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Autore: Kimly    02/02/2021    2 recensioni
Michael Corner, Sophie Fawcett, Padma Patil, Anthony Goldstein e Terry Steeval sono amici, ma stanno crescendo, e i tipici dilemmi di ragazzi e ragazze inizieranno a far capire loro quanto in realtà siano persone diverse.
Se a tutto questo ci aggiungiamo Lisa Turpin, timida e insicura; Calì Patil, l'irrefrenabile sorella di Padma; Roger Davies con le sue battutine irriverenti; Cho Chang con la sua bellezza disarmante e due Serpeverde costretti con la forza, i poveri Corvonero capiranno che nei libri non c'è sempre la risposta a ogni problema.
[Personaggi principali: Michael Corner, S. Fawcett, Anthony Goldstein, Padma Patil, Terry Steeval, Lisa Turpin, Calì Patil, Roger Davies, Cho Chang, Selina Moore, William Harper]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony Goldstein, Cho Chang, Corvonero, Michael Corner, Roger Davies
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 18
 
 
 
Il giorno della Terza Prova tutti gli studenti erano eccitati all’idea di scoprire chi avrebbe vinto il Torneo Tremaghi.
Oltre al torneo, però, gli studenti dovevano studiare per gli esami di fine anno e i ragazzi di Corvonero usarono ogni minuto libero per il ripasso.
Con tutto quello che c’era da fare, il gruppo passava sempre più tempo insieme e a tutti sembrò di essere tornati ai vecchi tempi, quando c'erano solo loro.
Roger si vedeva raramente, impegnato com’era a stare dietro a tutto il ripasso del sesto anno, così come Cho, che quell'anno avrebbe affrontato i G.U.F.O.
«Finalmente ricordo tutti i nomi dei Goblin che combatterono quelle stupide guerre» commentò quella mattina Terry, infilando il libro di Storia della Magia nella borsa. «Sono andato a dormire alle due stanotte!»
«Non starai esagerando? Sono solo esami» disse Anthony, da dietro la Gazzetta del Profeta. 
«Solo esami? Il prossimo sarà l’anno dei G.U.F.O! Quei voti decideranno il nostro futuro. Per sempre!»
Anthony alzò un sopracciglio nella sua direzione, ma decise di non replicare.
«Altri articoli di Rita Skeeter?» domandò Lisa, addentando il suo french toast. 
«Le solite sciocchezze».
«Secondo voi è vero quello che si dice di Hermione Granger?» domandò Sophie, servendosi una seconda porzione di uova. «Ha davvero spezzato il cuore ad Harry Potter?»
«Non credo proprio. Al Ballo del Ceppo quello più interessato a lei sembrava essere Ron, non Harry» rispose Padma, ancora indispettita dal fiasco di quella serata.
«Calì ha sentito dire in giro che Harry aveva chiesto a Cho di andare al ballo con lui» buttò lì Terry e Michael quasi si strozzò con l’acqua.
«C-cosa?»
«Sì, ma lei ovviamente gli ha detto di no. Ha occhi solo per Diggory, ricordi?»
Michael lo riprese con lo sguardo, ma quando notò le occhiatine di Sophie provò a ricomporsi.
«Cosa c’è?»
«Credevo che la cotta per Cho fosse superata».
«Ero solo sorpreso» disse lui, «Tutto qui».
«Adesso che ci penso, Ginny Weasley non aveva una cotta per Harry una volta?» continuò Terry e Lisa quasi scattò sul posto.
«È vero! Al secondo anno gli aveva recapitato uno di quegli strani nanetti di Allock».
Terry rise al ricordo e annuì in direzione di Lisa.
Michael non colse la frecciatina, ma puntò lo sguardo verso Sophie che stava studiando la sua reazione. Le sorrise e Sophie ricambiò subito.
Michael sentì improvvisamente caldo. Da quando la sua migliore amica gli provocava quelle strane sensazioni?
«Sarà meglio andare» disse Padma, dando un’occhiata all’ora. «L’ultima prova sta per iniziare».
Si alzarono dalla tavolata dei Corvonero e s’incamminarono verso il Campo di Quidditch. 
Sophie cercò Roger fra gli studenti del sesto anno, ma non lo vide. Salutò William e Selina, che stavano camminando fra gli altri Serpeverde, e vide Lisa ricambiare il saluto di William con titubanza.
Il gruppo prese posto sulle tribune e Terry allungò il collo il più possibile, nel vano tentativo di capire se avrebbero potuto godersi la prova.
«Non ci credo! Anche questa volta non vedremo nulla» sbuffò, tirando fuori dalle tasche la scorta di dolcetti che si era portato dietro. «Tanto vale aprire i libri per il ripasso».
«Potresti non parlare di studio per almeno due minuti? Siamo Corvonero anche senza avere costantemente il naso sui libri» commentò Lisa, che sembrava aver altro per la testa.
Sophie continuava a cercare Roger tra le tribune e lo individuò dopo pochi secondi, seduto accanto a Cho Chang e a Marietta Edgecombe.
Storse il naso: aveva davvero dei gusti particolari in fatto di amicizie.
«Sophie».
La voce di Michael la riscosse dai suoi pensieri e si ritrovò gli occhi castani del ragazzo che la scrutavano attentamente.
«C-che c’è?» domandò lei, in imbarazzo.
«Ho una proposta da farti».
Anthony, Padma, Lisa e Terry finsero di non ascoltare, ma nessuno di loro intendeva perdersi una parola.
«Anche quest’anno passerò l’estate a Brighton con i miei e anche quest’anno vorrei chiederti di venire con me» disse Michael, facendole il suo più bel sorriso. «Ci sarà anche mio fratello e porterà una ragazza con lui, quindi i miei saranno troppo impegnati con i piccioncini per occuparsi di noi».
Sophie piegò le labbra, provando a trovare una valida scusa per dirgli di no.
«E questa volta non c’è Stebbins a farti una controproposta e potrebbe venire anche tuo padre…»
Michael si stava sul serio impegnando per farla accettare. Sembrava davvero aver pensato a tutto e Sophie non poteva non essere felice nel sapere che, nonostante tutto quello che avessero passato quell’anno, la loro amicizia risultasse essere ancora così forte.
