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Autore: Sophie Ondine    04/02/2021    3 recensioni
I pranzi in famiglia richiedono tempo ed energia. Rin lo sa bene: marito, figlie, cognati, suoceri e nipote tutti sotto lo stesso tetto. Ce la farà a preparare un pranzo degno di questo nome? Certo se poi ci si metteno di mezzo quelle pasticcione di Towa, Setsuna e Moroha, il danno è assicurato.
Seguiremo passo passo i preparativi dalla sera prima fino all'epilogo finale tra fornelli, litigi e imprevisti.
Riuscirà Rin ad arrivare salva fino alla fine della giornata?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Domenica mattina, parte I

 

La suoneria delicata del cellulare arrivò alle orecchie di Rin, destandola dal sonno. Nonostante gli occhi non fossero ancora completamente aperti, allungò la mano per disattivare la sveglia: non voleva svegliare suo marito. Raramente era stanco, anzi di solito era lui il primo a svegliarsi, anche la domenica, ma quell’ultimo viaggio di lavoro doveva essere stato particolarmente stressante.

Delicatamente si tirò su a sedere sul letto, si stropicciò gli occhi e cercò le pantofole.

Prima di uscire dalla camera da letto, diede un’ultima occhiata al marito: la testa completamente abbandonata sul cuscino, i capelli sparsi e la camicia del pigiama leggermente sbottonata, testimone della nottata intima tra i due. Rin arrossì leggermente al solo pensiero e sperava con tutto il cuore che le ragazze fossero crollate dal sonno e non avessero captato nulla. Ci provavano, ma a volte era inevitabile essere leggermente rumorosi. Quasi rimpiangeva i primi anni di matrimonio, quando le gemelle non erano ancora nate e avevano la casa a loro completa disposizione.

Arrivata in bagno, si diede una rinfrescata al viso. Si ispezionò anche il collo e il petto per paura di trovare qualche segno, ma non ne trovò.

Meno male, pensò tra sé e sé.

Rin si diresse verso la cucina. Una volta scese le scale, capì che qualcun altro si era alzato prima di lei dal rumore di tazze armeggiate, tipico di chi stava preparando la colazione.

Non si stupì minimamente di trovare Setsuna in cucina.

-Buongiorno, tesoro- disse lei avvicinandosi.

La ragazza non parve affatto sorpresa e rispose al saluto.

-Già in piedi?- domandò la madre mentre metteva a bollire l’acqua per il tè.

Setsuna si prese il suo tempo per rispondere: si sedette su una delle sedie alte dell’isola della cucina, prese un biscotto e lo intinse nel latte. Poi, finalmente, parlò:- Towa e Moroha si sono buttate su di me svegliandomi-

Rin rise immaginandosi la scena, soprattutto la faccia infastidita di Setsuna. Assomigliava in maniera così impressionante a Sesshomaru in quei momenti.

-In più, è una di quelle notti- aggiunse Setsuna.

Si riferiva alla sua difficoltà di riuscire ad addormentarsi. Fin da quando era piccola aveva manifestato questo tipo di problema.

Rin si era consultata con molti suoi colleghi pediatri, sperando di trovare un modo per aiutare la figlia, eppure sembrava che nulla potesse arginare la situazione.

I primi anni della loro vita, le gemelle avevano diviso la stessa camera e Towa, da brava sorella premurosa, andava spesso vicino a Setsuna per calmarla e rassicurarla.

“Non preoccuparti, sorellina, ci sono io con te” diceva abbracciandola e sistemandosi nel suo lettino. Delle volte quelle parole bastavano a calmarla, ma c’erano delle notti in cui quello non bastava più. Con delicatezza si scioglieva dall’abbraccio della sorella e sgattaiolava nella stanza dei genitori per infilarsi sotto le coperte con la sua mamma. In quei momenti si sentiva davvero al sicuro e dormiva profondamente.

La mattina successiva Sesshomaru la trovava avvinghiata a Rin e non faceva molto per nascondere il suo disappunto.

“Smettila di fare il bambino” lo rimproverava successivamente Rin.

Con il passare degli anni l’orgoglio di Setsuna era cresciuto con lei e quando finalmente avevano ricevuto stanze separate, aveva preferito trovare metodi alternativi per dormire e non causare fastidio a sua madre. Spesso e volentieri cercava su Youtube concerti di violini e, armata di cuffie, si stendeva nel letto in attesa del sonno.

Towa delle volte faceva il suo ingresso in camera e, come se fossero tornate piccole, si metteva nel letto con lei.

Non glielo diceva mai, ma a Setsuna piaceva averla accanto.

