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Autore: ChrisAndreini    26/01/2021    3 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Non è come sembra!

 

???

Mirren non credeva di aver mai visto Felix così triste in tutta la sua vita, e lo conosceva da anni, sapeva perfettamente quanto fosse emotivo, e quando erano piccoli c’erano state parecchie esplosioni di pianto ai limiti dell’esagerato.

Eppure, dopo la tremenda scenata in mensa avvenuta poco prima, dove Melany gli aveva urlato contro un sacco di cattiverie gratuite davanti a tutta la scuola, coinvolgendo Mirren stesso nelle sue accuse, Felix era scoppiato a piangere come mai prima d’ora, e Mirren, sebbene l’avesse seguito nel cortile nella speranza di rassicurarlo in qualche modo, non aveva proprio idea di come sarebbe riuscito nell’impresa.

-Wo, wo! Felix, cosa è successo?- per fortuna (o sfortuna) una voce appartenente ad una ragazzina nel cortile della scuola media venne in suo soccorso.

Mirren la conosceva vagamente, e solo perché era amica di una delle sorelle di Felix e lui l’aveva presa in simpatia. Aveva i capelli rossi legati in due codine e parecchi cerotti colorati sulle ginocchia.

-Ho lasciato Melany- le spiegò Felix, tra i singhiozzi.

Gli occhi della ragazzina si accesero di gioia, e saltò il recinto che teneva separate le due scuole come se fosse la cosa più semplice del mondo.

-Ma è fantastico! Finalmente!- esclamò, senza rendersi conto della gravità della situazione. Mirren non sapeva esattamente chi fosse quella ragazza, ma la prese subito in antipatia. Non vedeva che Felix era disperato?!

-Non è fantastico, Amabelle! Non è stata una mia scelta!- le fece notare Felix, con voce impastata e continuando a singhiozzare.

Amabelle piegò la testa confusa.

-Aspetta, l’hai lasciata ma non è stata una tua scelta?- chiese, sedendosi accanto a lui e iniziando a dargli qualche pacca sulla spalla.

Mirren la guardò storto. Farsi i fatti suoi no, eh? Era una faccenda molto delicata. E onestamente Mirren avrebbe preferito non assistere a tutta la scena, perché era stata a dir poco imbarazzante, e strana, e molto fastidiosa per il suo cuore.

Cavolo quanto non gli piaceva Melany! Se doveva essere sincero almeno con sé stesso, era felicissimo che lei e Felix si fossero lasciati. Anche se non gli piaceva per niente lo stato in cui il suo migliore amico si trovava al momento.

-No, certo che no! Io la amo, ma… diamine, non riesco a credere che mi abbia chiesto di scegliere!- esclamò Felix, prendendo dei ciottoli da terra e gettandoli lontano, per avere qualcosa da fare. Quando le emozioni diventavano troppo per lui aveva sempre bisogno di tenere qualcosa in mano, di lanciare oggetti o, a volte, di ferirsi per aumentare la sua presa sulla realtà. Non gli avevano ancora diagnosticato il suo disturbo da deficit dell’attenzione, e non sapeva come affrontare i suoi attacchi.

-Scegliere, tra chi?- chiese Amabelle, accennando un sorrisino, e guardando maliziosa Mirren. Al ragazzo non piacque affatto quello sguardo.

-Non credo siano affari…- provò a frenarla, ma Felix voleva parlare.

-Mi ha mentito dicendo che Mirren l’aveva minacciata, e quando non le ho creduto mi ha chiesto di scegliere tra lei e Mirren, non riesco a credere che abbia fatto una cosa del genere. Ho provato a ragionarci ma era super irritata e… ho detto che se mi chiedeva di fare una scelta allora non meritava di essere scelta, e l’ho lasciata, e lei mi ha urlato contro in mensa- spiegò, ricapitolando i fatti salienti, e scoppiando nuovamente a piangere, distrutto.

-Ew, che odio! Peggio di quanto pensassi!- esclamò Amabelle, sbattendo i pugni tra loro.

Mirren non capiva perché Felix avesse scelto lui, onestamente. Non gli aveva dato motivo di sceglierlo, e si aspettava che alla fine l’amore per la sua ragazza avrebbe trionfato. Stavano insieme da tre anni, l’aveva scelta per il ballo, perché mai l’aveva lasciata se l’amava così tanto.

Solo il pensiero di quanto l’amasse gli faceva male al cuore.

-Beh, dai, almeno hai schivato un proiettile. Una persona così non ti merita- Amabelle provò a risollevargli il morale, con altre pacche sulla spalla e molta inappropriata soddisfazione.

-Non lo so, non so se ho fatto la scelta giusta- Felix scosse la testa.

…un momento, c’era qualcosa che non andava in quella parte.

-Probabilmente se tornassi indietro non lo rifarei- si girò verso Mirren, e lo guardò dall’alto in basso, come se lo stesse valutando.

…non doveva arrivare Petra a chiedere come stessero, conoscere Amabelle, e insieme insultare Melany diventando amiche?

Mirren si guardò intorno, ma la sorella non si vedeva da nessuna parte.

-Dopotutto Melany è l’unica ragazza che io abbia mai amato, perché ho scelto lei a te?! Dovevo essere impazzito!- la frase successiva fu come un pugno nello stomaco di Mirren, che si voltò nuovamente verso l’amico, sorpreso dalla freddezza delle sue parole.

Gli occhi di Felix erano improvvisamente completamente asciutti, il suo tono iniziò a schernirlo, e Amabelle sparì del tutto dalla scena, come se non ci fosse mai stata.

Mirren si irrigidì, e si allontanò dal migliore amico, nervoso dalla piega che stavano prendendo gli eventi, e con il nodo allo stomaco che si faceva sempre più fastidioso.

-Ehi, Mirr, non mi farai scegliere, vero?- gli chiese Felix, con occhi da cucciolo.

-Cosa?- dalla bocca di Mirren non uscì che un rantolo a malapena udibile, mentre veniva trasportato in una sala piena di schermi, che trasmettevano tutti la stessa scena, ovvero Felix che baciava Melany dentro il café della galleria d’arte.

Mirren si chiuse gli occhi, non voleva più vedere quella scena terrificante, ma nonostante i suoi sforzi, l’immagine sembrava stampata nella sua mente.

-Su, Mirren, lo sapevi da subito che questo giorno sarebbe arrivato- l’inconfondibile voce di Felix era ancora al suo fianco, e sentì una presa fastidiosa prendergli i polsi e togliergli le mani da davanti al viso, in modo da mostrargli gli schermi.

Scosse la testa, non voleva credere a ciò che aveva visto, non voleva neanche per un secondo pensare che Felix volesse…

-Sei l’unica ragazza che io abbia mai amato- uno degli schermi cambiò scena, portandolo ad un primo piano di Felix che ammetteva i suoi sentimenti alla sua ex ragazza. I suoi occhi erano lontani, ma esprimevano un grandissimo amore.

Distolse lo sguardo, puntandolo su un altro schermo, che questa volta ritraeva Felix in lacrime davanti ad un film e con un vascone di gelato davanti a lui. Era un mese dopo la sua rottura con Melany.

-Non credo che riuscirò mai a riprendermi, Mirren. Melany era tutto il mio mondo! Darei qualsiasi cosa per tornare da lei!- 

-No, voglio svegliarmi!- esclamò Mirren, cercando di uscire da quell’incubo. Era sicuramente un sogno, e lui era un onironauta abbastanza esperto dopo tutta la pratica che aveva avuto negli ultimi mesi. Poteva uscire.

-Non puoi svegliarti dalla realtà, Mirren. Prima te ne rendi conto, meglio sarà per te- gli suggerì il Felix accanto a lui, che lo teneva fermo e il cui freddo tocco era terribilmente fastidioso.

Mirren non voleva crederci, non voleva che il sogno ad occhi aperti delle ultime settimane fosse giunto al capolinea. Ci aveva sperato troppo, non poteva lasciare Felix proprio adesso.

-Tsk, vuoi tenerlo legato a te? Così diventerai peggio di Melany- gli fece notare il finto Felix, girandogli la testa verso un ennesimo schermo, questa volta ritraente Melany, che l’aveva raggiunto in biblioteca pochi giorni prima della sua rottura con Felix, con aria combattiva.

-Senti, non mi interessa se siete migliori amici, non mi piace che tu giri sempre intorno a Felix, quindi o gli stai lontano tu, o ti farò allontanare io! Sono la sua ragazza, sono io la persona più importante per lui!- l’aveva minacciato, con occhi che mandavano scintille.

-Se un giorno lascerò Felix sarà solo se lui vorrà allontanarmi, non lo farò per te- aveva risposto Mirren, impassibile, prima di prendere i libri ed andarsene.

-Ehi, non puoi scappare così, non ho ancora finito!- Melany provò ad inseguirlo, ma l’immagine mutò, e tornò a Melany e Felix del presente, che si guardavano e si baciavano. Felix non aveva fatto nulla per fermarla.

-Perché mi fai questo?!- chiese Mirren al Felix del sogno, che lo guardava malevolmente divertito.

-Per aiutarti, Mirren. Hai sempre voluto essere solo mio amico, forse è meglio se fai un passo indietro visto che al momento è tornata Melany- spiegò, dandogli qualche anaffettiva pacca sulla spalla.

-Ma io… ti amo- sussurrò Mirren, distrutto.

-Lo so, ma pensi davvero che io, una persona così incredibilmente speciale, possa mai amarti tanto quanto mi ami tu? Andiamo…- il finto Felix indicò uno schermo, che tornò alla discussione in biblioteca, a qualche momento dopo la precedente discussione.

-Diamine, che cosa vuoi?!- Mirren si girò verso Melany, guardandola seccato.

-So che pensi che io sia senza cuore e super gelosa a chiederti questo, ma la verità è che non lo sto facendo per me, ma per Felix- Melany assunse un tono conciliante.

-No, no, questa conversazione no. Tutto ma non questa conversazione- il vero Mirren scosse la testa, ma il finto Felix lo tenne ancorato sul posto. Non riusciva proprio a muoversi o prendere il controllo della situazione.

