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Autore: Baudelaire    07/02/2021    3 recensioni
Questa storia è liberamente ispirata alla saga di Harry Potter, ma al femminile.
Ho voluto cimentarmi, a modo mio, su questo tema.
Rebecca Bonner è una Strega Bianca e la sua vita sta per cambiare per sempre...
La stella di Amtara diCristina è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 20
“CONFRONTO”
 
All’inizio di giugno il professor Garou fu dimesso. Camminava con l’aiuto delle stampelle e il suo volto era ancora deturpato dalle ferite riportate nella terribile lotta contro il lupo.
Rebecca andò nel suo ufficio un pomeriggio, dopo la fine delle lezioni.
Garou stava sistemando le sue carte sulla scrivania.
“Disturbo?” – domandò Rebecca, affacciandosi sulla soglia.
Il professore alzò la testa, sorpreso di vederla.
“Niente affatto. Entra.”
Rebecca notò la pila di fogli sul tavolo. “Posso tornare in un altro momento, se ha da fare.”
“Oh no, non ti preoccupare. E’ tutto lavoro arretrato, ma può aspettare.”
Rebecca entrò, chiudendo la porta.
Aveva deciso da tempo di affrontare Garou, ma ora che era lì scoprì di sentirsi in imbarazzo. Non era facile, specialmente dopo tutti quei mesi passati a criticarlo e sospettarlo di essere una spia del Demone Supremo.
“Accomodati.” – la invitò il professore.
Rebecca obbedì.
“Come si sente?” – gli chiese.
“Un po’ acciaccato ma, considerate le circostanze, piuttosto fortunato.” – rispose sorridendo.
Rebecca abbozzò un sorriso e abbassò subito lo sguardo.
“Tutto merito tuo.” – disse Garou. “La Anderson mi ha detto che se non mi avessi portato subito qui, per me sarebbe stata la fine.”
“Ho fatto quello che dovevo.”
“Però mi dispiace per il prezzo che hai dovuto pagare.”
Rebecca lo guardò di sottecchi.
“Sì, le voci sul tuo Potere sono giunte fino a me.” – confermò il professore.
“Lo rifarei altre mille volte. Ma non sono venuta qui per parlare di questo.”
“Ah no?”
“No. Sono venuta per chiederle scusa.”
Garou aprì la bocca, sorpreso. “Per chiedermi scusa? E di cosa, buon cielo?”
“Per averla giudicata male fin dall’inizio. Per aver sospettato di lei, per averla detestata con tutte le mie forze.”
Il professore scoppiò a ridere. “Quando sei sincera, sei sincera!”
Rebecca arrossì, temendo di aver esagerato. Ma non ce la faceva più a tenersi tutto dentro.
“Mi dispiace.”
“Sai, mi ero accorto di non piacerti particolarmente, ma da qui a pensare che fossi io il colpevole…”
“Beh, le sue assenze erano quanto meno sospette. E ogni volta che tornava a far lezione aveva un aspetto terribile.”
Garou tornò serio. “Stavo male.”
Rebecca avrebbe tanto voluto chiedergli il motivo del suo malessere, ma c’erano altre cose che voleva sapere prima.
“Lo so. Per questo ho cominciato a pensare che qualcosa non andava. E poi che mi dice del giorno in cui Elettra è scomparsa?”
“Che vuoi dire?” – rispose Garou, inarcando un sopracciglio.
“Quel giorno in classe, quando la Collins è entrata per dire che Elettra era scomparsa, lei non ha battuto ciglio.”
“Che avrei dovuto fare?”
“Non lo so… mostrare un minimo di dispiacere, per esempio.”
“Cosa ti fa pensare che non fossi dispiaciuto?”
“Ma è ovvio! Se ne stava lì come se nulla fosse… La preside era fuori di sé, mentre lei…”
“La preside ha un carattere diverso dal mio.” – ribattè il professore accalorato.
Rebecca non rispose, limitandosi a fissarlo, scettica.
Garou respirò profondamente. “In realtà, queste mi sembrano tutte motivazioni piuttosto deboli a sostegno della tua tesi.”
“Ci sono altre cose che non mi quadrano.”
