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Autore: GReina    06/02/2021    3 recensioni
[Iwaoi | Kuroken | Daisuga | Tsukkiyama | Bokuaka | Sakuatsu + accenni di Kagehina | Tanakiyo].
Haikyuu ad Hogwarts: segue le vicende dei nostri protagonisti per un anno (quinto per Hinata e co; settimo per Daichi e co).
Daichi è il papà di tutti i Grifondoro e Suga la mamma dei Corvonero; Kenma nasconde un segreto; Oikawa è paranoico; Tsukishima è irritato (be', non è una sorpresa!); Sakusa vuole liberarsi di Atsumu; Osamu e il suo amore per il cibo sono l'unica certezza. Venite a scoprire il resto!
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts' Series'
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Tsukishima
Non gli aveva fatto piacere battere in maniera così decisiva la squadra di Yamaguchi a Quidditch. Sicuramente si era sentito in colpa ad ogni pluffa dal suo ragazzo che era riuscito a parare. Che sarebbero stati nemici sul campo di gioco, Tsukishima l’aveva messo in conto ancor prima di mettersi con Yamaguchi, ma non per questo il 10 novembre il serpeverde non si svegliò con l’obiettivo di farsi perdonare. Lui odiava festeggiare il proprio compleanno, ma tutt’altra storia era Tadashi! Per questo già da una settimana si stava preparando per quella giornata. Avrebbe raggiunto Yamaguchi in Sala Grande, ma invece di asciolvere lì come al solito, Tsukishima avrebbe afferrato cibo e succo per poi fare insieme un pic-nic nel cortile interno del Castello. Avrebbero avuto poco tempo, ma il bello sarebbe arrivato dopo le lezioni dell’intera giornata! Non era stato facile organizzarlo, ma Yamaguchi amava le stelle e Tsukishima aveva intenzione di ricreare il più possibile l’atmosfera del loro osservatorio. Aveva quindi chiesto aiuto al professore che più di ogni altro era incline ad assecondare le pazzie d’amore dei suoi studenti: Takeda. All’inizio l’insegnante era stato restio a concedergli il permesso per una festa nella Torre d’Astronomia oltre l’orario del coprifuoco, ma un rapido colloquio con il preside Furudate fece sì che Tsukishima avesse il permesso tra le mani in un paio d’ore. Non rimaneva che addobbare l’osservatorio della scuola e attendere che la fatidica sera arrivasse.
Di nuovo a causa di Yamaguchi alla stregua delle più ridicole ragazzine, Tsukishima si era cambiato d’abito già tre volte. Voleva essere elegante, ma non troppo; voleva apparire ben vestito, ma senza dare l’impressione che gl’importasse così tanto. A quel pensiero, rise tra sé e sé: “Eccome se m’importa così tanto!”.
Alla fine, scelse d’indossare abiti babbani. Lui era un purosangue, e – se non si considerava l’uniforme sportiva – non aveva mai provato i pantaloni se non prima che Yamaguchi gliene avesse parlato. Da allora li indossava ogni volta che poteva. Aveva quindi tirato fuori dal baule un completo blu scuro con gilet verde, abbinato il tutto con una cravatta, sistemato i capelli e lasciato il dormitorio.
Mentre si dirigeva verso le cantine per recuperare il suo ragazzo all’ingresso della Sala Comune Tassorosso, il cuore di Tsukishima prese a correre impazzito. Era da quando erano andati ad allenarsi al Campo per la prima volta quell’anno che se lo chiedeva: “Yamaguchi ha bisogno che io lo baci per capire che stiamo insieme?” eppure mai nessun momento gli era sembrato adatto. “Yachi, poi,” pensò con stizza il serpeverde “è sempre tra i piedi!” scosse la testa “Non questa volta!” disse tra sé e sé compiaciuto. Non credeva veramente che a Yamaguchi servisse una dimostrazione tanto palese quanto un bacio per capire che intenzioni avesse Tsukishima con lui “Ma,” pensò “tanto vale levarsi ogni dubbio e cogliere l’occasione per buttarsi una volta per tutte!”.