-Ah, sì, per Felix? Agisci alle sue spalle parlando con il suo migliore amico e chiedendogli di allontanarsi da lui, tutto per Felix? Ma fammi il piacere- il Mirren dello schermo alzò gli occhi al cielo e provò ad andarsene, ma Melany continuò.

-Perché pensi che sia tuo amico?- 

Mirren si fermò di scatto.

-Perché pensi che uno come Felix, che potrebbe avere tutto il mondo ai suoi piedi, centinaia di amici, ed essere il ragazzo più popolare della scuola, rinunci ad un sacco di occasioni per stare con te? Un secchione completamente asociale che gli propone musei, compiti e lo guarda storto ogni volta che prova ad andare ad una festa?- continuò la ragazza. Il cuore di entrambi i Mirren iniziò a battere forte.

-Non lo guardo storto, sono solo preoccupato che beva molto, e non l’ho mai obbligato a…- provò a difendersi, ma Melany non aveva finito. Scosse la testa.

-Forse non esplicitamente, ma sappiamo entrambi che fa sempre tutto quello che gli dici, ti sta accanto come un cagnolino, e lo fa solo perché è troppo buono per lasciarti solo. Se tu non avessi lui, non avresti nessuno, e Felix lo sa, per questo non ti lascia, anche se, lo sappiamo entrambi, starebbe solo meglio senza di te- continuò il monologo da cattiva.

Il Mirren del presente scosse la testa.

-Non sono più un diciottenne spaventato e insicuro. Felix mi vuole bene davvero- provò a convincersi, cercando di combattere i quasi letterali demoni del suo passato.

-Sicuro? O magari voglio solo credere di volerti bene, per aggrapparmi ad una certezza, un po’ come fai tu con me. Mi blocchi da sempre. Vivo con i miei a ventisei anni solo per starti vicino, non ho molti amici all’infuori della Corona Crew. A volte mi chiedo se non fosse stato meglio per me scegliere lei, invece di te. Magari adesso sarei in giro per il mondo a fare arte. Non ti senti un po’ in colpa?- il Felix accanto a lui bloccò lo schermo con un gesto della mano e parlò al posto di Melany.

Mirren scosse la testa.

-È solo una mia suggestione, è un sogno- si disse, cercando di calmarsi.

-Beh, i tuoi sogni sono sempre abbastanza reali- gli fece notare Felix, indicando i vari schermi che avevano iniziato a mostrare un sacco di scene del passato, del presente, e ipotetici futuri che però Mirren non riusciva a capire bene.

Non sapeva che altro dire.

Si sentiva lo stesso ragazzo di otto anni prima, pieno di dubbi, domande e incertezze.

E tutto per quel bacio a cui aveva assistito.

Uno schermo in particolare attirò la sua attenzione. Nello schermo c’era Felix, incerto, molto nervoso, che si torturava le mani.

-Mirren, dovremmo parlare- 

Era nel presente, forse un po’ più grande di adesso.

Sicuramente un futuro molto prossimo.

-Di cosa, Felix?- chiese il Mirren dello schermo, distrattamente, quasi un po’ irritato.

-Di noi, forse non è stata una buona idea metterci insieme romanticamente. Io ti voglio bene, tantissimo, ma credo di aver frainteso i miei sentimenti- 

Dallo schermo accanto, Mirren vide Melany che urlava contro Felix in mensa, dopo che lui l’aveva lasciata.

-Certo, vai dal tuo padroncino come il cagnolino fedele che sei! Ma poi non lamentarti se tra dieci anni ti sveglierai fermo a come sei adesso, a lucidare le scarpe del vero manipolatore che ami tanto!- 

-Mi sento come bloccato, Mirr, non saprei dirti il perché, ma forse è meglio se per un po’ proviamo a prendere altre strade- continuò il Felix del futuro.

-Sei felice, adesso, Mirren? Hai il tuo schiavetto tutto per te, vi auguro un bel matrimonio sfarzoso e tossico!- urlò Melany rivolta verso di lui, guardandolo dritto negli occhi dal suo schermo.

-Voglio che restiamo amici, ma forse siamo un po’ troppo codipendenti, e mi sembra di non riuscire ad essere del tutto libero- anche il Felix dello schermo si voltò verso di lui.

Il cuore di Mirren non poteva spezzarsi più di così.

-Basta…- 

-Ti sto solo mostrando la realtà, Mirren- gli fece presente il Felix ancora accanto a lui.

-BASTA!- gridò Mirren con tutto il fiato che aveva in corpo, spezzando gli schermi, scansando la presa sempre più invadente di Felix, e acquistando abbastanza mobilità  e controllo da allontanarsi il più possibile da quella situazione.

Si svegliò pochi istanti dopo, di scatto, anticipando di un paio di minuti il suono della sveglia, e si mise a sedere respirando a fatica, sentendo le guance umide.

Asciugò il fretta le lacrime, e cercò di regolare il battito del suo cuore.

Era solo un sogno.

…ma tutto ciò che aveva udito era impresso a fuoco nella sua mente.

 

Sabato 10 Agosto

Neanche Felix aveva dormito granché quella notte, troppo intento a pensare a cosa dire e a sperare di riuscire a chiarirsi con Mirren prima di andare a lavoro. Per fortuna il sabato entrambi iniziavano in tarda mattinata, ma comunque chissà quanto ci avrebbero messo a discutere attentamente della questione Melany.

Più Felix pensava a quello che era successo, più si sentiva in colpa, e infastidito, e in colpa… sì, davvero tanto in colpa. Era stato poco attento, e forse Melany aveva ragione a pensare che l’avesse in qualche modo incoraggiata inconsapevolmente. Doveva iniziare a regolare le sue interazioni ora che era impegnato.

Ma comunque Felix voleva essere ottimista e credere che Mirren avrebbe capito. Lo conosceva, sapeva che a volte era impulsivo, sicuramente ci avrebbero messo una pietra sopra e tutto sarebbe andato bene.

Era ancora molto presto per i suoi standard quando si avvicinò alla porta e bussò un po’ tremante, ma era certo che Mirren fosse sveglio. Anche perché sentiva distintamente il dolce suono del pianoforte del soggiorno.

Ecco, questo era un po’ strano in effetti. Mirren non suonava di prima mattina, di solito. Non voleva disturbare, e poi non avrebbe avuto tempo, dato che programmava la sua mattinata in maniera molto precisa e schematica, da grande abitudinario qual era.

Felix però non ci fece troppo caso, dato che aveva pensieri più ingombranti per la testa, tipo come introdurre l’argomento.

“Allora, Mirren, ti devo parlare. Tranquillo, non è niente di grave…” no, no, meglio un approccio più soft… “Mirr, ciao come stai? Avrei una cosa da dirti, una cosa da nulla, di cui non devi preoccuparti perché appartiene al passato e anzi probabilmente è meglio non dirtela…” nah, doveva affrontare la situazione, perché se cominciavano già con i segreti non sarebbero mai durati come coppia. E Felix voleva passare il resto della sua vita con Mirren, quindi gli avrebbe detto la verità.

“Mirren, abbiamo qualche ora prima di andare a lavoro e voglio dirti qualcosa, che non cambierà niente ma che è meglio dire…” 

La preparazione mentale (che obiettivamente forse Felix avrebbe dovuto fare prima) venne interrotta quando la porta si aprì, mostrando una stanca Petra ancora in pigiama, che guardò storto Felix con odio più marcato del solito.

-Che ci fai qui? Che vuoi?- chiese, bloccando la porta.

-Buongiorno Petra, sono qui per parlare con Mirren, ci siamo organizzati per vederci prima di andare a lavoro- spiegò, senza capire l’astio, ma comunque con troppi pensieri per la testa per pensare anche a Petra.

Sentì la musica in soggiorno fermarsi.

-Vi siete organizzati, sicuro? Non so se sia il caso che…- Petra provò a chiudergli la porta in faccia, ma Mirren la fermò, tenendola aperta.

-Sei arrivato presto. Entra- lo accolse, in tono impassibile.

Felix iniziò a sentire uno strano fastidio nel petto, ma cercò di non pensarci, e seguì il proprio ragazzo su per le scale, diretto in camera sua, dopo aver superato una irritata Petra, che lo guardò storto fino ad essere fuori dalla portata di vista, e poi decise di approfittare del momento per portare Lottie fuori in giardino a fare una passeggiata. Non voleva assistere alla probabile esplosione che sarebbe avvenuta in casa di lì a poco.

Felix, però, non si aspettava una grossa esplosione, perché non aveva motivo di credere che qualcuno lo avesse visto in compagnia di Melany, ed era certo che se fosse riuscito a spiegarsi in fretta, non sarebbe successo nulla di grave.

…che dire, il ragazzo è ottimista.

Una volta chiusa la porta dietro di sé, però, l’ottimismo iniziò a scemare.

Mirren era a braccia incrociate, e lo guardava completamente impassibile, aspettando che parlasse.

-Eccezionale il notturno di Chopin- esordì, riferendosi alla melodia suonata al pianoforte poco prima.

Mirren accennò un sorrisino, che però non gli arrivò agli occhi.

-Grazie- disse semplicemente, continuando ad aspettare che Felix dicesse quello per cui era venuto.

-Uh… come stai?- chiese Felix, cercando di ritardare la confessione con lunghi convenevoli.

-Non ho dormito molto- ammise Mirren, senza guardarlo, e indurendo lo sguardo.

-Ow, mi dispiace, qualche incubo?- chiese, sinceramente preoccupato per lui. Aveva sempre avuto problemi di sonno, ma da un po’ di tempo a questa parte sembrava stare molto meglio.

Mirren alzò le spalle.

-Niente di che- evitò l’argomento, sempre senza guardarlo negli occhi.

Felix capì che se non avesse introdotto l’argomento ora non l’avrebbe mai fatto. E poi chissà, magari Mirren, con i suoi magici poteri onirici, aveva in qualche modo capito tutto e rimandare poteva solo nuocere alla loro relazione.