“Ad esempio?”
“Ad esempio il capitolo sui lupi mannari.”
Garou corrugò la fronte, frastornato. “Cosa?”
“Il capitolo 24, quello sui lupi mannari, che lei ha deciso di saltare. Mi ha detto che non faceva parte del programma del primo anno. Sa benissimo di aver mentito.”
“E tu come lo sai?”
“Questo non ha importanza.”
Il professore si stropicciò gli occhi, con aria stanca. “Sei bene informata, a quanto vedo.”
“Perché l’ha fatto?”
Garou alzò la testa. “Credo che tu conosca già la risposta.”
Rebecca spalancò gli occhi.
“Allora è vero…” – mormorò. “Lei è un licantropo.”
No, non era possibile. Era Cogitus quello che si era trasformato in lupo davanti ai suoi occhi. Era lui il mostro da combattere. Possibile che anche Garou fosse un lupo mannaro?
Il professore non rispose.
“Tutte quelle assenze,” – continuò Rebecca, parlando più a se stessa che all’uomo che le sedeva di fronte “le ferite, il suo aspetto…”
Ci aveva indovinato fin dall’inizio.
“Da quanto tempo lo sai?” – le chiese Garou.
“Da un po’.”
Garou abbozzò un sorriso stanco. “Devo riconoscerlo. Sei una Strega maledettamente in gamba, Rebecca Bonner. Qualcun altro lo sa?”
“Ne ho parlato solo con Brenda e Barbara, ma non penso mi abbiano mai creduto. La preside ne è al corrente?”
“Naturalmente. Non avrei mai potuto nasconderle una cosa simile.”
Rebecca lo fissò.
“Non ho mai costituito un pericolo per le Prescelte.” – precisò il professore, intuendo i suoi pensieri. “Se così fosse, la preside non mi avrebbe mai permesso di insegnare qui.”
Rebecca aveva qualche dubbio sul fatto che un licantropo come insegnante fosse cosa da niente, ma non lo disse.
“Per questo hai pensato fossi io a rapire le Prescelte, non è così?”
“E’ stato dopo la Premonizione su Elettra che ho capito.”
“Capito cosa? E di quale Premonizione stai parlando?” – domandò Garou, confuso.
“Poco prima che Elettra fosse rapita ho avuto una Premonizione. Vedevo la scena dalla parte di Justine e ho capito che l’aggressore aveva ben poco di umano. Doveva essere una bestia, o qualcosa del genere.”
“E così, quando hai capito che sono un licantropo, hai pensato che l’aggressore fossi io.”
“E’ logico. Chiunque al mio posto l’avrebbe pensato, perfino lei, lo ammetta.”
Garou annuì. “Assolutamente, non lo nego. Il tuo ragionamento è del tutto sensato.”
“Ma poi è successa una cosa. La notte in cui Sandra è stata rapita, ho notato che non c’era la luna piena.”
Garou si rilassò sullo schienale. “E così, di punto in bianco, tutte le tue congetture andavano a farsi benedire.” – replicò, sarcastico.
“Sì, più o meno. Com’era possibile che si fosse trasformato, se non c’era il plenilunio? C’era qualcosa che non quadrava. Ma poi, quando io e Barbara l’abbiamo vista nella foresta…”
Garou scattò sulla sedia, facendola sussultare. “Cosa? Mi avete visto?”
Rebecca annuì. “Eravamo nascoste dietro agli alberi. Poi l’abbiamo seguita fino alla radura. All’improvviso, pensavo che tutti i miei sospetti fossero fondati. Per quale altro motivo avrebbe dovuto trovarsi lì, se non perché aveva rapito le ragazze?”
“Certo, naturalmente.” – sussurrò Garou, strofinandosi gli occhi.
“L’abbiamo vista salire su quel sentiero e l’abbiamo seguita per un po’. Fino a quando ho lasciato lì Barbara e mi sono Spostata direttamente nella caverna. Volevo affrontarla di persona, una volta per tutte.”
“E quando hai visto che il vero nemico, invece, era il professor Cogitus? Come hai reagito?”
Rebecca arrossì di nuovo.
