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Autore: NargilliRosa    28/01/2021    1 recensioni
What if? comedy musical durante il IV anno (alternativo)
“È un incarico molto delicato e importante. Chi di voi se la sente?”
“Ehm, ehm”.
Il Ministro della Magia sorrise. Sì, Dolores Umbridge era proprio la persona adatta per ricoprire quel ruolo.

[Dolastor, Druna, Nensy, accenni Piton/Minerva]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Alastor Moody, Dolores Umbridge, Draco Malfoy, Luna Lovegood, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Luna, Minerva/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Il Ballo si era concluso e questo significava di fatto solamente tornare alla routine di tutti i giorni. Nessuna stupida idea in testa poteva infatti più valere come scusa per non essere attenti alle lezioni (anche se, a dire il vero, adesso sembravano Piton e la McGranitt un po’ distratti), che ripresero con un'intensità quasi doppia per recuperare il tempo perso. E tra le lezioni, ovviamente, non potevano mancare quelle di teatro.

“Molto bene, cari ragazzi e care ragazze” esordì la professoressa Umbridge (stranamente da sola) vedendoli entrare con aria stanca nell'aula, “vi annuncio che ho ricevuto un permesso speciale dal Preside Silente di triplicare le nostre lezioni! Ehm ehm il giorno del debutto si avvicina e voi non mi farete fare nessuna pessima figura!”

I ragazzi trasalirono tutti rumorosamente e si scambiarono occhiate preoccupate. Certo, erano felici di passare più tempo a cantare, ma...

“Triplicare, professoressa?”

Harry, come sempre, decise di parlare per tutti. Senza alzare la mano, con somma irritazione di Dolores.

“Sì, triplicare, Potter. Continui ad avere decisamente troppo spazio, considerato che il tuo personaggio non ha neanche un nome!”

“Mi chiamo Combeferre, professoressa”.

“Sì e quante strofe hai da cantare, Combeferre?” A parlare stavolta era stato Draco, che si era messo a sghignazzare, ben ricordando comunque da studente modello di alzare la mano. “Lo perdoni, professoressa, non ha un ruolo di spicco e probabilmente questo lo annoia. Io, che sono uno dei protagonisti e ho grande dedizione per il teatro, posso essere solo felice di lavorare più ore!”

Luna lo osservò un attimo, poi annuì. “Bravo, Draco! Non basta essere lontani dai Nargilli per riuscire ad avere il successo finale, bisogna anche impegnarsi!”

Draco, che non aveva ben capito il collegamento, si ritrovò comunque a fare un sorrisetto soddisfatto per l'approvazione della ragazza.

“Ehm ehm molto bene, sono contenta di sentire che chi ha un ruolo esistente concorda con me” riprese la Umbridge, mettendo di nuovo in mostra il suo ampissimo finto sorriso. “Allora, oggi direi che è arrivato il momento di provare la canzone finale, il momento più alto di tutto il musical... Qualcuno sa di cosa parlo?”

La mano di Hermione scattò in aria.

“La morte di Jean Valjean davanti a Cosette e Marius. Torna anche il mio personaggio, Fantine, che accoglie Valjean in Paradiso e...”

“Oh, no, no, no, cara. So che lei è una... mezza babbana, ma la versione originale del grande Hugo è un’altra. La canzone finale si chiama Il trionfo della giustizia”.

Stavolta fu la mano di Ginny a scattare in aria.

“Ma, professoressa, neanche tra i maghi esiste una canzone simile!”

“Soltanto perché lei è poco informata, cara, non significa che non sia così. Oserei dire che la scena autentica la conosciamo in pochissimi, ma vi posso assicurare che il romanzo di Hugo – e dunque anche il musical – si sarebbe dovuto concludere con ehm la vittoria di Javert, vero eroe indiscusso, e nella canzone finale appunto ci sono Valjean e Marius che chiedono perdono e finiscono in prigione”. Prese una pausa per allargare perfino di più il suo sorriso. “Proprio un autentico ehm lieto fine, non trovate?”

