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Autore: Mary Grhantam    08/02/2021    1 recensioni
Nonostante quella meravigliosa creatura che è J.K. Rowling ci abbia donato l'epilogo dei diciannove anni dopo, io non sono mai riuscita a smettere di pensare a come sarebbe potuta proseguire la storia, tutta la storia di Harry Potter.
Tante volte mi sono chiesta come si sarebbe svolta la prima alba del mondo magico dopo la battaglia, in che modo la comunità avrebbe potuto risollevarsi, quali nuove sfide o avventure avrebbero atteso i personaggi.
Nel fondo del mio cuore questa saga si è conclusa con Harry che, dopo aver finalmente sconfitto Lord Voldemort, si rifugia nella torre di Grifondoro per dormire e riprendersi dai lunghi sforzi fatti.
É esattamente da lì che oggi voglio ricominciare: dal risveglio di Harry nel dormitorio che tutti conosciamo, ore dopo la battaglia.
I personaggi poi parleranno con la loro voce e agiranno secondo il loro carattere, portando questa storia in un continuo divenire.
Non so pertanto anticiparvi cosa succederà o quali saranno gli amori che sbocceranno.
La storia ricomincia, lì dove è stata lasciata, nella lontana alba che mise fine alla più oscura era della storia magica contemporanea...
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quando Harry varcò la porta della Sala Grande insieme a Ron e Hermione non poteva credere ai suoi occhi.
Le macerie della battaglia erano state tolte e le vetrate riparate. 
Il soffitto incantato risplendeva di una notte stellata senza nuvole, lungo tutte le pareti pendevano ghirlande di fiori dai colori vivaci illuminate da candele blu di ogni forma e dimensione.
Non c’erano tavoli, solo una moltitudine di vassoi sospesi a mezz’aria con calici e bicchieri che gli vorticavano intorno.
L’altare al fondo dell’ampia sala, normalmente dedicato alla tavolata degli insegnati, era adorno di crisantemi bianchi con piccole sfere di luce gialla che gli danzavano a fianco.
 
Ogni segno dello scontro era sparito, solo i muri presentavano il passaggio della notte rimanendo scalfiti lì dove erano stati colpiti dalle maledizioni.
 
“Sono sicura che la McGranitt ha voluto lasciarli come segno di ciò che è stato. Per non dimenticare.” disse Hermione che doveva avergli letto nel pensiero.
“Serviranno come deterrente per gli studenti dell’anno prossimo, pregheranno come matti pur di non farsi smistare in serpeverde.” replicò Ron ghignando e guadagnandosi un’occhiataccia da parte della ragazza.
 
Insieme si addentrarono nella grande folla che riempiva la sala.
 
“Ragazzi! Per di qua!” li chiamò Neville facendosi spazio ed agitando energicamente un braccio. Harry non lo vedeva dalla battaglia.
“Eccovi finalmente! Dov’eravate finiti?! È da un’ora che tutti vi cercano, non so quanta gente mi ha chiesto di voi. Prima un signore che scrive per la Gazzetta del Profeta mi ha scambiato per te Harry e non la smetteva di farmi domande! Per fortuna l’ho depistato ma devi fare attenzione se non vuoi farti accalappiare. Seguitemi sono tutti vicino all’altare, Luna vi ha tenuto degli zuccotti di zucca. La guerra l’abbiamo combattuta noi eppure quelli a mangiare di più sono gli ufficiali del ministero, quei vigliacchi. Arrivano giusto adesso per prendersi un po’ di gloria ma durante lo scontro nessuno li ha visti! Dico bene Harry?”.
Neville parlava velocissimo e aveva l’espressione più gioiosa che si potesse avere. Con una sicurezza che mai gli era appartenuta fino a quel momento spingeva persone a destra e a sinistra per facilitargli il passaggio. 
“Dici benissimo Neville!” gli rispose Harry contagiato dalla sua energia.
“Harry!” urlò Ginny quando raggiunsero i piedi dell’altare.
La ragazza gli rivolse un sorriso di pura luce e gli si gettò tra le braccia chiudendo le sue labbra in un bacio appassionato.
Fischi e urli d’approvazione partirono tutto intorno a loro ma Harry a stento li sentì, perso nell’inebriante profumo dei capelli di Ginny e nel calore delle sue guance. 
“Ehem!” un colpo di tosse da parte di Ron gli fece capire che era l’ora di staccarsi. 
La ragazza si scostò da Harry e fece una linguaccia in direzione del fratello: “Guarda che solo perché adesso ti credi un eroe non vuol dire che ti dobbiamo dar retta, rimani sempre un brontolone impiccione.”
“Dai Ginny” la rabbonì George “questa volta Ron ha ragione, non puoi tenerti Il Prescelto tutto per te!”
Harry si girò un po’ imbarazzato in direzione del gemello accorgendosi solo in quel momento di aver baciato Ginny di fronte a tutta la famiglia Weasley, i membri sopravvissuti dell’ordine e molti dei suoi compagni Grifondoro che ridacchiavano divertiti.
“George ha ragione, lascia un po’ di salvatore del mondo magico anche per noi!” rincarò Seamus dando una gomitata d’intesa a Dean che annuì in finta aria solenne.
“È vero Harry, adesso che sei una star non puoi più permetterti il lusso di avere una ragazza sola. Vieni qua! Fatti baciare.” lo canzonò Luna avvicinandosi per dargli un affettuoso bacio sulla guancia. 
 