-Beh… senti, Mirren, ti devo parlare di una cosa. Non è una cosa semplicissima da dire, ma devo farlo, mi sembra giusto nei tuoi confronti…- cominciò, pentendosi di ogni parola utilizzata. Diamine, avrebbe dovuto scriversi il discorso, o almeno ragionarci meglio. Perché tendeva sempre a procrastinare?!

-Non serve che tu dica niente. So già che vuoi dirmi- lo interruppe Mirren, stringendo maggiormente le braccia al petto.

Il cuore di Felix perse un battito, poi iniziò ad aumentare di velocità.

In che senso Mirren lo sapeva? Qualcuno aveva visto lui e Melany e glielo aveva detto? Felix non si era accorto di nessuno, possibile che Amabelle lo avesse stalkerato? Ma poi come mai lo avrebbe detto a Mirren quando era ovvio che rischiava di allontanarli. Neanche Amabelle era così stupida da fare la spia a Mirren. Forse era stata Petra? Per questo lo guardava storto? Aveva senso! E ora che faceva? Spiegava meglio? Si scusava? Quanto sapeva Mirren?

Cercò di calmarsi con un profondo respiro mentale. Nei film quando c’erano situazioni di questo genere di solito quello che diceva “so già che vuoi dirmi” intendeva tutt’altro e si creavano fraintendimenti. Era meglio mettere le cose in chiaro.

-No, Mirren, non penso che tu lo sappia. Quindi permetti che te lo dica io di persona…- provò a prendere nuovamente coraggio per fare la conversazione, ma Mirren lo interruppe un’altra volta.

-Melany, giusto?- chiese, in un sussurro.

Questa volta Felix fu convinto che il suo cuore smettesse di battere del tutto, e fu certo di essere morto per un po’. Niente attacchi, niente ansia, solo morte pura per il terrore di quello che Mirren gli aveva appena detto.

Quindi era vero, lo sapeva…

Ma cosa, quanto, chi glielo aveva detto?

-Come… come lo hai scoperto?- chiese, incerto.

-Ha importanza, non credo cambi ciò che vuoi dirmi- obiettò Mirren, stringendo i denti.

In effetti non cambiava quello che voleva dirgli, ma metteva tutta la faccenda sotto un altra luce. Ora doveva giustificare di non averglielo detto prima, e Mirren aveva avuto il tempo di farsi dei film, e chissà cosa sapeva! Magari aveva frainteso tutto come Melany.

-No, non cambia, ma vorrei saperlo per capire un attimo come regolarmi, quanto ti devo spiegare. Chi te l’ha detto?- indagò, un po’ preoccupato, e continuando a scegliere parole pessime a causa della sua ansia crescente.

-Nessuno, vi ho visti- rispose Mirren, con semplicità.

Okay, bene, Felix era morto senza possibilità di risorgere, ormai. Un conto era che Petra glielo avesse detto, ma l’immagine di Mirren che li vedeva di persona e non diceva nulla era profondamente sbagliata, ai suoi occhi. Il senso di colpa si fece ancora più forte di quanto già non fosse.

-Quanto hai visto?- continuò a chiedere, con sempre meno voce.

-Abbastanza- Mirren abbassò lo sguardo, come se stesse cercando di cancellare un’immagine dalla sua mente.

Felix cercò di ricapitolare come fossero andate le cose. Allora, avevano parlato tranquilli per la maggior parte del tempo, poi c’era stato quello scherzetto di Melany, e alla fine lui le aveva urlato contro. Era impossibile che Mirren avesse visto solo i pochissimi secondi fraintendibili. E se anche li avesse visti non poteva essersi perso la sfuriata che ne era conseguita.

Quindi, magari, sapeva davvero quello che Felix voleva dirgli.

-Quindi… sai perché sono qui- borbottò, un po’ incerto.

-Già, non preoccuparti, Felix, non sono arrabbiato- lo rassicurò Mirren.

Oh… 

Oh! 

OHHHHHH! 

Per un attimo Felix si era preoccupato. Ma se Mirren diceva di non essere arrabbiato, probabilmente aveva capito perché Felix avesse fatto quello che aveva fatto. Lo conosceva benissimo, dopotutto, era più che probabile.

Sospirò, rasserenato.

-Che sollievo. Quindi tutto apposto?- chiese, per essere sicuro.

Mirren accennò un sorrisino, e annuì leggermente.

-Tutto apposto- lo rassicurò.

Felix sentiva che c’era ancora qualcosa che non andava, ma si concesse di tornare ottimista.

-Insomma, mi dispiace, davvero, per quello che ho fatto, dovevo dirtelo prima, che l’avrei incontrata- decise comunque di non lasciare conti in sospeso.

-Sì, sarebbe stato più corretto- gli diede man forte Mirren.

-Ma come sempre ti riveli il migliore del mondo, super comprensivo. Non so che ho fatto per meritarti!- se lo lisciò, sentendo un peso iniziare a liberarsi dalla sua psiche, anche se non del tutto.

Mirren, infatti, continuava a non guardarlo, a stargli lontano, e aveva distrattamente iniziato a sistemare qualche documento sulla scrivania, dandogli le spalle.

-Figurati. Mi conosci, lo sai che ti lascio libero. Onestamente, è durata più di quanto pensassi- 

…aspetta, cosa?

-A che ti riferisci?- chiese Felix, sentendo tutto il peso tornargli nel cuore.

Qualcosa non quadrava.

-A noi, siamo durati più di quanto pensassi, ma è una fortuna lasciarci presto, e con civiltà. Almeno riusciamo a restare amici come prima- spiegò Mirren.

Prima ho usato la metafora che il cuore di Felix si fermasse per l’ansia e la preoccupazione che Mirren potesse fraintendere quello che c’era stato tra lui e Melany. Ma non era assolutamente nulla in confronto a quello che sentì nel petto quando Mirren pronunciò quelle parole.

Sentì le gambe farsi molli, il respiro affannato, mentre l’aria gli mancava dai polmoni, e la terra da sotto i piedi.

Come se fosse risucchiato dentro un buco nero.

-C_cosa?- sussurrò, con il poco fiato rimasto, sperando con tutto il cuore di aver capito male.

-Ad essere onesto quando ci siamo messi insieme speravo ti stancassi di me molto prima. Beh, non importa, ormai è andata, tutto tranquillo, tutto risolto, forse è il caso che entrambi andiamo a lavoro adesso. Ci metto un po’ in bici- il tono di Mirren, sempre inafferrabile, aveva chiare tracce di congedo, continuava a sistemare i documenti senza neanche guardarlo in faccia. Felix era certo di essere appena stato trasportato dentro un incubo. Doveva essere un incubo, non poteva essere la verità.

Ma in quale incubo il dolore emotivo e fisico era così forte?

-Aspetta, Mirren, aspetta! Credo che tu abbia frainteso qualcosa, non mi sono… non mi sono stancato di… io non…- provò ad obiettare, avvicinandosi di qualche passo e sollevando una mano verso di lui.

Mirren scosse la testa, e lo interruppe subito.

-Non c’è bisogno di fingere per me, Felix. Sto bene, non mi interessa quello che fai, con chi ti vedi, eccetera- insistette, in tono più fermo, alto, e allo stesso tempo… forse un po’ tremante? Felix era troppo agitato per rendersi conto di tutte le sfumature nella voce del suo ragazzo… ex-ragazzo… no, ragazzo!

-Aspetta un momento, Mirren! Perché pensi che io finga… io non fingo! Se sei arrabbiato per quello che è successo ti capisco, ma non…- Felix azzardò qualche altro passo, Mirren non si mosse -non…- “Non lasciarmi, Mirren, ti prego! Ti prego non lasciarmi!” -…non evitare il mio sguardo!- mentre la paura lasciava posto ad una rabbia dettata dal panico, Felix fece l’ultimo passo che lo separava da Mirren, lo prese per un braccio, e lo voltò verso di sé, per guardarlo negli occhi, e cercare di capire cosa gli passasse per la testa.

Gli si parò davanti uno spettacolo che sperava non avrebbe visto in tempi brevi. Una visione che gli fece venire i brividi lungo tutta la spina dorsale.

Perché gli occhi di Mirren erano rossi, stanchi, e sommersi dalle lacrime. E Felix fece appena in tempo a notarlo, prima che lui si liberasse con forza il braccio per dargli nuovamente le spalle.

E fu questo gesto a sconvolgere Felix, più di tutto il resto.

E già le lacrime erano abbastanza sconvolgenti. Perché Mirren non piangeva quasi mai. Le uniche volte in cui Felix l’aveva visto piangere erano state quando gli era stata comunicata la morte di nonna Rea, e quando Fallon era passata oltre. Non aveva versato lacrime ai funerali, non piangeva se succedeva qualcosa di brutto, e certo non avrebbe mai pianto per Felix.

E invece eccolo lì, in lacrime mentre lo stava lasciando, e la cosa peggiore era che non voleva che Felix lo vedesse. Cercava di allontanarsi da lui. Lui, che era sempre stato l’unico a potersi avvicinare.

-Mirren, Mirren ti prego ascoltami- doveva risolvere la situazione, doveva necessariamente chiarire il malinteso, non voleva farlo stare così male. Non poteva fisicamente reggerlo.

-No, Felix! Ti prego va via!- Mirren alzò la voce, e si prese il volto tra le mani, subito dopo aver indicato la porta alle sue spalle.

Ma Felix non aveva la minima intenzione di andarsene. Non avrebbe mai potuto abbandonarlo così.

-No, Mirren, io non me ne vado finché non mi permetti di spiegarmi- si impose, non avvicinandosi troppo perché comunque rispettava i suoi spazi, ma deciso a fargli capire che, da sempre e per sempre, sarebbe stato la sua massima priorità.

-Non c’è niente da spiegarmi, okay?! Vi ho visti! Ho visto come la guardi! È l’unica ragazza che tu abbia mai amato, non l’hai respinta, e non ti chiedo di scegliere! Solo, lasciami solo, ti prego!- gli supplicò, dando prova di aver frainteso completamente la situazione.