Non importava quante Ginny Weasley Micheal avesse conosciuto.
Non importava quanto tempo Sophie avesse trascorso lontano da lui.
Il loro rapporto era troppo solido per potersi logorare così.
Sophie ricambiò lo sguardo speranzoso del ragazzo e sorrise.
Forse William aveva ragione. Forse, era davvero guarita.
La prospettiva di trascorrere l’intera estate con Michael non le faceva più così paura.
«Va bene, Mike. Ne parlo con mio padre e poi ti faccio sapere».
«Veramente ho scritto a tuo padre tre giorni fa e lui mi aveva detto che non ci sarebbero stati problemi» le disse, palesando la sua felicità con gli occhi. «Quindi è ufficiale: passeremo l’estate insieme».
«Perfetto».
«Perfetto».
Michael le prese una mano e non la lasciò andare per tutta la durata della Terza Prova.
Gli spettatori iniziavano ad essere annoiati: non potevano vedere nulla e il risultato sul vincitore era sempre più incerto.
«E voi come passerete l’estate?» domandò Terry, più per noia che per curiosità, sfogliando distrattamente i suoi appunti di Trasfigurazione.
«Dai miei nonni, come ogni anno». Lisa fu la prima a rispondere, gli occhi puntati sull’enorme labirinto che occupava il Campo di Quidditch. «Ma potremmo vederci tutti insieme qualche volta».
«Affare fatto» disse Terry, allungandole un dolcetto che Lisa accettò con un sorriso.
Terry era una delle poche persone che riusciva a tirarla su di morale senza dirle una parola.
«Calì ed io andremo in India per qualche settimana» disse Padma, come se nulla fosse.
Gli amici la guardarono fra il confuso e lo spaventato e lei si affrettò a spiegare.
«Non andiamo a cercare marito, ma solo a trovare la nostra famiglia. Alcuni di loro vivono ancora lì».
«La prossima volta, di’ questa frase per prima» disse Terry, il volto paonazzo. «Stavo per rimanerci secco».
«Sempre il solito esagerato» commentò Lisa, ridendo di fronte all’espressione sollevata dell’amico.
«Allora le cose con Calì sono proprio serie, eh» se ne uscì Anthony, rimasto in silenzio fino a quel momento, rivolto più a Padma che a Terry.
«Direi di sì».
«E pensate di parlarne con i genitori di Calì?»
«Ant» lo richiamò Padma, non capendo dove volesse andare a parare.
«Non ne abbiamo mai discusso, a essere sincero». Terry sembrò rifletterci su. «Però, in effetti, non sarebbe così sbagliato parlarne con loro. Così non dovremmo più nasconderci».
«Non ti pare un po’ presto?» domandò Padma, lanciando un’occhiataccia ad Anthony, che quasi sorrideva nella sua direzione. «Non state insieme da molto».
«In realtà, se iniziamo a contare dalla fine dell’anno scorso e se consideriamo la nostra giovane età…»
«Ant, potresti non metterti in mezzo a questa cosa?» lo interruppe Padma, arrabbiata.
«Io ho solo fatto una domanda, sei tu che ti stai mettendo in mezzo» replicò lui velocemente. «Dopotutto, la questione riguarda esclusivamente Terry e Calì».
Padma si zittì, ma il broncio rimase sul suo viso e Sophie e Michael si scambiarono degli sguardi confusi.
Comprendere cosa passasse per la testa di Anthony era già difficile normalmente, ma nell’ultimo periodo era quasi diventato impossibile.
Terry e Padma erano quelli più legati a lui, ma il primo sembrava non essersi accorto nulla, mentre la seconda faceva di tutto pur di evitarlo.
Nessuno disse più nulla, mentre il vociare delle tribune si faceva sempre più insistente. C’era chi scommetteva sul vincitore, chi sonnecchiava in attesa della fine della prova e chi chiacchierava del più e del meno.
Terry, Lisa e Padma decisero di ripassare qualche materia in vista degli esami, mentre Anthony appoggiò la testa sulla sua borsa e si mise a dormire.
Michael e Sophie erano intenti a giocare a carte, quando un rumore improvviso li fece sobbalzare di paura.
«Ma che…?»
«È finita?» domandò Terry, chiudendo con un colpo secco il suo libro. «Chi ha vinto?»
«Harry?» azzardò Lisa, provando a scorgere il volto del vincitore fra la folla che si era alzata per fare lo stesso.
«Krum?»
Anthony aprì gli occhi e si alzò subito in piedi per capire cosa stesse succedendo. Pochi secondo dopo, i suoi amici lo imitarono.
«Diggory è morto!»
Sophie credette di aver sentito male e si voltò verso Michael per avere conferma di quelle parole.
Il ragazzo era impallidito, gli occhi sgranati di chi aveva paura di conoscere la verità.
«Non può essere» commentò Lisa, saltando giù dalle tribune e iniziando a farsi largo fra la folla. Anthony le andò dietro, mentre gli altri non ebbero il coraggio di fare lo stesso.
Tornarono dopo pochi secondi, Lisa era in lacrime e corse fra le braccia di Padma, che alzò gli occhi verso Anthony.
«È morto» confermò lui, stringendo le labbra.
Sophie si voltò in automatico verso i Tassorosso, alla ricerca di Michael Stebbins, sperando di non scorgerlo fra la folla. Non era giusto che vedesse il corpo di quello che era stato il suo migliore amico.
Contro ogni speranza della ragazza, Stebbins era lì. E come poteva non essere presente? Era impossibile che si fosse perso un avvenimento così importante per Cedric Diggory, da sempre il favorito alla vittoria del Torneo Tremaghi.
Dopo alcuni minuti di confusione, lo vide correre giù dalle tribune e spingere gli altri studenti per arrivare a Cedric.
«Tutti gli studenti tornino ai propri dormitori!» 
La voce imperiosa del professor Silente non scalfì Sophie, troppo concentrata a preoccuparsi per Stebbins.
«Corvonero! Per di qua!»
I Prefetti e i Caposcuola iniziarono a radunare gli studenti per farli tornare verso il Castello, ma c’erano troppe persone per impedire il disordine.
