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Autore: lapacechenonho    24/01/2021    5 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
Capitoli:
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43- 033: Things you said on New Year’s Eve (Le cose che hai detto a Capodanno).
 
Dopo quell’abbraccio notturno, il mondo di Harry si era ricomposto. Aveva combinato qualche danno, ma sapeva anche che in qualche modo Ginny lo aveva perdonato. Non si era azzardato a chiedere cosa avesse fatto di male perchè l’ultima cosa che voleva, era vedere il volto affranto di sua moglie e per di più a causa sua. Si era dato abbastanza da fare durante il periodo in cui erano stati insieme.
Dopo quella tacita richiesta di perdono, Ginny era diventata più energica. Aveva sempre un’aria più stanca del solito, ma non sembrava pesarle più di tanto. Spesso la ritrovava a canticchiare mentre cucinava o stendeva il bucato, oppure a fissare incantata la loro filastrocca di San Valentino attaccata sopra il letto, cercava di stare il più possibile con lui e spesso la trovava già sveglia prima di lui. Le aveva detto che non valeva la pena, visto quanto Gwenog Jones stava sfiancando la squadra, ma lei aveva ridacchiato e alzato le spalle, come se Harry fosse uno stupido qualsiasi. Nonostante questa parvenza di normalità che era tornata fra di loro, aveva notato che Hermione era spesso a casa loro quando non c’era Harry. Ad essere onesti aveva cecato di origliare ancora altre conversazioni ma non era riuscito ad ottenere ulteriori informazioni. A Natale, quando erano andati da Teddy a portargli il regalo, Andromeda e Ginny si erano chiuse per così tanto tempo in cucina per affettare una torta, che Harry aveva creduto che la stessero rifacendo daccapo.
«Cosa vi siete dette tu ed Andromeda?» le aveva chiesto una volta a casa. Ginny aveva alzato le sopracciglia confusa.
«Niente, perché?» aveva domandato con aria innocente. Conosceva abbastanza bene la moglie da sapere che gli stava nascondendo qualcosa, ma se sul campo aveva un intuito eccezionale, quando si trattava di faccende familiari tornava ad avere undici anni e ad essere convinto che Piton lo volesse uccidere. Aveva deciso di far cadere la conversazione e di tenersi il dubbio. Lo avrebbe scoperto prima o poi.
 
