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Autore: lapacechenonho    03/02/2021    4 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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48- 049: Things you said when no one else was around (Le cose che hai detto quando non c’era nessuno intorno a te).
 
Ginny stava mettendo a dormire James ed Albus quando la neve aveva iniziato a cadere. I bambini erano abituati alla neve nel periodo che precedeva Natale, ma ogni volta era come se la vedessero per la prima volta. Avevano attaccato i loro nasi alla finestra e avevano implorato la mamma di uscire a giocare ma Ginny era stata irremovibile e aveva detto loro che era ora di andare a letto. Non era ancora Natale, James avrebbe avuto la scuola Babbana il giorno dopo e lo stesso Albus e Lily che dovevano andare all’asilo. Si erano rintanati sotto i loro piumoni scaldati da un incantesimo di Ginny e poi, sotto le carezze della madre erano caduti nel mondo dei sogni.
Prima di lasciare la stanza, Ginny si perse a fissare le teste arruffate dei suoi bambini e, spegnendo la luce, sentì il cuore ricolmo di gioia. Lasciò la stanza dei due figli maggiori e si diresse verso la stanza di Lily, dove Harry la stava sistemando per andare a dormire. Stava per entrare ma dalla fessura della porta, vide Harry tenere in braccio la piccolina di appena tre anni e dondolare insieme a lei. Erano così teneri che a Ginny sarebbe dispiaciuto interrompere quella scena. Rimase ferma dietro l’uscio sentendosi una ladra in casa propria. La figlia stava quasi per addormentarsi sulla spalla del padre e a Ginny davano l’impressione che stessero danzando insieme. Lily disse qualcosa al padre che Ginny non sentì. Poi improvvisamente sentì Harry iniziare a cantare. Intonava una melodia che lei non conosceva, dovette sforzarsi un po’ per sentire le parole, tanto cantava piano.
«…corvo in volo, vorrei che fosse mio – quale divina gioia – l’eroe che ha sgominato del Mago Oscuro il dolo» Ginny dovette mordersi un labbro per non scoppiare a ridere. Harry stava cantando il san Valentino che Ginny aveva regalato ad Harry nel lontano 1992, a loro figlia che sembrava sorridere soddisfatta. Era una scena tenera e Ginny si stava facendo quasi una volenza fisica a rimanere fuori dalla porta. Quando vide Harry mettere Lily dentro il letto si accostò al muro con le mani dietro la schiena. Non voleva fargli capire che aveva origliato la sua performance canterina, conosceva abbastanza bene Harry da sapere che certe cose le avrebbe fatte solo per sua figlia.
«Dorme?» gli chiese solamente quando furono solo loro due nel corridoio di colore rosso. Harry annuì.
«C’ha messo un po’ ma alla fine è crollata» ammise.
«Già, anche con James ed Albus non è stato semplice, poi quando ha iniziato a nevicare volevano scendere per forza sotto a giocare» convenne Ginny.
Harry la prese per mano e insieme scesero in salotto. Si sedettero davanti alla grande vetrata che dava sul giardino per guardare la prima neve dell’anno. Con tre figli piccoli era piuttosto difficile ritagliarsi dei momenti solo per loro. Era bello stare seduta per terra con Harry e guardare la neve cadere, forse era la prima volta che lo facevano da quando stavano insieme.
«Domani sarà un problema farli alzare per andare a scuola e all’asilo» osservò Harry, ritornando al discorso che avevano interrotto prima di scendere.
«James domani mattina strillerà» si accodò Ginny con un tono disperato. Farli andare a dormire, così come svegliarli per andare a scuola, era un compito difficile come quelli che assegnava Piton ai suoi studenti durante Hogwarts.
«Albus insterà che fa freddo e devono stare in casa…» continuò Harry. Si tenevano ancora per mano e guardavano l’esterno, autocommiserandosi al pensiero della sveglia del giorno dopo.
«E Lily mi pregherà di scendere sotto a fare un pupazzo» concluse Ginny.
Era il solito copione ogni volta che iniziava a nevicare. Ormai erano abituati. Harry la guardò incerto, come se volesse chiedergli qualcosa ma non avesse il coraggio di farlo.
«Che c’è?» chiese. Era consapevole che se non lo avesse chiesto, Harry avrebbe taciuto e non le avrebbe detto niente.
«Pensavo che domani potremmo prenderci un giorno di ferie e fare davvero un pupazzo di neve con i bambini» propose. La voce non era proprio convinta, probabilmente temeva un rifiuto da parte della moglie, che si riempì i polmoni d’aria per dare una risposta negativa. Era lì lì per rispondere, quando la sua mente riprodusse le immagini di Harry con in braccio Lily che cantava la filastrocca di San Valentino, e poi il momento in cui si era fermata a guardare James ed Albus dormire. Fissò la neve cadere e appoggiarsi candida al bordo della finestra.
«Tra un po’ iniziano le vacanze di Natale…» gli fece notare. Harry sospirò come se si aspettasse quella risposta. Lo vide aprire la bocca per parlare ma lo precedette. «Però credo che un’eccezione si possa fare per un giorno».
Harry sgranò gli occhi incredulo. «Sei sicura di stare bene?» le chiese. Ginny rise di cuore.
«Sì, Harry. Domani possiamo stare a casa, giocare con la neve bere cioccolata calda» rispose. Evitò di dirgli che in parte era colpa sua e della sua filastrocca cantata che le aveva sciolto il cuore.
«Adoro quando sei cosi permissiva» disse baciandola. Ginny rise sulle sue labbra, mentre si dirigevano in camera ed i baci divenivano sempre più approfonditi.
 
Alla fine della storia, Harry aveva le guance tinte di un colore rosato. «Non c’è bisogno di vergognarsi dopo tanto tempo» cercò di rassicurarlo Ginny. «E poi è grazie a te e alla tua canzone che quella volta siamo rimasti a casa per una mattina in famiglia» aggiunse.
«Mi aveva chiesto di cantarle la nostra canzone» confessò Harry dopo tanto tempo. «Noi non abbiamo avuto una nostra canzone, come tutte le coppie normali, perciò ho improvvisato» spiegò.
«Non siamo mai stati una coppia normale…» commentò Ginny. Non c’era tristezza o invidia in quel commento. Erra orgogliosa di non essere una di quelle coppie mortalmente noiose e banali. «Però è carino che tu abbia pensato a quella filastrocca».
«Quella canzone è la nostra storia, non poteva essere che quella la nostra canzone» disse Harry. Sembrava stesse parlando più con sé stesso che con Ginny, ma lei non poté che annuire. Era totalmente d’accordo col marito.
Il cielo si andava schiarendo, segno che il sole stava per sorgere. I primi uccellini cominciavano a cinguettare dando inizio alla loro giornata. Era a tanto così dal chiedere ad Harry di andare a dormire, anche se non si sentiva per niente stanca.
«Non ancora» disse l’anziano uomo passandole una mano nodosa sulla guancia in una carezza lunga ed approfondita. «Raccontami le ultime due cose e poi andiamo a letto» cercò di patteggiare e Ginny si trovò ad annuire.
Insieme a loro due, adesso, c’erano tre piccole pesti. Non avevano più sei, cinque e tre anni, era passato qualche anno e stavano passando un po’ di tempo insieme. Sembravano ricordi di una vita appartenente ad un’altra vita e Ginny dovette sforzarsi di trattenere le lacrime.
   
 
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