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Autore: Viking86    22/01/2021    1 recensioni
Rachel è entrata nella vita di Chloe nel suo momento più buio. Chloe è entrata in quella di Rachel giusto in tempo per sostenerla quando il suo mondo è crollato. Il loro rapporto è forte, intenso, forgiato nel fuoco della sofferenza e potrebbe davvero salvare entrambe, o condannarle. Rachel è stato l'angelo di Chloe, ma anche il suo diavolo, così come Chloe è stata l'ancora di salvezza per Rachel e il suo più grande limite.
Life is Strange: Untold racconta la storia di Chloe e Rachel a partire dalla morte di William fino agli eventi di Life is Strange. Inizia subito dopo gli eventi di Before the Storm (con salti temporali indietro e avanti), ma ho fatto un lavoro di adattamento perché tutto corrispondesse il più possibile al canone originale.
Immersa nel contesto vitale di Arcadia Bay, la storia racconterà com'è nato il loro rapporto, come si è sviluppato e come la città e il mondo intorno a loro (sotto forma di coincidenze e altri personaggi, alcuni dei quali originali) abbia condotto a ciò che sappiamo (Dark Room).
Rachel e Chloe hanno avuto scelta o era destino?
Necessario aver giocato a BtS e LiS per poter cogliere i riferimenti (e i cambiamenti rispetto a BtS)
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Chloe Price, Mark Jefferson, Nathan Prescott, Rachel Amber
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Lost causes

 
“We are the reckless,
We are the wild youth
Chasing visions of our futures
One day we'll reveal the truth
That one will die before he gets there.”

Youth - Daughter

 
“C'è un modo di dire: ‘Il diavolo è più forte mentre guardiamo dall'altra parte’.
[…] Puoi provare ad avere ragione, puoi provare ad essere buono, puoi provare a fare la differenza.
Ma sono tutte cazzate. Perché le intenzioni sono irrilevanti. Non ci guidano, i demoni lo fanno.

E io?
Ne ho più di molti altri.”
Mr. Robot
 

Gli agenti Berry ed Corn arrivarono nel giro di dieci minuti, durante i quali David tenne Eliot immobilizzato. Joyce rientrò in casa. Il suo stupore era giustificato, conosceva Eliot da quando era un bambino, l'aveva visto crescere. Sparecchiò in silenzio insieme a Chloe e Rachel, mentre il ragazzo veniva arrestato. Quando David rientrò, fradicio di pioggia, pretese spiegazioni. Chloe fu costretta a raccontare che da qualche tempo Eliot si comportava da stalker e che non aveva detto nulla perché sperava la cosa si risolvesse da sola. Col suo solito modo di fare ruvido e severo, David la sgridò dicendo che avrebbe dovuto avvisare le autorità, che certe cose non vanno sottovalutate. Joyce gli mise un freno prima che scoppiasse un'ennesima litigata con Chloe, che fu trattenuta a sua volta da Rachel. David se ne andò sul divano, borbottando qualcosa sui ragazzini viziati col cervello fritto dai cellulari, prima di eclissarsi davanti alla tv! Joyce fu molto più gentile con sua figlia, assicurandosi che stesse bene. Preparò un tè per sé e le due ragazze, che consumarono in piedi in cucina. Infine, raggiunse il marito sul divano, mentre Chloe e Rachel si rifugiarono in camera al piano di sopra.
Appena raggiunta la camera, Chloe si accese una sigaretta. Appollaiata sulla sua scrivania, fissava fuori dalla finestra, attraverso la pioggia. Rachel, invece, perlustrò la stanza. Con tutto quello che era successo, solo in quel momento realizzò che stava finalmente per vedere la camera di Chloe! Era da mesi che desiderava esplorarla. Trovò singolare la miscela di punk rock e ricordi d'infanzia, con grande vantaggio del punk rock.

"La genialità è 1% ispirazione e 99% LSD", vide scritto sul muro.
Condivisibile!

“I Can’t sleep!” un’altra scritta proprio nei pressi del letto.
Graffiti motivazionali per dormire…

“Hole to another Universe”?
Poetico!
Ecco chi era che li disegnava in giro per la città! Rachel avrebbe dovuto sapere che si trattava di Chloe! Ricordava di aver certamente visto un Hole to Another Universe nel parcheggio del Two Whales e sul muretto del parcheggio della Blackwell.

"Credi negli universi paralleli?" chiese Rachel, mentre Chloe fumava in silenzio.
"Non lo so... probabilmente ha senso! Tipo teoria delle stringhe o roba così. Il problema è che tanto non puoi muoverti da quello in cui ti trovi, quindi... siamo fottuti!"
Rachel continuò l'esplorazione.
Poster di band metal, uno squalo di peluche, tre skateboard scassati, alcune lattine di birra vuote, una foto che ritraeva Chloe bambina con capelli lunghi e in mano un premio, accanto a un uomo alto dallo sguardo fiero che doveva essere suo padre. Il vetro era rotto, colpito in un punto o per una caduta o distrutto in un momento d'ira.
"Ho letto da qualche parte che ogni scelta che facciamo o non facciamo dà vita a un nuovo universo. Come se tutto ciò che è possibile in un dato momento si realizzasse in qualche realtà alternativa." disse Rachel.
"Potrebbe essere davvero incasinato..." commentò Chloe sbuffando una nuvola di fumo.
Continuando l'esplorazione individuò una lampada luminosa a forma di orso abbraccione, su cui era stata messa una maschera veneziana e una collana.
Ok, questo è bizzarro Chloe!
Uno specchio su cui era appoggiato un cappello pirata, un canestro con scritto Bigfoots (corretto col pennarello in "Bigfeet Assholes") sopra il letto completamente disfatto, vestiti e cianfrusaglie sparse per terra.

Quella stanza ERA Chloe, sospesa tra un passato di cui aveva nostalgia e un presente pieno di rabbia sotto cui tentava di seppellirlo. Senza riuscirci. Sul lato del mobile accanto al letto, nei pressi della sveglia, Rachel notò un'altra foto attaccata con lo scotch. Chloe e suo padre sorridenti, con un'altra ragazzina dai capelli neri e lunghi. Probabilmente Max.
“Hella incasinato…” riprese il discorso Rachel “ma farebbe davvero comodo un universo di riserva in cui le cose sono diverse…” si pentì immediatamente di averlo detto. Le parole erano scivolate fuori dalle sue labbra senza che lo volesse.
Chloe si voltò a fissarla e, sorprendentemente, le sorrise: “E’ quello che penso ogni giorno del cazzo da due anni…”
Rachel ricambiò il sorriso e decise di cambiare immediatamente argomento!
“Mi piace la tua stanza! È molto… te!” sorrise Rachel.
“Ci è voluta una vita per renderla mia!” scherzò distrattamente Chloe, tornando a guardare fuori dalla finestra.
Rachel notò anche la borsa gialla piena di vestiti che aveva portato a Chloe alla discarica, il giorno de La Tempesta.
"Vedo che l'hai recuperata!" commentò Rachel indicandola.
Chloe si voltò e sorrise, prendendo un tiro di sigaretta.
"Si, quando ho visto che la pioggia non smetteva sono andata a riprenderla. I vestiti erano un po' zuppi, ma li ho lavati tutti."
Rachel appoggiò accanto ad essa il borsone verde che aveva portato da casa sua.
"Di sicuro i vestiti non mi mancheranno! Potrei traslocare!"
"Magari! Mi aiuteresti a tenere a freno il Coglionnello... l'hai davvero ipnotizzato stasera a cena!" scherzò Chloe.
"Solo grazie alle informazioni che mi avevi dato su di lui!" ammiccò Rachel.
"Ancora non capisco come cazzo fanno a piacerti le Dixie Chicks..." Chloe prese un tiro e sbuffò tentando senza successo di creare anelli di fumo.
"La vera domanda è perché non piacciono a te!"
"Perché io ho gusto!"
"Disse quella con la maglia di Hawt Dog Man..." replicò Rachel estraendo una maglietta con quello strambo personaggio dal cassetto dei vestiti di Chloe.
"Hey, rimettila via! Impicciona!" Chloe sghignazzò appoggiando la sigaretta nel posacenere e marciando verso Rachel, che allontanò la maglietta.
"No! Questa la uso io, mi sembra ottima per un pigiama party!"
"Mmmm...." Chloe si fermò, squadrandola dalla testa ai piedi. Aveva lo sguardo dell'immaginazione "Ok!"
"Felice che approvi!" ridacchiò Rachel, depositando la maglietta sulla sacca verde, da cui estrasse una pochette con spazzolino, dentifricio e altre necessità.
Chloe tornò a fumare alla finestra.
"Me ne offri una?" chiese Rachel.
Chloe senza parlare prese il pacchetto, con un gesto fece sporgere una sigaretta e gliela porse. Rachel la mise in bocca e Chloe gliela accese.
"Grazie!" si avvicinò sedendosi di lato sulla scrivania, appoggiandovi una coscia sopra.
"Le stronzate folli non finiscono mai eh?" commentò Chloe. Il primo velato riferimento a ciò che era appena successo.
"Un altro grande giorno ad Arcadia Bay..." disse Rachel citando il cartello all'ingresso della città.
"Pfft..." soffiò una risatina poco convinta Chloe "Mi spiace che quello stronzo abbia rovinato la cena..."
"Non l'hai mica invitato... oppure si?"
"In realtà gli ho teso una trappola... tutto è andato secondo i piani!" scherzò Chloe.
"Sei astutamente malvagia..." ghignò Rachel. Le due si scambiarono un sorriso cupo.
"Almeno stavolta quando ti è venuto contro non mi sono bloccata..." commentò Chloe.
"Cosa?"
"Non come... alla discarica o... con Mikey..."
"Ah..." Rachel prese un lungo tiro di sigaretta "Penso che dovresti smetterla di darti addosso."
"E' la mia specialità!"
Rachel sghignazzò e le diede uno scappellotto.
"Auch!"
"Sei fantastica Chloe..."
"L'importante è che ci credi tu. Lo fai abbastanza per entrambe!"
Rachel decise di non insistere, ma si rimise in piedi. Si avvicinò alla ragazza e le cinse il fianco col braccio sinistro. Il respiro di Chloe tremolò a quel contatto inaspettato, cui rispose piegando la testa di lato per appoggiarsi sui capelli di Rachel.
"Hai bisogno di parlare di quello che è successo?" propose Rachel.
"Nah... Eliot... ormai è andato. In tutti i sensi."
“È stato un amico, puoi fingere con tutti ma lo so che ti ha turbato..."
"Si beh... dimostra solo la mia teoria. Non ci si può fidare di nessuno..."
"Grazie!" commentò Rachel separandosi da Chloe e lanciandole un artificioso sguardo risentito.
"Ehm... a parte te ovvio!"
"Comodo dirlo adesso!" sghignazzò Rachel.
Chloe si grattò la testa e consumò fino al filtro la sigaretta, nascondendosi in una nuvola di fumo.
"Piuttosto..." Chloe cambiando discorso "...non voglio costringerti a parlarne, ma... cos'è successo a casa tua?"
Rachel stava tentando di evitare il discorso, ma un’altra parte di lei sperava che Chloe lo chiedesse. Prese l'ultimo tiro.
"Me ne offri un'altra?"
"Me la paghi?" scherzò Chloe.
Rachel strinse gli occhi mettendo un sorriso furbo. Si avvicinò a lei, chiudendo la distanza fra loro al punto che Chloe sentiva il suo respiro sul collo. Si sollevò in punta di piedi e depositò un lungo, morbido, provocante bacio sulle labbra di Chloe. Affondò le dita fra i suoi capelli e Chloe le cinse i fianchi, premendola contro di sé. Un formicolio caldo colmo di desiderio le avvolse il ventre e il cuore, uno sciame di farfalle spiccò il volo dal suo stomaco invadendo tutto il suo essere. Quando si separarono Chloe aveva un sorriso ebete e Rachel la fissava con felina soddisfazione.
"Ok... tieni il pacchetto..." sospirò Chloe. Rachel rise di gusto.
"Per ora me ne basterà una!" e la prese, accendendosela.
Rimasero in silenzio per un po', Chloe sapeva che doveva attendere ancora un po’. Probabilmente avrebbe avuto risposta alla sua domanda. Rachel ultimamente faceva fatica a chiarire ciò che provava. Non che di norma le fosse più facile. Positivo e negativo si mescolavano con una facilità estrema, il paradosso era qualcosa con cui aveva una fastidiosa famigliarità. O forse erano solo gli eventi delle ultime settimane e l’inaspettato, travolgente evolversi del rapporto con Chloe che le stavano mettendo confusione? Infine, dopo aver aspirato un po' di chiarezza dalla sigaretta, si decise:
"Ho discusso con mio padre... gli ho detto che quella non è più casa mia e che sarei venuta da te."
"Oh..." commentò Chloe, accendendosi un'altra sigaretta.
"Ovviamente si è incazzato, ma Rose lo ha stranamente messo a tacere. Gli ho detto che se vuole rimediare con me può iniziare facendomi incontrare la mia vera madre... ovviamente ha detto no..."
Chloe annuì e cinse le spalle di Rachel con il braccio destro.
La pioggia faceva da accompagnamento sonoro alle loro parole. L'intensità del temporale era calata, tuoni molto distanti echeggiavano con sempre meno frequenza.
"Io... ti invidio Chloe..."
"Cosa?"
"Almeno tu di tuo padre hai dei bei ricordi e sai che sono veri... io del mio non so nemmeno... mio padre è una menzogna... la mia famiglia... tutto è una stronzata..."
Chloe sospirò profondamente e prese una lunga boccata di fumo.
"Beh… dipende… potrei risponderti che almeno tuo padre è ancora vivo..." commentò amaramente Chloe.
Rachel le appoggiò la testa alla sua spalla.
“Scusa… non volevo…”
“Non preoccuparti…”
“Tra le menzogne di mio padre, la complicità di Rose e… mia madre che non vuole più incontrarmi… è talmente assurdo che sembra uno scherzo. O forse è solo la vita che è una brutta commedia…” proseguì amara Rachel.
"Tu hai Rose..." si inserì Chloe.
"Cosa?"
"Anche se non è la tua vera madre, lei ti ha cresciuta e ti ama. È chiaro che è così Rach"
"Si... è vero... ma anche lei si è fatta coinvolgere..."
"Perché ama anche tuo padre..."
"Non farmici pensare." grugnì Rachel.
"Dico solo... ci sono ancora persone su cui puoi contare..."
"L'unica persona di quella lista mi sta abbracciando proprio adesso..."
Chloe sorrise e accolse quella considerazione con gratitudine.
“Saputo più niente di Frank?” chiese Rachel.
“No… l’ho richiamato ma il numero da irraggiungibile è diventato inesistente.”
“Vedi? Una brutta commedia!”
“Se è ad Arcadia Bay potremmo cercarlo…”
“Per questa notte non voglio più pensare alle prese per il culo dell’universo…” interruppe Rachel.
Chloe annuì e lasciò cadere il discorso. Rimasero in silenzio davanti alla finestra, finendo le loro sigarette con calma. Il fumo che usciva dalle loro bocche si mescolò prima di disperdersi nell'aria umida della notte.
Rachel e Chloe, appoggiate l'una all'altra, due cuori spezzati che battevano all'unisono.
"Hai sonno?" chiese Rachel
"Tipo neanche per il cazzo..."
Rachel ridacchiò.
"Vado a prepararmi per la notte, tu intanto pensa a qualcosa da fare!"
"Ricordati la maglietta!"
"Certo, certo!" sghignazzò Rachel uscendo dalla stanza con l'occorrente per il bagno.
 
Chloe si grattò la testa.
Qualcosa da fare... qualcosa da fare...
Le uniche serate del genere le aveva trascorse con Max. Giocare ai pirati era decisamente fuori discussione. Non come ci giocava con Max comunque! Chloe sarebbe stata davvero entusiasta di andare all'arrembaggio di Rachel! Un film sul computer sembrava la cosa più neutra. Accese il pc e cominciò a rovistare tra i suoi dvd. Rachel era tipa da Blade Runner? Con tutta la merda che era successa nelle ultime settimane non aveva nemmeno guardato il director's cut che aveva preso da Steph! Poteva essere una buona ipotesi. Ricordò quando l'aveva visto per la prima volta con Max e suo padre giù in salotto. O meglio, ricordava quando aveva iniziato a vederlo... si era addormentata sbavante contro la spalla di William dopo meno di venti minuti, Max l’aveva sempre presa per il culo per quello...
Decise che non era il film giusto, lo rimise a posto e continuò a cercare.
Pulp Fiction? A Rachel piacerà Quentin? Da qualche parte aveva anche Dal Tramonto all'Alba. Quello sembrava il giusto film cazzone per distrarsi dalla serata fuori di testa che avevano passato. Li mise entrambi sul tavolo. Kill Bill? Una ragazza bionda che affetta criminali con una katana per vendicarsi… Top! Nella lista!
La porta della stanza si aprì, passi leggeri entrarono. Si voltò e incrociò Rachel ancora vestita come prima.
"Sei in vena di film!" commentò guardando la pila di dvd e il computer acceso.
"Pensavo che fosse un buon modo per non pensare a tutta la merda..."
"Mi sembra un'ottima pensata!" disse Rachel che nel frattempo prese la maglietta di HawtDog Man e la depose sul letto. Come se niente fosse iniziò a spogliarsi. Chloe spalancò gli occhi, completamente stupefatta mentre Rachel si levava le scarpe e i pantaloni, rimanendo in mutande e reggiseno davanti a lei.
"Goditi pure lo spettacolo!" scherzò Rachel e Chloe si girò, paonazza.
"S..si.. scusa... ehm..."
"Ok, basta che dopo ricambi il favore!" Rachel si infilò la maglietta. Era sufficientemente larga da farle da vestito. Si avvicinò scalza a Chloe e si chinò accanto a lei, indagando nella sua collezione di dvd masterizzati. Chloe si inebriò del suo profumo di gelsomino. Voleva tuffarsi in una piscina piena di quel cazzo di bagnoschiuma al profumo di Rachel!!
"Questo mi piace un sacco!" esclamò Rachel allungando una mano. Porse a Chloe un dvd. Into the Wild.
"C'era da aspettarselo!"
"Non ti piace?"
"Certo che mi piace. Avevo solo selezionato cose completamente diverse!" fece un cenno verso i dvd sulla scrivania. Rachel gli diede un'occhiata.
"Oh beh... gangster, gangster vampiri, ragazze killer di gangster..." Rachel ridacchiò "Semplicemente Chloe Price!"
"Come Into the Wild sembra totalmente Rachel Amber!"
"Direi di sì! Comunque, adoro i film di Tarantino. Li salviamo per altre occasioni... stasera sono più in vena di viaggiare nelle terre selvagge..."
"Lo sai come finisce quel film vero?" si informò Chloe.
"Sì ma... conto di addormentarmi molto prima!"
"Furba! È anche la mia strategia!"
"Allora è deciso!"
Rachel prese il dvd e lo infilò nel lettore del computer. Aprì il programma video e mise in pausa, dirigendosi poi verso il letto.
"Vado a darmi una lavata e torno" avvertì Chloe.
Rachel si sistemò a letto. Era piuttosto comodo e ampio. Invidiò Chloe per poter disporre di quel letto enorme tutto per sé. Si accoccolò un po' fra le lenzuola, che sapevano di lei. Quell'odore misto di tabacco, erba e sudore, uno stravagante mix avvolgente. Non era oggettivamente un buon odore, ma a Rachel piaceva. Chloe ci mise molto meno di lei a rientrare in stanza, la trovò spaparanzata sul letto con le mani comodamente incrociate dietro la testa. La fissava con aspettativa.
"Che c’è?" disse Chloe interrogativa.
"Ti spio!" rispose candidamente Rachel.
Chloe si grattò la testa imbarazzata "Pervertita!" scherzò.
"Tra simili ci si capisce!" ribatté Rachel con quella faccia da gatta furba.
Chloe sospirò, le guance arrossate e formicolii in tutti i punti giusti. Si tolse per primi i pantaloni, mostrando un paio di mutande nere, poi la maglietta. Rachel la squadrò da cima a fondo mentre camminava fino al cassetto dei vestiti. Rovistò in mutande per qualche momento, indossando poi un'ampia maglietta blu scuro con un drago rosso disegnato sul petto. Si tolse i calzini e si diresse verso il computer. Le guance le bruciavano per l'imbarazzo.
"Piaciuto lo spettacolo?"
"Totalmente! Bella maglietta tra l’altro." gli occhi nocciola di Rachel la fissavano sorridenti.
“A te piace qualsiasi cosa accenda il fuoco” ammiccò Chloe, che fece partire il film e si infilò a letto.
Rachel sghignazzò e le cedette il posto, si sdraiò con la testa appoggiata tra il seno sinistro di Chloe e il cuscino. Chloe si trovò a provare una sensazione che le mancava da tanto tempo. La mano di Rachel le afferrò il braccio e lo guidò attorno a sé. Tenendolo stretto, come se Chloe potesse svanire da un momento all’altro. Come se fosse il salvagente che la teneva a galla. Chloe lanciò uno sguardo fugace alla foto accanto al letto. Incontrò il viso sorridente di Max bambina. Si sentiva... in pace. Una sensazione di calore, sicurezza, complicità le riempiva il petto. Era la prima volta in due anni che si sentiva così. Sorrise e sperò. William diceva "il passato è un prologo". Non aveva mai capito cosa volesse dire, ma ora, con Rachel fra le braccia, ebbe l'impressione di esserci finalmente arrivata.
 
