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Autore: Saryna8000    29/01/2021    4 recensioni
Può un Malfoy seguire soltanto il proprio cuore?
Forse, dopo una vita di scelte dettate da altri, è il momento di voltare pagina e lottare davvero. Quello che non può immaginare Draco è che la sorte non si è dimenticata dei suoi veri sentimenti e gli sta dando una nuova occasione.
Una malattia degenerativa, che mette in pericolo i suoi cari, farà sì che la sua strada si incroci nuovamente con quella di Hermione.
Hermione che 12 anni prima ha scelto improvvisamente di scappare lontano da lui. Riusciranno a mettere da parte tutte le loro incomprensioni e riscoprire il loro amore?
Una Dramione senza alcuna pretesa che crede nell’amore imprevedibile ed infinito, che muta forma ma resta nel tempo.
Questa fan fiction non tiene conto del capitolo “19 anni dopo” del libro “Harry Potter ed i doni della morte”
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Sorpresa!
 
Harry si appoggiò allo stipite della porta della sua camera da letto e si prese qualche minuto per osservare sua moglie seduta alla toletta da trucco.
Ginny indossava una semplice sotto veste di raso color crema, quasi oro e teneva gli occhi chiusi. Serena si stava spazzolando dolcemente i lunghi capelli color fuoco. Nell’aria aleggiava un leggero profumo di vaniglia segno che si era appena spalmata la sua crema per il corpo preferita.
Il salvatore del mondo magico era completamente rapito dalle movenze genuine e inconsapevolmente sensuali della moglie.
Sì perché sua moglie era sexy, decisamente e assolutamente sexy, e lui ne era sempre più ammaliato ed affascinato.
Sorrise continuando a vedere la scena che involontariamente la rossa gli stava offrendo.
I primi mesi di matrimonio non aveva creduto che Ginny tenesse un vero e proprio rituale per coricarsi e che scegliesse accuratamente cosa indossare per la notte, pensava fosse l’enfasi di essere sposi novelli e compiacersi l’un l’altro il più possibile. Invece lei ci teneva, eccome.
Non lo faceva per vanità o frivolezza, non le serviva trucco elaborato o prodotti di cosmesi costosi e ricercati, no lei rivendicava soltanto la sua spiccata e naturale femminilità, celata per anni di vita convissuta con sei fratelli maschi.
Lentamente Harry si slacciò un paio di bottoni della camicia e con passo calmo e sicuro si avvicinò alla moglie.
Aveva finito di spazzolarsi ed aveva inclinato la testa per raccogliere i lunghi capelli in una treccia. Gli occhi ancora chiusi.
Harry le sfiorò la spalla scoperta e le lasciò un lieve bacio sul collo, inspirando il suo profumo.
Ginny sorrise per nulla sorpresa dell’arrivo del marito, lo aveva sentito arrivare da tempo e sapeva perfettamente che la stava osservando.
Senza dire nessuna parola, si voltò verso di lui.
Con lo sguardo pieno d’amore tese una mano verso il volto di lui e lo accarezzò.
Harry si beò di quel tocco e cinse completamente i fianchi della moglie attirandola verso di lui.
Le prese poi il viso tra le mani e contemplò la sua bellezza prima di baciarla con passione.
Fu difficile staccarsi le loro bocche erano fameliche e desiderose ma Harry sentiva il bisogno di scusarsi con la moglie.
“Sono imperdonabile.”
Ginny si portò una ciocca ribelle dietro l’orecchio ed appoggiò la sua fronte a quella del marito.
“Sei Harry James Potter, ligio al dovere, hai fatto tardi già altre volte senza avvisare. Tranquillo, qui abbiamo cenato, finito di fare i compiti, visto un po' di tv spazzatura babbana e poi letto. I ragazzi si sono addormentati poco fa.”
Harry la guardò intensamente.
“Perdonami lo stesso.”
E Ginny capì, con quello sguardo capì perfettamente che il ritardo era causato da qualcosa di grave, che suo marito era preoccupato, che aveva bisogno di lei ma che non le avrebbe detto o spiegato nulla.
Così lo guardò altrettanto intensamente e gli sorrise.
“Ti perdono amore mio, so che avrai avuto sicuramente un buon motivo per fare tardi.”