«Ragazzi, andiamo via» pregò Terry, la nota di paura impressa nella voce.
«Coraggio, andiamo» lo sostenne Padma, che teneva ancora stretta a sé Lisa.
La folla si diradò un poco e Sophie riuscì a scorgere il corpo di Cedric Diggory steso a terra. Un brivido le percorse la schiena e fece per muoversi verso Stebbins, per stargli vicino.
Una mano la bloccò per il braccio e lei sembrò quasi risvegliarsi da quello strano torpore che l'aveva colta.
«Sophie, torniamo alla Torre».
La voce di Roger era diversa dal solito: era dolce, rassicurante… Così lontana dal suo solito tono canzonatorio.
«Mike» disse Roger, chiamando l’amico, che era immobile accanto a Sophie, anche lui senza parole. «Andiamo».
Michael annuì meccanicamente, allungando una mano verso Sophie, che lei prese senza neanche pensarci.
Roger passò lo sguardo dall’uno all’altra, poi si avvicinò a Lisa, ancora in lacrime, e le passò un braccio attorno alle spalle.
Tutti e sette camminarono in silenzio verso il Castello, lasciandosi alle spalle il corpo di Cedric Diggory.
Quando entrarono nella Torre dei Corvonero, gli studenti erano in subbuglio. 
«È tutta colpa di Silente!» stava dicendo Marietta Edgecombe, furiosa. «Non avrebbe dovuto accettare di ospitare il Torneo Tremaghi. È sempre stato pericoloso».
«Ogni Campione era a conoscenza della possibilità di morire» stava ribattendo Eddie Carmichael, chiaramente in disaccordo con l’amica.
Gli studenti più piccoli, impauriti, erano raccolti fra di loro e mormoravano frasi sconnesse.
Qualcuno più grande giurò di aver sentito il nome di Colui Che Non Deve Essere Nominato e Terry per poco non svenne.
«Ognuno nel proprio dormitorio» disse uno dei Prefetti, stanco di dover sentire quei discorsi. «Adesso».
Sophie, Padma e Lisa si allontanarono da Anthony, Terry e Michael e salirono nel loro dormitorio. I ragazzi fecero lo stesso e, finalmente, nella Sala Comune tornò il silenzio.
 
 
 
Era scattato il coprifuoco da un po’, quando Roger decise di scendere dal proprio dormitorio e sedersi su uno dei divani della Sala Comune.
I Corvonero avevano mangiato nella Torre e, terminata la cena, erano stati rispediti nelle loro stanze.
I Prefetti erano stati categorici, ma da pochi minuti erano scattati i turni di ronda e la Sala Comune era finalmente vuota e senza alcun tipo di controllo.
«Mi chiedevo quando saresti arrivato».
Una voce femminile lo fece quasi scattare in piedi, ma poi riconobbe la sagoma dei folti ricci di Marietta e fece un sorriso che, complice il buio, l’amica non poté vedere.
«Da quanto sei qui, Mary?»
«Da almeno un’ora» dichiarò lei e Roger udì benissimo la soddisfazione nella sua voce. «Non è difficile fingere di stare male per ottenere quello che si vuole».
«E tu sei sempre stata bravissima ad ottenere quello che volevi».
«Mh» disse lei, alzandosi dalla poltrona e avvicinandosi a lui. «Non proprio tutto».
Si sedette accanto all’amico e sbuffò profondamente.
«È strano, vero? Che non sia ancora tornata».
«Già».
Quando era scoppiato il caos al Campo di Quidditch, Roger non aveva fatto in tempo a fermare Cho, che si era lanciata verso coloro che avevano gridato la fine di Cedric Diggory.
Aveva avuto giusto il tempo di vederla crollare a terra, come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili, prima di scorgere il Professor Vitious e la Professoressa Sprite aiutarla a tirarsi su e allontanarla dal corpo del giovane.
A nulla erano valse le proteste di Roger, né le suppliche di Marietta di poter accompagnare Cho e starle accanto in un momento difficile come quello.
Roger aveva provato a capire dove potessero averla portata, se in Infermeria o nello studio del Professor Vitious, ma era impossibile fare supposizioni. Quello che era certo, era che Cho non fosse ancora tornata da loro.
«Cosa potremmo mai dirle?» domandò lui, dubbioso. «Ci hai pensato?»
Marietta scosse la testa, i ricci che ballavano anche nell’oscurità.
«Non potrei dirle nulla per farla stare meglio. Non so neanche cosa possa provare in un momento del genere».
Roger si stupì di quanto Marietta potesse essere diversa quando l’argomento di conversazione era Cho. Per quanto fosse pettegola e, a volte, anche cattiva, Cho tirava fuori il lato migliore di lei.
«Posso?» 
Roger e Marietta si voltarono verso Sophie Fawcett, che sembrava arrivata lì quasi per caso.
«Che ci fai qui?» domandò Roger, scioccato dal vederla di fronte a lui.
«Non riuscivo a dormire» disse solo e si sedette su una poltrona, poco lontano da loro. «Fate come se non ci fossi».
«Magari potessimo» commentò Marietta, ma era troppo preoccupata per risultare davvero minacciosa. 
Roger non si stupì quando vide scendere dai loro dormitori anche Padma, Lisa, Anthony, Terry e Michael. Era quasi come se, quei sei, sentissero l’uno la presenza dell’altro.
«Abbiamo tutto il quarto anno al completo?» ironizzò Marietta, ma il tono continuava ad essere diverso dal solito.
«Cho?» domandò subito Michael.
«Non sappiamo ancora niente».
«Pensi che l’abbiano fatta tornare a casa?» chiese Lisa, sedendosi accanto a lui. 
«E farle saltare i G.U.F.O?»
«Oh, Terry, credo che sostenere gli esami sia l’ultimo dei suoi pensieri» disse Sophie e Michael le si avvicinò per metterle una coperta sulle spalle.
Nel sentire il gruppo di Michael scambiarsi opinioni, Roger si rese conto di cosa volesse davvero dire avere il sostegno degli amici.
Era assurdo pensare che gli unici a preoccuparsi per Cho fossero solo lui e Marietta, mentre il resto della corte, che aveva sempre vissuto di luce riflessa, se ne stava tranquillamente a dormire.
