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Autore: Chiisana19    24/01/2021    1 recensioni
| AU • Avventura • Azione | SasuSaku • accenni NaruHina |
Il destino è imprevedibile e delle volte anche ingiusto e doloroso.
Sakura lo ha subito sulla sua stessa pelle la notte del suo ventunesimo compleanno, ritrovandosi di fronte ad una realtà che non ha mai affrontato, rimasta per troppo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata.
La storia per scoprire la verità e il proprio destino avrà inizio, ma non sarà da sola: i suoi amici d'infanzia la proteggeranno fino alla fine, scoprendo insieme a loro che cosa significa davvero vivere ed essere libera.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





 
Capitolo 23 ~ This is War  

 


Le sue pozze eterocrome continuavano a studiare quel corpo caldo e accogliente. Il suo profumo aveva inebriato totalmente le lenzuola, così come la sua pelle lattea, rendendo il suo risveglio ancora più soave. I suoi capelli gli stavano leggermente solleticando il naso, ma non fu quella la fonte del suo rinnovamento.

Il sole non aveva ancora fatto capolino tra le alte colline sabbiose, ma sapeva che non mancava molto all’alba. Questo aveva disturbato il suo sonno: la consapevolezza di quel giorno.

Per un attimo voleva alzarsi e lasciarla dormire in balia di quei sogni allegri e sicuri che la inducevano a sorridere appena, nonostante la sua guancia fosse completamente appoggiata sul cuscino. Eppure non riusciva ad allontanarsi, non riusciva a smettere di osservare la sua schiena nuda, così come il seno, anche se il materasso copriva parte di quelle forme a lui ritenute perfette. Non voleva distruggere quel momento di quiete, però ne era consapevole: prima o poi ci dobbiamo svegliare e realizzare la vera e cruda realtà, ma non era giusto che questo lo subisse anche lei.

Le sue dita smisero di accarezzare la schiena liscia e chiara. Ne tracciava la linea della colonna vertebrale con movenze sottili e verticali, attento a non svegliarla. Non appena terminò quelle inusuali attenzioni, il corpo della giovane venne ricoperto da pelle d'oca, come se si fosse completamente spogliata nel pieno di un inverno rigido e glaciale, così prese il lenzuolo che durante il loro sonno era quasi del tutto scivolato via – coprendo solo le loro parti basse - stendendolo sopra di esso.

Si sollevò attentamente a sedere, continuando a guardare quella visione paradisiaca. Una leggera brezza scuoteva delicatamente le tende, dato che la sera prima non si erano neanche presi la briga di chiudere la porta della terrazza, lasciando che quel piacevole venticello accarezzasse il suo viso dopo tanto tempo rilassato e appagato.

Solo grazie a lei.

Una risata isterica sfuggì al suo controllo, obbligando il moro a posare sopra le labbra ancora imperlate dal sapore di lei una mano. Quello stupido dobe alla fine aveva avuto la meglio su di lui. Le sue parole dettate con serietà e a tempo stesso con credenza gli erano improvvisamente rimbombate la sera prima quando Sakura aveva rivelato il suo amore.

Per una volta, lascia che sia il tuo cuore a decidere e non la tua indole Ninja.

E lui lo aveva davvero fatto. Aveva mandato tutto al diavolo, persino il suo orgoglio, per dare finalmente una possibilità a quel desiderio carnale che da tempo aveva albergato il suo cervello già quando era ancora un ragazzino.

Ciò nonostante, in quel momento, la sua mente era persa, confusa.. impaurita. Alla fine lo aveva davvero ammesso: lui aveva paura. Paura che tutto quello finisse, di perderla, di lasciala sola, e forse.. sarebbe potuto accadere davvero quello stesso giorno che al contempo considerava perfetto. Per questo aveva sempre frenato i suoi istinti, ma alla fine non aveva resistito alle sue lacrime, alla sua voce che reclamava il suo nome e al suo amore.

Voleva solo proteggerla, nient’altro, e fu questo pensiero che lo indusse ad alzarsi dal letto, unico testimone delle loro effusioni, e rivestirsi velocemente.

Si volse verso di lei, e prima di uscire dalla finestra si piegò sulle ginocchia, chiudendo gli occhi e inspirando di nuovo il suo profumo fruttato.

«Perdonami»



**



Un raggio di sole disturbò prepotentemente il suo sonno ristoratore. Un lieve lamento sfuggì dalle sue labbra, mentre i suoi occhi si strinsero ancora di più, affondando il viso sul morbido cuscino. Una piacevole sensazione di vigore la fece sorridere, mentre una sua mano si allungò istintivamente al posto accanto a lei.

Le sue iridi verdi si dilatarono repentinamente quando il suo arto sfiorò il freddo lenzuolo. Alzò subito il busto, aiutandosi con i gomiti, costatando che su quel letto risiedeva solo lei. Si guardò attorno confusa, con i capelli in disordine e il corpo indolenzito.

Dov’era Sasuke?

Incerta, si mise in piedi, utilizzando il telo bianco come seconda pelle per coprire la sua nudità. Poggiò traballante una mano sulla maniglia della porta che conduceva al bagno, ma con un tuffo al cuore rilevò che questo era vuoto. Una goccia dolorosa e pesante come un macigno macchiò la sua guancia rosea, fino a imbrattare il pavimento sul quale camminava con i piedi nudi. Scorse la portafinestra schiusa, mentre le tende continuavano a fluttuare per colpa del vento.

Se ne era andato.

Una seconda lacrima seguì il percorso della prima e istanti dopo ce ne furono altre, costringendola a chinare il volto e coprirlo con una mano, mentre l’altra riusciva a stento a tenere il lenzuolo attorno al corpo che in quel momento non sentiva più realizzato, ma violato.