-
 
Fra le nuvole filtravano alcuni timidi raggi di sole. Una pioggerellina continuava a cadere, imperterrita, ma lieve. Faceva freddo. Rachel si svegliò in quel letto estraneo eppure così familiare. Si stiracchiò, ricordandosi cautamente dei punti sul braccio. Ascoltò il silenzio del mattino, il brusio delle gocce d'acqua all'esterno, lo scrosciare di una macchina isolata che passava in strada. Un cane abbaiava da qualche parte. Suoni provenivano dal piano di sotto. Joyce o David o entrambi dovevano essere svegli. Rachel si allungò verso il suo cellulare, lasciato sul pavimento di fianco al letto. Erano le 8:11.
Si voltò a sinistra e incontrò il viso di Chloe, la bocca semi aperta e lievemente sbavante. La trovò tenera. Un sorriso comparve sul suo volto e un raggio di sole penetrò dalla finestra per sfiorarle una guancia. Rachel rimase in contemplazione. Tutto era cambiato così tanto nelle ultime tre settimane. Le scostò dalla faccia il ciuffo blu, che mostrava più di un centimetro di ricrescita. Chloe si smosse, strinse gli occhi e si contorse fra le coperte. Proruppe in uno sbadiglio mentre si stiracchiava. Si asciugò istintivamente la bavetta dalla bocca. Quando aprì gli occhi incontrò lo sguardo di Rachel e per un attimo parve sorpresa, poi le regalò un sorriso raggiante che le fu restituito.
"Buongiorno!" sussurrò Rachel.
"H.. heey!" biascicò Chloe.
Chloe si contorse nel letto per un po', scombinando ulteriormente le coperte.
"Dormito bene?" chiese.
"La mia prima notte in un letto vero dopo due settimane... con una ragazza carina di fianco. Direi di sì!" Rachel ammiccò, ricevendo una risatina in risposta. Il suo umore era decisamente migliorato. Si sentiva ancora sospesa in una sorta di limbo esistenziale, ma almeno galleggiava placidamente sulla superficie invece di sentirsi affogare. Una piacevole pausa dalla pressione sociale che aumentava. Da quando era stata ricoverata il mondo era andato in stand by. Certo, aveva mantenuto i contatti con i ragazzi del Drama Club e altri amici, aveva studiato con Drew, aveva ricevuto visite in ospedale… ma erano come faccende da svolgere. Il ritorno alla Blackwell e alla sua routine era qualcosa che sentiva distante. La realizzazione che mancavano solo sei giorni le creava uno strano stato d’animo. Desiderava ardentemente tuffarsi di nuovo in quell’ambiente e nelle dinamiche che conosceva, e al tempo stesso la prospettiva la inorridiva. Come avrebbe mai potuto tornare alla normalità dopo quello che era successo? Dopo quello che aveva scoperto. Per il momento era con Chloe, poteva convincere Joyce a concederle qualche altra notte lì (e l’avrebbe fatto!), ma prima o poi avrebbe dovuto tornare a casa. Il pensiero di rivedere suo padre e Rose la inquietava. Significava fare di nuovo i conti con tutte le domande che per il momento aveva accantonato. Stare con Chloe la faceva sentire come se fosse ancora integra. Senza di lei sarebbe stata di nuovo… briciole. La sua vita la chiamava, la reclamava. Ma poteva ancora rimandare… almeno un po’. 

"Che cazzo..." la voce di Chloe la distolse dalle sue elucubrazioni. La ragazza si stava fumando la paglia mattutina, seduta sull'angolo del letto che dava verso la finestra.
"Cosa?" chiese Rachel, ancora sdraiata.
"Non smetterà mai di piovere..." bofonchiò la ragazza sbuffando una nuvola di fumo come un drago.
"Non può piovere per sempre..." declamò Rachel.
Chloe si voltò verso di lei con un sopracciglio inarcato e un mezzo sorriso.
"Gesù... davvero? Il Corvo?"
"Me l'hai servita su un piatto d'argento Price..."
"Non ti facevo così dark..."
"Senti se non ti piace Il Corvo possiamo anche salutarci per sempre!" Rachel le puntò un indice accusatore e un sorriso.
Chloe alzò le braccia in segno di resa.
"Brandon Lee è uno dei miei sogni erotici"
"Con o senza trucco?" si informò Rachel.
"Mmmmmh..." Chloe prese un tiro riflessivo dalla sigaretta "...Con!" decise.
"Hella inquietante!!" Rachel le diede un buffetto sulla gamba allungando un piede.
"Lo sono totalmente!" ridacchiò Chloe.
Rachel si mise a sedere e diede una nuova occhiata alla camera di Chloe. Scivolò al suo fianco, prese una sigaretta dal pacchetto di Chloe e se l'accese.
"Come a casa tua eh..." scherzò Chloe.
"Ti ho pagata ieri sera e mi hai offerto il pacchetto ricordi?"
"Però non l'hai accettato!"
"No, ho detto che in quel momento ne avrei presa una sola!"
"Touché... saresti un cazzo di avvocato!"
La ragazza sghignazzò aspirando avide boccate di fumo.
"In effetti Legge è una delle opzioni per il College! O forse lo era..." scrollò le spalle. Chloe indagò il suo sguardo e non le sfuggì una certa malinconia, ma Rachel sembrava davvero su una pagina diversa rispetto ai giorni precedenti. Chloe non poteva che esserne felice.
"Comunque… ti ho sentita russare dopo nemmeno venti minuti di film!” sghignazzò.
“Sai, quando mi sento particolarmente a mio agio mi rilasso…” ammiccò Chloe.
“Buon salvataggio! Io ho retto fino a circa un’ora, poi sono svenuta anch’io!”
“E’ a quello che servono i film di sera, a fare da ninna nanna!”
“Sensato!”
Rachel si alzò in piedi, aspirando fumo e aggirandosi per la stanza.
“Alla luce del giorno la tua stanza è ancora più interessante!" commentò.
"Dovrò migliorare i sistemi di sicurezza anti-Sergente Mustacchi!"
"Potremmo piazzare delle trappole, nel caso volesse ancora frugare in giro..."
"C'è il negozio sulla Hudson, quello che vende roba da caccia. Ho visto delle tagliole..."
"Sei geniale Price!" le diede un colpetto al braccio "Le tue idee arrivano da quella ricetta?" indicò il graffito su ispirazione e allucinogeni nei pressi della porta.
“Solo le migliori!”
“Davvero hai provato l’LSD?” curiosò Rachel.
"Beh... no in realtà, ma l’anno scorso... ho fatto un trip con Justin e la compagnia di skater..."
Rachel tornò ad accomodarsi accanto a lei: "Dettagli!" prese un tiro di sigaretta.
"Beh, siamo andati da Frank, abbiamo messo insieme i soldi di tutti e abbiamo preso dei funghetti..."
"Peyote?" si informò Rachel.
"...l'hai provato?"
"non ancora..." ammiccò la ragazza.
"...è stata un'esperienza decisamente... fottuta! Frank ci ha spiegato come prenderlo e ha avvertito che almeno uno di noi rimanesse lucido, per assicurarsi che gli altri non facessero cazzate pericolose…"
Chloe fece una pausa, prendendo l'ultimo tiro e spegnendo la sigaretta.
"Non è stato molto divertente ora che ci penso..." Chloe parve rabbuiarsi.
"Hai visto qualcosa di brutto?" chiese Rachel.
"... mio padre..."
"Oh..."
"... e Max..."
"Scusa..."
"Nah! Sono io che ho la tendenza a farmi risucchiare dalla merda in continuazione" si diede una manata sulla fronte.
"Conosco il fenomeno..." Rachel le appoggiò una mano sulla spalla.
"E' anche difficile impedirlo. Ovunque mi giro vedo qualcosa che me li ricorda..."
Rachel scrutò la ragazza, la cui espressione si era incupita più del necessario. Si sentì colpevole per aver inavvertitamente innescato quella spirale verso il basso.
"Vuoi ancora bene a entrambi..."
"Si... ma questo non rende lui meno morto e non le ha impedito di andarsene..."
"Non credo che volesse lasciarti Chloe..."
"Lo so!" sbottò la ragazza con più aggressività di quella che voleva...
 
BAM! BAM! BAM!
 
Tre colpi piuttosto rudi scossero la porta della stanza. La voce di David arrivò dall'altra parte.
"Tutto bene là dentro?"
"Una meraviglia David..." grugnì Chloe.
"Tua madre ha preparato la colazione..." era evidente dal tono che l'uomo avrebbe voluto aggiungere altro, qualche tipo di rimprovero per il tono di voce troppo alto forse? Ma si sforzò di essere gentile.
"Ok!"
I passi di David si allontanarono giù per le scale e Chloe fece un lungo sospiro.
"Scusa..."
"Non devi..." rassicurò Rachel.
“Merda…” Chloe si alzò in piedi e iniziò a passeggiare per la stanza. Rachel rimase sul letto, lasciandole tempo e spazio. Alla fine Chloe continuò: “E' solo... la mia vita è divisa in due... con papà e Max e senza papà e Max... almeno prima che arrivassi tu..."
Rachel le sorrise.
"Penso che tu abbia trovato la soluzione!"
"Cosa?"
"Hai detto che la tua vita è divisa in due, ma io ho contato tre."
Chloe la fissò con una certa perplessità.
"Con papà e Max, senza papà e Max... e poi ci sono io! Non intendo levarmi di torno quindi la tua vita è già entrata in una nuova fase"
"Suona… bene..." disse con una timida e speranzosa curiosità Chloe.
Rachel si alzò in piedi e si mise di fronte a lei, accarezzandole l’avambraccio e provocandole un brivido.
"Se tutto quello che vedi ti ricorda il passato, forse è il momento di cambiare quello che vedi!"
"Ok... adesso stai diventando criptica." scherzò Chloe, che però era completamente intenzionata a seguire Rachel ovunque volesse portarla.
“Dovremmo totalmente riarredare questa stanza!” Rachel spalancò le braccia in modo teatrale. Sul volto aveva un sorriso giocoso.
Chloe la fissò con sospetto e Rachel continuò.
“Non fare quella faccia. Sarà divertente!”
“E’ solo una scusa per frugare tra le mie cose…” scherzò Chloe.
“Non mi serve una scusa per quello!" scherzò Rachel "Nuova vita, nuova camera. Non sei d’accordo?” le si avvicinò, fronteggiandola. Il suo viso a pochi centimetri da quello di Chloe. Gli occhi blu della ragazza la fissavano dubbiosi, infine fece un passo indietro e distolse lo sguardo. Si diresse verso lo specchio e fissò il cappello da pirata che era appeso.
“Io non voglio dimenticare…” disse con amarezza.
“Non devi farlo.”
“Io non… riesco a superare le persone Rachel… mio padre era… mio padre… e Max…”
Rachel si avvicinò alle sue spalle, le circondò i fianchi con un abbraccio. Chloe accolse quel gesto con gratitudine. Sentì il corpo e il viso di Rachel premersi delicatamente sulla sua schiena.
“Non devi superarli… ma puoi andare avanti Chloe…”
La ragazza si voltò rimanendo nell’abbraccio di Rachel. Teneva ancora il cappello pirata fra le mani. Guardava in basso con gli occhi lucidi. Rachel le prese il viso fra le mani e le regalò un caldo sorriso. Chloe appoggiò la mano destra su quella di Rachel, ancora posata sulla sua guancia.
“Perché sei così… fantastica?” le chiese.
“Certe cose lo sono e basta!” si vantò giocosa Rachel con sguardo altezzoso.
“Ma vaffanculo!” Chloe rise e la spinse via. Rachel scoppiò in una risata.
 
SBAM! SBAM! SBAM!
 
“Chloe! Colazione! Ora!” La voce di David digrignò ancora da dietro la porta.
“Ok! Ok! Gesù….”
Rachel sghignazzò.
“Merda… l’effetto della mia magia dev’essere esaurito…”
“Vestiamoci prima che ci deporti a Guantanamo…”
Si misero i pantaloni del giorno prima e scesero in pochi minuti. Joyce si stava preparando ad uscire. Chloe e Rachel si misero al tavolo, spazzolando i pancake rimasti, coprendoli di marmellata di more e sciroppo d’acero. Rachel fece golosi complimenti alla donna, che sorrise compiaciuta. David strappò meticolosamente un paio di annunci dal giornale e si preparò ad uscire per accompagnare Joyce al lavoro e portare curriculum. Chiese quindi alle due col suo solito tono brusco qual era il loro programma per la giornata e Rachel dichiarò fieramente che avrebbe aiutato Chloe a pulire la sua stanza. Lei le lanciò uno sguardo sbalordito prima che la sua testa precipitasse contro il tavolo, seppellendosi negli avambracci, mentre Joyce e David si lanciarono sguardi al limite dello shock. Rachel non scherzava. Chloe mormorava borbottii risentiti con la faccia ancora sepolta. Joyce commentò qualcosa sull’influenza positiva di Rachel, su cui David convenne incredulo. Infine, i due si avviarono verso la porta sereni. Chloe sollevò la testa e fissò Rachel in cagnesco, ricevendo in cambio uno sguardo felino pieno di furbizia. Rimasero in silenzio, come in attesa, finché il motore di David si accese e sentirono la macchina uscire dal viale e allontanarsi.
Allora Rachel si alzò, si diresse in cucina e spalancò il frigorifero. Prese due birre, una la lanciò immediatamente a Chloe, che miracolosamente la prese al volo. Rachel infilò il tappo in bocca e facendo leva coi molari aprì la sua birra, sotto lo sguardo sbigottito di Chloe.
“Che aspetti Price?!”
Chloe aprì la sua birra usando il bordo del tavolo, si alzò e si avvicinò alla ragazza, che le offrì il suo vetro per un brindisi.
“Ai nuovi inizi!” le bottiglie cozzarono ed entrambe presero un sorso avido.
“Cazzo Rach…” ridacchiò Chloe senza sapere cos’altro aggiungere. Era successo tutto abbastanza in fretta, ma aveva colto come la ragazza avesse disinnescato David e Joyce. La prospettiva di Chloe messa in riga dalla studentessa modello della Blackwell era per loro una specie di sogno… non avevano idea di quanto si sbagliassero!
“E’ tempo di fottere la tua camera!” esclamò esaltata Rachel, prendendo Chloe per un braccio e trascinandola di sopra.
 
-
 
"Dai cazzo! Accendilo!" incitò Rachel.
"Lo sto collegando!" replicò con tono sorridente Chloe, che stava armeggiando con lo stereo un tempo appartenuto a suo padre. L'orso luminoso era stato rimosso dal suo posto sul mobile e ora si trovava sulla scrivania, spento, in attesa di conoscere il suo destino. Non si era mai spostato dalla sua posizione da quando era entrato in casa Price. Per Chloe era stato difficile, quasi un sacrilegio, staccargli la spina. Difficile, ma catartico. Polvere e sporco avevano disegnato indelebile la sua sagoma sul mobile.
"Daiiiii!!" incalzò Rachel che già ondeggiava a ritmo di una musica immaginaria al centro della stanza, in pugno la seconda bottiglia di birra, vuota a metà.
"Ecco ecco!" Chloe prese un CD a caso dalla sua collezione, ovviamente masterizzato. Lo infilò nel lettore, che impiegò qualche secondo a leggerlo, poi schiacciò Play.
Un improvviso suono di chitarra, batteria, basso e tastiera proruppe dalle casse ritmicamente, freneticamente.
"Woooooooh!" urlò Rachel e Chloe le lanciò uno sguardo estasiato. Balzò in piedi e si unì alla ragazza, brandendo una sigaretta in una mano e la birra nell'altra. Iniziarono a ballare al centro della stanza.

I got sunburnt waiting for the jets to land
Circus people with hairy little hands
Hit it, boys, strike up the army band
I got sunburnt waiting for the jets
 
"Sparklehorse?!" chiese Rachel.
"Credo di si... ho preso una compilation a caso!"
How do you feel
How do you feel
I can't seem to see through solid marble eyes
 
Rachel cinse i fianchi di Chloe, ondeggiando i suoi in modo sensuale. Chloe la assecondò, mise in bocca la sigaretta e le accarezzò i capelli mentre ondeggiava a sua volta. Rachel si allontanò da lei, rubandole la sigaretta, prendendo un tiro e riposizionandola direttamente fra le sue labbra. Si diresse poi saltellando a ritmo verso la scrivania dove appoggiò la birra e prese la lampada orso. Chloe continuava a danzare in solitaria, alternando sigaretta e birra, osservando Rachel che sembrava un folletto ubriaco. La ragazza depositò l'orso con cura nella scatola di cartone in cui erano finiti anche uno skateboard, il cappello pirata, la benda di Long Max Silver e altri oggetti del passato. Prima di cominciare avevano concordato che niente sarebbe stato buttato via, ma solo messo da parte. Chloe ancora non aveva deciso se quella scatola sarebbe finita in soffitta o nell'armadio. Anche le foto che erano appese sul filo sospeso fra i due muri inclinati, scatti di Max, erano state messe via. Quello sì che era stato difficile!
“Cosa vuoi fare davvero da grande?” chiese Max dondolandosi pigramente sull’altalena nel cortile Price.
“Max, io sono già grande. E tu?” Chloe era in piedi, con un rametto in mano simulava una spada e tirava di scherma contro i fili d’erba.
“Viaggiare. Sarebbe fighissimo. Esplorare il mondo. Andare lontano da qui…”
“Lontano da me? Beh, grazie mille!” Chloe si fermò e piantò le mani sui fianchi con un cipiglio sul viso.
“Ma è ovvio che verrai con me! Mi serve una guardia del corpo per le nostre avventure!” Max si alzò dall’altalena e le si avvicinò.
“Sarei come Lara Croft, ma vera. Questa si che sarebbe una figata!” l’immaginazione di Chloe era già partita.
“Si! Avremo una macchina, barche e aerei ovunque, per andarcene quando vogliamo! E nessun adulto ci dirà cosa fare!” Anche la mente di Max correva lontano.
“Ci sto. E tu cosa farai mentre ti faccio da guardia del corpo?”
“Potrei fotografare le nostre avventure. Vorrei tanto essere una fotografa. Peccato che non lo sarò mai…” Max si rabbuiò abbassando lo sguardo.
“Max che dici?! Tu sei una fotografa! Le tue foto dovrebbero trovarsi in un museo. E un giorno ci saranno. Io credo in te…” Chloe le mise le mani sulle spalle e la tirò a sé costringendola a guardarla in viso.
“Non lo so…” Max continuava a evitare il suo sguardo.
Chloe sospirò, guardando per aria in cerca di un’idea. Odiava vedere la sua migliore amica buttarsi giù così.
“Sai cosa? Sarò la tua prima collezionista!”
“Che cosa?” Max si voltò a guardarla in viso, gli occhi sorpresi.
“Certo! Appenderemo le tue foto in camera mia, così quando diventerai famosa io potrò dire di essere stata la prima a credere nel tuo talento! Che ne dici?” Chloe era serissima e Max lo capì. Sul viso comparve un timido sorriso pieno di speranza e gratitudine.
“Io… grazie Chloe…” disse quasi in un sussurro.
 
Ricordava bene quel giorno, quando avevano tirato il filo davanti alla finestra e avevano selezionato le foto di Max come se dovessero davvero allestire una mostra. Era nata così la Price Collection, uno dei ricordi cui Chloe era più affezionata. Vederli lì ogni giorno trasportava Chloe ad un tempo di totale spensieratezza, quando tutto aveva senso ed era più semplice. Inoltre, le foto di Max le piacevano davvero. Quelle erano perlopiù paesaggi di Arcadia Bay e dintorni, ma lei aveva quel modo di inquadrarle… quell’intuito… non sapeva che cosa avesse! Solo, panorami visti e stravisti apparivano nuovi, provenienti da un altro mondo. Il mondo di Max.
Trattenne a stento le lacrime quando le staccò una ad una. Una foto era stata presa da Otter Point e sembrava una vera cartolina. Un’altra ritraeva il faro da una prospettiva particolare che lo faceva sembrare una torre mistica. Una foto del lungo mare di Arcadia Bay, con la spiaggia in prospettiva che sembrava un quadro, con la lunga linea di gialla di sabbia al centro che divideva il blu dell’oceano blu dagli edifici grigi, con in lontananza il promontorio boscoso.
Rachel le era stata vicina durante l’intero processo, ascoltando Chloe raccontarle di Max e della sua passione per la fotografia, condividere con lei ricordi legati ad ogni oggetto che decideva di ‘scartare’. Più Chloe parlava di Max e più Rachel capiva come mai il suo trasloco e la perdita di contatti le avesse fatto così male. Iniziò a comprendere sul serio cosa Chloe avesse perso e cosa, probabilmente, credeva di aver ritrovato in lei. Rachel dovette ammettere un’amara verità: non aveva mai sperimentato un legame del genere con qualcuno. Mai… prima di Chloe... forse? Per Rachel lei era stata solo un’altra amica, all’inizio. Una con cui si trovava molto bene, che tirava fuori il suo lato ribelle che altrimenti sarebbe rimasto sepolto. Ma dopo il concerto dei Firewalk… dopo l’avventura a Culmination Park, dopo l’incendio, dopo… tutto… Chloe per lei era diventata qualcosa di più. Ancora non riusciva a classificare il loro rapporto...
Vedendo il suo umore precipitare, Rachel decise di trasformare la stanza in una pista da ballo!
Dopo aver messo al sicuro l'orso, tornò da Chloe ondeggiando:
"E' tempo di Natale!" decise. La musica degli Sparklehorse continuava a riempire la stanza.
Fiery pianos wash up on a foggy coast
Squeaky old organs have given up the ghost
Fire them up and kill the piano birds
There's creaky old organs burning on the coast
 
"Mmmh... su questo non sono per niente convinta..." replicò Chloe svuotando la seconda birra. Avevano preso praticamente tutte quelle che c'erano dal frigo, la scorta era sufficiente per continuare l'intera giornata. O fino al coma etilico.
"Proviamo e se ti fa schifo le togliamo!" negoziò Rachel.
Chloe si arrese. Non riusciva a dirle di no. Tanto non lo avrebbe comunque accettato!
How do you feel
How do you feel
I can't seem to breathe with a rusted metal heart
I can't seem to see through solid marble eyes
 
Rachel prese il rotolo di lucine natalizie abbandonato di fianco al letto, anch'esso rinvenuto in soffitta, e ne passò un'estremità a Chloe. Insieme lo srotolarono e le fecero passare lungo i contorni del muro, in modo che incorniciasse la zona scrivania e finestra. Il filo era così lungo da raggiungere la zona letto e la sveglia. Fissarono le luci con lo scotch, provvisoriamente, e Chloe inserì la spina nella presa multipla. Le luci colorate si accesero immediatamente, alcune erano bruciate o scattavano, ma la maggior parte funzionava bene.
Finita la canzone, lo stereo iniziò a diffondere il rock furioso e frenetico di una canzone dei Firewalk.