Passarono quelle che sembrarono ore e, piano piano, ad uno ad uno i ragazzi caddero addormentati.
Marietta, Lisa e Padma si divisero il divano più grande, mentre Terry, Anthony e Michael presero posto sulle poltrone.
Sophie e Roger, seduti per terra, non riuscivano ancora a dormire.
«Non so proprio cosa fare» sussurrò Roger, consapevole che, ancora una volta, non sarebbe stato all’altezza dell’amicizia di Cho. «Lei mi è sempre stata d’aiuto e io…»
«In una situazione così, non è facile sapere come comportarsi».
Roger si strinse nelle spalle e Sophie gli prese una mano.
«Credo che la cosa migliore che tu possa fare sia starle vicino il più possibile».
«Non posso ancora credere che sia morto» disse Roger, abbassando lo sguardo. «Non sai quante volte ho sperato di disarcionarlo dalla scopa, e solo perché piaceva a Cho. Mi sembra tutto così stupido ora».
Sophie gli fece un sorriso tenero e si avvicinò per abbracciarlo.
Quando sentirono qualcuno entrare nella Sala Comune, si separarono velocemente, temendo l’arrivo di uno dei Prefetti. Sarebbero stati guai grossi, se li avessero beccati alzati a quell'ora.
«Cho» sussurrò Roger, riconoscendo la sua figura.
«C-che ci fate tutti qui?»
Roger si alzò da terra e la raggiunse.
«Eravamo preoccupati».
«S-s-sto b-benissimo».
Cho tremava, impossibile capire se fosse per il freddo o per altro.
Sophie gli allungò una coperta e Roger la prese per coprire Cho, che sembrava quasi distante. Con la testa, era sicuramente da un’altra parte.
«Usciamo un attimo» propose Roger, accompagnandola fuori dalla Sala Comune.
«Dov’eri?» domandò il ragazzo, una volta uscito dalla Torre.
Il corridoio era immerso nell’oscurità, ma Cho era così vicina che era impossibile non notare il dolore sul suo viso.
«E-ero con il professor Vitious. M-mi ha dato qualcosa per farmi calmare, ma poi mi ha consigliato di tornare nella S-sala Comune».
«Ma tu non sei tornata».
Cho abbassò lo sguardo, incrociando le braccia al petto.
«Ero in Biblioteca. M-mi serviva del materiale».
«Per?»
«Ho i G.U.F.O, l’hai dimenticato?»
Roger non rispose e Cho azzardò un’occhiatina verso di lui.
«Non mentire con me. Cosa stavi cercando?»
«Cedric non meritava di morire. Lo sai anche tu».
«Non esiste un modo per farlo tornare» disse Roger, capendo l’intenzione della ragazza. «Mi dispiace, Cho, ma Cedric è…»
«No», lo bloccò lei, «Non dirlo».
«Anche se non lo dicessi, non cambierebbe nulla».
Cho trattenne le lacrime, ma la voce spezzata colpì Roger dritto al petto.
«Dopo aver capito che non c’era un modo per farlo tornare, ho sperato di vederlo comparire fra i fantasmi della scuola».
«Cho…»
«Lui non voleva morire» continuò lei, cercando di non piangere. «Aveva dei progetti, dei sogni… Non può non aver desiderato di tornare».
Roger non sapeva cosa dirle per farla sentire meglio.
«Non può avermi lasciata qui da sola» terminò Cho, non riuscendo a trattenere oltre le lacrime. «Cedric non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere».
Roger le si avvicinò per stringerla a sé e Cho si appoggiò a lui, per piangere disperata.
«Devo fare in modo di accedere al Reparto Proibito della Biblioteca» mormorò Cho fra le lacrime. «Lì troverò sicuramente un modo per farlo tornare».
«Non credo che lui vorrebbe che lo facessi».
Cho lo spinse via, di colpo arrabbiata.
«Lui avrebbe voluto vivere. E non m’interessa sacrificare i miei principi morali, se questo vuol dire rivederlo!»
Roger fece per replicare, ma Michael, che evidentemente aveva ascoltato tutto, si avvicinò alla ragazza.
«Cedric non approverebbe che tu sacrificassi te stessa per lui».
Cho guardò Michael, quasi come se lo vedesse per la prima volta, e poi tornò a fissare Roger. Scosse la testa, incapace di voler ammettere che entrambi i suoi amici avessero ragione.
«E allora cosa? Mi arrenderò all’evidenza che non tornerà più?»
«Sei stata una persona importante per lui» spiegò Michael, avvicinandosi ancora. «E credo che tu sia una delle poche persone a conoscere ogni cosa di Cedric Diggory. Fa’ in modo che le persone lo ricordino. D’ora in poi, metti un pezzetto di Cedric in ogni cosa che farai. Il suo essere sempre gentile, il suo essere un amico fidato, il suo essere coraggioso…»
Cho non sembrava convinta, ma sembrava seguire il discorso del ragazzo con interesse.
Michael annullò la minima distanza fra di loro per abbracciarla e lei ricambiò lentamente.
Roger sorrise nel vederli così uniti e, una volta terminato l’abbraccio, tutti e tre tornarono nella Torre dei Corvonero.
 
 
 
Gli esami passarono in fretta e Silente pregò tutti gli studenti di lasciare in pace Harry Potter, l’unico presente alla morte di Cedric Diggory e l’unico che fosse a conoscenza di cosa fosse realmente accaduto.
Gli studenti, però, iniziarono a fare congetture, a mormorare fra di loro e a tenere d’occhio Harry in giro per i corridoi della scuola.
Michael, Padma, Sophie, Terry, Anthony e Lisa non vedevano l’ora di tornarsene a casa, stanchi com’erano di tutta quella situazione. Il lutto che era sceso sul Castello li stava annichilendo sempre di più.
«Non ci sarà mai un anno tranquillo in questa scuola» disse Terry quella mattina, mentre camminavano lungo un corridoio del terzo piano.