-Tesoro, ancora problemi?- le chiese Rin accarezzandole i capelli dolcemente.

-A volte- disse la figlia facendo spallucce, come se la cosa non la toccasse più di tanto.

Rin si chiese se da piccola non l’avesse lasciata troppo tempo sola con il padre: le reazioni, le espressioni, il modo di parlare stavano diventando troppo simili. La sua stessa figlia riusciva a metterle i brividi.

L’abbracciò d’istinto, poi le sussurrò:- Sai che puoi sempre venire dalla tua mamma, vero?-

Setsuna incurvò le labbra in un leggero sorriso. Poteva fingere di mal sopportare gli abbracci di Towa, di Moroha ma di sua madre no.

Ricambiò l’abbraccio.

-Lo so-

 

***

Kagome infilò le chiavi nella toppa. Smontare dal turno di notte era il momento più bello della giornata.

In fondo non le dispiaceva rincasare a casa con le prime luci dell’alba: trovava piacevole pensare che lei tornava per rintanarsi a letto quando tutti gli altri uscivano per andare al lavoro.

Anche se quello non era il suo caso, in quanto era domenica, era lo stesso felice. La notte in ospedale era stata quieta ed era riuscita a riposare qualche ora.

Lungo il tragitto le era venuto in mente di fermarsi in un bar a prendere un dolce per colazione da dividere con Inuyasha. Quella notte Moroha l’aveva passata da Rin e Kagome sperava di godersi un momento con il marito.

Quando aprì la porta, come sospettava, la casa era avvolta nel più totale silenzio. Non che la cosa l’avesse stupita: Inuyasha dormiva come un sasso 365 giorni all’anno.

Una volta chiusa la porta alle sue spalle, gli occhi di Kagome caddero sul tavolino all’ingresso, dove troneggiavano ben quattro bottiglie di birra vuote. Ne prese una tra le mani per ispezionarla e con suo orrore notò che era stata poggiata sul legno di quel tavolino senza alcun sottobicchiere e ormai l’alone opaco aveva fatto la sua comparsa.

La rabbia montò dentro Kagome in meno di un battito di ciglia. Quel tavolino era stato il suo primo acquisto quando era andata a vivere da sola, in più lo aveva preso con il suo primo stipendio da specializzanda. Ci teneva tantissimo e se la stessa Moroha, pasticciona per natura, era riuscita a non procurargli neanche un graffio, si chiese come avesse fatto quel bruto di suo marito a scordarsi un’informazione così fondamentale.

Come in preda ad un istinto omicida, andò in cerca di Inuyasha.

Arrivata alla camera da letto, le si parò davanti agli occhi un’immagine che avrebbe volentieri fatto a meno di vedere: Inuyasha, Miroku, Koga, Jakotsu e anche Kohaku, stesi su una qualsiasi superficie morbida disponibile, in un intreccio di gambe raccapricciante.

Inuyasha dormiva abbracciato a Jakotsu e Miroku era aggrovigliato alle gambe di Koga. L’unico che manteneva un briciolo di dignità anche sotto uno stato di pesante ubriacatura era Kohaku, rannicchiato in un angolo della stanza.

La goccia che fece traboccare il vaso fu la vista delle scarpe sul suo piumino nuovo.

-OSUWARI!!!- urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

Il mezzodemone, ancora addormentato, si ritrovò subito faccia a terra.

Gli altri si svegliarono di soprassalto.

-Ka…Kago…me- farfugliò Inuyasha, sollevando il viso da terra e rivelando un rivolo di sangue che gli usciva dal naso rosso.

-Oh Kagome, buongiorno- cinguettò Jakotsu, tirandosi su dal letto. Nonostante avesse bevuto tanto anche lui, riusciva a sostenere l’alcool in maniera encomiabile.

Kagome lo ignorò.

Anche gli altri si alzarono pian piano.

-Kagome, possiamo spiegare- cercò di dire Miroku.

-Faresti bene a tornare a casa da tua moglie. E anche voi!!!- tuonò lei paonazza.

E tutti seguirono l’ordine di Kagome, andandosene il più velocemente possibile: Jakotsu ridendo e lanciando baci a Inuyasha, Koga lamentandosi per il mal di testa post sbornia, Kohaku visibilmente imbarazzato per quella figura barbina e Miroku in ansia per la ramanzina che sarebbe toccata anche a lui al rientro a casa da parte di Sango.

-Non mi lasciate qui- li implorò Inuyasha ancora riverso a terra. Ma il rumore secco della porta che veniva chiusa, bruciò le ultime speranze del mezzo demone.

Portò gli occhi ambrati verso sua moglie. Kagome faceva più paura di qualsiasi altro demone.