Cavolo, eppure Felix conosceva i cliché! Doveva spiegarsi dal principio e non dare nulla per scontato. La prossima volta avrebbe detto chiaro e tondo che…

-Non amo più Melany! L’ho respinta subito dopo! Mi ha colto nel mezzo di un attacco, e qualsiasi sguardo innamorato stessi facendo, non era di certo rivolto a lei, ma a te. Perché era a te che stavo pensando in quel momento. È a te che penso sempre. Sei tu l’unico grande amore della mia vita!- gli urlò contro, quasi con violenza, ma cercando di trasmettergli tutto quello che provava per lui.

Mirren sobbalzò vistosamente, tolse appena le mani dal viso, e lanciò una breve occhiata incredula in direzione di Felix.

-Cosa?- chiese, sconvolto, e leggermente rosso in volto. Felix non avrebbe saputo dire se a causa delle lacrime o per altro.

Beh, non era il momento di trattenersi.

Si avvicinò, e gli si parò davanti, cercando il suo sguardo.

-Onestamente, sono un po’ offeso che tu pensi che dopo tutto quello che ho fatto per stare con te, io possa lasciarti andare, o tornare con Melany. Sul serio, con Melany? Ti ho già scelto una volta, e noi due non stavamo insieme, pensi che ora che finalmente ho ottenuto tutto ciò che ho sempre desiderato io possa buttarlo via per scegliere Melany?- Felix era a tratti infastidito. Dove gli era uscita a Mirren l’idea che lui potesse volerlo lasciare. Va bene che la scena che aveva visto era fraintendibile, ma insomma, era chiaro che fosse innamorato perso di Mirren.

Mirren non era dello stesso avviso.

Scosse la testa, e seppellì nuovamente il volto tra le mani.

-Felix, non capisci. Non puoi dirmi queste cose…- borbottò, molto tra sé.

-Non posso dirti la verità? Pensavo fosse la base di una relazione- rispose Felix incredulo.

-Non è la verità. Tu pensi che sia la verità, ma prima o poi ti stancherai di me, ed è meglio che ci allontaniamo prima, ti prego. Non posso continuare a sperare che tu ricambi i miei sentimenti quando so perfettamente che non potrai mai amarmi quanto ti amo io. Quando so che un giorno andrai avanti mentre io resterò indietro, per sempre innamorato di te, più di quanto tu possa immaginare- Mirren era fermo sulle sue idee.

E Felix capì che non era questione di Melany. Melany era stata solo la ciliegina sulla torta di dubbi che probabilmente si portava appresso da quando avevano iniziato ad uscire insieme, forse addirittura da prima, e che ora, finalmente, erano usciti alla luce.

-Perché pensi che ti abbandonerò? Io…-

-Perché lo fanno sempre tutti! Tutti i tutori, le tate, le matrigne. Mia nonna, mia madre, mi hanno abbandonato tutti, e non li biasimo! Chi potrebbe mai amare una persona come me?! Se mio padre e mia sorella non fossero obbligati a starmi accanto, anche loro andrebbero via, come tutti quanti, come te, un giorno. E non posso avvicinarmi ancora e rischiare di rimanere ferito, ho troppa paura- Mirren sbottò, le parole a malapena comprensibili per quanto spezzato fosse il suo tono, le lacrime sempre più presenti nel suo volto. Cercava di trattenersi con tutte le sue forze, ma la maschera che si stava costruendo intorno non nascondeva i suoi veri sentimenti.

-Mirren, calmati, ci conosciamo da vent’anni, perché mai dovrei…- provò ad obiettare Felix, cercando di fargli rendere conto che stava dicendo sciocchezze, e provando a mettergli le mani sulle spalle per confortarlo. Ma Mirren lo interruppe di nuovo, scuotendo la testa più forte e allontanandosi di un passo.

-Perché sei troppo buono! Perché provi pena per me. Ma io ti blocco, ti tappo le ali, se non fosse per me saresti da qualche parte in Europa a vendere i tuoi quadri con qualcuno che ami davvero e che ti rende felice invece sei fermo a Harriswood con me, perché sei troppo buono per allontanarmi come avresti dovuto fare anni fa. Avresti dovuto scegliere Melany fin dall’inizio! E un giorno te ne accorgerai, ed è meglio per me che quel giorno sia il prima possibile- gli buttò contro tutte le insicurezze che aveva da anni, e che erano riaffiorate triggerate da uno stupido bacio insignificante.

Felix rimase congelato per un attimo.

Gli tornarono in mente le parole di Melany.

“Continui e rimanere fermo sul posto! Stai buttando la tua vita e il tuo talento, Felix!”

Per un istante, un singolo istante, pensò a come sarebbe effettivamente stata la sua vita senza Mirren.

E la prospettiva fu agghiacciante. Troppo per pensarci più di un solo istante.

-Mirren, mi conosci molto bene, ma qui hai preso un granchio gigantesco- disse in tono fermo, preparandosi a fare un lungo discorso per chiarire una volta per tutte a Mirren cosa significava davvero per lui.

-Io non sono tuo amico perché mi fai pena, io non sono tuo amico perché mi manipoli emotivamente. Non sono tuo amico perché è un’abitudine. Io sono tuo amico perché sei la persona più importante della mia vita, perché ti amo da impazzire, e perché non ho intenzione di passare la mia vita senza di te. Sei libero di lasciarmi se non mi ami, sei libero di odiarmi perché non ti ho detto che avrei preso un caffè con Melany, e sei libero di arrabbiarti perché le ho permesso di baciarmi. Ma mettiamo in chiaro una cosa. Non so quello che tu provi per me, tu non sai quello che io provo per te, ma io sì, e per te provo soltanto un profondo amore, una grandissima amicizia, stima e affetto infinito. Non mi sono mai sentito bloccato da te. Al massimo sei la mia voce della ragione. Sei il motivo per cui ho continuato gli studi, e quelli per cui vado a dormire e mi sveglio sempre con il sorriso. E se mai ti dovessi abbandonare, sarà solo una tua scelta, non una mia. Non so cosa tu credi che sia successo con Melany al liceo, ma non ho scelto te perché non mi avevi chiesto di scegliere. Ho scelto te perché sei sempre stato al primo posto. E perché per quanto amassi Melany, non poteva competere con il vero grande amore della mia vita- gli aprì il suo cuore sperando di riuscire a trasmettere tutto quello che provava per lui. I suoi occhi si fecero lucidi e iniziò a piangere a sua volta, ma non perse il sorriso, mentre la maschera di ferro che Mirren provava ad ostentare si spezzava un pezzo dietro l’altro.

-Ma…- provò ad obiettare, senza fiato e senza sapere esattamente cosa dire.

-Niente ma, Mirren. Capisco che tu voglia fare l’altruista e lasciarmi libero, ma lasciami libero di scegliere te! Non chiudermi la porta in faccia assumendo i miei sentimenti- gli fece notare che, sebbene scusato in parte dal trauma, il suo atteggiamento non teneva particolarmente in conto l’opinione di Felix, e per qualche secondo Mirren fu preso in contropiede, mentre la consapevolezza si faceva largo nel suo cervello.

-Tu… mi ami davvero?- sussurrò, poi, come se non riuscisse a crederci neanche lui.

-Ovviamente? Ti piace seguire la logica, Mirr, guarda i fatti. Se non ti amassi con tutto il cuore pensi che ti avrei aspettato per quindici anni? Eddai!- il tono iniziò a farsi più leggero, mentre gli occhi di Mirren si asciugavano e Felix sentiva che finalmente i malintesi iniziavano ad essere chiariti.

-Pensavo che adesso che hai visto com’è stare insieme a me, non…- Mirren però era ancora incerto, e su torturava le mani nervosamente, con sempre meno argomentazioni e con la voce che recuperava vitalità.

-…Non sono mai stato meglio in vita mia, Mirren! Ho meno attacchi, sono sceso a una sigaretta ogni due giorni… tranne ieri che ne ho prese due perché ero troppo nervoso per oggi, e la mia vita è un sogno! Non voglio fama, non voglio sfarzo, o fortuna, o soldi. Voglio soltanto te, e un lavoro nell’arte, che tra parentesi ho ottenuto e che sto amando alla follia!- Felix azzardò nuovamente a mettere le mani sulle spalle di Mirren, che questa volta non si ritirò, anzi sembro rilassarsi al suo tocco.

-Ti basto?- chiese, incredulo.

-Non desidero altro… ed io, ti basto?- Felix rigirò la domanda, un po’ dubbioso.

Mirren accennò un sorrisino, i suoi occhi tornarono a farsi lucidi, ma non erano lacrime amare.

-Sei un sogno che si avvera- sussurrò, prima di gettargli le braccia al collo, cogliendolo completamente di sorpresa e rischiando di farlo cadere a terra.

-Mi dispiace, Felix- sussurrò poi, con voce ancora impastata senza rendere chiaro esattamente per cosa si stesse scusando, se per le lacrime, il crollo emotivo, o l’aver provato a lasciarlo.

-È a me che dispiace per non averti detto subito che Melany mi aveva contattato- Felix rigirò la frittata, accarezzandogli i capelli con cautela. Erano più lisci di quanto si sarebbe aspettato, wow!

-Credo di essere sceso a conclusioni affrettate. Potresti spiegarmi esattamente cosa è successo con Melany?- chiese Mirren, cercando di recuperare la compostezza e provando ad avere una visione d’insieme.

Felix lo lasciò, e iniziò a spiegargli.

Gli raccontò per filo e per segno ogni singola cosa che si erano detti, anche se tralasciò parecchio i dettagli su quel ba… ew, quella roba, e rimarcò particolarmente il modo in cui le aveva sbottato contro, facendolo sorridere soddisfatto tra sé.

Mirren gli raccontò del sogno e dei dubbi che gli aveva procurato, e per la prima volta gli disse tutto ciò che Melany gli aveva detto alle sue spalle, al liceo. Felix iniziò a chiedersi come potesse essere stato così cieco alla sua manipolazione, e sperò davvero che non l’avrebbe mai più vista, almeno in tempi brevi.

Per tutta la spiegazione rimasero seduti sul letto di Mirren, ma non smisero per un attimo di sfiorarsi. Si tenevano la mano, o Felix accarezzava la spalla di Mirren, o Mirren giocava con i capelli di Felix. Il confronto che avevano avuto aveva scosso entrambi, ma li aveva anche appena aperti ulteriormente l’uno all’altro.