Erano appena usciti dalla Biblioteca e nessuno aveva voglia di tornare sull’argomento “Torneo Tremaghi”. Era incredibile che, qualche mese prima, l’eccitazione di quella novità quasi non li avesse fatti dormire, mentre adesso si ritrovavano a contare i giorni che li separavano dal loro ritorno a casa.
«Forse è un pensiero stupido, ma a volte penso a cosa sarebbe successo, se la Linea dell’Età non avesse fatto il suo dovere» disse Michael, lanciando un’occhiata carica di significato a Sophie. 
«Più che un pensiero stupido, è un pensiero lugubre» commentò Padma, scacciando dalla testa quell’idea.
«Conoscevo bene i rischi del torneo, Mike» disse Sophie. «Te l’avevo già detto che non avevo paura, no?»
Sophie cercò di dimostrare di essere coraggiosa, ma in cuor suo sapeva che, all’inizio dell’anno, non aveva minimamente preso in considerazione l'idea di poter essere scelta o, peggio, di morire.
Era sempre stata convinta che Silente avrebbe evitato qualsiasi reale pericolo, ma si era sbagliata di grosso. Anche uno come Silente poteva commettere degli errori.
«Sei troppo avventata» continuò Michael, non volendo cedere. «Vorrei solo che, ogni tanto, riflettessi un po’ di più sulle cose».
«D’accordo, terrò conto della tua opinione».
Salirono per le scale, che presero a muoversi all’improvviso. Quando si fermarono, videro Roger Davies di fronte a loro.
«Roger» disse Sophie, sorpresa di vederlo da solo.
Il ragazzo aveva seguito il consiglio di Sophie di stare il più vicino possibile a Cho, che, improvvisamente, si era ritrovata da sola.
Marietta era stata l’unica, assieme a Roger, ad esserle rimasta accanto. Michael e Sophie avevano sentito Nanette e Isobel lamentarsi di quanto Cho fosse diventata apatica e costantemente triste, ben diversa dalla sempre sorridente e popolare Cho di una volta.
Sophie aveva iniziato a dispiacersi per lei. Dopo tutto quello che aveva passato, non meritava di essere abbandonata anche dagli amici.
«Cercavo proprio te, Sophie».
Michael provò a contenere il moto di gelosia.
«Per dirmi?»
«Hai parlato con Stebbins?»
Sophie non si stupì della domanda. Roger gliel’aveva chiesto spesso nell’ultimo periodo.
«No».
«Perché no?» si mise in mezzo Padma, provando a capire l’amica. «Avrà bisogno di conforto dopo quello che è successo».
«Stebbins ed io non siamo poi così amici» chiarì Sophie, stringendosi nelle spalle. «Credo che nessuno gli possa dare conforto, men che meno io».
Roger la fissò attentamente, prima di replicare.
«Di cos’hai paura, Sophie?»
«Di nulla» soffiò lei in risposta. «Come credi che potrei aiutarlo? Il suo migliore amico è morto!»
Padma e Terry le fecero segno di abbassare la voce, perché qualche studente aveva iniziato ad ascoltarli.
«Tu ci hai parlato?» domandò Michael a Roger, non nascondendo la confusione.
«Sì», ammise lui. «Lo so che non ci siamo mai sopportati, ma volevo comunque fargli le mie condoglianze. Gli ho persino proposto di prendermi a pugni, se l’avesse fatto sentire meglio».
«E?» domandò Terry, cercando qualche traccia di lotta sul suo viso.
«Non ha accettato, ovviamente».
Terry sembrava quasi dispiaciuto della cosa. Una rissa sarebbe stato un argomento migliore del torneo e della morte di Diggory.
«Tu lo conosci» continuò Roger, guardando Sophie. «Siete stati insieme e, per quanto tu possa negarlo, sei sua amica. Credo che se lo aspetti da te».
Sophie fece segno di no con la testa.
«Non saprei cosa dirgli».
«Stagli vicino» disse Roger, ripetendo il consiglio che lei aveva dato a lui.
«N-non ce la faccio» ammise lei, facendo dietrofront. «Per favore, non me lo chiedere più».
E corse via, per evitare che Roger cercasse di convincerla ancora.
«Ma che le prende?» domandò proprio lui, rivolto più che altro a Michael.
«I lutti non sono facili per Sophie, da quando sua madre è mancata».
Padma e Anthony si scambiarono un’occhiata, entrambi dispiaciuti di sentire quelle parole.
«Quando è successo, è stato davvero difficile per me starle vicino» proseguì Michael, tentando di far capire i sentimenti di Sophie. «Non è voluta neanche andare al funerale ed è da poco tempo che ha iniziato ad andare al cimitero a trovarla».
Roger si passò una mano fra i capelli, buttando fuori l’aria. Se avesse saputo quanto fosse complicato per Sophie affrontare una perdita, forse non avrebbe insistito così.
«Come sta Stebbins?» domandò Lisa, cercando di cambiare argomento.
«Uno schifo, com’era prevedibile. Ha ricevuto un permesso speciale per assistere al funerale di Diggory. Partirà stasera, insieme ad altri amici di Cedric».
«Anche Cho ha ottenuto un permesso?» chiese Michael.
«Sì, ma ha deciso di non andare».
«Uh, lei e Sophie sono più simili di quanto non credano» commentò Terry, facendo un mezzo sorriso. «Hai provato a convincerla?»
«Ho provato a parlarci, ma alla fine la scelta sta a lei».
«Se non se la sente, è giusto che rimanga qui» disse Padma, seria. «Hai fatto tutto il possibile, Roger».
«Già, ma non è stato abbastanza».
 
 
 
Più tardi, dopo cena, Sophie si arrovellava davanti al caminetto spento della Sala Comune.
Michael le aveva detto che Stebbins sarebbe partito di lì a poco e lei non sapeva bene cosa fare. Voleva davvero andare a salutarlo, ma non poteva pensare al fatto che non avrebbe visto il suo solito sorriso sul volto. L’aveva osservato al tavolo dei Tassorosso, durante i pasti, e aveva letto nei suoi occhi una profonda tristezza.
Il gruppo di Cedric Diggory si era chiuso in un lungo silenzio e Sophie aveva paura di avvicinarsi a loro, spezzando quella bolla sicura in cui si erano riparati.