A long night tonight (I'll tell you why)
'Cause the mood's feeling right (Oh my, oh my)
'Cause it's all alright when the clock strikes nine
But it all goes wild when it 'comes midnight
 
“Questa spacca!!” gridò Rachel. Si allontanò per osservare il risultato soddisfatta, ma indietreggiando senza guardare inciampò nel letto, saltellò su un piede solo tentando disperatamente di mantenersi in piedi, ma perse l'equilibrio. Franò sul materasso e lanciò uno schizzo di birra che si innalzò ad arco, bagnando lenzuola, soffitto e mobili. Sentì una fitta di dolore al braccio, ma la ignorò scoppiando a ridere. Anche Chloe, dopo un momento di allarme, si precipitò da lei ridendo.
"Che cazzo fai?!"
"Sto ritinteggiando la tua stanza!"
"Una riverniciata di birra a soffitto e mobili era quello che ci voleva!" scherzò Chloe.
"Chiudi la bocca!" Rachel le mise le dita sulle labbra e premette, Chloe con uno scatto gliele morse delicatamente. Rachel emise un gridolino sorpreso e divertito mentre ritraeva la mano di scatto e dava uno schiaffo sulla testa di Chloe. Era felice di averla tirata su di morale. Mentre mettevano via le foto si era davvero preoccupata.
"Attenta, sono uno squalo!" ammiccò Chloe.
"Ai gatti piacciono i pesci!" replicò Rachel agguantandola per il collo e appendendosi, cercando di trascinarla sul letto.

You gotta move baby, move baby (La da da da)
You gotta move baby, move baby (La da da da)
'Cause it all goes wild when it 'comes midnight
So move baby, move
 
Chloe oppose resistenza, ma Rachel era un po' più forte di quel che sembrava, o forse era l'alcol che toglieva i freni inibitori. Entrambe rotolarono sul letto, Chloe urtò la scrivania con un rumore sordo, facendo cadere il dito medio color arcobaleno. Stando al rumore caddero diverse altre cose, ma nessuna delle due si preoccupò di controllare.
"Ahia..." Rachel si bloccò, rendendosi improvvisamente conto di sentire i punti che tiravano. Diede un'occhiata e una macchiolina di sangue macchiava la manica sinistra della camicia azzurra a righe.
"Merda..." commentò, più per aver sporcato il vestito che per la perdita di sangue.

If you want it come and get it, look me up and come around
If you want it come and get it, shake it off and let it out
So (Move baby, move baby), jump around
Move baby, move baby, let it out
 
"Cazzo Rach..." Chloe si sollevò allarmata dal letto e le prese delicatamente il braccio per verificare l'entità del danno. Rachel la lasciò fare, era così dolce mentre si preoccupava per lei.
"Chloe sta tranquilla... sono solo due gocce..."
"Togli la camicia..."
Rachel la assecondò. Sotto aveva una maglietta nera dei Metallica particolarmente attillata. Niente reggiseno. Chloe notò la sagoma dei suoi seni e sentì avvampare le guance e non solo, ma si focalizzò di più sulla medicazione.
"Spero non ti sia saltato qualche punto..."
"No altrimenti farebbe molto più male." concluse Rachel, più per calmare Chloe che altro. Il suo viso era ancora preoccupato, così Rachel allungò una mano verso la terza birra. Stavolta la aprì usando un apribottiglie. I denti vanno bene ogni tanto, ma non sono progettati per quello! Prese un lungo sorso...
"Anestetico!" spiegò.
"Pffh..." sorrise Chloe "Non bere senza di me!" si allungò per prendere un'altra birra, la aprì e brindarono.
“E comunque le lucine stanno bene!” affermò Rachel con l’espressione a metà fra broncio e sorriso.
Chloe diede un’occhiata con sguardo meditabondo.
“Si dai… forse non sono così sfigate come pensavo!”
“Non essere troppo entusiasta per le mie idee Price!” Rachel le diede un buffetto col braccio destro. La ferita sul sinistro cominciava a fare un po’ male in effetti…
Le due risero. Non si sentivano così allegre da… troppo.
"Non pensavo che sistemare la camera potesse essere divertente!" commentò Chloe tra un sorso e l'altro.
"Beh..." Rachel lanciò uno sguardo panoramico sulla stanza, avvolta dal rock. La disposizione dei mobili era rimasta la stessa, alcuni dettagli troppo carichi di nostalgia erano finiti nella scatola, ma in gran parte tutto era molto più incasinato di prima. Avevano svuotato i cassetti dei vestiti di Chloe, scartando quelli che non voleva più mettere e rinnovando il guardaroba. Rachel aveva offerto il suo parere, ma solo su richiesta. Chloe non aveva bisogno di consigli in fatto di look. Ora gli abiti che non avevano superato il test erano ammassati davanti all'armadio, nei pressi della scatola.
"Che c'è?" chiese Chloe.
"Non abbiamo proprio finito, ma è un inizio! Dovremo almeno spostare la scatola e i vestiti scartati."
"Ci penso io, tu sei ferita..."
"Ma piantala..."
"Stai giù!" insistette Chloe. Rachel sorrise e si arrese.
Chloe decise che la scatola sarebbe finita nell'armadio, insieme ai vestiti da buttare, in attesa di deciderne il vero destino. Se c'era una cosa che Chloe non faceva facilmente era buttare qualcosa. Aprì l'anta scorrevole dell'armadio a muro e spinse goffamente dentro il mucchio di vestiti, facendolo aderire alla bell'e meglio per consentire la chiusura dell'anta. Poi ricavò uno spazio per la scatola sulla mensola più in alto e si chinò per raccoglierla. Guardò all'interno e si fermò. Il cappello pirata, la benda, l'orso, uno skateboard troppo rotto per essere riparato, le foto di Max... merda... rovistando nei cassetti era saltato fuori pure il libro-game del Re dei Ratti che avevano scritto e disegnato in classe quando avevano 8 anni. L’ondata dei ricordi travolse di nuovo Chloe.
Momenti della sua vita vissuti con Max, con suo padre… la sua infanzia finita male. Non voleva liberarsene… non voleva nasconderli… separarsi da quella malinconia era come… come fare un torto a suo padre o a Max. Certo, Max era viva e vegeta a Seattle e la ignorava da mesi! Perché? Cos’era successo? Avrebbe tanto voluto chiederglielo, ma già quando stalkerava il suo profilo Facebook era in grado di darsi una risposta. L’aveva dimenticata. Non che il suo profilo fosse particolarmente ricco di dettagli… Max era timida sul web come nella vita, ma di sicuro si era fatta nuovi amici, o era troppo presa a fare le sue foto del cazzo invece di chiamarla. Nonostante questo non riusciva a odiarla… non riusciva a metterla in una cazzo di scatola e chiuderla nel fottuto armadio della memoria. Le lacrime bussarono dietro le sue palpebre.
"Tutto bene?" chiese Rachel mettendosi a sedere sul letto.
"S... Si..." Non proprio vero in effetti. Si sentiva come se dovesse tagliarsi un braccio. Non stava effettivamente buttando nulla, stava solo... nascondendo alla vista. Capiva lo scopo di quel riordino, bisognava arieggiare un po' la sua mente rinchiusa nel passato da troppo tempo. Non stava rinnegando niente... allora perché le sembrava così sbagliato? Andare oltre come poteva non voler dire ‘dimenticare’? Non voleva… il cuore le faceva male.
"Chloe?" Rachel si alzò, andò ad abbassare la musica e si posizionò alle spalle di Chloe.
"Si..."
La mano di Rachel si appoggiò sulla sua spalla e iniziò a massaggiare.
"Saranno sempre qui..."
Chloe sospirò. Quell’affermazione poteva applicarsi non solo al contenuto della scatola…
"Lo so... devo solo... lasciare andare. Giusto?" si voltò, incontrando gli occhi nocciola di Rachel. Lei sorrise.
"Questo non è dimenticare... è solo, andare avanti."
Chloe annuì e qualche lacrima cadde a tradimento dai suoi occhi blu. Si asciugò frettolosamente. Forse poteva davvero farlo, con Rachel nella sua vita.
"Grazie..." sorrise.
Rachel restituì il sorriso e le diede un morbido bacio sulla testa.
Chloe si fece forza, sollevò la scatola e la mise sulla mensola più in alto dell'armadio a muro. La spinse energicamente in fondo e poi chiuse l'anta, appoggiandovi contro la schiena. Rachel era davanti a lei, la sosteneva con lo sguardo.
"Questo richiede una celebrazione!" disse Chloe solenne.
"Hai nascosto dell'erba e non l'hai ancora tirata fuori?!" il volto di Rachel si contorse in un'espressione giocosamente offesa.
"No scema!" Chloe rise e raggiunse la scrivania, afferrando l'indelebile. Balzò sul letto e camminò fino al muro rimanendo in piedi sul materasso. Sentiva le molle che protestavano per il suo peso, ma le ignorò. Non ci sarebbe voluto molto.
"Mi passi il cacciavite?" chiese Chloe, indicando un punto sul mobile azzurro a sinistra dell'armadio.
Rachel si avvicinò, trovò l'attrezzo e lo consegnò.
Chloe svitò il piccolo canestro taggato BigFeet Assholes e lo staccò dal muro. Lo lasciò cadere sul letto, stappò il pennarello con la bocca e fissò la sezione di parete vuota. Rimase pensierosa alcuni momenti, decidendo cosa scrivere o disegnare.
Fece la sua scelta…
Rachel la fissò con interesse, curiosa di vedere cosa avesse in mente.
Chloe terminò, balzò giù dal letto, con gran sollievo del materasso, e si posizionò vicino a Rachel, osservando orgogliosa il suo operato.
"Che ne dici?" chiese.
"Mi sembra perfetto!" commentò Rachel.
Sopra al letto, nei pressi del soffitto, ora campeggiava la scritta "Just gotta let go".
Un memento per Chloe. Rachel aveva ragione, era una nuova fase della sua vita. Un nuovo inizio, il passato era un prologo, c’era stato un intervallo di merda... ma ora cominciava il vero spettacolo. Con Rachel accanto, prometteva di essere qualcosa di totalmente fuori di testa!
 
RRRrrrrrmmmmmmmmmmmmmmmm
RRRrrrrrmmmmmmmmmmmmmmmm
RRRrrrrrmmmmmmmmmmmmmmmm
RRRrrrrrmmmmmmmmmmmmmmmm
 
Il cellulare di Chloe iniziò a vibrare. Era una telefonata.
Inarcò un sopracciglio, andò alla scrivania e lo controllò.
Il numero non era salvato.
"Chi è?" chiese Rachel vedendo la sua espressione confusa.
"Non lo so..."
"Non sarà... non può mica essere..."
"Eliot?"
Rachel annuì.
Le due si scambiarono sguardi preoccupati. L'avevano arrestato la sera prima, non poteva essere già fuori... o sì? C'era solo un modo per scoprirlo...
Chloe prese un profondo respiro e rispose.
"Si?"
[Price!]
"F..Frank?!" disse stupefatta Chloe. Lo sguardo di Rachel passò dalla preoccupazione all'interesse. Si avvicinò di alcuni passi.
"Che cazzo..."
[Ho cambiato numero, questo è quello nuovo.]
"Dove cazzo eri finito?"
[C'è un po' di casino in ballo...]
"Tipo?"
[Fatti i cazzi tuoi... per il tuo bene...]
Chloe sbuffò.
"Comunque... ho bisogno di vederti" lanciò uno sguardo a Rachel, che pendeva dalle sue labbra.
[Immaginavo...]
"Non è per l'erba... dobbiamo solo parlare..."
[L'ultima volta che abbiamo solo parlato è andata di merda!]
"Frank cazzo..."
[Ok ok... spiaggia, fra tre ore...]
"Grazie Fr..."
[*tuuuuuuuuu*]
"Ma porc...."
 
Chloe bestemmiò fra sé. Odiava questo modo di fare di Frank.
Chiuse il telefono e si voltò verso Rachel, che la fissava con sguardo pieno di attesa.
"Fra tre ore alla spiaggia..." annunciò Chloe.
Rachel le sorrise e l'abbracciò. Chloe lo restituì, stringendola dolcemente.
"Mi sporchi di sangue così!" scherzò.
"Sssshhhhh!" rispose dolcemente Rachel.
Chloe non rispose, si limitò a tenerla stretta fra le braccia.
La telefonata di Frank era totalmente inattesa, ma non insperata. Rachel ora sapeva che avrebbe presto avuto la sua occasione per chiedere allo spacciatore ciò che sapeva su Sera. Era l’ultimo tentativo, l’aveva promesso. Non ne era convinta. Con Frank apparentemente scomparso, Rachel aveva iniziato a sondare distrattamente nuove possibilità. Magari si sarebbe introdotta nello studio di suo padre? Gli avrebbe rubato il cellulare in cerca del suo numero? Cosa le impediva di farlo anche nel caso in cui Frank non potesse o volesse aiutarla? Non si voleva arrendere, aveva detto a Chloe che avrebbe fatto un ultimo tentativo con Frank, ma... Ora che l'opportunità si era presentata... si rese conto che se quello fosse stato davvero l'ultimo, avrebbe presto dovuto mettere in pratica ciò che Chloe aveva scritto sopra il suo letto.
Lasciar andare...
Non voleva farlo davvero... sapeva che era sensato, ma non voleva. Come poteva?
L'emozione di poter forse ottenere ciò che sperava fu guastata da questo conflitto...
Almeno c'era Chloe.
Stare fra le sue braccia era confortante.
Rachel si aggrappò a lei come a un salvagente…
 
