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Autore: kirax94    05/02/2021    1 recensioni
Clare Smith, un affascinate agente del FBI, sta indagando su una potente famiglia mafiosa di Los Angeles, ma non tutto andrà come dovrebbe, perché si ritroverà a collaborare con un egocentrico affascinate proprietario di un nightclub, il Vanity, Tom Harrison. I due nonostante le continue divergenze di parere, e di stili di vita, si ritroveranno a confrontarsi con i loro segreti più nascosti.
Ma saranno davvero disposti a rimettersi in gioco e riaprire il loro cuore?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sono all'interno del nostro furgoncino per gli appostamenti. All'esterno sembra un banale camioncino per i gelati, ma all'interno c'è un vero e proprio centro di sorveglianza. 
Siamo a cento metri dal locale, mi sto preparando per questa sera.
Ho messo l'uniforme richiesta dal grande Harrison, ovvero, pantaloni neri con camicia bianca e cravatta nera. 
Con questi vestiti non è semplice nascondere pistola e microfoni, ma fortunatamente, indosso un paio di stivaletti larghi e lì, posso nascondere una piccola calibro.
Improvvisamente, la porta del retro del furgoncino viene aperta. E' Peter. 
<< Allora Clare, niente di avventato o colpi di testa. Intervieni solo al nostro segnale >> mi ripete Peter mentre finiscono di imbottirmi di microfoni e microcamere. 
<< Non è la mia prima esperienza da infiltrata >> dico alzando gli occhi al cielo.
<< Ne sono pienamente consapevole, ma è un cosa molto pericolosa... >> << Quella è gente che non scherza... >> concludo la frase al posto suo. Peter mi guarda con sguardo severo e di rimprovero, i suoi occhi castani non lasciano i miei. E' una sfida a chi molla prima, ma lei mie intenzioni sono tutte tranne che cedere. 
<< Ok! >> dice infine, abbassando lo sguardo e alzando le mani in segno di resa. 
<< Sono solo preoccupato per te... non voglio che ti accada nulla >> afferma sconfitto.
<< Sta tranquillo caro detective Bround, questa sera l'opzione morte non è tra quelle contemplate, quindi sono sicura che andrà tutto bene >> concludo avvicinandomi a lui e poggiando una mano sul suo avambraccio. 
<< Ci conto... e poi alla fine di tutto questo abbiamo sempre una cena in sospeso >> conclude fissandomi negli occhi e mostrandomi un sorriso timido. << Beh! Te L'avevo promesso no? >> rispondo, anche se con un po di imbarazzo, visto che non siamo soli. Sposto lo sguardo verso il collega, che seduto davanti al pc, sta configurando auricolari e microfoni. 
<< Agente Smith, adesso dovrebbe funzionare tutto perfettamente >> afferma improvvisamente il collega e porgendomi un piccolo auricolare senza fili e un ferma cravatta. 
<< Ecco, con questo avremo possibilità di poter visionare anche noi l'ambiente circostante... >> conclude legando il piccolo apparecchio tra la cravatta e la camicia.
<< Ok, grazie >> concludo mettendo anche il piccolo auricolare all'orecchio. Perfetto adesso sono pronta.
Subito dopo, Peter fa segnale all'agente di lasciarci un attimo soli, e quest'ultimo di buon grado esce dal mezzo.
<< Ascolta Clare, io... >> inizia il moro, avvicinandosi verso di me
Io lo guardo, entro nel panico, non penso sia il momento più opportuno 
per parlare. Non so cosa fare. Insomma Peter è un collega e mio superiore.
<< Io... ci tenevo a dirti prima che tu andassi... >> cerca di continuare, ma è visibilmente in imbarazzo. 
Aiuto, qualcuno mi dovrebbe aiutare. Improvvisamente, il portellone del furgoncino viene aperto. Noi ci giriamo di scatto e vediamo la figura di mio zio << Smith, è ora... >> afferma con voce sicura. 
<< Si! Arrivo >> rispondo, ma lui rimane li, davanti a me ad attendermi. Credo che nella mia vita, il mio caro zio, non abbia avuto un tempismo così perfetto come quello di questa sera. << Stavi dicendo qualcosa? >> chiedo a Peter, facendo la finta tonta.