Cho entrò in quel momento nella Torre e, non appena la vide, le fece un breve cenno di saluto, prima di andare a sedersi dall’altra parte della sala. Quasi senza accorgersene, Sophie le si avvicinò.
«Ciao».
Cho alzò lo sguardo verso di lei.
«Ciao».
«Ci stai ancora pensando, vero?»
«A-a chi ti riferisci?» mormorò Cho, la voce incrinata.
Sophie si rese conto dell’errore e si affrettò a spiegare.
«Stai ancora pensando se andare o meno con i Tassorosso?»
Non c’era bisogno di ulteriori spiegazioni, perché Cho comprese bene il senso di quelle parole. Annuì impercettibilmente e Sophie provò a farle un sorriso.
«Dovresti andarci».
«No, non credo».
«Certo che sì».
Cho distolse lo sguardo da lei, il volto rigato di nuovo dalle lacrime.
«Se ci andassi, sarebbe come ammettere che non c’è più» spiegò lei, torturandosi le mani. «Come ammettere che è effettivamente morto».
Sophie si morse le labbra, il solito tic che non era ancora riuscita a togliersi.
«So quanto sia difficile realizzare che le persone che amiamo non ci siano più».
Cho si voltò a guardarla, in confusione.
«Ho perso mia madre da bambina» ammise Sophie ed ogni volta era sempre faticoso dirlo ad alta voce. «E per il dolore ho deciso di non essere presente al suo funerale. Non c’è un solo giorno in cui non rimpianga di non averla potuta vedere un’ultima volta».
Cho si asciugò le lacrime con le mani.
«Mi dispiace per la tua perdita».
«E a me dispiace per la tua» ammise Sophie con sincerità. «Ma tu sei ancora in tempo, Cho. Gli altri non sono ancora partiti».
«Gli amici di Cedric non mi hanno mai davvero apprezzato. Non credo che mi vorrebbero al suo funerale».
«Penso che vederti lì sia l’ultimo dei loro problemi» disse Sophie, sperando di non offenderla. «E poi i suoi amici amavano Cedric e sanno che lui ti avrebbe voluto presente».
Cho annuì tra le lacrime e si alzò in piedi.
«Tu hai parlato con Stebbins?»
«Non ho avuto il coraggio» dichiarò Sophie, tentando un sorriso. «Mi sa che non avrei mai potuto essere una Grifondoro».
Cho fece una risatina e Sophie continuò.
«Ma gli ho scritto una lettera e vorrei che tu gliela dessi».
«Ah, no, Sophie, sarai tu stessa a farlo».
«Ma…»
«Niente “ma”» la frenò lei, prendendole una mano. Stranamente Sophie non la ritrasse. «Andiamo insieme verso la Sala Comune dei Tassorosso. Non temere, ci sarò io con te».
Sophie si lasciò convincere e insieme scesero verso le cucine.
Era la prima volta che Sophie scopriva dove fosse collocata la Sala Comune dei Tassorosso. Una posizione totalmente opposta a quella dei Corvonero.
«Beh, di certo ai Tassorosso il cibo non manca mai» buttò lì Sophie, a mò di battuta.
Cho fece un piccolo sorriso, ma era visibilmente agitata. Aveva davvero timore del confronto con gli amici di Cedric.
La ragazza condusse Sophie di fronte a delle botti impilate e prese a contare.
«Cosa stai fac…»
«Shh!»
Sophie vide Cho dare dei colpetti sul coperchio della seconda botte, impilata a metà della seconda fila, partendo dal basso.
La sentì canticchiare il nome di Tosca Tassorosso e, appena terminò, il coperchio della botte rovesciò di lato.
Sophie sbirciò dentro e vide quello che doveva essere l’ingresso della Sala Comune dei Tassorosso.
«Ingegnoso» ammise lei, «Ma abbastanza scomodo, no?»
«È l’unica Casa che ha un sistema contro gli intrusi, per questo ti ho dovuta zittire».
«Non ti preoccupare».
«È meglio che entri io da sola» disse Cho, iniziando ad infilarsi nell’apertura. «I Tassorosso sono accoglienti, ma è meglio che non sappiano che alcuni di noi conoscono l’entrata della loro Sala Comune. Chiamo Stebbins e lo faccio uscire».
«D’accordo, vi aspetto qui».
Sophie attese pochi minuti, prima di vedere Cho e Stebbins uscire dal passaggio. Cho fece più fatica di lui, che la aiutò a saltare giù dalle botti.
«Ora capisco perché siete più atletici di tanti studenti» ironizzò Sophie, ma Stebbins sorrise appena.
«Sei venuta».
«Sì», disse Sophie, abbassando gli occhi. «Mi dispiace di averci messo tanto».
«E tu hai cambiato idea» continuò lui, rivolto a Cho, che annuì.
«Spero che per te non sia un problema».
«Non è il mio funerale» commentò Stebbins, facendo spallucce.
L’apatia della sua voce colpì le due ragazze, che si scambiarono un’occhiata.
«C’è dell’altro?» domandò lui, guardando Sophie con aria di sfida. «Aspetta, indovino. Vuoi dirmi che sei dispiaciuta per me, che vorresti aiutarmi in un momento così difficile e che, pur non potendo sapere cosa io stia provando, lo puoi immaginare e mi sei vicina».
Sophie conosceva bene la rabbia che nasceva dal dolore di aver perso qualcuno, per cui non se la prese con il ragazzo. Lei aveva detto cose ben peggiori a chi le era stato accanto dopo la morte di sua madre: suo padre, la sua famiglia e soprattutto Michael avevano dovuto subire tutta la sua ira e la sua frustrazione.
Lo abbracciò di slancio, cogliendolo di sorpresa, tanto che Stebbins indietreggiò di qualche passo.
«Sophie…»
«Hai tutto il diritto di essere arrabbiato, Michael» gli sussurrò teneramente, stringendolo forte. «Urla, piangi, sfogati, fai quello che serve per tirare fuori tutto ciò che senti. È il solo modo di accogliere il dolore e accettare la morte di una persona amata».
