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Autore: NorwegianWoodFields    28/01/2021    3 recensioni
Artù, un ragazzo viziato seppur di buon animo, è da sempre vissuto nell'agiatezza e si ritroverà a fare i conti con la realtà più cruda, quella dei comuni mortali, a vivere senza la sua stabilità economica e privilegi vari, cominciando a capire cosa significhi dover provvedere a se stesso, più o meno da solo, senza alcun appoggio da parte del padre.
Merlino è un ragazzo che si fa in quattro con i suoi lavori part time tentando di sostentarsi ed aiutare la madre. Conosce da sempre la realtà nella sua forma più cruda, eppure questo non gli ha mai impedito di essere una persona dalla serenità travolgente.
Entrambi cominciano con il piede sbagliato carichi uno di aggressività e l'altro di pregiudizi. Le "ragioni" della loro ingiustificata antipatia sono effettivamente inconsistenti: si contendono le attenzioni della stessa ragazza, Viviana.
Presto però, la sorte farà si che debbano cominciare a passare molto tempo insieme per lavoro. Scopriranno di essere tanto simili nonostante le loro evidenti differenze. Questa velocità con la quale si legheranno subito in un'amicizia e la rapidità con cui la chimica tra loro esploderà, sarà causa di dubbi esistenziali, paure e rivalutazioni di aspetti abbastanza personali del proprio essere.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù, Will | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
Capitoli:
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Pendragon tornò a casa la notte tarda, andò a schiantarsi direttamente sul letto a pancia in giù, avrebbe tanto desiderato essere solo stanco ma non lo era, si sentiva tremendamente vuoto, inutile, eppure aveva altre aspettative dal proprio cuore e dalle proprie emozioni. Era metà Settembre e Viviana aveva miracolosamente accettato di andare a cena con lui! Artù quella stessa mattina si trovava al settimo cielo, finalmente la sua tenacia aveva dato dei frutti, eppure era appena rientrato dall'appuntamento e si sentiva una merda, era tutto così finto, così surreale. Persino con i suoi occhi accecati da una stupida cotta, non aveva potuto mentire più di tanto a se stesso. Viv non era come credeva. La ragazza che lui aveva idealizzato non corrispondeva a quella in carne ed ossa, per nulla, ma era quello a cui si andava incontro nell'elevare una persona con la quale non si aveva mai avuto una conversazione degna di essere chiamata tale... era logico sarebbe potuto accadere.

Le era stato tre mesi attaccato come una cozza eppure non si era mai reso conto che loro due non avevano un bel nulla da dirsi, l'uscita era stata una noia mortale. Nella vita poteva succedere di credersi invaghiti di qualcuno per poi uscirci effettivamente e capire che era solo un'amicizia, o rimanendo con l'interesse di stringerne una. Il biondino sarebbe addirittura stato felice di vederla come un'amica, ma no, non c'era nemmeno quel tipo di desiderio. Gli aveva suscitato persino una lieve antipatia, era così maligna e rabbiosa contro il mondo intero, non aveva fatto altro che parlare male di metà clienti, camerieri e persino passanti. Stava in compagnia ma si sentiva solo, freddo, attaccato. Era così assurdo che non l'avesse inquadrata prima, tanto che iniziava ad auto convincersi del fatto che lei, pur di non dargli un dispiacere e di non parlare chiaro dicendo che non era interessata, avesse messo in atto quella manfrina proprio per farsi odiare, per levarselo di torno.

Non voleva crederci, era impossibile che fosse veramente così...accanita contro il mondo, inacidita! Si sentiva affranto.

Che Dumbo avesse avuto ragione per tutto quel tempo? Lottava con le unghie e con i denti per una ragazza che non aveva avuto modo di conoscere nemmeno un po' e che poteva quindi non interessargli sul serio?

Una vocina nella sua testa gli ripeteva che lo sapeva fin dall'inizio che quella di Viviana era un appiglio, un dolce appiglio. Si trovò repentinamente in una situazione spiacevole, l'avere qualcuno a cui dedicare teneri pensieri era una distrazione necessaria quanto sbagliata, se ne rendeva conto. Era meglio passare da un professionista, tipo uno psicologo. Si mise sotto le coperte e si addormentò in un battito di ciglia.


 

“Sei così patetico e solo, da ingigantire la minima apparenza di attrazione, convincendo te stesso in primis di essere innamorato? A quanto pare sei infantile, puerile! In fondo sai che non eri cotto di me...mentire a te stesso eh?” Lo sfotteva Viv, seduta direttamente sul tavolino del ristorante, altre persone giacevano sul pavimento e la guardavano ferite. Doveva essere un sogno.


 

“Non sai quali sono le sue paure, né qual'è il suo colore preferito eppure guardati... scalci a destra e a manca per avere le sue attenzioni! Per poco non mi meni!” Merlino gli parlava con fare saccente. Era meglio definirlo un incubo più che sogno. Quelle parole però gliele aveva dette davvero, se le ricordava.

