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Autore: Clodie Swan    25/01/2021    6 recensioni
“Noi non siamo i nostri genitori. Non siamo le nostre famiglie.” le disse con un tono dolce guardandola intensamente. Le sue parole la calmarono subito e annuì con un piccolo sospiro.
“E poi...” cominciò Jughead lasciando subito la frase in sospeso.
Non era da lui balbettare o restare a corto di parole. Betty ne fu sorpresa e lo guardò interrogativa.
Jughead esitò trattenendo il fiato per un istante.
“Cosa?” chiese lei incoraggiandolo con lo sguardo curioso.
Negli occhi di lui vide un lampo di risolutezza e sentì le sue mani sul viso. Un attimo dopo la stava baciando.
Betty e Jughead: due diverse solitudini che si sono trovate. Cosa hanno provato i due ragazzi prima di quel bacio inaspettato?
Scritta in collaborazione con Daffodil.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

She will be loved

 

Tap on my window, knock on my door, I want to make you feel beautiful
I know I tend to get so insecure, it doesn't matter anymore
It's not always rainbows and butterflies, it's compromise that moves us along, yeah
My heart is full and my door's always open, you come anytime you want, yeah

I don't mind spending every day
Out on your corner in the pouring rain
Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay a while
And she will be loved

                         Maroon 5


 

POV Betty di Clodie Swan

Betty arrivo prestissimo a scuola, quel giorno. Prima di tutto, doveva parlare con il preside e consegnargli le prove che aveva raccolto contro Clayton. Poi aveva un articolo da scrivere prima che arrivasse Jughead con Doiley. Scrisse di getto, sfogando tutta la rabbia che aveva contro quegli orribili individui, pensando a quelle povere ragazze diffamate che ora avrebbero avuto giustizia. Quando aveva visto il nome di sua sorella in quel libro, associato al nome di Jason, aveva cominciato a credere che lui potesse averle fatto ancora più male di quanto avesse creduto fino a quel momento.

Polly era finita in una clinica psichiatrica per depressione, non poteva trattarsi soltanto di una rottura. La cosa più strana era che lei aveva visto insieme Polly e Jason. Erano innamoratissimi. Non avevano mai litigato. Di punto in bianco lui l’aveva lasciata. E poi era morto.

Doveva scoprire cosa c’era sotto. A metà mattinata, Chuck e i suoi compari avevano svuotato gli armadietti e si stavano incamminando a testa bassa verso l’uscita, sotto lo sguardo severo degli altri alunni, specie delle ragazze. Betty pensò che la sospensione non fosse una punizione sufficiente, ma per ora non si poteva ottenere altro. Rabbrividì ripensando al momento in cui aveva quasi rischiato di affogarlo nella vasca idromassaggio di Ethel. Aveva davvero perso il controllo! I palmi delle mani le facevano ancora male per le piccole ferite che si era procurata. Quel giorno non si era truccata molto e aveva indossato appositamente una camicetta azzurra castigata. Il libro della vergogna era stato bruciato sotto gli occhi dispiaciuti di Cheryl - Cheryl Blossom che solo pochi giorni prima si era divertita ad umiliarla! - anch’ella sconvolta dagli ultimi misteriosi eventi legati alla morte di suo fratello.

Betty decise di tornare ad occuparsi dell’indagine proprio mentre sentì le voci di Jughead e Dilton avvicinarsi. Dopo la sfilata dei viscidi palestrati in corridoio, vedere il fisico asciutto di Jughead, avvolto nel suo solito maglione scuro, il viso pulito e familiare, fu una sorta di sollievo. Il suo amico aveva fatto un lavoro egregio al suo primo incarico, non si era arreso alla prima difficoltà e aveva convinto un potenziale testimone a collaborare. Era contenta di averlo ingaggiato.

Dilton si sedette nervoso come uno scolaretto mentre i due reporter lo fissavano dalla scrivania. Dopo qualche convenevole, il capo scout tirò fuori un dettaglio inaspettato: lungo il fiume, proprio nel punto dove Archie aveva ammesso di aver trascorso la fatidica mattinata del quattro luglio, Dilton aveva visto la macchina della signorina Grundy...Betty non ci mise molto a capire cosa potesse significare.

 

POV JUGHEAD di Daffodil

Nonostante tutti i loro recenti problemi, avrebbe fatto ogni cosa per proteggere Archie ma Dilton Doiley aveva appena aperto il vaso di Pandora e ora non c’era niente che qualcuno, avrebbe potuto fare per salvarlo. Quello fu il solo pensiero che riuscì a formulare non appena sentì i grandi occhi verdi puntati addosso e sapeva di essersi tradito nell’esatto momento in cui aveva leggermente incurvato le sopracciglia e serrato la mascella. Cazzo, era impossibile nascondere qualcosa a Betty.
Non voleva mentirle, non poteva farlo, ma non poteva nemmeno raccontarle la verità. Sarebbe stato meglio se avesse fatto lo sgambetto a Doiley la sera prima sulla imponente scala di marmo del municipio, bastavano una o due fratture scomposte, non erano necessari più gravi...
Quel viscido scout era sgusciato via senza nemmeno salutare, mentre loro ancora combattevano con gli sguardi, forse anche contento di essere riuscito a sviare l’attenzione dalla sua cavolata.