L’aveva lasciata sola.

Un lieve bussare interruppe il suo spasimo, mentre le dita cercarono di asciugare la scia di quella spregevole sensazione.

«C-chi è?»

«Sakura sono io»

La voce coscienziosa di Temari costrinse la rosa a spalancare immediatamente l’armadio, indossando alla rinfusa una canottiera bianca di seta, lunga fin sotto le ginocchia. Poggiò il lenzuolo sul letto sfatto prima di aprire la porta e regalare un sorriso tirato alla bionda, sperando che i suoi occhi non la tradissero, dato che sicuramente si erano arrossati.

 «B-buongiorno Temari» mormorò agitata, schiudendo completamente l’uscio bianco.

Le iridi verdi e indagatori della sorella del Re studiarono per pochissimi attimi la sua figura, poggiando poi una mano sul fianco «Stai bene?»

Come aveva ben subodorato, a Temari non sfuggì il suo stato d’animo, ma dato che non aveva intenzione di parlarne Sakura annuì soltanto, guardando poi di sfuggita il pavimento tra i loro piedi.

Per sua fortuna la giovane intuì i suoi pensieri, infatti continuò  facendo finta di nulla «Ci tenevo a dirti che mio fratello è appena partito con un esercito per Konoha, gli altri Re hanno già inviato i loro uomini» enunciò, mantenendo la sua espressione seria e fredda, senza il minimo movimento sfuggevole. Certe volte era persino peggio di suo fratello.

«Ho pensato che tu volessi saperlo, dato che Gaara e i tuoi amici hanno preferito farti rimanere qui, al sicuro» continuò, stavolta con tono più cortese, posando una mano sul suo braccio, per confortarla.

Sakura chiuse un attimo gli occhi, per cercare di elaborare meglio quella notizia; erano partiti per Konoha, senza di lei, senza salutarla e consultarla. Ancora una volta erano stati loro a decidere per lei, mettendola da parte.

Cercando di trattenere altre lacrime funeste assentì ancora, portandosi una ciocca ribelle dietro l’orecchio «S-si.. grazie per avermi avvertito» riuscì solo a dire, ingoiando il fastidio magone rimasto incastrato lungo la gola «Tu che farai?» aggiunse, abbracciando con entrambe le braccia il busto.

«Sostituisco Gaara. Suna non può essere lasciata esposta e, se dovesse andare storto qualcosa sarò io a prendere il posto di mio fratello»

Quella asserzione era stata detta con schiettezza, eppure Sakura riuscì a percepire perfettamente il timbro preoccupato della ragazza, che naturalmente aveva cercato di nascondere nel miglior modo possibile. Infondo poteva capirla: vedere i suoi fratelli partire per un’incombente battaglia col rischio di non vederli più e al contempo rimanere lì al sicuro la faceva sentire indubbiamente.. inutile, proprio come lei.

Sospirò appena, tralasciando quel discorso che sicuramente non faceva piacere affrontarlo neanche a Temari.

«Mi dispiace» sussurrò, abbassando lo sguardo.

«Andrà bene, devi solo fidarti di loro»

Sapeva che era giusto pensarlo, ma non ci riusciva. Il dolore, misto alla paura che in quel momento serrava il suo petto non le permetteva di rientrare in camera e tornare a dormire, dato che il sole era sorto da poco e lei e Sasuke quella notte..

Strinse fortemente gli occhi, cercando di cancellare quelle sequenze che fino a qualche ora prima le aveva considerate la cosa più bella che le fosse mai accaduta.

«Poi quel tuo amico.. Naruto, ha lasciato qui la sua ragazza. Se vuoi la faccio venire qui»

La voce della bionda riscosse la sua mente, riportando completamente la sua attenzione sul presente. Naruto.. aveva lasciato Hinata a Suna? Tentennò un attimo prima di rispondere.

«Va bene, grazie Temari»

La ragazza la salutò con un cenno del capo prima di imboccare il grande corridoio, sicuramente per raggiungere la rampa di scale che l’avrebbero portata al piano inferiore. Sakura, socchiudendo appena la porta, rientrò in camera, raccattando i vestiti che la sera prima le erano stati sfilati, per poi indossare in fretta le vesti rimaste in bagno, sulla sedia.

  «S-Sakura-chan» la voce dolce e timida di Hinata ricoprì l’intero vano, mentre una cascata bruna sbucò dalla fessura della soglia, ma senza entrare.

«Hinata!»

Senza esitazione, il suo corpo scattò velocemente, raggiungendo le braccia aperte e accoglienti della sua amica, mentre la spalla per le lacrime salate, considerandola  suo unico appiglio per affrontare quel dolore che non aveva più intenzione di trattenere.

«Se ne è andato Hinata! Mi ha abbandonato!» i singhiozzi non le permettevano di respirare, mentre il tremore del corpo aumentava, così come il dolore che in quel momento aveva profanato il suo cuore non appena aveva ammesso la prima volta ad alta voce la cruda realtà: se ne era davvero andato.

Non riusciva neppure a identificare le lunghe e sottili dita di Hinata che le accarezzavano i capelli, come una mamma che cercava di tranquillizzare il suo bambino dopo il brusco risveglio dovuto da un brutto sogno «Sakura, ti prego non piangere» anche il suo ammonimento sembrava un eco lontano «Sasuke l’ha fatto solo per proteggerti»

Ancora una volta il suo nome echeggiò nella sua testa, provocandole ancora più sconforto, tanto da bloccare i suoi gemiti, mentre un terribile sapore amaro ricompariva il suo palato divenuto subitamente secco «Se è davvero così allora perché in questo momento mi sento come se qualcuno mi avesse uccisa?»