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Il faro torreggiava dall'alto della scogliera. La spiaggia che intendeva Frank era sul versante nord di Arcadia Bay, in mezzo ai boschi. Uno dei suoi soliti punti d’incontro. La strada per arrivarci era stretta e poco usata, conduceva ad un piccolo parcheggio, da cui si accedeva direttamente al litorale. Il posto era pressoché abbandonato tutto l'anno, salvo verso l’estate quando con il caldo la gente iniziava a farsi il bagno. Ma quel fine maggio era decisamente anomalo, tra piogge ininterrotte e freddo. Nessuno ancora si era fatto vivo. In quel parcheggio c'erano solo l'ingombrante camper di Frank e lo scassone su quattro ruote di Chloe. Il cielo era ancora completamente coperto, i timidi raggi di sole del mattino si erano già nascosti. Dal mare proveniva un vento gelido profumato di salsedine. Ma finalmente non pioveva più. C'era solo umidità nell'aria, come un'invisibile foschia. Chloe e Rachel smontarono dal pick-up e si diressero verso il camper. Rachel precedeva Chloe, anche se aveva le gambe più corte andava di fretta. Chloe sapeva quanto fosse ansiosa di chiedere a Frank di Sera. Del resto, anche Chloe aveva qualcosa da chiedere allo spacciatore, riguardo a Drew. Sulla fiancata sinistra del camper c'era una scritta cancellata, ma ancora leggibile.
TOTALMENTE, ASSOLUTAMENTE, NON UN METH LAB!
Rachel la notò, si fermò. Riconobbe la calligrafia. Si voltò verso Chloe lanciandole un'occhiata di conferma. Chloe sorrise annuendo, Rachel trattenne una risata, mettendo la mano davanti alla bocca. Fecero il giro del mezzo ricomponendosi. La porta del camper era chiusa, di fianco ad essa l'adesivo nero con la scritta "happy" bianca. La strisciata di sangue che Chloe ricordava era stata accuratamente ripulita. Rachel si fermò e aspettò Chloe prima di bussare.
Niente.
Chloe si fece avanti e bussò energicamente. L'ultimo colpo impattò prima del previsto mentre la porta si apriva di colpo verso l'esterno. Le due ragazze indietreggiarono e Frank emerse dal suo antro come un orso che esce dal letargo. Indossava una giacca di pelle marrone, sotto di essa una maglietta porpora e in testa un berretto di lana nero simile a quello che portava Chloe. I capelli biondi spuntavano da sotto più lunghi di quanto Chloe ricordasse, anche la barba era cresciuta e non curata. Gli occhi arrossati e l'aroma inconfondibile dall'interno indicavano che si stava rilassando. Nonostante l'alterazione, traspariva uno sguardo cupo e preoccupato.
"Hey Frank!" salutò Chloe.
L'uomo squadrò le due ragazze, poi si guardò intorno.
"Vi ha seguito qualcuno?"
Chloe e Rachel si guardarono interrogative.
"Ehm.. no! Chi avrebbe dovuto?" rispose Chloe mentre Frank si sporgeva oltre il muso dell'RV per controllare l'ingresso del parcheggio.
"Nessuno... che volete da me?" chiese bruscamente. La voce era lievemente biascicata, il tipico tono della fattanza.
"Sapere come stai per esempio... sei sparito per quasi un mese..." disse Chloe. Era sinceramente preoccupata per lui. Non sapeva se fossero amici in senso convenzionale del termine, ma quando qualcuno ti salva la vita e la salva a qualcuno cui tieni di sicuro non ci si può più considerare semplici conoscenti.
"Ho avuto da fare... sai... dopo quello che è successo al Mulino."
"La spalla sta bene?" continuò imperterrita Chloe, ignorando la passivo-aggressività di Frank.
L'uomo la fissò per un istante rimanendo in silenzio, poi chiuse gli occhi e sospirò.
"Si, è guarita bene..." poi si voltò verso Rachel "...e il tuo braccio come sta?"
"Meglio... grazie di averci aiutate quella volta..." disse Rachel.
"Non ringraziare. Damon era fuori controllo..." la sua voce tremò quando pronunciò quel nome. Rachel e Chloe se ne accorsero.
"Chloe mi ha detto cos'è accaduto al Mulino... che tu voglia essere ringraziato o no, ti sono grata per averci salvato la vita."
Frank ciondolava da un piede all'altro, come se fosse a disagio. Alle parole di Rachel semplicemente annuì.
"Siete venute qui solo per dirmi grazie? Potevate farlo al telefono..." riprese col suo modo sprezzante.
"Che cazzo c'è Frank? Ti ha morso la tarantola o cosa?" Chloe iniziò a spazientirsi.
"Senti un po' ragazzina" Frank avanzò con passi pesanti e imponenti, facendosi più grosso e puntando l'indice verso la ragazza "...non ho scordato che mi devi ancora dei soldi e che hai mandato a puttane il lavoro che ti avevo affidato! Levati dal cazzo se non vuoi farmi incazzare! Ho già abbastanza problemi senza di te!"
Chloe indietreggiò spaventata. Frank non si era mai rivolto a lei in quel modo. Qualcosa nei suoi occhi le ricordò Damon...
"Hey!" Rachel si mise in mezzo allargando le braccia "Mi dispiace Frank, siamo sicure che ne hai passate tante in questo periodo. È stato una merda per tutti e tre. Vogliamo solo farti due domande, poi ti lasceremo tranquillo..." il tono di Rachel era conciliante e solido. Nulla traspariva della paura che stava provando. Se Frank risultava imponente per Chloe, per Rachel che era più bassa era un vero gigante.
Le sue parole sembrarono comunque fare breccia e Frank indietreggiò sospirando.
Tornò verso la porta del camper e si appoggiò allo stipite.
"Allora?"
Chloe e Rachel si guardarono. La ragazza dal ciuffo blu le fece cenno di andare per prima.
"So che forse eri coinvolto oppure sapevi che Damon Merrick lavorava con mio padre..." Frank annuì "...Volevano uccidere quella donna, Sera. Lei è... la mia madre biologica." Gli occhi verdi di Frank si spalancarono ma non disse nulla "Io mi chiedevo... se sai come contattarla." La voce di Rachel era piena di speranza e leggermente tremante.
Frank corrugò la fronte e si massaggiò gli occhi.
"Non so un cazzo di quella... tuo padre lavorava con Damon non con me. L'unico contatto che ho avuto con Sera è stato quando Damon mi ha mandato a minacciarla perché se ne andasse. Mi ha detto dove trovarla, sono andato da lei, l'ho fatta salire sull'RV e le ho consigliato caldamente di levarsi di mezzo... le ho solo parlato… mi ha mandato affanculo e se n'è andata... fine!"
"Dove l'hai trovata?" chiese Rachel incalzando.
"Al Blue Motel, a sud di Arcadia Bay, sulla 101. Dubito che sarà ancora lì comunque..."
"Magari possono darci informazioni!" si intromise Chloe.
"Si certo... non le danno neanche agli sbirri senza mandato."
"Mio padre è il Procuratore Distrettuale..." puntualizzò Rachel.
"Ho l'impressione che tutta questa merda sia scoppiata proprio a causa sua, sbaglio?"
Rachel accusò il colpo, la sua risolutezza ebbe un cedimento. Frank notò l'espressione ferita sul suo volto e anche Chloe, che scattò:
"Vaffanculo Frank!"
L'uomo non rispose, mentre Chloe cingeva le spalle di Rachel con il braccio.
"Scusa... non... non volevo essere stronzo..." si massaggiò la faccia e la barba con le mani.
Rachel lo fissò duramente per qualche momento.
"Sentite... è stata una vera merda ultimamente. Ora che non c'è più Damon gli affari in città si sono complicati e ho dovuto star fuori per un po'. Le acque non si sono ancora calmate del tutto."
"Quello che vogliamo è solo che ci aiuti con le informazioni che hai. Qualunque cosa possa aiutarci a trovare Sera..." disse Chloe.
"L'ultima volta che l'ho vista è stata al Mulino, Price... E quella è stata la seconda volta che l'ho incontrata in tutta la vita. Dopo aver… fermato Damon ho visto che tu e Sera eravate svenute. Damon aveva iniettato una siringa intera di eroina a Sera, così sono corso al camper a prendere il Naloxone. Gliel'ho iniettato e dopo un po' si è ripresa. Volevo portarvi entrambe via di lì, ma lei non ha voluto. Mi ha ringraziato e mi ha detto che doveva parlarti da sola quando ti fossi svegliata. Così me ne sono andato..."
Rachel e Chloe si guardarono scoraggiate.
"Mi spiace, non ho davvero altro per voi... sanguinavo e volevo solo levarmi dal cazzo." ammise Frank.
"Che ne è stato di Damon?" chiese Rachel, già sapendo la risposta. Voleva sentirglielo dire, come una conferma. Dopo averlo sentito allora sarebbe diventato vero. Veramente vero...
Lo sguardo di Frank si rabbuiò e contrasse la mascella. Serrò i pugni.
“È morto... non c'è altro da dire..."
"Mi dispiace" disse Rachel. Chloe non aggiunse nulla. Non le dispiaceva affatto, e sapeva che anche Rachel era sulla sua stessa pagina. Era solo più educata…
"Non è vero, in realtà sei contenta! Voleva ammazzarti, vi avrebbe ammazzate entrambe. Cristo avrebbe ammazzato anche me. Era andato completamente fuori di testa."
Rachel non aggiunse nulla.
Calò il silenzio per qualche momento. Frank si guardò intorno circospetto poi parlò di nuovo.
"Sentite... volete entrare? Vi offro un tiro..." il suo tono si era decisamente ammorbidito.
Rachel guardò Chloe che fece spallucce e annuì. Frank rientrò nel camper, seguito dalle due ragazze. Quando furono dentro chiuse la porta. C'era la consueta puzza di sudore, fagioli ed erba.
Rachel ispezionò con gli occhi l'intero veicolo. Cartacce per terra, fornelli sudici, una pentola che conteneva degli avanzi di chili, la scrivania con il computer completamente piena di fogli e altre cartacce. Una porta semichiusa che dava probabilmente sulla camera da letto.
Frank spostò il posacenere sulla scrivania. In bocca aveva una canna da cui prese un tiro mentre in mano teneva cartine e una bustina di erba.
"Fai tu?" chiese a Chloe porgendogliele.
"Certo!" prese l'occorrente e iniziò a rollare china sulla scrivania, mentre Rachel concludeva il suo tour.
"Ci sono delle sedie?" chiese Rachel.
"Di là" Frank indicò la sua stanza con un cenno.
Rachel si alzò e andò a indagare, tornando poco dopo con una sedia pieghevole. Chloe ultimò la canna, la appoggiò sul tavolo e corse a darle una mano, impedendole di prendere la seconda sedia, provvedendo lei stessa.
"Quanta galanteria!" scherzò Rachel.
"Non vorrei che sanguinassi anche qui dentro!"
Frank la guardò interrogativo e Rachel si strinse nelle spalle: "Prima a casa sua ho fatto un movimento brusco e la ferita al braccio ha perso un po' di sangue, ma non è niente..."
"Non lasciare il tuo DNA qui dentro, prima che mi arrestino!" scherzò Frank... ma neanche tanto!
Rachel si andò a sedere, prese la canna e l'uomo gliela accese.
"Grazie!" disse dopo il primo tiro.
Chloe tornò con la sedia e si sistemò vicino tra Frank e Rachel. Mentre l’uomo fumava la sua canna, Rachel e Chloe si passavano la loro.
"Quindi... su Sera non puoi aiutarci..." riprese Chloe.
"No, vi ho detto quello che so. Mi spiace."
Rachel emise un sospiro. Chloe sapeva che era molto delusa, ma non lo diede a vedere.
"Qual è la seconda?" chiese Frank.
"Eh?" mugugnò Chloe a metà di un tiro.
"Ha detto che volevate farmi due domande..." indicò Rachel con un cenno "...qual è la seconda?"
"Oh... ehm... " Chloe si schiarì la voce. Era venuto il momento di affrontare l'argomento scomodo... almeno per lei "... riguarda Drew..."
L'espressione di Frank si indurì solo a sentire il nome, ma la lasciò continuare.
"... ha detto che vorrebbe tornare a lavorare per te. Dice che salderà il suo debito."
"Quello stronzo mi ha fregato e adesso vuole pure tornare?" sibilò Frank a denti stretti.
"Per favore Frank, ne ha bisogno..."
"Anch'io avevo bisogno che non mi fregasse mille dollari... a proposito..." strinse gli occhi guardando Chloe "Davvero non c'erano nella sua stanza?"
Chloe ebbe un tuffo al cuore, ma cercò di non manifestare emozioni. Istintivamente alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
"Merda Frank... te l'ho già detto. Non c'erano, hai mai pensato che forse Drew non li avesse?"
L'uomo prese un tiro e grugnì fra sé. Si sollevò leggermente dal sedile e allungò il braccio verso gli scaffali accanto, prendendo una confezione di biscotti con gocce di cioccolato. Eeeed ecco la fame chimica! Iniziò a sgranocchiarne alcuni avidamente e poi fece cenno alle due ragazze di favorire. Si servirono.
"Hai mica della birra?" chiese Rachel.
"Non siamo ad Amsterdam! Mi hai preso per un coffee shop?" ringhiò Frank.
"Beh... non vorrai essere un cattivo ospite con due ragazze!" gli sorrise.
L'uomo aggrottò le sopracciglia e sospirò.
"Apri il frigo... qualcosa c'è di sicuro..." sbuffò.
Chloe rise. Rachel tornò di lì a poco con tre birre, che stappò usando un apribottiglie recuperato vicino ai fornelli.
"Allora?" chiese Chloe.
"Come sta la sua gamba?" chiese Frank.
"Di merda... Damon gliel'ha fottuta per bene. Ha perso la borsa di studio per colpa sua..."
Sul viso di Frank passò un'ombra di rimorso e Rachel la vide. Lei non conosceva quell'uomo, ma non sembrava il tipo di persona che di solito si associa allo spaccio di droga. Sembrava a tutti gli effetti una specie di vagabondo dall'aspetto minaccioso, ma dietro quegli occhi verdi sembrava celarsi un cuore molto più morbido rispetto alla scorza dura che ostentava. Molto simile a Chloe in effetti, solo con poco igiene personale!
"Merda... ok... digli che lo chiamerò. Ma se fa ancora lo stronzo gli spezzo anche l'altra gamba!"
"Questo glielo dirai tu!" sorrise Chloe "Grazie Frank. Sei una brava persona."
"No... per niente..." rispose cupamente l'uomo.
"E quella te la metto in conto!" aggiunse Frank indicando la canna che Chloe stava passando a Rachel.
"Che cazzo!" protestò Chloe e Rachel rise prendendo una manciata di biscotti.
 
-
 
[Chloe]
Hola Drew!
 
[Drew]
Ciao Chloe!
Che si dice?
 
[Chloe]
Ho parlato con Frank
Dice ok
ti chiamerà
 
[Drew]
Sul serio?
Grazie!!
Ma come ti è sembrato?
 
[Chloe]
Mi è sembrato Frank
Penso dovrai ridargli i suoi soldi comunque
 
[Drew]
Era previsto
Grazie Chloe.
Sei un'amica.
 
[Chloe]
Sei in debito!
 
[Drew]
Ho una stampella e te la do in testa.
 
[Chloe]
Prima devi prendermi!
Ho la Destrezza alta!
 
[Drew]
Sei una cazzo di nerd!
XD
 
-
 
Rachel e Chloe passarono parte del pomeriggio nel camper di Frank a bere, fumare e mangiare. Misero un po' di musica e spararono cazzate per un po', finché Rachel e Chloe si stufarono e levarono le tende. Uscire all'aria aperta fu un trauma. L'aria fuori era gelida in confronto con l'interno dell'RV, inoltre aveva ripreso a piovere. Fortissimo. Il mare era in burrasca e all'orizzonte nuvoloni neri scaricavano fulmini sull'acqua. Rachel e Chloe corsero fino al pick-up bagnandosi parecchio prima di riuscire a ripararsi. Erano completamente affumicate di canna. Quando furono al sicuro in macchina ripresero un po' fiato e Chloe rovistò fra le tasche per estrarre le chiavi. Notò che Rachel aveva completamente cambiato espressione. Un velo era calato sui suoi occhi e fissava lo specchietto retrovisore malinconicamente. L’incontro non era decisamente andato come sperava…
"Mi dispiace Rach..." disse Chloe appoggiandole una mano sulla coscia.
"Anche a me... speravo davvero che sapesse qualcosa..." commentò la ragazza scostandosi una ciocca di capelli biondi dal viso "Pensi che ci abbia nascosto qualche informazione?"
"Non penso, non credo che abbia più interessi in questa storia..." commentò Chloe
"Mh..." mugugnò Rachel, prendendo la mano di Chloe.
"Potremmo andare in quel Motel a controllare... magari sanno..."
"No..." interruppe Rachel "...cioè, hanno sicuramente i dati dei suoi documenti e magari anche il cellulare. Ma Frank ha ragione, non ce li daranno mai..."
"Cosa vuoi fare?"
Rachel sospirò
"Avevo detto che questo era l'ultimo tentativo giusto?"
"Si..."
"Voglio davvero che lo sia... anche se la mia testa continua ad arrovellarsi in cerca di modi per rintracciarla. Non si ferma mai."
"Perché lei è molto importante per te."
"Anche se mi ha abbandonato... ormai sono passate tre settimane. Probabilmente è lontana da qui."
Calò il silenzio, Chloe tenne le mani appoggiate sul volante, mentre fuori il vento sferzava la carrozzeria arrugginita e la pioggia la colpiva con secchiate feroci. Il suono violento delle onde e della risacca sembrava il respiro di un mostro marino inferocito.
"Penso che ci serva una doccia!" disse Rachel.
Chloe notò che sorrideva, ma gli occhi erano tristi.
Le sorrise di rimando.
"Si, totalmente! Torniamo a casa."
"Dovrò usare la mia magia per rimanere da te anche stasera?" chiese Rachel mentre Chloe metteva in moto.
"Hai già conquistato Joyce, David sembra fare quello che dice lei."
"Forse ci conviene passare a ricomprargli la birra."
"Già... ma sono al verde!"
"Tu prepara il documento falso, l’alcol lo offro io!" disse Rachel
"Questo è parlare!"
Chloe sgasò, inserì la retro e uscì dal parcheggio.
 
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Era domenica 30 maggio. L’indomani, Rachel avrebbe dovuto tornare a scuola. Una parte di lei era pronta. Relazionarsi era nella sua natura, da buon animale sociale. Quello che le mancava era il desiderio di farlo. Ma immaginava che sarebbe tornato anche quello.
Chloe era al volante, alla radio davano Friend dei Pisshead. Skip e il suo gruppo ormai si sentivano spesso in giro, la ragazza immaginava che presto avrebbero fatto il salto di qualità. Mentre guidava picchiettava il ritmo con le dita sul volante, mentre Rachel canticchiava distrattamente. La loro meta era casa Amber. Non che ci volessero andare, ma i libri di testo erano lì. Durante il tempo trascorso con Chloe, Rachel aveva fatto di tutto tranne che studiare. Avrebbe usato la scusa della coltellata, di sicuro qualche compito in meno non avrebbe scalfito la sua media perfetta. Mentre andavano, Rachel ripensò alla settimana trascorsa.
 
Dopo lunedì e l’incontro con Frank, Rachel era rimasta a casa Madsen ogni notte. Joyce non aveva avuto grossi problemi, era stata abituata con Max che praticamente viveva da loro. David invece aveva iniziato a dare segnali di stizza. La magia di Rachel, tutto sommato, sembrava avere dei limiti! Inoltre, quel cazzo di ex soldato era così preciso, o psicotico, da contare esattamente le birre presenti nel frigo, quindi si era accorto che ne mancavano due. Rachel e Chloe erano state attente quel giorno, tornate a casa dall’incontro con Frank erano entrate dalla finestra, avevano fatto sparire tutte le bottiglie vuote e quelle ancora piene, si erano lavate, avevano nascosto i vestiti puzzolenti di canna e avevano dato una rassettata alla camera di Chloe in modo che Joyce potesse constatare con i fatti la buona influenza di Rachel sulla figlia. Avevano anche riempito il frigo con le birre comprate in modo che non sembrasse che le avevano rubate, il problema era che ne avevano preso un numero a caso. David sapeva il numero esatto di tutto ciò che c’era in frigo. Da allora tutti i suoi sospetti su Rachel si erano riaccesi, era diventato più invadente e così le ragazze avevano deciso di non trascorrere più molto tempo in casa, nonostante la pioggia. Erano andate alla discarica per valutare quanti danni avesse provocato un mese di intemperie al capanno che Chloe aveva occupato. L’avevano scoperto pieno di fango e detriti portati dal vento, così avevano trovato qualcosa da fare: rimetterlo a nuovo!
Quello di lunedì, comunque, era stato l’ultimo vero temporale, come un colpo di coda del maltempo, perché nel giro di tre giorni le precipitazioni erano calate di intensità, venerdì aveva smesso di piovere e sabato il sole aveva fatto capolino fra le nubi.
Nel frattempo, anche Drew era uscito dall’ospedale, con il suo ingombrante gesso e la stampella. Si erano visti per una cena a casa North con Steph e ovviamente Mikey, con il padre Anthony in soggiorno a guardare le repliche delle partite di football. Per qualche ragione, Drew sembrava più ottimista. Certo potevano anche essere i potenti antidolorifici che prendeva a renderlo un po’ fatto!
Venerdì sera, Rachel aveva trascinato Chloe ad un pigiama party nella stanza di Dana al dormitorio Prescott. C’erano anche Kelly, la sua vicina di stanza, e la scagnozza di Marisa Rogers, Sarah. Anche Kelly un tempo era stata nella corte della MariSuck, ma era uscita dal tunnel. Forse anche Sarah era sulla via della redenzione? Chloe non avrebbe mai saputo niente di tutto ciò se non fosse stato per Rachel. Sembrava conoscere tutti, ovunque andasse qualcuno la salutava. Una volta le aveva confessato di non avere sempre idea di chi fossero quelli che la salutavano… ma bisogna essere cortesi no? Chloe si era trovata insospettabilmente bene quella sera con le ragazze, nonostante i loro trascorsi. Sarah si era addirittura scusata con Chloe per essere stata stronza in passato (Kelly aveva già provveduto subito dopo La Tempesta). Ma tutta quella sintonia poteva essere dovuta all’erba, che Dana aveva procurato. Non voleva dire chi gliel’avesse data, ma Rachel aveva un sospetto: Hayden! Avevano parlato della Tempesta e brindato finalmente alla buona riuscita dello spettacolo, cosa che non erano ancora riusciti a fare a causa dell’ ‘incidente’ di Rachel. Ad un certo punto era arrivato il momento gossip, dal quale Chloe si era cautamente sottratta andando a fumare alla finestra, lasciando Rachel a sguazzare nella socialità liceale. Di tanto in tanto, Rachel le lanciava degli sguardi, come per controllare se fosse ancora lì. L’unica parte che catturò l’attenzione di Chloe fu quando Kelly raccontò dell’espulsione di Eliot. Aveva sentito dire che era stato cacciato a causa di un arresto per aggressione, aveva lasciato il campus da giorni. Rachel e Chloe si lanciarono sguardi complici e sollevati. Almeno sapevano che non era più in zona. Un pensiero in meno. Alla fine, dopo qualche birra, dormirono lì. Per Chloe era stato strano essere nel dormitorio della Blackwell, rannicchiata sul pavimento in un sacco a pelo con Rachel che russava lievemente al suo fianco. Aveva fantasticato su come sarebbe stato vivere lì, fuori di casa, lontana dal suo habitat, da sua madre, ma anche dallo Stronzo Adottivo. L’idea aveva un certo fascino. Certo avrebbe dovuto studiare e mantenere dei voti decenti. E poi avrebbe dovuto pagarsi vitto e alloggio, cose cui Joyce non era minimamente in grado di provvedere.
Sabato, Rachel e Chloe lo trascorsero a spasso per i monti nei dintorni di Arcadia, girando per stradine sterrate immerse nel verde. Quella giornata le portò a immaginarsi on the road verso Los Angeles, come avevano progettato. Il pick-up funzionava discretamente, Chloe era anche andata con David a registrarlo alla motorizzazione, quindi era tutto perfettamente in regola. David le disse che per un anno avrebbe avuto l’assicurazione e le altre spese pagate, poi avrebbe dovuto pensarci da sola. Gli ostacoli principali erano l’essere ancora minorenni e la mancanza di soldi. Ma ci avrebbero ragionato. Quel giorno pensarono solo a godersi il panorama da un belvedere sopra Otter Point, più in alto del Faro, dalla parte opposta della baia. Chloe si sentiva bene e anche Rachel sembrava essersi ripresa dalla delusione dell’incontro con Frank.
 
Il pick-up svoltò l’ultima curva e casa Amber si parò davanti loro, con il bel prato curato, l’enorme sagoma dell’edificio in mattoni rossi e il manifesto elettorale di James Amber. Integrità, Lealtà, Onestà. Grandi Stronzate. Rachel si sistemò sul sedile quando vide quella che era stata casa sua. Tecnicamente lo era ancora, anche se lei cercava di non pensarci. Era rimasta in contatto con Rose tutta la settimana. Con lei i rapporti sembravano essere tra il neutrale e il buono, anche se il tono di Rachel si raffreddava di una ventina di gradi ogni volta che parlava con lei al telefono.
Chloe individuò un punto in cui parcheggiare e fece manovra con disinvoltura.
“Ormai la macchina è un’estensione del tuo corpo!” scherzò Rachel.
“Anbonny, prego!” precisò Chloe.
“Eh?”
“Ho registrato la targa del pick-up, quindi ha ufficialmente un nome, come all’anagrafe. Si chiama Anbonny!” spiegò con orgoglio.
Rachel sghignazzò: “Come la piratessa! Direi che ti calza a pennello Price!”
“Peccato aver dovuto sostituire il coprisedile pirata, ma la macchia del tuo sangue mi inquietava…”
“Non ti piace il telo arcobaleno?” Rachel incrociò le braccia imbronciandosi.
“Certo che mi piace! Dà quel tocco di gaytudine… un po’ come le lucine natalizie in camera mia. Idea tua anche quelle…”
“Non sei mai soddisfatta!”
“Come tutti i geni!”
Rachel rise e le rubò il berretto, schizzando fuori dalla macchina.
“Hey! No! Cazzo….” Chloe prese le chiavi e la inseguì, facendo il giro del cofano mentre Rachel la guardava furba tenendo il suo berretto come un torero agita il drappo rosso. Infine, lo indossò. Chloe ammise con sé stessa ammettere quando le stesse bene. Rachel sembrava dolce e sexy qualunque cosa indossasse in effetti, ma con quel berretto... I suoi occhi felini e furbi la fissavano ipnotici.
“Che c’è, non lo vuoi più?” chiese Rachel notando lo sguardo un po’ perso di Chloe.
“Ehm… si… ti sta molto bene…”
Rachel le sorrise e si avvicinò camminando mollemente, ancheggiando in modo elegante. Alzò una mano sfiorando l’ombelico di Chloe con il dorso delle dita e proseguendo fino a sfiorarle il collo e la guancia. Con lentezza si tolse il cappello e glielo rimise. Chloe sentì la testa e la faccia avvamparle.
“Grazie…” sussurrò Rachel.
Chloe rimase confusa per alcuni attimi. Quell’atteggiamento provocante di Rachel la lasciava sempre così, non sapeva come comportarsi. Ormai avevano sdoganato tutta una serie di dimostrazioni fisiche di affetto, abbracci, carezze, mani dolcemente trattenute. Ma c’erano molte altre cose che Chloe avrebbe desiderato fare… e dopo ciò che Rachel le aveva detto in ospedale, non sapeva se avrebbe potuto spingersi più in là. Si erano baciate un paio di volte, ma Chloe non era sicura che quella fosse una cosa ‘consentita’! Quanto cazzo avrebbe voluto baciarla in quel momento però…
Rachel le cinse i fianchi in un abbraccio, affondando il viso nel suo collo. Chloe ricambiò il gesto, appoggiandole una mano sui capelli profumati.
“Non ho voglia di andare là dentro…” bofonchiò Rachel.
“Lo so…”
“E’ un vero peccato che io non abbia una grondaia come te per arrampicarmi in camera mia…”
“Il vero problema è che tu non hai il tetto del garage che ti fa da gradino…”
“Anche quello…”
Rachel si strusciò su Chloe come un gatto e le diede un bacio sul collo, annusandola e traendo conforto dal suo aroma.
“Stammi vicina.”
“Ovvio!” Chloe le diede un bacio in testa. Rachel si allontanò di qualche centimetro per guardarla negli occhi e le sorrise dolcemente.
“Andiamo… togliamocelo di mezzo…” Rachel si staccò e si diresse verso il viale di casa. Chloe prese un profondo respiro e attraversò la strada. Aveva un pessimo presentimento. L’ultima volta che era entrata in quella casa, Rachel aveva sfondato il tavolo da pranzo ed aveva scoperto di Sera… sperava vivamente che quel giorno non capitasse nulla di così drammatico. Nulla di nulla sarebbe stato gradito!
 