In qualche modo, la loro relazione era passata in un secondo livello. Non erano più incerti, avevano compiuto i primi passi, e finalmente Felix poteva affermare con assoluta certezza che fossero una coppia a tutti gli effetti, stabile, e sicura.

Non aveva mai visto Mirren così sereno, sollevato, libero da preoccupazioni.

E probabilmente sarebbero rimasti così tutto il giorno, a parlare, aprirsi ancora un po’, e stabilizzare ulteriormente la relazione, ma purtroppo entrambi dovevano andare a lavorare, di lì a breve.

-Cavolo! È tardissimo! Devo essere a lavoro tra venti minuti!- Mirren controllò l’orologio e si alzò di scatto da letto, con fare urgente.

-Ti accompagno in macchina!- si offrì Felix, immediatamente. Mirren gli sorrise, grato.

-Sarebbe molto comodo, grazie- ammise, accarezzandogli il braccio, e avviandosi alla porta.

-Potrei farlo ogni volta che dobbiamo lavorare entrambi, se vuoi. Alla fine i nostri lavori sono vicini- propose, speranzoso, seguendolo.

-Potremmo anche pranzare insieme se ti va- aggiunse Mirren, un po’ imbarazzato, ma con occhi brillanti.

-Sì! Sarebbe fantastico!- Felix fece un sorriso a tutto denti, scendendo le scale zompettando per la gioia.

Raggiunsero la macchina e si misero a sedere. 

Mentre Felix prendeva le chiavi, Mirren ruppe il leggero silenzio che si era venuto a creare nell’attesa.

-Felix, stiamo ancora insieme, vero?- chiese, un po’ incerto.

Felix ridacchiò. In effetti non l’avevano confermato, anche se a lui sembrava chiaro.

-Dipende, tu vuoi che stiamo insieme?- chiese, sporgendosi verso di lui con fare ammiccante.

Con somma sorpresa di Felix, Mirren ricambiò lo sguardo, e rispose alla domanda eliminando le distanze tra loro e dandogli un dolce bacio sulle labbra, che lasciò Felix senza fiato.

-Diamine, non hai idea di quanto ti amo- sussurrò quando si separarono, mettendo in moto perché erano in ritardo ma deluso dal non poter restare ore intere a baciarlo.

-È reciproco, mio ragazzo- ribatté Mirren, molto più leggero, mettendosi comodo e preparandosi al lungo viaggio.

-Ah, anche io ho una domanda per te!- all’improvviso Felix si ricordò di una cosa che voleva chiedergli da quando aveva scoperto che Mirren aveva assistito a tutta la scena con Melany.

-Dimmi tutto- lo incoraggiò Mirren, curioso.

-Come mai ieri a pranzo sei venuto al café della galleria? Perché se mi dici che volevi farmi una sorpresa sono pronto a chiedere perdono in ginocchio per quello che ho fatto- chiese.

Mirren gli diede una pacca sulla spalla per rimproverarlo.

-Abbiamo già appurato che la colpa è stata di Melany, non tua, e comunque non ero lì per farti una sorpresa, ad essere onesto. Mi era arrivato un messaggio di Petra. Anche se quando sono arrivato non l’ho vista, e col senno di poi penso che la responsabile potrebbe essere…-

-…Amabelle- concluse Felix per lui, un po’ irritato.

-Già, vabbè, tutto bene ciò che finisce bene, alla fine- 

-Sì… suppongo di sì- 

Ma Felix sentì una forte rabbia crescere nella bocca dello stomaco.

Perché non riusciva a credere che Amabelle avesse chiamato Mirren sapendo quanto probabilmente avrebbe sofferto.

Poteva chiamare un poliziotto, un becchino, i vigili del fuoco, chiunque! Ma non Miirren!

Aveva davvero, davvero esagerato!

 

Denny negli ultimi giorni passava molto tempo al Corona da solo. Fino a poco tempo prima non si sarebbe mai approcciato al bar senza il suo gruppo di amici, ma doveva ammettere che nella sua autodichiarata “fase emo” dove faceva il ribelle, gli piaceva un po’ di solitudine.

…e aveva stretto un sacco amicizia con Sonja, che era un valore aggiunto.

Dopo la loro conversazione successiva alla serata più strana della vita di Denny, avevano iniziato a chiacchierare spesso sia di persona che per messaggio, e Denny era felice di aver trovato un’amica con cui poteva  riflettere ad alta voce sulla sua sessualità appena scoperta. Era rinfrancante e non gli metteva ansia. E poi Sonja in generale era fantastica! Gentile, simpatica e non indossava i tacchi, il ché la metteva sulla stessa altezza di Denny, altezza effettiva, dato che avevano esattamente la stessa identica altezza.

Quel pomeriggio non c’erano molte persone al bar, e Denny stava aspettando una torta al pistacchio da almeno venti minuti. Iniziava a chiedersi dove potesse essere finita.

E col senno di poi, forse avrebbe dovuto farsi i fatti propri, ma ultimamente era in vena esplorativa.

E poi non è che girare un po’ per il café fosse un gesto tanto inconsulto.

Si avvicinò leggermente alla cucina con l’intento di aspettare che qualcuno uscisse per chiedere informazioni, così, per curiosità, quando gli capitò di sentire un paio di parole vaganti in tedesco.

Purtroppo per Sonja, a cui appartenevano le parole pronunciate, Denny aveva studiato tedesco alle superiori, ed era sempre stato molto bravo. Abbastanza da riuscire a tradurle nella sua mente, e rimanere piuttosto spaesato.

-La mia relazione con Max non ti riguarda, zia!- 

…c’era qualcosa di strano in come quella frase era formulata, forse era un errore di traduzione?

Denny si avvicinò un po’ di più. In circostanze normali avrebbe evitato, soprattutto dopo quello che era successo l’ultima volta che aveva origliato una conversazione. Ma se parlavano di suo fratello, era davvero curioso di sentire. E poi se anche l’avessero beccato poteva tranquillamente attenersi ai piani di chiedere la sua torta e fingere di non conoscere una parola di tedesco.

-Credo che la tua relazione con un mio dipendente mi riguardi eccome, soprattutto se è basata su una vile menzogna. Come hai potuto fargli una cosa del genere?!- ribatté Roelke, sconvolta da qualsiasi cosa Sonja avesse fatto.

Doveva essere orribile per farla irritare così. Roelke era una tipa molto rilassata.

Ma Sonja non sembrava tipa da fare cose orribili. Se Denny adesso scopriva di aver fatto amicizia con un’altra spia in incognito era pronto a ritirarsi in un cottage solitario e non parlare mai più con nessuno in tutta la sua vita!

-Non l’ho fatto per lui! Nel senso… non volevo che andasse così! Non volevo ingannarlo!- provò a spiegarsi Sonja, in tono acuto. Sembrava davvero in difficoltà, e aveva abbassato la voce, ma Denny riuscì comunque a sentirla bene.

Ma quello che stava dicendo non aveva assolutamente nessun senso.

-Non voler fare qualcosa non ti giustifica quando poi la fai. Se stai solo giocando con lui ti consiglio vivamente di lasciarlo prima che le cose si mettano male- la minacciò la zia.

Sì, Denny stava sicuramente traducendo male.

O forse Roelke stava parlando con Manny, perché, mi dispiace informarvi, ragazze, ma Max sta insieme a lui, non a… un momento!

Un momento!

-Non sto giocando con lui! Non voglio ferirlo! Non volevo arrivare a questo punto, ma non so come… senti, zia, ci penso io! Ho la situazione sotto controllo- sebbene in tedesco, Denny sentì chiaramente un chiarissimo switch nel tono di voce di quella che sicuramente era Sonja, non Manny, ma che a metà frase non sembrò nessuno dei due, ma una giovane donna sicura di sé e abituata a comandare.

Chi diavolo era Sonja?! Cosa nascondeva?! Perché Denny finiva sempre per stringere amicizia con persone probabilmente pericolose?!

Sicuramente era colpa dell’influenza di Amabelle.

-Non usare quel tono con me. Ho avuto il tuo stesso insegnante di dizione, e ho passato la tua stessa identica situazione. Ma io non ho mentito a Kodie, gli ho detto chiaro e tondo delle mie origini- Roelke provò a farla ragionare, sempre più irritata.

-Non siamo uguali, zia! Io non ho intenzione di rinunciare alla corona per…- Sonja si interruppe di scatto, come se fosse in conflitto con sé stessa -…stanne fuori, è un avvertimento. Se dovessero venir fuori informazioni circa la mia identità sentirai dai miei legali- la minacciò, in tono difensivo. In realtà sembrava che si sentisse molto più minacciata lei rispetto alla zia, che infatti sospirò.

-Non hai molte strade, signorina. Devi fare una scelta: o gli dici la verità, o lo lasci prima che qualcuno si faccia male- la avvertì, in chiaro tono di congedo. Denny, che era rimasto congelato sul posto cercando di elaborare quello che aveva appena sentito, si affrettò a fingere di cercare una musica al jukebox per non dare a vedere di aver origliato, e pochi istanti dopo Roelke uscì dalla cucina con portamento rilassato e delle ordinazioni per altri tavoli, come se non fosse successo niente.

Sonja uscì qualche minuto dopo di lei, con guance leggermente arrossate e occhi stanchi.

Delle due quella che sembrava aver vinto moralmente la discussione era chiaramente Roelke.

Quando Sonja vide Denny, i suoi occhi si illuminarono.

-Hey, Denny! Ho il tuo garofano verde. Scusa se ci ho messo tanto- mostrò il piatto con la torta al pistacchio, e gli fece cenno di tornare al tavolo. Ma a Denny era passata la fame, e non riuscì a trattenersi dal guardare storto la ragazza.

-Che c’è? Va tutto bene?- chiese lei, confusa dall’espressione, poggiando il piatto sul tavolo e voltandosi poi verso di lui.

Denny raggiunse il proprio tavolo e si sedette con circospezione.

