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Autore: throughmyhead    03/02/2021    0 recensioni
Hirugami Sachiro, studente modello di veterinaria, vince una borsa di studio e si ritrova catapultato nella realtà dei salvataggi in mare.
L’oceano non sarà l’unica cosa a rubargli il cuore.
(Una piccola storia che ha la pretesa di cantare, per quello che può, le bellezze e i dolori del mare e dell’amore.)
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kourai Hoshiumi, Sachiro Hirugami
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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7.

 

Hirugami stava controllando sul calendario il giorno in cui avrebbe dovuto ricordarsi di rimuovere i punti di sutura ad una foca, quando si rese conto stranito che un altro mese era già passato. L’estate era agli sgoccioli. I giorni erano volati terribilmente in fretta, fra le mattine di clinica, i pomeriggi di ricognizione sulla Kamomedai, e gli infiniti baci rubati a Korai quando rimanevano da soli.
Era arrivato in primavera e, teoricamente, sarebbe tornato alla vecchia routine della sua città e dei suoi studi universitari in autunno. Quanti giorni gli rimanevano? Il pensiero gli stringeva la gola come una ghigliottina, ma la sua mente era bianca e non sembrava trovare alcuna soluzione. Il tempo non si poteva fermare.
Il campanello che avvisava l’arrivo di una nuova urgenza suonò e lo distolse da quei pensieri grigi e ingarbugliati.
“Il tuo amichetto stavolta ha recuperato un volatile” dichiarò Shirabu mentre si allontanava per portare un secchio di aringhe alla vasca della foca di cui si erano appena occupati.
Sachiroooo!
La voce squillante di Hoshiumi echeggiò per il corridoio della clinica. Hirugami andò incontro a quella voce e lo vide trotterellargli incontro con un gabbiano avvolto in una coperta.
Dio, gli bastava vedere quel paio di occhi assurdi, e come si illuminavano ogni volta che si incontravano, per sentirsi felice come un bambino a Natale.
Sachiro abbassò poi lo sguardo sull’animale ferito. Si stupì di quanto poco fosse agitato - gli animali selvatici nelle mani di una persona solitamente si dimenavano spaventati, ma Hoshiumi riusciva sempre in qualche maniera a rompere quella barriera di estraneità e di paura che divideva gli esseri umani e le altre creature.
“Credo si sia scontrato con una macchina, ma non ne sono sicuro. Gironzolava per il porto senza riuscire a volare.” raccontò.
“Capisco. Facciamogli subito dell’anestesia per tranquillizzarlo completamente e non fargli avvertire alcun dolore. Poi faremo una lastra per controllare la presenza di fratture.”
Mentre si occupava della sedazione, passò mentalmente in rassegna tutte le possibili diagnosi con cui avrebbero potuto avere a che fare. Hirugami sapeva che spesso la frattura delle ossa delle ali, per un uccello, equivaleva a una sentenza di morte.
“Sei preoccupato?” gli chiese Hoshiumi, quasi gli avesse letto nel pensiero.
“In realtà, sì.” confessò. Odiava le situazioni dove la cosa più umana che poteva fare era porre fine alle sofferenze di una vita che non avrebbe potuto aiutare altrimenti. Ma anche questo faceva parte del suo mondo, e anche Korai lo sapeva bene.
Hoshiumi si avvicinò al suo viso, come se volesse raccontargli un segreto all’orecchio. “Sachiro, ricordati che i gabbiani sono più forti di quanto tu possa pensare.” disse, solleticando con l’indice il palmo della sua mano. “Poi fammi sapere cosa si vede dalla radiografia”.
Quando Hirugami tornò da lui con referto e lastra in mano, gli sorrise notando la sua espressione più rilassata.
“Buone notizie?”
“Avevi ragione come sempre, Korai. Ha solo una frattura incompleta del metacarpo e nessuna grossa lacerazione dell’ala. Non ci sono frammenti di osso né rischio di infezioni, e in più questo tipo di frattura guarisce facilmente proprio perché è ben allineata all’interno dell’osso, senza dividerlo completamente in due capi. Gli disinfetteremo le ferite superficiali e poi gli faremo un bendaggio stretto.” gli spiegò. “La cosa più difficile sarà la riabilitazione, per non far atrofizzare il muscolo mentre l’osso si rigenera, perché per un uccello selvatico come lui sarà piuttosto stressante.”
“Quindi tornerà a volare, Sachiro?” domandò Hoshiumi, con il tono di chi la sapeva lunga.
“Credo proprio di sì, i gabbiani sono un sacco forti, sai.” gli rispose rispecchiando il suo sorriso impertinente.
Hoshiumi ricambiò con una piccola linguaccia. “È quello che ti ho appena detto io!”
Il campanello annunciò l’arrivo di un altro animale da visitare.
“Uhm, rimani qui in giro per una pausa caffè?” propose Hirugami, controllando non ci fossero occhi indiscreti nei paraggi, prima di avvicinare i loro volti e far sfiorare i propri nasi.
Korai sorrise di nuovo e si passò la lingua sulle labbra.
“Oi, oi, credo che lo studente modello abbia già avuto abbastanza distrazioni. Torna al lavoro! Ci vediamo più tardi alla spiaggia del faro!”