Quando era entrato a scuola, l’aveva scorta nella folla vicino all’armadietto, non gli erano sfuggite la pelle pallida, le occhiaie, le spalle leggermente ricurve e rigide, l’articolo sulla prima pagina del Blue and Gold giustificava l’aspetto perché sapeva quanto era meticolosa e pignola e in quelle righe l’aveva vista fiera e agguerrita. Aveva sentito Betty dire chiaramente a Veronica che non aveva chiuso occhio perché le ingiustizie subite dalla sorella e dalle altre ragazze la facevano soffrire e incazzare.

Era tutto così fottutamente sbagliato, non doveva venire a sapere in quel modo delle stupidate di Archie, di essere stata rifiutata per una bollita in calore solo perché probabilmente sapeva fare qualche giochino spinto. I secondi sembravano ore ed era solo questione di attimi prima che lei gli dicesse qualcosa.
“Tu lo sapevi?” chiese finalmente. Jughead inghiottì un paio di volte, per cercare di far ripartire il cervello che in quel momento era completamente andato ed era doloroso vedere lo sguardo duro che gli stava rivolgendo.
“E´pur sempre il mio migliore amico…” si rese conto da solo della cazzata perché giustificare Archie era sbagliato.

“Cos’è solidarietà maschile?” si era seduta sul davanzale dietro la grande scrivania di ciliegio ma era pronta a scappare. La vedeva lottare contro sé stessa per ricacciare indietro le lacrime, voleva mostrarsi forte, ma sapeva che stava soffrendo.

“Ho semplicemente fatto due più due: quest’estate l’ho visto scendere dalla macchina della Grundy scarmigliato, la sua improvvisa passione per la cassa acustica, il suo bidone proprio la mattina del 4 luglio e non averlo visto fino a sera. Archie non è tipo da stare ore seduto ad associare parole, a cercare rime e significati nascosti. Mi dispiace…” voleva aggiungere dell’altro, sentiva il bisogno di farlo ma non sapeva cosa dire. “Non c’è nessun patto di pararsi il culo, anzi quando l’ho visto in sala musica l’ho aspettato davanti a casa e gli volevo far saltare due denti perché sapevo cosa era successo al ballo.”

“Come fai a sapere sempre…” quella vocina che ricordava il miagolio di un gattino gli perforò il cuore.

“Siete i mie migliori amici e anche se per vari motivi ci siamo persi mi preoccupo sempre per quello che vi accade! E Archie è in cima alla mia lista dei pugni in faccia, visto che ti ha spezzato il cuore.” si era mosso, non sapeva nemmeno quando, vedeva la sua mano allungarsi verso il polso sottile di lei, sentì la consistenza della pelle morbida e calda appena la toccò con la sua mano gelida, il suo naso si riempì di mango e albicocca appena la strinse tra le braccia, se l’era praticamente tirata addosso. Non aveva capito come era successo ma bramava quel contatto da un sacco di tempo ed egoisticamente serviva più a lui che a lei.

Dopo un momento di incertezza Betty lo aveva stretto, le mani piccole aperte sulla schiena, la fronte contro la pelle del suo collo, il viso premuto sulla spalla.
Le lacrime di lei si intrufolavano sotto il bordo del suo maglione e gli scorrevano sul suo petto procurandogli dei brividi che piano piano si stavano ammassando nei lombi, non riusciva a rinunciare a quella nota di piacere. Stava diventando ingordo, l’averla vicina era qualcosa di incredibile e lui non riusciva a rinunciare, era solo questione di tempo prima che lei si rendesse conto di quel suo sentimento e che scappasse, ma poteva approfittare di quegli attimi. I cocci sarebbero stati solo suoi e se ne sarebbe preoccupato a tempo debito.

Sentire i capelli che gli solleticavano il naso, il calore di quel corpo da peccato, il profumo della pelle era una droga. Betty aveva smesso di tremare ma non si era staccata, anzi in quel momento era certo che stesse sorridendo. Lui si era seduto sul bordo della scrivania e se la stringeva al petto avvolgendola con le braccia e lasciando qualche leggero bacio tra i capelli biondi.

Aveva fatto una cosa del genere solo con sua sorella, prima che sparisse in Ohio.
La magia fu interrotta dal suo cellulare che si mise a suonare nella tasca posteriore dei jeans.
Cercò di trattenerla quando la vide scivolare via, ma il ghiaccio che si impadronì del suo corpo gli causò un dolore che gli spezzò il fiato.

“Pronto?” non conosceva il numero e questo gli creava sempre angoscia… suo padre era là fuori a capo di una gang e di lui non sapeva nulla.

“Jones...ti aspetto al Drive In tra 15 minuti!”. Quando mai il suo capo lo chiamava? Stava sicuramente accadendo qualcosa.

La bolla di illusione dove tutto poteva andare per il meglio, che aveva costruito intorno a loro in quegli ultimi minuti, era esplosa con una facilità disarmante e ora doveva fare i conto con la vita che era infinitamente più complessa.


 

  
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