<< Oh, no no... nulla d'importante >> << Bene, allora vado >> 
Non appena uscita dal furgoncino mio zio mi guarda con fare sospettoso
<< Tutto ok? >> mi chiede riferendosi alla scena di prima 
<< Assolutamente si Tenente, anzi... tempismo perfetto >> rispondo facendogli un occhiolino
<< Clare... >> mi richiama con un tono simile ad un rimprovero 
<< Dagli solo una possibilità... >>
<< Ci penserò >>
Non appena arrivata al locale, la prima cosa con cui mi scontro sono con delle ballerine decisamente poco vestite. Santo cielo, ma come si può fare un lavoro del genere, preferirei puzzare di fame, che spogliarmi davanti a dei depravati.
<< Signorina Clark, ma che piacevole sorpresa, con mio sommo piacere noto che la puntualità è una cosa che 
rispetta con grande onore... >> afferma Harrison cercando di attirare la mia attenzione e avvicinandosi a me con un bicchiere di whisky, in mano. << Beh... è la base per mantenere un buon lavoro... >> dico avvicinandomi a lui e notando anche il cambio d'abito rispetto al pomeriggio.
Indossava un completo nero due pezzi, con un finissima camicia bianca e nella giacca si poteva notare un filo di colore rosso donatogli dalla piccola sporgenza del fazzoletto che usciva dal taschino. Era elegante, pronto ad affrontare la sua serata, pronto a colpire la sua preda di una notte.
<< Tutto ciò mi lusinga molto, ma mi chiedevo se fosse disposta a degli straordinari, dopo una serata come questa, il dopo sera potrebbe essere impegnativo >> conclude 
avvicinandosi a me, con fare molto seducente.
"Che stronzo, pervertito..."dal piccolo auricolare che indosso, sento mormorare Peter. 
Già, puoi dirlo forte Peter, è uno emerito stronzo.
<< Oh, ma certo... >> dico con un finto sorriso. 
<< Ora se vuole scusarmi, ho del lavoro che mi attende >> proseguo lasciandolo li, fermo.
La serata inizia, il locale è affollato, ci saranno un migliaio di ragazzi, tutti intenti a bere, ballare, flirtare. Tutti noti figli di papà. 
Improvvisamente, noto che i tizi che aspettavamo arrivano, accolti dai proprietari del locale si dirigono verso il privè. 
"Claire, hai visto? Sono arrivati i nostri tizi" afferma mio zio dall' auricolare "Ho visto, sono andati al privè, devo assolutamente andare li e capire cosa si stanno dicendo" affermo a bassa voce, per non farmi sentire dal tizio che lavora insieme dietro il bancone. "Ok, ma sta attenta, non sappiamo le loro intenzioni" 
"Sissignore".
<< Matt, scusa ma devo andare al bagno, mi assento per qualche minuto >> dico rivolgendomi al ragazzo accanto a me.
<< Certo fai pure, ci penso io qui >> mi dice urlando per sovrastare la musica, e facendomi un ok con la mano.
Perfetto.
Mi avvio verso la sala, attraverso la pista da ballo. Tutti mi vengono 
addosso, la musica è ancora più assordante, non si riesce neanche a respirare da quante gente c'è. Finalmente esco dalla folla e continuo il mio percorso. 
"Sono dietro la sala, non sembra esserci alcuna porta, cerco di avvicinarmi il più possibile" dico al microfono installato all'interno del colletto della camicia. 
"Perfetto, sistema la telecamera dalla cravatta" mi precisa il mio amico, in effetti noto che la cravatta si è sposta, sarà stato mentre attraversavo la folla. Mi avvicino all'ingresso del privè senza farmi vedere. 
<< Signor Harrison, potrà ben capire che i nostri accordi era differenti da quello che adesso ci sta enunciando >> 
<< Oh, me ne rendo conto e posso assicurarle che anche per me non è stato facile dover prendere questa decisione... >> 
Cerco di avvicinarmi sempre di più, devo piazzare la cimice da qualche parte.
Improvvisamente, vedo che sta arrivando la cameriera con un vassoio colmo di diversi drink. 
È la mia occasione.
<< Ehi, se vuoi li porto io... immagino che avrai diverse cose da fare... >> dico cercando di essere convincente. << Sei sicura? Insomma tu non dovresti essere al bar? >> mi chiede la ragazza
<< Oh, si sicurissima, tra l'altro il signor Harrison, mi ha chiesto proprio lui di raggiungerlo un secondo... >> invento, speriamo ci creda. 
<< Beh, sei proprio fortunata ad averlo conosciuto, lui non si fa vedere quasi mai. Comunque grazie allora io vado. >> dice porgendomi il vassoio e tornando verso la folla 
"Ottimo lavoro Smith"
Piazzo subito la cimice, sul bordo interno del vassoio ed entro.