La ragazza si avvicinò al suo rivale...sempre se poteva ancora definirlo tale, e lo baciò. Non c'era tenerezza né sfrenata passione nei gesti di lei, solo sfregio e disprezzo, così come si era comportata per tutta la serata d'altronde. Viv scomparve dalla sua visione onirica, adesso era solo con l'altro ragazzo in un'aula trasandata ed umida.


 

“Sei sicuro di essere innamorato di una che non conosci, sei sicuro che tu non voglia semplicemente essere innamorato di qualcuno? O essere amato da qualcuno? Ti manca affetto Pendragon? Cos'è, il solito cliché del ricco circondato da tanti soldi e zero amore? Tuo padre non ti ama, non ama né te, né tua sorella, tu non ti ami! Leon forse è l'unico a sopportarti, ma quanto reggerà ancora? Tua madre invece? Sei proprio un cliché ambulante!” Questo Emrys non glielo aveva mai detto ne era sicuro, alcune cose non poteva saperle. Ma sembravano frasi che sarebbero potute benissimo uscire dalla bocca sputa sentenze del vero Dumbo.

Artù sapeva di star sognando, ma l'angoscia era talmente potente che anche con quella consapevolezza, la sua ansia non voleva saperne di lasciarlo in pace. Sarebbe stata una lunga notte quella. Una lunga notte insostenibilmente vuota...


 

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“Ciao Merlino!” Lo salutò Freya, una studentessa dell'accademia. Lui ricambiò con un sorriso solare, rallentando il passo per aspettarla ed avviarsi insieme nell'edificio scolastico.


 

“Non fa un po' troppo freddo per andare in giro senza giacca?”


 

“Nah Freya, ho un maglione pesantissimo sopra! Poi...non ho ancora provveduto a comprare un cappotto nuovo!” Rispose, stringendo tra le mani il tessuto caldo della propria maglia.


 

“Comunque, non ho la minima idea del perché tu ed Artù ce l'abbiate a morte l'uno con l'altro, non vorrei passare per impicciona eh, ma ti assicuro che non l'ha fatto apposta. Nessuno di noi aveva fatto caso che quella stufetta fosse aperta...insomma, tutti i led erano spenti! Non lo avrebbe mai fatto di proposito, davvero!”


 

“Si, ci ho pensato un po', poi ho visto come...cioè è vero, non si sarebbe mai fatto esplodere una stufetta rotta addosso, è solo un assoluto cretino!” Effettivamente il moro ci aveva riflettuto, non tanto sulla giacca, ma su come Pendragon lo stesse guardando nello spogliatoio, i suoi gesti, mentre gli aveva fatto sorbire la sfuriata con Cedric, quando si era inginocchiato per aiutarlo a raccogliere le divise. Aveva un'espressione sinceramente cortese. Non che questo potesse bastare a chiedergli scusa per la barbarità con cui lo aveva trattato, nonostante per una volta si stesse comportando umanamente con lui!


 

“Guarda che è molto a modo, con tutti, non so cosa diamine abbiate voi due!”


 

“Ci credo che è a modo, ce lo avranno addestrato sin da bimbo!” Affermò acido. Merlino era convinto che la maggior parte tra quei ricchi viziati, credessero di discendere per via diretta dalle più famose stirpi regnanti e che proprio per questo ci tenessero molto a mantenere le apparenze, ad essere così principeschi, cordiali, pacati. Ma credeva anche che quelli come lui fossero talmente occupati a ponderare le parole e le emozioni, che non si poteva mai sapere cosa gli frullasse realmente in testa. Calcolavano troppo, reprimevano troppo. Ma tutti esplodevano prima o dopo.

Difatti poteva essere questo il motivo dell'atto aggressivo di Artù, lo aveva alzato da terra prendendolo per la sciarpa! (ma poteva benissimo essere stato il suo collo) Che sfuriata era mai quella! Per una contesa sciocca...


 

“Comunque io e lui abbiamo adocchiato la stessa ragazza, è per questo che c'è rivalità!” Spiegò il moro.


 

“Oh...capisco deve essere imbarazzante lavorare insieme.” Rispose, tentando di nascondere un sorrisetto compiaciuto, di quelli che uscivano inevitabilmente quando si aveva un nuovo gossip. Il ragazzo ci fece caso e lo trovava divertente egli stesso.


 

“Intendiamoci non è il grande amore di nessuno dei due... Io ci sto uscendo perché mi da fastidio non capire come si possono evolvere certe situazioni. Insomma ho bisogno di capire se lei mi piace, o se è solo un impatto estetico. Ma lui deve sentirsi un cavaliere per avere certi pensieri idilliaci e surreali su una con cui non ha mai scambiato due frasette in più. Forse non conosce bene le parole o forse è solo superficiale, non lo so non lo conosco!”


 

“Veramente Merl, io l'ho visto tipo quasi una settimana fa con una bella ragazza, un po' indecifrabile dal punto di vista emotivo...ehm scusa, fisse mie! La chiamava Viviana mi sembra o Valentina forse? Boh insomma sono sicura fosse un nome con la V. Era un appuntamento romantico a tutti gli effetti ti assicuro. Ma ho visto lui molto sotto tono, quasi come non volesse trovarsi li in quel momento, tanto che ho pensato avessero avuto problemi!” A quelle parole Merlino si fermò all'istante.


