine provenienti dallo spazio capaci solo di distruggere tutto quello che trovano sulla propria strada. E per sconfiggerle sarà necessario un esercito altrettanto nuovo, letale e pronto a tutto. L'esercito degli androidi Yorha, composto da valorosi volontari. Ma davvero ne varrà la pena?
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Threesome
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Momoko stava suturando l'ennesima ferita sul corpo di uno Yorha, come stava facendo ormai da ore. Moltissimi dei loro commilitoni avevano iniziato ad arrivare dal campo di battaglia poco dopo l'inizio dell'attacco, ricoperti di ferite sanguinolente, lividi e abrasioni ovunque.

Alcuni si erano avvicinati alla tenda letteralmente strisciando sul terreno, trascinando le gambe rotte o direttamente monconi, e i tipi H non avevano avuto tempo di pensare: avevano solo potuto iniziare i trattamenti più in fretta possibile.

L'albina aveva appena finito di rimettere a posto un lungo squarcio sullo stomaco di un tipo C e la conseguente emorragia, ma ce n'erano tantissimi altri sulle barelle che avevano bisogno di cure urgenti, e tutti loro potevano trattare solo un paziente per volta.

Molti di loro stavano esaurendo le forze. Lei stessa non era esattamente in forma: le sue tempie pulsavano per la stanchezza e anche le sue abilità curative stavano iniziando a perdere efficacia. E sapere che tutti i suoi amici erano sul campo, col rischio di morire o ricevere ferite altrettanto gravi non la aiutava.

Non aveva visto nessuno di loro nella loro tenda, il che era una specie di conforto, ma avrebbero potuto essere nelle altre, o peggio, morti da qualche parte, e quel pensiero continuava a occupare la sua mente come una insopportabile zanzara.

《…moko? Momoko? MOMOKO!》 Una voce maschile la riscosse dai suoi pensieri.

《Chi…?!》 Si girò, incrociando lo sguardo del primario e della sua partner, una donna di colore dalle labbra carnose, la testa rasata e lo sguardo perennemente duro, nota come 44H.

《Ah, primario? Le serve qualcosa?》 Chiese, trattenendo uno sbadiglio.

《Vorrei che provaste tutti a riposarvi un po'. Non combinerai nulla se continui a lavorare a questo ritmo. Ci penseremo io e Anna qui.》 Rispose lui, accennando alla donna accanto a lui.

La giapponese emise un sonoro sospiro. 《Com'è la situazione?》

《Siamo riusciti a sistemare molti dei casi più critici. Il vero problema sono i danni mentali però: una donna ha visto una biomacchina sventrare il suo partner e abbiamo dovuto metterla sotto anestesia.》

《E non è l'unica. Dopo questa battaglia, molti soldati avranno bisogno di cure psichiatriche serie, e non credo che i generali ne saranno felici, ma ora riposa. Qui ci penso io.》 Commentò Anna.

Momoko annuì, riuscendo finalmente a sedersi e tirare un sorriso di sollievo, cercando di recuperare le forze, però un attimo dopo qualcosa la travolse in pieno come un pugno nello stomaco, togliendole il fiato.

La sua schiena impattò contro la parete dietro di lei e l’unico motivo per cui non crollò lunga distesa per terra fu perché era stata abbastanza veloce da tenersi ad uno dei tavoli autoptici.

Sentiva le gambe molli e la testa girare, ma soprattutto non aveva la minima idea che cosa fosse successo! Era come se un'onda d'urto l'avesse centrata in pieno petto: dei rivoli di olio rosso scendevano dalla sua bocca e sentiva un dolore sordo in tutto il corpo. E non era la sola.

Il primario e la sua partner erano crollati a carponi davanti a lei, un’inquietante schiuma rossastra che usciva dalle loro bocche, ed erano scossi da tremiti incontrollati. E lo stesso valeva per tutti gli altri Yorha presenti.

Quelli che avevano appena finito di operare erano quelli in condizioni peggiori: l’ultimo aveva gli occhi rivoltati all'indietro, iniettati di rosso e con la stessa schiuma dalla bocca.