La stanza è piuttosto piccola, direi un ambiente quasi intimo. Come il resto del locale, tra le pareti, predominano colori scuri. I divanetti, rispetto a quelli in sala, sono più grandi e sono disposti in maniera circolare con al centro un piccolo tavolino. La stanza è anche poco illuminata, se non dalle piantane, poste agli angoli delle stanze, mantenendo così un atmosfera più cupa. Insomma un luogo adatto per le coppie e gli amanti. 
Non appena entro la prima persona che vedo è Harrison. Il suo occhi si allargano non appena mi vede entrare con il vassoio. Io senza paura mi avvicino e poso il vassoio sul tavolo. Non appena mi avvicino a lui, vedo che avvicina il suo viso verso di me e mi sussurra 
<< Si può sapere che diavolo ci fai qui, non ti pago per servire drink ma per farli... >>
Nella stanza si percepisce subito una grande tensione. 
Io alzo lo sguardo e osservo tutti i presenti. Come immaginavamo, sono tutti facenti parte della famiglia Parker. Noti per spaccio, circolo di denaro sporco, corse clandestine. Il loro impero parte da San Francisco e arriva fin qui. Hanno agganci ovunque, è difficile incastrarli, sono sempre un 
passo davanti a noi, e come se sapessero sempre in anticipo la nostra prossima mossa. Negli ultimi tre anni, abbiamo fatto numerosi appostamenti e tenuti sotto controllo sotto ogni punto di vista, ma ogni volta che sembra arrivare il punto di svolta, loro spariscono come se sapessero che siamo li per loro. È inevitabile che ci sia una talpa, ma non abbiamo abbastanza materiale e prove per confermarlo.
Improvvisamente, noto che uno di loro mi guarda insistentemente. Il nostro sguardo si sostiene a vicenda.
Lo riconosco. É Willy Parker. Noto come "IL CECCHINO". Si dice che la sua fama sia nota, perché durante il servizio militare in Afghanistan,
fsia stato il migliore cecchino della sua squadra. A quanto pare, si è ritirato 
per seguire gli affari di famiglia. Pensiamo, che molti degli omicidi da loro commissionati siano stati eseguiti da lui, soprattutto quelli da lunga distanza.
<< Sai sei davvero un bel bocconcino >> improvvisamente afferma Parker. Di rimando, per non creare sospetti, faccio un sorriso.
" Allontanati, fai vedere meglio il tavolo" mi dice improvvisamente Peter Io di colpo mi allontano dal tavolo, in modo da poter inquadrare tutto e tutti. "Benissimo adesso esci, prima che possano nascere dei sospetti" afferma il Tenente.
<< Bene, adesso se volete scusarmi, ritorno al mio lavoro >> dico prima di uscire dalla stanza e facendo un sorriso ai presenti e un saluto al proprietario del locale. 
<< Non così in fretta bocconcino >> afferma nuovamente il tizio.
<< Oh, beh signore... per quanto voglia restare in vostra compagnia, penso che il signor Harrison, concorderà con me nel fatto che sia meglio che io ritorni al mio posto >> dico cercando di svincolarmi 
<< Sai per quanto gli affari con il signor Harrison, siano interessanti... io li trovo allo stesso tempo così noiosi... >> dice alzandosi dal suo posto e avvicinandosi a me.
Cavolo, adesso che faccio. Se si avvicina troppo, rischio di far saltare la copertura. Faccio un passo indietro. << Avanti non dirmi che adesso, vuoi fare la preziosa... >> afferma accarezzandomi con il dorso della mano il volto. 
" Scappa Clare, fanculo la copertura" afferma il mio amico dall'altro capo. Io chiudo gli occhi, ho il voltastomaco solo ad essere sfiorata da uno come quello. 
<< Ma... potrà concordare con me... che le ragazze del bar le assumo per stare al bar. Se vuole posso presentarle qualche altra piacevole compagnia per questa sera >> afferma improvvisamente il proprietario del locale e afferrandomi per un braccio facendomi allontanare dal quell'uomo. 
<< Scusa amico, non sapevo che la ragazza fosse di tua proprietà >> afferma allontanandosi un minimo e mostrando un sorriso maligno. 
Che cosa? Sua proprietà? 
<< Io non sono di proprietà di nessuno! >> affermo con decisione e stizzita.