Il serpeverde era appena arrivato davanti l’ingresso della Sala Comune quando la porta a forma di grande coperchio di botte si aprì per lasciare uscire il suo ragazzo. Tsukishima sorrise; anche Yamaguchi aveva deciso di indossare abiti babbani: un largo maglione giallo lasciava intravedere la camicia bianca che indossava di sotto. Il colore esaltava i suoi occhi e – forse a causa della sua Casa d’appartenenza – urlava a gran voce: “Yamaguchi!”. Eppure, erano i pantaloni ad aver attirato tutta l’attenzione di Tsukishima: erano dei semplici jeans neri, ma abbastanza attillati da rendere uno spettacolo tutto ciò che fasciavano. Il tassorosso dovette schiarirsi la gola perché l’altro riuscisse a distogliere lo sguardo dalle sue cosce.
“Yamaguchi, sei stupendo!” disse non appena si ridestò. L’altro arrossì.
“Anche tu sei stupendo, Tsukki!” il serpeverde sorrise, poi iniziò a fargli strada su per le scale. Tsukishima aveva preferito tacergli tutta l’organizzazione in modo che una volta giunti a destinazione Yamaguchi si sarebbe ritrovato a sorpresa nel luogo del loro primo appuntamento. Mentre camminavano, la mente di Tsukishima iniziò ad immaginarsi tutte le possibili reazioni del suo ragazzo. Aveva fatto in modo di coprire le pareti con una magica coperta stellata e lo stesso aveva fatto con il pavimento; aveva lanciato un incantesimo in aria così che tante piccole fiaccole veleggiassero per tutta la stanza; ed infine, aveva chiesto ad un elfo domestico di portare alla Torre tutte le pietanze preferite di Yamaguchi per due persone. La stanza, adesso, era irriconoscibile, e lì – tra le stelle, le fiaccole incantate e i dolci – Tsukishima e Yamaguchi si sarebbero dati il loro primo bacio.
Arrivati all’ultima rampa di scale che li avrebbe portati in quel suggestivo ambiente, Tsukishima sospirò; poi guardò il tassorosso.
“Sei pronto?” l’eccitazione dipinta sul viso del ragazzo fece animare Kei, che gli afferrò la mano ed eliminò gli ultimi gradini che li separavano dalla loro meta.
“Sorpresaa!!” si erano appena lasciati le scale alle spalle quando di colpo la stanza s’illuminò rivelando la presenza di almeno una ventina di persone. Tra questi, con sgomento, Tsukishima riconobbe Hinata, Kunimi, Kai, Komi, Komori, Asahi e l’immancabile Yachi. E fu proprio quest’ultima che quando Yamaguchi fu inglobato dai compagni di squadra gli si avvicinò.
“Il professor Takeda ci ha detto della festa!” lo illuminò “Hai sistemato benissimo questo posto!!” si complimentò poi.
“Il cibo però era pochissimo!” s’intromise Kai “Tranquillo!” gli dette una forte pacca sulla spalla “Ci abbiamo pensato io e Komi a portarne altro!” Tsukishima li osservò paralizzato ed a stento riuscì a trattenersi dal saltargli addosso. Il professore – a questo punto era ovvio – aveva frainteso e detto a quella che sembrava essere tutta la Casa di Tassorosso di partecipare alla festa. Il serpeverde si costrinse a chiudere gli occhi e a sospirare profondamente affinché si calmasse. Poi si voltò verso la folla e dopo appena un paio di secondi individuò il festeggiato. Quella confusione non era sicuramente ciò a cui aveva pensato Tsukishima tutta la settimana, eppure Yamaguchi sembrava sinceramente contento di essere tra i propri amici, quindi Kei decise di prepararsi ad affrontare l’intera serata in compagnia dei rumorosi Tassi.
La prima ora Tsukishima la trascorse lontano da Yamaguchi. Aveva deciso di lasciare che si divertisse con i suoi amici per poi reclamarlo tutto per sé più tardi. Così aveva afferrato un piatto pieno di cibo e si era seduto al tavolo per due che aveva preparato per loro all’angolo della Torre, dove le stelle si vedevano meglio. Al posto che avrebbe dovuto occupare il suo ragazzo, trovò seduto Miya.
“Non credevo fossi amico di Yamaguchi.” gli disse.