-In effetti c’è qualcosa che proprio non mi quadra- ammise, sperando di poter parlare con Sonja e fare chiarezza sulla conversazione che aveva sentito.

Sicuramente c’erano stati errori di traduzione. Magari si era perso passaggi che avrebbero reso chiaro tutto. Gli sembrava di avere un’equazione piena zeppa di lettere che non aveva idea di come sostituire, e provò, con ogni fibra del suo cuore provato da troppi tradimenti, a concedere a Sonja il beneficio del dubbio.

-Dimmi tutto, in realtà sono in vacanza, quindi se hai bisogno di parlare posso staccare- si offrì lei, molto aperta come sempre, sedendosi nel posto davanti al suo.

-Qual è la tua opinione sui matrimoni combinati?- chiese Denny, ricordando la conversazione che aveva origliato la settimana prima, alla serata film dove Max e Manny avevano parlato di matrimoni combinati e Danny era convinto, al 100%, che Manny avesse mentito quando aveva detto di non essere promesso sposo a qualcuno.

Rimase poi molto attento alla reazione di Sonja, che fu presa molto in contropiede da quella domanda, e distolse lo sguardo da Denny, decisamente in difficoltà, anche se stava cercando di non darlo a vedere.

-Che domanda strana. Perché me lo chiedi?- evitò la domanda.

Pessima mossa.

Denny si incupì ulteriormente.

-Ti piacciono i cosplay?- chiese, cambiando argomento, e cercando di sembrare naturale, mentre prendeva un pezzo di torta nonostante lo stomaco in subbuglio.

-Uh… non lo so. Potrebbero essere divertenti?- Sonja era sempre più confusa, ma meno preoccupata.

Pessimo segnale.

-Perché hai rifiutato Max quando lui ha confessato i suoi sentimenti?- chiese, tornando più sul personale, e abbassando la voce.

-Cosa?!- Sonja sobbalzò vistosamente sulla sedia, arrossendo, e fissando Denny sempre più confusa. Denny cercò di restare tranquillo, e rimase in silenzio aspettando che rispondesse e guardandola dritta negli occhi per metterla sotto pressione.

Lei distolse lo sguardo e scosse leggermente la testa.

-È complicato, non vorrei ammorbarti con i fatti miei- provò a sviare il discorso, accentuando l’accento tedesco.

Decisamente un pessimo indicatore.

Denny aveva abbastanza informazioni per gettare le carte in tavola (e io ho finito i sinonimi con “segnale”), così alla fine diede il tutto per tutto.

-Allora perché adesso ci stai insieme, Manny?- chiese, in tedesco, fissandola per non perdersi neanche una microespressione sul suo volto.

Le guance paonazze della ragazza sbiancarono di colpo, e si girò di scatto verso Denny, con lo sguardo di un animale in trappola, e la postura rigida di chi è pronto ad alzarsi per scappare da un momento all’altro.

Ma non lo fece, e i due ragazzi rimasero immobili e in silenzio per qualche secondo.

Poi Sonja abbassò lo sguardo, cedendo alla realtà dei fatti.

Era stata beccata, e non aveva senso negare l’evidenza. Sapeva che se anche adesso gli avesse mentito, Denny avrebbe scoperto la verità, prima o poi, e in ogni caso non voleva mentirgli.

Non ce la faceva più a mentire.

I suoi occhi si riempirono di lacrime.

-Posso spiegarti?- chiese, in tono quasi supplicante, come se sapesse perfettamente che Denny aveva ogni diritto di dire di no e andare dritto da Max a dirgli tutto, ma sperasse, con tutto il cuore, che almeno avrebbe avuto un po’ di tempo da dedicarle per ascoltare la sua storia.

-Non saprei, mi scaglierai contro i tuoi avvocati?- chiese Denny, acido.

-No, certo che no. Cioè, potrei, e vincerei, ma non lo farei mai- lo rassicurò, forse non scegliendo le parole migliori, ma con intenzioni chiaramente amichevoli.

Denny sospirò.

-Ci sono molte cose che non capisco. Ma mi prendo la libertà di andarmene in qualsiasi momento e rivelare tutto a mio fratello nel caso ci fosse qualcosa che non mi torna nella tua spiegazione. Non riesco a credere che tu gli abbia mentito per tutto questo tempo!- Denny voleva ancora concederle il beneficio del dubbio, perché lei l’aveva aiutato, consigliato e accettato quando era nel suo periodo più nero, ma suo fratello era la persona più importante per lui, e non credeva che avrebbe mai potuto perdonare qualcuno che lo aveva ingannato per mesi senza un motivo più che valido.

Sonja si guardò intorno.

-Possiamo parlarne in un posto più sicuro? Tu sto per raccontare qualcosa che legalmente non dovrei neanche pensare di rivelare, e se la stampa dovesse venire a saperlo sarebbe la fine- spiegò, sottovoce, facendo cenno a Denny di seguirla fuori dall’uscita sul retro.

Denny la seguì, ma iniziò a preoccuparsi.

Chi diavolo era Sonja?! 

Forse avrebbe davvero dovuto aspettare fermo e muto la sua torta al tavolo.

 

Per rispondere alla domanda di Denny, dobbiamo andare dall’altra parte del mondo, in Europa. Ma non in Germania, come tutti quelli che conoscevano Sonja pensavano fosse nata, ma in un piccolo paesino semi-sconosciuto, più precisamente ai confini della Germania. Più precisamente tra la Germania, i Paesi Bassi e il Belgio. Più precisamente un regno piccolo ma florido di nome Agaliria. Più precisamente una monarchia costituzionale dove i reggenti hanno molta voce in capitolo e grandi doveri. Più precisamente…

-Sonja, non ho tutto il giorno per questa storia. Vieni da Agaliria, quindi?-

-Eh, sì- 

-Bene, continua senza essere troppo prolissa per favore- 

Beh, in questo regno ci sono grandi tradizioni, dato che è un paese fondamentalmente conservatore. Ci sono molte leggi aperte e moderne, ma quelle che riguardano la famiglia reale sono abbastanza retrograde. Per esempio una principessa deve avere costantemente un abbigliamento appropriato al suo rango, deve essere istruita a casa dai migliori maestri, deve imparare le principali lingue europee per intrattenere rapporti con tutti i paesi confinanti, e non può girare se non accompagnata da una scorta. Ovviamente non può andare in luoghi pubblici di ritrovo, e non sia mai avere un lavoro part-time come cameriera in un bar, o altro, dato che deve sempre essere concentrata a pensare al futuro del suo popolo, visto che i regnanti hanno un grosso potete decisionale nonostante sia una monarchia generalmente costituzionale.

Al momento a regnare c’era il Re Manfred Krone, la cui moglie Cosette era deceduta cinque anni prima. La loro figlia, Veronika Krone, era l’unica erede e futura regina del regno.

-Aspetta… aspetta… aspetta! Sei una principessa?!-

-Non parlare così forte! Sono qui in segreto. Gli unici a saperlo sono mio padre, mia zia e il rettore dell’università… oh, e Gerda- 

-Gerda?!- 

-È la mia guardia del corpo personale. Mio padre me l’ha mandata per sicurezza- 

-Ecco perché è sempre appresso a te e Manny!- 

-Già-

Fin da quando era piccola, la principessa Veronika era cresciuta con due sicurezze inattaccabili:

1) Un giorno sarebbe diventata la regina;

2) Avrebbe sposato il duca Bastien Brosche.

I matrimoni combinati erano all’ordine del giorno nella famiglia reale, e non solo per una questione di tradizione, ma soprattutto perché entrambi i futuri re e regina dovevano avere un’ottima educazione in modo da guidare un giorno il popolo nella maniera migliore possibile.

Era un piccolo sacrificio da pagare per il bene del popolo, e ad ogni regnante veniva spiegato fin da piccolo che tutto ciò che aveva più degli altri bisognava compensarlo con duro lavoro e piccoli sacrifici, dato che erano solo rappresentanti, a servizio totale della comunità.

E poi, i precedenti non erano male. I genitori di Veronika si erano sposati tramite matrimonio combinato, così come i suoi nonni, e stavano bene, si amavano, o almeno avevano imparato ad amarsi.

La vita di Veronika, insomma, era completamente programmata, e procedeva tranquilla senza alcun problema si sorta. Almeno all’inizio.

Quando aveva sei anni, un terribile scandalo colpì la famiglia reale, quando la principessa Rosalie Krone, che all’epoca era appena maggiorenne, e che di lì a qualche anno avrebbe dovuto sposare un conte molto importante e ricco, si ribellò a questo matrimonio, tagliò i ponti con la famiglia reale, e sparì senza lasciare traccia, cambiando identità, venendo diseredata da suo padre e gettando ombra sulla famiglia reale.

-Roelke, vero?-

-Eh… beh…-

-Tranquilla, non lo dirò a nessuno. Cavolo chi l’avrebbe mai detto!-

-Eppure non è stata molto discreta, visto che ha chiamato il café “Corona”-

-Forshadowing!!!-

Visto il precedente provocato dalla zia, le restrizioni su Veronika si fecero molto più pressanti. Le era impedito di uscire dal palazzo, di conoscere gente, e di avere profili su qualsiasi forma di social media. La principessa non se ne lamentò, all’inizio, perché il palazzo era grande, e Eugenie Garten sempre accessibile, dato che nonostante fosse aperto al pubblico e più grande attrazione di Agaliria, era annesso al palazzo reale, e Veronika poteva passeggiare almeno lì, sebbene accompagnata da almeno una guardia del corpo.

Solo che… una volta cresciuta, anche l’enorme castello iniziò a diventare molto piccolo, e solitario. Veronika iniziò a sentirsi claustrofobica, e a desiderare di potere, almeno una volta, vedere il mondo esterno. Passare del tempo con persone della sua età, cercare di conoscere il suo promesso sposo, che aveva visto solo una volta quando era troppo piccola per ricordarselo.

Tutte queste sensazioni negative non fecero che aumentare quando sua madre si ammalò, il castello era sempre più silenzioso, e alla fine si fece completamente solitario, quando la regina, Cosette Krone, soccombette alla malattia.