“Ero sotto shock.” – ammise, a malincuore. “Mi ero aspettata di trovare lei, e quando l’ho visto, quando ho sentito la sua voce, il tono con cui si rivolgeva alle prigioniere…. Era tutto talmente assurdo…”
Garou sospirò tristemente. “Certo. Chi mai avrebbe potuto sospettare del tranquillo e pacato professor Cogitus?”
Rebecca non rispose e abbassò gli occhi, sentendosi un’idiota.
“Sai, proprio per questo ho volutamente evitato l’argomento sui lupi mannari, in classe. Ero sicuro che qualcuna di voi avrebbe capito. Ma tu sei stata incredibilmente furba, hai intuito tutto, nonostante i miei sforzi per nascondere la mia… natura. La preside è stata molto buona con me, mi ha accolto in questa scuola, nonostante tutto. Sì, è vero, non sono mai stato un pericolo per nessuna di voi, forse solo per me stesso. Ma, in ogni caso, ero e rimango un licantropo. Dana Collins avrebbe potuto scegliere qualunque altro insegnante al mio posto, e invece ha scelto me, dando prova di estrema fiducia nei miei confronti. Ho cercato di evitare di destare sospetti su di me e credo di esserci riuscito. Penso tu sia l’unica ad essersi resa conto di cosa sono. Ma quando sono cominciate le sparizioni delle Prescelte, ho cominciato ad avere paura… paura che qualcuno potesse scoprire il mio segreto e accusarmi dei rapimenti. Proprio quello che hai fatto tu.”
Rebecca distolse lo sguardo, mortificata.
Deglutì a vuoto, con il senso di colpa che le mordeva le viscere. Non era piacevole ascoltare quelle parole, ma era esattamente così che erano andate le cose.
“Per questo, quando anche Brenda Lansbury è scomparsa, ho capito che non potevo più aspettare. Quanto tempo mi restava, ancora, prima che qualcuno venisse a conoscenza del mio segreto accusandomi di crimini che non ero stato io a commettere? Era tempo di agire. Dana Collins non avrebbe potuto proteggermi per sempre. Era arrivato il momento di porre fine a tutta quella storia e smascherare definitivamente il colpevole.”
“Quindi lei sapeva che era Cogitus? E’ andato a cercarlo quella notte perché aveva capito che si trattava di lui?”
“Niente affatto! Non avevo idea che fosse lui, finchè non sono arrivato nella grotta, proprio come te.”
Rebecca era incredula. Quindi Garou aveva fatto esattamente quello che avevano fatto lei e Barbara. Pur brancolando nel buio, aveva deciso di agire.
“E come mai ha deciso di andare a cercarlo nella foresta? Come sapeva che il suo nascondiglio era proprio lì? Io sono riuscita a scovarlo solo seguendo lei…”
“Mi sono fatto guidare dalle grida delle tue compagne. Sai, probabilmente il solo ed unico vantaggio di essere un licantropo è quello di avere un udito molto fine. Ero nella foresta quando ho udito le grida, e non ho fatto altro che seguire le voci.”
“Mentre io non ho fatto altro che seguire lei.”
Rebecca era sconvolta. Aveva creduto fino a quel momento che Garou avesse sospettato di Cogitus. Invece non era così. L’insegnante di Gestione Antiveggenza era stato tanto abile da riuscire ad ingannare tutti. Era stato solo per un caso fortuito se lei e Garou si erano ritrovati in quella grotta nello stesso momento, ritrovandosi a lottare insieme contro il nemico.
“E’ curioso, non trova? Il fatto che abbiamo preso la stessa decisione nella stessa sera.”
“Sì, anche se so che la preside non ha gradito molto la tua scelta.”
Rebecca si rabbuiò. “Gliel’ha detto?”
Garou sorrise. “Sei una Prescelta. Sei sotto la sua responsabilità. E’ stata una scelta piuttosto azzardata. E incosciente.”
Rebecca si infervorò. “Però ho ucciso Cogitus. E l’ho portata in salvo.” – puntualizzò in tono aspro.