Se possibile l’imbarazzo di Harry crebbe ancora di più e toccò l’apice quando uno degli orecchini a ravanello della ragazza gli pizzicò il naso facendolo starnutire e rendendolo ancora più paonazzo.
 
In fondo però tutto ciò lo divertiva, anzi era grato che i suoi amici lo trattassero come sempre e non come chissà quale eroe. Se c’era una cosa che Harry odiava con tutto il cuore era stare sotto i riflettori.
 
Ciononostante fu immensamente grato alla McGranitt quando, dall’altare, richiamò l’attenzione di tutti i presenti puntandosi la bacchetta alla gola per amplificare la voce. 
 
“Signori e signore…ragazzi. È con grande gioia che vi accolgo tutti qui stasera per celebrare quella che spero sia la fine di un lungo periodo di buio.” la professoressa prese una breve pausa.
La sala era piombata in un rispettoso silenzio.
“Come tutti voi sapete gli ultimi ventotto anni della nostra storia hanno visto profondersi la crudeltà di un mago, dotato di innegabile talento ma reso cieco dal potere e dalla volontà di imporsi su chiunque altro. Voldemort…” nell’udire questo nome alcune persone fremettero trattenendo il respiro “…voleva sterminare chiunque non fosse dotato di poteri magici e costituire un nuovo ordine tale per cui solo coloro considerati degni avrebbero potuto continuare a vivere.
Se lui avesse vinto, da stanotte, maghi e streghe di sangue puro avrebbero condotto scure esistenze assoggettati al volere di un tiranno, di un uomo il cui unico interesse è sempre stata la propria egemonia.”
 
Nel parlare la McGranitt rivolgeva lo sguardo a tutta la sala: “Voldemort però non ha vinto. La vittoria gli è stata portata via, un pezzo alla volta, da tutte le streghe e i maghi che hanno deciso di combatterlo. Non solo stanotte ma dal principio, da quando la sua ascesa ha avuto inizio. È grazie al coraggio e alla tenacia di coloro che si sono ribellati all’odio e all’oppressione che oggi possiamo sperare in un futuro più luminoso.”
La professoressa fece un’altra breve pausa stringendo più saldamente la bacchetta.
 
“Ma anche se questa guerra si è conclusa il pericolo non finisce stasera. Altri maghi accecati dal potere penseranno di riuscire lì dove Voldemort ha fallito. Altri maghi più o meno potenti di lui vorranno un giorno assoggettare i loro simili e imporre la propria visione. 
Altri maghi in futuro, così come in passato, porteranno crudeltà e sofferenza nel nostro mondo. 
È necessario pertanto non dimenticare. È dovere di ognuno di noi rimanere all’erta e prevenire il fomentarsi della paura: perché è da essa che nasce la debolezza di non opporsi.”
 
Gli sguardi di tutti i presenti erano piantati sulla McGranitt: molti avevano gli occhi lucidi e arrossati, altri si stringevano ai propri vicini.
 
“Siate forti e vigili, raccontate a coloro che verranno ciò che è accaduto e insegnateli a reagire alla cieca crudeltà di un individuo. Fate sì che tutti coloro che hanno dato la vita per la nostra libertà non lo abbiano fatto invano.”
 
Alla professoressa tremò il labbro e non riuscì a trattenere una lacrima.
Dietro di lei il professor Lumacorno fece un passo avanti e le posò una mano sulla spalla.
Poi, puntandosi anch’egli la bacchetta alla gola, disse: “Rendiamo omaggio ai caduti e gioiamo per questo prezioso futuro che oggi abbiamo conquistato.”
Il professore si staccò la bacchetta dal corpo per puntarla verso il soffitto e un sottile fiotto di luce argentata si sprigionò dalla punta: ne guizzò fuori un pesciolino che prese a nuotare per la stanza.
 
Uno alla volta, sotto suo esempio, tutti i presenti in grado di compiere l’incantesimo sprigionarono i loro patronus.
 
In breve l’intera stanza era un groviglio di fili argentati di ogni forma e dimensione. Gli animali danzavano insieme tra loro trascinandosi in abbracci e salti. Il cane di Ron, la lontra di Hermione e il cervo di Harry si inseguirono fino a scomparire nel cielo incantato.
Una musica dolce e allegra partì lì dove il professor Vitious aveva incantato uno spartito e subito l’intera sala si mise a volteggiare.
Ballavano tutti: chi a coppie e chi in goffi abbracci di gruppo.
 