Le sue parole erano uscite velenose, in un tono che non le apparteneva. Sul serio pensava di poterla difendere agendo in quel modo così egoistico? Dopo tutto quello che avevano passato insieme la notte prima?! No, non poteva accettarlo, neanche da parte di Naruto, che a quanto pare pure lui non aveva avuto alcun problema ad andarsene senza dire nulla, lasciando persino Hinata.

«Sai, stamani per la prima volta ho litigato con Naruto-kun» nel dire questo, le braccia di Hinata andarono ad abbracciare il suo stesso corpo che poco prima avevano cercato di consolare la rosa, mentre i suoi occhi perlacei si inumidirono appena «Io volevo partire insieme a lui perché ho intenzione di salvare mio cugino e i miei amici, ma non me l’ha permesso, così mi ha costretta a rimanere qui»

Le labbra di Sakura si schiusero appena, ma non preferirono alcun suono, mentre le unghie della mora si conficcarono attorno i propri avambracci come artigli, graffiandola, benché il tessuto della sua felpa color perla e lilla le ricoprisse la pelle lattea «Mi ha lasciato qui, e non ci siamo detti più niente»

Sakura si odiò. Era così presa da quello che le era accaduto da non tenere minimamente conto delle sensazioni che in quel momento stava provando Hinata. Si immaginò il biondo in crisi, impaurito e indeciso su una decisione che forse l’avrebbero portato in ogni caso a separarsi per sempre con la mora, mettendo comunque al primo posto la sua sicurezza.

Stavolta fu lei ad allacciare le braccia attorno al suo collo, per infonderle temerarietà «Naruto ti ama Hinata, e lui farebbe qualsiasi cosa per te»

Sentì le sue labbra arricciarsi in un sorriso, mentre il suo respirò si placò «La stessa cosa vale per Sasuke-kun»

Sakura la guardò negli occhi, riflettendo. Anche Sasuke aveva scelto quella strada, e poteva capirlo, ma non accettava il modo in cui l’aveva fatto, lasciandola da sola e senza chiedere o prendere in considerazione le sue opinioni, così come Naruto con Hinata.

Entrambe avevano le loro ragioni per andare al Paese del Fuoco e questa volta non aveva alcuna intenzione di mettersi da parte. Stavolta sarebbe toccato a loro scegliere il loro destino.

«Io non ci sto»

Lo sguardo sorpreso di Hinata seguì attentamente i passi decisi della rosa, mentre apriva con risolutezza la porta della terrazza «Cosa vuoi fare Sakura?» mormorò, raggiungendola, mentre la rosa le rivolse un sorriso scaltro.

«Ho un piano Hinata, ma prima voglio che tu sia sicura della tua scelta»



**



L’azzurro cielo ornato da vaste nuvole stava pian piano mutando nel colore caldo del tramonto. In una sola giornata di corsa l’intero esercito dei Re era appeno giunto nella famosa foresta che accerchiava l’intera area del Paese del Fuoco che, a primo impatto, sembrava essere rimasta perfettamente intatta se non fosse per gli innumerevoli focolari che si elevavano verso l’alto e, che al contempo, rilasciando uno sgradevole fumo scuro, confondendosi con le nubi più chiare.

Per Sasuke non fu difficile capire che quelle fiamme pervenivano dalla capitale, Konoha. 

Quando quella mattina si era presentato al portone di Suna aveva già trovato Naruto con sguardo assente e distaccato. Per lui non fu difficile comprendere i suoi pensieri, era bastata una semplice occhiata; non era la paura di morire, non era il timore verso il nemico, ma il tormento nel dover lasciare nella maniera più errata possibile la persona a cui tiene di più, proprio come era stato costretto a fare lui. Sicuramente anche Naruto aveva percepito i suoi pensieri, eppure non aveva detto niente, sicuramente per rispetto.

Sakura. Per tutto il tempo aveva sempre e solo pensato a lei e ai suoi occhi che avranno sicuramente versato ancora una volta lacrime amare, dopo aver accertato la sua assenza e vigliaccheria. Si odiava, eppure non provava il minimo ripensamento, perché per lui quella era semplicemente stata la scelta più giusta, la scelta che aveva preferito il suo cuore e non il vecchio lui; lo spietato e freddo Sasuke Uchiha.

Ancora si domandava di come era possibile che una sola persona insieme al suo sorriso lo avesse cambiato così tanto e in poco tempo, sgretolando quel possente muro che era riuscito a costruire con le sue intere forze, fino a rimanere stremato.

Ormai aveva perso tutto, esattamente otto anni prima, ma lei gli aveva donato speranza, una seconda possibilità e lui non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire anche questa, anche a costo di perdere la sua stessa vita.

Sospirò appena mentre Karin, di fianco a lui, lo guardò preoccupata. Anche lei , Suigetsu e Jugo si erano congiunti per quella battaglia che, fondamentalmente, non gli apparteneva, ma Re Gaara era stato chiaro: considerare una terra amica significava anche difenderla, come se fosse la loro stessa casa.

I suoi vecchi compagni di squadra avevano scoperto il suo ritorno il giorno stesso in cui erano tornati e, mentre Sakura era rimasta a palazzo, Karin era giunta a casa sua per dargli il ben tornato, chiedendogli addirittura come stava la rosa e dove si trovasse. Ancora una volta Sakura aveva demolito una barriera, stavolta la malevolenza di Karin che, prima ad ora, non aveva mai risparmiato nessuno – soprattutto le donne.