Il mondo di Veronika le crollò addosso. Aveva diciassette anni, e doveva essere forte, dare l’esempio di una futura regina che sapeva superare gli imprevisti, ma non si era mai sentita così sola e disperata. Le mura del castello, che da sempre erano state un rifugio sicuro, iniziarono a rappresentare una gabbia dorata, dalla qualche Veronika aveva sempre più il desiderio di uscire.

Il suo fidanzato provò a rassicurarla, nelle due visite che fece in quel periodo, ma provocò in Veronika solo un profondo fastidio. Non era il principe azzurro che si aspettava e sperava. Era solo un ricco snob che non aveva la più pallida idea di come la sua futura sposa si sentisse e non sembrava neanche provare a capirla.

Alla fine, a diciotto anni, iniziò a travestirsi, e uscire di nascosto.

Conosceva il castello come il palmo della sua mano, e così anche tutti i suoi passaggi segreti, informazione segretissima che conoscevano solo i membri della famiglia reale.

-Ed ora io!- 

-Beh, non sai dove sono-

-…giusto-

Iniziò ad usare alcuni passaggi segreti per sgattaiolare in città senza guardie del corpo, travestita da uomo, per cercare di capire come fosse la vita reale, fuori dal castello.

Ed era… completamente diversa da ciò che i film, i cartoni e le serie tv le avevano rivelato.

In parte perché era abituata a cose americane e Agaliria era molto diversa. In parte perché la finzione non si avvicina mai, neanche lontanamente, alla realtà, al caos, alla vita che si respira quando si gira senza meta in un regno pittoresco e moderno.

Veronika iniziò ad uscire sempre più spesso, iniziò a conoscere qualcuno, si informò sulla situazione generale. Fu più rinfrancante di qualsiasi parola di conforto. Il suo regno le piaceva sempre di più, e non vedeva l’ora di diventarne regina, ma c’era un limite a quello che poteva fare lì, e al tempo che ci poteva passare.

E c’era un limite anche alle amicizie che poteva stringere. Non aveva casa, non aveva famiglia, il regno era piccolo, si sarebbero presto accorti che c’era qualcosa di strano in lei.

Alla fine, dopo qualche anno, quando il matrimonio si approcciava definitivamente, e con esso la fine delle sue ribelli scampagnate, prese coraggio e affrontò suo padre. Aveva ormai ventuno anni.

Rivelò delle sue scampagnate in giro per la città, e del suo desiderio di vedere il mondo. Ne uscì la peggiore lite che padre e figlia avevano avuto nella loro vita. Il re non riusciva a credere che la sua unica figlia, colei che era sempre stata un angelo, si stesse ribellando, ma Veronika aveva bisogno di una vita normale. Aveva bisogno di sentirsi una persona normale, per una volta. 

Il padre temeva però che assecondando questo suo desiderio, la ragazza sarebbe diventata come sua zia, e avrebbe abbandonato i doveri che ci si aspettava dalla futura regina di un regno. Ma Veronika sapeva di non poterselo permettere. La principessa Rosalie era solo la seconda nella linea di successione, ma Veronika era l’unica erede. Il regno di Agaliria dipendeva da lei!

E promise a suo padre che non avrebbe mai lasciato che niente la distraesse dal suo compito.

Alla fine, raggiunsero un accordo.

Veronika avrebbe avuto un anno sabbatico, ospite dalla zia, con la quale Re Manfred aveva ripreso segretamente i contatti dopo la morte della moglie, e l’avrebbe aiutata a lavoro in gran segreto, con una nuova identità, in un paesino poco conosciuto e dove era impossibile che l’avrebbero riconosciuta. Veronika gli aveva pregato di poter frequentare anche l’università per avere qualche amico coetaneo, e dopo parecchio contrattare, avevano trovato un compromesso, facendo andare Veronika all’università con l’identità di un ragazzo, per confondere meglio le acque e non permettere che qualcuno rischiasse di riconoscerla in un ambiente così vasto, nel caso avesse stretto amicizia con persone ben informate.

Nacquero così Sonja Donner e Manfred Sonenfield.

Un’identità per vivere la vita lavorativa e osservare il mondo, un’identità per entrare in questo modo, conoscere persone e vivere la vita scolastica, di nascosto anche a sua zia. Un’esperienza completa di una vita normale.

Il periodo accordato era di un anno a partire dal 17 Dicembre, fino al 6 dell’anno successivo. Avrebbe cominciato come Sonja e si sarebbe cambiata con Manny a partire da Marzo.

E una volta tornata, si sarebbe sposata a Gennaio, iniziando subito dopo la nuova vita da futura regina maritata e pronta a lavorare in prima linea per il suo regno.

Le uniche regole da seguire erano semplici: 

-Non dire a nessuno chi ella fosse;

-Non dare alcun indizio ed evitare informazioni personali;

-Non innamorarsi.

E all’inizio, tutto era perfetto.

Non sapeva lavorare, ma era abituata a rimboccarsi le maniche, e imparava in fretta. Aveva presto padroneggiato le basi per fare il caffè e servire i tavoli.

E aveva conosciuto Max.

La sua prima impressione su di lui fu che era un ottimo collega, e un gran lavoratore. Niente di più, dato che non aveva dimenticato il patto stipulato con suo padre.

Ma il tempo iniziò a passare, i rapporti si fecero sempre più stretti, e prima che Veronika se ne rendesse conto, aveva iniziato ad ammirare Max molto più di quanto avrebbe dovuto.

Era gentile, preparato, spontaneo, empatico e un vero gentiluomo. Più principe azzurro di quanto lo fosse mai stato Bastien. 

La regola era impressa nella sua mente, ma i sentimenti erano impossibili da combattere. Veronika ci provò, con tutte le sue forze, ripetendosi che probabilmente anche se li avesse rivelati, era improbabile che una persona meravigliosa come Max potesse ricambiarli, quindi era meglio osservarlo da lontano, godere della sua presenza come amica, e conservare quell’amore proibito in fondo al cuore per il resto della sua vita.

Era un’ottimo piano, che Veronika iniziò ad attuare.

Poi Max le aveva confessato i suoi sentimenti.

E per un attimo, un breve meraviglioso istante, Veronika si era sentita la ragazza più fortunata e felice del pianeta.

…ma non era destinato a durare, e aveva confessato a Max di essere già fidanzata. Non avrebbe dovuto farlo, perché era comunque un indizio sulla sua identità che non avrebbe dovuto dare, ma doveva una spiegazione a Max, e nonostante la delusione, il ragazzo si era dimostrato dolce, comprensivo, e rispettoso.

L’attrazione di Veronika non aveva fatto altro che aumentare, ma aveva provato a mantenerla a bada.

Poi, il 4 Marzo, arrivò il primo giorno di università per Manny. Veronika sperava, con tutto il cuore, che questa nuova avventura avrebbe cancellato almeno in parte il rimpianto per Max, e le avrebbe aperto nuove porte per il futuro.

Purtroppo, il primo incontro, o meglio, scontro, che ebbe il primo giorno, prima della primissima lezione, per la prima volta in ritardo in tutta la sua vita, fu proprio con Max.

All’inizio, la avvolse il panico. Era convinta che Max si sarebbe accorto che Manny in realtà era quella che lui conosceva come Sonja, ma non sembrò rendersene conto, e fu in quel momento, mentre entrava in classe accompagnata da quel cavalleresco ragazzo, che Veronika iniziò a valutare l’idea di avvicinarsi a lui come Manny.

Non aveva la minima intenzione di iniziare con lui una relazione, siamo chiari! Nè di imbrogliarlo con una falsa identità! Considerava Manny autentico quanto Sonja, dato che nella realtà dei fatti non era né l’uno né l’altra, ma entrambi… e nessuno.

E probabilmente non avrebbe dovuto neanche pensare di contattare Max, solo che l’aveva sentito parlare di lei al compleanno di Felix, e aveva pensato che forse poteva provare a recuperare il rapporto di amicizia che tra Max e Sonja si era fatto leggermente distante dopo il rifiuto.

Così aveva iniziato a scrivergli, e poi l’aveva invitato per un caffè a colazione, ed era convinta, al 100%, che sarebbe nata una buona amicizia, e nulla di più.

Poi Max gli aveva confessato di essere bisessuale.

E, parliamoci chiaro, Veronika non aveva assolutamente nulla in contrario, anzi, fin da quando era più giovane aveva in programma di aumentare esponenzialmente i diritti della comunità LGBT+ ad Agaliria, la bisessualità di Max non era un problema.

Ma le venne comunque il panico, perché se a Max piacevano i ragazzi, oltre che le ragazze, Manny ricadeva comunque in territorio pericoloso.

A quel punto probabilmente Veronika avrebbe dovuto ritirarsi e allontanarsi da Max per evitare che soffrisse e rispettare i suoi doveri.

Ma volle credere che Max non si sarebbe innamorato di lei anche in veste di Manny. Voleva credere che sarebbe nata una buona amicizia.

O forse, più probabilmente, aveva ceduto al lato egoista che le chiedeva di stare il più vicino possibile all’uomo da cui era attratta, fisicamente e spiritualmente più di quanto volesse ammettere a sé stessa.

Fatto sta che, quando finirono ad un appuntamento pieno di imprevisti, dove il corriere arrivò tardi, Manny si bruciò la mano, e Max cucinò i pancakes alla cannella e caramello, ricordando perfettamente i suoi gusti, e cercando di proteggerla dalle vespe rischiando di pungersi a sua volta, per la prima volta nella sua vita, cedette all’istinto egoista e al desiderio recondito del suo cuore.

Per la prima volta nella sua vita, capì perfettamente sua zia, e quanto meraviglioso fosse effettivamente l’amore. Anche su questo, i film, i cartoni e le serie TV non avevano trasmesso quanto fosse effettivamente meraviglioso provare quel tipo di sentimenti, come una droga della quale non si può fare a meno.

Ma Veronika doveva farne a meno.

Dopo averlo baciato, essere stata ricambiata, e aver sperimentato le sensazioni più incredibili della sua vita, aveva deciso che anche questa volta sarebbe stata onesta, e gli avrebbe detto che non poteva funzionare tra loro. Non voleva ferire Max iniziando una relazione che non sarebbe mai continuata.