“Il cacciatore di Tassorosso?” Tsukishima aggrottò gli occhi, poi il volto di Osamu s’illuminò di consapevolezza: “Oh!” esclamò “È suo il compleanno?” il serpeverde annuì e l’altro scrollò le spalle “Io sono qui soltanto per il cibo”. Stettero quindi in tranquillo silenzio finché Tsukishima non decise che ne aveva avuto abbastanza: nonostante avesse lavorato anima e corpo per rendere quel luogo perfetto, si disse che ogni posto di quel dannato Castello sarebbe potuto andare bene a patto che lui e Yamaguchi fossero stati soli.
“Della squadra mancano solo Aone e Futakuchi.” sentì dire al tassorosso quando gli fu vicino. Yachi annuì.
“Oggi è anche il compleanno di Futakuchi, ed Aone ha organizzato una serata solo per loro! Avresti mai creduto fosse così romantico??” Tsukishima, per l’ennesima volta in meno di un’ora, assottigliò gli occhi.
“Tadashi.” chiamò il proprio ragazzo prima che questi avesse la possibilità di rispondere all’amica “Ti va di andare a fare un giro con me?” Yamaguchi gli sorrise ed assentì, ma ebbero il tempo di fare appena un passo prima che un suo compagno di Casa li bloccasse:
“È il momento dei regali!!” così il festeggiato venne nuovamente trascinato in mezzo alla folla.
La seconda volta in cui provarono a fuggire, vennero intercettati sulle scale da Tanaka e Nishinoya: “Yamaguchi, auguri!!” urlarono in coro. I due grifondoro – insieme ad Hinata – si allenavano spesso insieme a Yamaguchi, quindi la loro presenza non fu poi una così grande sorpresa.
“Non dirmi che stai già andando via!” esclamò Noya “Il professor Washijo ci ha appena lasciati andare dalla punizione!” spiegò “Ti prego, dimmi che la festa non è già finita!!”
“N-no!” lo tranquillizzò il tassorosso “Sono ancora tutti di sopra.” Tanaka s’illuminò, poi passò il braccio intorno al collo del festeggiato e prese a salire le scale.
“Meno male!” e Tsukishima non ebbe altra scelta che seguirli.
La terza volta, il serpeverde neanche si degnò di chiedere al suo ragazzo se gli andasse di fuggire dalla Torre per stare un po’ da soli; si limitò ad afferrarlo per il gomito e a dirigersi a grandi passi verso l’uscita, ma non erano arrivati neanche a metà strada quando Terushima si mise tra loro, separandoli.
“Ti stai divertendo, Yama-chan?” a quel nomignolo, gli occhi di Tsukishima divennero due fessure “Sei davvero uno schianto stasera. Te l’hanno detto?” fu il colpo di grazia. Kei afferrò la toga elegante del compagno e lo allontanò da Yamaguchi. Terushima andò a sbattere su Nishinoya che finì addosso ad Asahi. In breve tempo, tutti gli occhi erano puntati su di loro.
“Non ci lasciate mai un momento da soli.” le parole iniziarono a lasciare la sua bocca senza che potesse fermale “Al Campo di Quidditch.” incenerì con lo sguardo Hinata, Tanaka e Noya; “In biblioteca.” si voltò verso Yachi; “Al parco!!” squadrò anche tutti gli altri. “Invadete anche la festa privata che gli avevo preparato per noi!!” continuò mettendo quante più accuse possibili nel tono e nello sguardo “E va bene così! Siete amici di Yamaguchi e se lui è felice a me sta bene.” poi si avvicinò a Terushima “Ma osa ancora provarci con il mio ragazzo, e ti assicuro che finisce male.” l’ultima frase la sussurrò, ma non ebbe alcun dubbio che tutti i presenti avessero sentito. Quindi ghignò: “Vediamo chi ha le palle di mettersi di nuovo in mezzo, da ora in poi.” pensò. Infine, afferrò di nuovo Yamaguchi ed insieme lasciarono la Torre.
Non fecero altro che camminare a passo svelto per diversi minuti. Tsukishima si fermò solo una volta che ebbero raggiunto il giardino della Torre dell’Orologio. Era ormai buio e l’aria era fredda, così il serpeverde evocò un fuoco fatuo che li riscaldasse mentre illuminava gran parte del cortile. Evocò anche delle coperte; ne stese una sull’erba e – una volta che si furono seduti – avvolse entrambi con l’altra. Fu solo allora che Yamaguchi parlò:
“Quindi sono il tuo ragazzo?” Tsukishima si irrigidì.