<< Bene, adesso che abbiamo chiarito i nostri ruoli... potete scusarci un secondo? >> conclude con un sorriso piuttosto tirato stringendomi il braccio e iniziando a trascinarmi fuori. << Ehi lasciami subito... >> dico cercando di liberarmi dalla sua presa << Davvero? Ti ho appena liberato da uno che voleva saltarti addosso >>
<< Grazie, ma nessuno ha chiesto il tuo aiuto... >>
<< Aspetta un secondo... >> dice avvicinandosi a me, e tirando il piccolo microfono all'interno del colletto della camicia.
Se n'è accorto.
<< Sei una poliziotta? >> chiede tra il basito e lo sbalordito. 
"Copertura saltata... cerca di andare via" afferma Peter
Cerco di svincolarmi dalla situazione, devo andare via. 
<< Scusa... devo andare via... >> dico svincolandomi dalla sua presa e voltandogli le spalle.
<< Aspetta, ti ho fatto una domanda >> afferma serio riprendendo il mio braccio con una presa più salda. 
<< Io... >>
Improvvisamente, salta la luce, è tutto buio. Per sala gli unici rumori che si sentono sono le urla di tutti i ragazzi in protesta per la sospensione della musica.
È un buon momento per andare via. Mi svincolo e mi addentro nel buio della sala, con l'ausilio della piccola torcia portatile dell' equipaggiamento. 
Ad un tratto, degli spari si diffondo per la stanza, si scatena il panico. Si sentono dei vetri frantumarsi. Tutti iniziano ad urlare. Ognuno inizia a spingere da una parte all'altra. Devo fermare in qualche modo questo caos. "Intervenire ci sono degli spari" sento dagli auricolari ma non presto attenzione. 
<< TUTTI A TERRA,FBI >> affermo urlando perdendo la mia piccola pistola e posizionandogli sopra la piccola torcia. 
Cerco di farmi largo tra la gente. Nessuno mi ascolta, troppo panico. Improvvisamente una mano si poggia sulla mia spalla, mi giro pronta reagire, e, non appena mi volto illumino con la torcia il volto di Harrison. 
<< Sono io... >> afferma alzando le mani in segno di resa. 
<< Hai rischiato... mettiti al riparo qualcuno è armato... >>
Non ha tempo di proferire parola che sento irrompere nel locale le forze speciali con torce e mitra, in pochi minuti sedano la folla. 
Ritorna la luce.
Io abbasso l'arma e spengo la torcia, 
in lontananza vedo il socio Jonny correre verso di noi.
<< Sono andato a riattaccare subito la luce, state tutti bene? ho sentiti degli spari >> chiede preoccupato.
<< Si grazie >> risponde Harrison
Io non presto molta attenzione ai loro discorsi e corro subito verso il privè. Niente vuoto.
<< Merda! >> affermo infuriata battendo un pugno sul bordo della spalliera di un divanetto. 
Sento dei passi veloci venire verso di me, non appena mi giro vedo entrare subito dopo Peter.
<< Tutto bene? >> mi chiede apprensivo. 
<< Sono scappati, anche questa volta... >> rispondo.
<< Probabilmente, ne avranno approfittato per via degli spari >> afferma 
<< Già... >> dico.
Guardo il vassoio, che precedentemente, avevo posato e vedo la cimice spezzata.
<< Figli di... >> dico prendendo la cimice rotta.
<< Sapevano che eravamo qui... >> afferma Peter, abbassando la testa sconfitto.
<< Questo ci fa capire una cosa... c'è una talpa >> 
<< Non possiamo dare conclusioni affrettata... >>
<< Detective Bround... Agente Clark, venite abbiamo trovato un cadavere >> ci interrompe un agente subentrato della stanza. 
<< Arriviamo... >> dice Peter congedandolo e uscendo insieme dalla stanza e seguendo l'agente. Ci conduce al bancone del bar e troviamo steso il corpo del ragazzo che quella sera era con me al bancone. 
Improvvisamente, sento delle urla.
<< Ehi tu... >>
Mi giro e vedo Harrison avvicinandosi verso di me con il dito puntato.
<< Signor Harrison, c'è un cadavere ci lasci lavorare >> afferma subito Peter facendo un cenno ai colleghi per trascinarlo da altra parte. 
<< Come un cadavere? >>
Io faccio segno agli agenti per lasciarlo passare e conducendolo al retro del bancone.
Non appena lo vede entra in una sorte shock.
<< Oh merda! Matt... >> .

  
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