“Lo so benissimo, non mi fraintendere.” – replicò Garou sulla difensiva. “Dico solo che comprendo il punto di vista della preside. Tuttavia, comprendo anche il tuo. Del resto, anch’io ho deciso di agire dopo l’omicidio dei due Gnomi…”
Rebecca sussultò. “Omicidio? Quale omicidio?”
Garou sollevò un sopracciglio. “Che significa quale omicidio? Non lo sai?”
“Due Gnomi sono stati uccisi?” – esclamò Rebecca, pallidissima. “Ma quando? Come?”
“Credevo lo sapessi.” – mormorò Garou, incredulo.
“E’ stato Cogitus? Ma com’è successo? Perché la Collins non mi ha detto niente?”
“Calma, calma.”
Ma Rebecca era fuori di sé e non aveva alcuna intenzione di calmarsi. Possibile che la preside avesse deciso di tenerglielo nascosto? Probabilmente aveva taciuto con tutta la scuola, per non destare preoccupazioni. Era sicura che nemmeno Brenda e Barbara ne sapessero nulla.
Poi, i suoi occhi si spalancarono in un’espressione di autentico stupore.
“Ma certo… Il giorno in cui Brenda è stata rapita. Sono salita in camera, ho guardato in giardino e non c’era nessuno. Mi era sembrato strano, visto che la Collins aveva messo Gnomi di guardia praticamente ovunque.”
Garou annuì con espressione grave. “Proprio così. E’ accaduto proprio quel giorno. Due Gnomi di guardia in quella parte del castello sono stati barbaramente uccisi. Li hanno ritrovati poche ore dopo, vicino al fiume. Ti risparmio i dettagli.”
“Cogitus li ha uccisi?”
“E chi altri? Erano un ostacolo per lui, ma era deciso più che mai a rapire Brenda per attirarti in trappola. Sapeva che se avesse preso una delle tue migliori amiche, non avresti avuto più esitazioni e ti saresti precipitata a cercarla.”
Rebecca strinse i pugni, piena di rabbia.
Due Gnomi, due creature innocenti erano morte per causa sua. Se solo non avesse aspettato tanto, se solo si fosse decisa ad agire molto tempo prima… ma la sua più grande fortuna era stata la provvidenziale presenza di Garou con lei in quella grotta. Se si fosse ritrovata sola con Cogitus probabilmente non sarebbe mai riuscita a sconfiggerlo da sola. Forse, dopotutto, c’era un motivo per tutto quello che era successo.
“Ma come faceva a sapere che Brenda sarebbe salita in camera proprio in quel momento?” – domandò Rebecca, ripensando agli avvenimenti di quel giorno. “Aveva dimenticato i libri di Protezione, è stato solo un caso…”
“Forse la stava spiando. O forse, semplicemente, aveva deciso di attendere il suo ritorno. In ogni caso, i due Gnomi che facevano da sentinella andavano eliminati.”
Rebecca rabbrividì. “Perché la Collins non mi ha detto niente?”
“Nessuna delle Prescelte lo sa. Abbiamo ritenuto opportuno non dire nulla. Ma, onestamente, ero convinto che a te lo avesse detto, considerate le circostanze.”
“Perché lo avete fatto?”
“Per non spaventarvi ulteriormente. Quello che è successo quest’anno ad Amtara è più che sufficiente, mi pare.”
Rebecca non rispose. Probabilmente avevano ragione, le Prescelte sarebbero andate in panico sapendo che Cogitus aveva commesso due omicidi proprio sotto il loro naso. Rabbrividì ancora, ripensando al momento in cui si era affacciata alla finestra. Forse Cogitus aveva ucciso proprio in quel momento, forse stava nascondendo i loro corpi lontani da lì, mentre conduceva Brenda con sé. E lei era rimasta lì senza fare nulla, correndo a cercare la Collins che non era nemmeno ad Amtara.
Cosa sarebbe successo se avesse agito immediatamente? Se fosse corsa in giardino, se fosse uscita da scuola e avesse cercato subito l’aggressore nella foresta? Avrebbe trovato Cogitus e Brenda, probabilmente, ma poi? Come lo avrebbe affrontato da sola?
No, non ce l’avrebbe mai fatta senza l’aiuto di Garou. Ma lui, forse, avrebbe potuto ucciderlo da solo…
“Perché non è mai andato a cercarlo quando… quando si trasformava?”