“Allora avevo ragione!” pensò “Per tutto questo tempo sono stato l’unico dei due a credere che stessimo insieme”. Non ebbe la forza di rispondere, ma Yamaguchi gli si fece più vicino e si accoccolò sul suo petto.
“Finalmente.” sussurrò, quindi Kei poté tornare a respirare.
“A Yamaguchi sta bene essere il mio ragazzo!” si disse al settimo cielo. Eppure, sapeva di non poter rimanere tranquillo, questa volta, senza prima aver messo le cose in chiaro. Raddrizzò meglio la schiena, afferrò il mento di Tadashi e gli sollevò il viso affinché potessero guardarsi. Poi, calò le labbra sulle sue e lo baciò.
“Sì.” gli sussurrò non appena si separarono “Sei il mio ragazzo.”
 
***
(più Dead che Dai)chi
Lì in biblioteca in compagnia di Suga, Daichi non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe voluto sotterrare vivo per la vergogna. Nel corso della sua vita aveva preso pali per strada mentre camminava o colpito gli anelli delle porte mentre giocava; aveva salutato di rimando qualcuno che in realtà non stava salutando lui; era inciampato davanti a tutti; aveva confuso volti e nomi… eppure mai prima d’allora aveva desiderato tanto ardentemente chiudersi in camera propria per non uscirne mai più.
Come succedeva spesso, Suga e Daichi si erano dati appuntamento al loro solito tavolo di studio ed erano chini sui libri da neanche un’ora quando Suga aveva preso ad avvicinare il volto a quello del grifondoro. Vedendolo con la coda dell’occhio, Daichi era entrato in tilt, il suo cuore aveva iniziato a correre impazzito e il suo stomaco era sembrato compiere una capriola. La corsa del volto di Suga verso il suo continuava, la distanza tra le loro labbra si accorciava, quindi Daichi non ci pensò oltre ed assecondò il momento avvicinandosi a sua volta. Era arrivato quasi a sfiorare l’altro quando Suga si schiarì la gola:
“Mi era caduta la penna.” disse arrossendo mentre sollevava l’oggetto che aveva appena recuperato. Daichi si paralizzò e solo allora realizzò: Suga si era chinato per raccogliere la penna d’oca; lui aveva creduto volesse baciarlo ed avvicinandosi non aveva fatto altro che rendere palese cosa avesse frainteso. Il Caposcuola iniziò a pensare all’impazzata ad un modo in cui poter uscire da quella situazione, così fece l’unica cosa che gli venne in mente: trasformò il proprio movimento in una scusa per andarsene, come se sin dall’inizio il suo obiettivo fosse stato quello di sporgersi in avanti per alzarsi e non per altro.
“H-ho” balbettò una volta in piedi “ho ricordato di aver detto ai ragazzi che li avrei aiutati a studiare.” e senza aggiungere altro o aspettare che il corvonero lo salutasse di rimando, gli voltò le spalle e scappò via.
 
Mentre si dirigeva a grandi passi a nascondersi sotto le coperte, Daichi ripensò a tutti i momenti più belli che aveva trascorso insieme a Suga. “Godric!” supplicò tra sé e sé “Fa’ che non lo abbia perso!”.
Il loro primo incontro era avvenuto allo smistamento. Daichi era troppo eccitato dall’intera situazione per prestare molta attenzione ai suoi nuovi compagni di scuola, eppure ricordava bene come fosse rimasto ammaliato alla vista di quel ragazzino dai capelli d’argento. Successivamente, avevano interagito davvero poco a lezione. Eppure, Daichi l’aveva sempre ammirato da lontano. Quando – al loro quinto anno – entrambi si erano ritrovati nel vagone addetto ai Prefetti, Daichi aveva esultato internamente. Era stato allora che aveva capito di avere una cotta per lui.