-
 
Quando entrarono Rose le accolse. Aveva un viso accogliente, come al solito, ma gli occhi mostravano il suo disagio. Avrebbe abbracciato volentieri la figlia, ma si tratteneva. Incrociò lo sguardo con Chloe, senza manifestare alcuna ostilità. Fu la ragazza, invece, a sentirsi leggermente in imbarazzo. Spostò il peso sull'altra gamba e si massaggiò il collo, guardando altrove.
"Ciao Rachel. Ciao Chloe..." Rose sorrise
"Ciao Rose." replicò Rachel restituendo il sorriso. Sembrava più per circostanza che altro.
Per evitare che calasse un silenzio fin troppo imbarazzante, Rachel proseguì: "Prendo i libri e vado..." e si avviò.
"Aspetta..." la fermò Rose. Rachel si fermò e si voltò. I capelli biondi ondeggiarono, lo sguardo nocciola era marmoreo. Quella situazione fece sentire il gelo nelle ossa di Chloe.
"... tuo padre vorrebbe parlarti."
Ecco! Chloe pensò che il suo brutto presentimento era fottutamente fondato.
"Non ho nulla da dirgli e non voglio ascoltarlo..." il tono di Rachel era glaciale.
"Riguarda Sera..."
Rachel si paralizzò.
"Sera?"
"Si... dagli la possibilità di parlarti, ti prego."
Rachel rimase immobile. Guardò verso il salotto e vide suo padre seduto sul divano. Il camino era acceso a causa del freddo, in tutta la casa si udivano solo il crepitio del fuoco e il ticchettare ritmico dell'orologio a pendolo. James Amber aveva le gambe accavallate ed il viso sepolto nel palmo di una mano. Fissava malinconicamente il fuoco, vestito di una polo blu scuro e pantaloni color panna. Non era venuto a salutare la figlia, perché sapeva perfettamente quale accoglienza avrebbe ricevuto. Rachel lo scrutò dall'atrio, poi lanciò uno sguardo a Chloe. Era imbarazzata, ma sapeva che sarebbe stata al suo fianco. Inoltre, Rachel si sentiva pronta a respingere ogni cazzata di suo padre. Le menzogne non avrebbero fatto più nessun effetto, semplicemente perché lei non si fidava più di lui. Qualunque cosa avesse detto, qualunque giustificazione avesse accampato... tutto falso. Lo sapeva a priori, non si sarebbe fatta fregare una terza volta. Questo la rendeva triste. Sotto il nervosismo ribollente che sentiva c'era una malinconia nera. Quello stesso uomo era il suo papà... ed era il suo peggior nemico. Quella donna che l'aveva accolta in casa era a tutti gli effetti sua madre... eppure anche lei l'aveva tradita.
"Se rimane anche Chloe lo ascolterò, altrimenti prenderò solo ciò per cui sono venuta qui..." affermò Rachel.
Rose annuì e le fece cenno di seguirla in soggiorno.
Rachel si voltò verso Chloe con uno sguardo implorante. Le prese la mano e seguirono Rose in salotto. Rachel giunse davanti al camino e a suo padre, incrociò le braccia e fissò su di lui uno sguardo d'acciaio. Chloe alle sue spalle, mani nelle tasche. Rose si mise accanto al marito sul divano. James alzò lo sguardo su Rachel e sospirò vedendo Chloe. Ovviamente aveva ascoltato la conversazione svoltasi a pochi metri da lui.
"Devi dirmi qualcosa?" la voce di Rachel era una stilettata.
James si raddrizzò: "Ho qualcosa per te..." indicò dei fogli sul tavolino davanti a lui.
Rachel li guardò dall'alto e non si mosse.
"Di che si tratta?"
"Sono le lettere che Sera ti ha mandato... non te le ho mai fatte avere perché non sapevi della sua esistenza..." disse James.
Rachel sentì come un pugno raggiungerle lo sterno, il cuore iniziò a palpitare più veloce. Si allungò e le prese con avidità, le sfogliò alcuni momenti come se le volesse leggere. L'unica cosa che lesse davvero fu la firma di Sera in fondo al testo.
"Perché ora? Cosa vuoi fare torturarmi?" chiese Rachel, la sua voce tremava un po'.
Rose lanciò uno sguardo al marito, mentre Chloe sospirò accanto a Rachel.
"No, voglio solo... essere onesto. È troppo tardi lo so. Ma è l'unica cosa che posso fare ora..."
"No c'è altro che puoi fare. Alza quel fottuto telefono e chiama Sera... falla venire qui... ora..." Rachel brandì le lettere di Sera, impugnandole come un'arma contro James. L'uomo piantò il suo sguardo dritto in quello di Rachel.
"L'ho già fatto..."
Rachel si paralizzò e anche Chloe.
La speranza stravolse la chimica interna di Rachel al punto di avere un capogiro.
"Quindi..."
"No... non verrà... purtroppo il suo numero è inesistente."
Rachel rimase in silenzio, senza parole, boccheggiante per alcuni istanti.
Mi stai prendendo per il culo, cazzo? Inesistente!
"Non ci credo... merda, continui a mentire... non capisco cosa vuoi da me?!" piagnucolò Rachel.
James non rispose, prese il suo telefono appoggiato sul tavolo, digitò qualcosa e lo porse a Rachel. Lei lo guardò con sospetto per alcuni istanti prima di afferrarlo. Lo schermo indicava la rubrica, il numero selezionato era "Sera cell".
“Pffh… mi stai prendendo per il culo? Quando ho letto il messaggio che Sera ti aveva mandato per incontrarvi a Culmination Park proveniva da un numero sconosciuto!” lo sbeffeggiò Rachel.
“Sera non mi aveva mai né scritto né chiamato prima di allora. Eravamo d’accordo così…” spiegò James con calma “Quel giorno mi telefonò e mi inviò il messaggio. L’ho semplicemente salvato in rubrica.”
Rachel non voleva fidarsi. La stava prendendo per il culo ancora una volta, ne era certa! Eppure… perché non avrebbe dovuto conservare il suo numero dopo tutto? O forse non voleva credergli perché se avesse spinto quel bottone e Sera non avesse risposto… sarebbe finita…
Rachel fissò suo padre, poi Rose, poi Chloe. Gli occhi blu della ragazza la fissavano con preoccupazione, ma comunicavano un semplice messaggio. "Sono qui con te."
Rachel le porse la mano e Chloe la afferrò, stringendola per darle forza.
Digitò "Chiama" e portò il telefono all'orecchio...
(Siamo spiacenti, il numero chiamato è inesistente, assicurarsi di aver digitato....)
"No..." sussurrò Rachel.
Interruppe la chiamata e riprovò.
(Siamo spiacenti, il numero chiamato è inesistente, assicura....)
"No cazzo..."
(Siamo spiacenti, il numero...)
(Siamo spiacenti, il...)
(Siamo...)
"NO!!!" Rachel scagliò il cellulare alla cieca. Il vetro dello schermo si frantumò sul pavimento. Rachel scoppiò in lacrime e si gettò su Chloe, abbracciandola con tutte le forze. La ragazza ricambiò l'abbraccio e la trattenne, come se dovesse scivolare in un burrone. Era come se potesse davvero accadere. I singhiozzi di Rachel esplosero, James e Rose Amber rimasero fermi sul divano, il primo sottoposto allo sguardo inferocito di Chloe.
"Perché..." pianse Rachel.
"Tesoro..." tentò James.
"No!!" il palmo di Rachel bloccò ogni parola stesse per pronunciare "Mi stai prendendo per il culo! È una messinscena per farmi rinunciare... perché lo stai facendo?? Questa è tortura cazzo!"
"Immaginavo non mi avresti creduto... ho fatto delle indagini sui movimenti di Sera ad Arcadia Bay, ho scoperto che ha alloggiato al Blue Motel e sono andato personalmente a farmi consegnare i suoi dati dal proprietario. Sono andato oltre i miei poteri di Procuratore..." dal mucchio di fogli presenti sul tavolo James ne prese due e li porse a Rachel. Uno era la copia della patente di Sera, l'altro era una stampa del questionario con i recapiti che veniva compilato dai residenti del Motel. Il numero di Sera era lì. Rachel raccolse il telefono di James, miracolosamente ancora funzionante. Confrontò il numero sul telefono con quello sul documento. Era lo stesso.
"Chi mi assicura che non sia un'altra stronzata?! Potresti aver scritto tu questa roba..."
"Rachel..." intervenne Rose.
"NO!" la zittì.
Chloe le teneva ancora stretta la mano e iniziava a farle un po' male. Rachel la stava stritolando, ma resistette. Calò il silenzio, Rachel appoggiò il telefono sul tavolo e andò a sedersi sulla poltrona reclinabile dall'altro lato del salotto. Il crepitio del fuoco sottolineava un silenzio pesante. Rachel, ancora aggrappata alla mano di Chloe, vi appoggiò contro il viso e riprese a piangere.
"Dopo che te ne sei andata una settimana fa, io e Rose abbiamo parlato a lungo. Ho sbagliato tutto, non mi pento di averti tenuta all'oscuro di Sera, ma quando è venuta a cercarti avrei dovuto lasciarvi incontrare. Ho tentato di rimediare, ma Sera ha tagliato tutti i ponti, telefono, e-mail. Ho ricostruito i suoi movimenti ad Arcadia usando come pretesto un'indagine già in corso, ma ha lasciato la città da oltre due settimane... potrei tracciare i suoi spostamenti all’interno della Contea, ma Sera non ha commesso alcun reato. Non posso aprire un’indagine e mobilitare la polizia se non è sospettata di nulla..."
"Esistono gli investigatori privati!" sputò Rachel asciugandosi le guance.
“È vero... ma forse non vuole che la cerchiamo..." replicò James.
"Perché tu hai tentato di farla uccidere cazzo! Le hai messo paura e ora non mi vuole più!"
"Rachel... non ho tentato di farla uccidere, volevo solo... spaventarla. Non ragionavo... ho ripensato a quello che Sera aveva fatto… una volta era talmente fatta che si è dimenticata di te mentre ti faceva il bagno. Avevi otto mesi… hai rischiato di affogare... se non ci fossi stato io in casa e non mi fossi accorto che stavi piangendo..." Gli occhi di James si inumidirono e la sua voce iniziò a tremare.
Rachel ricominciò a piangere. Rose appoggiò una mano sulla spalla del marito.
Chloe era completamente attonita, la scena avveniva sotto i suoi occhi come se non fosse presente. Si sentiva solo una spettatrice e in effetti lo era. Quella faccenda non la riguardava, era lì come sostegno a Rachel e ci sarebbe rimasta finché avesse avuto bisogno di lei. Si sentiva come il giorno in cui James aveva rivelato loro dell'esistenza di Sera. Anche peggio.
"Non è stata l'unica volta in cui ti ha messa a rischio Rachel. Quando avevi solo tre mesi sono tornato a casa dal lavoro e ho trovato degli uomini in casa insieme a lei. Erano in cucina, tu eri in salotto nella tua culla. C'erano nuvole di fumo e sul tavolo strisce di coca. Quegli uomini facevano parte della gang che controllava il quartiere..." lasciò cadere il silenzio perché il significato del suo racconto fosse colto. Rachel lo colse... una parte di lei stava iniziando ad abbassare la guardia. Non voleva che accadesse...
"Ho capito... si è comportata in modo orribile. Mi ha messa in pericolo. Non ti incolpo di averla lasciata! Ma si è ripulita per me, non ha più preso i tuoi soldi. Le persone non meritano una seconda possibilità?" Rachel tentò di recuperare la calma, ma la sua voce vacillava.
"Conoscendola, non volevo correre rischi. Tu e lei vi somigliate così tanto... ho immaginato cosa sarebbe accaduto. Lei ti avrebbe conquistata. È sempre stata così raggiante, passionale, empatica. Illuminava la stanza con la sua sola presenza. Avresti visto questo e ti avrebbe abbagliata... non avresti visto il pericolo arrivare... Ero terrorizzato che finisse col farti del male..."
"Così per evitare che me ne facesse lei, hai preferito pensarci tu!" sibilò Rachel.
James tacque e piombò contro lo schienale del divano, come se vi fosse stato spinto.
Chloe si sedette accanto a Rachel sul bracciolo della poltrona, le loro mani ancora congiunte.
Rose allo stesso modo teneva la mano di suo marito.
"So che non mi perdonerai mai... probabilmente ti ho persa per sempre... non posso rimediare, ma almeno posso essere sincero. Non cambia il passato, ma è tutto ciò che posso fare ormai..." l'amarezza che filtrava dalla voce di James trafisse il cuore di Chloe. Anche Rachel non ne fu immune.
"Quindi... se n'è andata davvero..." disse Rachel, a metà fra un'affermazione e una domanda.
"Si..." affermò James.
"Lei le mandava soldi ogni mese... avrà avuto un conto! Avrà ritirato i soldi da qualche parte..." si intromise Chloe. Non ce la faceva più a vedere Rachel scivolare nel baratro.
"Si è vero... ma quando ci siamo lasciati ho tenuto solo i rapporti indispensabili con lei..." spiegò, poi si rivolse a Rachel "Io la amavo, davvero, e lei mi ha tradito. Ha messo a rischio la tua vita, ha distrutto il nostro rapporto..." una lacrima scivolò dall'occhio destro "Non volevo più avere niente a che fare con lei... non volevo sapere niente..."
"Ma le lettere... la copia dei documenti… abbiamo un indirizzo no?!" incalzò Chloe "Possiamo ancora..."
"Chloe..." la voce di Rachel la interruppe e lei si voltò verso di lei.
"Basta..." continuò.
"Ma Rach... non voglio che ti arrendi..."
"Non ce la faccio più Chloe..." piagnucolò "Lascia perdere..."
Quello sguardo sconfitto negli occhi di Rachel fece male più di una pugnalata, più dei calci e dei manrovesci ricevuti da Damon Merrick. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
"Rachel..." disse, senza sapere cos'altro aggiungere.
"Non ce la faccio più..." guardò James e Rose "Tutto quello che è successo è colpa vostra... specialmente tua" indicò il padre "Non ti perdonerò mai... forse Sera è veramente una specie di mostro come la dipingi tu. Ma avevo il diritto di scoprirlo da sola! Se tu mi avessi... accompagnata da lei... magari..." si fermò tra i singhiozzi e Chloe la abbracciò di lato.
Anche Rose cominciò a piangere e James seppellì il viso nelle mani.
Rachel era travolta. Avrebbe davvero voluto incontrare Sera, voleva conoscere le sue origini, chi l'aveva messa al mondo, una persona così meravigliosa e al tempo stesso così orribile. Era anche lei così? Lo sarebbe diventata?
Sono quello?
Sentì dolore al petto e alla testa. Tutto iniziò a girare intorno a lei. Il respiro le si accorciò mentre un macigno iniziò a pesarle su cuore e polmoni. Milioni di spilli le trafissero il cranio.
Perché....
Volevo solo incontrarla...
Perché papà...
Mamma...
Mamma numero uno... mamma numero due...
Ormai che cazzo sono...
che cazzo faccio...
Aiutami...
Chloe...
Si voltò verso Chloe con sguardo implorante, la ragazza la guardò confusa e la abbracciò tenendola stretta.
"Ch-lo-heeee..." I singhiozzi cominciarono a sconvolgere Rachel, si aggrappò a Chloe affondando le unghie nella sua schiena come per ancorarsi. Fece un po' male, ma Chloe lo ignorò. Non poteva lasciarla, non poteva abbandonarla. Rachel si lamentò e il poco fiato che aveva in corpo uscì con il pianto. Lacrime, moccio e saliva macchiarono il giubbotto di Chloe, mentre nascondeva la faccia in esso. Rachel vide tutto nero...
James e Rose si alzarono dal divano e si avvicinarono alla figlia in preda alla crisi. Rose le appoggiò una mano sulla gamba, Rachel si contorse per scacciarla.
"Nooo!!" gridò e Rose si ritrasse come scottata dal fuoco.
James era in piedi e si muoveva avanti e indietro nello spazio di un metro. Non sapeva cosa fare, si rendeva conto che ogni suo intervento avrebbe peggiorato le cose, la sua stessa presenza lo faceva. Rose scoppiò in lacrime, rifiutata ancora una volta dalla figlia, e si allontanò, andando in sala da pranzo per appoggiarsi ad una sedia.
Chloe tenne stretta Rachel, ignorando le sue unghie che le graffiavano la schiena.
"Shhh... Shhh... Sono qui... andrà tutto bene... sono qui..." le sussurrava dolcemente. Non sapeva che altro fare.
"Ch..loe...." sussurrò Rachel tra un singhiozzo e l'altro.
“Andrà tutto bene… shhh…” Le diede un bacio sulla testa. E un altro. Le accarezzò i capelli per un po’, poi passò alla schiena. Iniziò a massaggiarla in circolo, delicatamente. Ricordava che William lo faceva sempre con lei quando era agitata. Era davvero calmante, sperava di aver ereditato quella dote da suo padre.
Dopo alcuni minuti, finalmente Rachel riuscì a respirare in modo normale, la vista si rischiarò, gli spilli smisero di torturarle il cervello. Si sentiva completamente svuotata. Chloe si accorse che la sua presa divenne più debole e la sentì accasciarsi. La sostenne e si allontanò quanto bastava per vedere se fosse ancora sveglia. Lo era. Aveva gli occhi gonfi e persi in qualche dimensione lontana.
"Aiutami..." gracchiò Rachel "...devo…sdraiarmi..."
"Ok..." Chloe la aiutò ad alzarsi e la sostenne. Sembrava far fatica a stare in piedi, o forse voleva solo starle più vicina possibile. Chloe lanciò uno sguardo a James. L'uomo era altrettanto sconvolto, non immaginava cosa stesse provando. Nonostante questo non poté a evitare di odiarlo. Era tutta colpa sua...
Né lui né Rose dissero altro mentre Chloe aiutava Rachel a salire le scale verso camera sua.
La scalata dei gradini fu un po' più impervia del previsto, ma gli ultimi metri fino alla porta Rachel li percorse con le sue gambe, appoggiandosi al muro. Entrò nella stanza senza dire una parola. Chloe la seguì. Si ritrovarono di nuovo sul suo letto dopo altre rivelazioni sconvolgenti di James... la vita ha il suo peculiare umorismo che fa ridere solo lei.
Rachel stava all'interno del cucchiaio, con le braccia di Chloe che la cingevano protettivamente da dietro. Non riusciva più a pensare a nulla e si lasciò andare in quella dolce stretta.
Fanculo tutto...
Fanculo papà
Fanculo Rose
Fanculo Sera...
Fanculo tutti...
Ho solo bisogno di Chloe...
solo lei…
Ho solo bisogno... di
dormire...
mi devo riposare...
voglio smettere di pensare...
voglio... nulla..
voglio il nulla...
essere nulla...
o forse...
già lo sono...
 