 

“...è una situazione complicata, non è così?” Chiese la ragazza, apprensiva a causa della reazione del modello.


 

“Cioè aspetta... Allora io ci sono uscito due settimane fa. Poi a quanto pare lui è uscito con Viv da quasi una settimana. Ma io ho avuto un appuntamento con lei proprio ieri...”


 

“Ehm...questo è alquanto strano ma sono sicura che sia meglio non giudicare subito dalle apparenze, potrebbe esserci una motivazione valida, no?” Disse Freya tentando di non giungere alla conclusione più immediata a cui la questione effettivamente portava a pensare. Il ragazzo alzò le braccia.


 

“Assolutamente! In questo caso sarebbe meglio se io approfondissi. Ci sarà una spiegazione plausibile, magari ha bisogno di capire a chi è interessata, sempre se è interessata a uno fra noi...”


 

“Si, ti conviene parlarci e capire in che situazione sei finito!”


 

“Certo se poi dovesse negare o far finta di nulla, magari la spiegazione è proprio quella più lampante...” Che avesse il piede in due scarpe? Non che ci fosse qualcosa di logico e razionale in quell'intreccio criptico.

Salirono insieme nell'edificio ed il moro andò nello spogliatoio, dove c'era già il collega.


 

“Ciao!” Non appena lo salutò, Pendragon lo guardò con un'espressione di stupore in volto. Era sorpreso che anche Dumbo conoscesse le dinamiche basiche dei convenevoli. Rispose al saluto nel modo più piatto possibile.

Emrys si fermò un attimo a guardarlo, era odioso basarsi su come l'altro fosse conciato per capire cosa indossare o meno per quella lezione, ma sarebbe stato ancora più insopportabile chiederglielo direttamente. Artù portava solo dei pantaloncini, questo voleva dire che pure lui doveva rimanere con quei cosi indecenti da pugile alle prime armi.

Il cellulare di Merlino cominciò a squillare, perciò pose fine a quella scansione oculare dell'idiota. Il biondino lo vide controllare lo schermo e sbuffare, ne dedusse quindi che era il suo coinquilino parassita...ma ancora non era riuscito a cacciarlo?

Dumbo attaccò e mise la vibrazione, ma quello non demordeva, Artù si sporse un po' per sbirciare il nome sullo schermo. Aveva ragione, era proprio quel parassita.


 

“Perché non lo blocchi?” Se ne uscì del tutto inopportuno, già si stava preparando al peggio da parte del collega ma quello fece un sorrisetto sarcastico.


 

“Quando torno purtroppo lo ritroverò ancora a casa, magari servisse a qualcosa bloccarlo...” Rispose Merlino ed il suo sorriso sarcastico si trasformò in sconforto.


 

“Beh ma dovresti cacciarlo meglio!” Disse, mentre Emrys si sfilava maglietta e maglione insieme. Era strano parlare con quello la in modo così tranquillo e naturale.


 

“Cacciarlo meglio...Non so cosa fare di più sinceramente, è così esasperante, non riesco a fargli poggiare i piedi fuori dalla porta, credo mi abbia ipnotizzato!” Cominciò a sfilarsi i Jeans velocemente, prendendo poi i pantaloncini da pugile di serie zeta, infilandoseli con disgusto.


 

“Prova a buttargli fuori uno scatolone con le sue cose! Si ritroverà davanti ad un fatto compiuto!” Suggerì il biondino, l'altro rise nuovamente stavolta incuriosito, mettendosi la vestaglia addosso ed annuendo lentamente, chissà che non gli stesse passando per la testa di farlo sul serio!


 

“Perché non mi hai detto che sei uscito con Viviana?” Chiese il moro dal nulla, voleva fargli quella domanda, era inutile girarci intorno, non rendendosi conto però che così facendo forse avrebbe potuto rovinare quel momento di armistizio, quasi amichevole addirittura, tra di loro.


 

“E perché avrei dovuto scusa?”


 

“Beh...dopo tutto il fervore con cui ci siamo accaniti l'uno contro l'altro per uscire con Viv, mi sembrava il minimo che il giorno dopo mi sbattessi in faccia con orgoglio il fatto che alla fine tu l'abbia conquistata e pensate di vivere felici e contenti. Ma questo non è successo. Non dovrei trovarlo sospetto? Mi preoccupa la cosa tutto qui, non ti ho visto molto felice questi giorni, anzi mi sembri più giù del solito, non sembrerebbe nemmeno che tu ci sia uscito, ma so che è così quindi...”

Pendragon impallidì a quelle parole. Possibile che quello che era un completo idiota, avesse ogni tanto sprazzi di intuizioni fin troppo mirate ed azzeccate? In ogni modo era troppo orgoglioso per ammettere che avesse ragione da sempre. Per di più era una cosa così intima, perché avrebbe dovuto confidargliela, a lui cosa importava? Non sembrava neanche fosse geloso di lei, cos'era allora?