Poi, mentre provava ad introdurre il discorso nel modo più delicato possibile, fece l’errore di guardarlo negli occhi.

E vide la sua paura. Se avesse detto la verità l’avrebbe ferito di nuovo, e non riusciva a vederlo con quello sguardo.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitare che facesse quello sguardo da cane bastonato.

Così si era ritrovata a sussurrare le ultime parole che avrebbe dovuto pensare: 

-Vuoi essere il mio ragazzo?-

Era stato più forte di lei, il suo cuore aveva agito prima del suo cervello, e non poteva più ritirare l’affermazione.

Aveva almeno sperato di tenerlo nascosto per un po’, ma poi Amabelle l’aveva scoperto, e così anche Gerda, la sua guardia del corpo, che aveva cercato in tutti i modi di convincerla a lasciar perdere. Aveva ragione, Veronika lo sapeva, ma ogni volta che era stata in procinto di lasciare Max, si era sempre tirata indietro, era stato più forte di lei. 

E poi era arrivato il suo compleanno, che avrebbe voluto passare con Max magari imbucandosi alla serata cinema nei panni di Manny, ma che aveva passato chiusa nello scantinato del café sempre con Max, ma come Sonja. E la conversazione che aveva avuto con lui le aveva aperto gli occhi. A Max lei piaceva davvero tanto, aveva avuto tantissime cose da dire su di lei, sebbene conoscesse Manny di apoco. Eppure, quando era arrivato il suo turno di descrivere il proprio ragazzo, non aveva saputo dire assolutamente nulla di Bastien, e non per evitare di far scoprire il suo segreto, ma perché non lo conosceva neanche un po’. 

Così aveva parlato di Max, di come le facesse battere il cuore, di come lo trovasse un ragazzo meraviglioso, e aveva saputo dire molte più cose di un ragazzo conosciuto pochi mesi prima, rispetto all’uomo che per tutta la vita era stato il suo fidanzato.

E probabilmente era stato in quel momento, che aveva preso la conscia decisione di restare con lui nonostante la situazione complicata.

Era stata davvero egoista, se ne rendeva conto, e tutto voleva fuorché illuderlo. Voleva dirgli la verità, cercare di fare in modo che Max ci arrivasse da solo, o introdurlo piano piano, ma ogni volta che provava a rivelare qualcosa, non riusciva più a parlare, inibita da tutti i doveri e aspettative che incombevano su di lei come una spada di Damocle.

Così aveva tergiversato, e aspettato, cercando una soluzione, sperando che nessuno si accorgesse di nulla e allo stesso tempo pregando in qualcosa che smuovesse le acque e le offrisse una soluzione. Magari, se trovava una soluzione, poteva dire la verità a Max senza rimpianti o blocchi.

Ma una soluzione non sembra possibile: o lascia Max, o rinuncia alla corona.

E non riesce a fare nessuna delle due cose. È bloccata in una situazione da cui non vede alcuna via di fuga.

 

Alla fine del racconto, Denny era a bocca aperta, e Sonja, o meglio, Veronika, rannicchiata su sé stessa con sguardo basso e triste.

-Wow…- commentò infine Denny, dopo un minuto buono di incredulità.

-Lo so… sono una persona orribile- commentò Veronika, seppellendo il volto tra le mani.

-Ho detto solo wow- Denny alzò le mani in segno di difesa.

-Ma non ti biasimerei se mi considerassi una persona orribile, e una bugiarda, e una pessima ragazza per Max. Neanche io riesco a credere di avergli fatto una cosa del genere!- si lamentò la ragazza, sinceramente sollevata di aver trovato qualcuno a cui confessare tutti i suoi drammi.

Dentro di sé, Denny doveva ammettere che provava parecchia pena per lei. Sembrava una situazione effettivamente difficile, e piena di responsabilità. Ma Max veniva al primo posto, quindi incrociò le braccia, e cercò di distanziarsi dalla situazione.

-Ho un paio di domande- iniziò, Veronika si mise sull’attenti.

-Roelke non sapeva di Manny, quindi?- chiese Denny per prima cosa, un po’ confuso.

-No, mio padre non si fida troppo di lei, quindi mi ha impedito di rivelarglielo. Per questo Manny non va mai al Corona- spiegò Veronika, alzando le spalle.

-Okay, seconda domanda… come diavolo riesci a fare gli accenti in quel modo! Il tuo inglese è perfetto, eppure riesci a fare l’accento tedesco, e quello newyorkese, e la voce cambia tantissimo quando sei Manny, wow!- okay, non era una domanda molto distaccata, ma Veronika aveva perso completamente l’accento tedesco, e anche quello newyorkese, parlando una lingua perfetta senza nessuna sfumatura scorretta.

-Oh, sì, faceva parte della recita. Mi è sempre piaciuto molto modulare la voce, e so parecchie lingue-

-Quali?- chiese Denny, molto curioso.

-Inglese, tedesco, francese, italiano, olandese, spagnolo ovviamente, e sto imparando anche il russo ma è una lingua molto complessa- rispose Veronika pratica.

-Figo!- ammise, Denny, colpito. 

Veronika gli sorrise, molto grata e un po’ imbarazzata.

Alla fine restava la stessa solita Sonja… Manny… vabbè, lei.

Solo che… aveva comunque mentito a Max.

Denny si irrigidì, e fece il muso. Il sorriso di Veronika si spense.

-Devi dirlo a Max- disse quindi il ragazzo, senza troppi giri di parole.

La principessa in incognito abbassò la testa.

-Lo so- ammise, dandogli completa ragione.

-Il prima possibile- insistette Denny.

-Lo farò- promise lei, guardandolo negli occhi per mostrare la sincerità delle sue intenzioni.

-Se glielo dici tu, sono certo che capirà, e limiterai i danni- provò a rassicurarla un po’. Lo pensava davvero. Max odiava i segreti e le bugie, ma apprezzava quando qualcuno aveva il coraggio di confessare i propri segreti e le proprie bugie, per quanto in ritardo lo potesse fare. Magari, insieme, avrebbero trovato una soluzione. E poi una relazione si basava sulla comunicazione, e sulla collaborazione, non su un rapporto a senso unico.

-Grazie, Denny, di avermi lasciato spiegare, e di avermi ascoltata senza giudicarmi- Sonja aveva le lacrime agli occhi, e accennò un sorriso.

-Dopo quello che hai fatto per me, è il minimo- borbottò il ragazzo, arrossendo appena perché poco abituato ai complimenti.

-Ma quindi Max non si è mai accorto che…- continuò poi a fare domande sul nuovo segreto di Veronika appena scoperto.

Passarono almeno venti minuti a chiacchierare della questione, e fu come se non fosse successo assolutamente nulla.

Veronika non sapeva cosa aveva fatto in una precedente vita per meritare un amico come Denny, ma per la prima volta da quando era iniziato quel casino, si sentì davvero rassicurata.

Sperava solo che sarebbe riuscita a raccontare tutto a Max senza imprevisti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Allora, quanti di voi se l’aspettavano, siate sinceri!

Non riesco a credere di essere arrivata fin qui! Credo che sia il più grande punto di svolta della storia e ormai i grandi misteri sono stati svelati e sono super contenta di aver scritto questo capitolo e non vedo l’ora di sapere che ne pensate del plot twist.

Devo dire alcune cose al riguardo. Innanzitutto, se andate indietro nei capitoli (non dovete farlo perché insomma sono tante pagine ma per dire) troverete un sacco di foreshadowing a questo big reveal. Non è un’idea che mi è venuta in mente così a caso, ma era il piano fin dall’inizio. C’era persino un indizio nella copertina. Infatti tutti i personaggi femminili hanno una specie di luce negli occhi, e quelli maschili no. Manny ha la luce. E poi vabbè sono tantissimi i piccoli dettagli che fanno capire che Manny e Sonja sono la stessa persona che è anche una principessa. Ho usato le stesse frasi per alcuni momenti in cui Max interagiva con loro, spesso ho usato metafore tipo “Max era proprio il principe azzurro” quando Sonja pensava a lui, e se si pensa ai piccoli quirk del personaggio, si poteva notare che sia Sonja e Manny adorano il caramello-cannella, canticchiano tra loro quando sono sovrappensiero, amano i fiori e insomma un sacco di cose.

E poi il nome Gerda Brody è una storpiatura del termine Bodyguard, per indicare che era la guardia del corpo di Veronika.

Si vede che sono davvero eccitata per il reveal, vero? ^^’

Spero che non sia stato una delusione per voi, ma devo fare una confessione… io odio i triangoli amorosi. Mi dispiace che uno dei tre rimane sempre con il cuore spezzato, e dato che non sono abbastanza esperta per scrivere una relazione poliamorosa, il meglio che mi è venuto in mente per il cliché del triangolo è stato farlo tra… due persone, lol.

Comunque ora bisogna vedere che farà la nostra Veronika e sperare nel meglio.

Passando a Felix e Mirren… ammetto che il mio piano iniziale era di farli litigare e separare per poi rimettersi più in là ma non ce l’ho fatta. Ne hanno passate troppe insieme. Meritano di essere felici e chiarirsi e finalmente Mirren ha ammesso tutti i suoi timori e Felix lo ha rassicurato e aaaaaaaahhhhhh, che capitolo!!!! 

Anche se all’inizio, con tutti i malintesi, avevo voglia di prenderli a testate.

Spero vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me, ho sperimentato un po’ con lo stile sia nella parte del sogno di Mirren che in quella della spiegazione di Veronika, volevo provare qualcosa di nuovo, spero non sia stato strano.

Vi mando un enorme bacione e appuntamento alla prossima, che spero sia presto :-*

P.S. Denny dovrebbe fare il ninja, è bravissimo ad origliare le conversazioni che non dovrebbe origliare. Prima Mathi e Duke, poi Manny e Max, adesso Sonja e Roelke ^^’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Manny prova a confessare tutto a Max, Clover e Diego passano l’ultima giornata in crociera.

   
 
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