E Harry capì a sua volta che la moglie gli aveva letto dentro e aveva capito. Ma non aveva rovistato nella sua mente come un Legimentis, semplicemente aveva compreso la sua anima e sapeva perfettamente come stargli accanto.
In quel frangente l’idea di un viaggio insieme lo entusiasmò e per un momento volle dimenticarsi il vero motivo della partenza.
“Grazie…e tal proposito…ho una sorpresa per te!”
Ginny lo guardò incuriosita, il volto felice del marito la contagiò subito.
“Ho fatto una pazzia!”
“Cioè?”
“Ho finalmente accettato di prendermi una settimana dal lavoro per staccare e…ti porto in Australia. Io e te soli! Lunedì partiamo!”
Ginny si tappò la bocca con la mano incredula.
“Cosa? Come? Io e te…e i bambini? Sai che i miei parenti sono tutti da Charlie in Romania…”
“Malfoy!”
“E il mio lavoro?”
“Sbaglio o le Holyhead Harpies disputeranno un’amichevole a Sidney la prossima settimana e presenteranno il nuovo membro della squadra?...E mia moglie è o non è la migliore giornalista sportiva del mondo magico che può accaparrarsi un’intervista in esclusiva?”
Ginny si mise le mani sui fianchi divertita.
“Hai pensato proprio a tutto eh…Ci credo che il cappello parlante faticava a smistarti tra Serpeverde e Grifondoro! In effetti ho delle ferie arretrate anche io e se faccio passare una trasferta come un favore…oh Harry…sarà meraviglioso!”
La rossa buttò le braccia al collo al marito e lo riempì di piccoli baci.
Poi si fece improvvisamente seria.
“E’ davvero così grave questo peso che ti stai portando dentro? Mi fido e non voglio spiegazioni ma…sappi che ci sono.”
Il moro annuì impercettibilmente e le catturò nuovamente le labbra ingordo di lei. Lei che lo conosceva più che bene, lei che era il suo tutto.
Con un gesto fluido sfilò la sua bacchetta dai pantaloni perché ancora una volta quella sera aveva bisogno di insonorizzare e chiudere a chiave la porta ma questa volta per amare ed essere amato.
“Ti amo Ginevra Molly Potter!”
 
Apparentemente quello poteva sembrare un normale e tranquillo lunedì mattina. Ma quando l’elfo domestico si palesò nella sala da pranzo a capo chino, Narcissa Malfoy capì immediatamente che non sarebbe stato così.
“Poppy chiede scusa per il disturbo, Signori. Poppy non desidera disturbare il pasto, Signori…ma Poppy deve annunciare l’arrivo degli ospiti, Signore.”
Scorpius sorrise all’elfo e con la bocca ancora piena di frittella non riuscì a contenere la curiosità.
“Chi è arrivato a quest’ora? Aspettavamo qualcuno mamma?”
“Non che io sappia, tesoro.”
Astoria si scambiò un veloce sguardo interrogativo con la suocera e poi si voltò incuriosita verso il marito che stava tranquillamente sorseggiando il suo caffè mentre leggeva il giornale.
Sentitosi osservato e chiamato in causa, evitando con cura lo sguardo inquisitore delle due donne, Malfoy si voltò verso l’elfo.
“Falli accomodare Poppy, arrivo tra un attimo. Scorpius vieni con me, è una sorpresa per te.”
Il bimbo lasciò immediatamente cadere la forchetta nel piatto e scivolò giù dalla sedia.  Di corsa si avvicinò al padre.
“Per me? Davvero? Chi è? Chi è?”
Draco gli sorrise impercettibilmente e lo ammonì bonariamente.
“Piano piccolo! Se fosse ancora vivo tuo nonno ti avrebbe messo subito in punizione. Lo sai che le posate si adagiano con cura sulla tavola e va chiesto il permesso prima di alzarsi.”
Il piccolo Malfoy abbassò il capo in segno di scuse e Draco gli scompigliò i capelli.
Ci teneva moltissimo all’etichetta ma di certo non avrebbe usato gli stessi metodi del padre per educare il proprio figlio.