 

“Cosa diamine vorrebbe dire?” Chiese.


 

“Non so, magari hai fatto qualcosa di imbarazzante ed irreparabile, oppure lei non ti piace affatto...”


 

“Anche se fosse?” Che scemo, quella era praticamente una ammissione a tutti gli effetti.


 

“Artù senti, non voglio cominciare con i soliti dissing da rapper cringe, mi sono un po' rotto il cazzo, è inutile starci a urlare contro. Ti parlo seriamente. Ieri io e lei siamo usciti.”


 

“Oh è una tattica, dovevo immaginarmelo!”


 

“Smettila di essere così diffidente! Ci sono uscito veramente! Questo è strano ed io non la capisco affatto! Dei dubbi da parte sua possono esserci, ma se deve continuare in questo modo ancora per molto ho bisogno di saperlo, perché se è così allora il gioco non vale la candela! Perciò vorrei parlarle, è giusto che tu lo sappia...per correttezza!”


 

“Vorresti che abbassassi la guardia per caso? O che ci litighi?”


 

“Sei proprio un cretino, non c'è nulla da fare eh! Pensi che sia una strategia? Non ho le forze per stare appresso a queste stronzate, per stare appresso a bugie, o montature. Seriamente Artù, fai come ti pare! Io te l'ho detto, pensavo di farti un favore!” Doveva immaginarselo che quello non gli avrebbe mai creduto. Lui voleva semplicemente metterlo al corrente delle stranezze e fargli intendere che sarebbe stato disposto anche a farsi da parte senza troppi capricci...se le cose stavano così, era inutile fissarsi. E l'arrogante subito che pensava ad una congiura!

Appena le ore di lavoro terminarono Merlino scappò a vestirsi velocemente, ed uscì come una furia verso il luogo in cui aveva lasciato la sua bici, posto alquanto malfamato, non era un segreto. Ma il ragazzo ne ignorava la pessima reputazione, forse volutamente. Stava cercando nel borsone celeste le chiavi della catena che assicuravano la bicicletta. Un ragazzino ben piazzato più o meno sui quindici anni, si avvicinò con arrogante spavalderia, camminando a gambe spalancate come se stesse seduto su un cavallo, che lui evidentemente non poteva vedere.


 

“Hey!” Esordì il tipo con un ghigno malefico piazzandosi dietro di lui. Gli mancava solo incontrare un teppista, l'indesiderata ciliegina sulla torta. Emrys optò per ignorarlo e non girarsi a guardarlo, sperando che quell'impassibilità potesse fargli scampare un brutto scontro.


 

“Amico, ma non ti hanno insegnato le buone maniere?” Insistette il teppista adolescente afferrandolo per un braccio. Che poteva fare per levarsi da quella situazione spiacevole? Non aveva la minima idea di come difendersi, quello era palesemente più forte ed agile di lui, cosa gli davano da mangiare ai ragazzetti? Era in quei momenti che rimpiangeva di non aver mai appreso le basi dell'autodifesa. Cominciò a piegargli il braccio dietro la schiena, ad alzarlo sempre più su in modo innaturale, facendo si che tutto il braccio e le scapole gli dolessero insopportabilmente.

Avrebbe voluto urlargli che non aveva nulla da dargli, era la verità, ma la voce non voleva saperne di uscire. Tra l'altro quello non gli chiese nulla, non provò nemmeno a trafugare qualcosa dalle sue tasche o dalla borsa, probabilmente era li col semplice scopo di aggredire qualcuno per il puro piacere di farlo...fine a se stesso. Alcune persone si sentivano meglio nel picchiare sconosciuti a caso. Il teppista lo girò bruscamente spintonandolo con forza facendo sbattere la sua schiena proprio sullo spigolo di un muretto. Poté guardarlo dritto negli occhi e si accorse che in quel momento lo sconosciuto lo stava privando della sua umanità, della sua dignità, era diventato un sacco da boxe.

L'adolescente gli tirò un pugno sulla guancia, andando a colpire di striscio il labbro superiore che si spaccò inevitabilmente e poté sentire subito dopo il sapore ferroso del sangue. Chiuse gli occhi inerme, sperando semplicemente che l'orribile gioco del bulletto finisse presto.


 

Artù stava per chiudere la porta del camerino, quando per puro caso adocchiò il cellulare di Dumbo lasciato solo ed incustodito. Lo mise in tasca, correndo come un fulmine sperando di trovare quel rincretinito senza testa ancora nei paraggi. Sicuramente non aveva parcheggiato la bici nel parcheggio dedicato nell'accademia, non l'aveva vista, l'aveva sicuramente lasciata in quell'area nelle vicinanze...davvero un brutto posto. Arrivò con leggero affanno, si addentrò e lo vide, vide mentre un teppista lo stava assalendo senza che lui tentasse di difendersi, non ci pensò due volte prima di fiondarsi sull'aggressore, prendendogli entrambe le braccia e portandogliele indietro per fermarlo.


 

“Non ti azzardare a mettergli le mani addosso! MI SENTI?” Urlò rabbioso nelle sue orecchie, pressandolo sul muro come una sottiletta, per quanto quello si dimenasse come un toro, non riusciva a fare nulla, era inutile.


