Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: lapacechenonho    05/02/2021    3 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
49- 007: Things you said with no space between us (Le cose che hai detto quando non c’era spazio fra di noi).
 
Organizzare il compleanno della piccola Lily si era rivelato piuttosto semplice per Ginny, ne aveva già organizzati altri prima del suo, peccato che la bambina avesse un po’ troppe manie di protagonismo e voleva che tutto fosse perfetto. Aveva letteralmente torturato i genitori per gli addobbi, Ginny era uscita pazza per trovare il vestito per la festa e per farle quella treccia laterale che teneva a stento. Compleanno di diciassette anni? No, sei. Faceva solo sei anni e voleva essere protagonista della sua festa e del suo mondo.
«Io non ero così alla sua età» bofonchiò Ginny ad Harry durante la festa in giardino. Dall’inizio della festicciola si erano persi di vista tra tutti quegli invitati e quei parenti, si erano incontrati per caso mentre Ginny passava con delle tartine ed Harry con del succo di zucca.
«Manco io» convenne Harry. Poco più in là la loro ultimogenita saltellava giocando con alcuni cugini, anche se più che cugini sembravano fratelli tanto erano uguali. Cambiava solo il colore degli occhi; i discendenti di Bill, Percy e Ron avevano quasi tutti gli occhi azzurri.
«Forse li abbiamo un po’ viziati…» commentò offrendo una tartina ad Audrey intenta a conversare con Molly Weasley. Harry alzò le sopracciglia sbigottito.
«Dici?» Ginny lo guardò in tralice.
«Be’, tu hai mai avuto una festa così grande quando avevi sei anni?» gli chiese con tono retorico.
«No, ma io vivevo dai Dursley» rispose lui versando del succo al loro nipote Louis che aveva tre anni.
«Manco io, perché non avevamo molti soldi e per di più non avevo manco tanti amici e parenti» rispose come se ci avesse pensato per la prima volta dopo tanto tempo.
Era la prima volta che mettevano in discussione l’educazione che avevano impartito ai figli. Paradossalmente, più i bambini crescevano, più avevano bisogno di attenzioni. Un po’ la scuola, un po’ i compiti, un po’ le uscite con i loro compagni, un po’ quelle con i cugini, un po’ Teddy che cercava di portarli sulla cattiva strada insegnando loro incantesimi che avrebbero potuto fare quando avrebbero avuto la loro bacchetta, era difficile stare realmente dietro.
Il fatto che sia Ginny che Harry non avessero avuto un’infanzia molto bella e fossero stati costretti a vivere di restrizioni, aveva inevitabilmente portato i due ad esaudire qualsiasi desiderio avessero i figli. Non era per far vedere agli altri quanti soldi avessero alla Gringott, lo facevano per vedere quel sorriso gioioso spuntare ogni volta che riuscivano ad ottenere qualcosa che desideravano, quel sorriso che loro avevano represso per molto tempo. Ginny ricordava chiaramente quanti giocattoli aveva desiderato da piccola e non aveva avuto. Ricordava in maniera limpida quando voleva a tutti i costi una scopa giocattolo e sapeva che non potevano permettersela. Per questo motivo a sei anni aveva iniziato a volare sulle scope vere quando i genitori e i fratelli non vedevano. Usciva di soppiatto di notte e, adesso che era madre, si rendeva conto di quanto folle e pericoloso fosse il gesto. Ma all’epoca era solo una bambina con tanta voglia di volare e di giocare.
Parlare con Harry di quelle considerazioni che stava facendo, poi, era diventato molto difficile. Era un momento così transitorio della famiglia, che negli ultimi tempi era raro che Harry e Ginny avessero un momento solo per loro. Se da un lato non avevano più bisogno di aspettare che i bambini si addormentassero, dall’altro avevano l’istinto di aspettare che il respiro di James, Al e Lily diventasse più pesante prima di andare finalmente a letto. Quando poi i bambini dormivano, loro erano troppo stanchi. Si ragguagliavano sulla giornata appena trascorsa, a volte si accoccolavano, ma erano attimi fugaci che non duravano troppo a lungo. Il pensiero di dover svegliare presto i bambini il giorno dopo ricordava ad entrambi che necessitavano delle giuste ore di sonno.