《Che diavolo sta succedendo?!》 Si chiese la donna, sforzandosi di pensare.

Era come se qualcuno le avesse dato fuoco al cervello, le tempie che pulsavano, ma si costrinse a rimuginare lucidamente e non farsi prendere dal panico: era una tipo H. Poteva guarire gli altri, ma anche sé stessa!

Si portò una mano sulla fronte e fece un ulteriore sforzo per adoperare i propri poteri per schiarirsi la mente e sbarazzarsi del dolore.

La tenue luce verde la circondò all’istante e lei emise un sospiro di sollievo, sentendo il capogiro e gli altri sintomi attenuarsi sempre di più e le forze tornare in suo possesso.

Appena ebbe finito, si chinò immediatamente sul primario e Anna per guarire anche loro. Non sapeva se quella fosse l'ennesima trovata delle biomacchine o qualche altra catastrofe, ma non aveva tempo di pensarci. Se le tende mediche fossero state distrutte, tutti loro sarebbero stati in grave pericolo!

Mise la mano sulla testa dell’uomo, iniziando a rilasciare la sua aura curativa, ma la sua mano scattò con uno spasmo innaturale e le bloccò il polso con una presa ferrea.

《Primario, ma che sta facendo!?》 Disse lei, tentando inutilmente di liberarsi, mentre il suo collega si voltava con uno scricchiolio nauseabondo.

I suoi occhi rossi e infetti la guardarono con ira, mentre le si buttava addosso a peso morto in tutta la sua considerevole statura!

L’albina si ritrovò con le sue mascelle piene di schiuma rossa che schioccavano a pochi centimetri dal suo volto, tenute lontane dalla sua sola mano libera, mentre tentava disperatamente di liberarsi dalla stretta scalciando e prendendolo a ginocchiate. Ovviamente fu tutto inutile: la differenza di forza fisica era davvero troppo grande.

Maledicendo per l'ennesima volta la sua statura infima, lasciò andare il primario, che abbatté con foga il proprio volto spiritato nel pavimento a poca distanza da lei nel tentativo di morderla.

La ragazza ne approfittò per Sfuggire dalla sua presa, ignorando gli schizzi rossi e il rumore inquietante del suo cranio, ma dovette subito abbassarsi perché anche Anna provò a piombarle addosso con un verso animalesco, i suoi occhi rossi e folli che la guardavano rabbiosi.

Momoko si girò terrorizzata, le mani già strette sui suoi ventagli notando che non erano gli unici in quelle condizioni: gli androidi che avevano lavorato accanto a lei nelle ore precedenti ora la guardavano senza riconoscerla, le braccia e le teste che si muovevano in scatti convulsi, e persino i feriti sulle barelle si stavano alzando, ignorando le ferite e l'olio rosso che scendeva a fiumi dagli arti riattaccati e dagli altri orifizi del corpo, tutti con la bava alla bocca e quei maledetti occhi rossi puntati su di lei.

Era uno spettacolo raccapricciante, ma la giapponese sapeva che se avesse esitato l'avrebbero fatta a pezzi, perciò non perse tempo. Con uno scatto afferrò una delle grosse valige per le scorte mediche appese alla parete e si diresse a tutta velocità verso l’uscita.

Aveva preparato quella valigia nel caso i suoi amici avessero avuto bisogno di cure mediche di emergenza: il materiale di cui era fatta era duro come titanio, una perfetta protezione per il contenuto, ma in quel momento era anche un perfetto corpo contundente!

Quando i corrotti cercarono di impedirle di passare, la usò come una mazza, abbattendola con veemenza sulla testa di tutti quelli che le si paravano davanti, causando una pioggia di lunghissimi schizzi rossastri e scricchiolii rivoltanti, e si catapultò fuori dalla tenda medica, scappando con tutte le energie che aveva.

Le avevano strappato via la benda la benda e aveva vari graffi e strappi sul vestito, le cosce, le braccia e la schiena causati dalle loro unghie e denti, e non si era accorta di star singhiozzando fino a quando non si fermò davanti ad uno dei palazzi ormai in rovina di Los Angeles.