“Dai vieni, accogliamo questi misteriosi ospiti. Madre, Astoria vi aspettiamo nel salottino, così potrete salutarli anche voi.”
La moglie annuì mesta e si apprestò a finire il suo thè mentre Narcissa si alzò subito e fece un occhiolino a Scorpius.
“Vai mio caro nipote, corri a vedere chi c’è dietro quella porta. Io sono vecchia ed ho bisogno del braccio di mio figlio per essere scortata.”
Draco allungò l’arto verso la madre e con eleganza entrambi si avviarono lungo il corridoio.
Appena usciti dalla sala da pranzo Narcissa si arrestò un attimo pretendendo l’attenzione del proprio figlio.
“E così ospiteremo i figli di Potter per una settimana, c’è qualcosa che dovrei sapere?”
Draco la guardò per un attimo basito e la donna sbuffò.
“Ho letto la mente di Poppy, la tua è schermata. Perché?”
Il biondo deglutì e riprese a camminare.
“Semplice precauzione nei confronti di Scorpius, non volevo che li percepisse involontariamente. Non vedo l’ora che inizi Hogwarts questo settembre così imparerà a gestire i suoi poteri.”
La madre annuì e lo invitò a continuare.
“Non mi hai risposto però…quindi?”
“Ho detto tutto ad Harry, madre. Ci aiuterà. Tra poco prenderà un passaporta per l’Australia. La moglie crede sia un regalo per lei.”
Narcissa bloccò nuovamente il figlio e lo abbracciò.
“Oh Draco, so quanto ti è costato ma hai fatto bene. Bisogna fare di tutto per un figlio. Io l’ho capito troppo tardi e non ho potuto evitarti del dolore.”
Draco le sorrise sereno.
“Tu mi sei sempre stata affianco, è acqua passata madre.”
Le urla di felicità di Scorpius riportarono entrambi alla realtà.
La donna si ricompose, drizzò le spalle ed entrò nel salotto pronta ad accogliere i Potter.
“Bentrovati miei cari.”
Harry e Ginny la salutarono con calore ed invitarono i loro figli a fare altrettanto.
Anche Astoria li raggiunse poco dopo e corse ad abbracciare l’amica.
“Ma che bella sorpresa!”
Ginny si scostò leggermente da lei e lanciò un’occhiataccia in direzione di Draco.
“Tuo marito non ti ha detto nulla?”
La mora si voltò verso Malfoy che fece spallucce.
“Deve essermi passato di mente. Comunque Potter e la sua signora si sono concessi una settimana di ferie. Albus e Lily resteranno con noi.”
I bambini esultarono ed iniziarono una vera e propria danza della gioia.
Ginny strinse la mano all’amica e si proferì in scuse.
“Mi dispiace, ti sembrerò una sconsiderata! Ho davvero creduto che lo sapessi. Li avrei mandati dai miei ma questo mese sono in Romania da Charlie…e…”
Astoria sorrise alla rossa e la rassicurò prontamente.
“Tranquilla tesoro, sono abituata a mio marito. I bambini sono i benvenuti, godetevi questo viaggio tutto per voi!”
Poi un paio di forti colpi di tosse squassarono il petto di Astoria e la costrinsero a sedersi.
Malfoy si affrettò a soccorrerla con un po’ d’acqua.
La donna bevve un sorso e sorrise serena verso gli altri.
“Sto bene, davvero. Un colpo di freddo e mi è tornata la tosse, avevi ragione Narcissa avrei dovuto evitare il giardinaggio ieri.”
Ginny notò immediatamente della forte tensione nell’aria e la faccia preoccupata del marito, la stessa che aveva percepito l’altra sera.
Il sonoro “Pop” dell’elfo domestico distolse l’attenzione da Astoria.
“Poppy è qui per comunicare che le stanze dei signorini Potter sono pronte, Signori. Poppy vi ha sistemato tutti nello stesso piano del Signorino Scorpius. Poppy è a vostro servizio per accompagnarvi e disfare i bagagli, Signorini.”
Albus si voltò raggiante verso la sorella e poi abbracciò l’amico.
“Fico! Avrò una stanza tutta per me questa settimana!”
Ginny incrociò le braccia al petto e assumendo una posa degna della madre richiamò i figli.