Ginny vide Harry tornare con la brocca di succo e istintivamente sorrise. «Perché sorridi?» le chiese. Istintivamente si guardò la maglietta di cotone bianco per vedere se ci fosse qualche macchia arancione.
«Perché credo che non siamo stati più vicini di così» rispose sincera. Harry aggrottò la fronte in un’espressione confusa, poi Ginny fu costretta ad allontanarsi per offrire una tartina a suo nipote Hugo. Quando tornò verso il marito, anche lui sorrideva.
«È vero» convenne. Ginny alzò un sopracciglio in tono di sfida, invitandolo a continuare. Sebbene stessero parlando continuavano entrambi ad osservare la festa prima che qualche bambino finisse sopra al tavolo dei regali causando una crisi di pianto isterico da parte di Lily. «Siamo alla festa di compleanno di nostra figlia, stiamo servendo pasti e bevande e vorrei tanto baciarti davanti a tutti ma non posso perché finirei per rubare la scena a Lily» cominciò. «Abbiamo passato troppo tempo a stare lontani, fisicamente e mentalmente, che avere una famiglia con te, poterti definire mia moglie, sentire la gente chiamarti signora Potter, avere dei figli che hanno i tuoi stessi occhi o il tuo stesso colore dei capelli, mi fa sentire molto più vicino a te di quando ci sfioriamo» affermò concludendo il suo discorso.
«Oh, Harry» mormorò, portandosi pollice e indice sul setto nasale e chiudendo gli occhi. «Non puoi dirmi queste cose quando sai benissimo che non posso saltarti addosso». Harry rise poi la guardò con uno sguardo simile a quello che aveva suo figlio James quando stava per fare un guaio consapevolmente.
«Be’ se ci assentassimo per una mezz’oretta non se ne accorgerebbe nessuno» le fece notare. Ginny alzò gli occhi al celo divertita.
«Sentiremmo tua figlia Lily urlare non appena metteremmo un piede dentro casa» gli fece notare ed Harry si trovò a sorridere conscio del fatto che sarebbe andata proprio nel modo che aveva descritto la moglie.
«Mi ripeti quella cosa che mi hai detto mentre cambiavamo Victoire?» la pungolò con un sorriso strafottente. Ginny ricambiò quel sorriso provocatorio.
«Cosa? Ti amo?» ripeté ricordando la scena. Harry sorrise soddisfatto.
«Anche io, Ginny» rispose mentre tornava a servire il succo di zucca ad Angelina e Bill che parlavano dell’ultimo campionato di Quidditch.
 
«Ti amo ancora adesso» disse Harry accarezzandole la guancia segnata dalle rughe del tempo.
«Oh, ma lo so. E sai anche tu che è reciproco» rispose Ginny calma. Rimasero un po’ in silenzio ad ascoltare il cinguettio degli uccellini che si faceva via via più inteso.
«Non so ancora bene chi devo ringraziare per aver vissuto una vita così piena e aver avuto te con cui condividerla» aggiunse. La mano ora era ferma sulla guancia e si guardavano negli occhi. Ginny stava per dire che forse era arrivato davvero il momento di andare a dormire, riusciva a leggere la stanchezza sul volto di Harry. Gli occhi limpidi e verdi erano leggermente arrossati dalla notte insonne e, in maniera inspiegabile, Ginny sentì il cuore farsi piccolo alla vista del marito così stanco. Nella loro storia c’erano state volte in cui l’aveva visto molto più distrutto di com’era in quel momento, forse era colpa dei capelli ormai grigi e delle rughe che riempivano il volto.
«Solo un’ultima storia, ti prego» la supplicò come un bambino. Effettivamente a Ginny ricordava molto James quando cercava di allungare il più possibile il momento di andare a dormire, soprattutto quando Teddy veniva a casa loro. Harry sapeva che non poteva resistergli, perciò appoggiando una mano sulla sua, cominciò l’ultimo racconto della storia di Harry e Ginny.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: lapacechenonho