 

“Togliti di mezzo, non provare ad avvicinarti di nuovo o ti giuro che dovrai rifarti lo scheletro per intero, sempre se arriva qualcuno a raccoglierti! SMAMMA!” Gli intimò, trascinandolo lontano dal muro per poi spingerlo via, il teppistello inciampò sui propri passi, nemmeno si voltò a guardarli in faccia, doveva sentirsi umiliato ed impaurito a giudicare da come fuggiva con la coda tra le gambe e la testa abbassata.

Pendragon si girò in direzione di quell'idiota del suo collega, che sembrava essersi paralizzato, si accasciò sulla parete alle sue spalle ed incominciò a ridere in modo isterico e compulsivo, ripetendo più volte come una cantilena che avrebbe fatto tardi al bar, rigirandosi la chiave della catena tra le dita tremolanti.


 

“Sei un deficiente Emrys! Lo sai che razza di posto è questo? E staccati da quel muro per la miseria, è lercio!” Gli urlò, avvicinandosi a lui estraendo un fazzoletto, glielo porse bruscamente, sfilandogli le chiavi di mano. L'altro continuava con quel risolino insolito. Il biondino pensò che quella dovesse essere la sua prima reazione, di certo ancora non aveva processato l'accaduto.


 

“Non ti stavi dimenando, non ti sei messo nemmeno ad urlare, ma che hai in quel cervello? Ah non ce l'hai è vero! Farti ridurre così da un ragazzetto!? Lo sai si, che poteva andarti peggio, poteva capitarti un'intera banda di persone anche più adulte e violente?” Continuò ad inveire, slegandogli velocemente la bici. Non voleva dargli addosso in quel modo, ma se la reazione di Merlino era stata la risata nevrotica, quella di Artù era l'irruenza impetuosa purtroppo, non sapeva come comportarsi era estremamente preoccupato ed in apprensione, ma nonostante fosse ovvio alla sua parte più razionale che non dovesse urlargli insulti a caso, non riusciva ad essere più garbato nel proferire parole di conforto.


 

“Dove vai con la mia bici?” Chiese ancora tra le risate, la voce smorzata dal fine tessuto del fazzoletto premuto sul labbro.


 

“Stammi appresso!” Imperò, voleva farsi uscire un tono più morbido ma se ne vergognava. Oltre a non sapersi comportare in queste situazioni, lo imbarazzava il fatto che potesse comportarsi in modo tanto premuroso e condiscendente con lui. Cominciò a camminare velocemente trascinando con se la bicicletta del collega.

Il moro non capiva, avrebbe voluto fargli mille domande, ma non riusciva ad articolare mezza frase, quindi lo seguì indolenzito, come gli aveva detto e basta.

Pendragon assicurò il velocipede sul tetto della macchina, portava sempre con se delle cinghie nel bagagliaio, l'altro si era di nuovo impalato a fissarlo. Il biondino gli aprì lo sportello e lo spintonò lievemente come per spronarlo ad entrare, si era accorto che non connetteva più di tanto, che il suo cervello idiota stesse iniziando a processare? Dedicò un attimo del suo tempo per buttargli un'occhiata veloce, aveva smesso di ridere così tanto, compariva solo un sorrisetto tirato ogni tanto, ma l'espressione in generale non era proprio tra le più serene.


 

“Ah, tra l'altro...per fortuna in un certo senso, avevi dimenticato il cellulare, prima ti cercavo per ridartelo...” Disse con tono più affabile non appena si sedette al posto del conducente, lanciandogli il cellulare sulle cosce. A quella frase la mente di Merlino parve destarsi, il collega era andato li per consegnargli l'oggetto dimenticato, se Artù non ci avesse fatto caso o semplicemente se fosse stato davvero un egoista, gli sarebbe potuta andare a finire male, parecchio male! Era bravo con quelle cose li di lanciare botte random, ci avrebbe messo la mano sul fuoco.


 

Il pugile da serie zeta si fece dire dove si trovava il bar in cui lavorava ed avviò il navigatore sul telefono, convinto che non fosse il caso di lasciarsi indicare la via man mano direttamente dal ragazzo, in quel momento Dumbo aveva bisogno di pensare a quello che era successo, non voleva distrarlo dal punto focale che aveva bisogno di processare, doveva ancora prenderne atto, a giudicare dal silenzio tombale forse aveva incominciato a riflettere.


 


"Hai bisogno di qualcosa?" Chiese Pendragon con apprensione dopo qualche minuto, guardandolo tramite lo specchietto e a quella semplice gentilezza all'altro si arrossarono gli occhi.


 

"Perché?"


 


"Sei appena stato aggredito senza motivo suppongo, stai per scoppiare a piangere da un momento all'altro, magari ti serve qualcosa!"


 


"Un abbraccio" Rispose con l'espressione più pura che il biondino avesse mai visto nella faccia di un adulto. Tornò immediatamente con gli occhi sulla strada, non reggeva quello sguardo.

