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Autore: lapacechenonho    07/02/2021    5 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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50- 011: Things you said when we were on the top of the world (Le cose che hai detto quando eravamo sulla cima del mondo).
 
L’aria di quel primo settembre era più frizzantina del solito, nonostante il cielo splendesse alto nel cielo, occorreva coprirsi con una giacca leggera per ripararsi dal vento leggero che faceva increspare la pelle e far venire la pelle d’oca. Ginny Weasley correva veloce per la casa, ora a rammentare a James la cravatta, ora ad assicurarsi che Lily avesse il baule pronto per essere portato giù. Aveva incrociato Albus nel corridoio che si lamentava della lentezza di Harry in bagno, gli aveva chiesto se avesse preso tutto ed il secondo dei Potter aveva annuito. Ginny lo conosceva troppo bene da sapere che qualcosa l’avrebbe irrimediabilmente dimenticata. Nonostante le disavventure del mattino, riuscirono ad arrivare a King’s Cross appena venti minuti prima che il treno partisse.
Mentre James ed Albus erano corsi a salutare i loro amici, Lily era rimasta ferma accanto a lei ed Harry, poco più in là c’era suo cugino Hugo, che iniziava anche lui Hogwarts quell’anno. Di fronte a loro, il treno scarlatto fumava e fischiava, come se fosse pronto a partire da un momento all’altro. Mentre Harry saliva a sistemare il baule di Lily, Ginny si voltò a guardare la figlia. Nelle iridi castane della piccola Potter, così identiche alle sue, vide un turbinio di emozioni e sorrise pensando alla sua prima volta al binario 9 ¾ per prendere il treno e iniziare Hogwarts. Il suo primo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria non poteva di certo definirsi esemplare, ma era col tempo aveva comunque imparato a pensarlo come un’esperienza.
«Andrà tutto bene» la rassicurò guardandola dritta negli occhi.
«E se non riuscirò a farmi degli amici?» chiese con la voce piccola, quella che usava da bambina quando desiderava qualche giocattolo e i suoi opponevano resistenza.
«Oh, ci riuscirai, stai tranquilla» la rassicurò. Nel suo primo anno, Ginny non aveva avuto molti amici, per via del diario, ma – come di consuetudine – aveva setacciato tutti i libri dei figli e non c’era nessun diario, taccuino o libro sospetto, perciò era abbastanza certa che la figlia sarebbe riuscita a trovare altri amici durante i suoi anni ad Hogwarts. «Senti Lily, tu sei simpatica, furba e anche molto bella» cominciò. La ragazzina arricciò le labbra in un sorriso timido, tipico di quando le facevano i complimenti. «Sono certa che diventerai amica di moltissima gente» la rassicurò. «E poi» si interruppe guardandosi in giro. Nonostante non ci fosse nessuno intorno a loro, abbassò il tono della voce «puoi sempre accollarti agli amici dei tuoi fratelli» suggerì facendole l’occhiolino.  Lily rise e scosse la testa, vide il buon umore tornare sul volto della figlia e Ginny rise di rimando.
Il capotreno fischiò e vide James correre verso di lei per darle un ultimo abbraccio per poi passare dal padre che gli diede una sonora pacca sulla spalla. Albus diede un bacio sia a Ginny che ad Harry, salutarono anche il figlio di Malfoy, Scorpius, che era diventato uno dei migliori amici di Al e che ricambiò con un sorriso timido.
Lily invece strinse in un abbraccio fortissimo sia la madre che il padre.
«Mi raccomando» le sussurrò Harry. «Per qualsiasi cosa, sai che puoi contare su di noi». La piccola Lily annuì e poi corse verso il treno. Non appena l’ultima porta si chiuse, l’Espresso partì per Hogwarts.
Harry e Ginny rimasero fermi al binario, finché il treno non scomparve dalla loro vista. Anche quando la locomotiva era ormai dietro la curva, Ginny rimase lì, ad osservare quel punto indefinito, sospirando. Poi prese la mano di Harry e lo guardò dritto in negli occhi. «Anche l’ultima è ad Hogwarts» soffiò tra le labbra. Era ancora incredula pensando al tempo che era passato dal suo primo anno. Anche Harry sembrava immerso in chissà quali ricordi.
«È iniziato tutto da qui…» osservò il marito guardandosi intorno. Ginny lo guardò con espressione dubbiosa, chiedendosi a cosa si riferisse. «La nostra storia, noi, Harry e Ginny sono iniziati qui» chiarì. Un sorriso dolce illuminava il suo volto e, come ogni giorno da quando stavano insieme, Ginny si sentì fortunata ad avere un uomo come Harry al suo fianco.
«Hai ragione» osservò mentre prendeva la sua mano.
La folla di accompagnatori intorno a loro si stava diradando. Ginny intravide qualche fratello, Ron ed Hermione stavano parlando di qualcosa, probabilmente in attesa che Harry e Ginny si avvicinassero. I Malfoy si stavano dirigendo verso il muro per tornare a King’s Cross, c’era anche Luna da sola, probabilmente Rolf era impegnato in chissà quale viaggio di lavoro per scoprire chissà quali piante.
«Grazie per non esserti arresa» disse Harry con voce tremante stringendo la sua mano. Ginny giurò di vedere gli occhi di lui inumidirsi; in una situazione normale lo avrebbe preso in giro, ma riusciva a capire bene cosa aveva significato per lui vedere una bambina identica alla Ginny di undici anni prendere il treno, era come vedere una scena che Harry non aveva mai visto. A lei era capitato appena due anni prima.
«Harry, non c’è bisogno…» cominciò ma suo marito scosse la testa.
«Se tu ti fossi arresa, se quella volta in Sala Comune avessi rifiutato il mio bacio, niente di tutto questo sarebbe successo. Quindi grazie, perché mi hai dato una vita che va oltre tutto quello che mi immaginavo prima che ci sposassimo». Ginny lo accarezzò e lo baciò lentamente.
Scambiarsi un bacio al binario, nel luogo che aveva segnato l’inizio di tutto, mentre la loro ultima figlia si stava dirigendo verso il Castello, aveva un qualcosa di magico. E non si riferivano agli incantesimi che facevano ogni giorno, si riferivano all’amore di cui era permeata la loro vita. Non c’era magia che Harry e Ginny non conoscessero, la guerra aveva insegnato loro che anche gli incantesimi più semplici possono salvarti la vita, eppure l’amore rimaneva l’unica magia che ancora non erano in grado di comprendere.
«Ehi piccioncini» li interruppe Ron.
«Sempre il solito» borbottò Ginny sulle labbra di Harry che sorrise. Sembrava di essere tornati durante l’adolescenza quando cercava in tutti i modi di staccare sua sorella dalla bocca dei fidanzati.
«Andiamo o chiuderanno il passaggio» continuò. «E questa volta non ci può salvare nessuna macchina volante».
Tutti e quattro scoppiarono a ridere, Ginny prese per mano Harry mentre con l’altro braccio di allacciò al collo di Ron, che a sua volta teneva la mano di Hermione.
Si lasciarono il poco vapore del treno alle spalle e poi, tutti e quattro, tornarono alla solita vita di sempre.
 