«Ginny! Non ti vedo dal matrimonio ma sei più bella che mai!» l’esclamazione di suo cognato Charlie lo riportò bruscamente alla realtà. Erano sulla soglia della Tana per la cena di Capodanno, la neve cadeva fitta e Ginny si strinse nel mantello.
«Sei troppo buono, Charlie» aveva risposto lei con voce morbida.
Entrarono nell’abitazione che per Harry aveva rappresentato il ritorno a casa dopo le vacanze. Il calore della casa, il vociare dei cognati, un pianto stridulo di Molly e Victoire (che ormai aveva quattro anni) che correva per le stanze riempirono il cuore di Harry. Era come se il calore della Tana fosse entrato dentro di lui. Appesero i mantelli all’appendiabiti poi si diressero in salone dove si stavano radunando tutti quanti. Mentre parlava con Arthur, però, le parole di Charlie furono come un tarlo nella testa: «Non ti vedo dal matrimonio ma sei più bella che mai!»
Era vero. Mentre la osservava parlare con Angelina e George – probabilmente della cosa inconfessabile che però Ginny gli aveva confessato – tenendo in braccio la piccola Molly, la trovava bellissima. Ma non bellissima come quella volta sulla spiaggia o come tutte le altre volte che le aveva detto che era bellissima. Era molto più bella. Era raggiante, nonostante le occhiaie che aveva tentato di nascondere col trucco ma che Harry riusciva ad intravedere. Era come se fosse perennemente sotto l’effetto della Felix Felicis. Era sempre Ginny, ma allo stesso tempo era diversa.
«I primi mesi di matrimonio sono così…» osservò compiaciuto il signor Weasely. Harry lo guardò confuso. «Anche io mi incantavo a guardare Molly» continuò. Harry si sentì avvampare preferendo di gran lunga parlare dell’Armadio Svanitore a Villa Malfoy che di lui che osservava sua figlia. Una sensazione poco piacevole di calore lo avvolse, sorrise imbarazzato e mise più distanza possibile tra lui e Arthur Weasley, congedandosi con la scusa di raggiungere Ginny.
Si avvicinò a Bill e Charlie che parlottavano di draghi con un bicchiere di Vino Elfico in mano, ne prese un bicchiere pure lui e si unì alla conversazione che era di gran lunga più piacevole di quella appena avvenuta col suocero. Continuava a lanciare sguardi furtivi alla moglie che con una bambina in braccio sembrava sorprendentemente completa. Bill gli diede una pacca sulla spalla e gli sorrise furbo ed Harry non poté che chiedersi quando era successo che i Weasley fossero diventati così enigmatici.
«Avete fatto in modo che i draghi alla Gringott smettano di essere torturati e accecati?» domandò prima che la sua famiglia pensasse che fosse diventato completamente scemo. Era una domanda tipica di Hermione ma spesso si chiedeva che fine avesse fatto quel drago che aveva aiutato lui, Ron ed Hemione nella loro ultima fuga prima della battaglia finale.
«Be’ con Hermione nel Dipartimento di Regolazione delle Creature Magiche c’è poco da scherzare» rispose Bill con fare ovvio.
«Però ha fatto bene ad insistere, Bill. I draghi sono creature fragili» disse Charlie. Detto da uno che aveva un paio di ustioni sparse sul corpo causate dalle fiammate dei draghi si faceva fatica a credere, ma Harry aveva passato sei anni della sua vita accanto ad Hagrid da potersi limitare a sorridere a quel commento.
Sul divano Molly Weasley senior giocava con Victoire che però non faceva altro che chiedere di Teddy. «Zio Harry, dov’è Teddy?» gli chiese tirandolo per i pantaloni. Bill guardò intenerito la figlia, Harry lo trovò uno sguardo piuttosto tenero e in cuor suo, si augurò di poterlo regalare anche lui ad un piccolo Potter o ad una piccola Potter.
«È dalla nonna» rispose prendendo in braccio la nipotina. Sarebbe stato per sempre grato a quella bambina, dopotutto era grazie a lei se Ginny gli aveva detto “ti amo” per la prima volta da quando stavano insieme. «Domani forse ci andiamo con zia Ginny, vuoi venire pure tu?» domandò. Victoire si girò con uno sguardo implorante verso il padre.
Harry era cosciente che Bill avrebbe detto immediatamente di sì alla figlia ma si stupì quando invece disse: «Vediamo cosa ne pensa la mamma». 
«Caspita! Fleur deve averti messo alle strette con la tua mania di viziare Vic» commentò Charlie mentre Harry metteva giù la bambina che zampettò fino ad arrivare da Ginny per guardare la cuginetta neonata.
«Sì, be’ ultimamente è piuttosto nervosa…» rispose. Per un attimo Harry ebbe la sensazione che Bill gli avesse lanciato uno sguardo complice, ma si convinse che probabilmente bere prima di cenare non era stata una buona idea visto che aveva cominciato ad immaginare cose.
 