-
 
Rachel era in piedi, l’aria fresca le sferzava il viso e faceva ondeggiare i capelli. Avrebbe dovuto sentire freddo, ma non lo sentiva. Indossava un attillato costume blu scuro strappato in alcuni punti, era scalza, portava un drappo rosso come cintura e un copricapo cornuto, con una maschera rossa appoggiata sulla fronte. Davanti a lei, la vallata boscosa. Riconobbe perfettamente dove si trovava, era la cima del monte Hood e i suoi nemici stavano arrivando. Li percepiva, anche se non li vedeva.
In pugno stringeva il suo bastone. Poteva fermarli, quella era la sua casa. Batté l’asta sul terreno e il cielo sereno iniziò a scurirsi. Nuvole buie e temporalesche iniziarono ad accumularsi sopra la cima del monte e su tutta la valle, privando i boschi della luce. Un corvo solitario solcava il cielo in circolo, le indicava il punto in cui si trovavano i suoi nemici. Erano molto più vicini del previsto.
Ancora non li vedeva perché erano nel sottobosco.
“Vieni, o mia serva! Vieni! Io sono pronta!” chiamò Rachel.
Il corvo che planava nell’aria iniziò a scendere di quota. Batté le ali un paio di volte mentre si avvicinava a lei, sfruttando le correnti del vento. In un’ultima breve planata frenò sbattendo freneticamente le ali, raggiungendo i suoi piedi.
“Fatti dunque vicina, mia Ariel!”
Non era più un corvo, ma una ragazza. Alta, leggera, vestita di un costume blu e nero con un copricapo di piume nere.
“Salute o possente maestra! Vengo per obbedire ai tuoi comandi!” disse la ragazza-corvo. I suoi occhi erano blu intenso, come il cielo estivo. Un ciuffo di capelli dello stesso colore le incorniciava metà viso.
“Suscita la tempesta sui miei nemici…” comandò Rachel battendo teatralmente il bastone sulla roccia. Era colma di odio, quella era la sua montagna, non potevano portargliela via.
Ariel spalancò le braccia e quando le abbassò ali di corvo sbatterono nell’aria. L’uccello volò di nuovo verso l’alto. Gracchiò una volta.
Un tuono rispose in lontananza.
Gracchiò una seconda volta, un altro tuono ribatté, più vicino.
Gridò una terza volta, dalle nubi scaturì un fulmine. L’aria si fece elettrica e tutto fu bianco per un istante. Il fragore giunse dopo, quando la saetta si abbatté sui boschi sottostanti, distruggendo un albero. Il vento cominciò a soffiare violento, Rachel ne era immune ma il bosco sottostante ne fu scosso. Gocce di pioggia iniziarono a cadere, bagnandole il viso. In pochi secondi lo scrosciare del temporale avvolse il monte Hood come un manto pesante e fradicio.
Il corvo volteggiava tra i venti, ignorando le intemperie che sembravano non interferire col suo volo.
“Oh bravo spirito!” esultò Rachel “Chi potrebbe esser sì forte e sì costante che la sua ragione non smarrisca in tale inganno?”
Un tuono sembrò rispondere in lontananza, mentre un altro fulmine abbatté un albero sotto di lei. Rachel si incamminò, lasciando la sua posizione sopraelevata e dirigendosi verso i boschi. Ogni potere che scuoteva la natura in quel momento non la toccava, niente poteva ostacolarla. Quella tempesta era la sua ira, la sua vendetta.
Si incamminò lungo un sentiero che era divenuto fangoso e scivoloso, quasi fluttuando su di esso. Il pensiero la guidava dove voleva andare. Infine, raggiunse uno dei punti in cui il fulmine aveva colpito la foresta. Un albero era spezzato in due, metà di esso bruciava, ancora legata alla terra dalle radici, l’altra metà era crollata sul sentiero. Sotto di esso vide sporgere due gambe inerti.
Rachel avvertì un tuffo al cuore. Era uno dei suoi nemici, era morto schiacciato dal suo potere. Eppure non esultò. Ora che lo vedeva, si preoccupò. Con un lieve balzo fluttuò fin sopra il tronco caduto, poggiando delicatamente i suoi piedi nudi su di esso senza pesarvisi. Un uomo avvolto da una giacca, capelli neri, occhi grigio spento sbarrati e vuoti. Coperto di sangue per le gravi ferite causate dall’albero. Era morto…
Era suo padre.
Rachel scese dal tronco e si inginocchiò accanto al corpo di James Amber mentre la pioggia continuava a sferzare tutt’intorno. L’acqua le cadeva addosso, le colava sulle guance. Non era acqua… erano lacrime. Piangeva e singhiozzava. Suo padre era morto.
Accanto a lui c’era qualcun altro. Una sagoma più piccola, stretta all’uomo e riversa in una posizione innaturale sotto il peso del tronco. Un giubbotto azzurro e capelli biondi, entrambi sporchi di sangue. Il cuore le balzò in gola.
“Così hai ordinato, maestra!” una voce maschile e grave provenne dalle sue spalle.
Si voltò. Rachel era alla discarica, il temporale continuava ad imperversare, fiumi d’acqua fangosa percorrevano il terreno sconnesso. Di fronte a lei un uomo imponente, quasi un gigante, torreggiava su di lei. Occhi scuri, capelli neri, una cicatrice di traverso in mezzo agli occhi. Un tatuaggio tribale si arrampicava sul suo collo dal suo petto, sparendo sotto la camicia aperta e la giacca. Impugnava un coltello da caccia.
“Non volevo questo…” piagnucolò Rachel indietreggiando.
“Oh, Rachel, il tuo ufficio hai ben compiuto. Ma ancor altro ci resta da fare…” ringhiò l’uomo avvicinandosi di un passo.
“No…”
“No? Che c’è di nuovo?” la guardò sospettoso l’uomo.
Un tuono scosse l’aria e un fulmine colpì in pieno il relitto di una barca, distruggendone una parte e incendiandola.
“Rammenti la tua promessa non mantenuta?!” lamentò Rachel.
“Che puoi dimandarmi ora?!” gridò spazientito l’uomo agitando il coltello. Non con la sua voce… era una voce femminile… la voce di…
Rachel era terrorizzata.
“La… la mia libertà!” gridò Rachel.
“Prima ancora che sia giunto il tempo?” l’uomo alzò un sopracciglio dubbioso. Era la voce di Chloe?
“Voglio la mia libertà. Voglio andarmene da questo luogo infernale… non c’è più niente qui per me! Lasciami andare!” gridò Rachel, piantando i piedi, completamente sovrastata dalla sagoma nera di quell’uomo.
“Sta bene… ti libererò…” era di nuovo la voce graffiante di Merrick.
Prima che potesse dire altro, la lama scattò in avanti. Rachel la osservò perdersi nel suo ventre. Uscì e rientrò. Di nuovo, e di nuovo. E di nuovo….
Rachel cadde in ginocchio. Damon Merrick la sovrastava puntandole ancora il coltello grondante sangue. Il vestito un tempo blu di Rachel ora era fradicio di rosso. Non indossava più il costume blu, né il copricapo cornuto. Il bastone era svanito. Il suo corpo era più piccolo, indossava un cappottino azzurro, i capelli biondi e bagnati le cadevano in avanti. Di fronte a lei si apriva una fossa. Un buco nero scavato nel fango umido e puzzolente della discarica. All’interno c’era qualcosa… un corpo. Una donna di mezz’età, capelli biondi, tatuaggi floreali sul braccio sinistro, un sole nei pressi del cuore. Metà del suo corpo era coperto di terra, infilato in un sacco blu per i rifiuti.
“S…Sera?” balbettò Rachel.
“E’ quello che sei…” disse Damon con tono beffardo.
Rachel alzò il viso per guardarlo.
“Spazzatura…”
 
-
 
“Rachel!”
La voce di Chloe.
Le mani di Chloe su di lei. Si aggrappò ad una di esse e si voltò. Non vedeva bene, sentiva uno strano torpore. Era tutto buio. In lontananza sentì un tuono. Era vero o era ancora un sogno? Chloe era davvero lì? Si strofinò gli occhi violentemente, nel buio vide lampi di colore. Non stava respirando. Prese un’avida boccata d’ossigeno. Era in affanno. Controllò istintivamente il ventre. Intatto. Si girò verso Chloe. Le tastò il braccio. Era… solida. Era veramente li. La debole luce della sua abat-jour illuminava la stanza. Era la sua camera. Chloe era di fianco a lei e aveva lo sguardo preoccupato.
“Stai bene?”
“S..si… cos’è successo?” chiese massaggiandosi la fronte. Le veniva ancora da piangere. Voleva piangere ancora, non sapeva perché.
“Ti lamentavi nel sonno, pensavo stessi male…” spiegò Chloe senza nascondere la preoccupazione.
“Sto bene… solo.. un bruttissimo sogno credo…” Rachel si accoccolò vicino a lei.
“Cos’hai sognato?” Chloe la abbracciò.
Rachel ricordava vagamente l’incubo. Sapeva solo che stava morendo, qualcuno l’aveva uccisa e lei aveva ucciso qualcuno. Non ricordava molto, se non un temporale, un corvo e… terrore… impotenza…
“Non me lo ricordo…” disse.
Un tuono echeggiò in lontananza.
“Ha ripreso a piovere?” chiese Rachel.
“Non qui, sembra ci sia un temporale dalla parte di Culmination…” disse Chloe.
“Che ore sono?”
Chloe si voltò per controllare sul cellulare.
“Le otto di sera, più o meno…”
Rachel annuì, ci mise qualche momento a realizzare.
“Sono stata qui tutto il pomeriggio?” chiese stupita.
“Avevi bisogno di riposare… è stata… tosta…”
“Sei stata tutto il tempo qui con me?” chiese Rachel con gli occhi spalancati…
Chloe annuì stringendosi nelle spalle.
Rachel sospirò: “Chloe Price… vegli sempre su di me e su tutti i miei fottuti drammi vero?” tentò di scherzare.
“Beh, sembra sia il mio lavoro ormai!”
“Pffth…” Rachel le diede una leggera sberla sul braccio. Si voltò verso destra e lo sguardo cadde sulla cartina degli Stati Uniti e sulla scritta che Chloe le aveva lasciato tre settimane prima:
FAMMI SAPERE SE HAI BISOGNO DI UNA COMPLICE…
“Si…” disse Rachel.
“Eh?”
“Si...” ripeté indicando la scritta sulla cartina.
“Non l’hai notata soltanto adesso vero?” chiese Chloe con tono un po’ perplesso. Rachel si voltò a guardarla con un sopracciglio inarcato. Le stava regalando un sorrisetto astuto.
“Cretina!” scoppiò a ridere.
“Completamente!” sorrise Chloe “E sarò la tua complice in qualunque piano malvagio vorrai escogitare!” aggiunse accarezzandole i capelli.
“Ne sono davvero felice…” le sorrise.
Rachel era totalmente sveglia. La stanza non era così buia come le era sembrata prima. Dalla finestra entravano gli ultimi aloni di sole dopo il tramonto. Anche se Chloe era vicina a lei, il letto era diventato improvvisamente molto scomodo. Si alzò e si avvicinò alla finestra. Guardando fuori vide il giardino privato di casa Amber, il cielo quasi sgombro di nubi salvo sulla cima delle montagne. Quel blu… somigliava così tanto agli occhi di Chloe, che si mise a sedere sul letto massaggiandosi lo stomaco gorgogliante.
“Dobbiamo trovare qualcosa per sfamarti…” commentò Rachel.
“Non c’è fretta!”
“Oh si che c’è… potresti mangiare me…”
“Sarebbe così terribile?” Chloe si mise al suo fianco. Rachel si voltò verso di lei e sorrise.
“No… anzi!” ammiccò “Solo… penso proprio di volermene andare da qui più in fretta che posso…”
“Il mio bolide è al tuo servizio!”
Rachel iniziò a radunare nel suo zaino ciò per cui era venuta. Chloe ormai aveva imparato a non forzarla quando era nei suoi momenti no. Sapeva che moriva dalla voglia di chiederle come stava, come si sentiva, cosa avrebbe fatto con Sera. Ma Rachel in quel momento aveva altre priorità. Ne avrebbe certamente parlato con lei, ma in quel momento non voleva parlarne neanche con sé stessa. Tra la crisi nel pomeriggio e l’incubo… se fisicamente era abbastanza riposata, psicologicamente era a pezzi. Voleva solo rinchiudersi in un bar per camionisti con Chloe, mangiare junk food, bere e farsi canne fino al collasso.
Recuperarono nel giro di qualche minuto libri e quaderni per le lezioni dell’indomani e scesero le scale. James era in soggiorno sulla sua poltrona, lo sguardo perso nel camino che ormai ospitava solo braci. Accanto a lui una bottiglia semi vuota di sherry e in mano un bicchiere carico. Rose era sul divano, anche lei con lo sguardo perso nel vuoto. Probabilmente, dopo il casino del pomeriggio, avevano discusso. Il lavandino era pieno di piatti sporchi. Il fatto che la donna, sempre così attenta all’ordine e all’igiene, non li avesse già lavati evidenziava il suo stato d’animo. Entrambi si voltarono appena le due ragazze raggiunsero l’atrio.
Rose si avvicinò e anche James. Chloe guardò Rachel con preoccupazione, ma lei si voltò per affrontarli di nuovo.
“Ti… senti bene?” chiese Rose.
“Si, ho dormito…” rispose neutra Rachel “Ho preso i libri di scuola. Adesso andremo a cenare. Non penso che tornerò a dormire…”
“Rachel…” iniziò James Amber ma Rose gli lanciò un’occhiataccia che lo zittì immediatamente. Chloe ne fu sbalordita.
“Va bene…” commentò la donna col tono più gentile e conciliante che aveva. Non nascose il suo profondo turbamento.
“Ti chiamo io…” disse Rachel avviando verso la porta, seguita a ruota da Chloe.
Raggiunta la soglia la aprì, prima di uscire si fermò. Si girò lentamente verso i genitori, che la fissavano inquieti, incerti su come comportarsi.
“A domani… mamma…” disse Rachel, il cui tono era improvvisamente molto più morbido. Guardò James Amber e gli fece un cenno di commiato “…papà…” e se ne andò prima di ricevere risposta.
Chloe poté vedere il viso di Rose sciogliersi in un’espressione commossa quando Rachel la chiamò “mamma”. Anche James sembrò confuso, ma in modo positivo. Indugiò qualche istante, un po’ sconcertata dalla situazione.
“Buona serata…” disse con un tono cordialmente imbarazzato.
“Altrettanto Chloe…” disse Rose. James annuì in silenzio.
Chloe sentì come se la temperatura si fosse abbassata di trenta gradi in un istante. Seguì Rachel fuori dalla porta e la raggiunse presso il pick-up, dove stava aspettando.
“Ho un’idea per la serata” esordì Rachel sorridente.
“Sentiamo un po’!” Chloe fece il giro e aprì la portiera del guidatore. Si impose con tutta sé stessa di non indagare sullo stato d’animo di Rachel. La sua reazione la confondeva, ma forse voleva solo lasciarsi alle spalle quella giornata. Deviare l’attenzione.
“Voglio un fottutissimo hamburger bisunto di ACFC!”
“Idea cazzuta! Poi possiamo vedere se riusciamo a scroccare un tiro da Justin?” sondò allegramente il terreno Chloe mentre metteva in moto.
Rachel annuì: “Direi che abbiamo un piano!”
 
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Il mattino vide sorgere il sole in un cielo quasi sgombro da nubi, per la prima volta dopo settimane. I suoi raggi si riflettevano sulle finestre della Blackwell Academy, attraversando l'atmosfera ripulita dalle piogge. Una brezza pungente continuava a soffiare, ma sembrava davvero il primo giorno sereno dopo tanto tempo.
Il pick-up di Chloe tossì un po', sputando nuvolette di fumo nero dal tubo di scappamento, mentre frenava davanti alla Blackwell. Tutt'intorno a loro il campus era già animato dal vociare vago e confuso di dozzine di studenti, che aumentarono quando lo scuolabus depositò alla fermata il suo carico. Chloe era felice di non far parte di quella marmaglia, almeno per un po'. Dopo tutto quello che le era successo si preparava a trascorrere una lunghissima pausa estiva, insieme a Rachel. La quale era seduta accanto a lei, stranamente taciturna, con lo sguardo vuoto rivolto fuori dal finestrino. Le braccia avvolte dalle maniche viola di una camicia tartan stringevano lo zaino come un salvagente.
"Siamo arrivati Madame!" giocò Chloe tentando di smuovere Rachel da qualunque luogo tetro si trovasse.
Si voltò verso di lei con un sorriso tirato: "E se per oggi saltassi?"
Chloe inarcò un sopracciglio: "Normalmente non farei obiezioni, ma penso che oggi tutti si aspettino di rivederti. Wells ci metterebbe un secondo a telefonare a tuo padre..."
"Non me ne frega un cazzo!" sibilò Rachel. Nominare suo padre era il modo migliore per farla innervosire.
Chloe riposizionò le mani sul volante mentre Rachel emetteva un lungo sospiro
"Scusa..." mormorò.
"Tranquilla... se vuoi rimetto in moto. Andiamo dove vuoi!" disse Chloe con allegria. La sola cosa che voleva era strappare il malumore dal viso di Rachel, soprattutto dopo il casino cui aveva assistito la sera prima. Stava facendo uno sforzo fisico per non chiederle come si sentisse e lasciarle i suoi spazi…
Per tutta la sera precedente, fra panini unti seguiti da canne scroccate ed esercizi di skateboard con Justin e Trevor, Rachel era sembrata riprendersi. Avevano riso, Chloe si era fatta prendere per il culo mentre si toglieva di dosso la ruggine cadendo dallo skate. Anche Rachel aveva fatto i suoi tentativi ubriachi ed aveva pestato il culo più volte, ridendo come una pazza. Quando erano sgattaiolate in camera di Chloe, arrampicandosi sulla grondaia e poi attraverso la finestra, Rachel sembrava aver del tutto sgombrato la mente. Quella mattina, invece, tutto il malumore da cui era fuggita pareva averla raggiunta di nuovo. Chloe poteva sintonizzarsi, la Blackwell faceva lo stesso effetto anche a lei. Era insolito che lo facesse anche a Rachel.
"No, purtroppo hai ragione. Oggi devo andare e comunque prima o poi dovrei comunque... meglio strappare via il cerotto con un colpo secco." disse Rachel con tono malinconico "... anche se... so cosa mi aspetta e non voglio affrontarlo."
"Puoi farcela!" la incoraggiò Chloe.
Rachel le rivolse un sorriso gentile e allungò una mano afferrando quella di Chloe in una stretta piena di bisogno.
"Solo se verrai a riprendermi all'uscita." replicò Rachel.
"Avevi qualche dubbio?” ammiccò Chloe, ricevendo in cambio un sorriso felice.
"No ma volevo sentirtelo dire! Allora... ci vediamo dopo Price!" disse Rachel prendendo un profondo respiro e stringendo un'ultima volta la mano di Chloe prima di lasciarla andare e spalancare la porta del pick-up.
"Puoi giurarci!" replicò Chloe, che rimase a osservare Rachel che le rivolgeva un ultimo sorriso prima di voltarsi, caricare lo zaino apparentemente pesantissimo sulle spalle e muovere i primi passi verso il campus.
Ad ogni passo, Rachel sentì i tentacoli della Blackwell avvolgersi intorno a lei, portandole sensazioni familiari da cui nelle ultime settimane si era disintossicata. Si sentì più o meno come quando fumò la prima sigaretta appena uscita dall'ospedale, in un conflitto di sensazioni piacevoli e sgradevoli, pensieri consapevoli sulla dannosità del fumo e al tempo stesso bramosi di riempirsene i polmoni, prefigurandone la tossica gratificazione.
Fece un riepilogo mentale della giornata che la aspettava mentre saliva i gradini che portavano al campus. Il programma delle lezioni sembrava fluido, ma sapeva che la parte più impegnativa e rilevante sarebbe stata fare il check-in con compagni e professori. La Blackwell era come un fiume. Una volta dentro, Rachel era sicura di saper nuotare tra i suoi flutti senza problemi. Era un habitat cui era abituata, ma ora le sembrava così distante, così... inutile.
Dopo tutto quello che aveva passato, con la sua vita ribaltata, qual era il cazzo di senso nel tornare a scuola? Eppure era lì, attratta magneticamente dalle ampie porte di ingresso, oltre la statua bronzea e giudicante di Jeremiah Blackwell.
Mentre superava la fontana e puntava verso le porte, circondata da studenti che temporeggiavano in mezzo al verde, Rachel si preparò per recitare un nuovo atto.
 
-
 
Indossare la maschera della studentessa modello fu più difficile di quanto ricordasse. Appena entrata dal portone, Rachel incrociò il Preside Wells, appollaiato sulla soglia della Presidenza mentre osservava il flusso studentesco nel suo completo grigio, mani dietro la schiena e sguardo truce. Rachel era consapevole delle pressioni cui quell'uomo era sottoposto, ne aveva avuto un assaggio finché aveva lavorato per lui come assistente. Non la sorprendeva che nascondesse il bourbon dietro la libreria. Quanto ne avrebbe avuto bisogno anche lei in quel momento! L'avrebbe certamente aiutata a sentire meno pressione.
Wells la bloccò con un saluto perentorio. Nonostante il brusio generale, i profondi bassi della sua voce si sentivano facilmente. Rachel indossò la sua faccia politicamente corretta e si avvicinò, immaginando già la conversazione e sperando che finisse presto.
"Sono felice di rivederti in salute!"
"Mi auguro che questo brutto incidente non intacchi la tua esperienza alla Blackwell"
"Se hai bisogno di qualcosa, di qualcuno con cui parlare o di aiuto, non esitare a rivolgerti a me personalmente!"
E così via...
Tutto come previsto. Così anche Rachel recitò le sue battute, rispondendo come ci si aspettava che rispondesse e concludendo con "Ora vado o farò tardi a lezione! Sono contenta di averle parlato! Buona giornata!"
 
Un saluto qui, un abbraccio là.
Dana che le correva letteralmente incontro, tutta eccitata, premendole contro i seni un paio di taglie in più dei suoi nonostante fosse di un anno più giovane.
Un fugace incontro con Kelly mentre scappava alla lezione d’arte con il professor Cole.
Una pacca sulla spalla da parte di Hayden mentre si dirigeva verso il suo armadietto. Già... l'armadietto.
Ancora avvolta dalle vuote chiacchiere da corridoio, aprì l'anta metallica lottando contro una fastidiosa anticipazione. Una foto di famiglia era attaccata con lo scotch all'altezza dei suoi occhi. Volti sorridenti appartenenti ad un'altra vita, una in cui aveva ancora un padre e una madre, non un bugiardo, una matrigna e una madre in fuga.
Hey, potrebbe essere il titolo di una commedia!
Il bugiardo, la matrigna e la madre in fuga!
Sicuramente uno spettacolo di merda!
Più o meno come Il buono, il brutto e il cattivo!
Merda come tutto il genere western!
 