Itachi invece non si era avvicinato a lui neanche per un momento. Pima della partenza di erano solo lanciati uno sguardo di intessa che valeva più mille parole, per poi raggiungere una delle prime file dove si trovava Gaara e i suoi uomini più fidati, compreso Kakashi. I restanti Re invece erano rimasti nelle proprie terre, donando semplicemente i loro combattenti più vigorosi, solo Gaara aveva preferito condurre la sua presenza, rendendolo, di conseguenza, un rispettoso sovrano.

Anche Sakura avrebbe voluto partecipare, ne era sicuro, ma non poteva permetterglielo, per questo motivo aveva preferito andarsene senza dire nulla. Non voleva rischiare di sbattere la testa contro la sua testardaggine, ma soprattutto discutere e salutarsi malamente dopo quello che era accaduto tra loro, come sicuramente era successo a Naruto con Hinata; non a caso il biondo non aveva mai spiccicato parola per tutto il viaggio.

Si portò stanco una mano fasciata dalle bende sui capelli, scostandosi un poco il ciuffo che ricopriva il suo Rinnegan, mentre con la coda dell’occhio notò la lunga sciarpa rossa dell’amico sbucare nella sua visuale.

«Teme, stai bene?» mormorò questo, sistemandosi distratto le armi poste sulla cinta della sua divisa Anbu.

Loro, Itachi e Kakashi erano gli unici che indossavano la divisa del Pese del Fuoco, mentre i compagni attorno a loro portavano le rispettive vesti del Paese natio, leggermente diverse sia sulla forma che il colore, a differenza delle armi.

Sasuke chinò il capo, chiudendo gli occhi, mentre quell’inconfondibile odore fruttato continuava a ricoprire l’umidità del bosco, stordendolo, come se ormai facesse parte di lui «Sì»

Suigetsu, con le dita intrecciate dietro la testa aprì un occhio per scrutarlo meglio, mentre i suoi denti appuntiti sporsero dalle labbra sottili «Cavolo, è la prima volta che ti vedo così teso. Meno male che Karin non ti ha tartassato come suo solito»

Sentendosi presa in causa, la rossa si girò verso di lui, cercando di colpirlo con un pugno che lui scansò agilmente. Le lenti di Karin divennero sfocate, mentre il suo corpo tremò di rabbia «Che hai detto pesce lesso?!»

«La verità scrofa!» affermò il compagno divertito, facendogli una linguaccia, ma stavolta non riuscì ad evitare il suo cazzotto che trasformò la sua povera faccia in semplice acqua.

Altri uomini attorno a loro li guardarono sconcertati o sdegnati per i loro modi troppo infantili.

Nel tempo in cui Karin e Suigetsu continuavano a litigare rumorosamente – mentre il povero Jugo cercava di separarli – Naruto si avvicinò a Sasuke, dandogli una leggera spinta con la propria spalla con fare amichevole «Tranquillo, ti coprirò le spalle, come sempre»

Sasuke si volse verso di lui, notando per la prima volta in quella giornata una sua espressione più serena, per cercare di dargli un po’ di solidarietà. In risposta fece un leggero cenno del capo e per poco non si scontrò con un ragazzo che si era appena fermato davanti a lui, così come il resto dell’intera armata. Anche Karin e Suigetsu smisero di farneticare.

Un tuffo al cuore colpì appieno i due Ninja quando riconobbero poco distante a loro le mura che, molti anni prima, avevano sempre attraversato per raggiungere il palazzo del Re. Le protezioni erano quasi del tutto distrutte. Molti detriti erano sparsi sull’erba ormai morta, così come il portone, prima unico accesso per entrare.

Il giardino ricco e curato era letteralmente scomparso, così come la magnificenza del palazzo, svigorito e consumato in più punti. Per tutto quel tempo quei bastardi si erano divertiti a distruggere tutto ciò che volevano con le loro stesse mani e qualcosa gli diceva che anche Konoha si trovava più o meno nello stesso identico stato. Speravano almeno che la maggior parte dei cittadini si fossero salvati dalla loro tirannia.

«Sasuke» il moro seguì la voce di suo fratello, che si arrestò di fronte a lui con espressione coscienziosa, mentre il mantello che ricopriva parte della sua divisa fluttuava per colpa del leggero vento «Qualsiasi cosa accada pensa sempre al tuo principale obbiettivo»

Sasuke esitò, così come Naruto, che aveva anche lui udito quelle parole dette in maniera decisamente troppo autorevole. L’Uchiha minore capiva perfettamente il significato delle sue parole, era stato addestrato fin da bambino per comprenderle, però al tempo stesso un’altra frase riecheggiò nella sua testa:

‘Io prometto solennemente di proteggere la mia terra, la mia casa e il suo popolo, senza dimenticare che un vero ninja eccelle in ogni cosa, primeggia nel suo ambiente e primeggia con sé stesso, ma senza abbandonare i propri compagni considerati fratelli. L'invisibilità è una questione di pazienza e di agilità, ma senza la saggezza tutto si oscura’

Il giuramento. Lui non l’aveva mai dimenticato, era sempre stata la sua guida principale ad ogni missione, persino durante l’ultimo viaggio fatto insieme a Sakura.
.. senza abbandonare i propri compagni considerati fratelli. In quel momento Itachi gli stava dicendo di andare contro il principio più importante. Perché?

Suo fratello si avvicinò ancora di più al suo viso, mentre i suoi occhi si mutarono nel famoso Sharingan, ma prima di allontanarsi parlò ancora con aria ostile «Non farti distrarre da nient’altro, mai»

Intanto Gaara aveva mosso alcuni passi in avanti, mentre i suoi piedi che calpestavano i residui delle mura erano l’unico suono che gli uomini riuscivano ad udire attorno a loro in quella terra ormai divenuta desolata.