Un abbraccio...Non si trovava a suo agio in quel tipo di contatto fisico, soprattutto se non c'era confidenza con l'altra persona, sarebbe stato carino sbloccarsi e confortarlo in quel modo una volta arrivati. Ma la cosa era assurda, no,cosa pensava, non se ne parlava affatto. NO!


 


"Oh no, non è quello che intendevo, intendevo più se pensi di avere qualche impedimento fisico, o se vuoi fare un controllo al pronto soccorso?" Vide l'altro con la coda dell'occhio stringersi nelle spalle ed arrossire leggermente, probabilmente si sentiva un idiota per quella richiesta.


 


"Oh già, che scemo che sono, scusa non...ovvio non intendessi 'quello' . No no sto in perfetta forma! Più o meno insomma!" Disse imbarazzato.


 


"Allora non piangere" Come se fosse facile...era proprio negato, non ci sapeva fare per nulla!


 


"Perché non hai reagito?" Domandò Artù, non se ne capacitava. Non importava quanto l'altro fosse più forte o più bravo, gli sembrava naturale provare a difendersi. Ed Emrys non stava neanche urlando per chiedere aiuto, aveva solo chiuso gli occhi.


 


"Non sapevo come rispondere, odio la violenza, anche se è solo per difendermi!" Spiegò, tirando leggermente su col naso.


 


"Dovresti imparare!" Consigliò Pendragon, non lo capiva, non la trovava una motivazione plausibile. Ma in fondo all'essere umano non servivano motivazioni fondate per paralizzarsi scioccamente davanti al pericolo, alcune paure erano semplicemente ai limiti dell'irrazionalità, quindi anche se quella del collega sembrava una risposta priva di senso, era da prenderla con serietà e da rispettare.


 


"Imparare...Tipo da te?" Chiese Merlino, con la stessa instabilità di chi faceva l'acido ma se ne pentiva nel momento stesso in cui sentiva la propria voce parlare con quell'attitudine.


 


"Non sono quel tipo di persona..." Si giustificò con tono flebile.


 


"Sai, non ti sei mai comportato in modo tale che io potessi trovarti una bella persona..." Avrebbe voluto aggiungere 'Prima di oggi' ma l'altro non gli diede il tempo di terminare il discorso che di nuovo andò sulla difensiva.


 


"Non esiste motivazione al mondo perché io possa volere che tu abbia una bella concezione di me!"


 


"Lo so...i..io non volevo tirare nessuna frecciatina...non ora per lo meno!" Aveva rovinato un'altra volta nello stesso giorno un momento di armistizio.


 

Arrivati davanti al locale il biondino posteggiò, controllò nuovamente il ragazzo, aveva gli occhi lucidi e si era chiuso tra le spalle. Sicuramente stava per piangere, cosa doveva fare? Doveva lasciarlo solo in macchina in quell'attimo tanto personale od intromettersi? Doveva dire qualcosa, una stupida frase di circostanza? Beh poteva dargli uno scappellotto amichevole, o forse le persone espansive, come lui sembrava essere, preferivano gesti più dolci. Uscì di scatto dalla propria macchina, seguito lentamente dall'altro. Slegò la bici e gliela porse, stavolta tentando di essere il più delicato possibile e non muovendosi al suo solito quasi come fosse un elefante in una cristalleria.


 

“Grazie.” Sussurrò Merlino con voce stanca ma piena di sincera gratitudine. Aveva ancora gli occhi gonfi e rossi, di chi avrebbe bisogno di piangere a dirotto ma voleva trattenersi stupidamente con un impeto tale da far si che chi lo circondasse si sentisse in dovere di far finta di non notarlo.

Il cellulare vibrava, qualcuno lo stava chiamando e quel qualcuno non era proprio ben accetto in generale, a maggior ragione non lo era in quel momento.

Il moro lesse il nome sullo schermo: Cedric. La tensione e la pressione erano tali tra ciò che aveva appena passato e l'affare irrisolto con quel parassita, che non riuscì più a trattenersi. Le lacrime furono libere di sgorgare sul suo volto leggermente tumefatto e già che c'era, già che aveva iniziato, non gli importava più se risultasse patetico o meno, se il suo mento tremolasse e non riuscisse a renderlo meno evidente.

Artù si accostò per leggere sul display. Era di nuovo quell'essere arrivista. Era brutto vedere il suo collega piangere così, ed era brutto che un parassita del genere gli facesse violenza e pressione psicologica da più di una settimana, a maggior ragione era inconcepibile che lo tartassasse in un momento delicato e fragile come quello. Il fatto che Cedric non poteva sapere dell'aggressione non era abbastanza, anche se lo avesse saputo, il biondino ne era sicuro, avrebbe comunque detto le stronzate da approfittatore che aveva da dirgli. Sfilò con decisione il cellulare dalle mani di Emrys e rispose al suo posto.


 

“Pronto!? Si molto perspicace, non sono Merlino, no! Ma da adesso in poi parlerà con me se avrà qualcosa da dire riguardo i pagamenti. Il mio cliente mi ha detto che il proprietario l'ha cacciata signore, ed io ho controllato i documenti!” A quelle parole il moro sgranò gli occhi fissandolo sbalordito, quel pazzo si stava facendo passare forse per il suo avvocato?