Rachel strappò la foto e la accartocciò violentemente con la mano sinistra, infilandone i resti nella tasca dei jeans.
Non era l'unica foto presente nell'anta dell'armadietto. Uno era un selfie con Megan dopo un esperimento in classe, un'altra la ritraeva nel costume da Angelo Piangente, dietro le quinte dell'Aladdin Theatre di Portland, con Steph al suo fianco. Un sorriso malinconico le apparve sul viso. Quella foto l'aveva scattata Keaton la sera del suo primo (e unico per ora) monologo.
Un paio di locandine di concerti dell'anno prima, una cartolina con raffigurata La Persistenza della Memoria di Salvador Dalì, la foto d’epoca di Cavallo Pazzo (aveva sempre preferito lui a Toro Seduto, forse perché era stato l’ultimo nativo a ribellarsi contro l’occupazione dei bianchi; anche se era una battaglia persa, lui l’aveva combattuta…), un post-it con una citazione scritta di suo pugno:
"L'inizio è sempre oggi."
Mary Wollstonecraft
 
Una frase d'impatto, utile, generalmente capace di motivarla.
L'inizio è sempre oggi...
Quelle parole le avevano sempre parlato di scuola, progetti di vita, successi futuri. Quel giorno parlavano di altro...
La sensazione che la sua vita fosse finita quasi un mese prima non le si scrollava di dosso. Almeno UNA vita. Forse era questo che intendeva Chloe il giorno in cui avevano riordinato la sua camera. Una parte della sua vita era stata felice, con pensieri normali e turbamenti tutto sommato compresi in una normale esperienza adolescenziale. Ma era tutto finito. Un'altra vita era iniziata. Una vita in cui non sentiva di aver più una famiglia, in cui tutti i suoi piani per il futuro erano di colpo diventati ingenui, stupidi, infantili. Una vita, però, in cui Chloe era al suo fianco. Una vita il cui inizio poteva essere 'oggi'. Una vita da ripensare, riimmaginare. Una vita in cui sarebbe andata avanti, come aveva sempre fatto.
Senza guardarsi più indietro.
Qui dentro manca una foto di Chloe, pensò mentre chiudeva l'anta e si allontanava, abbracciando i libri per le lezioni di Letteratura Inglese e Chimica.
 
-
 
[Rachel]
- Qui è un mortorio senza di te
- Manchi
 
[Chloe]
- Awwwww
- Anche tu!
 
[Rachel]
- Che combini?
 
[Chloe]
- Una sorpresa...
 
[Rachel]
- Questa faccenda della vita che ha bisogno di mistero ci è sfuggita di mano
 
[Chloe]
- Ti piacerà lo prometto!
- Saresti una brutta persona se non ti piacesse...
 
[Rachel]
- LOL
- Ora sono DAVVERO curiosa!
 
Seduta al proprio banco, Rachel teneva il cellulare in grembo con la mano sinistra, digitando risposte per Chloe, mentre con la destra scarabocchiava i margini del suo quaderno, fingendo di prendere appunti su ciò che il prof Fitzpatrick stava spiegando. Per una volta essere ambidestra tornava utile!
I due banchi alla sua sinistra erano vuoti, il più lontano appartenuto a Eliot, l'altro a Chloe. Quello a destra di Rachel, invece, era occupato da Nathan che di tanto in tanto allungava il collo per sbirciare i suoi messaggi.
Lo sguardo di Rachel, invece, cercava spesso l'orologio. Le lancette erano di una lentezza esasperante, sempre in ritardo rispetto alle sue speranze. Infine la campanella della prima ora suonò e Rachel balzò in piedi, pronta a raggiungere l'aula della prof. Grant.
"A chi scrivevi??" chiese allegramente Nathan mettendosi al suo fianco.
"Nessuno che conosci..." mentì Rachel "...mi stavo solo organizzando il pomeriggio!" aggiunse. Menzogna e verità vanno sempre mescolate perché la prima risulti credibile. Era una cosa che aveva imparato alle lezioni di improvvisazione di Keaton.
Camminarono insieme lungo il corridoio, mentre Nathan si lamentava della lezione di Educazione Fisica verso cui era diretto. Rachel assecondò i suoi discorsi, ascoltandolo come si ascolta una stazione radio casuale. Le serviva un sottofondo, qualcosa che superasse quello prodotto dai suoi pensieri. Per questo decise di accompagnarlo per un po', non voleva andare subito in classe e sedersi al banco sola con sé stessa. Superarono le doppie porte che dal corridoio dava nell'atrio della Blackwell, quando una voce acuta arrivò da sinistra.
"Nathan!"
Rachel lo vide arrossire e rimpicciolirsi, mentre Samantha Myers si avvicinava. La ragazza aveva ancora il gesso e camminava in modo strano, più rigido del normale. Probabilmente sotto la camicetta bianca e il maglione blu c'erano delle strette fasciature per le sue costole non ancora guarite. Rachel provò un moto di tenerezza nel vedere lo sguardo che i suoi occhi verdi lanciarono a Nathan. Era così apertamente cotta di lui...
"Ciao Samantha..." disse Nathan timidamente.
"Io... volevo accompagnarti..." disse lei altrettanto incerta, notando la presenza di Rachel. Erano adorabili, dopo quasi un mese di frequentazione erano ancora così timidi l’uno con l’altra!
"Oh... ciao Rachel! Sembri stare meglio!" tentò di rimediare la ragazza.
"Infatti è così, a quanto pare una coltellata non è poi una gran cosa!" scherzò Rachel.
"Già... Cioè! Non volevo dire che non fosse grave... io..."
Rachel si trattenne dal roteare gli occhi. Era davvero una giornata pessima se non riusciva a sopportare nemmeno un'innocente creatura come Samantha.
"Non preoccuparti Sam. Ho capito cosa intendevi!" le ammiccò con un sorriso dovuto.
"Io dovrei andare o farò tardi..." disse Nathan.
"In effetti anch'io" rispose Rachel "Lascio voi due piccioncini alla vostra passeggiata..." ammiccò, scatenando il rossore sui loro volti. Fu divertente!
Mentre i due si allontanavano, con Samantha che allungò la mano sana cercando quella di Nathan, Rachel tornò sui suoi passi per dirigersi verso l'aula di Chimica.
Raggiunta la porta, trovò ad attenderla qualcuno che sperava di evitare.
"Hey Amber!"
Marisa Rogers, affiancata come sempre da Sarah, sfoggiava un caschetto nero fresco di parrucchiere, la sua camicia bianca firmata, un paio di shorts e una borsetta rossa a tracolla, probabilmente di Gucci. Si era calata davvero nella parte da quando aveva accesso alle feste del Vortex Club, pur non facendone davvero parte. Uscire con loro ed essere invitata alle feste era uno dei vantaggi dello scoparsi un membro del Club!
"Hey Rogers!" rispose Rachel senza entusiasmo "Non sapevo avessi Chimica oggi."
"Io no, ma tu si!" replicò lei con fare astuto.
"Mi stalkeri?"
"Mi tengo aggiornata!" si vantò Marisa e a quelle parole Sarah aggiustò il suo peso sulle gambe e distolse lo sguardo. Rachel davvero non capiva quella sorta di rapporto che avessero. Inoltre la infastidiva vedere Sarah ancora al fianco di Marisa dopo che aveva partecipato al pigiama party di Dana. Sembrava incoerente… come se le persone fossero coerenti del resto.
La vita...è un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore, e senza alcun significato
Shakey ha sempre le parole giuste!


"Ti vedo perfettamente guarita!" cinguettò Marisa. Era la stessa persona che aveva diffuso fake news sulla sua aggressione e altre peggiori per metà del secondo semestre e ora si comportava come niente fosse. Era perfettamente normale in quel gioco di potere liceale, così simile alla politica, in cui menzogna e dissimulazione erano le basi. La differenza era che stavolta, la pazienza di Rachel era molto esigua.
"Il braccio sta bene. Grazie dell'interesse!" le rispose con neutra cordialità.
"In realtà eravamo tutti così preoccupati. Abbiamo sentito voci terribili, per un po' si temeva addirittura che fossi morta!" il tono artificiosamente amichevole di Marisa era sempre più snervante.
"Non ti libererai di me così facilmente!" Rachel ammiccò.
"E' una minaccia?" scherzò, ma non troppo, Marisa.
Rachel fece spallucce: "Senti, mi piacerebbe tanto chiacchierare con te, ma ho lezione quindi... se vuoi scusarmi..." e tentò di superarla.
"La prof Grant ancora non è arrivata, che fretta c'è?" Marisa le si parò davanti costringendola a fermarsi. Quel gesto le scatenò un moto di frustrazione e rabbia, i pugni di Rachel si strinsero e fece un passo indietro.
Marisa la squadrò in un istante e inarcò un sopracciglio: "Che ti prende? Stai bene?"
"A meraviglia. Hai bisogno di qualcosa?" il tono di Rachel si fece più teso nello sforzo di mantenersi in controllo.
"Mi sembri turbata!" incalzò Marisa, che non seppe trattenere un mezzo sorriso.
Rachel si stava rapidamente stufando di questa pantomima e capiva perfettamente il punto cui voleva arrivare Marisa. La stava provocando, cercava una reazione in un luogo pubblico della scuola, qualcosa di cui si potesse poi spettegolare. E avrebbe voluto darglielo, sotto forma di una testata che frantumasse il suo nasino perfetto e la tenesse lontana da lei almeno qualche giorno! Ma non lo fece. Respirò profondamente e seguì il flusso:
"Puoi biasimarmi? Ho passato un brutto momento." disse Rachel con serietà "E oggi non sono proprio in vena di giochetti da liceo!"
"Non sto giocando, anzi vorrei offrirti il mio aiuto!" disse Marisa con tono artificiosamente amichevole.
"Pff... tu offri aiuto a me? Prima della Tempesta sembravi molto felice di avermi soffiato il ruolo, anche se non ti eri nemmeno preparata le battute. Per fortuna che Chloe ti ha fatta ragionare o avresti mandato a puttane lo spettacolo." la voce di Rachel era mortalmente bassa, ma carica di veleno. Marisa e Sarah sgranarono gli occhi.
"Prima di tutto, io non ti ho soffiato il ruolo. L'avevi perso tu andando dietro a quella delinquente, che casualmente e solo in quell’occasione ha avuto ragione su un paio di cose… Il teatro è una dannata perdita di tempo! Non mi sembra comunque che la vostra amicizia ti stia facendo molto bene visto che sei finita prima in un covo di criminali e poi in ospedale. Ma i gusti sono gusti, giusto?" replicò Marisa con voce decisamente più squillante.
"Almeno io ho degli amici veri..." Rachel lanciò uno sguardo a Sarah prima di tornare su Marisa "...e non ho bisogno di scoparmi qualcuno per farmi invitare alle feste."
"Hah! Qualcuno oggi ha dimenticato le sue medicine. Ci passo sopra solo perché hai subito un trauma."
"Come sei gentile. Ora devo proprio andare in classe..." disse Rachel, superando Marisa e Sarah con passo deciso.
"Goditi la lezione..." bofonchiò Marisa alle sue spalle "Anche se mi hai detto delle cattiverie, ti terrò un posto in zona Vip al Vortex Party di fine anno. Penso davvero che ti aiuterebbe a rilasciare un po' di quell'energia negativa che hai dentro..."
Rachel sospirò, si bloccò dopo pochi passi all'interno dell'aula di Chimica e si voltò stancamente:
"Grazie dell'invito. Ci penserò..."
Rachel andò a sedersi al suo posto e, quando guardò verso la porta, Marisa era scomparsa. Sistemò il suo zaino ai piedi della sedia, tirò fuori libri e materiale, sistemò l'attrezzatura per gli esperimenti. Megan era seduta in fondo alla classe, la salutò e si trasferì nel banco accanto al suo per la lezione. Rachel ne fu felice. Non le andava di stare sola. Glissò quando Meg le chiese lumi sul diverbio con Marisa, invece deviò il discorso chiedendole come andassero i suoi tentativi di entrare al Blackwell Totem. Meg le rispose entusiasta che stava ultimando l’articolo di prova da inviare in redazione e che poi le avrebbero fatto sapere. Incrociarono le dita sorridenti.
Finalmente arrivò la prof Grant e Rachel poté finalmente concentrarsi su qualcos'altro.
 
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"Sa essere una vera troia..." fu il commento stizzito di Steph.
"Già. Poi oggi non è davvero giornata!" disse sospirando Rachel, mentre rovistava con la forchetta nella sua insalata. L'aveva presa in Caffetteria giusto per riempirsi lo stomaco, ma non aveva granché fame e soprattutto non aveva voglia di stare là dentro, circondata da un'orda di studenti, alcuni dei quali sarebbero sicuramente venuti a parlarle. O semplicemente l'avrebbero fissata da lontano parlando di lei. L'avrebbero fatto comunque, ma almeno non li avrebbe visti né sentiti. Aver incontrato Steph era stata una manna ed erano migrate insieme all'esterno del campus, su uno dei tavoli da picnic sul lato Dormitori.
"Lo vedo..." commentò Steph "Ti direi che sono qui se hai bisogno, ma l'ho già detto mille volte quindi... lo sai già!" continuò cercando di essere giocosa.
Rachel le sorrise e allungo una mano verso di lei. Steph fu colta alla sprovvista da quel gesto, ancora di più quando la mano di Rachel strinse la sua con calore. Questo era insolito, ma ricambiò.
"Grazie Steph. So che ci sei e questo mi tranquillizza. Io... faccio solo fatica ad aprirmi, ma non vuol dire che non mi interessi."
Rachel lasciò la presa sulla mano e Steph provò un istantaneo senso di vuoto per quel distacco. Si scambiarono un sorriso e Steph si seppellì nel suo sandwich, mentre Rachel tentò di mangiare un po' di fogliame condito.
"Programmi per l'estate?" Steph cambiò rotta.
"Ancora no, anche se sto seriamente pensando di fare un salto al Vortex Party..."
"Davvero??"
"Si beh... con tutto il casino che è successo credo che mi serva davvero un po' di divertimento fine a sé stesso." Rachel fece spallucce.
"Immagino di sì! Ci porterai Chloe?"
"Pff... dovrei legarla per riuscirci!" sghignazzò Rachel.
"Forse ti serve del cloroformio prima, non si farà legare così facilmente!" scherzò Steph, felice che Rachel si stesse spostando in un luogo più luminoso.
Con la coda dell'occhio notarono qualcuno avvicinarsi e si voltarono. Era Sarah.
Steph si raddrizzò immediatamente, irrigidendosi come se dovesse combattere o fuggire. Rachel continuò a masticare svogliatamente la sua insalata.
"Ciao..." disse Sarah con un filo di voce e fu salutata di rimando da entrambe. "Posso sedermi con voi?" 
"Certo!" annuì Rachel facendole spazio sulla panca.
Sarah si sedette, appoggiando uno zainetto verde acqua accanto ai piedi, disseminato di scritte in calligrafia morbida. La ragazza si sentiva gli occhi addosso, e in effetti Steph la fissava con curiosità e un pizzico di diffidenza. 
"Non avevo voglia di stare là dentro..." rispose ad una domanda che nessuno le aveva rivolto, mentre estraeva dei sandwich accuratamente imbacchettati dallo zaino "da quando Marisa esce con quelli del Vortex Club è... difficile... a proposito mi dispiace per prima" concluse rivolgendosi a Rachel, che deglutì il suo boccone e si voltò per guardarla negli occhi.
Sarah si strinse incerta nel suo maglioncino ocra, sotto il quale indossava un'ampia maglietta con la Union Jack.
"Che c'entri tu? È con Marisa che ho discusso." disse Rachel. Questa conversazione le ricordò in modo incredibile una che ebbe con Kelly. Anche allora Steph era con lei e anche allora Kel si scusò per qualcosa che aveva fatto Marisa. Rachel sorrise fra sé per l’ironia della sorte…
"Lo so, ma... uff... mi sento responsabile. L'ho spalleggiata, le do sempre corda. Anche quando non dovrei..." Sarah si massaggiava il braccio e vagava qui e là con lo sguardo.
Steph era stupita e guardava alternativamente Sarah e Rachel, mordicchiando il suo pranzo come fosse al cinema.
"Allora perché la frequenti?" chiese Rachel a bruciapelo.
"Perché... Beh ultimamente non lo so!" ammise Sarah liberando finalmente il suo pranzo da plastica e stagnola "Cioè... quando ci siamo conosciute non era così. Penso che non sia stronza come vuole mostrare, ma ultimamente è troppo ossessionata da quel fottuto Club."
Rachel e Steph la ascoltarono con lo stupore dipinto in volto. Steph non conosceva Sara, ma Rachel sapeva che non si era mai espressa in questi termini su Marisa. Forse il vento era cambiato anche per lei? Forse si era stufata di essere una sgherra e di frequentare qualcuno solo per i benefici sociali che questo comporta? O forse stava cercando di fare amicizia con lei proprio per quel motivo? Rachel si stupì del suo stesso cinismo. Non era abituata ad esserlo.
"Quindi ti stai sedendo con noi per farla pagare a Marisa, farla ingelosire o roba simile? "provoocò Steph.
"No no... io ..." Sarah partì in quarta tentando di elaborare una giustificazione, ma si fermò quando vide un sorriso subdolo stampato sul viso di Steph. Rachel fece una risatina e Sarah si rasserenò.
"Mi prendi in giro..." constatò con un mormorio infantile che la circondò di un'aura di dolcezza.
"Abituatici, se conti di sederti con noi più spesso..." ammiccò Steph.
"Steph è abile nello sfruttare le tue debolezze per prenderti per il culo. Andrete d'accordo!" scherzò Rachel, inserendo più o meno consapevolmente una velata frecciatina all'amicizia di Sarah con Marisa.
Se la ragazza bionda se ne accorse non lo diede a vedere.
"A proposito… ora che simpatizzi col nemico, Marisa non ti punirà per questo affronto?" la incalzò Steph.
"Non lo so... probabilmente mi aspettano dieci o quindici frustate!" la assecondò Sarah, più a suo agio.
Tutte e tre scoppiarono a ridere.
 
-
 
[Chloe]
  • In posizione!
[Rachel]
  • 10 minuti e arrivo!
[Chloe]
  • Stai firmando autografi?
[Rachel]
  • Qualcosa del genere.
[Chloe]
  • Ok Drama Queen! Aspetto!
 
Chloe appoggiò il telefono sul cruscotto e si accomodò di traverso sui sedili del pick-up. Abbassò il finestrino passeggero, vi appoggiò i piedi e si accese una sigaretta. Mentre una nuvola di fumo si sollevava intorno a lei pensava al pomeriggio che si prospettava. Non vedeva l'ora di mostrare a Rachel come aveva sistemato il loro rifugio. Mentre era a scuola, Chloe era andata alla discarica e aveva proseguito il restauro della struttura in rovina, che doveva essere ciò che rimaneva di un casello ferroviario o qualcosa del genere. A guardarlo bene, non era mai neanche stato completato, ma almeno le pareti erano stabili! Il problema era il soffitto, che praticamente non c’era. Ci aveva pensato Chloe, e ne era così fiera!
Sperava davvero che l’umore di Rachel fosse migliorato rispetto a quella mattina, ma se così non fosse stato era piuttosto sicura che un pomeriggio di relax e birre lontano da tutti avrebbe fatto il suo lavoro.
Spaparanzata sui sedili, Chloe si esercitò a produrre anelli di fumo. Era un’arte che non riusciva a perfezionare, ma questo non l’avrebbe fermata. Alzò lo sguardo verso la Blackwell, era parcheggiata proprio davanti al campus nello stesso punto in cui aveva scaricato Rachel al mattino. Sulla cima delle scale vide spuntare la sagoma impettita del preside Wells, con il classico cipiglio truce incollato sul viso. Pochi istanti dopo, dietro di lui apparve Rachel e il viso le si illuminò. Chloe le fece un cenno di saluto. Rachel sembrava davvero ansiosa di levarsi di mezzo, correva e nella fretta urtò Wells. Con una giravolta aggraziata gli rivolse un cenno di scuse, per poi percorrere le scale e guadagnare in pochi secondi la portiera del passeggero. Chloe spense la sigaretta sul cruscotto e la gettò fuori, aprendo la portiera e slittando al posto di guida. Rachel si gettò a bordo, sistemando lo zaino nero fra le gambe. Chiuse la portiera e Chloe mise in moto.
"Scusa il ritardo!" ansimò Rachel.
"Non lo so... dovrai farti perdonare!"
Rachel le lanciò uno sguardo astuto, poi si voltò verso Wells e lo salutò con un sorriso generoso.
Chloe partì, notò che Rachel salutava calorosamente il Preside, così pensò fosse una buona idea imitarla. Mentre la macchina partiva fece per mandare un bacio all'uomo, mostrandogli invece il dito medio con un sorrisone stampato sul viso. Rachel la notò e si mise a ridere.
"Lo sai che quello è l’uomo che potrebbe trasformare la tua sospensione in espulsione?" disse sghignazzando Rachel.
"Giusto! Perché io non vedo l'ora di tornare alla Blackwell!" commentò Chloe.
“Sarebbe un peccato sprecare la mia performance di quella mattina non credi?”
“Mmmmh… forse hai ragione!” concesse Chloe.
“Come sempre!” si vantò Rachel
Il giorno dopo aver colto James Amber con le mani nel sacco ed aver… incendiato per sbaglio Culmination Park, Rachel e Chloe si erano trovate nell’ufficio di Wells per rispondere della loro bigiata. Ma anche senza quell’aggravante, Chloe sarebbe comunque stata lì quella mattina, convocata da Wells per aver riempito di murales il parcheggio della Blackwell. Aver coinvolto Rachel nel saltare la scuola era la goccia che l’avrebbe condotta all’espulsione, ma Rachel si prese la colpa di aver costretto Chloe a saltare la lezione (la verità in fondo, anche se la parola “costretto” non era proprio adatta!), discolpandola almeno di quello. Ma non l’aveva comunque salvata dalla sospensione per i murales. Cosa che tutto sommato non era affatto dispiaciuta a Chloe! Con tutto quello che era successo non era nemmeno stata punita!