Il primario e tutti gli altri erano stati infettati e corrotti davanti a lei, e come quando Emily e il resto della loro prima squadra avevano subito la stessa sorte nella giungla, lei non era riuscita a fare nulla per impedirlo. Anzi, si era persino salvata lasciandoli indietro!

Iniziò ad introdursi nella città il più silenziosamente possibile, cercando di far smettere quelle maledette lacrime e i suoi singhiozzi.

Era una cosa che non aveva senso! Come poteva essere sempre lei a sopravvivere quando così tanti altri erano morti!?

Un folto gruppo di guaritori, suoi colleghi, era appena stato contagiato da un virus logico potentissimo di origine sconosciuta e per qualche ragione solo lei era stata risparmiata. Eppure aveva sentito quella specie di onda d'urto.

Doveva essere quella il metodo di trasmissione, un'arma a sorpresa nel caso il server fosse stato distrutto e la battaglia finisse in favore degli Yorha. Ma allora perché lei non era stata contagiata? Perché non era stata riprogrammata istantaneamente come tutti gli altri?

Un brivido le scese lungo la schiena: se i suoi amici erano stati colpiti, c’erano buone probabilità che fossero stati ridotti anche loro a dei corrotti senza cervello. Se li sarebbe ritrovati davanti? Avrebbero provato ad ucciderla? Avrebbe dovuto ucciderli lei? Era l'unica rimasta di tutta la loro squadra?

Stringendo i pugni si addentrò in città. Poteva già sentire i suoni di un combattimento frenetico in lontananza: urla rabbiose e disarticolate, ma comunque di persone, che la portarono a sbrigarsi. Non c'era tempo da perdere. Se c'era anche solo una possibilità di trovare altri Yorha non corrotti, doveva provare.

**

Rahl piantò l’ennesimo proiettile nel cranio di un corrotto, di un uomo che fino a pochi attimi prima stava festeggiando la vittoria accanto a lui.

Inizialmente non si era nemmeno reso conto di che cosa fosse successo. Aveva sentito solo una specie di terribile scarica che lo aveva fatto crollare per terra a contorcersi dal dolore e perdendo olio da bocca, occhi e orecchie.

Becky era caduta accanto a lui, nella stessa situazione, in posizione fetale, gemendo dal dolore mentre lacrimava rosso e Restava aggrappata al suo fucile come un’ancora di salvezza. E tutti gli altri Yorha attorno a loro e sul terreno erano caduti lunghi distesi, urlando di dolore e paura con quella raccapricciante schiuma rossa alla bocca.

Ma quello che era venuto dopo era stato ancora peggio: le urla e i gemiti si erano interrotti di colpo dopo un paio di minuti e si erano rimessi tutti in piedi in un costante scricchiolare di muscoli e strutture, e quando li aveva visti aprire gli occhi, le loro iridi erano tutte rosse di corruzione.

E subito dopo era scoppiato un massacro. Ogni singolo androide si era gettato addosso a quello più vicino in un continuo schioccare di mascelle e stridere di armi, facendo piovere olio rosso e componenti maciullate dappertutto.

Rahl si era ritrovato fradicio di quella sostanza in un attimo, il che sicuramente non lo aiutava. Aveva provato a tirarsi su facendo leva sulle braccia, ma le vertigini e la debolezza lo avevano fatto crollare nuovamente lungo disteso in preda ai conati.

Si girò disperatamente alla ricerca di Becky, pregando di non vederla in mezzo alla folla di corrotti impazziti, e la trovò a terra poco lontana, circondata dai loro ex alleati mentre tentava di sollevare il fucile per difendersi da eventuali attacchi.

《Anf… anf… Becky!》 La chiamò, ricominciando a mettersi in piedi. 《Dobbiamo… dobbiamo andarcene di qui!》

La rossa si voltò a guardarlo, confusa, ma i suoi occhi si accesero di speranza appena lo vide ancora sano come lei.