Se fosse stata un drago avrebbe volentieri sputato fuoco dalle narici.

Eppure in tanti anni insieme sperava fosse maturato un pochino. Se serviva una sera senza moglie e figlia a farlo ridurre in quello stato…

Non ci vide più dalla rabbia.

-MA SEI SCEMO?-

Inuyasha, spaventato e dolorante, guardò la moglie cercando di darle una spiegazione convincente. Ma la verità era che c’era ben poco di cui convincerla: la casa e il suo stato parlavano per lui.

-Io credo che se avessi lasciato Moroha a casa da sola sarebbe stata molto più morigerata di te!- continuò lei.

Il mezzo demone raccolse le poche forze che aveva per rialzarsi in piedi e affrontare Kagome.

-Kagome, mi dispiace. Lo sai come va a finire a volte…-

-A volte? Inuyasha questa è la sesta volta che ti becco così. Devo lasciare Moroha a farti da guardia?-

Inuyasha non proferì parola. In effetti non gli faceva molto onore farsi ritrovare in quello stato.

-Perdonami…-

-Pulisci tutto, immediatamente. Anche il mio tavolino all’ingresso. E quando mi sarò svegliata voglio che tu sia pulito e profumato- disse lei, togliendo le lenzuola sporche per sostituirle con quelle pulite.

-E perché?-

Kagome si voltò per incenerirlo con lo sguardo.

-Andiamo a pranzo da Rin e Sesshomaru. E ci saranno anche tua madre, tuo padre e la madre di Sesshomaru. Ah, e nel caso te lo fossi scordato, tua figlia stanotte è rimasta a dormire dagli zii, quindi in ogni caso dovremmo andare a riprenderla- e dopo aver detto quelle parole si piombò sotto le coperte. Allungò poi la mano verso l’interruttore vicino al comodino per azionare le tapparelle elettriche.

Mentre l’ombra invadeva la stanza matrimoniale, Inuyasha continuava a non capire.

-Ehm… perché ti metti a dormire ora?- le chiese confuso.

Kagome fece un profondo respiro.

-PERCHè HO FATTO IL TURNO DI NOTTE, SCEMO! OSUWARI!!!-

Un altro tonfo.

-Ma…ledetta!-

 

***

-Towa, Moroha è ora di alzarsi- disse Setsuna entrando nella camera della taverna.

Guardò sua sorella con il viso ancora affondato tra i cuscini e sua cugina non era da meno.

Le guardò con un misto d’invidia: beate loro che riuscivano a dormire così tanto.

La mamma si era raccomandata di svegliarle il prima possibile perché avrebbe avuto bisogno del loro aiuto se voleva ricevere gli ospiti in maniera impeccabile.

Se aveva ereditato una cosa da sua padre, quella era di sicuro la mancanza di pazienza. Con un gesto secco privò le due ragazze del calore della coperta, alzò le tapparelle e spalancò le finestre, facendo entrare nella camera l’aria fredda di quella mattina di dicembre.

Le reazioni non tardarono ad arrivare: Towa spalancò gli occhi, mentre Moroha schizzò fuori dal letto.

-Che freddo, che freddo, che freddo! Ma sei impazzita?- le urlò contro.

Setsuna non si scompose neanche un po’.

-Muovetevi. Andate a fare colazione e poi lavatevi. Mamma ha bisogno del nostro aiuto- ordinò.

Moroha brontolò qualcosa tra i denti, ma fece lo stesso quello che le era stato richiesto. Towa tentò un approccio più dolce rispetto a quello della cugina e disse:-Buongiorno, sorellina-

Setsuna la ignorò come al solito. Si voltò e andò al piano di sopra per cambiarsi.

Towa sorrise, perché sapeva che quello era il modo di fare tipico di sua sorella gemella. Cercò le pantofole e poi andò in cucina.



Veloce come il vento! Eccomi con un nuovo aggiornamento. Credo che questa velcoità sia data dall'ansia di vedere il nuovo episodio di Yashahime!
Questa fic, come ho detto, non sarà molto lunga, ma vorrei mostrare tutti i personaggi e le loro diverse interazioni.
Piccola precisazione: sia Rin che Kagome sono due medici, Rin è una pediatra neonatologa mentre Kagome una ginecologa. Per quanto riguarda il lavoro di Sesshomaru, ho pensato che potesse esistere una sorta di Ministero per i rapporti tra demoni e umani e quindi che lui potesse lavorarci in qualità di funzionario.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere.
Ovviamente ringrazio anche chi ha commentato il capitolo precedente: vedere com'è stata accolta questa nuova creazione mi ha messo davvero una carica pazzesca!

  
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