Gli occhi di Sasuke si indurirono all’istante quando notò immediatamente tre figure comparire in cima alla grande scalinata, tra cui Sasori, con indosso la solita mantella nera con le nuvole rosse. Solo il terzo uomo era vestito normalmente, e, quando inquadrò la sua montatura e i capelli grigi capì che si trattava di Kabuto, lo scagnozzo più fedele di Orochimaru.

Quest’ultimo ghignò allietato, osservando dall’alto la numerosa armata che si era appena arrestata dinanzi a loro con aria minatoria, peccato che loro non sembrassero minimamente intimiditi.

«Devo ammettere che sono onorato» esclamò a gran voce Kabuto, aprendo entrambe le braccia con aria teatrale «Avete radunato un tale esercito solo per noi? La cosa mi commuove, peccato che i veri invitati non siate voi» continuò divertito, mentre Sasori e Pain esaminavano silenziosamente ogni singolo uomo.

Senza il minimo timore, Gaara mosse ancora un altro passo, prendendo parola con calma e risoluzione «Per i crimini commessi siete accusati di infedeltà, assassinio e corruzione. Arrendetevi e liberate i prigionieri e la Terra del Fuoco, altrimenti saremo costretti a ricorrere alla violenza»

Kabuto rimase in silenzio, senza sciogliere il suo viscido riso sarcastico.

«Sarà divertente» sussurrò intanto Sasori, che aveva mosso le dita con le unghie leccate di nero, mentre degli strani filamenti azzurri legati attorno ad essi si mossero all’unisono dei suoi leggiadri gesti.

Kabuto osservò i suoi compagni, e infine i loro avversari «Uccideteli»

Dopo un leggero movimento delle mani la terra cominciò a tremare, allarmando l’intero esercito, a differenza di Naruto e Sasuke, che capirono perfettamente quello che stava succedendo. In un attimo un numero quasi infinito di Zetsu bianchi spuntarono davanti a loro dalla terra. Numericamente erano molti di più, ma fortunatamente non era molti forti e bastava un semplice colpo per abbatterli.

L’uomo dai capelli grigi continuò ad osservare divertito la scena mentre Pain lo superò, senza battere ciglio «Kabuto.. lasciami gli Uchiha» disse soltanto, balzando poi in mezzo ai suoi alleati fantocci.

«Sasori tu controlla i prigionieri e usa le tue marionette se ce ne sarà bisogno» proferì Kabuto, lanciando uno sguardo indagatore a Sasori, che per tutto il tempo aveva soltanto mosso le dita e i suoi piccoli occhi lungo la schiera nemica.

«Non darmi ordini» disse soltanto, prima di fare un balzo e scomparire da un’altra parte, facendo scappare a Kabuto un gesto di stizza.



**



Nel mentre l’esercito di Zetsu corse verso di loro Gaara alzò lentamente un palmo aperto verso di loro, creando un attimo dopo una barriera di sabbia per bloccare - almeno per il momento - la loro folle andatura. Lanciò uno sguardo fermo e deciso agli uomini dietro di lui, trasmettendogli tutto il coraggio possibile per affrontare quell’imminente battaglia, per poi scattare con decisione verso i nemici, seguito subito dopo dalla sua schierata.

Naruto e Sasuke si scambiarono all’unisono un’occhiata. Il biondo gli sorrise come suo solito e insieme si unirono alla calca sfrenata, fino a ritrovandosi faccia a faccia con quei seccanti fantocci. Con colpi forti e precisi laceravano tutto ciò che le loro lame incontravano, mentre attorno a loro gli urli disumati degli uomini che uccidevano o venivano al contempo feriti diveniva un timbro lontano.

Sasuke sentì qualcosa di umido macchiare la sua guancia nel momento in cui la gamba di un ragazzino vicino venne infilzata dall’arto mutato e reso appuntito da uno dei tanti Zetsu, penetrando il suo timpano destro con un urlo atroce. Il sangue andava pian piano ad aumentare ai loro piedi, ricomprendo quasi interamente la polvere e l’erba ormai secca.

Il suono delle lame che si incrociavano, insieme ai gridi di battaglia, erano le uniche vibrazioni che ricoprivano quell’area che per diversi secoli aveva sempre e solo ospitato pace e prosperità. Ormai pareva l’inferno. L’unico appiglio che spingeva loro a continuare era semplicemente sopravvivere ed essere sempre forti, fieri e fedeli.

Naruto, con un semplice movimento del suo kunai tagliò a metà uno dei tanti che stava per uccidere un compagno caduto a terra, per poi formare sull’altra mano un Rasengan e uccidere contemporaneamente altri tre nemici, peccato che ogni volta che ne eliminava uno ne spuntavano subito degli altri, come semplici funghi.

 «Dannazione, ma quanti sono?!» sbraitò frustrato, senza smettere di maneggiare con perfetta movenza la sua arma, mentre Sasuke fulminò con la sua katana un ulteriore avversario.

Con la coda dell’occhio videro Kakashi atterrare vicino a loro, sopprimendone un altro col suo Chidori «I loro fantocci saranno infiniti finché Kabuto sarà in grado di manovrarli. Dobbiamo fermarlo» affermò risentito, lanciando uno sguardo eloquente all’uomo ancora posto in cima alla scalinata, per poi voltarsi velocemente verso i suoi ex allievi «Sasuke, Naruto aiutate gli altri, penserò io a lui. E quando capiterà il momento buono cercate i prigionieri»

I due annuirono, per poi allontanarsi con un balzo che realizzò anche il Ninja Copia per atterrare su uno dei tanti scalini che lo distanziavano da Kabuto. Questo, per nulla sorpreso, accentuò il suo ghigno, guardandolo dal basso verso l’alto.