 

“Il mio assistito le ha fatto un favore comunicando al proprietario che lei ha adempito allo sfratto, mi creda è in guai seri se non lascia al più presto la casa per davvero!” Continuò. Il ragazzo non gli aveva staccato gli occhi di dosso, e gli sorrise incredulo per poi liberarsi gli occhi dalle lacrime sfregandoli piano con le sue mani, non che questo lo aiutasse a smettere di piangere, ma per lo meno poteva vedere in modo un po' più nitido. Artù dovette fare un grosso sforzo per non lasciarsi imbambolare ed impappinare da quell'espressione tanto tenera e continuare invece a far passare tutto quello come la verità, come se stesse lavorando da avvocato nello studio del padre in un caso pro bono.


 

“Beh nel migliore dei casi dovrà affrontare un processo che durerà mesi, se non anni!” Affermò senza avere la minima idea di cosa stesse dicendo, non si era mai avvicinato a quel mondo, si stava inventando tutto da zero.


 

“Si, guardi, le converrebbe lasciare la dimora prima del rientro del mio assistito. Esatto. Bene, vedo che ha recepito! Ci siamo evitati scandali! Stia bene!” Attaccò tirando un sospiro di sollievo.


 

“Se ne va davvero? Cioè ti sei appena fatto passare per il mio avvocato?” Chiese Merlino divertito, tirando su col naso.


 

“Si, è terrorizzato, te lo sei levato di mezzo!” Rispose con un sorriso compiaciuto, il cellulare vibrò ancora nelle sue mani, automaticamente Artù gli diede un'occhiata, quasi per abitudine, senza pensare che quello non fosse il suo di telefono. Era una notifica da whatsapp di Viviana. Nel messaggio diceva che il giorno prima era stata bene e chiedeva quando potesse richiamarlo. Guardò il moro negli occhi ancora pieni di lacrime e sbuffò incerto passandogli il cellulare. Emrys guardò e lesse anche lui.


 

“Hai...hai letto no?” Chiese, senza accuse nella voce, ma con una punta di aspettativa.


 

“Si Merlino...”


 

“Anche se ci siamo trattati molto male...non so giocare sporco, non potrei mettere su una cosa simile, non te l'ho detto per metterti strane idee in testa o per farti fuori. Ma perché pensavo volessi sapere di stare dentro una situazione ambigua, tutto qui!”


 

“Non parlare tanto, sennò stasera non smetti di sanguinare!” Disse Artù, nel suo linguaggio quello era un 'Scusa, avrei dovuto crederti' ma l'altro ragazzo parve intuirlo e sorrise leggermente. Pendragon aveva ragione però, se continuava a sorridere così di frequente, il sangue non avrebbe smesso facilmente di uscire.

Il biondino si avvicinò leggermente sfiorandogli appena il labbro spaccato.


 

“Ti è andata bene dai!” Scherzò, levandogli le mani di dosso subito dopo, continuando però a studiare con sguardo attento la piccola ferita, adocchiando poi il livido sullo zigomo. Estrasse un paio di fazzoletti e glieli lasciò.


 

“Oh... grazie!”



"Adesso smettila di piangere, la prossima volta porta la bici dentro l'atrio della scuola, sei stato un vero sprovveduto!"

 


"Non ho mica intenzione di tornare più in quel posteggio! Tranquillo che non ci sarà una prossima volta. Non volevo cadere nel preconcetto...tutto qui!" Finalmente le lacrime stavano scemando.



"Non è preconcetto, sono le statistiche!" Buffo come Merlino non volesse cadere nel pregiudizio, eppure su di lui ne aveva davvero tanti!

Il moro controllò con disagio l'orario sul cellulare, era davvero in ritardo, avrebbe dovuto salutarlo ed entrare al più presto perciò gli si avvicinò senza neanche riflettere sulle proprie azioni. Si arrestò subito dopo quando si rese conto di starlo a congedare come solitamente faceva con i suoi amici, con dei baci sulle guance. Artù ignaro, asciugò fugacemente una lacrima sulla sua gota e in quell'attimo l'altro lo vide sotto un'altra prospettiva. Sotto un certo punto di vista era quasi piacevole quell'armistizio.

Will, anche lui dipendente dello stesso bar in cui lavorava Emrys, allarmato per l'insolito ritardo dell'amico, uscì dal locale per controllare se fosse nei paraggi. Quando lo vide si avvicinò non riconoscendo all'inizio la figura che gli era accanto, ma appena fu abbastanza prossimo da capire chi fosse, pensò che il suo migliore amico stesse nei guai.
I due si allontanarono appena Will irruppe, il ragazzo si fermò a guardare Merlino e quando il suo sguardo si soffermò sugli evidenti segni di un pianto appena concluso, ma soprattutto sul livido in faccia ed il labbro spaccato, iniziò ad urlare contro quell'odioso viziato, pensando che fosse stato lui a ridurre l'amico in quello stato pietoso, conoscendo nei minimi dettagli i loro screzi pregressi.