 

Sedersi su una sedia in riva al mare e lasciare che le onde gli bagnassero i piedi era diventata in poco tempo una delle sue attività preferite. Hoshiumi si sedeva sulla sabbia, appoggiando la schiena alle sue gambe e portando indietro la testa per farsi coccolare, e Sachiro infilava le dita fra i suoi capelli. Sarebbe stato capace di passare così ore intere, ad accarezzarlo e a respirare l’aria di salsedine, canticchiando qualche canzone o ascoltando i mille racconti di Korai.
“Abbiamo recintato l’angolo di spiaggia dove le tartarughe hanno nidificato. Fra qualche settimana dovrebbero schiudersi, spero non succedano imprevisti. Sai, ultimamente il mare è molto tranquillo durante il giorno. Sembra quasi che i pescatori illegali siano andati in letargo.”
“Forse i giri di pattuglia con la Kamomedai e le segnalazioni che abbiamo fatto sono stati sufficienti per scoraggiarli” ipotizzò Hirugami.
Hoshiumi rifletté in silenzio ancora un paio di minuti, poi si concentrò sui grattini che gli stava facendo. Prese le sue mani fra le proprie e intrecciò le loro dita, poi se le portò al viso per lasciarci dei piccoli baci. Hirugami restò a guardarlo giocherellare con i suoi palmi con un sorriso.
“Guarda qui, Sachiro. Quando sei nervoso, ti stuzzichi sempre le pellicine attorno alle unghie. Smettila di farlo, le tue mani sono preziose. Devi ricordarti di prendertene cura.”
Hirugami sentì formarsi un nodo alla gola ed ebbe l’impulso di nascondere a Korai la vista delle sue mani torturate. Lui alzò gli occhi per incrociare meglio il loro sguardo e ribadì le sue parole.
“Lo so che tante volte lo fai inconsciamente, ed è difficile interrompere un’abitudine. Però devi ricordarti di volerti bene. Hai delle mani così belle”
“Pensi che mi stia trascurando?”
“Penso… che metti troppe cose prima. Ti preoccupi delle altre persone prima di te, ma cerca di decidere anche per il tuo bene. Al primo posto non dovrebbe esserci l’idea di compiacere gli altri. Ogni tuo desiderio e decisione sono validi. Lo sai, vero?”
Sachiro si sentì a disagio. “A me sembra l’esatto contrario… Sono così egoista, Korai… Soprattutto con te”
“E perché mai lo saresti?”
“Perché… Mi sono avvicinato troppo, senza pensare alle conseguenze.”
“Pensi che io ti abbia lasciato fare senza tener conto di quello che volevo io? La considerazione che hai di me è così piccola?”
“Cosa? Niente affatto” replicò stupito.
“Se tu sei stato egoista, allora lo sono stato anche io. E quindi, che problema c’è? Smetti di fare le cose che vorresti perché non sai cosa succederà dopo? Smetti di vivere perché un giorno dovrai morire? No, anzi, bisognerebbe fare l’esatto contrario! Bisognerebbe vivere ogni giorno prendendosi sempre tutto.”
Sachiro rimase a fissarlo.
Hoshiumi lo guardava sempre. Si preoccupava stesse bene. Faceva caso ai segni rossi delle sue dita, dove si era strappato la pelle, che nessun altro notava. Gli ricordava di assaporare ogni istante, di essere felice.
Forse lui non si meritava qualcuno come Korai.
“È che non riesco a non chiedermi cosa succederà quando l’estate sarà finita.” confessò.
“Duh, ne parli come se fosse la fine del mondo. Finirai l’università e poi sarai libero di fare ciò che vuoi.”
Hirugami lo sapeva, ma in qualche modo, era proprio quello il nocciolo del problema. Sarebbe stato libero di fare ciò che voleva, ma cos’era che voleva davvero? Ancora non lo sapeva.
C’era solo un pensiero quasi disperato, che si era fatto lentamente strada nella sua mente, ma che aveva una paura terribile di pronunciare.
“Hoshiumi, verresti a Nagano con me, quando finirà il mio periodo di tirocinio qui?”
Era quello, ciò che più voleva. Non ci sarebbe stata nessuna separazione se avessero preso la stessa strada. Se avessero camminato insieme verso un futuro comune.
Korai lo guardò senza battere ciglio.
“Nah, non credo. Cosa farei in città? Non ho alcun certificato, altri lavori non mi interessano... Il mio posto è questo.”
Hirugami si era già immaginato di ricevere quella risposta, ma se ne sentì ferito comunque.
“Sospettavo sarebbe stato inutile chiedertelo” disse con un debole sorriso.
Hoshiumi si strinse nelle spalle.
“Il mio posto è il mare. Solo qui posso essere utile e fare quello che mi piace. Penso sia questa la mia missione... Distruggere il mare vuol dire distruggere la nostra vita e io voglio fare la mia parte per proteggere entrambi. Non c’è niente di più importante, per me”
Hirugami capiva perfettamente il suo pensiero e lo rispettava. Era solo che avrebbe voluto essere egoista anche in questo.
“Vorrà dire che dovrò godermi il più possibile la fine dell’estate. E tutto il resto.”
Restarono lì a guardare l’orizzonte, fra un discorso e l’altro, fra un bacio e l’altro, finché le luci dell’alba non spensero anche l’ultima stella.





 

Happy birthday Hirugami :3 Oggi piccolo capitolo di transizione (non avrei mai pensato di ritrovarmi a cercare su google l’apparato scheletrico dei gabbiani, e invece :D)
Non so come accoglierete i prossimi capitoli… anche io li devo ancora digerire xD
Al prossimo aggiornamento!

 

   
 
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