La domanda le era affiorata sulle labbra quasi senza che se ne rendesse conto.
“Come?” – sussurrò il professore, totalmente spiazzato da quella domanda.
“Cogitus. Si trasformava in lupo, esattamente come lei. Avrebbe potuto affrontarlo da pari a pari, in una qualsiasi notte di luna piena. Perché non l’ha mai fatto?”
“Ti ho appena detto che non sapevo che fosse lui. E non sapevo nemmeno che fosse una specie di licantropo.”
“Ma sapeva che c’era qualcuno che rapiva le Prescelte. Avrebbe potuto andare a cercarlo, fare qualcosa.”
“Le mie notti da licantropo non sono così tranquille come credi.” – puntualizzò Garou in tono gelido.
Rebecca arrossì. Aveva toccato un nervo scoperto, senza rendersene conto. D’altra parte, l’aspetto emaciato del professore ogni volta che riprendeva le lezioni non lasciavano spazio a dubbi. Doveva essere terribilmente doloroso per lui affrontare la trasformazione e subirne le conseguenze. Avrebbe voluto chiedergli di più, spinta dalla curiosità di conoscere i dettagli, sapere come accadeva, dove andava, se aveva mai incontrato qualcuno, o ucciso qualcuno… Ma si trattenne.
“E poi dimentichi un particolare fondamentale.” – aggiunse Garou.
“Quale?”
“Io non sono un assassino.”
“Nemmeno io. Ma ho dovuto ucciderlo.”
“E’ diverso. Tu l’hai ucciso per difesa. Non vado certo fiero della mia natura. Non mi piace ciò che succede ogni volta che mi trasformo e temo per l’incolumità di coloro per i quali potrei costituire un pericolo. Per quanto malvagio possa essere stato il professor Cogitus, non avrei mai potuto approfittare del mio stato per battermi con lui.”
Rebecca strinse gli occhi. “Qualcuno doveva pur farlo.” – precisò, un po’ aspra.
Non capiva le sue parole. Cogitus si era rivelato un essere talmente infimo che la morte era l’unica cosa che meritava. Perché Garou si dimostrava tanto magnanimo verso chi lo aveva ridotto in fin di vita?”
“So che non comprendi appieno le mie parole…”
“No, infatti.”
Garou sospirò. “Cogitus era un assassino. Tu ed io non lo siamo, Rebecca.”
“Ma io l’ho ucciso.”
“Non intenzionalmente. Non di tua spontanea volontà. Lui ha ucciso quegli Gnomi a sangue freddo, senza alcuna pietà. E avrebbe fatto lo stesso con te e con me. Questa è la grande differenza. Come ti sei sentita dopo averlo pugnalato?”
Rebecca ripensò a quel momento. Non ricordava poi molto, era spossata e vicina al crollo. La lotta contro Cogitus l’aveva ridotta in uno stato pietoso.
“Ero sollevata, perché finalmente era tutto finito. Ma… allo stesso tempo… ero come svuotata. Triste. Non so come spiegarlo.”
Garou annuì. “Ecco, è esattamente così. Non riesci a spiegarlo, ma è proprio la differenza di cui ti ho parlato. La differenza tra chi uccide perché vuole farlo, e chi lo fa solo per legittima difesa.”
Rebecca tacque.
Il professore si alzò, afferrò le stampelle e le si avvicinò.
“Devo dedurre che dopo questa conversazione hai finalmente sotterrato l’ascia di guerra?” – le chiese con una punta di sarcasmo.
Rebecca arrossì. “Beh… penso di sì.”
Garou scoppiò a ridere. “Non volevo metterti in imbarazzo. Su, andiamo. Devo prepararmi per la cena. Non vedo l’ora di tornare ad assaggiare le squisitezze dei nostri cari Gnomi.”
Si avviò verso la porta e Rebecca lo seguì.
“Però, mi raccomando, non dire nulla all’infermiera Anderson. Non vorrei pensasse che io non abbia apprezzato il suo brodo di pollo.” – aggiunse strizzandole l’occhio.
Rebecca rise.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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