«Ma bene, finalmente mi trovo faccia a faccia con il famoso Ninja Copia, è un onore» pronunciò questo, incrociando le braccia come se nulla fosse. I suoi occhi oltre le lenti non trasparivano la minima paura, solo superbia e pazzia.

Kakashi, al contrario, si mise in posizione di difesa, mentre la sua mano strinse ancora più del dovuto il kunai ormai coperto interamente di sangue «Arrenditi Kabuto Yakushi»

Ancora una volta il sorriso dell’uomo si accentuò, stavolta mostrando persino i denti «Fammi vedere cosa sai fare»

I due scattarono insieme, fino a scontrare le loro armi sotto lo Sharingan vigile di Itachi, posto ai piedi della gradinata in marmo, anche lui intento ad eliminare le copie dell’uomo che un tempo addietro aveva eliminato con indubbia difficoltà.

Oltre agli Zetsu bianchi, si erano aggiunti inoltre altri zimbelli, stavolta con sembianze differentemente umane. Grazie alla sua impeccabile osservazione capì che si trattavano di perfette marionette in grado di usufruire armi da taglio, manovrate da un unico burattinaio. Dopo l’aggiunta di quest’ultimi, molti uomini cominciarono a mostrare i primi segni di stanchezza e difficoltà, dato che quegli stupidi pupazzi, oltre a saper combattere, erano pure veloci.

Itachi sfruttò la sua vista per seguire i fili quasi invisibili che collegavano le marionette al loro padrone, fino a scorgere la figura di un giovane uomo dai capelli rossi posto vicino l’entrata del palazzo, mentre osservava inespressivo la battaglia che si svolgeva attorno il giardino e parte del bosco.

“È lui” pensò, piegando le ginocchia per raggiungerlo con un semplice salto, ma una veloce figura gli sbarrò la strada, obbligando a rimanere fermo.

Le sue iridi scarlatte riconobbero immediatamente il membro più freddo, rapido e calcolatore dell’Akatsuki, Pain, che con il suo sguardo freddo e penetrante lo invitava ad un incombente scontro.

«Tu e tuo fratello avete ucciso i miei compagni» mormorò questo, aprendo un palmo che un attimo dopo strinse una lancia comparsa dall’interno della sua larga manica scura «Subirai ancora una volta il mio stesso dolore Itachi Uchiha»

I due si studiarono per diversi secondi prima di erigere un rapsodico duello.



**



Naruto tagliò di netto la testa di un suo contendente, colpendone poi un altro con un calcio e bloccandolo a terra, infilzandolo col kunai. Il suo respiro cominciava ad essere affannato, dato che per tutto il tempo aveva preferito adoperare delle semplici tecniche corpo a corpo piuttosto che consumare il suo chakra.

Si volse alla sua sinistra, piegandosi all’indietro giusto in tempo prima che un Zetsu gli perforasse lo stomaco. Un istante dopo questo aprì la bocca, rilasciando un molesto grido, prima di cadere a terra folgorato. Sasuke lanciò un’occhiata a Naruto - con ancora il Chidori attivo sulla mano destra - prima di dargli le spalle e unire la schiena contro la sua, per controllare meglio gli avversari attorno a loro.

«Sasuke! Vedi qualcosa con i tuoi dannati occhi?!» gridò il biondo, aprendo il palmo della mano per iniziare a creare uno dei suoi tanti Rasengan.

Un verso di sdegno uscì dalle labbra del moro, mentre le sue tomoe non smettevano di volteggiare circolarmente attorno l’iride «Non ho il potere della tua ragazza»

Poco distante, Suigetsu mosse la sua grande spada per tagliare di netto quella che sembrava una strana marionetta piuttosto minacciosa, ma subito dopo altri Zetsu bianchi si lanciarono contro di lui «Dannazione, questi fastidiosi cosi continuano ad aumentare!» sghignazzò.

Naruto, dopo aver fatto un salto in aria, evitò altri attacchi veloci e furenti, stessa cosa Sasuke poco distante; erano talmente lesti che non gli davano neppure il tempo di controbattere. Un leggero vento sfiorò la sua nuca e quando si volse prontamente vide un fantoccio volare sicuro in una direzione.

«Prendi questo!»

Peccato che un attimo dopo questo si ritrovò spiaccicato a terra, mentre attorno a loro si elevò un gran polverone.

Naruto si tolse il braccio davanti al viso, e quando riconobbe il sorriso sghembo di Tsunade per poco non gli cadde la mascella dallo stupore «N-nonna?»

«Pensavate di divertirvi senza di me?» disse questa divertita, stringendo ancora il pugno col quale aveva appena atterrato la copia.

Anche Sasuke e gli altri si volsero sbigottiti verso di lei.

Quella mattina la bionda non si era presentata alle porte della città, perciò Naruto aveva sospettato che Jiraya l’avesse obbligata a rimanere al sicuro a Suna, dato che tecnicamente Orochimaru non era consapevole della sua ‘finta morte’.

«Ma che ci fai qui?» pronunciò ancora sorpreso l’Uzumaki, mentre attorno a loro incombeva senza sosta la cruenta battaglia.

Un ghigno ornò le labbra carnose della donna, mentre le sue braccia si incrociarono sotto il prosperoso seno «Mi dispiace, ma l’alcool di ieri sera mi ha fatto svegliare tardi. Alle spalle!» esclamò, caricando le gambe e colpendo con un piede il viso di un altro Zetsu, che stava per abbattersi su Naruto, cadendo a terra pesantemente e privo di vita, come altri suoi compari.