Con uno movimento di cui non si credeva capace, schivò una ragazza prima che le arrivasse addosso, e usò il suo fucile come bastone per tirarsi su. In men che non si dica, tutti i corrotti provarono ad attaccarla, snudando spade e denti, però lei, nonostante la vista appannata dalle lacrime di olio rosso, usò il fucile come una mazza, spedendone tre all’indietro e piantando un proiettile nello stomaco di una di loro.

Corse il più in fretta che potè verso il suo amico, facendosi largo a suon di proiettili e mazzate e costringendo le gambe molli a obbedire al suo volere, e lo aiutò a ritrovare l’equilibrio.

A quel punto, anche l'albino aveva tirato fuori il fucile e il lanciafiamme e aveva aperto il fuoco alla cieca, riducendo i suoi ex commilitoni a cadaveri carbonizzati e lanciandosi poi a rotta di collo giù per le scale antincendio insieme alla ragazza.

I due sentivano chiaramente i passi strascicati dei corrotti e i loro versi proprio dietro di loro, ma le vertigini stavano rendendo estremamente difficile prendere la mira ed erano persino in estremo svantaggio numerico.

《Dobbiamo trovare un posto in cui nasconderci! In queste condizioni moriremo entrambi!》 Urlò il più alto dopo aver mancato il bersaglio per l’ennesima volta.

La rossa annuì, ma appena uscirono fuori dall’edificio videro che la situazione era la stessa anche lì: Yorha corrotti che si attaccavano e smembravano a vicenda senza alcuna pietà o controllo sulle proprie azioni. Dove potevano trovare un posto in cui trovare rifugio!?

L’albino strinse i denti. Vedere tutti quei poveretti ridotti così gli faceva temere che anche King e Kyran fossero andati incontro a quella fine: riprogrammati fino alla pazzia da un maledetto virus che chissà perché aveva risparmiato lui e la sua amica e lasciati a smembrarsi con tutto il resto dell’esercito.

Però non ebbe tempo di pensarci, perché ormai tutti quanti si erano accorti della loro presenza e li stavano caricando a testa bassa e armi pronte!

Represse preoccupazione e vertigini, puntò nuovamente le sue braccia armate e cominciò a correre verso la direzione opposta insieme alla ragazza.

I suoi proiettili non erano precisi come al solito: il suo campo visivo continuava ad oscillare e fargli sbagliare mira e correre di certo non lo aiutava. Per ogni colpo che andava a segno, un altro andava a vuoto e purtroppo non sarebbero riusciti a resistere ancora per molto.

 《Becky, alla prima biforcazione separiamoci e scappa via: torna agli aereoscheletri e vai al Bunker a cercare aiuto e non ti guardare mai indietro. Io li distrarrò per darti il tempo necessario di raggiungere la zona di atterraggio.》

《Scherzi?!》 Chiese lei, ricaricando la sua arma. 《Non ho intenzione di abbandonarti. Se devo morire, almeno lo farò coprendo le spalle ad un amico.》

L'albino, per quanto toccato, avrebbe voluto ribattere che non era quello il momento di fare gli eroi, ma fu costretto a concentrarsi solo sui nemici in arrivo. Erano un gruppo piuttosto folto e c'erano varie unità G tra di loro.

Se avessero aperto il fuoco sarebbe stata la fine: erano solo in due, per di più scoperti, per nulla in forma e senza nessuna protezione contro gli attacchi delle armi Yorha: prima o poi avrebbero finito le munizioni e se non fossero riusciti a scappare sarebbero stati ridotti in pezzi!

Ma poi gli venne in mente un’idea: infilò una mano tremolante in una delle sacche della tuta in cui aveva nascosto le sue riserve di proiettili e ne tirò fuori un oggetto scuro dalla forma leggermente ovale e una sorta di gancetto sulla sommità.

Era un'arma che gli aveva dato Athal, in caso “si fosse ritrovato in una situazione bollente e avesse avuto bisogno di una marcia in più”. E la situazione non poteva essere più disperata!