Stebbins rimase paralizzato nel sentire quelle parole, ma non riuscì a ricambiare appieno l’abbraccio. Accettare il fatto di essere consolato da qualcuno, voleva dire ammettere di aver bisogno di aiuto. E lui doveva essere forte. 
Per Cedric e per i suoi amici.
«Tieni» disse Sophie, porgendogli la lettera che gli aveva scritto. «Puoi farci quello che vuoi, non sei obbligato a leggerla. Sappi solo che le parole che ho scritto, le penso davvero».
Michael la prese senza fare storie, spostando il peso del corpo da un piede all’altro, indeciso su cosa dire.
Sophie, allora, si avvicinò per abbracciare anche Cho che, dopo i primi secondi di confusione, ricambiò la stretta.
«Sii forte, Cho» le mormorò all’orecchio e la ragazza annuì, sperando che Sophie se ne fosse accorta.
«Devo ancora finire di preparare il baule, quindi sarà meglio che vada» disse Stebbins, in evidente disagio in quella situazione. «La Sala Comune dei Tassorosso è aperta a tutti, Cho, per cui entra pure e fai come se fossi a casa tua».
Cho gli fece un bel sorriso ed entrò per prima nel passaggio. Michael si voltò un’ultima volta verso Sophie, appoggiò un dito sulla tempia e lo alzò nella sua direzione, a mò di saluto.
Sophie fece una risatina, prima di vederlo scomparire nel buco dell’entrata.
 
 
 
L’ultimo giorno ad Hogwarts finalmente arrivò e tutti erano ben felici di poter lasciarsi quell’anno alle spalle.
Padma, quel pomeriggio, si attardò più del dovuto nella Sala Comune, ben sapendo di trovare Anthony ancora nel suo dormitorio. Aveva sentito Terry lamentarsi del fatto che lo stesse aspettando da troppo tempo.
Così, Padma aveva rassicurato Terry, dicendogli che sarebbe stata lei ad attendere l’amico, in modo che il ragazzo potesse raggiungere Calì e godersi gli ultimi momenti insieme.
Entrò silenziosamente nel dormitorio e vide Anthony intento a controllare sotto i letti e dietro i comodini.
«Hai perso qualcosa?»
Anthony le diede una rapida occhiata e le fece il suo solito sorrisino.
«E tu hai perso la strada?»
«No, ho solo preso il posto di Terry. Si era stancato di aspettarti».
«Che bell’ingrato» commentò Anthony, andando verso il bagno. «Ogni anno Terry dimentica qualcosa e, puntualmente, ogni volta passa l’intera estate a scrivermi lettere su lettere per chiedermi che fine abbia fatto la sua spazzola, o il suo libro di Pozioni, o la sua sciarpa…»
«Così hai preso il vizio di controllare bene prima di partire» concluse lei, sorridendo di quella premura da parte di Anthony. «Ti comporti proprio da fratello maggiore, a volte».
«Non che mi piaccia» disse lui, uscendo dal bagno e guardandola. «Va’ pure, ho quasi finito».
«In realtà, volevo parlarti».
Anthony si fermò di fronte a lei e sospirò.
«Allora, su, dimmi».
Padma prese tempo e lui se ne accorse.
«È così grave?»
«Dipende» ammise lei, impacciata. «Vedi, non sono stata molto onesta con gli altri. Non è vero che il viaggio in India sarà solo un viaggio per rivedere i miei parenti».
Anthony non le tolse gli occhi di dosso e Padma si intimidì.
«Continua».
«Kiran vuole presentarmi la sua famiglia».
«E tu gli presenterai la tua?»
«Beh, sarà lì» rispose lei. «Sarebbe maleducato non presentarlo».
«Uh». Anthony si schiarì la gola. «Non ti sembra un po’ prematuro? Voglio dire, vi vedete da poco e tu hai solo quattordici anni».
«Non ci sposeremo subito. Credo che voglia un fidanzamento lungo, nell’attesa che io concluda i miei studi» spiegò Padma, evitando di incrociare il suo sguardo. «Poi, credo che mi trasferirò in Francia, perché lui inizierà a lavorare dal prossimo anno e sarebbe più sensato che fossi io a spostarmi. Troverò lavoro lì, anche se prima dovrò imparare il francese».
«Uao» commentò Anthony, senza entusiasmo. «Ti sei proprio organizzata per bene».
«Pensi che sia fuori di testa, vero?»
«Penso che tu stia idealizzando troppo il vostro rapporto. Quello che provi adesso potrebbe essere molto diverso da quello che proverai fra qualche anno. Guarda Mike. Ogni anno prende una cotta per una ragazza diversa».
«Però Terry non mi sembra aver cambiato idea su mia sorella».
«Ma non le ha chiesto di sposarlo» insistette Anthony, cercando ancora lo sguardo di Padma, che faceva di tutto per non doverlo guardare. «Comunque, non hai bisogno della mia approvazione. È giusto che tu prenda da sola le tue decisioni».
Anthony fece per tornare a controllare il dormitorio, ma Padma gli si parò davanti per fermarlo.
«So che ci hai visto mentre ci baciavamo» disse lei, guardandolo finalmente negli occhi. «Il giorno della Seconda Prova».
«Mi dispiace, non è stato intenzionale. Te l’assicuro».
«N-non volevo le tue scuse, volevo solo…» Padma fece un verso di frustrazione, provando a mettere insieme un discorso sensato. «Ci siamo baciati altre due volte, dopo quella volta, e…»
«Non è affar mio, Padma».
«Ascolta! Io non sono sicura di… aver sentito quello che avrei dovuto sentire».
Anthony corrugò la fronte, tentando di tradurre quelle parole.
«Non hai provato nulla?»
«Non lo so cos’ho provato, ma sono sicura che non è quello che prova Calì quando bacia Terry. Non è così che deve essere».
Anthony la fissò per alcuni minuti.
«Quindi, avevo ragione. Quel ragazzo non ti piace». Padma, che gli aveva preso un braccio per fermarlo, si rese conto di tenerlo ancora stretto e lo lasciò andare. «Se è così, è del tutto insensato che tu accetti la sua proposta di fidanzamento. Non è di alcuna utilità rovinarsi la vita a quattordici anni».