“Mi aspetto che vi comportiate bene! Siate ubbidienti e non combinate guai, intesi?”
Albus e Lily annuirono seguiti da Scorpius che si era sentito parte in causa quanto i suoi amici.
“…E ora venite ad abbracciarci!”
I bambini si rifugiarono tra le braccia dei genitori per poi svincolarsi ed andare a sistemare i bagagli insieme al piccolo Malfoy.
Harry si schiarì la voce e prese la moglie per mano.
“Bene, io e Ginny andiamo. Grazie mille ancora per aver accettato di tenere i bambini. Vi siamo veramente riconoscenti.”
Malfoy alzò il mento in segno di assenso e li accompagnò personalmente verso l’uscita.
“Nessun problema Potter. Buon Viaggio.”
Un ultimo sguardo tra i due uomini: un patto, un’intesa, una promessa.
Appena oltrepassarono i cancelli del Manor, Ginny si rabbuiò, abbassò lo sguardo ed inspirò.
Harry le accarezzò i capelli e le sorrise amorevolmente.
“Si tratta solo di una settimana, tesoro. I bambini staranno benissimo! Qui saranno in vacanza tanto quanto noi! Prendila come una mini prova di quando li avremo tutti ad Hogwarts… A proposito dobbiamo ricordarci di rispondere alla lettera che ha mandato Minerva a Albus. Lo ha invitato ad un weekend di orientamento e conoscenza della scuola…”
Ginny richiamò il marito flebilmente mentre lui continuava a sproloquiare.
“Harry…”
“…devo ammettere che è una buona idea…certo, i nostri figli la conoscono bene e ne hanno sentito ampiamente parlare, ma immagino altri giovani maghi che non l’hanno mai vista e sono indecisi tra Durmstrang o Beauxbatons…”
“Harry!”
Ginny si voltò verso di lui, il volto leggermente arrossato, gli occhi lucidi.
“Harry, si tratta di Astoria vero? Sta così male?”
Harry spalancò gli occhi colpito nel segno e si arrese difronte alla sagacia della moglie.
“Sì. Ma c’è dell’altro e io non posso dirtelo, devi fidarti di me.”
Ginny era seria, conscia che non avrebbe ottenuto risposte, ma c’era ancora una domanda che le premeva fare.
“Capisco, dimmi…questo viaggio c’entra qualcosa oppure…”
Harry annuì.
“In parte, è più complicato di così. Sono veramente in ferie e non sono in servizio…Dovrò assentarmi un giorno al massimo, non di più…”
Ginny iniziò a comporre i pezzi del puzzle.
“Il giorno della partita di Quidditch e della mia intervista esclusiva, immagino…”
Harry sospirò.
“Sei delusa, lo so…Non posso darti spiegazioni e ora questo viaggio sembra solo un ripiego, ma non è così…io…”
“Basta. Ho capito. Sì, sono delusa e tu troverai il modo di farti perdonare, ma se c’è qualcosa che possiamo fare per quella donna, facciamolo. Ti prego soltanto di ricordare che sono stata parte dell’esercito di Silente e che ho combattuto contro i mangiamorte. Se le cose dovessero degenerare in Australia voglio, anzi no, pretendo spiegazioni dato che non sei lì in veste ufficiale ma solo come Harry Potter.”
Il moro sorrise, baciò la moglie ed attivò il passaporta.
“Promesso!”


La bambina si rigirò soddisfatta il disegno tra le mani ed alzò il proprio mento alla ricerca del suo gatto. Era stata proprio brava sembrava tale e quale. “Ma…dove sei finito? Mamma la palla di peli è lì sul divano con te?”
“No tesoro e non chiamarlo così!”
La bimba sbuffò e dondolando iniziò a perlustrare il salotto alla ricerca del felino.
“Ehi tu…cosa ci fai alla finestra…uh…una civetta! Mamma, mamma guarda! Una civetta!”
La donna alzò lo sguardo dal libro che aveva in mano e seguì il punto che le indicava la figlia. 
“Una civetta in pieno giorno a Sidney? Sicura che non sia il solito Barbagianni?”
La bambina sbuffò e si mise le mani sui fianchi.