 

“Pendragon sei un coglione! CHE CAZZO GLI HAI FATTO! SEI UN PAZZO MANIACO!” Gridò, andandogli in faccia, afferrandolo per il colletto. Artù rimase imbambolato ed incredulo. Quella situazione era alquanto surreale.


 

“Will, Will, non mi ha fatto nulla! Non è come pensi!” Si affrettò a mettere in chiaro il tutto.


 

“Davvero?” Chiese conferma, ancora non convinto al completo. Il biondino era affranto...qualcuno, seppur un completo sconosciuto, era arrivato a credere che lui avesse potuto alzare le mani per sfregio e assolutamente senza alcun motivo, su un altro ragazzo. Il collega anche, poco prima gli aveva dato dell'aggressivo. Quindi era quella l'impressione che avevano di lui? Un viziato, pazzo, manesco, arrogante e violento. Fantastico! Praticamente la descrizione di suo padre. Mancava solo la caratteristica della tirannia per essere paragonato a lui. Gli veniva da vomitare se ci pensava.


 

“Davvero Will, certo! Anzi mi ha aiutato a non rimanerci secco in un'aggressione. Scherzi? Non mi ha fatto nulla di male!” Argomentò, allontanando delicatamente il suo migliore amico.


 

“Chi cazzo è stato ad aggredirti!? Devi assolutamente dirmi come è successo! Dovresti denunciarlo!” Disse preoccupato, mettendogli un braccio attorno alle spalle, conducendo lui e la sua bici lentamente verso il locale.


 

“Seh certo, ad ignoti?” Merlino tentava di sdrammatizzare, poi si girò indietro verso Artù quando ancora non si erano allontanati troppo, gli sorrise grato, alzando una mano in segno di saluto. Lui rispose imitandolo velocemente, con una faccia pensierosa e poi entrò rapido in macchina, ad Emrys parve impallidito, smise di fissarlo e tornò a guardare davanti a se. Che fosse rimasto male per la sfuriata del suo migliore amico? Chissà che aveva pensato...

Per istinto prese il cellulare in mano, si voltò nuovamente per un breve istante, aprì i messaggi e digitò con le dita leggermente impedite dal freddo: “Che hai?” Ci pensò un po' su ed aggiunse “Scusa per Will comunque, è apprensivo spero tu lo capisca :)” Poi bloccò lo schermo e lo rimise in tasca schioccando rumorosamente la lingua. Aveva davvero perso il cervello da qualche parte, ne era sicuro, come poteva inviargli un SMS se non conosceva il suo numero?

Forse erano state le percosse di quel teppista a rincretinirlo più del solito.


 

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efp


 



Salve! Quanti cliché per un solo capitolo? Spero che possa iniziare ad interessarvi ed intrattenervi!

C'è una cosa che credo non importi a nessuno ma che volevo dire: personalmente non credo che i personaggi di Merlino ed Artù siano troppo fuori dalle loro personalità e caratteri originali (ovviamente tenendo in conto delle inevitabili sfumature per poterli adattare a dei tempi più moderni).

Nonostante nella serie sia Artù quello che cerca sempre un contatto fisico, i suoi modi sono pur sempre molto bruschi ed impacciati, proprio per un'incapacità ad esprimersi, ad affrontare e tener conto dei propri sentimenti, ad esternarli. Per questo il Pendragon che vorrei ne uscisse è una persona con problemi di questo tipo, molto chiuso, apparentemente freddo, che pondera tutto ciò che fa e ciò che dice perché si fa troppi problemi legati a “come gli altri lo vedrebbero se?...” Vorrei approfondire anche il suo lato triste e malinconico a cui probabilmente non è stato dato troppo spazio. E ce lo vedo a fare tutto il perfettino, parlando senza vocaboli troppo scurrili.


 

Mentre Merlino nella serie è quello che non si tiene mai un cecio in bocca, spontaneo, anche se nasconde grossi pesi ed insicurezze. L'ho tramutato quindi in un ragazzo sempre sincero, irruente, sfiorando quasi la maleducazione, a volte anche troppo istintivo, impudico, senza troppi problemi con le emozioni ed il contatto fisico, quasi zero mascolinità fragile. Proprio per questa istantaneità, ho trovato opportuno farlo parlare con delle imprecazioni ogni tanto volgari.


 

Avevo però grossi dubbi esistenziali sul fatto che qualcuno tra di voi (?) avrebbe potuto trovare questa trasposizione non troppo attinente. Per questo ci ho fiondato l' OOC. (Anche se poi stiamo agli inizi, ancora non c'è molto su cui discutere)


 

Vi avviso anche di una lieve presenza nella fanfiction in generale, di omofobia interiorizzata, non mi sono spinta tanto oltre per questo non ho messo “tematiche delicate” Ma ci tengo a dirlo perché potrebbe dar fastidio ad eventuali lettori/lettrici più sensibili.

 

Detto questo...grazie a chi è arrivato a leggere tutta 'sta polemica.

A presto spero!

   
 
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