«Adesso dobbiamo proprio andare a dormire» commentò Ginny dopo aver terminato la storia. Gli occhi di Harry si erano fatti pericolosamente pesanti e lei non era più la ragazzina che riusciva a trascinarlo per casa quando era stanco o tornava intontito da qualche missione.
«Hai ragione» farfugliò. Ginny aveva l’impressione che stesse solo parlando nel sonno, era in piedi, aveva le braccia incrociate e lo guardava con un’espressione accigliata.
«Harry, non ho più la forza per portarti di sopra, alzati!» lo ammonì. Manco con i suoi figli era successo di doverli rimproverare alle cinque del mattino.
«Dormo sul divano» rispose. Ginny alzò gli occhi al cielo, esasperata.
«Vieni a letto, se dormi sul divano ti verrà il torcicollo!» gli fece notare. Quel testone di suo marito scosse la testa e sorrise beffardo.
«Sono un mago, conosco l’incantesimo per rendere più comodo un divano» protestò.
«Come vuoi» si arrese alla fine. Prese una coperta e l’appoggiò sul corpo del marito. Forse a causa della stanchezza e dei suoi problemi di vista che avanzavano, ma a Ginny dava l’impressione che fosse un po’ più pallido del solito, come se stesse svanendo. Gli diede un bacio a fior di labbra, quando stava per andarsene, però, Harry la trattenne per un polso.
«Quali sono le cose che non hai mai avuto l’occasione di dirmi?» sussurrò. Nonostante la stranezza della domanda, Ginny ci pensò, senza trovare risposta.
«Ci penserò» promise, mentre si dirigeva al piano di sopra con un grande sbadiglio.
Quando si mise a letto guardò quella pergamena ormai ingiallita dal tempo e pensò a quanta strada avessero fatto dai tempi di “Occhi verdi e lucenti di rospo in salamoia”. Le vennero gli occhi lucidi e dopo aver spento l’abat-jour sul comodino e aver appoggiato la testa sul cuscino, mormorò: «Ti amo, Harry» e in un alito di vento che proveniva dalla finestra, Ginny capì che anche Harry amava lei.
 
 
Note finali: è la fine ma non è la fine! Oltre a questo capitolo che conclude i flashback della vita di Harry e Ginny, ce ne sarà uno che concluderà la storia al presente. Vorrei ringraziarvi ad uno ad uno già da ora, ma mi sa che terrò i ringraziamenti per martedì.
In ogni caso, grazie, come sempre.
A presto,
Chiara.
   
 
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