Strappò immediatamente il gancio con i denti e lanciò la sua nuova arma proprio in mezzo al gruppo nemico. 《Becky,  buttati a terra!》 Urlò, sdraiandosi sul terreno.

La ragazza lo imitò subito, giusto in tempo per vedere quell’ordigno esplodere e rilasciare decine di schegge tutto attorno, trapassando e uccidendo qualunque cosa fosse abbastanza vicina all’epicentro dello scoppio e confondendo gli altri.

La rossa non ebbe nemmeno il tempo di complimentarsi per quella trovata, che l'albino l'aveva già afferrata per un polso e aveva iniziato a correre attraverso i vicoli cittadini, la mano che volava verso la ricetrasmittente sul suo orecchio.

《Qui unità 46G, di stanza a Los Angeles. Le biomacchine hanno lanciato un massiccio attacco virale in seguito alla distruzione del server. Comunico che probabilmente quasi tutte le unità alleate siano state corrotte, richiedo sostegno immediato dal Bunker!》

Aspettò una replica qualsiasi, eppure Nessuna voce rispose alla sua chiamata: nelle orecchie poteva sentire solo un lieve ronzio di interferenza.

《Accidenti.》 Sibilò tra i denti, la testa che riprendeva a girare e l'olio rosso che gli colava dalle labbra.

《Che… che succede?》 Chiese la rossa, col fiatone e anche lei in preda a farti dolori.

《Non riesco a contattare il Bunker. C’è una specie di interferenza che blocca il segnale. Siamo tagliati fuori completamente!》 Rispose greve, Sentendo le gambe sempre più pesanti e rigide e la vista annebbiarsi.

Si girò per vedere la situazione: L’orda di corrotti li stava ancora inseguendo, pronta ad ammazzarli , ma fortunatamente erano troppo goffi e selvaggi per riuscire a tenere il passo ora che erano così distanti in quella gigantesca rete di strade.

Con un sospiro di sollievo, l'albino spinse Becky in uno dei vicoli lì accanto, piantando un proiettile del petto di un corrotto che si stava aggirando lì dentro in attesa.

Lui crollò a terra morto, ma anche Rahl crollò in ginocchio: ormai non aveva più energia per correre, anzi gli sembrava che il suo corpo pensasse una tonnellata, e neanche la sua amica sembrava farcela più: era appoggiata ad un palazzo, pallida come un cencio e scossa da lievi tremori, come se avesse la febbre.

Qualunque cosa gli avessero fatto le biomacchine, non li aveva infettati del tutto per qualche motivo, ma avrebbe finito comunque per ucciderli entrambi se i corrotti li avessero trovati ridotti in quella maniera. L'unica fortuna era che Los Angeles era una città enorme e piena di posti per nascondersi e provare a riposare.

《Che cosa facciamo Rahl?》 Chiese la rossa.

《Ora… prova a riposare un po’. Appena ci saremo ripresi a sufficienza… tenteremo al Bunker a cercare aiuto.》

La osservò sdraiarsi con un sospiro stremato, per poi ritornare a sorvegliare l'entrata del vicolo per un tempo che gli parve infinito, il suo corpo che tremava in uno stato simile alla febbre.  

Dopo un periodo indefinibile, vide due figure alte e slanciate arrivare arrancando verso di loro: erano entrambe ricoperte di olio rosso dalla testa ai piedi, tanto che non riusciva a distinguere quasi nulla dei loro tratti, se non che fossero un maschio e una femmina. Le loro armature erano quasi del tutto distrutte, avevano perso le maschere e avevano un'aria vagamente allucinata in viso.

L'albino digrignò i denti e si alzò con fatica, sentendo stridere le lenti e gli ingranaggi di rame del suo braccio mentre lo trasformava per l'ennesima volta. Puntò la canna del fucile verso le due figure, pronto a sparare, Becky accanto a lui era ormai sveglia e nella stessa posizione, ma poi il maschio si fece avanti. 《Rahl... sei tu!》

L’inglese rimase a bocca aperta: sorpresa, dubbio, felicità, sollievo e tensione si mischiarono nel suo petto sentendo quella voce, lasciandolo indeciso su che cosa fare, ma gli bastò guardare quelle iridi grigi per avere una conferma.