«Vedete di non farvi ammazzare mocciosi!» aggiunse ancora, regalando loro uno sguardo d’intesa e scomparendo tra la folla, pronta a scaricare la sua potente ira.

Naruto sorrise compiaciuto, mentre Sasuke mantenne la sua solita indifferenza, ma un attimo dopo furono costretti a riprendere il loro scontro. Insieme ai fantocci si erano aggiunti ulteriori nemici, stavolta molto più veloci e abili; maneggiavano addirittura delle pericolose armi.

Non avevano idea di come fare, Kakashi aveva incaricato loro di cercare Neji e gli altri, ma quegli stupidi tirapiedi non gli concedevano neanche il tempo di pensare ad un probabile piano da mettere in atto.

«Che facciamo Sasuke?!» vociò Naruto esasperato, togliendosi con un gesto veloce alcune gocce di sudore dalla fronte. Nonostante il sole fosse quasi del tutto scomparso le temperature erano in ogni modo alte e loro non si erano fermati neanche un secondo per riposare.

Naturalmente Sasuke, a differenza dei suoi compagni, teneva ben nascosti i suoi primi segnali di spossatezza. Non poteva permettere alla fatica di avere la meglio; prima di quello avevano affrontato situazioni ben peggiori. Si guardò attorno per studiare meglio la situazione: lo scontro si stava svolgendo principalmente al centro del grande guardino, anche se alcuni uomini si erano addirittura spinti in mezzo alla grande vegetazione. I loro alleati e i tanti Zetsu si erano completamente amalgamati, tanto che era quasi difficile distinguerli – nonostante il colore eccentrico e identificabile dei fantocci.

“Non posso usare l’Amateratsu, ci sono troppi uomini” pensò Sasuke seccato, riportando il suo Sharingan Ipnotico alla sua forma base con le tre tomoe. Le fiamme nere non era in grado di controllarle e lui non poteva rischiare di ferire, o peggio uccidere i loro compari.

«Ehi rossa, riesci a percepire il chakra dei nostri amici?» gridò improvvisamente Naruto in direzione di Karin che, a dispetto ai ragazzi, era quella che cominciava ad avere più difficoltà.

La ragazza non era mai stata un’abile combattete, ma era senza dubbio una buona alleata perché grazie alla sua abilità innata era in grado di percepire il chakra delle persone, anche ad una distanza eccessivamente ampia, riuscendo persino a valutare la sua forza e quantità, determinando quanto fosse pericoloso il rivale.

Rinfoderando la sua arma, Karin si portò una mano davanti al viso, tenendo il dito indice e medio alzati «Ci provo!» esclamò, chiudendo gli occhi e concentrandosi.

Naturalmente non fu molto facile per lei, dato che attorno a loro si stagliavano numerosi individui, perciò spostò il suo potere in direzione del palazzo. Un verso sorpreso scappò dalle labbra rosee quando la sua mente le palesò un chakra notevolmente potente, al tal punto da farle tremare le gambe e non notare lo Zetsu che la stava per attaccare alle spalle.

«Attenta Karin!»

La ragazza si sentì spingere a terra, mentre Suigetsu abbatté l’avversario con la sua spada, ma questo, contemporaneamente, lo colpì al petto col suo braccio mutato.
Gli occhi di Karin si dilatarono quando vide il proprio compagno cadere a terra in una smorfia di dolore «Suigetsu!»

Lo raggiunge velocemente, poggiandosi sulle ginocchia per osservare la parte lesionata, peccato che questa non presentava niente, neanche il minimo rivolo di sangue. Una risatina isterica ripercosse la gola del ragazzo dai capelli bianchi, mentre si sistemava a sedere.

«Ti sei dimenticata che mi posso fondere con l’acqua arpia?» borbottò questo divertito, mentre il taglio dal quale fuoriusciva del semplice liquido limpido si ricompose da solo.

Karin rilasciò uno sbuffo più sollevato che scocciato, colpendolo poi amichevolmente con un pugno sulla spalla «Sei proprio un idiota» mormorò, per poi voltarsi seriamente su Naruto e Sasuke, ancora intenti a respingere le schiere nemiche «Naruto non ho trovato i prigionieri, ma.. ho avvertito qualcosa che non avevo mai sentito prima» strepitò, cercando di trattenere ancora i palpiti.

Naruto fece una smorfia, rivolgendosi al moro di fianco a lui «Orochimaru. Quel bastardo se ne sta tutto tranquillo e al sicuro per godersi lo spettacolo» affermò, ormai incollerito «Sicuramente Neji e gli altri si trovano là dentro» ipotizzò, lanciando un’occhiata alla grande palazzina ormai pressoché decaduta.

«Vai tu Naruto»

Il biondo osservò sconcertato l’amico, che stringeva senza esitazione la sua Kusanagi, mentre le sue inconsuete iridi scagliavano senza paura occhiate ricche di sfida e determinazione a tutti i duplicati vicino a loro.

I pugni di Naruto si strinsero vigorosamente, fino a farli tremare e sbiancare al contempo per l’eccessiva pressione «Non posso lasciarti qui da solo idiota! Kakashi ha chiesto a entrambi di salvarli!»

«Per una volta fai come ti dico zucca quadra» la sua voce era fredda e dura, e per l’amico fu quasi difficile comprenderlo, dato che il rumore della battaglia ricopriva l’intero ambiente.