“Allora? Dov’è la sorpresa?” chiese Rachel
“Oh… lo vedrai! Discarica?” disse Chloe senza nascondere l’eccitazione e l’aspettativa. Rachel si incuriosì e dopo l’overdose di socialità Blackwelliana, isolarsi con Chloe era davvero una boccata d’ossigeno.
“Va bene! Ma prima passiamo a prendere qualche provvista!”
“Certo!” esultò Chloe “Tu invece? Com’è andato il rientro?” Rachel intanto armeggiava con la radio, girando la manopola in cerca di una stazione con musica decente.
“Come previsto. Lezioni, chiacchiere inutili, domande sul mio braccio. La Blackwell non è la stessa cosa senza di te!” disse Rachel sbattendole le ciglia. Lasciò stare la radio quando trovò una canzone dei PissHead. Sembrava Nothing Wrong. Ormai si sentiva in continuazione!
Chloe iniziò a tenere il ritmo battendo le dita sul volante: “Anche tu rendevi quel posto meno merdoso… ma solo un po’!”
“Wow! È esattamente il genere di cose che una ragazza vuol sentirsi dire!” Rachel mise un broncio plateale, che si trasformò in risata quando Chloe le fece una linguaccia.
“Uffh… sono decisamente felice di essere fuori da quell’inferno… almeno fino a settembre!” commentò Chloe.
“Ah però qualcosa degno di nota è successo! Ho mandato affanculo Marisa!” Rachel si mise di traverso sul sedile per potersi voltare direttamente verso Chloe.
“Dettagli!”
“Marisa si era appostata fuori dall’aula della prof Grant insieme a Sarah. Si è messa a fare MariSuck come suo solito, con il tono finto preoccupato e amichevole, le ho fatto notare quanto era stata stronza con me prima della Tempesta e quando ha insinuato che tu sia una cattiva influenza le ho fatto notare che almeno io non devo scoparmi nessuno per farmi invitare alle feste!”
“Boom! Cazzo avrei voluto esserci!” commentò Chloe dando un colpo al volante.
“Già… La sua faccia sconvolta ha reso la giornata più sopportabile. Più tardi poi ho pranzato con Steph e Sarah è venuta da noi. Sembra che anche le stia abbandonando la nave Marisa”
Chloe ascoltò i racconti di Rachel, seguendo l’intreccio quanto bastava per non perdere il filo e mantenere l’auto in carreggiata. Di tutto questo, oltre al fatto che a Marisa fosse tornata indietro almeno un po’ della sua merda, notò soprattutto che Rachel era più tranquilla. E questo le regalò una felice sensazione di sollievo. Se lei era felice, la giornata era migliore!
“Ah! Siamo invitate al Vortex Party di fine anno!” concluse Rachel con allegria.
“Siamo?” chiese sospettosamente Chloe.
“Beh, se lo sono io lo sei anche tu! Non vorrai lasciarmi andare da sola vero?” Rachel mise un po’ di pathos nel suo tono.
“Non eri quella che snobbava il Vortex Club?” protestò Chloe.
“Si, però dopo tutto quello che abbiamo passato, una festa come si deve mi sembra necessaria…”
“Mmmh…” grugnì Chloe senza aggiungere altro.
“C’è tempo per pensarci comunque. Nemmeno io sono sicura.”
“Se hai bisogno di rilassarti possiamo sempre fare una fuga a Portland, alloggiare in un motel scadente e sbronzarci una sera sì e l’altra pure.” commentò Chloe.
Rachel ridacchiò. “E i soldi?”
“Non eri tu che ti vantavi di avere un tesoretto da parte?” pungolò Chloe.
“Pensavo fossero i risparmi per la fuga definitiva!” Rachel strinse gli occhi.
“Si beh… magari un paio di centoni li possiamo spendere in alcol e divertimenti scadenti.”
Rachel scoppiò a ridere e lasciò cadere l’argomento.
Non era indispensabile parlarne ora e lasciò che le chiacchiere deviassero verso un piacevole, leggero nonsense.
 
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Rachel fu davvero colpita dal lavoro di Chloe. Prima di tutto il rifugio alla discarica era molto più sgombro e 'pulito' rispetto alla loro ultima visita. Le latte di vernice abbandonate, il barile arrugginito, sacchi e scatoloni erano spariti. Era rimasta solo la bobina di legno, ora disposta in orizzontale come un tavolino. Chloe aveva allestito delle panche usando assi di legno e mattonelle di cemento, creando quello che a tutti gli effetti sembrava un salotto. Era ancora molto spoglio, ma c'era tutto il tempo di personalizzarlo. Inoltre, ora c'era un tetto! Le parti di soffitto mancante erano state ricoperte dall'esterno con assi di legno e altro materiale idoneo. Finalmente erano al sicuro dalle intemperie! Più o meno…
Chloe doveva aver faticato parecchio per ottenere quel risultato, soprattutto arrampicandosi su e giù dalla struttura. Inaugurarono il nuovo boudoir con birra e sigarette, la radio sintonizzata su Oregon Rock Station.
Le panche si rivelarono ottime per sdraiarsi. Trascorsero ore là dentro facendo piani per l’estate. Parlarono di concerti cui potevano imbucarsi e film che volevano andare a vedere. Cantarono e ballarono quando suonava la canzone giusta. Con la mazza che Chloe aveva trovato il primo giorno, giocarono a Baseball con le lattine di birra vuote e un paio di volte Chloe mancò malamente i lanci di Rachel, franando al suolo dopo un giro su sé stessa. Quando ci provò Rachel mancò ogni lattina tranne la prima. Si ritrovarono sporche di fango a causa delle cadute e risero come delle idiote.
Rachel finalmente si sentiva a suo agio. All'inizio non era convinta di quel posto, ma la forma che Chloe gli aveva dato era accogliente e la discarica stessa, circondata dal bosco, con il faro in lontananza, era avvolta da una placida tranquillità. O forse era solo perché condivideva quei momenti con Chloe.
Esplorarono la discarica come Chloe avrebbe voluto fare il primo giorno. In effetti fu molto divertente e trovarono altri pezzi d’arredamento per il rifugio! Chloe rinvenne una targa con scritto “Parental Advisor” che caricò entusiasta sul pick-up.
“Questa finisce dritta in camera mia!” disse gioiosamente!
“Sei un contenuto per adulti Price!” la schernì Rachel.
Non le sfuggì, però, che Chloe si teneva a distanza da uno specifico rottame di auto, evitando persino di guardarlo. Decise di non chiedere. Non voleva rovinare l’atmosfera. Entrambe stavano riuscendo con successo a star lontane dalle zone d'ombra del loro animo. Ne avevano pieno diritto, oltre che bisogno!
Si arrampicarono sul relitto della barca e Chloe l'aiutò a raggiungere il tetto della cabina di comando. Da lassù si dominava la discarica e Rachel provò un senso di forza e giocosa soddisfazione, come quando da bambina scalava le pareti d'allenamento a scuola, raggiungeva la cima e guardava la palestra dall'alto. Da lassù si vedeva perfettamente il faro che dominava la scogliera. Propose a Chloe di andarci e lei accettò senza esitare.
Era tardo pomeriggio, le ombre si allungavano e si era alzato un venticello pungente. Rachel tirò fuori dallo zaino una giacca nera e la indossò, sostituendo la camicia viola che portava. In dieci minuti si erano già inoltrate lungo il sentiero che da un piccolo parcheggio vicino alla strada conduceva fino al faro. Non era un tragitto lungo, circa mezz'ora di cammino con una pendenza leggera, ma Rachel e Chloe non avevano fretta. Camminarono tranquillamente l'una accanto all'altra, godendosi lo stormire del fogliame tutt'intorno, il bisbigliare della natura tutt’intorno a loro. Entrambe si paralizzarono quando una cerva balzò dalla boscaglia alla loro sinistra, attraversò il sentiero con un balzo e svanì tra gli alberi dal lato opposto. Fu questione di pochi istanti, ma Rachel ebbe la certezza che l’animale l’avesse guardata dritta negli occhi. Rimase immobile a fissare il punto in cui era sparita, aguzzando l’udito nel tentativo di rintracciarla, di capire quanto ancora fosse vicina. Di non perdere il contatto.
Chloe non poteva fare a meno di ricordare tutte le volte che aveva percorso quella strada con Max, le corse su e giù giocando ai pirati, immaginando il faro come una fortezza nemica da espugnare e saccheggiare. Ricordò l'ultimo week end d'agosto del 2007, Joyce e William erano in spiaggia godendosi il sole, mentre Max e Chloe giocavano non troppo distanti da loro. Con il faro in lontananza e il ritorno a scuola che incombeva, ebbero la brillante idea di darsi alla macchia. Raggiunsero la cima della scogliera dopo quasi un’ora di cammino, senza aver detto niente a nessuno. Fu solo molto più tardi che William le ritrovò. Ricordava ancora l'espressione spaventata di suo padre, il sollievo sul suo viso quando le vide. Fu una delle pochissime volte che Chloe ricordava di essere stata sgridata da William. Max tentò di prendersi la colpa, ma lui non abboccò e mise Chloe in punizione per due settimane. Lei gli rise in faccia, ma alla fine rimase davvero in castigo. Ne era valsa comunque la pena. La condanna fu comunque ridotta di una settimana per buona condotta!
"Pensierosa?" la voce di Rachel la strappò ai ricordi.
"Eh?" bofonchiò Chloe.
"Avevi la faccia da nostalgia..." insistette Rachel.
"Si beh... Io e Max venivamo spesso al faro d'estate..."
Rachel annuì, scostandosi i capelli dietro l’orecchio.
"Abbiamo sistemato la mia camera, ma è difficile mettere il faro e mezza Arcadia Bay in una scatola..." scherzò Chloe.
"Già. In questo caso dovremo creare tanti nuovi ricordi memorabili!" le sorrise Rachel prendendola a braccetto.
"Suona molto bene..." commentò Chloe con un sorriso.
La mano di Rachel scivolò in quella di Chloe, che sobbalzò sorpresa. La sua stretta fu morbida e accogliente e la costrinse a fermarsi. Si trovarono a fissarsi negli occhi, nella luce del tramonto, le ombre delle fronde danzavano sui loro visi. Riflessi d’ambra rendevano ancora più preziosi gli occhi di Rachel che la fissavano furbi e felini. Poi, improvvisamente, lei si alzò in punta di piedi, l’altra mano scivolò sul fianco di Chloe e le loro labbra si incontrarono. Chloe rispose al bacio e non ci volle molto prima che le lingue facessero capolino, accarezzandosi dolcemente. E Chloe sprofondò in un oblio ambrato, luminoso e caldo, mentre il suo intero essere vibrava.
Quando si separarono rimase per alcuni secondi immobile con le labbra e gli occhi socchiusi, mentre Rachel le lasciava la mano e le sorrideva quasi beffarda.
“Tutto bene?” le chiese con una risatina.
“S-si… ma cos’è stato?” balbettò Chloe.
“Credo che tecnicamente si chiami ‘bacio alla francese’!” spiegò Rachel mantenendo quell’espressione di scherno.
“Si, lo so cos’è… intendo, perché?” Chloe era confusa. Era successo solo altre tre volte prima di quella, l’ultima in camera sua quando Rachel le aveva "comprato" le sigarette. I baci erano tornati ad essere una cosa che facevano? Non riusciva a pensare, aveva ancora il suo sapore sulle labbra. C'erano tante altre cose che avrebbe voluto fare....
“Pensavo che lo volessi…” disse Rachel avvicinandosi di nuovo “Volevo renderti felice. Non ti è piaciuto?”
“No, cioè… io… certo che mi è piaciuto! Sei una grande baciatrice!” Chloe lottava disperatamente per ricomporre la sua mente di zucchero filato.
“Bene! Anche tu non sei niente male!” ammiccò Rachel avviandosi di nuovo lungo la salita.
Chloe rimase ancora alcuni istanti sul posto, grattandosi la testa e fissando Rachel che si allontanava trotterellando lungo il sentiero. Dopo alcuni metri si voltò verso di lei:
“Allora lumaca! Ti muovi?” e partì di corsa.
Chloe sospese l’attività mentale, che comunque non era così efficiente, e partì all’inseguimento. Percorsero le ultime svolte del sentiero trotterellando come bambine, rincorrendosi e fermandosi solo per riprendere fiato, un po’ più spesso di quanto avrebbero voluto. Fottute sigarette!
Il bosco cominciò a farsi sempre più rado, finché sbucarono sulla cima della scogliera. Il faro si stagliava contro il cielo blu nella calda luce del tramonto. Un corvo gracchiò da qualche parte.
Rachel e Chloe passarono accanto all'area falò, dove delle braci ancora calde e alcune bottiglie vuote indicavano che qualcuno era stato lì non molto tempo prima. Si guardarono intorno, quel punto era sempre meraviglioso. Da un lato Arcadia Bay, dall'altro la costa selvaggia dell'Oregon, con i boschi che si estendevano fino a poche decine di metri dalla spiaggia. L'oceano Pacifico disegnava l'orizzonte guardando a ovest. Sembrava non finire mai. Le due rimasero in silenzio, contemplando e ascoltando. Le onde si infrangevano contro gli scogli alla base della scogliera, il vento sibilava nelle orecchie e smuoveva i rami dei pini. Il profumo di salsedine riempiva le narici.
"E' davvero meraviglioso qui..." disse Rachel dirigendosi alla panchina.
"Totalmente..." annuì Chloe, lanciando uno sguardo al tronco d'albero su cui era intagliato 'Max e Chloe Pirates 2008'. Ricordava il giorno in cui lo incisero. Scosse la testa e seguì Rachel, che intanto si era seduta.
Chloe si mise accanto a lei, seduta con un piede sulla panchina. Lo sguardo di Rachel era perso verso l’orizzonte. Chloe si accese una sigaretta e guardò oltre la scogliera. Arcadia Bay da lassù era così piccola, così insignificante. Spuntava a malapena dalla distesa verde dei boschi. Chloe si stupì che un posto così minuscolo sembrasse così insormontabile, come un muro troppo alto.
“Una volta dovremmo organizzare un falò qui! Ci sono venuta alcune volte con Ruth, di notte qui è meraviglioso!” disse Rachel.
“Ruth?” Chloe si massaggiò il mento mentre rimuginava su quel nome familiare.
“Te l’ho presentata al concerto dei Firewalk.”
“La tipa attivista?”
Rachel sghignazzò: “Lei! Hai un dono per riassumere le persone in due parole! Mi domando come descriveresti me a qualcuno!”
Quella era una domanda difficile. Non perché a Chloe sarebbero mancate le parole, ma perché ne avrebbe avute troppe! Come avrebbe potuto descrivere Rachel Amber a qualcuno? Lei era la scintilla che accendeva il fuoco; era il calore che aveva ridato un senso alla sua vita; il significato nel susseguirsi di giornate altrimenti vuote; era lo spicchio di cielo azzurro che intravedi oltre la coltre di nuvole in un giorno d'inverno...
Forse un giorno sarebbe riuscita a trovare una parola per descriverla. Ma non quel giorno...
“Non so… probabilmente saresti la tizia dell'orecchino con la piuma blu!” scherzò.
“Pfffh… il mio orecchino è la cosa che si nota di più di me??” Rachel sghignazzò fingendosi offesa.
Chloe si accese una sigaretta con espressione sorniona e scrollò le spalle senza replicare. Rachel le diede un buffetto sulla gamba sollevata, facendole perdere l’equilibrio e scoppiarono a ridere. Poi, sul volto di Rachel calò nuovamente la malinconia.
"Grazie di non avermi fatto pressioni..." disse Rachel.
Chloe capì subito di cosa stesse parlando. Da quando si erano svegliate nello stesso letto quel mattino e per tutto il pomeriggio, Chloe aveva lottato con sé stessa per non chiedere nulla riguardo l’ennesimo scontro delirante con James Amber. Sapeva che Rachel aveva i suoi tempi per elaborare le cose, ma era comunque un’impresa epica impedire alle parole di uscire.
"Nessun problema." Glissò
Rachel si piegò in avanti, appoggiandosi alle ginocchia coi gomiti. Fece un profondo sospiro.
"Ieri con mio padre è stato... inaspettato e... orribile. Ma mi ha aperto gli occhi." cominciò. Chloe rimase in silenzio, in avida attesa "Ormai la mia vita è diversa. Questo mese è stato come se mi fossi svegliata da un sogno per scoprire che la realtà era una merda totale. Neanche il sogno era un granché comunque…"
Chloe abbassò il capo. Ripensava spesso al suo incontro con Sera, alle parole della donna. Aveva scelto di non ascoltarla e dire la verità a Rachel, che da allora aveva sofferto ancora di più. Vedere il dolore di Rachel e il suo mondo andare in pezzi l’aveva ferita e poteva biasimare solo sé stessa per non averla protetta. Tuttavia, non sentiva di aver sbagliato. Era giusto che conoscesse la verità. Al suo posto avrebbe voluto così. Giusto? Non c’era una terza opzione in cui tutti sarebbero stati felici… qualcuno doveva soffrire. Rivelando la verità avevano sofferto tutti. Non sembrava giusto, ma neppure sbagliato… era solo un cazzo di casino.
"Sono felice che tu sia entrata nella mia vita. Senza di te non avrei mai potuto sopportare tutto questo..." proseguì Rachel
"Senza di me probabilmente non ti sarebbe successo nulla..." commentò amaramente Chloe
"No, sarebbe cambiato tutto ugualmente, ma non avrei mai saputo che tipo di persona è veramente mio padre..."
“Forse saresti stata meglio. È orribile vederti soffrire."
Rachel si voltò verso di lei e le sorrise calorosamente: “Sono felice che tu mi abbia detto la verità. Era ciò che volevo... non era ciò che mi aspettavo, ma a quanto pare la vita è strana."
"Hella strana!"
"Finché mi stai accanto so di poter affrontare tutto."
Chloe slittò più vicina e la avvolse dolcemente in un abbraccio laterale. Affondò il viso nei suoi capelli biondi e profumati di fiori.
"Sono qui..." le sussurrò.
Rachel si lasciò cullare dal suo abbraccio.
"Ho deciso che lascerò perdere Sera. Ho già sofferto abbastanza per colpa sua. Sono stanca di star male per una persona che dopo avermi messa al mondo non mi ha creato altro che problemi..."
Chloe fu stupita, ma felice di sentirlo. Rachel non si meritava di continuare a soffrire così, ma del resto la sofferenza non è qualcosa che si merita. È solo qualcosa che capita. Qualcosa che ha a che fare con l’essere vivi.
Rachel continuò:
“Io e te ci meritiamo molto meglio di quello che ci è capitato…” Gli occhi erano lucidi ma brillanti, come fiammelle d’ambra nella luce del sole. Sorrideva. "Andremo avanti insieme. Ci lasceremo alle spalle tutte le cazzate. Manderemo affanculo questa città di merda e tutto il male che ci ha fatto..." la voce di Rachel era leggermente tremolante di commozione, ma completamente determinata.
Il cuore di Chloe si accese a quelle parole. I suoi occhi si inumidirono.
“Cazzo si…” rispose con un filo di voce
Rachel si voltò verso di lei e appoggiò la testa sulla sua spalla, ricambiando l’abbraccio.
Rimasero strette l’una all’altra, mentre il sole all’orizzonte si tuffava nell’oceano e il cielo esplodeva di luce dorata.
Alle loro spalle, dalla cima di un pino, un corvo spiccò il volo.
Planò oltre la scogliera, sorretto dal vento.
Lontano da Arcadia Bay.
 
-
 
“La prima cosa a cui si abituarono fu il ritmo del lento passaggio dall'alba al rapido crepuscolo.
Accettavano i piaceri del mattino, il bel sole, il palpito del mare, l'aria dolce, come il tempo adatto per giocare,
un tempo in cui la vita era così piena che si poteva fare a meno della speranza.”

Il Signore delle Mosche - William Golding
 
Sigur Ros - Glósóli
Now you are waking up
Everything seems different
I look around
But I see nothing at all
 
Tie my shoes so
Is she still in her pajamas?
In a dream she was born
I'm startled
But the sun, is it her?
Where is she? In here?
 
But where are you?...
 
Go for a walk (I go for a walk)
And roam the streets
Can't see a thing (I can't see a thing)
And so I use the stars
She runs endlessly
And climbs out thus
She's the Glowing Sun
And comes out
 
I awake from a dream
To find my heart pounding, my hair tousled
Step out in front of the bed and see filthy shoes
 
And here you are, I'm feeling
And here you are, Glowing Sun
And here you are, Glowing Sun
And here you are, Glowing Sun
And here you are...
   
 
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