Passarono alcuni secondi di silenzio attonito, dopodiché alcuni degli attori si ricomposero e borbottarono qualche non molto convinto “sì”. Draco non fu tra questi, per una volta; uno sguardo attento avrebbe invece potuto notare sul suo volto l’indizio di una smorfia prontamente celata. Era deluso, intuì Luna osservandolo, ma non diede troppo peso alla cosa; non aveva mai sentito parlare prima del vero finale di Hugo e questa notizia la incuriosiva molto. Alzò la mano e, incrociato lo sguardo della professoressa, pose la sua domanda.

“Se Valjean e Marius vengono arrestati cosa ne sarà di Cosette, professoressa?”

Dolores tossicchiò. “Domanda interessante, signorina Lovegood, ehm o lo sarebbe se non fosse che di fronte alla straordinaria interpretazione conclusiva di Javert e al simbolico trionfo della giustizia dubito che qualcuno s’interesserà alla fine dell’orfanella. Si arrangerà in qualche modo, immagino, le donne trovano sempre una via” concluse, distogliendo lo sguardo dalla giovane. Batté le mani. “Basta chiacchierare, iniziamo! Diggory, Chang, partiamo dalla vostra scena. Si ricordi, Diggory, Thenardier è un uomo viscido, faccia del suo peggio o dovrò considerare di sostituirla”.

Tutto stava andando bene, persino Silente si era dimostrato stranamente collaborativo nei confronti suoi e del suo progetto; ciononostante, non era tranquilla. L’inspiegabile assenza di Moody dall’aula non aiutava affatto la sua irritazione crescente.

“Canti più forte, signorina, o la gente penserà che stia piangendo piuttosto!”

 

“Sì, è proprio vero, è un’autentica ingiustizia, incredibile”.

“È bello trovare qualcuno che capisce. Non mi spiego proprio come sia potuto succedere, è talmente assurdo che quello stupido calice non abbia scelto me!”

“Hai ragione, RonRon, sono certa che nascondi mille talenti… Vorrei…”

“Si zittisca, Brown, ho già ascoltato fin troppe scemenze”.

Lavanda e Ron impallidirono e si voltarono di scatto: il professor Moody li osservava severo, un occhio per ognuno. Non l’avevano minimamente notato avvicinarsi – perché troppo concentrati l’uno sull’altro, più che per una sua abilità nello scivolare silenzioso, con tutta probabilità. Quanto poteva aver sentito il professore, e perché era lì? Rabbrividirono al pensiero delle conseguenze che ci sarebbero state se le loro brucianti critiche avessero raggiunto le orecchie della Umbridge. “Professore, noi… stavamo solo…”

“So benissimo cosa stavate facendo, Weasley, mi prendi per scemo solo perché mi manca qualche pezzo?”

Ron ammutolì.

“Non lo dica alla Umbridge, la prego!” intervenne Lavanda di getto. Era arrabbiata per non essere stata scelta, certo, non aveva nemmeno ricevuto una vera possibilità, ma sperava ancora di potersi rifare l’anno successivo in fondo.

Alastor roteò l’occhio blu, ma la sua espressione si trasformò presto in un ghigno. “Potrei farlo” replicò divertito, “oppure” riprese tornando a puntare l’occhio magico sulla studentessa, “potremmo parlare insieme di quanto siete delusi per non essere nel musical e quelle stronzate là, per poi trovare un accordo”.

“Che tipo di accordo?” domandò Ron, cauto, ma il cuore aveva iniziato a battere più forte per l’emozione – sincronicamente a quello di Lavanda. Quella poteva essere la loro chance!

Il burbero professore ridacchiò. “Vigilanza costante! Qui potrebbe sentirci chiunque, sciocchi, come io ho sentito voi. Seguitemi, poi parleremo”.

“Perché dovremmo…?” domandò, esitante, Lavanda. Non capiva bene cosa stesse succedendo, sapeva che il vecchio Auror poteva rappresentare un’opportunità per lei – per loro – ma non riusciva a fidarsi del tutto, non senza sapere cosa volesse.

Alastor sbuffò spazientito. “Le cospirazioni non si discutono all’aperto, ragazzina”. Poi, senza un’altra parola, si mise in moto.

Ron e Lavanda si scambiarono un’occhiata stupita, ma fu un attimo; lo seguirono.

 

   
 
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