Corse verso di lui, soverchiando vertigini e fatica, e buttò le braccia al collo di King con un sospiro di gioia e sollievo, rischiando di fargli perdere l’equilibrio e dandogli un bacio sulle labbra.

《KING! Signore mio, sei vivo! Temevo che fossi… pensavo che il virus ti avesse… pensavo di non vederti più!》 Disse, non mollando la presa, mentre il ramato gli sorrideva imbarazzato, non abituato a quelle dimostrazioni d'affetto tanto plateali, e ricambiava la stretta.

《Fidati, c'è mancato poco. Eravamo proprio davanti al server quando quella maledetta onda ci ha colpiti. Non idea del perchè non siamo stati ridotti come gli altri, so solo che ci hanno attaccato immediatamente. Fortunatamente sia io che Natasha siamo piuttosto resistenti, ma ci hanno quasi ridotto a spezzatino un paio di volte. Però gli abbiamo reso il favore.》 Accennò alla russa accanto a lui.

Lei fece un semplice cenno del capo, ma venne travolta a sua volta dall'abbraccio di Becky, arrossendo sotto l'olio di cui era ricoperta.

《Natasha! Sono così felice di vederti sana e salva!》 Urlò la più bassa. 《Come ti senti? Siete feriti? E avete… per caso visto Athal o… Rafael?》

L’altra scosse la testa, stringendo le labbra tra i denti. 《Ci siamo fatti strada fin qua uccidendo tutti i corrotti che si mettevano davanti a noi, ma non abbiamo incontrato nessuno di loro. Non so se dire per fortuna o meno.》

《E purtroppo non possiamo attardarci a cercarli.》 Si intromise Rahl con aria grave.

《Che cosa!? Ma… e Rafael? E Momoko? Tutti gli altri?》 Chiese Becky. 《Non possiamo lasciarli qui!》

《Purtroppo non siamo sicuri che anche loro si siano salvati dalla corruzione. Non sono nemmeno sicuro del perché noi siamo stati risparmiati. Tutto quello che sappiamo è che le biomacchine hanno adoperato il server di Los Angeles come esca per attirare qui un gran numero di Yorha tutti insieme e poi li hanno corrotti con quella specie di onda d’urto. E sono pronto a scommettere che sia una strategia ideata dal padrone dei senzienti.》

《Ci hanno attirati con un'esca. Una strategia che potrebbero aver messo in pratica anche nelle altre città americane non ancora libere.》 Riflettè Natasha, un vago sentore di panico nella voce. 《E se questo fosse accaduto, vorrebbe dire che non solo l’America verrà invasa dai corrotti, ma anche che Europa e Asia resteranno scoperte!》

Un brivido scese lungo le loro schiene: Asia e Europa rappresentavano la componente più grossa in quanto a truppe e armi nel loro esercito, con l'America subito dietro. La distruzione di tre eserciti di quelle dimensioni tutti insieme avrebbe lasciato quei territori senza protezione. E perdere tre continenti e tutte quelle risorse in un colpo solo avrebbe significato perdere la guerra: le forze africane, oceaniche, artiche ed antartiche non sarebbero mai riuscite a sopperire a mancanze tanto gravi!

《Dobbiamo tornare immediatamente al Bunker e avvertire i generali. Se siamo fortunati, questo è stato solo un esperimento e c'è ancora speranza di salvare tutto. Altrimenti dovremo avvertirli di cosa sta per accadere ovunque!》 Sentenziò Rahl.

Tutti gli altri annuirono e si misero in marcia. Le vertigini e la continua perdita di olio continuavano a rallentarli e la città era invasa da branchi corrotti selvaggi che non avrebbero mai potuto battere in simili condizioni, ma dovevano raggiungere gli aereoscheletri il più presto possibile.

Però doversi nascondere da ogni gruppo di androidi impazziti sicuramente non facilitava il loro compito: i loro passi trascinati sembravano sempre ad un centimetro di distanza e la sensazione di essere seguiti li portava a scattare ad ogni minimo rumore.