Quel momento durò per un tempo che Harry non seppe quantificare. Venne abbracciato, tirato e roteato da chiunque. Prima Hermione gli fece un inchino scherzoso per invitarlo a ballare, poi George lo librò in aria come fosse stato una ballerina di danza classica. La signora Weasley lo stritolò in una morsa amorevole che solo una mamma sa fare, Ron gli pestò un piede e Dean lo sorresse dal cadere un paio di volte. 
Diversi membri del ministero tentarono di intercettarlo tra un movimento e l’altro ma il signor Weasley, Percy e Bill fecero ogni volta da scudo ad Harry.
 
Al termine erano tutti accaldati e col fiatone ma le risate avevano sostituito le lacrime. 
 
***
 
La serata proseguì lunga e caotica. Diverse persone salirono sul palco per tenere un discorso ed Harry avrebbe voluto seppellirsi quando chiamarono lui.
In un attimo si ritrovò da solo a guardare una folla immensa di persone con gli occhi fissi su di lui, in attesa di chissà quale monologo.
Andò nel panico. Non aveva la più pallida idea di cosa dire.
 
Fu solo quando vide gli sguardi incoraggianti dei suoi amici che si decise a parlare: “Alcuni di voi si aspettano che gli faccia un lungo discorso, che magari vi racconti come ho sconfitto Voldemort o di come sono riuscito a scappare dalla Gringott sul dorso di un drago.”
Alcuni risero.
“Qualcuno prima mi ha chiesto come ci si senta ad essere il mago più giovane e famoso di tutti i tempi, ad essere un eroe: il Prescelto. Beh la verità è che non lo so, perché non lo sono. Il fatto che Voldemort avesse identificato me come l’unico in grado di distruggerlo in seguito ad una vaga profezia è stato un caso. “
 Il suo sguardo andò in direzione di Neville.
“Il suo avermi trasferito dei poteri la notte che uccise i miei genitori è stato un caso. La verità è che ci sarebbe potuto essere chiunque al mio posto. 
Non so dirvi che mago sarei diventato se non mi fosse successo quello che mi è successo o quali esperienze avrei avuto. Ma sono sicuro di una cosa: prescelto o no avrei combattuto. Avrei dato tutto quello che avevo per sconfiggere Voldemort, così come lo hanno fatto molte persone in questa stanza. “
Harry prese un lungo respiro: ”Sempre qualcuno…” e adesso guardò precisamente in direzione di un giornalista della Gazzetta “…mi ha domandato come un semplice ragazzo da solo avesse potuto sconfiggere uno dei maghi oscuri più potenti di tutti i tempi. Nuovamente, mi dispiace, ma non vi so rispondere” disse in tono ironico.
“Perché non sono mai stato solo. In tutto questo tempo ho avuto al mio fianco persone preziose che mi hanno aiutato, guidato e confortato. Persone eccezionali che con le loro forze e capacità mi hanno, ci hanno condotto qui stasera. Non è stato un ragazzo a sconfiggere Voldemort ma tante streghe e maghi di grande coraggio e sagacia.”
 
Un boato ruppe il silenzio: tutti gli amici di Harry, i membri dell’ordine, i professori e quasi tutti gli studenti fischiarono e applaudirono.
Gli scatti delle camere suonarono all’impazzata e Harry approfittò di quel caos per squagliarsela.
Scese giù dal palco e andò verso i Weasley.
 
“Ecco che arriva il Prescelto” lo canzonò Ron.
Harry gli diede una botta sulla testa e il ragazzo sghignazzò “Dai non era così male il discorso. Molto da Caramel…” 
Harry lo guardò nuovamente male ma gli sorrise.
“Bene ragazzi” disse la signora Weasley “Credo sia ora di tornare a casa, abbiamo tutti bisogno di riposo.”
“Sci decisamonte” si intromise Fleur “Arrì ho radunato tutte le tue lettre dans ma sac. Ho dovuto pulirle però, erano toutes plain di escremonti di gufo.”
Ginny roteò gli occhi al cielo ma non disse nulla.
“Grazie Fleur, non c’era bisogno” le rispose Harry.
“Si ragazzi è meglio andare” continuò il signor Weasley “domani ci aspetta una lunga giornata. Sono abbastanza sicuro che Kingsley verrà a farci visita e avrà particolare interesse a parlare con te Harry.”
 
Fu così che l’intera famiglia Weasley con Hermione ed Harry, dopo aver salutato con abbracci e baci i loro amici, si diresse discretamente nell’ufficio della McGranitt, prese una manciata di metropolvere e urlò forte e chiaro la destinazione di casa: la Tana!
   
 
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