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Autore: AlyaVRose    25/08/2009    0 recensioni
Un seguito ideale di Breaking Dawn, quando Renesmée è ormai cresciuta, e Bella ritorna a Forks per chiedere aiuto a Jacob... cosa succederà?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
01. ACCIDENTI A ME E LA MIA CAPACITA’ DI CACCIARMI NEI GUAI
Arrivammo a La Push che era praticamente ora di cena, quindi decisi di organizzare qualcosa di commestibile. Compito arduo. Bella lo notò e mi prese in giro.
«Non posso crederci, Jake! in tutti questi anni non hai imparato a cucinare qualcosa di decente?»
«Beh, in effetti la maggior parte delle volte mangio al ristorante».
«Spostati, faccio io». La guardai sorpreso, e lei sorrise.«Renéesme ha imparato a mangiare cibo umano, sai? E io non ho dimenticato che cucinavo per Charlie». Si rabbuiò, probabilmente pensando a Charlie. Decisi di cambiare discorso.
«Allora, cos’è che non vuoi che tuo marito senta, Bells?»
«Beh… prima mangiamo, ok? A pancia piena si ragiona meglio». Notai il fatto che avesse usato il plurale. La guardai con finto sospetto.
«Mangiamo?! Dì un po’, non avrai intenzione di cenare con me, vero?» Mi portai una mano al collo con finto disgusto, facendola trasalire.
«Ma Jake! Come ti viene in mente…» Scoppiai a ridere di gusto nel vedere il suo sguardo terrorizzato, al che si rilassò.
«Bells… piccola… non ho pensato che avresti potuto mangiarmi ai tempi della tua trasformazione, come potrei pensarlo ora?» Si rilassò visibilmente, cominciando a parlare del più e del meno. Mi raccontò molte cose su Renéesme, ma vedevo che era nervosa, che qualcosa la tormentava come un fuoco. Ma sapevo che era meglio non calcare la mano, avrebbe parlato quando se la fosse sentita. La serata trascorse piacevolmente, ma io ero distrutto e non riuscivo più a tenere gli occhi aperti. Dopo un po’ me ne andai a letto, conscio della presenza di Bella nella stanza accanto. Mi faceva uno strano effetto averla così vicino, eppure intoccabile. Sorrisi tra me per l’ironia del nostro destino, che ci aveva sempre comunque tenuti legati, nonostante tutto.
Era notte fonda, eppure nonostante la stanchezza, non riuscivo proprio a prendere sonno. Sentii un tocco lievissimo alla porta. Bells. Mi sollevai un poco, poggiando la testa sulla spalliera del letto, e mormorai un “avanti”, certo che mi avrebbe sentito.
«Non ti ho svegliato, vero?» Distolse immediatamente lo sguardo, quando si accorse che ero nudo coperto sommariamente da un lembo delle coperte. Sorrisi.
«Andiamo Bells, credevo che dopo tutto questo tempo, tutto questo fosse superato! Quando mi trasformavo per cacciare con Nessie…»
«Distoglievo lo sguardo, Jacob». E la stessa cosa fece in quel momento, notai con un misto di orgoglio e di fastidio. Fastidio, perché voleva dire che c’era un muro tra di noi, un muro chiamato Edward Cullen; orgoglio perché nonostante tutto ancora sembrava non restare indifferente.
«Che succede, Bells? Perché tutto questo mistero? Cos’è che tuo marito non può sentire?»
«Jake… tu vuoi bene a Renéesme, vero?»
«Ma che razza di domanda è? Pensi che me sarei rimasto qui buono buono ad aspettare, altrimenti?»
«Jake, credo che mia figlia si sia cacciata nei guai. Grossi guai. Edward continua a ripetermi che non è niente, che sono un po’ apprensiva come tutte le mamme, ma io conosco mia figlia, e capisco che è strana».
«Strana in che senso?»
«Strana… so che non è mai stata loquace, dato il suo dono, ma è sempre stata molto socievole, allegra… adesso è una musona, risponde a monosillabi e si rifiuta di usare il suo potere. Insomma, è più o meno come me quando… hai capito».
«Per la miseria, Bells… ancora non riesci ad ammettere la realtà dei fatti dicendo le cose come stanno. Quando Edward ti ha lasciata. E a proposito di tuo marito… che ne è della sua capacità di ficcare il naso nella mente di tua figlia?»
«Lo taglia fuori, Jake. Ha imparato a non lasciarlo entrare».
«E io cosa c’entro?»
«Vorrei che tu riuscissi ad ottenere un po’ della sua fiducia, a capire cosa la tormenta…»
«Dovrei fare la spia, Bells?»
«Certo che no. Non mi importa se mi racconti tutto o meno. Vorrei solamente che tu riuscissi a diventare per lei quello che eri per me».
«Mi stai chiedendo molto».
«Tu la ami, Jake?»
«Bells, ma… che razza di domande fai? E’ il mio imprinting!»
«E con questo?» La guardai sorpreso.
«Non ti seguo».
«Il fatto che sia il tuo imprinting non significa che tu sia innamorato di lei». Ero sbigottito. Bells – la mia Bells – stava mettendo in dubbio il mio amore per Nessie. Non potevo crederci.
«Jake… sto aspettando».
«Farei qualunque cosa per lei, Bells. Anche la spia per conto tuo».
«Mi basta. Per ora. Devo chiederti un’altra cosa, adesso. Riuscirai a tenere questa conversazione per te e non farla sapere a Edward?»
«Ovvio. Edward riesce a leggere solo quello che la persona pensa in quel momento. Di certo non ci rimuginerò davanti a lui». La guardai negli occhi, per tentare di capire cosa avesse in mente. «C’è altro, Bells?»
«No… no. Grazie, Jacob». Si alzò dal mio letto dove era seduta, e fece per andarsene. La bloccai per un polso. Fu un riflesso, un impulso incondizionato che non ebbi neanche il tempo di contrastare. La tirai verso di me, facendola atterrare sul letto. Non tentò neanche di opporre resistenza, col risultato che mi ritrovai il suo corpo freddo e marmoreo addosso, il viso a pochi centimetri dal mio. Un impulso irrefrenabile, che trovai la forza di combattere.
«E’ bello rivederti, Bells». Notai il suo sguardo confuso nel fissarmi negli occhi, nel rendersi conto che ci stavamo sfiorando. Si ritrasse imbarazzata, e per me fu come se mi avessero tolto una coperta di dosso in pieno inverno. Era già sulla porta, gli occhi dorati ancora confusi.
«Buona notte, Jake. Dormi bene». Cos’è, mi prendi in giro? “Dormi bene”? Ti pare che potrei dormire con tutto quello che è successo oggi, piccola? Pensi che riuscirei a prendere sonno, dopo tutto quello che mi hai raccontato? Che riuscirei a calmare questo cuore che galoppa, dopo quello che ci siamo detti, con e senza parole, Bells? Dopo tutte quelle rivelazioni, una domanda tornò ad affacciarsi prepotentemente alla mia mente, domanda che aveva continuato a tormentarmi continuamente negli ultimi sei anni. Esisteva qualcosa capace di eclissare un’anima gemella? Nonostante tutto, la mia risposta era sempre la stessa. No. Non esisteva.
  
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