«Non ho mai detto che non mi piaccia» tentò di spiegarsi lei, «Però, forse, non mi piace abbastanza».
Prese a muoversi per la stanza, non sapendo bene come far capire il proprio pensiero.
«O, forse, semplicemente non sono abituata a baciare un ragazzo e quindi mi sto fasciando la testa per niente. Forse, è giusto quello che sento».
«Non so come aiutarti, Padma».
Padma lo fissò e prese un bel respiro prima di parlare ancora.
«Io sì».
«E sarebbe?»
«Mi daresti un bacio?»
Anthony spalancò gli occhi e Padma pensò di non averlo mai visto così scomposto in tutti quegli anni.
«Credo di aver capito male».
«Ant, mi dispiace per come sono andate le cose fra noi quest’anno».
«E questa ti sembra la soluzione?»
«Non saprei a chi chiederlo» replicò Padma, sincera. «Se lo chiedessi a Mike, Sophie mi ucciderebbe. E di certo non esiste che io baci il ragazzo di mia sorella!»
Anthony le si avvicinò e provò a farla ragionare.
«Non devi baciare delle persone a caso per capire quello che provi per Kiran».
«Non sto baciando uno a caso, sto baciando te».
«Che è anche peggio» continuò Anthony, asciutto. «Sono tuo amico, Padma, è ovvio che baciarmi non ti farà sentire nulla».
«Ti provoca così tanto fastidio l’idea di baciarmi?» sbottò Padma, incrociando le braccia al petto. «Non mi sembra di chiederti troppo».
«Non sono la persona giusta. Davvero, sarebbe meglio se capissi quello che senti senza dover… baciare qualcun altro».
«Ti prego» lo supplicò lei, avvicinandosi ancora. «Per favore, Ant, è solo un bacio».
Anthony scosse la testa, provando a fare qualche passo indietro, ma cozzò con la schiena contro un letto a baldacchino e Padma si fece ancora più vicina.
«Farò qualsiasi cosa per sdebitarmi» continuò lei, le mani giunte in segno di preghiera. «Per favore».
Anthony studiò quel viso che conosceva a memoria e Padma notò che era lì lì per cedere.
«Va tutto bene. Sono io a chiedertelo».
Anthony, allora, annuì, nonostante si sentisse già in colpa per quello che stava per succedere.
Padma deglutì e Anthony sospirò profondamente, prima di prenderle il volto fra le mani, annullando la distanza fra di loro. 
Padma chiuse gli occhi, sentendo le labbra del ragazzo premere sulle proprie. Non seppe cosa si mosse dentro di lei, l’unica cosa certa era che non voleva assolutamente interrompere quel contatto. Si spinse verso di lui e appoggiò le mani su quelle di Anthony, provando a prolungare il più a lungo possibile quel bacio.
Fu Anthony ad allontanarsi per primo, anche se Padma non avrebbe mai voluto che lo facesse.
«Wow» sussurrò Padma, il respiro corto come se avesse appena corso una maratona.
Anthony, stoico come sempre, la stava fissando, preoccupato di aver esagerato.
La ragazza lo guardò e Anthony provò a capire cosa stesse pensando.
«D’accordo, o-ora sarà meglio che vada» disse Padma, facendo per uscire dal dormitorio.
Non si stupì di vedere Anthony sbarrarle la strada.
«Padma».
«Non sono arrabbiata o altro, Ant. In fondo, hai solo fatto quello che ti avevo chiesto di fare».
«Dimmi cos’hai sentito».
Padma lo guardò.
«Tu cos’hai sentito?»
Anthony le fece un sorriso amaro.
«Lo sai. L’hai sempre saputo».
Padma non riuscì a negare quell’affermazione. Aveva avuto il timore che Anthony provasse qualcosa per lei da quando sua sorella gliel’aveva fatto notare.
«Ant».
«È questo quello che dovresti provare quando baci la persona che ti piace».
Padma continuava a stare in silenzio, un peso allo stomaco le dava il capogiro.
«L’hai sentito anche tu, vero?» domandò ancora lui, la gola improvvisamente secca. «Io rispetto la tua cultura, Padma, così come rispetto le tue idee e tutto ciò che ti rappresenta, ma non mi sembra giusto che Calì possa seguire il suo cuore e tu no».
«Io non sono Calì».
«Sapevi che avresti sentito le stesse cose, per questo hai voluto baciare proprio me» insistette Anthony, perspicace.
Padma abbassò lo sguardo, colpevole.
«Avevo un dubbio e dovevo togliermelo» ammise lei, a bassa voce. «Ma non cambierà nulla. Anche se non sarà Kiran, io sposerò un indiano, Ant. Fa parte della tradizione della mia famiglia».
«Non ti sto imponendo niente» disse Anthony, calmo. «È perché ti rispetto che non mi sono mai fatto avanti. La scelta è sempre stata tua».
Padma non seppe bene cosa dirgli e lo guardò negli occhi.
«Quindi tutto questo non rovinerà la nostra amicizia?»
«No». Anthony ebbe l’impulso di stringerla di nuovo a sé, ma si trattenne, come aveva sempre fatto. «Adesso sai chi sarebbe stato il mio ostaggio, se io fossi stato uno dei Campioni del torneo».
Padma lo vide allontanarsi da lei, diretto alla porta del dormitorio.
«Sarà meglio andare. Una fantastica estate ci aspetta».
 
 
 
Note:

Mi scuso per l'immenso ritardo, ma avevo proprio difficoltà a scrivere questo capitolo.
All'inizio i POV erano diversi, volevo concentrarmi più sulle reazioni del gruppo, ma poi ho realizzato che era giusto dare spazio anche a Cho e a Stebbins. Sono sicuramente quelli più colpiti della morte di Cedric.
La fine del quarto anno è arrivata e ha portato grandi novità: Padma e Anthony.
Qualcuno di voi aveva già capito che Anthony provasse qualcosa per lei e in questo capitolo si viene a sapere che anche Padma aveva qualche sospetto.
E, finalmente, anche un personaggio criptico come Anthony ha tirato fuori le proprie sensazioni! 
Ringrazio infinitamente tutti i lettori - silenziosi e no - di questa storia. 
Alla prossima! 
   
 
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