I denti di Naruto digrignarono, mentre la mascella si indurì, cercando di trattenere la rabbia cieca che in pochi secondi l’Uchiha era riuscito a fargli scaturire – altro che gli Zetsu bianchi. Certe volte la sua testardaggine era inconcepibile.

 «E tu per una volta non ragionare di testa tua!» spolmonò, comprimendo gli occhi turchini.

«Anche in una situazione simile vi mettete a litigare?»

La corporatura snervata e tesa di entrambi i ragazzi si bloccò sul posto quando colsero quella voce canzonatoria e tremendamente familiare. Si girarono entrambi con lentezza, come se il tempo attorno a loro si fosse fermato, oppure per dare semplicemente un momento al loro senno di elaborare quello che speravano non fosse concreto, ma dovettero cacciare quei pensieri speranzosi quando incrociarono le sue iridi verdi e brillanti.

«S-Sakura..?» un brusio soffiò dalle labbra secche del biondo quando ebbe la consapevolezza di avere dinanzi l’immagine della sua amica d’infanzia a pochi metri di distanza, ma il suo sguardo si sbarrò ancora più notevolmente quando anche una cascata liscia e mora si addentrò nel suo campo visivo.

«Hinata.. perché?»

La ragazza in questione si strinse le spalle, ma la sua espressione – a discapito delle altre volte – trasmetteva fiducia e fermezza, anche se le sue labbra non smettevano di sorridere dolcemente «Non potevo restare ferma a far niente. Voglio liberare Neji e i miei amici Naruto-kun, anche a costo di mettermi contro di te»

L’Uzumaki tentennò, ancora troppo sconvolto per la loro inaspettata presenza. Anche gli Zetsu bianchi erano passati in secondo piano.

Sakura mise un piede in avanti, prolungato poi tanti altri passi, fino a sopraggiungere di fronte al Ninja turbato, abbracciandolo con enfasi. Incastrò il volto sul suo collo teso e sudato, annegando poi nel suo mare salato e inumidito.

«Non abbiamo intenzione di cambiare idea Naruto-kun»

Vide Naruto aprire e chiudere la bocca di fronte al suo sguardo dispiaciuto, ma al tempo stesso risoluto, mentre le sue mani tremanti e sporche di sangue e terra tergiversavano per ricambiare quella stretta che, in altre circostanze, avrebbe considerato senza dubbio usuale.

«Stupida!»

I tre ragazzi si volsero sull’unica figura rimasta per tutto il tempo in disparte, che aveva appena cacciato un grido carico di collera solo ed esclusivamente destinato alla rosa, che ancora abbracciava il busto dell’amico. Il corpo di Sakura si irrigidì, solo per un attimo, quando incrociò quella profonda iride scarlatta che fino a qualche era prima era puramente nera, trasmettendole un sentimento ben diverso. Sentiva il suo cuore martellarle nelle orecchie.

Malgrado quello che le aveva fatto non riusciva a provare odio, rancore o delusione. Era durato tutto solo per un semplice attimo, ma poi era scomparso quando lo aveva finalmente rivisto, e non le importava se lui in quel momento provava per lei solo rabbia, le bastava semplicemente trasmettergli i suoi pensieri.

«Cosa diavolo ci fai qui?! Perché sei venuta?!»

Un leggero sorriso piegò le sue labbra, completamente distorto dall’umore che il moro stava scaturendo. Si staccò da Naruto senza smettere di osservarlo soavemente, e quando raggiunse la sua massa forte che fin da bambini le aveva sempre trasmesso sicurezza gli accarezzò affettuosamente una carezza sua una guancia sporcata da schizzi di sangue – fortunatamente non suo.

«Mi dispiace Sas’ke, ma non sei tu a dover scegliere il mio destino» soffiò sulle sue labbra senza la minima discrezione, stringendo poi il suo volto con entrambi i palmi, non appena avvertì la sua titubanza. Lo Sharingan era lentamente dileguato, permettendole finalmente di scorgere il suo colore naturale. Spostò poi il ciuffo che nascondeva un poco il Rinnegan burrascoso, mentre i suoi occhi si chiusero, rilasciando un sospiro lento e pesante «Perdonami»

Sasuke  si era ritrovato a stringere gli occhi disperatamente. Non ci riusciva. Non era in grado in quel momento di mantenere quel contatto  visivo che, insieme a quel tocco simile a fuoco ardente, aveva scosso il suo organo vitale più importante.

Sentì la sua mano staccarsi frettolosamente, così come il suo corpo esile, ma caldo, seguito poi da un richiamo intraprendente «Hinata!»

Capendo le sue intenzioni, la mora annuì risoluta, attivando velocemente il suo Byakugan, guardando in direzione del palazzo «Si trovano sotto terra, nelle prigioni»
Sakura la raggiunse prontamente «So come entrare, andiamo!»

Senza dare il tempo ai ragazzi di capire le loro intenzioni, le due iniziarono a correre senza esitazione lungo il giardino, mentre attorno a loro sovrastavano gridi e scontri battaglieri dei tanti Ninja presenti.

Naruto si risvegliò improvvisamente, guardando terrorizzato le due allontanarsi in quella via fatta solo di morte e terrore «Ferme dove andate? Hinata!» esclamò, pronto a raggiungerla, ma un’altra ondata di fantocci lo costrinsero a bloccare le sue intenzioni «Cazzo, toglietevi di mezzo!»

Sasuke trafisse col proprio Chidori il petto di un Zetsu che si era avvicinato a lui, osservando poi i suoi capelli spiccare facilmente in quella cruenta battaglia, fino a scomparire del tutto. La sua mascella si indurì, unendosi poi a Naruto per cercare di farsi strada.

“Dannazione Sakura, perché?”
  
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