“Ci avrai scambiato massimo tre frasi in quattro anni!” si era rimproverato da solo, eppure la sua attrazione era evidente. Da allora, aveva cercato ogni scusa per poter parlare con il corvonero; aveva fatto i salti mortali per far sì che almeno una ronda combaciasse con il turno di Suga. Tuttavia, i suoi sforzi non sembravano sortire risultati, e tutto ciò che con quel metodo aveva ottenuto da parte dell’altro erano state cordiali conversazioni di circostanza. Tutto, poi, era cambiato grazie a Kuroo e Bokuto. I due compagni erano la sua gioia e il suo dolore da già più di quattro anni; voleva bene ad entrambi, ma la maggior parte delle volte non negava di volerli fare fuori. Quando Suga per la prima volta si era appostato infuriato davanti al ritratto della Signora Grassa per aspettare che Daichi uscisse in modo da urlargli contro a causa loro, il Capitano non sapeva se picchiarli o abbracciarli. In poco tempo, le sfuriate di Suga a Daichi e di Daichi a Kuroo e Bokuto erano diventate la norma. Puntualmente, quindi, quando Sawamura usciva dalla Sala Comune e si ritrovava davanti il collega corvonero, iniziavano a fare strada insieme verso la torre ovest, e durante il tragitto entrambi iniziavano a lamentarsi degli ingrati compiti dei Prefetti. Daichi ricordava bene e con estremo piacere di quando – vedendo Suga aspettarlo al solito posto, vicino alla Signora Grassa – avesse iniziato inconsciamente a dirigersi verso la Torre di Corvonero. Era stato allora che Koshi l’aveva stupito:
“Non c’entrano niente i tuoi bambini, questa volta.” gli aveva detto arrossendo leggermente. Suga era lì perché alcuni suoi compagni di Casa – Miya e Sakusa – l’avevano fatto impazzire rincorrendosi ovunque e mettendo a soqquadro l’intera Sala Comune. Il prefetto, semplicemente, voleva qualcuno con cui sfogarsi e Daichi era stato il primo a cui aveva pensato. Da allora Kuroo e Bokuto non erano più stati l’unica ragione per cui i due prefetti s’incontravano, e presto avevano deciso di studiare insieme in vista dei G.U.F.O. di fine anno.
L’estate successiva, poi, non avevano fatto altro che scriversi, e una volta ritrovatisi al binario 9 ¾ non avevano avuto alcuna intenzione di separarsi se non – per forza di cosa – una volta arrivati in Sala Grande. La cotta di Daichi era con i giorni esponenzialmente cresciuta e adesso – si rese conto mentre continuava a camminare svelto verso il suo dormitorio – stava diventando quasi incontenibile.
“Devo chiedergli di uscire se non voglio che questa situazione mi faccia esplodere.” realizzò terrorizzato.  
 
***
Hajime “shit-shit-shit” Iwaizumi
Quando Iwaizumi entrò in dormitorio, non si stupì più di tanto nel vedere una figura raggomitolata a terra vicino alla finestra della stanza. Tutto ciò che gli venne in mente, guardando avvilito il fagotto piagnucolante di coperte, fu solo quanto fosse strano che Bokuto avesse preso il piumone di Daichi anziché il proprio. Sospirò sonoramente, e per un attimo pensò di chiamare Akaashi, farlo intrufolare nella Torre di Grifondoro, e lasciare a lui tutto il lavoro. Purtroppo o per fortuna, però, lui era un buon amico.
“Che cos’è successo?” chiese semplicemente mentre si buttava sul letto. Il fagotto di coperte sobbalzò, e lo stesso fece Iwaizumi quando si rese conto che non si trattava di Bokuto.
“Daichi!” esclamò sorpreso “Che cos’è successo?” ripeté, stavolta più preoccupato e curioso. I piccoli, enormi problemi di Bokuto erano un conto, quelli di Daichi tutt’altro.
“Aah!” fu la frustrata risposta del Caposcuola mentre si portava le mani ai capelli “Una tremenda, tremenda, figuraccia!” Iwaizumi non riuscì a trattenere un sorriso.
“Davvero?” chiese divertito. Daichi gli lanciò un’occhiataccia, quindi lui s’impegnò per togliersi il ghigno dalla faccia.
“Stavo studiando in biblioteca con Suga, e ho creduto volesse baciarmi,” raccontò; Iwaizumi annuì pensando non ci fosse nulla di strano “così mi sono avvicinato anche io per baciarlo!” l’altro s’illuminò.
“Ma dai!” esclamò “Allora state insieme!”
“No che non stiamo insieme!!” scattò il Caposcuola. Poi tornò a nascondersi sotto le coperte, e da lì gli arrivò – seppur attutita – la spiegazione.
“In realtà si stava solo chinando a prendere la penna. Non stava assolutamente per baciarmi!” Iwaizumi non resistette e rise. Non appena si riprese, si avvicinò all’amico sedendosi accanto a lui sul pavimento.