Potevano sentire le urla, le risate folli e le continue risse tra quelli del fino a poco prima erano loro commilitoni e ad ogni passo, i loro piedi sguazzavano nell'olio rosso versato dalle loro ferite, i loro occhi non vedevano altro che le strade tappezzate di cadaveri.

Stavano costantemente a guardarsi le spalle, nascondendosi il più in fretta possibile appena li sentivano troppo vicini. Ma questo e le pause obbligate a causa dello stato pietoso in cui erano ridotti non facevano altro che ostacolarli. Dopo due ore, erano ancora piuttosto lontani dalla loro meta.

《Questa condizione di costante indebolimento è assolutamente insostenibile.》 Sussurrò Natasha stizzita, uscendo dell’ennesimo nascondiglio di fortuna.

《Finché siamo ridotti così è inutile compiere sforzi spropositati e rischiare di finire in una trappola. Se moriremo, tutto questo sarà stato inutile.》 Rispose Rahl, cercando di arginare la perdita di olio rosso dal suo naso.

Tutti gli altri si dissero d'accordo, seppure a nessuno dei tre piacesse essere ridotti a dei rottami, ma non avevano più la voglia o le forze per discutere.

Tentarono di stendersi, cercando di riposare almeno una mezz’ora prima di rimettersi in marcia, ma un boato tremendo riempì l’aria, costringendoli a tapparsi le orecchie, e l'asfalto sotto i loro piedi si spaccò violentemente, lanciandoli violentemente indietro, mentre vari giganteschi grattacieli di Los Angeles venivano avvolti da una coltre di fiamme e fumo, crollando in una pioggia di vetro e calcinacci che creò un enorme polverone.

King fu il primo a rimettersi in piedi, nonostante il mal di testa, la mano che volava all'elsa della spada e gli occhi che scattavano da tutte le parti alla ricerca di un nemico. Non sapeva che diavolo fosse successo a quei palazzi, però c'era qualcuno che si nascondeva nel fumo, ne era certo.

Becky, proprio accanto a lui, sparò contro un’ombra nel mezzo della cortina, ma mancò il bersaglio. Anche uno dei proiettili di Rahl andò a vuoto, ma la falce di Natasha riuscì a tagliare via un braccio, ma il suo proprietario riuscì a scappare con un sibilo di dolore.

《Maledetti. Venite fuori se avete il coraggio!》 Ringhiò il ramato, cercando di trovare un bersaglio in mezzo a quella dannata nube.

Un suono di passi velocissimi li colse tutti alle spalle, mentre un corrotto abbronzato e armato di guantoni d'arme provava a piombargli addosso.

Il ragazzo cercò di reagire nonostante i riflessi rallentati, ma una lunghissima frusta scintillante lo battè sul tempo, attorcigliandosi attorno al collo del nemico, spezzandolo e piegandolo in maniera innaturale, troncando sul nascere un urlo e facendolo crollare a terra morto.

《Uff. Un altro è andato. Ma È mai possibile che tutti i disastri debbano succedere oggi!? Ci toccasse almeno qualche fusto come nemico invece di questi cosi…》 Urlò una voce femminile dal bel mezzo della nube, mentre la figura familiare di Athal usciva dalla nube. Era ricoperta di olio e polvere, ma era chiaramente viva e soprattutto molto seccata.

《State tutti bene? Vi hanno ferito?》 Chiese una seconda voce, maschile stavolta, mentre Ivan si posizionava accanto a lei, anche lui sporco, con un lungo tanto in fronte e l'armatura ammaccata, ma vivo. Il gigantesco scudo ben saldo sul braccio e rosso a causa dell'olio.

《Non preoccuparti Ivan. Siamo ancora interi, per ora.》 Commentò un’altra voce di donna, mentre Momoko, Kyran, Ishley e Ivar si affiancarono ai loro compagni uno per uno, tutti coperti di ferite, sporcizia e olio, però con gli occhi colmi di determinazione e le armi pronte a tutto. 

   
 
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