“Se dico che è una civetta, è una civetta!”
Appollaiata alla finestra, effettivamente c’era un civetta, specie insolita in Australia, che portava una lettera in becco.
“Avevi ragione tesoro.”
“Eh…lo so! Mamma, dove vive di solito questo tipo di volatile?”
La donna si portò un dito sul mento e assottigliò gli occhi, spremendo le proprie meningi.
“La civetta è un animale notturno e vive un po' dappertutto: Asia, America, Europa. Di più in Europa credo…”
“Ed aspettavi posta da così tanto lontano, mamma?”
“Assolutamente no.”
La donna fece per alzarsi e raggiungere il davanzale, ma la figlia l’anticipò.
“La prendo io! La prendo io!”
La madre sorrise ed alzò le mani in segno di resa.
La bambina scrutò la lettera, e l’adagiò sul tavolo prima di sparire in cucina per prendere qualcosa da mangiare per l’animale.
Il pennuto si ristorò e si fece accarezzare poi leggiadro spiccò il volo.
“Mamma è andato già via…che peccato!”
“Dai, non ci pensare e portami la lettera. Ehi…tutto bene?”
La bimba annuì e si avvicinò alla madre.
“Mamma non ho mai visto questo sigillo…e la cosa veramente strana è che questa lettera è indirizzata a me: Eltanin Grenger.”
Hermione si alzò velocemente facendo spaventare anche Grattastinchi e raggiunse la figlia strappandole la lettera dalle mani.
Hogwarts. Una missiva da Hogwarts. Che inaspettata sorpresa.
La riccia deglutì e si sedette pallida in volto sulla sedia più vicina.
Sapeva che prima o poi la professoressa Mcgranitt avrebbe inviato quel messaggio alla figlia ma non credeva così presto.
Ora non avrebbe più potuto procrastinare, presto avrebbe dovuto dare alla sua bambina le giuste spiegazioni e lasciarle fare la propria scelta.
“Mamma che cos’hai?”
Hermione accarezzò la testolina bionda della figlia e le lasciò un dolce bacio sulla fronte.
“Va tutto bene, piccolina mia. Vedi questa è una lettera molto importante. Arriva da Hogwarts ed è indirizzata ai piccoli maghi che hanno compiuto o che compiranno 11 anni questo anno.”
Hermione indicò il simbolo che rappresentava le quattro case magiche e la bimba osservò il tutto affascinata.
“E io 11 anni li ho compiuti questo gennaio! Ma…si tratta di quella Hogwarts? La famosa scuola di Harry Potter, il salvatore del mondo magico? Famosa per la lotta contro Voldemort, di cui posso leggere tutti i libri e testi che voglio ma di cui tu non vuoi parlare mai?”
Hermione accarezzò la busta ed annuì.
La bambina cercò lo sguardo della madre e la fissò con i suoi intensi occhi color ghiaccio.
“Mamma tu hai frequentato quella scuola, vero?”
La riccia guardò profondamente la sua bambina ed annuì ancora una volta incapace di dare fiato alla sua voce.
“Hai combattuto anche tu quella guerra ed è lì che hai conosciuto il mio papà?”
Ecco la perspicacità di sua figlia. Sveglia ed acuta la sua Eltanin.
La riccia non poté che continuare ad annuire e sussurrare un flebile sì.
Poi prese un lungo respiro pronta a parlare ma Eltanin inaspettatamente si alzò e si allontanò da lei.
La riccia abbattuta vide la figlia prendere le distanze, non poteva biasimarla se si sentiva confusa e piena di domande.
Poco prima di sparire dietro la porta della cucina però la bimba fece capolino e con uno sguardo furbo si voltò verso la madre.
“L’ho sempre immaginato sai? Sentivo che prima della mia nascita avevi avuto una vita straordinaria. Dai, vieni mamma, prepariamoci due cioccolate calde! Credo si abbinino perfettamente al racconto che mi farai e all’apertura di questa lettera.”
Hermione sorrise sollevata e benedì la spiccata sensibilità della figlia.Per anni si era preoccupata del suo giudizio rimandando l’inevitabile.
Ora però era tempo di far uscire la grifona che era in lei e tirare fuori tutto il suo coraggio.
   
 
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