“Quindi che cosa hai fatto?” la testa di Daichi fece capolino dal suo rifugio e rispose.
“Ovvio. Sono scappato via!” Iwaizumi lo guardò con tenerezza e compassione, poi entrambi si persero a guardare oltre la finestra per qualche secondo finché il Capitano non parlò.
“Credo di piacergli, comunque.” visto il tono dubbioso dell’altro, Iwaizumi stava per scoppiare a ridere un’altra volta, ma s’impose di lasciare che l’amico continuasse.
“Però…” disse dopo un po’ “ci sono così tante cose che mi spaventano!” rivelò, poi tornò a guardare fuori dalla finestra mentre elencava: “E se avessi frainteso e non gli piacessi? Se la rivalità a Quidditch o semplicemente per la Coppa delle Case ci creasse problemi? E se una volta finita Hogwarts ci allontanassimo?” sospirò, poi tornò a guardare Iwaizumi, lo sguardo supplichevole.
“Tu e Oikawa come avete fatto?” quella domanda parve paralizzare ogni cosa. Lo sguardo di Iwaizumi si fece vitreo e ogni muscolo del suo corpo si contrasse. Le corde vocali sembrarono non voler più collaborare, così ci mise un po’ per riuscire a pronunciare le parole successive.
“Tu co-come fai a saperlo?” il Caposcuola inclinò la testa e gli sorrise intenerito. “Ci hai visti?” chiese ancora Iwaizumi. Daichi sospirò fuori una risata.
“In un certo senso.” rispose. “Ho visto la tua faccia quando l’anno scorso è caduto dalla scopa.” ed Iwaizumi, subito, corse a quel ricordo: a quando aveva assistito alla partita Serpeverde-Tassorosso insieme a Daichi; a quando un bolide aveva colpito Tooru al ginocchio; a quando il suo ragazzo aveva emesso il grido più agghiacciante di sempre, tanto da invadere da allora e per sempre i suoi incubi più spaventosi; a quando la ragione della sua vita era svenuta, caduta dalla scopa ed atterrata molti, troppi metri più in basso sul terreno duro con un tonfo assordante. Il campo visivo del grifondoro si era ristretto ad una sola persona, e tutte le precauzioni, tutte le intenzioni di mantenere la loro relazione segreta, erano scomparse come fumo al vento. Iwaizumi non ci aveva pensato due volte: aveva spintonato chiunque gli fosse tra i piedi e in men che non si dica era chino sul corpo inerme del ragazzo che amava. Solo una volta arrivati in infermeria si era reso conto di quello che aveva fatto. Aveva quindi sospirato ringraziando il fatto che nessuno studente li avesse seguiti per continuare a guardare la partita. Una volta finita quella, allontanarsi dal suo capezzale era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto.
Il vedere l’espressione di Daichi, in quel momento, gli fece anche ricordare di come allora avesse pensato di uscire allo scoperto: “Tutti mi hanno visto correre da lui.” era riuscito a pensare in un attimo di lucidità “Nessuno ormai è talmente troglodita da pensare che un Grifondoro e un Serpeverde non possano stare insieme”. Quindi, al terzo giorno di ricovero di Oikawa, era partito spedito e in pieno giorno alla volta dell’infermeria. Aveva intenzione di dire al suo ragazzo che non aveva più alcuna intenzione di stargli lontano o di andare a trovarlo solo a notte fonda alla stregua di ladro. Poi, aveva sentito per caso parlare la squadra di Tooru:
“Dovremmo tenere Kageyama come cercatore titolare.” Iwaizumi aveva trattenuto il fiato, ed era potuto tornare a respirare solo dopo la risposta di Wakatoshi.
“Non butterò fuori dalla squadra Oikawa.” Iwaizumi quindi aveva sorriso: il Capitano riconosceva il valore del suo cercatore, e quanto successo in Campo non avrebbe cambiato le cose.