Seduti a tavola, al momento del dolce, i componenti scoppiarono in urla di giubilo quando Fleur e Bill annunciarono di aspettare il secondo bambino. Victoire saltellava contenta convinta di avere già una sorellina ed Harry non osò immaginare cosa sarebbe successo se per caso fosse stato un maschietto. Probabilmente avrebbero dovuto tenersi una figlia insoddisfatta per il resto della vita. Era quasi la mezzanotte di un anno che si annunciava perfetto. Harry si fermò a guardare i suoi parenti.
Bill e Fleur erano più innamorati che mai e stavano per ampliare la famiglia.
Charlie era più che soddisfatto del suo lavoro di domatore di draghi.
Percy ed Audrey sembravano toccare il cielo con un dito, nel vero senso della parola. Ogni volta che avevano in braccio la loro piccola Molly il loro sorriso sembrava essere più grande della loro faccia.
George ed Angelina si tenevano per mano sotto il tavolo, chi stava di fronte non poteva vederli, ma Harry era accanto a loro e lo aveva notato. Erano teneri e sapere che stavano cercando di dare un senso più profondo alla loro unione lo faceva sentire contento.
Ron ed Hermione al momento sembravano entusiasti della loro vita matrimoniale senza figli. Da quello che sapeva Harry non ne avevano manco mai parlato e a loro andava bene così.
Ginny sorrideva come se fosse pronta a fare una scommessa con quel 2004, giurando che sarebbe stato l’anno migliore della sua vita.
Arthur e Molly guardavano i figli ed i nipoti con una punta di emozione e soddisfazione. Non avevano desiderato altro se non la felicità per i loro figli.
Lo sguardo vagò anche su una foto di Fred incorniciata e attaccata al muro. Doveva avere circa diciassette anni e ammiccava. Harry non sapeva se l’aveva sempre fatto o se era una di quelle foto che improvvisamente sembravano avere una coscienza e iniziavano ad interagire con gli esseri viventi, ma ebbe l’impressione che stesse ammiccando proprio a lui.
«3…2…1…BUON ANNO!»
Baci, abbracci e auguri riempirono la cucina della Tana. Harry si girò a baciare Ginny per augurarle buon anno, ma quando si staccò, lei trattenne il viso di lui con le mani.
«Buon anno, papà» gli sussurrò all’orecchio.
Harry dovette stringere più forte la flûte di spumante che gli aveva passato Ron, che altrimenti avrebbe rischiato di cadere a terra rovinosamente. Guardò Ginny intensamente e lei ricambiò lo sguardo, i suoi occhi erano scintillanti e sorrideva emozionata. Se non l’avesse conosciuta così bene avrebbe pensato che da un momento all’altro si sarebbe messa a piangere, ma sapeva che stava facendo di tutto per controllare la felicità. La baciò con un po’ troppa foga perché sentì George fischiare seguito da Charlie, ma non se ne curò più di tanto. C’era solo Ginny e quel 2004 che sembrava l’alba di una nuova vita.
Qualche ora più tardi, Harry aveva la testa appoggiata al grembo di Ginny, ancora non riusciva a credere che entro nove mesi sarebbe diventato padre.
«Davvero sei contento, Harry?» gli chiese mentre giocava con i suoi capelli. Harry avrebbe voluto alzare la testa e guardarla negli occhi, ma sentiva il bisogno viscerale di stare accanto a suo figlio o sua figlia.
 «Stai scherzando? Sto già iniziando a fare il conto alla rovescia per i giorni che mancano alla nascita!» esclamò facendola ridere. Harry sentì il riverbero della risata nel suo grembo e si auguro che suo figlio o figlia potesse sentire la felicità che invadeva i genitori.
Ginny continuò ad accarezzargli i capelli, a mano a mano le carezze si fecero più lente ed il suo respiro più pesante. Si era addormentata ed ora che sapeva che aspettava un bambino era ancora più bella di prima. C’era lui, c’era Ginny e c’era quello che era nato da loro amore. Non se lo aspettavano così presto ma come poteva anche solo sentirsi spaventato di fronte a quella felicità? Era molto di più di ciò che si aspettava.
Baciò la pancia della moglie con la speranza di non svegliarla e di far sentire il suo tocco al bambino.
C’era lui, c’era Ginny, e c’era quello che avevano generato con l’amore. Non poteva che sentirsi più felice.
Papà Harry, pensò mentre cadeva nel sonno, suona bene.
E con le mani appoggiate sul ventre ancora piatto di Ginny, come a voler abbracciare il figlio, si addormentò.
 
«Tu pensavi che non lo volessi?» domandò Harry, ancora scettico dopo tanto tempo.
«Be’, avevi detto quando capiterà…» si giustificò. «Pensavo fosse troppo presto…»
Harry la strinse a sé, intenerito dalla premura che sua moglie aveva sempre dimostrato verso di lui. «Sarei stato contento anche se me l’avessi detto il giorno dopo» le disse. Ginny si morse il labbro ed Harry strabuzzò gli occhi. «Lo sapevi già?» chiese calcando il tono sull’ultima parola. La moglie sospirò.
«Ho iniziato a sospettarlo dopo che abbiamo visto quel film horror orrendo, dopo che Andromeda mi ha detto di prendermi cura di noi. Onestamente non so da cosa lo abbia capito, probabilmente era una Legilimens abile almeno quanto sua sorella. Quando ti ho chiesto se volevi dei figli era perché ero andata al San Mungo quella mattina stessa, ormai ero certa di aspettare James…»
«Ed ecco spiegati i fogli che vi passavate tu ed Hermione» dedusse Harry. L’espressione attenta da vecchio Auror in pensione non l’aveva abbandonato.
«Esatto. Poi be’, ad un certo punto non potevo più tenertelo nascosto…» concluse. Harry sorrise. Un po’ si pentiva di averle detto di non volere dei figli subito e di averle dato tante preoccupazioni all’incirca per un mese e mezzo. Ma aveva rimediato ai suoi errori nel tempo e forse inconsapevolmente, visto che non aveva manco capito di aver sbagliato.
«Raccontami un po’ la nascita di James dal tuo punto di vista» aggiunse mordendosi un labbro.
Harry assottigliò gli occhi ricordando quel giorno come se fosse avvenuto il giorno precedente. Ma non poteva privare la moglie di un racconto esilarante. E mentre l’orologio batteva le quattro di notte, Harry cominciò un altro momento della loro storia insieme.  
   
 
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