“Hai visto che cosa è successo!” gli era stato però risposto. Iwaizumi, di nuovo, si era irrigidito. La parte più razionale di lui sapeva che il serpeverde si riferiva alla caduta e, se non a quella, alle magnifiche prestazioni di Kageyama, ma l’annuire rassegnato di Ushiwaka e gli indugi che seguirono nei giorni successivi nel decidere cosa farne del posto in squadra del suo ragazzo, convinsero la parte più impulsiva ed emotiva del grifondoro che fosse colpa sua e della sua reazione. Successivamente, aveva fatto di tutto per nascondere le sue preoccupazioni ad Oikawa. Era andato a trovarlo in infermeria ogni notte, ed aveva tentato di convincerlo che la sua squadra l’avrebbe riaccolto non appena fosse riuscito di nuovo a volare. Eppure, in cuor suo i dubbi crescevano, e se la riconferma da titolare di Tooru era in dubbio, una cosa invece era tornata ad essere assolutamente certa: Iwaizumi ed Oikawa sarebbero rimasti nell’ombra.
“Smettila di guardarmi così.” la voce di Daichi lo riportò al presente “Ho mantenuto il segreto per un anno. Non cambierò adesso.” Iwaizumi annuì lentamente. Sapeva di potersi fidare del suo Capitano. “Hai qualche consiglio per me?” gli chiese “Quando vi siete messi insieme, come hai capito che era il momento giusto?” Iwaizumi rise ripensando al loro primo bacio.
“Forse un giorno ti racconterò di come io e quel cazzone siamo diventati una coppia. Ma intanto devi sapere che non esiste un momento perfetto. Non è come nei film: musica e atmosfera romantica. Devi cogliere l’attimo, o rischi di perderlo.”
“L’attimo o il ragazzo?” rise Daichi.
“Intendo il ragazzo, amico mio!” rise Iwaizumi di rimando. Poi sospirò. “Senti, non penso di essere il più adatto a darti consigli amorosi. La mia storia con Oikawa è parecchio complicata. Ma una cosa la so.” Daichi gli si fece più vicino. “Suga è stracotto di te come tu lo sei di lui!” l’amico spalancò gli occhi. “È inutile stare qui a nasconderti sotto le coperte. Questa è una cosa che farebbe Bokuto. Ma tu sei il nostro Capitano! Il nostro Caposcuola. Audacia, fegato, cavalleria. Giusto? Quindi va da Suga ed invitalo ad uscire. Poi accetta le conseguenze”. Una volta finito di parlare si alzò e si stiracchiò, soddisfatto del consiglio appena dato al compagno.
“So come sei fatto, quindi ti avverto:” continuò prima di lasciare la stanza “pensa pure per qualche giorno al modo migliore per chiedergli un appuntamento, ma non impiegarci troppo”. Infine, si diresse verso la porta. Era già con una mano sulla maniglia quando si voltò ancora verso Daichi.
“Grazie.” gli disse “Sai, per…” ma l’altro lo interruppe.
“Non serve dire niente. Sono decisioni vostre e le rispetto.” Iwaizumi gli sorrise grato.
“Non so quanto ti faccia piacere, ma è proprio vero che sei il nostro caro papà, Daichi.” lui rise.
“Dadchi. Prego.” lo corresse orgoglioso.

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Per questo capitolo tante note autrice!!
[Per il POV Tsukishima]:
Dal momento che si trova all’inizio del capitolo non so in quanti di voi a questo punto l’avranno già cercato, comunque vorrei chiarire il termine “asciolvere”. È una parola che non usa assolutamente nessuno, ma che sta a “fare colazione come “pranzare” sta a “fare pranzo”. Ero indecisa se metterla oppure no, perché in pochissime persone la conoscono. Poi però proprio per questo ho voluto inserirla! Il nostro ampissimo vocabolario italiano è meraviglioso e voglio sfruttarlo al massimo. Se poi posso fare imparare nuove parole ai miei lettori, ancora meglio!!!
Inoltre, vorrei specificare che la mia fanfic fa riferimento ai libri di Harry Potter e non ai film. Una differenza tra i due sta nel fatto che nei libri tra gli abiti dei maghi non esistono i pantaloni, solo le tuniche. Alcune famiglie purosangue conoscono ovviamente i pantaloni e li usano per mimetizzarsi alla stazione di Londra, per esempio… tipo i Weasley o il signor Crouch. Ma la maggior parte non usa abiti babbani e nella mia testa mi sono figurata la famiglia di Tsukki come una di queste.
[Per il POV Daichi]:
ovviamente il Miya di cui parla Suga che rincorre Sakusa indovinate chi è? Ma ovvio: Atsumu.
   
 
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